#COVID-19@STORIEDISPERANZA - PROGETTO DI EDUCAZIONE E CULTURA ALLA CITTADINANZA ATTIVA - CDO OPERE EDUCATIVE

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#COVID-19@STORIEDISPERANZA - PROGETTO DI EDUCAZIONE E CULTURA ALLA CITTADINANZA ATTIVA - CDO OPERE EDUCATIVE
Progetto di educazione e cultura alla cittadinanza attiva

         #Covid-19@storiedisperanza

      Associazione Hope Onlus - Sede legale e amministrativa Via Spartaco, 10 - 20135 Milano   1
       Tel. 02.36598688 – Fax 02.36598689 - segreteria@hopeonlus.org – www.hopeonlus.org
Premessa
Il Progetto di educazione e cultura alla cittadinanza attiva #Covid-19@storiedisperanza si inserisce
all’interno dell’impegno umanitario dell’organizzazione non profit milanese Hope Onlus che, dal febbraio
2020, sta realizzando una serie di programmi di emergenza sanitaria a servizio degli ospedali impegnati in
prima linea nella lotta all’Epidemia da Coronavirus, accanto a numerose altre azioni in aiuto alla popolazione
lombarda più fragile.

La maggior parte del mondo è diventata testimone passivo di un nuovo nemico che è entrato nella vita di tutti.
La malattia da Covid-19 si è insinuata nei nostri paesi, città e case senza chiedere il permesso. Inizialmente
impauriti e disorientati, tutti si sono fermati, cercando spiegazioni, soluzioni, ipotesi di normalità e di
sopravvivenza. La vita della maggioranza delle persone si è fermata. Ma non quella di tutti.

In un contesto generale di grande emergenza sanitaria, alcune istituzioni e professioni hanno messo a servizio
della popolazione competenze, talenti, risorse fino a sacrificare la vita. Non solo medici, infermieri, sanitari,
volontari, esercito, forze dell’ordine hanno lavorato instancabilmente a servizio della società civile.

Hope Onlus è entrata in azione subito, distinguendosi fra i principali protagonisti che hanno realizzato azioni
specifiche in risposta alle urgenti e drammatiche richieste dell’Unità di Crisi della Regione Lombardia per
aiutare gli ospedali impegnati in prima linea nella cura dei pazienti contagiati. Hope Onlus ha fornito e donato
più di 130 apparecchiature medicali salvavita per le Terapie Intensive di numerosi ospedali, centinaia di
migliaia di dispositivi di protezione per i sanitari e per la popolazione, servizi per il sostentamento del
personale medico e aiuti concreti alle famiglie delle persone contagiate.

L’impegno di dedizione, competenza e solidarietà di coloro che si sono messi a servizio di tutti e non si sono
fermati è paradigma operativo del più profondo valore di cittadinanza attiva.

Presentazione del soggetto attuatore Hope Onlus
Hope Onlus è un’organizzazione non profit, laica e indipendente italiana che aiuta bambini e comunità in
difficoltà in Italia e all’estero realizzando programmi di aiuto umanitario e di sviluppo sostenibile a tutela
della salute e dell’educazione. Risponde a bisogni specifici nelle emergenze, attuando modelli innovativi di
intervento a servizio diretto dei beneficiari.

Hope Onlus è stata fondata nel 2006 da Elena Fazzini che, unendo una consolidata esperienza in
organizzazioni umanitarie internazionali e capacità manageriali, con professionisti altamente specializzati
mette al servizio della solidarietà passione e competenze, per aiutare sempre più bambini e comunità in
difficoltà e dare una concreta possibilità per un futuro migliore.

Azioni di Hope Onlus nell’Epidemia Covid-19
Dall’inizio della manifestazione epidemica, Hope Onlus continua ad operare a servizio degli ospedali e in
aiuto alla popolazione civile, in Italia e all’estero per fornire supporto su base continuativa in risposta a bisogni
specifici di tipo sanitario e di prima necessità.
Dal mese di febbraio 2020 ha creato un efficiente canale di approvvigionamento integrativo e alternativo
a quello istituzionale, in grado di importare direttamente dall’estero, a prezzi congrui, apparecchiature

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elettromedicali salvavita e consegnarle, installarle e donarle agli ospedali più in difficoltà.
Contemporaneamente a tali azioni, Hope Onlus ha trovato le risorse finanziarie indispensabili per acquistare
i macchinari salvavita, attivando una rete di contatti personali presso aziende, fondazioni e filantropi. L’intera
rete delle strutture ospedaliere pubbliche della Regione Lombardia ha beneficiato dell’aiuto diretto di Hope
Onlus, anche nei momenti di totale lock-down. Anche Piemonte, Veneto, Emilia Romagna hanno beneficiato
dell’aiuto sanitario di Hope Onlus.
Da sempre attenta all’utilizzo sostenibile delle risorse finanziarie, la fondatrice di Hope Onlus Elena Fazzini,
a aprile 2020 decide di ideare un innovativo programma denominato “Operazione Senza Sprechi”, fondato
sulla fornitura immediata agli ospedali impegnati nella cura dei pazienti colpiti dall’Epidemia di Coronavirus
di ventilatori polmonari, monitors, ecografi portatili ceduti per l’uso in comodato gratuito a tempo
determinato, fino all’esaurimento delle effettive necessità della struttura beneficiaria. Le stesse
apparecchiature medicali, di proprietà di Hope Onlus, saranno in seguito da quest’ultima recuperate, verificate
e inserite in un ulteriore programma umanitario di sostegno alle necessità sanitarie e di assistenza di altri
ospedali in Italia o all’estero. In tale processo l’utilizzo delle risorse finanziarie permette un’ottimizzazione
dell’investimento e un impatto sociale multiplo sul numero di beneficiari diretti, nelle figure di pazienti e
personale medico, diventando ausilio per migliaia di persone.
L’operazione appena descritta è stata così applicata, nella donazione di ventilatori polmonari e di ecografi, in
un numero superiore alle 130 unità, non soltanto a tutti gli ospedali di Milano (Ospedale Maggiore Policlinico,
Ospedale Sacco, Ospedale Fatebenefratelli, Ospedale San Carlo, Ospedale Niguarda, Ospedale San Paolo,
Ospedale Buzzi) ma anche a quelli delle seguenti città: Bergamo, Brescia, Lodi, Treviglio, Cremona, Lecco,
Crema, Melegnano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Monza e Brianza, Sondrio, Sondalo, Varese,
Pavia, Torino, Bologna, Treviso, Padova, Verona.

Hope Onlus ha operato anche in sinergia con le istituzioni pubbliche: il Ministero della Difesa in data 22
marzo 2020 le metteva a disposizione un aereo da trasporto C-130 dell'Aeronautica Militare che, decollato
dalla base di Pisa, raggiungeva l’aeroporto di Dusserdolf in Germania dove 16 ventilatori polmonari, 16 letti
da terapia intensiva e altrettanti monitor per equipaggiare le rianimazioni erano in attesa di raggiungere l’Italia,
dopo che Hope Onlus era riuscita ad acquistarli e farli giungere dalla Russia (stante la grande difficoltà di
reperimento sul mercato ordinario). Grazie all’appoggio dell’Aeronautica Militare la non profit milanese
riusciva a aggirare il blocco dello spazio aereo europeo imposto dalla Germania che impediva ogni
importazione. Alle 3,40 del mattino la fondatrice Elena Fazzini coordinava all’Aeroporto di Bergamo le
operazioni di sbarco e di trasporto del materiale con un convoglio della Croce Rossa. Dopo sole tre ore quei
macchinari erano già funzionanti presso l'Ospedale di Bergamo, il Policlinico di Milano e l'Ospedale di
Sondalo in provincia di Sondrio, ospedali in drammatiche condizioni e segnalati a Hope Onlus dal Prof.
Antonio Pesenti, responsabile dell'Unità di Crisi e del Centro di Coordinamento Regionale delle Terapie
Intensive che ha seguito ogni passo dell’operato in prima linea di Elena Fazzini.

L’impegno umanitario sta continuando con interventi di aiuto specifico in Italia e all’estero; in Brasile è
attualmente in corso, in collaborazione con il Policlinico di Milano, una complessa missione di emergenza
sanitaria Covid-19 per installare e donare 24 apparecchiature salvavita nelle Terapie Intensive di 6 ospedali
che stanno portando soccorso alla popolazione contagiata. A ottobre partirà la missione per il Libano e la Siria,
luoghi contraddistinti da gravi conflitti e povertà che stanno faticando a curare per mancanza di
apparecchiature medicali e per mancanza di risorse economiche. Hope Onlus rimane inoltre a disposizione di
tutti gli ospedali italiani, con un impegno particolare nei confronti di quelli del territorio lombardo. Il suo
impegno di aiuti sanitari agli ospedali e alla popolazione civile non cesserà sino a che la Pandemia sarà in
essere.

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Presentazione del progetto
Il Progetto di educazione e cultura alla cittadinanza attiva “#Covid-19@storiedisperanza” si inserisce
all’interno del Programma Umanitario Pluriennale di Hope Onlus “#Covid-19 con Hope” in corso di
realizzazione in Italia e all’estero e specificamente elaborato dall’organizzazione non profit milanese per
rispondere prontamente all’emergenza pandemica in corso.

Il Progetto “#Covid-19@storiedisperanza” è caratterizzato da una successione di azioni e di iniziative
programmate da Hope Onlus che traggono la loro origine dall’esperienza vissuta dal febbraio 2020 a causa
dell’Epidemia da Coronavirus. Si sviluppa in due azioni distinte, ovvero una mostra fotografica su strada
aperta all’ampio pubblico e agli studenti e un programma di educazione e formazione rivolto alle scuole
secondarie di primo e secondo grado.

Le due azioni del Progetto, mostra fotografica e programma di educazione, si fondano su una narrazione
itinerante che rappresenta un evento sperimentabile di identità e ricostruzione, dove le immagini si intrecciano
per raccontare e non far dimenticare le realtà e le storie della pandemia. La mostra fotografica raccoglie
immagini della condizione oggettiva delle città improvvisamente trasformate dalla chiusura totale della vita
pubblica e civile nel lungo periodo di “lockdown”, accanto ad una narrazione soggettiva riguardante i
protagonisti di azioni di servizio e di aiuto alla popolazione.

Sviluppata in un racconto di 40 fotografie, la mostra è corredata da didascalie che illustrano le immagini e
riportano la testimonianza diretta dei protagonisti in un itinerario con un importante valore di testimonianza,
vicinanza, condivisione.

I limiti oggettivi imposti dalla situazione sanitaria nulla tolgono al significato di questo racconto fotografico
che si pone come luogo di dialogo e di condivisione degli interrogativi e delle domande esistenziali che,
particolarmente quest’anno, sono emersi in modo nuovo. I valori di cura, fiducia, speranza, ricostruzione e
solidarietà legano con un invisibile “fil rouge” le 4 diverse sezioni della mostra: le città, gli ospedali, i ritratti
dei protagonisti, l’aiuto di Hope agli ospedali e alla popolazione civile.

La mostra si pone come una proposta d’incontro per tutti ed in particolare per le scuole. Gli studenti avranno
la possibilità, nella ripresa dell’anno scolastico, di giudicare e di essere più consapevoli di quanto accaduto.
Un racconto fotografico, apparentemente nulla di nuovo, ma che inevitabilmente invita tutti a guardare gli
altri e noi stessi in modo differente.
Il Progetto “#Covid-19@storiedisperanza è una finestra aperta sul mondo. La mostra non pretende di fornire
risposte, ma vuole far sorgere domande. Umanità e talenti si affacciano sulla scena della storia, un segno di
speranza per tutti, vera possibilità di uno sviluppo sostenibile.

Hope Onlus vuole testimoniare e registrare eventi ed emozioni al fine di creare una memoria storica
collettiva. L’emergenza sanitaria non ha colpito solo Milano e il nostro paese, ma il mondo intero. Si sono
congelati lavoro e quotidianità, con modalità e tempistiche differenti in ogni paese del mondo, la vita sociale
e di relazione si sono fermate per un periodo prolungato. Poi tutto è ricominciato con una presenza di paura e
di malattia ancora non svanite. Le mascherine sono diventate irrinunciabili. Ma nulla è come prima. Domande
senza risposte ancora accompagnano il divenire dei giorni.

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Obiettivi
Nella grave e inaspettata difficoltà della pandemia che ha messo in crisi l’immagine che avevamo di noi
stessi come società perfetta e intoccabile, razionalmente fiduciosa delle proprie capacità, la persona si è trovata
improvvisamente fragile e inadeguata. La risposta a questa inadeguatezza è stata l’elemento umano. Nel
momento di rottura fra le proprie certezze, i propri schemi consueti e collaudati, ciò che emerge violentemente
quale valore a cui attaccarsi è l’elemento umano con le proprie risorse individuali, la propria creatività e
l’amplificazione della consapevolezza che tutto ciò che l’individuo riceve deriva dall’incontro con l’altro, il
suo simile, il suo sguardo.

L’obiettivo principale del Progetto è comunicare e dimostrare questo “elemento umano” che nelle emergenze,
nella sofferenza, nel dramma riesce a fare la differenza per sé e per gli altri.

Ecco perché nella mostra fotografica, quale strumento di condivisione e di educazione, si propone di leggere
e far emergere, dietro la propria immagine e i ruoli istituzionali, la persona con la propria storia e con ciò
che della propria umanità ha saputo e ha voluto offrire agli altri per far fronte alla tragedia.

Sono “storie di speranza” perché raccontano la profonda speranza di un bene condiviso che rappresenta il
valore fondante, al di là di ogni credo religioso, delle scelte di tutti coloro che non si sono risparmiati nel
sacrificio e nella dedizione personale. Una speranza operativa non rappresentata solo da un ideale, ma da un
impegno quotidiano concreto nonostante la fatica, i rischi oggettivi e il proprio individualismo.
Speranza e desiderio di aiutare, nonostante i limiti. I limiti di risorse, i limiti di cura, i limiti delle istituzioni.
Ma sempre una speranza operativa.

Piano d’azione
Il Progetto di educazione e cultura alla cittadinanza attiva #Covid-19@storiedisperanza si sviluppa
attraverso l’accesso libero gratuito del pubblico e la fruizione di un percorso guidato dell’utenza scolastica,
secondo un calendario concordato con i diversi istituti scolastici.

Dati tecnici
Luoghi di esposizione
Milano, Bergamo, Brescia, Londra (Regno Unito), Parigi (Francia), Sao Paolo (Brasile).

Tipologia di esposizione
Mostra fotografica itinerante gratuita, ubicata in spazi pubblici all’aperto, in aree centrali delle città
destinatarie, con pannelli autoreggenti, illuminati con energia solare.

Durata dell’esposizione
In ogni città la mostra fotografica è visibile per almeno 90 giorni per permettere la condivisione con l’ampio
pubblico, ma soprattutto per le visite offerte alle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Contenuti dell’esposizione
40 scatti fotografici costituiscono il percorso della mostra. Testimoniano la situazione oggettiva di emergenza
pandemica nelle città italiane, le critiche condizioni degli ospedali impegnati in prima linea ad accogliere i

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malati contagiati, l’impegno del personale sanitario e non solo, le azioni umanitarie di Hope in Italia e nel
mondo in aiuto agli ospedali e alla società civile.

Le immagini sono suddivise in 4 sezioni:
Sezione 1 > Città
10 fotografie delle città in lockdown, rappresentate attraverso un racconto iconografico delle 4 regioni italiane
più colpite (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto).
Sezione 2 > Ospedali
6 fotografie della vita degli ospedali improvvisamente trasformata.
Sezione 3 > Protagonisti
12 fotografie dei volti di chi ha vissuto in prima linea la pandemia a servizio dei malati.
Sezione 4 > Hope in azione
12 fotografie sull’operato umanitario di Hope, ancora in essere, a servizio degli ospedali in Italia e all’estero,
con la testimonianza della prima missione di emergenza sanitaria in Brasile.

Comunicazione
E’ stato pianificato un progetto di comunicazione a livello nazionale fondato sulla diffusione dei contenuti
attraverso i diversi strumenti dei media.

Tre le azioni principali, sviluppate a livello nazionale e a livello locale in ciascuna città destinataria:
1. Ufficio stampa
2. Sito web dedicato con contenuti aggiornati dai contributi dei visitatori e degli studenti.
3. Materiali di comunicazione e di informazione sull’epidemia e sul corretto utilizzo dei mezzi di protezione
personale.

Fotografi
La mostra fotografica è stata realizzata grazie al contributo di numerosi artisti.

Andrea Frazzetta: fotografo documentarista che opera in più di 50 Paesi del mondo. Le sue foto sono state
pubblicate su The New York Times, Newsweek, National Geographic Magazine, Geo, The Times, Bloomberg
Business-Week, The Guardian, Der Spiegel, L’Espresso e Vanity Fair. Nel maggio 2020 è vincitore del
Premio Ischia internazionale di giornalismo per le immagini degli “eroi italiani” che hanno combattuto contro
il Covid-19, pubblicate sul New York Times. Autore di numerose mostre.

Nanni Fontana: fotografo di reportage e docente dell’Istituto Italiano di Fotografia. Le sue foto sono state
esposte in Italia e all’estero, pubblicate su National Geographic, Internazionale, L’Espresso, The Guardian,
The Financial Times, El Pais, El Mundo e altre. Nel 2008 ha pubblicato il libro “La Moskitia. Gracias a Dios”
e nel 2011 è uscito “Medpeople”. Dal 2011 al 2015 ha realizzato Out of Sight, un progetto educativo e di
prevenzione sull’epidemia di HIV/AIDS a trent’anni dal suo inizio. Da quasi dieci anni fa parte della redazione
del mensile L’Oblò realizzato dai detenuti del Carcere di San Vittore a Milano. Autore di numerose mostre.

Eugenio Grosso: fotogiornalista italiano, specializzato in temi sociali e di guerra. Nel 2015 ha lavorato
estensivamente nei Balcani e in nord Europa realizzando servizi lungo le rotte dei migranti. Tra il 2016 e il
2017 ha vissuto in Iraq durante la campagna per liberare la città di Mosul dall’occupazione di Isis. Nel 2018
ha pubblicato “Kurdistan Memories” un libro fotografico sulla sua esperienza di quel periodo. Dal 2019 ha
esteso la sua area di interesse dal Medio Oriente alle regioni del Caucaso. Autore di numerose mostre.

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Greta Stella: giovane fotografa recentemente premiata per la sua attività di reportage nell’emergenza
Coronavirus, con l’investitura di “Cavaliere al merito della Repubblica” ad opera del Presidente Sergio
Mattarella.

Matteo Biatta: fotografo e docente, pubblica su La Repubblica, Il Venerdì, L’Espresso, Economy, Il
Messaggero, Prima Informazione. Tra i suoi reportage più premiati Afagnan e Tanguiéta (Togo e Benin),
Bosnia-Erzegovina, Sierra Leone in cui documenta la situazione post-Ebola. Nell’emergenza Covid-19 ha
documentato le fasi più acute e dolorose del dramma in Italia, realizzando immagini di portata storica. Autore
di numerose mostre.

Vittorio Sciosia: fotografo che ha trasformato una passione giovanile in una professione. Collabora con
Discovery Channel e famose riviste di viaggi. Attualmente vive e lavora a Londra. Autore di numerose mostre.

Massimo Allegro: artista e fotografo dagli anni ’90. Nel 2014 gli è stato conferito dalla FIAF (Federazione
Italiana Associazioni Fotografiche) l'onorificenza AFI (Artista Fotografico Italiano). Inizialmente più incline
a cercare lo scatto singolo, nella sua evoluzione fotografica si è spostato verso il reportage antropologico
realizzando reportage di carattere sociale. Il più importante di questi lavori è Les Dogon, realizzato in Mali
tra il 2009 e il 2011. Autore di numerose mostre.

Claudio Palmisano: fotogiornalista e post produttore, collabora con artisti di fama internazionale quali Yuri
Kozyrev, James Nachtwey, Francesco Zizola, Marcus Bleasdale, Lynsey Addario, Adam Ferguson,
Alessandro Cosmelli, Gaialight, Tanya Habjouqa, Anastasia Taylor-Lind, Marco Longari, Stanley Greene,
Massimo Siragusa e altri. I lavori da lui postprodotti sono pubblicati su Time Magazine, New York Times,
National Geographic, Stern, Spiegel, L’Espresso. Vive tra Roma e l’isola di Linosa.

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