COVID-19: i migranti siamo noi, nessuno si senta escluso - Arel
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COVID-19: i migranti siamo noi, nessuno si senta escluso di Emanuele Caroppo Il 5 marzo del 2019, a Roma, durante i lavori costringe dentro. Non abbiamo barconi, il tragitto è del Permanent Global Forum on Migration and breve. Ma ugualmente momento di crisi che ci pone Health veniva proiettato il docufilm della regista nella necessità di ri-trovare spazi domestici e tempi Catherine McGilvray Los sin voz avente come casalinghi desueti e, forse, dimenticati. Spazi nei quali, tema l’abolizione dello Stato di Protezione novelli cacciatori-raccoglitori post-moderni e globali, Temporanea e l’espulsione di 200.000 migranti non siamo più capaci di abitare (da habere) – e quindi salvadoregni presenti (o nati!) da più di venti anni sul essere abitati in reciprocità – ma riusciamo soltanto a territorio americano. vivere. Spazi nei quali non siamo più capaci di stare e Pur avendo scampato altri drammi nel loro ri-trovarci, ma nei quali possiamo solo permanere, con paese, questi migranti non sono riusciti a sottrarsi al scarsa autonomia rispetto a un perderci che ci impone destino di trovarsi vittime di una nuova forma di di ricorrere, tosto, a riempitivi di vario genere per non violenza: quella derivante dallo sradicamento e dalla sentirci senza pubblico, soli come un’unica successiva distanza da quella che ormai era la loro incandescente scintilla nel buio dello spazio infinito. nuova terra. Il virus ci impone di migrare e in tal modo ci A distanza di un anno esatto gli italiani si espone a una perdita. trovano a vivere un dramma che da un punto di vista «L’uomo non è nello spazio ma lo inerisce» dell’impatto psicologico può avere delle assonanze e scriveva il filosofo Merleau-Ponty (1945). Spazio che degli elementi in comune con la storia dei migranti. Il nell’era della globalizzazione, della fluidità e dramma del sentire che una causa di forza maggiore, dell’iperconnessione ha via via espanso la matrice di un virus neo-nato per l’uomo, attenta direttamente al significati e di senso, facendo convergere quella intima cuore dei loro legami, quei legami, che per la loro e privata del “familiare” nel mondo circostante, eppure profondità, non soltanto non possono essere recisi ma esterno. dei quali il semplice sfioramento già produce indicibile L’uomo e lo spazio-Mondo sono embricati da dolore. Legami che rappresentano i nuclei esistenziali legami psichici e neurobiologici che rappresentano più profondi. l’ossatura più profonda dell’essere umano, lo sfondo Il virus ci sta costringendo a sperimentare le esistenziale nel quale lo stesso si muove, l’alfa e emozioni che scuotono gli animi e la mente degli l’omega di tutti i nuovi rapporti affettivi che si esseri umani quando sono costretti a migrare, possono sviluppare, dei bisogni individuali e punto di soprattutto se in modo forzato. riferimento nei momenti di crisi (Caroppo, 2008). Certo, un viaggio migratorio d’inusuale rotta Legami che costituiscono l’essenza di ciascuno inversa poiché dal mondo spinge in casa, da fuori di noi e dei quali troviamo traccia nei nostri corpi (chi
COVID-19: i migranti siamo noi, nessuno si senta escluso di Emanuele Caroppo non possiede una cicatrice Con l’invito a rimanere in casa traccia o memoria. Migliaia di procuratasi da bambino giovani in ordine sparso che, lasciando qualche brandello di lasciamo all’improvviso vuote dalla condivisione di un sogno, pelle sull’asfalto dei luoghi nei quelle strade e quelle piazze che, si sono ritrovati a vagare senza quali era solito giocare?) o da qui a breve, dovevano essere una meta diversa da quella di nell’accento che caratterizza il fare serata durante i weekend nostro parlare (si pensi al video piene, zeppe. contagiosi. virale degli accenti romani Di “Sardine” sono dell’attrice Pilar Fogliati) o nella propria narranza, rimaste quelle in scatola nei supermercati e le piazze costituita come perla da strati e strati concentrici di della Latino America, quelle del Pueblo, aragonite che raccontano la storia vera dei tessuti improvvisamente passate su uno sfondo al momento viventi che la producono; storia che non può essere né privo di grande senso. conosciuta né compresa quando si considera la perla Sospensione temporale della storia che non sia come un semplice monile iridescente che inizia la sua quella del virus, sospensione vitale di quelle piazze e di storia col momento dell’incastonatura. quelle strade, vuote al momento, con le quali abbiamo Mentre scrivo queste riflessioni, l’Italia è stata consapevolmente e inconsciamente un rapporto. dichiarata zona rossa per l’emergenza COVID-19. Le Luoghi nei quali la singolarità dello spazio nostre strade e le nostre piazze sono vuote. Così, psichico privato ha imparato a coesistere con le zone all’improvviso e senza preavviso congruo, il virus ci ha della realtà comune e condivisa con gli altri soggetti; raggiunto non dandoci il tempo di modificare il quel comune che ci rende membri di un legame che programma: ci ha imposto un nuovo programma, il suo esige l’abbandono e la perdita di alcuni confini programma, costringendoci immantinente a migrare, a individuali (#greenfriday ad esempio), una certa lasciare il mondo esterno, a uscire dentro. Tutti reclusi indifferenziazione che è anche la materia psichica di al punto da annullare qualsiasi differenza di vissuto coi base necessaria perché il soggetto emerga nella sua detenuti veri che fuggono in massa senza un piano, in singolarità. Luoghi nei quali abbiamo sperimentato la pochi minuti, senza destare scalpore, facendola in condivisione del comune e dove abbiamo appreso che barba alle fatiche del giovane Michael Scofield che ha la differenza non crea legame, mentre rivela quello che dovuto attendere la bellezza di sei serie TV di Prison non può essere né comune né condiviso: l’alterità. Break prima di riassaporare il gusto pieno della libertà Luoghi verso i quali nutriamo affetti e che dell’innocenza. hanno inciso la nostra tabula rasa relazionale Con l’invito a rimanere in casa lasciamo contribuendo a costituire progressivamente il all’improvviso vuote quelle strade e quelle piazze che connettivo del nostro essere e della nostra memoria. – in base ai nostri molteplici calendari stagionali, Piazze e strade che rappresentano una pietra di politici, religiosi, sportivi, musicali e così ad libitum – paragone, un’irriducibile impronta a partire dalla quale da qui a breve dovevano essere piene, zeppe. misuriamo il mondo e il nostro “essere al mondo” con Le piazze di Greta Thunberg che assembravano le sue situazioni e le nuove atmosfere, con gli sguardi milioni di giovani all’insegna del Pianeta da salvare si sconosciuti, coi territori visitati e attraversati nei sono sciolte all’improvviso, sparite senza quasi lasciare viaggi, desiderati e cercati, ma sempre nella loro
AREL la rivista Piazze ⁄ radicale differenza, sempre “confrontati” con le nostre ieri pensavamo di potere progettare e calendarizzare. piazze e strade reali o immaginarie che esse siano. Profughi dell’abitudinario assistiamo all’invasione Piazze e strade grazie alle quali sappiamo coatta del nostro campo esperienziale ed entriamo in riconoscere la differenza che passa tra radicamento e quarantena, condannati a non percorrere quelle strade sradicamento. e quelle piazze. Catapultati fuori dai nostri usuali Piazze e strade che con forza inestinguibile ci luoghi e tempi, fuori dall’ovvietà delle nostre abitudini. danno un senso e che in questo drammatico E proprio come il momento dell’asfissia obbliga momento, per la storia dell’Italia e del mondo, si a prendere coscienza del fatto che respiriamo, così la mostrano come transitoria (e non definitiva come, quarantena interrompe il naturale flusso del vivere ahimè, per i migranti!) memoria inquieta. In quest’ora quotidiano e ci pone senza schermi dinanzi all’umana d’incertezze appaiono luoghi di nostalgico desiderio vulnerabilità. Sarà forse anche questa una delle paure, dove si è trascorso il tempo della nostra infanzia e dove tra le altre, varie e profondamente importanti, che in abbiamo cominciato a sporcarci le mani col mondo. queste ore contribuiscono a intorpidire la vista di altre Luoghi nei quali fino a ieri agivamo anche la nostra nazioni al punto da renderle orbe dinanzi alla gravità cultura (Geertz, 1987), che oggi non hanno occhi che del contagio COVID-19? possano educarsi all’etica fruendo della loro estetica. L’Italia e gli italiani hanno accolto la sfida e Piazze e strade delle quali abbiamo il ricordo, ne non si sono lasciati irretire dalla vulnerabilità, dallo percepiamo l’odore (o la puzza a seconda dei casi!), ne spavento supremo, lottano e stanno lottando udiamo i suoni, ne tocchiamo gli oggetti, ne guadagnandosi il proprio divenire, non distogliendo ricordiamo le emozioni alle quali hanno fatto da lo sguardo dall’orizzonte. E anche nell’individualità il cornice e ne riconosciamo i ritmi, gli incontri e tutto momento è propizio per ri-accogliere in noi quel quanto, giorno dopo giorno, ha scandito i nostri vissuto di vulnerabilità troppo spesso negato o tenuto percorsi, le nostre corse e le nostre cadute e le volte che prontamente a bada facendo ricorso all’uso facile di ci siamo rialzati. Luoghi di cui abbiamo traccia nella qualche psicofarmaco o di illecite sostanze suola delle nostre scarpe, in essi consumata centimetro psicoattive. dopo centimetro. La quarantena è una migrazione a ritroso, un Questa trama di esperienze e di relazioni, esilio inverso, una fuga all’interno verso un luogo in risultante di verità narrativa e verità storica, si incarna cui è possibile evitare il contagio, la malattia e la morte nei nostri corpi e ci rende proprio ciò che ma che, al contempo, può essere mortifero. Il suo irripetibilmente siamo, ciascuno nella sua propria essere nello stesso momento orizzonte e rottura unicità (Callieri, 1999). drammatica ci mette nella Da oggi non possiamo condizione di potere elaborare più confrontarci con l’ovvio dei La quarantena interrompe individualmente e nostri luoghi. Non sono fruibili il naturale flusso del vivere collettivamente le angosce e siamo chiamati ad quotidiano e ci pone senza nichilistiche, di trasformare abbandonare l’ordito della questo periodo di buio nostra quotidianità extra- schermi dinanzi all’umana isolamento in momento di muraria insieme a ciò che fino a vulnerabilità. crescita trasformativa
COVID-19: i migranti siamo noi, nessuno si senta escluso di Emanuele Caroppo individuale e collettiva, non catastrofe ma la propria cultura per come si è sempre agita, di «cambiamento catastrofico» (Grinberg e Grinberg, incarnare la propria memoria nel vivere quotidiano. 1990). In isolamento preventivo siamo così esposti a Certamente la quarantena è una ferita (Brooks una duplice condizione di perdita: quella dei nostri et Al., 2020), poiché introduce una frattura nella luoghi sociali, con inclusi i loro «incorporati culturali» continuità temporale rispetto alla quale il prima e il (Rouchy, 2000), e, di conseguenza, quella derivante dopo assumono nuovi valori. E in salute mentale si dall’impossibilità di socializzare ricordi, fatti o vedranno gli effetti a distanza della quarantena e di situazioni quotidiane in assenza di un uditorio che questo drammatico periodo sia in termini di nuovi subito dobbiamo ricercare on-line (e per fortuna che esordi «reattivi o post-traumatici», collegati in modo esistono social e piattaforme ICT, mai tanto utili come diretto o indiretto al virus, sia in termini di impatto in questo momento per attutire la solitudine di tutti i sui già utenti dei servizi di salute mentale che, proprio novelli Silvio Pellico agli “arresti domiciliari”!) o per la loro pregressa condizione di fragilità, potrebbero trovarlo nei locali del weekend sfidando il virus, essere tra i più esposti a detti danni da stress causati incuranti del pericolo, pur di colmare il vuoto dal virus (Caroppo et Al., 2012). dell’unheimlich domestico (Caroppo, 2011). Ogni “isolato” è infatti E a questo impatto chiamato a confrontarsi con Non affrettiamoci a colmare generale della quarantena, l’incertezza, con la paura della ovviamente, si sommano tutte le malattia e con l’angoscia di i vuoti derivanti dall’assenza differenti e varie condizioni morte. È chiamato del prima, ma scopriamo quanto individuali verso le quali la inevitabilmente a riflettere su di nuovo contengono con lo quarantena scaglia il proprio ciò che si era prima, su ciò che maglio. si è lasciato e su ciò che si sguardo rivolto al dopo. Certamente la mise en ri-troverà. Non si potrà mai abîme contemporanea di alcuni permanere completamente a proprio agio tra le mura valori fondamentali come la continuità generazionale, di casa oscillanti a pensare tra ciò che la quarantena il senso di affiliazione a un gruppo, e l’impegno a offre e ciò che invece sottrae. costruire una memoria comune non ci aiuta. L’uomo Come precedentemente illustrato, manca una moderno, quello del mondo globale, appare familiarità (heimisch) vera con questa situazione di fragilizzato e più vulnerabile che mai all’angoscia che isolamento imposto. Familiarità impossibile da pensare dall’attesa e dalla frustrazione di non riuscire subito a e da ri-costruire una seconda volta dopo quella dare una risposta a cose il cui senso non è costruita nelle piazze e nelle strade oggi quasi forcluse. immediatamente decifrabile. L’essere divelti dalla quotidianità dei luoghi sociali del La quarantena induce uno spaesamento, vivere a livello psichico è essere, dunque, strappati introduce a una sospensione identitaria che si deve dalla naturale condizione d’appartenenza costruita nel essere in grado di elaborare e sopportare. Proprio tempo attraverso legami, affetti, situazioni e relazioni come il migrante, chi è in quarantena sperimenta che appaiono ora “sospesi” e congelati dalla paura l’ambivalenza del vissuto di essere al contempo angosciante dell’incertezza, dall’impossibilità di agire vittima e carnefice, vittima e protagonista del proprio
AREL la rivista Piazze ⁄ destino. E da questa posizione ambivalente, con lo Impariamo da questa esperienza a confrontarci sguardo al proprio passato, scaturiranno in parte i con l’alterità che abitiamo, e da cui siamo abitati, sensi di colpa e la depressione attanagliati dalla senza fuggirla. Non affrettiamoci a colmare i vuoti nostalgia di se stessi immersi in quei luoghi che derivanti dall’assenza del prima, ma scopriamo quanto hanno dato significato, rapporti e senso all’esistenza. di nuovo contengono con lo sguardo rivolto al dopo. Luoghi transitoriamente abbandonati, luoghi Viviamo in quarantena i vissuti dei migranti, transitoriamente vuoti. forse nel dopo li vedremo con occhi diversi, Transitorietà. Fortunatamente la quarantena è considerandoli nell’interezza del loro essere persone e una misura transitoria. La migrazione invece è spesso non meri corpi. Anche questa è un’opportunità, forse, definitiva e col tempo e con la lontananza il ricordo per rompere i loop spesso indecenti degli ultimi anni. delle piazze e delle strade, degli «incorporati culturali», Certo, siamo impauriti, ma oggi della paura sbiadisce, lascia spazio a quell’inquietudine del dignitosa degli adulti e non della superficialità distacco definitivo da se stessi. Condizione in cui, pur adolescenziale che era la grande epidemia prima volendo ricordare i propri luoghi, non si ricorda più dell’avvento del COVID-19. nulla. Tutto è svanito, maladie du souvenir dell’800. In virtù della transitorietà possiamo, quindi, vivere la quarantena come un’opportunità, una spinta Riferimenti bibliografici verso il passato per ricordare l’avvenire. Ricordi che Brooks S.K.,Webster R.K., Smith L.E., Woodland riaffiorano con nuova luce rispetto al buio della coatta L., Wessely S., Greenberg, N., Rubin G.J., The psychological condizione di solitudine. Momento d’importante impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the elaborazione della separazione, periodo di presa di evidence, The Lancet, February, 26, 2020. coscienza, lavoro faticoso e incessante per scorgere Callieri B., Lineamenti di Psicopatologia fenomenologica, nuove poste in gioco, momento per nuove Napoli, Guida Editore, 1999. progettualità, infuturazioni e interrogativi. Giorni di Caroppo E., Città fisica, Città virtuale, AREL, ri-scoperta delle cose e delle situazioni lasciate la Rivista, 1/2008. incompiute per via della contemporanea attitudine al Caroppo E., Brogna P., Vite spezzate: l’esperienza permanere senza stare. mentale del trauma, AREL, la Rivista, 1/2011. Starà a ciascuno di noi trarre il meglio da questa Caroppo E., Janiri L., Martinotti G., Pozzi G., esperienza facendo in modo che non diventi sterile e Il punto di non ritorno: itinerari e derive del trauma psichico, ossessiva rievocazione di cose perdute, ma recupero di Fioriti Editore, Roma, 2012. narrazione tra soggetto che racconta di sé e soggetto di Geertz C., Interpretazione di culture, Bologna, cui si racconta, recupero della capacità di danzare Il Mulino, 1987. senza paura sull’incerto limite che separa e congiunge Grinberg L., Grinberg R., Psiconalisi dell’emigrazione memoria individuale e collettiva. Recupero della e dell’esilio, Milano, Franco Angeli, 1990. possibilità di confrontarsi con le incertezze del futuro Merleau-Ponty M., Phénoménologie de la perception, senza lasciarsi pietrificare e inattivare dall’inquietudine Paris, Gallimard, 1945. e dalla fragilità smisurate che caratterizzano questo Rouchy C., Il gruppo, spazio analitico, Roma, presente. Borla, 2000.
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