COVER STORY L'Atelier di Bartolucci, obiettivi raggiunti
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BR N°109 Settembre - Ottobre 2020 € 5,00 Bar | Alberghi | Ristoranti In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi COVER STORY L’Atelier di Bartolucci, obiettivi raggiunti COCKTAIL MILANO WINE RESORT PROVINCIA Alta mixology Le cucine esemplari Tenuta Artimino, Botta, Abbruzzino firmata Belmond di Sine e Alchimia perché è speciale e i fratelli Alciati
Giorgio Bartolucci, l’Atelier che ridisegna il gusto di Alberto P. Schieppati alcun preavviso, mi chiese se me la sen- tissi di diventare capo-partita, dall’oggi A Domodossola, terra di al domani. Sì o no. Rimasi a pensarci per qualche minuto. Poi, incalzato dallo chef, frontiera, una cucina che accettai la proposta, correndo anche il combina egregiamente sapori, rischio di risultare antipatico ai miei fu- raffinatezza e cultura turi sottoposti, che magari lavoravano lì da anni e si vedevano sorpassati... Da quel giorno cominciai a capire cosa si- gnificano responsabilità e fatica : “Valori del passato? “Non direi, anzi. Insieme al sacrificio, li ritengo valori molto attuali, direi necessari”, ribadisce Giorgio Bar- tolucci. Dopo la Francia, é stata per lui fondamentale l’esperienza da Marco Sac- co, due stelle al Piccolo Lago di Verbania, non troppo distante da Domodossola.”Un professionista di grande spessore, per me un vero maestro”. L’altro personaggio, che Giorgio nomina con emozione, é Genna- rino Esposito, lo chef di Vico Equense che tanto impulso ha dato e continua a dare ai giovani emergenti della “scuola napoleta- Giorgio è nato a Domodossola il 29 set- na”, sparsi poi nel resto d’Italia e del mon- re che, in un certo senso, rimanda alla ge- tembre del 1979: da otto anni -dopo aver do a fare cucina di altissima qualità. Il ri- stione originaria della famiglia Bartolucci, girato mezza Europa, lavorando nelle bri- storante di Giorgio è all’interno dell’hotel ovvero dei genitori di Giorgio e Elisabetta gate di grandi chef- è finalmente ritorna- Eurossola, proprio di fronte alla Stazione che, al ritorno in Italia del figliolo, gli ce- to in Ossola, ovvero alle sue origini, do- di Domodossola, uno snodo ferroviario dettero l’attività: un ricambio generazio- ve ha dato sbocco pratico al suo grande importante prima di imboccare la via ver- nale in piena regola. “La stavo aspettan- sogno: aprire il “suo” ristorante e por- so il Sempione. L’albergo, con la super- do”, dice Giorgio incontrandomi. Per pri- tarlo ad ottenere la prima stella Miche- visione di Elisabetta, sorella di Giorgio, è ma cosa mi mostra la cucina, un ampio, lin (2020). “Solo chi ha un grande sogno una vera bomboniera, in questa cittadina pulitissimo, quadrato di luce, efficienza può realizzare un grande sogno” diceva di frontiera, dove proprio non ti aspet- ed ergonomia. Lo spazio è funzionale e i Gandhi. Non a caso questa frase campeg- teresti di trovare uno “stellato” di livello. ragazzi della brigata si muovono molto gia sulla parete dell’Atelier, come Gior- Giorgio, al mio arrivo, mi viene incontro bene, li vedo già impegnati nelle prepara- gio ha voluto chiamare il ristorante. Fra cordiale, con al fianco la moglie Katia, la zioni per la cena. “In questo momento so- le sue tante esperienze professionali, ha cui cortesia è pari alla professionalità nel no alle prese con gli amuse bouche, ci so- trascorso un anno a Parigi, all’Hotel De governare la sala, ma direi tutta l’offerta no arrivati dei porcini freschi e li stanno Crillon, dove, nelle grandi cucine, regna- di ristorazione, che si divide fra bistrot impanando, saranno l’ingrediente princi- va il rigore assoluto. per il pasto di mezzogiorno e “ Atelier” pale del “saluto della cucina”. Un’entrata “Philippe Guerin, l’executive chef, era for- gourmet per la cena. Eurossola profuma davvero gradevole, questo Cappuccino di temente meritocratico. Un giorno, senza di semplicità, con quell’impronta familia- funghi, buono e di particolare intensità 17 BARtù set - ott 2020
da cui vorremmo tutti uscire presto. Qui in provincia lo smart working non è un problema per gli esercizi commerciali, vi- sto che in una serata infrasettimanale di un martedì, il locale è da tutto esaurito. Meglio così. Forse ci eravamo montati la testa, pensando che Milano fosse caput mundi. O no? Nel frattempo, all’Atelier gustativa. Ma vogliamo parlare del cilin- la sequenza dei piatti incalza, silente e dro di burro salato, con povere di spezie progressiva: buono il Carciofo, del Marocco, da assaggiare (o divorare?) anguilla e animelle, con spalmato sulla pagnotta calda e croccan- riduzione di pesce te di lievito madre appena sfornata? La di lago. Eccel- sala, elegante e riservata, una trentina lenti i Tortelli di coperti, coordinata dal bravo e preci- ripieni di os- so sommelier Alessandro Isufi, si affac- sobuco (certa- cia sulla cucina a vista, dove Bartoluc- mente un piat- ci realizza, silenziosamente e con estre- to che rimanda ad mo rigore, le sue creazioni. I commensa- altri già visti ma che, li seduti agli altri tavoli, in questa serata in questo caso, supera se di settembre inoltrato, sono di varia ti- stesso, grazie alla consistenza pologia: amici gourmet della zona che si della farcia, ma anche al fondo di aglio or- festeggiano “mangiando da Dio”, dicono; sino zafferano e crema di riso, con grat- una coppia di ginevrini alla scoperta dei tata di limone nero fermentato, una ve- piatti di Giorgio; uomini d’affari che, inte- ra goduria. La Bouillabaisse di pesce con neriti dal buon cibo, concludono accordi cous cous di piccole verdure, capesante, al rabarbaro e fragole come predessert, importanti. Un parterre gaudente e di- gamberi rossi e triglie, con i suoi colori sono un capitolo accessorio, che confer- versificato... Sì, sembra davvero lontana brillanti, conferma l’ aspettativa di fre- ma la grande tensione/passione che ca- quell’atmosfera un po’ cupa del post co- schezza, senza appesantire (nonostante ratterizza il lavoro dello chef e di tutta la vid milanese, tutta mascherine e distan- l’invito trasgressivo di Katia a fare scar- brigata. Così come la piccola pasticce- ziamento sociale, che accompagna ormai petta con una strepitosa focaccia di ci- ria, incastonata su una piramide in legno, da mesi il centro città in una desolazione polle!). I dolci, introdotti da un ghiacciolo all’insegna di stile e raffinatezza. Una ri- cerca continua della perfezione, ma non ossessiva: sostenuta, semmai, dalla con- vinzione profonda che il cliente dell’Ate- lier è soprattutto un ospite, che può e de- ve raggiungere la felicità: senza clamore, senza accostamenti fragorosi, senza stu- pire a tutti i costi. E, soprattutto, senza quelle “liturgie” che connotano ancora troppi ristoranti stellati. Ma solo con la rigorosa selezione delle materie prime e con un impegno incessante e instanca- bile nel segno del rispetto, dell’eleganza e della raffinatezza. Che sono valori uni- versali, che vanno ben oltre il gradimento offerto da un’esperienza gastronomica e si fanno cultura, nel nome di un’Italiani- tà autentica, non fittizia, da cui è impe- rativo ripartire. • 19 BARtù set - ott 2020
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