CORONAVIRUS, ORA E' IL NORD CHE CHIEDE AL GOVERNO (CHE TITUBA MA NON ESCLUDE): CHIUDERE TUTTO PER 15 GIORNI. ESCLUSI I BENI PRIMARI, IL ...

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CORONAVIRUS, ORA E' IL NORD CHE CHIEDE AL GOVERNO (CHE TITUBA MA NON ESCLUDE): CHIUDERE TUTTO PER 15 GIORNI. ESCLUSI I BENI PRIMARI, IL ...
CORONAVIRUS, ORA E’ IL NORD
CHE CHIEDE AL GOVERNO (CHE
TITUBA   MA   NON  ESCLUDE):
CHIUDERE TUTTO PER 15 GIORNI.
ESCLUSI I BENI PRIMARI, IL
FARMACEUTICO E L’ALIMENTARE
                                                                 6
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diecimila casi di contagio. I guariti sono 1050. Questi i dati
del pomeriggio in merito al dilagarsi del Coronavirus.

Ora è il Nord che chiede la chiusura totale, con il Governo
che tituba. “Meglio di un’agonia di mesi”, spiega il
governatore del Veneto Luca Zaia. Mentre il presidente della
regione Lombardia Attilio Fontana spiega, nel corso della
conferenza stampa, “che ho l’impressione che i colleghi
governatori delle altre regioni e qualche membro del governo
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non abbia ancora ben chiara la situazione”.

Insomma, chiudere l’Italia. Almeno per 15 giorni. Tutto
chiuso, tranne i beni di prima necessità come il farmaceutico
e l’alimentare. Le due priorità – da sempre – in ogni momento
di crisi e di guerra.

In un clima di assoluta incertezza sociale, economica e
sanitaria con limitazioni al vivere quotidiano che si
preannunciano sempre più stringenti, arrivano in Europa e in
Italia decine di migliaia di soldati americani – il più grande
spiegamento di truppe Usa nel vecchio continente negli ultimi
30 anni – per un’esercitazione militare in grandissimo stile.

Un coprifuoco di due settimane con negozi chiusi e mezzi
pubblici fermi. Sulla stessa linea di Fontana è l’Anci
Lombardia, l’associazione nazionale dei comuni italiani: “Le
mezze misure non funzionano, lo abbiamo visto”.

A chiedere ufficialmente misure più severe a Conte è anche
tutta l’opposizione, Salvini, Tajani e Meloni. Misure che il
premier non sembra escludere: il governo continuerà a rimanere
disponibile e risoluto ed è pronto ad adottare tutte le misure
necessarie a contrastare con il massimo rigore la diffusione
del contagio, si apprende.

A manifestare preoccupazione è la Confindustria che chiede di
non esasperare le misure economica, già piegata
dall’emergenza. anche perché si tratta di un fatto di
immaginenel mondo: “L’Italia ne uscirebbe distrutta”.

Fuori dall’isolamento – anche per quanto riguarda la
movimentazione delle merci – sarebbero in caso di ulteriori
restrizioni solo i settori del farmaceutico e dell’alimentare.

Mentre si aspetta la decisione, anche a fronte dei dati che
dovrà comunicare la Lombardia a Palazzo Chigi, il governo
riunitosi in Cdm ha stanziato 25 miliardi di euro per far
fronte all’emergenza. Di questi 20 miliardi sono di
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indebitamento netto.

Vale a dire i beni primari.

Era stato scritto:

CORONAVIRUS, A PALAZZO CHIGI VINCE IL COMPROMESSO: AUMENTANO
PROVINCE CHIUSE MA CON MENO RESTRIZIONI. CONTE: MI ASSUMO LA
RESPONSABILITÀ POLITICA. ECCO IL TESTO. DOPO UN TIRA E MOLLA
TRA DUE DIVERSE BOZZE – UNA DURA E UNA SOFT – VINCE LA TERZA
VERSIONE ZAIA-SALA: LOCOMOTIVA D’ITALIA ARANCIONE E NON PIU
ROSSA

Posted by Redazione × Pubblicato il 08/03/2020 at 10:12
CORONAVIRUS, ORA E' IL NORD CHE CHIEDE AL GOVERNO (CHE TITUBA MA NON ESCLUDE): CHIUDERE TUTTO PER 15 GIORNI. ESCLUSI I BENI PRIMARI, IL ...
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rti tensioni tra chi voleva il decreto più severo e chi voleva
quello più soft, passa la linea del compromesso. Con la
vittoria della linea di Zaia e Sala (che non volevano chiudere
il Nord produttivo) e il placet di Conte che dice: “Mi assumo
la responsabilità politica” delle decisioni che vengono prese
in queste ore: “Ce la faremo”. Poi lancia un appello alla
“auto responsabilità”: per fermare il contagio non si può più
“fare i furbi”, dice invitando i ragazzi a stare in casa a
leggere e tutelare così la salute dei loro nonni.

Il decreto che infine è passato – dopo la ‘rivolta del Nord
che aveva fatto cancellare le province da isolare – prevede il
“Vincolo di evitare ogni spostamento” nell’intera Lombardia e
in 14 province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche.
Non si tratta di un “divieto assoluto”, spiega, “non si ferma
tutto”, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi
per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di
salute.

Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché
si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di
contagio porta il governo a disporre misure mai così
restrittive.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica in PDF l’ultimo decreto,
definitivo, e approvato:

DPCM_20200308

Era già successo:

CORONAVIRUS, IL NORD NON CI STA E DA DPCM SPARISCONO PROVINCE
ISOLATE. SALA CERCA DI ‘SALVARE’ MILANO. ECCO IL TESTO ‘SOFT’.
PROVINCE A PARTE, E PAESE IMPAZZITO TRA I NUOVI ‘CONFINI’ TRA
CHI VA E CHI VIENE

Posted by Redazione × Pubblicato il 07/03/2020 at 23:27
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nno e dal Dpcm al vaglio di Palazzo Chigi spariscono le 11
province destinate ad essere isolate dal resto del Paese.

Dalla seconda bozza di decreto (più soft) di cui AGRICOLAE è
venuta in possesso – e che pubblica di seguito – sparisce
infatti la dicitura sotto l’articolo uno che recita: “Misure
urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e
nelle province di Province di Modena,Parma, Piacenza, Reggio
nell’Emilia,Rimini; Pesaro e Urbino; Venezia, Padova, Treviso;
Astie Alessandria)” per essere sostituita con “(Misure per il
contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale
del diffondersi del virus COVID-19)”

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il testo nuovo al quale
saranno allegate – a parte con testo integrativo – alcune
province.

Sempre da quanto apprende il sindaco di Milano Beppe Sala
sembra stia facendo di tutto per ‘salvare’ Milano
dall’isolamento:

DPCM del 7 3 2020-nazionale NUOVO

Da quanto apprende AGRICOLAE la bozza precedente aveva
letteralmente mandato nel panico gli italiani che dovevano
entrare o uscire ma si trovavano al confine tra una parte e
l’altra.

Era stato scritto:

CORONAVIRUS, ECCO IL DECRETO DEL CDM: 11 PROVINCE ISOLATE E
FUORI GIOCO FINO AL 3 APRILE

Posted by Redazione × Pubblicato il 07/03/2020 at 21:53

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n cui si ferma e si isola il nord Italia. Undici province del
Paese che produce: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emlia,
Rimini, Pesaro, Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e
Alessandria ‘fuori gioco’. Evitando in “modo assoluto” ogni
spostamento in entrata e in uscita.

Dalla bozza di decreto sul tavolo di Palazzo Chigi di cui
AGRICOLAE è venuta in possesso     emerge la necessità di
chiudere cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi,
sale scommesse, discoteche. Sospese le manifestazioni
organizzate in luogo pubblico e privato di carattere
culturale, religioso, ludico, sportivo.

Sospese le procedure concorsuali pubbliche e private. Chiusi i
centri commerciali di sabato e di domenica. Sospese le
palestre, le piscine, i centri sportivi, i centri culturali e
sociali.

Le nuove disposizioni partiranno l’8 marzo fino al 3 aprile.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il decreto entrato a Palazzo
Chigi:

BOZZA DECRETO CDM

NUMERO CONTAGI TABELLA

Per saperne di più:

CORONAVIRUS, ECCO LA NOTA DI ZAIA IN CUI DICEVA NELLA NOTTE A
CONTE E SPERANZA: NON SI COMPRENDE MISURA SCIENTIFICAMENTE
SPROPORZIONATA. I DATI. SCONTRO TRA IL NORD E IL GOVERNO SU
AZIONI DA PERSEGUIRE

Posted by Redazione × Pubblicato il 08/03/2020 at 10:58

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contro tra il governo nazionale e il nord dell’Italia, quello
che produce e che non ci       stava   ad   essere   isolato   e
contrassegnato come rosso.

Un braccio di ferro che è durato tutta la notte con il
presidente del consiglio Giuseppe Conte e il ministro della
salute Roberto Speranza che volevano disegnare di rosso 11
province del Nord fermando tutte le attività e dell’altra
parte Luca Zaia e Beppe Sala in particolare che dicevano ‘no’.

Prima un decreto che ha gettato nel panico la popolazione
italiana di sabato sera con treni impazziti autostrade nel
caos, familiari che si salutavano come non dovessero vedersi
più. Scenari che ricordavano il clima del muro di Berlino. Poi
un secondo decreto più morbido dove le 11 province sparivano e
sarebbero state allegate in un decreto a parte o in una
tabella parte.

Infine un terzo decreto: 14 le province coinvolte (ed è questo
quanto ottenuto da Conte) ma non più rosse ma tutte arancioni
(questo il risultato ottenuto dalle regioni del Nord).

A dar battaglia è stato il governatore del Veneto Luca Zaia
che ha inviato – come riporta AGRICOLAE – una nota a Palazzo
Chigi basata sui dati. In cui si dice: le decisioni severe
applicate non sono basate su dati scientifici.

“A fronte di questo scenario epidemiologico e di tutte le
considerazioni sopra riportate che evidenziano cluster
circoscritti e che non interessano allo stato attuale in
maniera diffusa la popolazione generale – si legge nel
documento che AGRICOLAE pubblica di seguito – non si comprende
il razionale di una misura che appare scientificamente
sproporzionata all’attuale andamento epidemiologico”. Ed
esprimeva parere favorevole allo stralcio delle tre province
di Padova Treviso e Venezia. Province infine incluse ma di
colore arancione.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il testo della nota
protocollata inviata da Luca Zaia a Giuseppe Conte e Roberto
Speranza nel corso del braccio di ferro notturno:

Nota prot. VENETO 109448 dell 08.03.2020.pdf.
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