COPAGRI PORTA AL VINITALY ECCELLENZE DEL TERRITORIO - Agricolae
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COPAGRI PORTA AL VINITALY ECCELLENZE DEL TERRITORIO Nuovo format per la Confederazione Copagri che porterà sotto i riflettori del Vinitaly le cantine associate alla presenza delle istituzioni regionali, del critico enograstonomico Edoardo Raspelli e del Presidente Nazionale Franco Verrascina. Oltre 70 infatti le aziende della Copagri che parteciperanno al più importante Salone internazionale del vino e dei distillati, in programma dal 15 al 18 aprile nel polo di Veronafiere. La confederazione proporrà un nuovo format per far incontrare i buyer, le aziende e le istituzioni all’interno degli spazi espositivi delle regioni di appartenenza delle cantine dove in un momento conviviale si potrà assaggiare, discutere, confrontarsi su tutto l’universo vino alla presenza dei principali attori interessati. Si inizia alla domenica 15 aprile 2018, subito dopo la inaugurazione della Fiera, nel polo convegnistico della regione Puglia, ove alla presenze del coordinatore degli assessori regionali Leo Di Gioia, del Governatore Emiliano, sotto la moderazione di Michele Peragine, si presenteranno le eccellenze dei vini pugliesi associati alla Confederazione. A seguire, ore 16.00, presso la sala polivalente della regione Lombardia, il Presidente Attilio Fontana ed il neo eletto Assessore all’Agricoltura regionale Fabio Rolfi presiederanno la presentazione delle eccellenze Lombarde, moderate dal vicedirettore TG5 Giuseppe De Filippi e dal Critico enogastronomico Edoardo Raspelli. A tutte le animazioni organizzate nella giornata di domenica resterà presente il Presidente Nazionale Franco Verrascina che presidierà portando i saluti di casa. Molti altre presentazioni nell’arco della settimana vedranno
protagoniste aziende laziali, cantine venete, produttori marchigiani e toscani, viticoltori siculi, tutte in costante relazione con le istituzioni, tutte rigorosamente associate alla confederazione Copagri LOMBARDIA.LATTE, ROLFI:PRESTO UN TAVOLO REGIONALE PER AFFRONTARE PROBLEMI SETTORE Il latte lombardo deve essere valorizzato come merita. Nelle prossime settimane convocheremo un tavolo regionale per affrontare con le parti tutti i problemi che vengono riscontrati”. Lo ha detto Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia. “Vogliamo che il quadro di regole sia chiaro e oggettivo – ha continuato l’assessore – e soprattutto che le normative vengano rispettate da tutti; intendiamo inoltre puntare in maniera decisa su una migliore promozione del prodotto finito anche attraverso il coinvolgimento della grande distribuzione. Assicurare la qualita’ del cibo e il giusto prezzo e’ garanzia sia
per il lavoro di tutta la filiera che per il consumatore”. “La Regione Lombardia – ha assicurato l’assessore Rolfi – continuera’ a essere interlocutore privilegiato per i produttori lombardi e si fara’ portavoce presso il ministero affinche’ le loro istanze vengano affrontate a livello nazionale”. “Ci auguriamo – ha concluso l’assessore regionale – che il futuro governo abbia su questo tema una sensibilita’ diversa rispetto agli esecutivi che si sono susseguiti negli ultimi anni”. CIA AL VINITALY 2018 CON TANTE INIZIATIVE E DEGUSTAZIONI Anche quest’anno Cia-Agricoltori Italiani è al Vinitaly, il più importante Salone internazionale del vino e dei distillati, in programma dal 15 al 18 aprile nel polo di Veronafiere. Nei 120 metri quadrati dello spazio confederale (stand D2) all’interno del Padiglione 10, tante degustazioni ed eventi dedicati al settore, e non solo, insieme alle imprese associate. Ventidue aziende vitivinicole d’eccellenza provenienti da Veneto, Sicilia, Umbria, Piemonte, Campania, Toscana e Marche si alterneranno negli spazi espositivi per raccontare ogni giorno una storia e un territorio.
Molte le iniziative organizzate da Cia nel suo stand: si parte domenica 15 aprile, alle ore 16, con un incontro sulla viticoltura eroica; per poi proseguire lunedì 16 aprile, alle ore 10, con l’appuntamento dedicato all’agricoltura sociale e la degustazione guidata di vini solidali promosso insieme al Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale. Martedì 17 aprile, invece, toccherà alle Declinazioni di Nebiolo a cura di Cia Cuneo. Spazio anche alla performance musicale Violino di-vino, alle ore 12:30 sia domenica 15 che martedì 17 aprile. Tanti gli eventi anche fuori dallo stand Cia. Lunedì 16 aprile, alle ore 11 nell’area Talk Show dello spazio Mipaaf, si terrà la tavola rotonda “Investire nel vino. Strategie, prospettive e opportunità” organizzata in maniera congiunta dalla Filiera del Vino. Dopo i saluti del viceministro Andrea Olivero, interverranno il presidente di Cia Dino Scanavino; il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti; la coordinatrice del settore vino dell’Alleanza cooperative agroalimentari Ruenza Santandrea; il presidente di UIV-Unione Italiana Vini Ernesto Abbona; il presidente di Federvini Sandro Boscaini; il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro; il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella. Immancabili le degustazioni, non solo di vino, nel Padiglione Sol&Agrifood. Martedì 17 aprile, nello spazio Agorà alle ore 11:45, ci sarà la degustazione con i buyer esteri dell’Agenzia ICE delle migliori birre artigianali selezionate da Cia. Lo stesso giorno, nella Sala Mantegna alle ore 16, la degustazione degli olii extravergine d’oliva promossi con il Cno-Consorzio nazionale olivicoltori. Mercoledì 18 aprile, alle ore 12:30 alla Galleria dei Signori (Padiglione 11/12), il presidente Cia Dino Scanavino parteciperà al dibattito “Visioni future: i wine makers e i mercati mondiali” organizzato dal quotidiano la Repubblica.
COLDIRETTI ATTACCA DI GIOIA, LO AVEVA GIA FATTO CON LA CASELLI. IL CASO “DE CASTRO” SI RIPETE U n a t t a c c o f r o n t a l e , quello della Coldiretti all’amministrazione della regione Puglia, partita a Foggia, tornata a Roma per poi ritornare a Bari. Una serie di proteste da parte di Palazzo Rospigliosi che hanno portato addirittura alle dimissioni in blocco dell’organizzazione da tutti i GAL. Dimissioni a vario titolo da tutti i consigli di amministrazione dei Gruppi di azione locale pugliesi dovute a una dura posizione nei confronti dell’assessorato regionale dell’agricoltura di Leonardo Di Gioia sulla questione dei fondi PSR. “E’ necessario che la
regione Puglia si svegli e che l’assessorato all’Agricoltura regionale esca fuori dal pantano Psr mettendo mani alle istruttorie delle domande sulla misura degli investimenti 4.1”, aveva affermato qualche giorno fa, in una nota, il presidente Gianni Cantele riferendosi al ricorso e la conseguente sentenza del Tar “che non possono diventare l’alibi per tenere congelata l’istruttoria delle domande che consentirebbe di capire quali progetti sono realmente finanziabili. Evitando che gli agricoltori si sobbarchino di costi esosi relativi alla documentazione di bancabilità, cantierabilità, rilascio permessi, etc etc”. Ma non solo Di Gioia, anche lo stesso Emiliano viene ‘attenzi onato’ dalla Coldiret ti che, spiega in una nota, “non può lasciare che 4mila giovani restino disoccupati perché esclusi dal piano di sviluppo rurale”. Diversa la posizione di Agrinsieme Puglia (costituita da Cia, Confagricoltura, Copagri, Legacoop, Confcooperative e Agci) che parla invece di una posizione “condivisa” sui PSR, specificando che “il PSR è stato oggetto di una serie di riunioni propedeutiche all’approvazione che hanno coinvolto tutto il partenariato e che, tra l’altro, hanno visto la firma di tutte le OO.PP.AA su un documento strategico che riportava anche la ripartizione delle risorse fra le misure: la nostra ristretta memoria ricorda anche l’apposizione di una firma da
parte di Coldiretti”. In re al tà , la qu es ti on e PS R po tr eb be es sere solo la punta dell’iceberg. Infatti, da quanto apprende AGRICOLAE, sembrerebbe che l’assessore della regione Puglia sia sempre stato poco gradito dall’organizzazione di Palazzo Rospigliosi in quanto – sempre da quanto si apprende – avrebbe preferito declinare incontri bilaterali con Palazzo Rospigliosi per evitare comportamenti che sarebbero potuti apparire politicamente scorretti nei confronti degli altri attori di filiera. Infatti, ora che non c’è più il passaggio ‘Martina’ dopo le sue dimissioni per assumere il ruolo di reggente segretario del Pd, la Conferenza Stato Regioni, di cui Di Gioia è il coordinatore nazionale, rischia di diventare un passaggio importante. Lo dimostrano gli ultimi eventi: Ocm vino ma soprattutto il Sistema Allevatoriale sono solo due esempi di scuola su come il ministero abbia ‘forzato’ l’iter rimandando tutto a Palazzo
Chigi senza l’ok della Conferenza. Stess a stori a era accad uta circa un anno fa per l’ass essor e dell’ Emili a Romagna Simona Caselli. In attesa che il governatore Stefano Bonaccini si decidesse di sostituirla. E se vengono diffuse alcune informazioni secondo cui Bonaccini avrebbe dato il suo placet a un eventuale sostituzione del suo membro di giunta (poco veritiere) Emiliano dal canto suo difende senza se e senza ma Di Gioia. In sostanza, Coldiretti (come fece a luglio 2017 sfiduciando a Bologna Paolo De Castro ministro) sembra aver dichiarato guerra agli assessori di due regioni fondamentali per il settore. Rimanendo in attesa che vengano sostituiti. Così come accadde con De Castro dopo la dura manifestazione di Bologna. Nel frattempo Michele Emiliano si difende attaccando a sua volta la Coldiretti spiegando che “questo è il PSR costruito con la Coldiretti, la Confagricoltura e la Cia nella passata amministrazione. Ora alla Coldiretti non piace più il suo PSR e vorrebbe cambiare le carte in tavola”.
VINO, NOMISMA: EXPORT ITALIA +69% IN VALORE IN DIECI ANNI A dieci anni dall’ultima edizione, il libro “Wine Marketing (edizione 2018)- Scenari, mercati internazionali e competitività del vino italiano” a cura di Nomisma Wine Monitor e con il supporto di Business Strategies presentato oggi presso l’Accademia dei Georgofili a Firenze ha fatto il punto sull’export di vino italiano con un focus su quello della Toscana. Strumento utile agli operatori della filiera vitivinicola per comprendere le dinamiche e le tendenze dei mercati del vino, Wine Marketing unisce l’esperienza e la professionalità del team di analisti di Nomisma Wine Monitor alla visione strategica di imprenditori/top manager del vino italiano: Lamberto Frescobaldi (Marchesi Frescobaldi), Matteo Lunelli (Gruppo Lunelli), Ettore Nicoletto (Santa Margherita Gruppo Vinicolo). ##### La premiumization dei consumi, le incognite dell’effetto Brexit, i cambiamenti nella gestione dei monopoli canadesi, le performance dei vini rosé negli Stati Uniti, il nuovo approccio alla sostenibilità del Systembolaget svedese, sono solo alcune delle informazioni strategiche contenute nell’edizione 2018 di Wine Marketing, la pubblicazione di Nomisma Wine Monitor su scenari, mercati internazionali e competitività del vino italiano presentato oggi a Firenze presso l’Accademia dei Georgofili. Uno strumento utile per gli operatori del settore nella
comprensione delle dinamiche e delle tendenze di un mercato in continua evoluzione e che ha visto crescere il nostro export del 69% nell’ultimo decennio. Una performance di tutto rispetto, superiore a quanto messo a segno dai vini francesi nello stesso periodo (+33%) ma meno di quelli neozelandesi (+160%). Rispetto alla seconda edizione, pubblicata nel 2008, Wine Marketing 2018 si arricchisce della “vision” sul futuro del vino italiano di 3 top player: Lamberto Frescobaldi (Marchesi Frescobaldi), Matteo Lunelli (Gruppo Lunelli), Ettore Nicoletto (Santa Margherita Gruppo Vinicolo). ##### La presentazione del libro, moderata da Silvana Ballotta, è stata anche l’occasione per un focus sul mercato dei vini toscani, grazie alla presenza di Donatella Cinelli Colombini, Guido Folonari, Lamberto Frescobaldi e Sergio Zingarelli. Nel corso degli ultimi dieci anni – vale a dire dalla precedente edizione del libro – il vino italiano è stato protagonista di importanti cambiamenti e conquiste. Tra queste, la riduzione dell’export di vino sfuso (-15% a volumi) nonché la crescita dei consumi di spumanti nel mondo e la contestuale esplosione delle esportazioni italiane, in particolare di Prosecco. “Grazie ad una crescita del 240%, oggi l’Italia contribuisce al 23% di tutto l’export mondiale in valore degli spumanti, contro un peso di appena il 10% detenuto nel 2007. Ovviamente il nostro ruolo diventa quello di leader nel caso dei volumi esportati, arrivando a pesare per il 43% del totale, contro il 21% degli spumanti francesi e spagnoli” ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor e curatore del volume. Dall’altro lato, i vini rossi fermi, che continuano a rappresentare l’architrave del nostro export con un’incidenza del 40%, non sono riusciti ad eguagliare tali performance,
fermandosi ad un +56%. Rispetto a questo trend, anche i vini rossi Dop della Toscana (che rappresentano quasi il 60% dell’export vinicolo regionale) sembrano aver segnato il passo, crescendo nel decennio di un +52%, contro una progressione nell’export degli altri vini (rossi Igp, bianchi, rosè e spumanti) vicina al 100%. ##### Oggi il 56% dell’export di vini toscani è concentrato in appena tre mercati: Usa, Germania e Canada, anche se nei prossimi anni il consumo di vini rossi dovrebbe soprattutto aumentare – oltre che negli Stati Uniti – in Russia e Cina, mercati dove attualmente finisce appena il 4% del vino regionale venduto all’estero. “Le forti potenzialità di crescita per il mercato cinese derivano da consumi di vino ancora ridotti e soprattutto concentrati solo in alcune fasce della popolazione, con maggiori capacità di spesa e risiedenti nelle aree urbane delle città più popolose” ha dichiarato Silvana Ballotta, CEO di Business Strategies. Nei prossimi cinque anni infatti, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, il reddito medio pro-capite in Cina dovrebbe aumentare del 50%, con più di 6 cinesi su 10 concentrati nelle aree urbane. “Ed è proprio alla luce di questi fattori di scenario che ci hanno convinto una volta di più – nell’obiettivo di supportare le imprese italiane del vino a cogliere tali opportunità – ad essere presenti direttamente su questo mercato con una nostra Wine Academy”, ha concluso Ballotta.
ZUCCHERO: VENETO IN DIFESA FILIERA MADE IN ITALY, PATTO EUROPEO ED ETICHETTE TRICOLORI Un ‘patto’ in difesa dello zucchero italiano, messo sotto scacco dalla liberalizzazione del mercato e dall’ormai prossima conclusione del ciclo dei finanziamenti comunitari: è quanto chiedono le organizzazioni dei produttori, in prima fila la Coprob, la cooperativa dei produttori bieticoli che detiene il marchio “Italia Zuccheri” e che gestisce i due stabilimenti leader del settore: lo zuccherificio di Pontelongo (Padova) e quello di Minerbio (Bologna). “Non basta fare ‘catenaccio’ tra Regioni e associazioni dei produttori – ha rilanciato l’assessore all’agricoltura del Veneto Giuseppe Pan, incontrando oggi a Padova il presidente di Coprob, Claudio Gallerani, e i rappresentanti del settore bieticolo – Di fronte alla forte concorrenza dei produttori francesi, tedeschi e olandesi, e alla prossima scadenza del 2020, quando finiranno anche i sussidi europei per le barbabietole e l’industria saccarifera, le istituzioni italiane devono fare squadra. Il nuovo Parlamento, il futuro governo e i nostri rappresentanti in Europa hanno il compito di difendere una delle ultime filiere ‘made in Italy’ rimasta ancora interamente nazionale, e i relativi posti di lavoro. In attesa che si costituisca il governo, e di poter avere quindi un interlocutore per le politiche agricole nazionali, nei prossimi giorni, in accordo con la collega dell’Emilia-Romagna Simona Caselli – ha promesso Pan – coinvolgerò il vicepresidente della commissione Agricoltura
dell’europarlamento, l’onorevole Paolo de Castro, e gli europarlamentari del Nordest, perché Bruxelles affronti gli squilibri creati dalla liberalizzazione del mercato e provveda a valorizzare la qualità e la competitività di filiera agroindustriali ‘sane’, che rappresentano un valore aggiunto non solo per il primario e la sicurezza alimentare, ma anche per l’ambiente. Lo zucchero italiano, che solo in Veneto ha un valore di produzione pari a 32 milioni di euro, è presidio indispensabile della qualità alimentare del ‘made in Italy’, a cui non intendiamo rinunciare”. ##### Dal canto suo, la Regione Veneto – ha ricordato l’assessore – ha già impegnato parte dei fondi del proprio Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per sostenere la bieticoltura: da quest’anno, infatti è attivo un bando che finanzia sino a 200 euro a ettaro le superfici coltivate a barbabietola da zucchero. “E’ una misura a duplice valenza – sottolinea Pan – perché promuove una coltura indispensabile per la filiera saccarifera e, al tempo stesso, aiuta a mantenere la produttività dei suoli e a prevenire l’insorgere di problematiche fitosanitarie”. “Si tratta di un preciso segnale che la Regione ha inteso dare ai produttori agricoli per promuovere l’antica e radicata tradizione nella coltivazione della barbabietola da zucchero, che purtroppo nell’ultimo decennio ha perso quasi il 70 per cento della superficie dedicata, e sostenere così il bacino bieticolo che afferisce a Pontelongo aiutando la filiera ‘corta’, con benefiche ricadute per la sostenibilità ambientale e la redditività del settore”. Lo stabilimento di Pontelongo, fondato nel 1910, rappresenta oggi il primo zuccherificio nazionale per storia, il secondo dopo Minerbio (Bologna) per numero addetti e volume di
produzione con circa 140.000 tonnellate di zucchero prodotte ogni anno. Vi afferiscono circa 2 mila aziende bieticole a nord del Po, dal basso Polesine al Veneto Orientale. Impiega un centinaio di dipendenti stabili e oltre 130 stagionali durante la stagione saccarifera. Gli investimenti industriali realizzati dal 2010 ad oggi hanno consentito migliorìe energetiche tali da risparmiare 20 mila tonnellate di petrolio. ##### “La produzione bieticola è un primato del Veneto – ha ribadito l’assessore – che la Regione intende salvaguardare e promuovere, anche favorendo accordi con la grande distribuzione, in modo di aiutare i consumatori a fare la spesa in modo consapevole e informato. Lo zuccherificio di Pontelongo è una delle prime industrie agroalimentari del Veneto e una risorsa nazionale. L’amara vicenda del latte italiano fa scuola: non permetteremo che la storia si ripeta e che lo zucchero veneto ed emiliano sia vittima delle distorsioni create dalle speculazioni dei mercati internazionali”. AGRICOLTURA, PERMESSI DI CIRCOLAZIONE: APIMA VERONA CONTRO LA PROVINCIA PRONTI A ESPOSTO IN PROCURA
“Stiamo valutando l’ipotesi di inoltrare un esposto alla Procura della Repubblica, perché le nostre imprese non stanno ottenendo i permessi di circolazione dalla Provincia di Verona. Con una campagna primaverile ormai iniziata, il rischio è di danneggiare seriamente l’agricoltura”. Lo ha detto sabato sera Gianni Dalla Bernardina, durante la sua relazione alla 73ª assemblea annuale di Apima Verona, l’associazione provinciale delle imprese agromeccaniche e agricole. Non è esclusa dunque una battaglia a colpi di carte bollate fra l’Apima di Verona, 300 aziende che gestiscono oltre 50mila ettari di superficie agricola, e l’Amministrazione provinciale, su una questione di vitale importanza non solo per i contoterzisti, ma anche per l’agricoltura e l’agroalimentare. “Comprendiamo eventuali disagi della Provincia, dovuti alla mancanza di risorse – ha affermato Dalla Bernardina – ma non è possibile che le imprese agromeccaniche non possano far circolare i loro mezzi, perché c’è una paralisi nell’autorizzazione dei permessi”. La preoccupazione è soprattutto per la fase di raccolta dei cereali, affidata per il 98% delle superfici agli agromeccanici, ma anche le fasi preliminari rischiano di essere compromesse. Su questo anche il presidente di Coldiretti Verona, Claudio Valente, ha annunciato il sostegno della propria categoria, riconoscendo il ruolo dei servizi in un’agricoltura che cambia e che “sempre più deve valorizzare la territorialità, la specialità e la distintività di prodotti della filiera agricola italiana”. La meccanizzazione agricola in Italia, ha ricordato infatti
dalla Bernardina, sta crescendo e sta accompagnando l’evoluzione del settore primario, dalle nuove colture alla multifunzionalità degli indirizzi agricoli, dall’avvento dell’agricoltura di precisione, di cui gli agromeccanici sono i portabandiera, fino alle certificazioni che – grazie al comparto agromeccanico – possono garantire ai consumatori finali la sostenibilità dei procedimenti e dei prodotti. “A Verona – ha rimarcato Dalla Bernardina – partiremo con una sperimentazione nelle aziende che allevano bovini da carne, assistendo gli imprenditori nella fase della distribuzione della razione alimentare, consentendo di ridurre le spese di gestione, ma anche quelle veterinarie, come è stato dimostrato dagli studi effettuati nelle stalle olandesi, che per primi hanno sposato questa nuova formula di servizio”. Per il mondo del contoterzismo, sempre più evoluto verso le nuove sfide, si apre una fase da protagonisti della filiera, come ha riconosciuto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. “Siete stati determinanti nel successo dell’ultima edizione di Fieragricola, grazie anche ai convegni che avete organizzato – ha esordito Danese -. Veronafiere è disponibile ad accompagnare la vostra parabola di crescita all’insegna dell’innovazione, per favorire la competitività e la modernizzazione delle tecnologie nel settore primario”. Tecnologie che, sempre di più, sostengono la redditività e riducono i costi delle imprese agricole, come ha affermato Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona. E sono anche questi i fattori che hanno portato la meccanizzazione agricola a crescere fino a 18mila imprese su scala nazionale, con un volume di affari di 3,7 miliardi di euro e una superficie agricola complessivamente lavorata pari a 6,4 milioni di ettari. Un’affermazione numerica che oggi può contare anche sulla forza di una riunificazione sindacale che ha visto, dopo 13 anni di divisione fra Unima e Confai, la nascita di Cai, la
Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani, di cui Gianni Dalla Bernardina è presidente. “È stato un passaggio molto significativo per il settore, che ha davanti a sé il traguardo del riconoscimento della figura dell’imprenditore agricolo professionale all’interno del sistema agricolo – ha dichiarato Dalla Bernardina -. Riteniamo che in questo percorso anche l’alleanza sottoscritta da Cai e Coldiretti lo scorso 20 ottobre a livello nazionale sia decisiva per alimentare la collaborazione all’interno della filiera e garantire lo sviluppo di una nuova agricoltura, più attenta alle esigenze dei consumatori”. Un dinamismo della categoria che porterà ad avere l’assemblea annuale del Ceettar, il sindacato degli imprenditori agromeccanici europei, in Veneto il prossimo giugno, al quale seguiranno gli incontri assembleari di Cai e di Cai Giovani. Il rapporto fra agricoltori e agromeccanici si sta intensificando, anche per il fatto che ormai sono solo questi ultimi gli imprenditori che più investono nei mezzi agricoli, assumendosi un rischio di impresa dai contorni sempre più incerti. “Sono 40 anni che inseguo il sogno di un’alleanza per la crescita dell’agricoltura – ha detto il vicepresidente di Cai, Sandro Cappellini – e vedo che la collaborazione è sempre maggiore”. Una collaborazione tutta all’insegna dell’innovazione. “E non parliamo solo di precision farming, di analisi dei big data, di tecnologie, ma anche di nuove attività, di orientamenti colturali magari fino a qualche anno fa impensabili, che trascinano tutta la filiera e che generano investimenti diffusi che solo noi imprenditori agromeccanici facciamo, perché siamo noi i capitani coraggiosi in questa fase in cui non sempre il mercato sostiene l’agricoltura”, ha puntualizzato Rossella Guizzardi, presidente di Feria, la federazione emiliano-romagnola degli imprenditori agromeccanici.
Rimangono alcuni nodi da scogliere. Come la questione del carburante agevolato, che rappresenta un problema serio per gli agromeccanici della Lombardia, “unica regione italiana che interpreta la normativa nazionale in maniera dissonante”, ha detto Leonardo Bolis, presidente di Confai Lombardia. Anche la burocrazia è un tema ostico. “La semplificazione, se è avvenuta, è avvenuta per lo Stato, non certo per le imprese – ha attaccato Cappellini -. Il prossimo maggio entrerà in vigore la norma europea sulla privacy, che spalanca le porte a incertezze e a nuovi vincoli, che si tradurranno in costi e tempo per il sistema”. CONSORZIO VINI VALPOLICELLA- TANNICO: AMARONE E BRUNELLO I PIÙ ACQUISTATI ON LINE DAGLI ITALIANI L’Amarone è il vino rosso italiano più venduto on line nei segmenti di vini ultra-premium e luxury (oltre 25 Euro) con il Brunello di Montalcino, che insieme raggiungono una quota di mercato pari al 27,5 % (Amarone 13,72%, Brunello 13,78%). Bene anche il Ripasso che performa un +36%, con un incremento consistente nella fascia medio-alta dei vini rossi italiani. È quanto emerge dal focus (su dati consuntivi 2017) realizzato da Tannico per il Consorzio Vini Valpolicella che domani a Vinitaly sul Double Decker, il bus bipiano inglese del principale player del settore e-commerce-vino, presenterà “L’Ostaria de la Valpolicella. 50 anni di storie ed aneddoti
sul piacere del vino” per il mezzo secolo dal riconoscimento della Doc (nel corridoio esterno tra i Padiglioni 9, 11 e 12, solo lunedì 16 aprile, ore 11.00, 13.00 e 15.00; per la stampa e su invito). Secondo l’indagine, l’Amarone è il vino preferito nel ‘bouquet Valpolicella’ con un’incidenza del 71% sulle vendite. Seguono il Valpolicella Ripasso Doc (18%) e il Valpolicella Doc (9%). “A differenza degli altri vini della Doc come Valpolicella e Ripasso, che non presentano un preciso trend stagionale d’acquisto – spiega Olga Bussinello, direttore del Consorzio Vini Valpolicella – l’Amarone raggiunge il suo picco massimo in dicembre, nel periodo natalizio, dove le vendite si impennano raggiungendo picchi di crescita anche del 70%. Un dato importante che fa dell’Amarone il regalo per eccellenza e che, nel contempo, permette alle aziende vitivinicole di indirizzare le proprie strategie di marketing sul prodotto”. Sul fronte della profilatura, il consumatore on line di Amarone ha circa 40 anni e un’elevata capacità di spesa. Ama i vini rossi ultra premium e le bollicine raffinate come Champagne e Franciacorta e spende annualmente 500 euro per il “Grande Rosso”. Consorzio Tutela Vini Valpolicella a Vinitaly 2018 – Padiglione 8, stand H2 Le aziende presenti alla collettiva Adalia – Corte Sant’Alda, Benazzoli, Coali – Tenuta Savoia, Colle Cerè di Righetti Cesare, Corte Aleardi, Corte Archi, Corte Merci, Damoli Bruno, Fidora, Organic since 1974, Flatio, Fumanelli, Le Calendre, Le Marognole, Mizzon, Montecariano, Piccoli Daniela, Salgari F.lli, Az. Agr. Tamburino Sardo di Fasoli Adriano e figli, Terre di Leone, Vigneti di Ettore, Villa San Carlo, Zanoni Pietro
Le aziende presenti presso l’enoteca Albino Armani, Aldegheri, Bottega, Cantina di Soave, Cantina Valpantena Verona, Corte Adami, Domini Veneti, Massaro Norma, Mazzi, Monte Cillario, Montetondo, San Rustico, Sartori di Verona, Sartori Rino, Villa Mattielli, Vini Montresor, Pietro Zanoni, Vigneti di Ettore, Vigneti Villabella, Villa San Carlo, Vini Dal Cero Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella Nato nel 1924 è una realtà associativa che comprende viticoltori, vinificatori e imbottigliatori della zona di produzione dei vini della Valpolicella, un territorio che include 19 comuni della provincia di Verona. La rappresentatività molto elevata (80% dei produttori che utilizzano la denominazione) consente al Consorzio di realizzare iniziative che valorizzano l’intero territorio: il vino e la sua terra d’origine, la sua storia, le tradizioni e le peculiarità che la rendono unica al mondo. Il Consorzio annovera importanti ruoli istituzionali: si occupa della promozione, valorizzazione, informazione dei vini e del territorio della Valpolicella, della tutela del marchio e della viticoltura nella zona di produzione dei vini Valpolicella, della vigilanza, salvaguardia e difesa della denominazione. L’area di produzione è molto ampia ed è riconducibile a tre zone distinte: la zona Classica, (Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Pietro in Cariano, Fumane, Marano e Negrar); la zona Valpantena, comprendente l’omonima valle; la zona DOC Valpolicella, con Verona, Illasi, Tramigna e Mezzane. Le varietà autoctone che danno vita ai vini delle denominazioni vini Valpolicella sono: Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara. I vini della denominazione sono il Valpolicella doc, il Valpolicella Ripasso doc, l’Amarone della Valpolicella e il Recioto della Valpolicella entrambi docg.
E.ROMAGNA, ACCORDO TRA REGIONE E SLOW FOOD PER PROMUOVERE PRODUZIONI LOCALI Prodotti buoni e di qualità, realizzati nel rispetto dell’identità e delle tradizioni del territorio. È questa la prospettiva rispetto alla quale Regione Emilia-Romagna e Slow Food Italia hanno firmato oggi un’intesa pervalorizzare il patrimonio rurale ed enogastronomico della regione e per promuovere un’agricoltura sostenibile, attenta al rispetto della biodiversità, al recupero dei sapori e delle tecniche produttive tradizionali e con un forte legame con cultura e tradizioni locali. L’accordo firmato oggi a Bologna, nella sede della Regione, dall’assessore regionale ad Agricoltura, caccia e pesca, Simona Caselli, e dal presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale, punta a dare sostegno alle piccole produzioni di eccellenza e ai Presìdi Slow Food – oggi sono 13 quelli individuati in Emilia-Romagna, circa 300 in Italia e più di 500 in tutto il mondo – che impegnano una quarantina di aziende della regione e comprendono una ricca varietà di produzioni che vanno dai prodotti caseari di vacca Bianca modenese, all’anguilla marinata della Manifattura di Comacchio, al formaggio Raviggiolo tipico dell’Appennino. Erano presenti all’incontro anche il sindaco di Lizzano in Belvedere (Bo), Elena Torri, l’assessore all’Agricoltura del Comune di Vignola, Massimo Venturi, e Andrea Monteguti, in rappresentanza degli agricoltori del Gruppo del carciofo
violetto di San Luca nel bolognese. “Puntiamo in particolare a mettere l’accento sulle piccole realtà produttive, da Piacenza a Rimini, che rischiano di rimanere nascoste, ma che hanno prodotti di grande qualità in grado di completare la nostra già ottima offerta enogastronomica che conta 44 prodotti certificati tra Dop e Igp, il numero più alto in Europa – ha commentato l’assessore Caselli al momento della firma-. L’obiettivo è quello di lanciarli e promuoverli sui mercati nazionali e internazionali oltre a farli conoscere e apprezzare ai consumatori anche per il particolare legame con le culture e le tradizioni locali. Inoltre sarà valorizzato anche l’importante lavoro delle persone, che custodiscono tecniche e tradizioni contadine, in grado di rivitalizzare interi territori. L’accordo con Slow Food – ha concluso l’assessore- si aggiunge alle molte iniziative che la Regione ha messo in campo per promuovere i nostri prodotti, strutturando e dando continuità a un rapporto già importante. Dopo la firma di oggi, il prossimo passaggio è la costituzione di un gruppo di lavoro per mettere in calendario un primo set di iniziative da proporre a settembre in occasione del Salone del gusto di Torino al quale la Regione Emilia-Romagna parteciperà con uno spazio dedicato ai propri prodotti di qualità”. “Il protocollo con la Regione Emilia Romagna è un pezzo importante di un progetto ambizioso che mira a valorizzare le produzioni locali dando risalto a due figure importantissime: i produttori agroalimentari e gli studenti- ha spiegato Pascale -. La qualità e la complessità del cibo, per essere compresa appieno, deve essere raccontata, spiegata e fatta vivere. Solo mettendo in stretta connessione produttori e consumatori, che noi chiamiamo coproduttori, l’agricoltura di qualità, rispettosa dell’ambiente e dei lavoratori, può diventare la leva attraverso la quale in futuro miglioriamo complessivamente i sistemi alimentari, affinché possano garantire salubrità, equità sociale ed economica, ma anche
tutelare un patrimonio storico, culturale e paesaggistico legato indissolubilmente al cibo”. ##### Cosa prevede l’accordo Accanto allo studio di progetti e a un programma di iniziative per far conoscere la ricchezza della produzione locale, una priorità dell’accordo sarà quella di arricchire e ampliare il patrimonio rappresentato dai Presìdi (piccole produzioni tradizionali o di eccellenza gastronomica legate a un territorio e alle sue tradizioni). Un primo risultato del protocollo sarà infatti l’inserimento, a breve, di altri 4: in lista il carciofo violetto di San Luca (Bo), la ciliegia moretta di Vignola (Mo), la pecora cornigliese (Pr) e la pesca dal buco incavato (Ra). L’accordo permetterà, inoltre, di individuare nuove occasioni per promuovere la qualità dei prodotti sui mercati nazionali e internazionali. In particolare le piccole produzioni tradizionali che tutelano prodotti a rischio di scomparire, ma, oltre che in termini di biodiversità, hanno anche un grande valore per la conservazione del patrimonio culturale locale, la protezione di razze autoctone, di ortaggi, frutta e trasformati. Il progetto si spinge oltre, non solo tutela e promozione, ma anche formazione per consentire ai piccoli produttori di confrontarsi con il mercato proponendo un modello di impresa agricola sostenibile sia dal punto di vista ambientale che etico. E grande attenzione anche ai più giovani con l’attivazione di educazione e formazione negli istituti agrari per sensibilizzare gli studenti sui temi della biodiversità e sostenibilità con lo scopo, non solo di formare persone consapevoli, ma soprattutto futuri testimoni della ricchezza agroalimentare della Regione. #####
I Presìdi in Emilia-Romagna In Emilia-Romagna sono 13 e impegnano nella loro produzione circa 35 aziende. Di seguito i presidi: Anguilla marinata in aceto, che si conserva tutto l’anno, delle valli di Comacchio (Fe); Culatello di Zibello, uno dei salumi più nobili della norcineria italiana, prodotto negli otto comuni ‘storici’ di Zibello, Busseto, Polesine, Soragna, Roccabianca, Sissa, San Secondo, Colorno nel parmense; Mariola, salame cotto o crudo tipico delle aree collinari piacentine fino alla bassa parmense; Mortadella classica che si produce nel bolognese e nei comuni dell’alto ferrarese; Pera cocomerina, dalla polpa rossa, dell’Alta Valle del Savio nelle località Ville di Montecoronaro e altre aree dei comuni di Verghereto e Bagno di Romagna in Romagna; Raviggiolo dell’Appennino tosco romagnolo (Fc), un latticino prodotto con latte vaccino crudo e caglio; Razza bovina romagnola (Fc), il bovino più resistente al clima tra le razze bianche; Razza suina mora romagnola, autoctona e a rischio scomparsa, delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; Sale marino artigianale di Cervia (Ra), raccolto secondo l’antico sistema cervese; Salmerino del Corno alle scale, un pesce a carni bianche che si trova nella zona di Lizzano in Belvedere (Bo); Salumi rosa tradizionali bolognesi e dei comuni del Cento-pievese; Spalla cruda, un salume, tipico dei comuni di Polesine, Busseto, Zibello, Soragna, Roccabianca, San Secondo parmense (Pr); Vacca bianca modenese chiamata anche Val Padana, con un latte particolarmente adatto alla trasformazione in Parmigiano reggiano (In allegato la scheda con le caratteristiche dei prodotti). ##### L’attività di Slow Food Slow Food è una associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali.
Lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti, conta su una fitta rete di soci, amici e sostenitori in tutto il mondo e opera a livello nazionale, regionale e locale. In Emilia-Romagna Slow Food si avvale della collaborazione di 17 realtà locali o comunità che curano progetti come i ‘Mercati della Terra’ una rete internazionale di mercati, produttori, contadini che propone solo prodotti locali e di stagione o ‘Orto in condotta’, rivolto soprattutto ai bambini, che educa ai valori della biodiversità e al rispetto dell’ambiente. Altre iniziative per specifici territori sono ‘Su per terra’, realizzata con l’assessorato all’Agricoltura della Regione, che invita a scoprire produttori e prodotti di qualità dell’Appennino, il lavoro nelle mense partito dal Parco delle Foreste casentinesi per portare nella ristorazione scolastica i prodotti del territorio o l’attività con il Parco del Delta del Po per valorizzare e promuovere agricoltura e ambiente di un territorio unico. Sul sito http://www.slowfood.it/emilia-romagna/ tutte le attività e proposte di Slow Food in Emilia Romagna. FEDERSOLIDARIETA FVG: ACCOGLIENZA MIGRANTI HA CREATO 300 POSTI LAVORO «I primi dati divulgati da Libera FVG, per quanto ancora parziali, mettono in evidenza la reale dimensione della positiva ricaduta economica che il sistema dell’accoglienza ha
per il territorio regionale e, in particolare, il ruolo della cooperazione sociale», commenta Luca Fontana, presidente di Federsolidarietà Fvg che ha collaborato con Libera Fvg nella raccolta dati per l’audit civico sull’accoglienza ai migranti. «Proprio guardando solo a questa “fetta” dell’accoglienza, si parla di più di 100 posti di lavoro creati – per un comparto che, a sua volta, rappresenta circa 1/3 dell’accoglienza nel suo complesso. Possiamo dire quindi che si sono creati più di 300 posti di lavoro. Opportunità lavorative che si traducono direttamente in salari per persone che, spesso, provengono da percorsi di disoccupazione. In tanti casi si tratta di persone non formate, entrate a loro volta dentro percorsi formativi e di qualificazione della propria professionalità grazie alla cooperazione sociale che, di fatto, si sta “inventando” competenze e qualifiche in un settore “nuovo”. Quindi parliamo di 14 cooperative che hanno creato occupazione vera – sottolinea Fontana -. E, nel “computo” delle ricadute, non dovremmo dimenticare altri due aspetti. Il primo: le strutture riqualificate, prima in disuso o in degrado e che, tra qualche anno, potranno essere riconsegnate alle comunità rimesse a nuovo e pronte per svolgere una funzione sociale per la cittadinanza. E poi ci sono le tasse versate e c’è il lavoro svolto dagli stessi ospiti delle strutture di accoglienza, che si traduce in manutenzioni e sistemazioni che, altrimenti, nessuno farebbe. Stipendi, tasse, lavori, acquisti, transazioni: tutte cose tangibili che rimangono qui, sul nostro territorio», conclude Fontana.
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