CONTROLLO BIOLOGICO DEI MICRORGANISMI: STERILIZZAZIONE & DISINFEZIONE - GIOVANNI DI BONAVENTURA, PHD CI "MICROBIOLOGIA E MICROBIOLOGIA CLINICA" ...
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Controllo biologico dei microrganismi: sterilizzazione & disinfezione Giovanni Di Bonaventura, PhD CI «Microbiologia e Microbiologia Clinica» CdS Medicina e Chirurgia AA 2019-2020
Controllo dei microrganismi «Dove» e «perché» è necessario Sanitizzazione delle aree MICROBIOTA AMBIENTALE Ambiente Prevenzione di infezioni iatrogene, MICROBIOTA infezioni chirurgiche, infezioni UMANO crociate, diffusione di microrganismi Cibo, farmaceutici, Industria e geni associati ad antibiotico-R, etc carburante, cosmetici Agricoltura Animali, pollame, Zootecnia (conservazione, produzione), etc Malattie (alberi, raccolto, piante, etc)
Controllo biologico Tecniche Il controllo biologico è finalizzato alla decontaminazione, ossia alla rimozione od alla inattivazione dei microrganismi mediante un trattamento che rende un oggetto od una superficie «sicuri», ossia tali da poter essere maneggiati o toccati senza rischio di contaminazioni. Pulizia Disinfezione ▪ metodi fisici ▪ metodi chimici DECONTAMINAZIONE Il concetto di decontaminazione è relativo. Sterilizzazione La tecnica per decontaminare viene scelta sulla base della pericolosità e della concentrazione del ▪ metodi fisici microrganismo. ▪ metodi chimici ▪ metodi chimico-fisici
Controllo biologico Pulizia PULIZIA = rimozione di materiale organico dal prodotto (strumentazione, attrezzature, etc.) 1. sciacquare l’oggetto con acqua fredda 2. applicare il detergente e rimuovere meccanicamente il materiale organico 3. risciacquare l’oggetto con acqua tiepida 4. asciugare l’oggetto (quindi disinfettare / sterilizzare) Una corretta pulizia rende più efficace la decontaminazione (disinfezione/sterilizzazione). La materia organica, infatti, può proteggere i microrganismi dal trattamento: ▪ riducendo la penetrazione dell’agente (calore, sostanza chimica) ▪ neutralizzando l’agente (sostanza chimica)
Controllo biologico Sterilizzazione vs Disinfezione STERILIZZAZIONE = impiego di procedure chimiche, fisiche e/o chimico-fisiche per la eliminazione o distruzione di qualsiasi forma di vita microbica, incluse le spore batteriche (forme di resistenza). ▪ Concetto assoluto, sebbene influenzato dalla capacità tecnica di rimuovere/distruggere i microrganismi. Ad esempio, una soluzione filtrata non è tecnicamente sterile, poiché non in grado di rimuovere la componente virale a causa delle esigue dimensioni. DISINFEZIONE = processo che riduce il numero dei microrganismi patogeni a livelli di sicurezza per l’uomo. Non è attiva nei confronti delle spore, ma soltanto sulle forme vegetative. ▪ Disinfezione: trattamento di superfici o sostanze inanimate (abiotiche) ▪ disinfettante: agente chimico in grado di uccidere microrganismi; dotato di diversi livelli di efficacia ▪ Antisepsi: applicazione topica a mucose, cute od altri tessuti ▪ antisettico: disinfettante usato su tessuti viventi
Are they dead or not ? Definizioni ▪ Biocida: composto che uccide tutti i microrganismi viventi (patogeni e non-) incluse le spore - battericida, fungicida, virucida, sporicida ▪ Biostatico: composto che impedisce la crescita dei microrganismi, non necessariamente uccidendoli - batteriostatico, fungistatico, virustatico ▪ Sepsi: contaminazione microbica ▪ Antisepsi: procedura atta a prevenire una contaminazione (riduzione/inibizione microbica) ▪ Asepsi: assenza di contaminazione microbica
Sterilizzazione La sterilizzazione di un prodotto può essere ottenuta mediante l’impiego di tecniche: ▪ FISICHE ▪ CHIMICHE ▪ CHIMICO-FISICHE da: Murray et al. Medical Microbiology 3rd ed., Mosby, 1998
Sterilizzazione - LAS Quando il concetto di sterilità viene applicato su larga scala, nessuna tecnica dà assoluta certezza di ottenere la sterilità ma ragionevole certezza. Un materiale è infatti considerato sterile quando la probabilità di trovarvi un microrganismo è inferiore ad uno su un milione. In altri termini c’è la probabilità che sia sopravvissuto non più di un microrganismo vivente in 106 unità sottoposte a sterilizzazione. Questo concetto è espresso in termini di LAS (livello di assicurazione di sterilità). Nelle attività farmaceutiche (preparazione di iniettabili, colliri e nella preparazione di materiali di medicazione), un dato prodotto è considerato sterile quando la probabilità di trovare una unità non sterile in un lotto sterilizzato sia di 10-6, quando cioè una unità su un milione può non essere sterile.
Sterilizzazione Tecniche FISICHE ▪ Calore ▪ umido ▪ secco ▪ Filtrazione ▪ Onde elettromagnetiche ▪ radiazioni UV ▪ radiazioni ionizzanti ▪ Ultrasuoni
Sterilizzazione Tecniche FISICHE - calore ▪ Sterilizzante maggiormente utilizzato in ambito ospedaliero: tecnica indicata per la maggior parte dei materiali, eccetto i termosensibili, le sostanze chimiche tossiche o volatili ▪ Esistenza di una temperatura massima di crescita specie/ceppo-specifica ▪ L’effetto letale indotto dal calore consiste nella DENATURAZIONE (alterazione strutturale e funzionale) delle macromolecole (proteine enzimatiche): ▪ ossidazione (calore secco) ▪ coagulazione (calore umido) ▪ Letalità = k x temperatura
Sterilizzazione Sensibilità dei microrganismi al calore Parametri che caratterizzano la termosensibilità di un microrganismo: ▪ Punto di inattivazione termica (Thermal Death Point, TDP): la più bassa temperatura alla quale tutti i batteri in coltura liquida vengono uccisi entro 10 minuti. ▪ Tempo di inattivazione termica (Thermal Death Time, TDT): tempo richiesto per l’uccisione, ad una data temperatura, della totalità dei batteri in coltura liquida. ▪ Tempo di riduzione decimale (Decimal Reduction Time, DRT): tempo richiesto per l’uccisione, ad una data temperatura, del 90% della popolazione batterica (utile soprattutto nell’industria alimentare).
Sterilizzazione Sensibilità dei microrganismi al calore riduzione pari Tempo di riduzione decimale (Decimal Reduction Time, DRT) ad 1 log10 (http://www.ceaedizioni.it/pdf/13217anteprima.pdf)
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore umido: autoclave ▪ Autoclave: camera a pressione che utilizza vapore saturo (privo di aria) al quale si applica una pressione per ottenere elevate temperature. L’aria può essere rimossa dalla camera per gravità o tramite prevuoto. ▪ Meccanismo di azione: coagulazione irreversibile e denaturazione delle proteine. ▪ Tecnica di sterilizzazione di uso più frequente: rapida, dotata di elevata capacità di penetrazione (prodotti confezionati, lume di strumenti cavi), scarsamente influenzata dalla presenza di materiale organico/inorganico. ▪ Impiego: ▪ adatta per: materiali termostabili e resistenti al vapore (es. attrezzatura per terapia respiratoria ed anestesia), terreni di coltura, rifiuti infettivi, contenitori di oggetti pungenti/taglienti ▪ non adatta per: chimici tox e/o volatili, radioisotopi, agenti antineoplastici
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore umido: autoclave All’interno della camera, l’aria può essere rimossa per: ▪ gravità: vapore immesso nella parta alta della camera; poichè vapore più leggero dell’aria, questa viene rimossa nel fondo della camera attraverso uno scarico. Utilizzata primariamente per terreni di coltura, acqua, prodotti farmaceutici, rifiuti medicali, oggetti non porosi (la cui superficie entra a diretto contatto con il vapore); nel caso di oggetti porosi, bisogna aumentare il tempo a causa della incompleta eliminazione di aria. ▪ pre-vuoto: dotata di una pompa a vuoto (eiettore) che garantisce la rimozione dell’aria dalla camera prima che il vapore venga immesso. Il principale vantaggio consiste nella istantanea penetrazione del vapore anche in oggetti porosi o carichi che possano creare “sacche” d’aria. Autoclave «gravity displacement»: struttura e funzionamento
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore umido: autoclave Il ciclo di sterilizzazione «classico» di un trattamento in autoclave prevede: 121°C, 15 min, 1 atm. Tuttavia, il ciclo può essere personalizzato in base alla tipologia di materiale, al «carico» (quantità di materiale in autoclave) ed alla tecnica utilizzata (gravity vs dynamic). Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities (CDC, 2008)
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore umido: autoclave Autoclave da banco Autoclave da pavimento
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore umido: autoclave La autoclave è generalmente dotata di un sistema di controllo real-time per la temperatura, il tempo e la pressione. Tuttavia, l’efficacia del ciclo di sterilizzazione viene monitorata mediante indicatori chimici o biologici: ▪ indicatori chimici, vengono applicati alla superficie della confezione del prodotto oppure si trovano integrate nella confezione stessa, per monitorare la temperatura. ▪ indicatori biologici, sospensioni di spore di Geobacillus stearothermophilus consentono di monitorare il raggiungimento dei 3 parametri.
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore secco ▪ Forno Pasteur, becco Bunsen, inceneritore ▪ Distruzione ossidativa delle proteine ▪ Tecnica non tossica per l’operatore e per l’ambiente ▪ Meno efficace del calore umido e richiede tempi e temperature maggiori (maggiore tempo per trasferimento stessa quantità di calore da aria a prodotto vs quanto accade in autoclave) ▪ Utilizzabile per materiali termostabili, quelli danneggiati dal vapore (formazione di ruggine e perdita del «filo» di taglio) o ad esso impermeabili: ▪ olii, polveri, oggetti taglienti, vetreria ▪ rifiuti infettivi (alternativa all’autoclave)
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – calore secco Forno Pasteur, cicli di sterilizzazione: ▪ 180°C, 30 min ▪ 171°C, 60 min ▪ 160°C, 120 min ▪ 149°C, 150 min ▪ 141°C, 180 min [processo meno efficace vs ▪ 121°C, 12 h autoclave: 121°C, 15 min]
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – filtrazione Generalmente considerata una tecnica di sterilizzazione, la filtrazione è in realtà una tecnica di decontaminazione in quanto: ▪ rimuove “meccanicamente” i microrganismi da soluzioni e gas (aria), non uccidendoli; ▪ non è in grado di rimuovere i microrganismi di piccolissime dimensioni (virus, micoplasmi) Nella filtrazione si utilizzano filtri (nitrato od acetato di cellulosa) i cui pori hanno un diametro (0.22 µm) inferiore alle dimensioni medie di gran parte dei microrganismi, eccetto quelli di dimensioni assai ridotte (d
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – filtrazione di liquidi Filtrazione di piccoli volumi Filtrazione di grandi volumi filtrazione
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – filtrazione di gas «High-efficiency particulate air» (HEPA) filter
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – onde elettromagnetiche Tipologia di radiazioni utilizzata per il controllo dei microrganismi: ▪ Radiazioni IONIZZANTI (raggi γ, raggi X) ▪ Radiazioni NON IONIZZANTI (raggi UV)
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – onde elettromagnetiche RADIAZIONI IONIZZANTI = radiazioni elettromagnetiche a corta λ (alta energia): raggi γ (Cobalto-60), raggi X, elettroni (acceleratori elettronici). Meccanismo di azione: effetto letale per azione ionizzante (dislocazione di e- da atomi) sulla molecola bersaglio: ▪ diretta: trasferimento di energia a biopolimeri (DNA, proteine), causandone la rottura ▪ indiretta: diffusione di radicali liberi (OH•, e-, H•), denaturanti il DNA Applicazioni: i costi elevati ne limitano l’utilizzo a processi industriali (su «larga scala»): ▪ strumentazione (chirurgica) e dispositivi medicali monouso (aghi, siringhe, cateteri, guanti) ▪ industria farmaceutica: antibiotici, vaccini, pomate ▪ tessuti per trapianto (valvola cardiaca, tendine, pelle) ▪ rifiuti sanitari (fascio elettronico) ▪ industria alimentare: carne fresca (OMS) o carne tritata (FDA) Svantaggi: ▪ costi elevati ▪ penetrano nei tessuti ▪ mutagene per l’uomo
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – onde elettromagnetiche Sensibilità alle radiazioni di alcuni microrganismi e funzioni biologiche: Specie/funzioni Tipologia D10 (Gy) Clostridium botulinum Gram+, sporigeno 3.300 Salmonella typhimurium Gram- 200 Aspergillus niger Muffa 500 Saccharomyces cerevisiae Lievito 500 Herpes simplex virus-I (afta) Virus 13.000 Inattivazione enzimatica 20.000-50.000 D10: quantità di radiazioni necessaria per ridurre di 10 volte la popolazione (o l’attività) iniziale. Gray (Gy): dose di radiazione assorbita (1 Gy = 100 rad), dove: 1 rad = 100 erg/g. Dose letale = 12 x D10
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – onde elettromagnetiche RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE (UV): ▪ onde elettromagnetiche (λ=220-300 nm) prodotte dal passaggio di corrente elettrica attraverso vapori a bassa pressione di Hg contenuti all’interno di speciali tubi in vetro. ▪ assorbiti dagli acidi nucleici (Amax=269 nm) e dalle proteine (Amax=280 nm). Meccanismo di azione: danno cellulare (letale) per formazione di dimeri pirimidinici (T-T) che interferiscono con la replicazione del DNA (effetto mutageno). Max effetto letale a 260 nm. Applicazioni: ▪ decontaminazione di superfici, aria, acqua in ambienti confinati ▪ limita la quantità di amplificati (PCR) sulle superfici ▪ sterilizzazione “a freddo” di composti chimici, materiali plastici ad uso farmaceutico, siero per colture cellulari Fattori critici: ▪ scarsa penetrazione (non penetra carta, vetro, indumenti), distanza minima sorgente UV – materiale trattato ▪ intensità della luce (sostituzione ogni 8.000 h) ▪ dipendenza da ambiente (umidità relativa) e specie microbica ▪ mutagena per l’uomo (cute, occhi)
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – onde elettromagnetiche Sterilizzazione mediante UV di: A B A) superfici confinate (interno di una cabina di sicurezza biologica); B) strumentazione chirurgica; C) aria in ambienti confinati; D) prodotti farmaceutici/di laboratorio. C D
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – onde elettromagnetiche INFRAROSSI: onde di lunghezza d'onda compresa tra 700 nm e 1 mm ▪ Tecnica rapida, a basso consumo energetico, non produce residui tossici per l’ambiente. ▪ Possibile impiego per la sterilizzazione di strumenti termoresistenti, ma ad oggi non esiste un sistema approvato per l’utilizzo in ambito sanitario. MICROONDE: onde a frequenza radio (λ = 2450 MHz) ▪ Meccanismo di azione: producono attrito tra molecole di H2O in un campo elettrico alternato; l’attrito produce calore con conseguente effetto letale. ▪ Applicazioni: ▪ disinfezione di prodotti termoresistenti: strumentazione odontoiatrica, lenti a contatto, dentiere, latte, cateteri urinari (autocateterismo intermittente).
Sterilizzazione Tecniche FISICHE – ultrasuoni Energia ultrasonica a bassa frequenza ed energia in grado di inattivare, per cavitazione, i microrganismi in sospensioni acquose ▪ I sonicatori non vengono considerati alla stregua di sterilizzatori, tuttavia: ▪ la combinazione ultrasuoni + trattamento chimico può avere effetto letale
Sterilizzazione Tecniche CHIMICHE ACIDO PERACETICO (perossido di idrogeno) ▪ agente ossidante ▪ immersione (0.2% per 15 min a 50°C) ▪ micronizzato: industria alimentare, strumenti chirurgici ▪ efficace in presenza di materiale organico ▪ produce prodotti finali non tox (acido acetico + O2) GLUTARALDEIDE ▪ agente alchilante (aggiunta di –CH3, -CH2CH3) ▪ immersione (soluzione al 2%), tempi lunghi (90 min; 20°C) ▪ impiegata per materiale medico-chirurgico e preparazione di vaccini ▪ efficace in presenza di materiale organico ▪ il suo impiego è associato a rischio occupazionale (irritazione mucose respiratorie, dermatite da contatto)
Caratteristiche dei principali sterilizzanti chimici Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities (CDC, 2008)
Sterilizzazione Tecniche CHIMICO-FISICHE OSSIDO DI ETILENE (ETO) ▪ Alchilazione di gruppi funzionali (amminici, carbossilici, fenolici, idrossilici) di proteine, DNA, RNA ▪ Sterilizzazione di materiale/strumentazione sensibile ad alte temperature o calore umido ▪ 12% ETO + 88% Freon (oppure CO2, N2) ▪ L’utilizzo deve essere regolamentato: ETO è infiammabile/esplosivo, carcinogeno e mutageno FORMALDEIDE ▪ Agente alchilante ▪ Vaporizzazione 2-5% formaldeide in presenza di vapor acqueo a 60-80°C ▪ Impiegata per sterilizzare filtri HEPA ▪ Irrita le mucose, carcinogena ▪ “Tracce” residue in materiale polimerico (cellulosa, gomma): richiede lavaggio post- trattamento
Sterilizzazione Tecniche CHIMICO-FISICHE PLASMA GAS ▪ Applicazione di energia (radio-frequenza) ad una camera contenente vapori di H2O2. La temperatura non eccede i 40°C, ma la necessità di vuoto può deformare la superficie del materiale ▪ La produzione di radicali liberi causa inattivazione microbica ▪ Applicata ad apparecchiature mediche (quando calore o ETO non appropriati) ▪ Necessita di un’accurata pulizia del materiale da trattare ▪ Non efficace su metalli, cellulosa
Tecniche di sterilizzazione Pros & cons Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities (CDC, 2008)
Sterilizzazione Fattori critici per l’efficacia Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities (CDC, 2008)
Sterilizzazione Caratteristiche di una tecnica «ideale» Attività: battericida, tubercolicida, fungicida, sporicida, virucida Rapidità di azione: sterilizzazione raggiunta in breve tempo Penetrazione: capacità di penetrare nel materiale trattato o nella confezione in cui esso è contenuto Compatibilità: non causa rilevanti cambiamenti strutturali o funzionali del materiale in seguito a ripetuti trattamenti Atossicità: sicuro per l’operatore e l’ambiente Resistenza a materiale organico: efficacia invariata in presenza di materiale organico Costo-efficacia: costi ragionevoli per attrezzatura, installazione ed utilizzo
…in altre parole: non esiste una tecnica di sterilizzazione IDEALE !
Disinfezione La disinfezione di un prodotto o di una superficie può essere ottenuta mediante l’impiego di tecniche: ▪ FISICHE ▪ CHIMICHE da: Murray et al. Medical Microbiology 3rd ed., Mosby, 1998
Disinfezione Meccanismo di azione I disinfettanti causano la morte dei microrganismi mediante differenti meccanismi: ▪ Denaturazione delle proteine (formaldeide, glutaraldeide, ossido di etilene, propriolattone) ▪ Ossidazione di enzimi (perossidi, permanganati, cloro, ipocloriti, iodio) ▪ Alterazione delle membrane (alcooli, fenoli, composti dell’ammonio quaternario, clorexidina)
Disinfezione Tecniche FISICHE CALORE UMIDO Ebollizione (100° C): inattivazione delle forme vegetative e virali entro 10 minuti. Pastorizzazione: ▪ tecnica ideata da Pasteur per conservare il vino previo riscaldamento a 60°C. ▪ riduce la carica microbica (Salmonella typhi, Escherichia coli O157:H7, Mycobacterium tuberculosis, Brucella spp, Coxiella burnetii) presente nel latte (ed in altri alimenti deperibili) senza alterarne le caratteristiche organolettiche: ▪ pastorizzazione di massa: 63-66°C, 30 min ▪ pastorizzazione istantanea (HTST): 71°C, 15 sec ▪ pastorizzazione “ultra-high-temperature” (UHT): 140°C, 1-3 sec
Disinfezione Tecniche CHIMICHE ALDEIDI (formaldeide, glutaraldeide). Dotate di rilevante attività mediante alchilazione dei gruppi polari funzionali (amminici, idrossilici, fenolici) delle proteine. Formaldeide: ▪ 37% (formalina), utilizzato come sterilizzante: per fissazione campioni biologici e preparazione di vaccini. ▪ 3-8%, usato come disinfettante. ▪ irrita le mucose, cancerogeno, forte odore. Glutaraldeide: ▪ 2% (Cydex): battericida, tubercolicida, fungicida, virucida (10 minuti); sporicida (3 - 10 ore). ▪ disinfezione strumentazione ospedaliera (termosensibile: endoscopi, superfici abiotiche). ▪ meno irritante e più efficace della formaldeide.
Disinfezione Tecniche CHIMICHE AGENTI OSSIDANTI (perossido di idrogeno, acido peracetico). Formazione di radicali ossidrilici (OH•) in grado di ossidare sistemi enzimatici “critici” per il microrganismo. Battericidi, fungicidi, virucidi, sporicidi: ▪ H2O2 (come antisettico, non per ferite aperte). ▪ acido peracetico (come sterilizzante di strumentazione e matrici alimentari): battericida e fungicida (5 min), virucida e sporicida (30 min).
Disinfezione Tecniche CHIMICHE ALCOOLI (etanolo, isopropanolo). Ad alte concentrazioni, danneggiano la membrana citoplasmatica mediante: ▪ denaturazione (coagulazione) delle proteine. ▪ solubilizzazione dei lipidi. Battericidi, fungicidi, tubercolicidi, virucidi: ▪ attività influenzata dalla presenza di materiale organico ▪ particolarmente attivi verso virus dotati di peplos (involucro di natura lipidica) ▪ isopropanolo più efficace dell’etanolo Utilizzati in soluzione acquosa al 60-85% come: ▪ antisettici (non per ferite aperte), sebbene alto potere disidratante ▪ disinfettanti (soluzione acquosa): superfici ben ventilate e lontane da fiamme.
Disinfezione Tecniche CHIMICHE FENOLI e DERIVATI FENOLICI (fenolo, fenilfenolo, esaclorofene). Lord Joseph Lister (1827 - 1912), medico e professore di chirurgia inglese, fu l'inventore e il propugnatore del metodo dell'antisepsi rivoluzionando l'atteggiamento e l'approccio dei chirurghi alla pratica operatoria. Fenolo (Lister): tossico, corrosivo, carcinogenico. Derivati fenolici con gruppo funzionale (cloro, bromo, alchil, benzil, phenyl, amil) a sostituzione di un H dell’anello aromatico. Distruzione della membrana plasmatica mediante denaturazione proteica. Battericidi, fungicidi, tubercolicidi, virucidi: ▪ 2-5% (0.5%, HIV; 2%, funghi). ▪ attività persistente e non influenzata dalla presenza di materiale organico. ▪ O-phenylphenol (Lysol), Irgasan. ▪ esaclorofene (Phisohex): elevata efficacia vs cocchi Gram+, strumenti chirurgici.
Disinfezione Tecniche CHIMICHE ALOGENI (ioduri, cloruri, bromuri, fluoruri). Eliminazione di gruppi S-H per: ▪ ossidazione: formazione di ponti di-sulfidrilici inattivi ▪ combinazione: ione metallico “sottrae” SH liberi Battericidi, fungicidi, virucidi, si usano in combinazione con metalli per ridurne la tossicità, instabilità e corrosività. Ioduri: ▪ soluzione alcolica: tintura di iodio ▪ iodofori: PVP-J (Betadine) per uso cutaneo e chirurgico Cloruri: ▪ disinfezione di acqua, piscine, acque di scarico ▪ Cl + p-toluene-sulfonamide (cloramina T) ▪ 1:10 sodio-ipoclorito (NaOCl) 5.25% per rischio ematogeni
Disinfezione Tecniche CHIMICHE COMPOSTI DELL’AMMONIO QUATERNARIO (QUATs: benzalconio cloruro, cetrimide, clorexidina). Detergenti cationici, derivati da modificazioni di NH4+. Distruzione di membrana cellulare, inattivazione enzimatica, denaturazione (coagulazione) proteica. Batteriostatico (-cida ad elevate concentrazioni), sporostatico, fungistatico, virustatico: ▪ scarsamente attivi vs Gram-: frequenti infezioni da Pseudomonas spp QUATs-resistenti ▪ neutralizzati da materiale organico, saponi e detergenti anionici ▪ non corrosivi, non tossici, stabili, inodori. Zephiran (benzalconio cloruro), cetrimide, clorexidina.
Disinfezione Tecniche CHIMICHE METALLI PESANTI (Ag, Hg, Se, Zn). Eliminazione di gruppi S-H (in combinazione con un alogeno) L’impiego è fortemente limitato per tossicità ed inquinamento ambientale: ▪ 1% nitrato di Argento (preparati oftalmici, utilizzati negli infanti per prevenzione gonorrea oftalmica). ▪ composti organici del Mercurio: mercurocromo, mertiolato (disinfezione cutanea). ▪ Selenio: vs fungi e spore fungine. ▪ Zinco: cloruro- (collutori per la disinfezione del cavo orale) e ossido- (antifungino). ▪ solfato di Rame (piscine e laghi)
Disinfezione Corretta igiene delle mani Il Ministero della Salute stima che in Italia ogni anno si verificano 450.000 - 700.000 infezioni in pazienti ricoverati (complessivamente il 4,5-7% dei ricoveri), il 30% circa delle quali prevenibili. La cute ed i guanti possono essere veicolo di contaminazione per batteri (stafilococchi, enterococchi, clostridi, P. aeruginosa, enterobatteri, etc.) e virus (rhinovirus, virus parainfluenzale, virus respiratorio sinciziale, etc.). IL LAVAGGIO DELLE MANI RAPPRESENTA LA PRINCIPALE MISURA DI CONTROLLO DELLA DIFFUSIONE DELLE INFEZIONI IN AMBITO SANITARIO. “Un rigoroso intervento sul lavaggio delle mani è in grado di prevenire circa il 40% di tutte le infezioni nosocomiali” (Center for Diseases Control – Atlanta, USA) L’igiene delle mani deve essere altresì intesa anche quale misura di protezione dell’operatore.
Igiene delle mani in ambito sanitario Le mani: efficace «veicolo» di infezioni La associazione tra igiene delle mani e la trasmissione delle malattie venne stabilita dagli studi di Ignaz Semmelweis, a Vienna, e di Oliver Wendell Holmes, a Boston. Semmelweis nel 1847 dimostrò che il tasso di mortalità (febbre puerperale da streptococchi) tra le madri che partorivano alla Prima Clinica Ostetrica dell'Ospedale Generale di Vienna era significativamente inferiore quando il personale effettuava il lavaggio delle mani con un agente antisettico (cloruro di calcio) rispetto ai lavaggi delle mani con acqua e sapone semplice.
Igiene delle mani in ambito sanitario Le mani: efficace «veicolo» di infezioni Nel 1938 Price stabilì che i batteri delle mani possono essere suddivisi in due categorie: residenti o transitori. La composizione quali/quantitativa della flora transitoria e residente variano notevolmente da un soggetto all'altro. • Colonizza gli strati superficiali della cute Flora RESIDENTE Flora TRANSITORIA • Microrganismi residenti sotto lo strato corneo; si • I microrganismi non si replicano ma trovano anche alla superficie cutanea sopravvivono. Pertanto, vengono rimossi più • Composta da batteri (stafilococchi, corineformi facilmente con i lavaggi routinari delle mani. (corinebatteri, propiobatteri, micrococchi) e • Causa di infezioni associate all’assistenza: funghi (Pityrosporum) contratti dal personale sanitario tramite • Duplice funzione protettiva: antagonismo contatto con i pazienti e/o superfici ambientali microbico e competizione per le sostanze contaminate. nutrienti nell’ecosistema • Le mani di alcuni operatori possono essere • Può provocare infezioni in cavità sterili, occhi o costantemente colonizzate da MRSA, Gram- cute non intatta negativi o lieviti (Candida) • La trasmissibilità dipende da: numero microrganismi, specie, umidità della cute.
Igiene delle mani in ambito sanitario Le mani: efficace «veicolo» di infezioni FLORA BATTERICA PRESENTE SULLA CUTE La cute umana normale è colonizzata da batteri, con conte totali di batteri aerobi variabili: ▪ 1.000.000 cellule/cm2 sul cuoio capelluto ▪ 500.000 cellule/cm2 nell'ascella ▪ 40.000 cellule/cm2 sull'addome ▪ 10.000 cellule/cm2 sull'avambraccio. Le conte batteriche totali sulle mani del personale ospedaliero oscillano tra 40.000 a 4.600.000 cellule/cm2
Igiene delle mani in ambito sanitario Le mani: efficace «veicolo» di infezioni TRASFERIMENTI DURANTE LA ATTIVITA’ LAVORATIVA Le mani degli operatori sanitari vengono contaminate nel corso di attività "pulite", quali sollevare i pazienti, misurare il polso, la pressione sanguigna o la temperatura, oppure toccando la mano, la spalla o l'inguine del paziente. I guanti risultano essere altamente colonizzati a seguito di contatto con differenti siti corporei, in particolare l’area inguinale. Studi relativi alla contaminazione delle mani del personale sanitario prima e dopo il contatto diretto con il paziente, la medicazione di ferite, la gestione di cateteri intravascolari, l’assistenza respiratoria o la manipolazione delle secrezioni dei pazienti, hanno evidenziato che il contatto diretto con il paziente e l’assistenza respiratoria sono risultate essere le attività che provocavano la più elevata contaminazione delle dita degli operatori.
Igiene delle mani in ambito sanitario Tecniche per la disinfezione delle mani La decontaminazione delle mani può essere ottenuta mediante lavaggio normale oppure lavaggio antisettico 1. LAVAGGIO NORMALE = azione di igienizzazione delle mani al fine di rimuovere fisicamente o meccanicamente lipidi, sporco aderente, terra e varie sostanze organiche. Si effettua mediante utilizzo di detergenti, composti (tensioattivi) che presentano un'azione detergente. Generalmente indicati con il termine "sapone semplice», non sono dotati per se di attività antimicrobica, ma facilitano la rimozione meccanica (per sfregamento) della flora transiente (circa 80%). Degradano la pellicola idrolipidica sopracutanea (emulsificazione). Occasionalmente, i saponi semplici possono contaminarsi, provocando la colonizzazione delle mani degli operatori sanitari con bacilli Gram-negativi. E’ consigliabile l’impiego di dispenser. Tuttavia, il pericolo concreto di trasmettere microrganismi tramite il lavaggio con saponette già utilizzate è irrilevante.
Igiene delle mani in ambito sanitario Tecniche per la disinfezione delle mani 2. LAVAGGIO ANTISETTICO = si utilizza una soluzione/gel per frizioni ad azione antisettica, oppure il lavaggio con acqua e antisettico, al fine di ridurre la flora transitoria e con minimo effetto su quella residente. A. La frizione antisettica si effettua mediante prodotti a base alcolica (60-80% etanolo od isopropanolo in formulazione liquida, gel o schiuma). Non richiede l'utilizzo di fonti idriche esogene. Dopo l'applicazione, si procede a strofinare le mani l'una contro l'altra fino a che l'agente non sia asciutto. Grazie alla loro azione denaturante sulle proteine, gli alcoli presentano un'eccellente attività verso batteri (inclusi i patogeni antibiotico-resistenti MRSA e VRE), M. tuberculosis, virus (herpes simplex, HIV, influenza, RSV) e diversi funghi. Non presentano, tuttavia, alcuna attività rispetto alle spore batteriche od alle cisti dei protozoi, ed un'attività ridotta sui virus privi di involucro (rotavirus, adenovirus, enterovirus). Gli alcoli non sono buoni agenti detergenti e se ne sconsiglia l'uso in caso di mani sporche o visibilmente contaminate con materiali proteici (es. sangue). E’ possibile, sebbene rara, la contaminazione delle soluzioni a base alcolica (spore di Bacillus cereus).
Igiene delle mani in ambito sanitario Tecniche per la disinfezione delle mani B. Il lavaggio antisettico si avvale dell’impiego dei un sapone contenente un agente antisettico, sostanza antimicrobica che riduce o inibisce la crescita dei microrganismi sui tessuti viventi (alcool, gluconato di clorexidina, derivati del cloro, iodio, cloroxilenolo, composti dell’ammonio quaternario, triclosan). Clorexidina: attività antimicrobica (attribuibile alla rottura delle membrane citoplasmatiche) inferiore a quella degli alcoli. Dimostra una buona attività contro i batteri Gram-positivi, inferiore contro i batteri Gram-negativi e i funghi, ed un'attività minima contro i micobatteri. La clorexidina non è sporicida. Ha invece un'attività in vitro rispetto ai virus lipofili, ma meno marcata rispetto ai virus privi di involucro. L'attività non viene compromessa dalla presenza di materiale organico, come il sangue. Composti dell’ammonio quaternario (alchil-benzalconio cloruro): principalmente batteriostatici e fungistatici, sono più attivi contro i batteri Gram-positivi rispetto ai bacilli Gram-negativi. Hanno un'attività relativamente debole verso micobatteri e funghi, e presentano un'attività superiore contro i virus lipofili. La loro attività antimicrobica viene influenzata negativamente dalla presenza di materiale organico. Causa la ridotta attività contro i batteri Gram- negativi, sono frequentemente soggetti a contaminazione.
Igiene delle mani in ambito sanitario Tecnica di lavaggio delle mani lavare gli spazi sub- erogare sulle mani il ungueali, utilizzando sfregare il palmo bagnare prodotto antisettico, sfregare sfregare i palmi tra di uno spazzolino destro sul dorso della uniformemente le premendo con il vigorosamente le loro con le dita preventivamente mano sinistra e mani gomito la leva del mani l’una con l’altra intrecciate bagnato e cosparso di viceversa dispenser una dose di antisettico massaggiare risciacquare, avendo asciugare, con assicurarsi che i pollici decontaminare la vigorosamente la cura di evitare il chiudere il rubinetto movimenti circolari, le tocchino i polsi punta delle dita, parte superiore delle ruscellamento di (pedale, gomito o singole dita, quindi le dell’una e dell’altra sfregandole contro il dita nel palmo acqua dagli punta delle dita) restanti porzioni delle mano palmo dell’altra mano dell’altra mano con le avambracci alle mani mani dita intrecciate Il lavaggio completo richiede circa 60 secondi La frizione antisettica richiede circa 30 secondi
Igiene delle mani in ambito sanitario Sapone: meccanismo di azione ▪ I saponi agiscono alla stregua di surfattanti, molecole polari con estremità idrofobiche ed idrofiliche. ▪ Possono legarsi al doppio strato lidico, distruggendolo, aumentando in tal modo la permeabilità di membrana.
Igiene delle mani in ambito sanitario «Inadeguato» lavaggio delle mani Il lavaggio delle mani viene spesso effettuato in maniera inadeguata: ridotto tempo di lavaggio, utilizzo di prodotti inadatti, tecnica errata. Pertanto, a seguito di un lavaggio «inadeguato» numerosi siti possono risultare ancora contaminati e, quindi, ancora potenzialmente «utili» al trasferimento di microrganismi.
Disinfezione Fattori critici Ambiente: ▪ temperatura: optimum: 20-37°C. Una diminuzione della temperatura riduce l’efficacia. Un aumento pari a 10°C determina un aumento 2x della velocità di azione ▪ pH del mezzo in cui deve agire il disinfettante Materiale: ▪ natura del materiale (porosità) ▪ presenza di materiale organico (sangue, pus, vomito, feci) ▪ inattivazione principio attivo ▪ rivestimento della superficie batterica ▪ adsorbimento (eliminazione) del principio attivo Disinfettante: ▪ concentrazione del principio attivo ▪ tempo di applicazione (contatto con materiale) ▪ qualità acqua per diluizione disinfettante
Disinfezione Fattori critici Microrganismo: ▪ tipologia ▪ i batteri Gram-negativi (presenza della membrana esterna) sono generalmente più resistenti dei Gram- positivi ai disinfettanti ed antisettici. ▪ micobatteri, endospore e cisti protozoarie sono molto resistenti ai disinfettanti ed antisettici. ▪ i virus sprovvisti di envelope (rivestimento di natura lipidica) sono generalmente più resistenti a disinfettanti ed antisettici rispetto ai virus con envelope. ▪ carica microbica: la attività di un disinfettante è inversamente proporzionale alla concentrazione microbica. ▪ organizzazione ▪ presenza di biofilm: comunità cellulare multistratificata sessile in cui gli elementi cellulari sono immersi in una matrice polisaccaridica (slime) di derivazione batterica. La matrice potrebbe influenzare l’attività del disinfettante o inattivandolo interagendo chimicamente con esso o rallentandone la diffusione attraverso gli strati cellulari più profondi.
Disinfezione Caratteristiche «ideali» di un disinfettante ▪ Attività: esteso spettro di azione (battericida, fungicida, sporicida, tubercolicida, viricida) ▪ Rapidità di azione: breve “tempo minimo di applicazione” (1-10 minuti) ▪ Atossicità: non irritante per occhi, mucose, cute ▪ Non deve possedere capacità tintoriali ▪ Non corrosivo ▪ Stabilità: per diluizioni e tempi consigliati (anche in presenza di materiale organico) ▪ Buona capacità di penetrazione e detersione ▪ Costi: ragionevoli (economicità)
…in altre parole: non esiste una tecnica di disinfezione IDEALE !
Tecniche di sterilizzazione/disinfezione Criteri per la scelta Un approccio conveniente è quello suggerito da Spaulding, applicato nelle linee-guida U.S. bassa S Alto livello di Gli oggetti sono classificati, sulla base del loro impiego, disinfezione come: Livello intermedio ▪ critici di disinfezione ▪ semi-critici ▪ non critici Basso livello di disinfezione I relativi livelli di disinfezione sono: elevata S ▪ elevato (High Level of Disinfection, HLD) ▪ intermedio (Intermediate Level of Disinfection, ILD) ▪ basso (Low Level of Disinfection, LLD)
Tecniche di sterilizzazione/disinfezione Criteri per la scelta – trattamento di oggetti «critici» Oggetti “critici” = quelli collegati ad un alto rischio di trasmettere infezione, qualora vengano contaminati da microrganismi, ivi incluse le spore batteriche: ▪ a contatto con tessuti viventi fisiologicamente sterili ▪ inseriti nel sistema vascolare (strumentazione chirurgica, protesi, aghi, cateteri urinari/cardiaci, artroscopi, etc). Obiettivo: inattivazione forme vegetative e sporali (sterilità). Metodo: sterilizzante ▪ fisico (vapore) ▪ chimico (glutaraldeide 2%, perossido di idrogeno 6%, acido peracetico) ▪ chimico-fisico (ETO, plasma gas)
Tecniche di sterilizzazione/disinfezione Criteri per la scelta – trattamento di oggetti «semi-critici» Oggetti “semi-critici” = quelli che vengono a contatto con le mucose o con la cute integra (endoscopi, termometri, vasche per idroterapia, attrezzatura per terapia respiratoria/anestesiologica). Obiettivo: Inattivazione delle forme vegetative. E’ tollerabile la presenza di spore in quanto le mucose intatte sono generalmente resistenti all’infezione. Metodo: High or Intermediate Level of Disinfection (HLD, ILD) ▪ glutaraldeide ▪ perossido di idrogeno ▪ perossido di idrogeno + acido peracetico ▪ cloro ▪ composti fenolici ▪ iodofori
Tecniche di sterilizzazione/disinfezione Criteri per la scelta – trattamento di oggetti «non critici» Oggetti “non critici” = quelli che vengono a contatto con la cute intatta ma non con le mucose (strumentazioni mediche, superfici ambientali, suppellettili del paziente: padelle, bracciali per la misurazione della pressione sanguigna, stetoscopi, stampelle, sbarre per i letti, biancheria, alcuni tipi di posate o stoviglie, comodini e arredi dell’unità del paziente). Obiettivo = basso grado di contaminazione; la cute intatta, infatti, agisce come un’efficace barriera contro la maggior parte dei microrganismi, e la sterilità di questi oggetti non è richiesta. Metodo: Low Level of Disinfection (ILD, LLD) ▪ alcool etilico ▪ ioduri ▪ composti dell’ammonio quaternario ▪ fenoli
Tecniche di sterilizzazione/disinfezione Criteri per la scelta http://www.asl.pavia.it/webasl/UffEdSan.nsf/risRicDom/29979FA2AB0E7B00C1256E14004F2A6D/$File/Protocollo%20Disinfettanti%20.pdf
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