Con la stagione 2019/20 all'Opera di Roma inizia l'era di Daniele Gatti

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Con  la   stagione  2019/20
all’Opera di Roma inizia
l’era di Daniele Gatti
Martedì 10 dicembre (repliche fino al 22) il maestro Daniele
Gatti inaugura con Les vêpres siciliennes la nuova stagione
lirica del Teatro dell’Opera di Roma, ma anche il suo nuovo
ruolo di direttore musicale del teatro. Un momento importante
per l’orchestra e il coro, col suo maestro Roberto Gabbiani,
che vedono sottolineata, con la presenza costante di un
direttore di caratura internazionale, la qualità del loro
impegno artistico già ampiamente riconosciuta negli anni
scorsi. L’incarico del maestro Gatti non si limiterà alle
quattro esecuzioni previste: la sua sarà una presenza
costante, attenta, e dunque significativa per tutta la
Fondazione, ma anche una garanzia nei confronti dei colleghi,
italiani e stranieri, che saliranno quest’anno sul podio del
Costanzi.

Il calendario della stagione 2019-20 mostra come molti nomi di
prestigio arrivino per il loro primo impegno a dirigere la
nostra orchestra: Myung-whun Chung, Bertrand De Billy, David
Robertson. Accanto a loro le presenze attese dal pubblico di
Roberto Abbado, James Conlon, Alejo Pérez e, nelle riprese di
due evergreen del nostro cartellone, Piergiorgio Morandi e
Paolo Arrivabeni. Nelle passate stagioni abbiamo visto come
l’opera lirica riconquisti e mantenga la sua attualità (e il
suo appeal verso il pubblico più curioso e quello giovanile in
particolare) grazie al fatto di essere innanzitutto un grande
spettacolo. Consolidiamo le scelte di questi anni e rinnoviamo
la nostra fiducia a grandi registi perché rileggano il passato
rendendolo attuale. Tornano quindi Valentina Carrasco, Robert
Carsen, Denis Krief, Damiano Michieletto, Emilio Sagi, Graham
Vick e per la ripresa di Tosca Alessandro Talevi. Per la prima
volta arriva al Teatro dell’Opera Richard Jones, acclamato
regista lirico e operistico britannico ed è in assoluto la
prima volta che uno dei maggiori artisti contemporanei, il
cinese Ai Weiwei, accetta la sfida di una regia lirica con un
titolo per vari motivi a lui congeniale. Troppo lungo sarebbe
poi elencare qui le voci dei molti cantanti che esordiranno al
Costanzi o che, accolti dall’affetto del nostro pubblico, vi
faranno ritorno.

La stagione lirica del Teatro dell’Opera di Roma sarà dunque
aperta da Les vêpres siciliennes, un’opera che manca dal dal
gennaio 1997, quando fu per la prima volta eseguita al
Costanzi nella lingua originale (le precedenti tre versioni,
1940, 1956 e 1964 furono eseguite in italiano). Questa è
l’opera con cui Verdi esordì nel giugno 1855 a Parigi, la
piazza teatrale più importante per un compositore dell’epoca;
la prima italiana avvenne a Parma nel dicembre dello stesso
anno, dopo svariati interventi della censura, che spostarono
anche l’azione da Palermo al Portogallo. Direttore de Les
vêpres siciliennes sarà, come si è detto, Daniele Gatti,
mentre la regia del nuovo allestimento è affidata a Valentina
Carrasco, già apprezzata dal nostro pubblico per una sua
Carmen a Caracalla (2017). La scenografia sarà opera del
francese Richard Peduzzi, celebre, tra gli altri lavori, per
il Ring realizzato da Boulez/Chéreau a Bayreuth nel 1976. Il
maestro Peduzzi debutta in questa occasione a Roma, dove ha in
passato diretto l’Accademia di Francia fra il 2002 e il 2008.
Le luci saranno di Peter van Praet e i costumi di Luis
Carvalho. Le coreografie del balletto “Le quattro stagioni”,
parte integrante del secondo atto di questo grand-opéra,
saranno di Massimiliano Volpini. Tra i principali interpreti
Roberto Frontali nel ruolo di Guy de Montfort, Dario Russo in
quello de Le sire de Béthune; Hélène sarà cantata da Roberta
Mantegna che, nata nel nostro progetto “Fabbrica”, ha già
intrapreso una brillantissima carriera internazionale. Sono
talenti della seconda edizione di questo stesso progetto
Andrii Ganchuk, che interpreta Le comte de Vaudemont, e Irida
Dragoti, Ninetta. Con loro ci saranno John Osborn (Henri),
Michele Pertusi e Alessio Cacciamani (Jean Procida), Francesco
Pittari (Danieli), Saverio Fiore (Thibault) e Alessio Verna
(Robert).

Prima opera del 2020 (dal 23 gennaio al 6 febbraio) I Capuleti
e i Montecchi di Vincenzo Bellini sarà il secondo titolo
diretto dal maestro Daniele Gatti in un nuovo allestimento con
regia, scene, costumi e luci di Denis Krief. I ruoli dei due
protagonisti saranno interpretati da Anna Goryachova e
Vasilisa Berzhanskaya (Romeo, en travesti), Mariangela Sicilia
e Benedetta Torre (Giulietta). Con loro sul palcoscenico Iván
Ayón Rivas e Giulio Pelligra (Tebaldo), Nicola Ulivieri
(Lorenzo) e Alessio Cacciamani (Capellio). Un’opera molto
attesa dagli appassionati del belcanto per la appassionata
versione che Bellini, nel 1830, seppe dare della tragedia di
Shakespeare, e anche perché questo capolavoro manca dal
Costanzi dal 2004, quando venne diretto da Nello Santi.
Sporadiche comunque le apparizioni precedenti sul palcoscenico
romano: la prima è datata 1967, diretta da un giovanissimo
Claudio Abbado con la regia di Mario Missiroli, allestimento
poi ripreso nel ’79 con Argeo Quadri sul podio.
Sarà in scena a febbraio (dal 18 al 29) anche l’Evgenij
Onegin di Čaikovskij diretto da James Conlon. Un’ “opera di
formazione”, tratta dal romanzo in versi di Puškin, che vede
la giovanissima protagonista “innamorarsi dell’idea
dell’amore” e invaghirsi della persona sbagliata, per
raggiungere solo in seguito la sua maturità sentimentale. Lo
spettacolo (in lingua originale) avrà la regia di Robert
Carsen, che nella sua brillantissima carriera ha debuttato
solo la scorsa stagione a Roma con una poetica lettura
dell’Orfeo ed Euridice e tornerà nel prossimo ottobre con
l’Idomeneo mozartiano. Scene e costumi saranno di Michael
Levine e le luci di Jean Kalman. Nel ruolo del titolo Markus
Werba. Maria Baiankina (Tat’jana) debutta all’Opera di Roma,
così come Yulia Matochkina (Ol’ga). Negli altri ruoli maschili
Saimir Pirgu (Lenskij), John Relyea (Gremin) e Andrea
Giovannini (Triquet). Tornano su questo palcoscenico Anna
Victorova (Filipp’evna), così come Irida Dragoti (Larina) e
Andrii Ganchuk (Zareckij) del progetto “Fabbrica” YAP.
Quest’opera fu eseguita in italiano nelle sue prime tre
rappresentazioni al Teatro Costanzi (1965, 1975 e 1981); nel
2001 la prima edizione in lingua originale, scelta che verrà
adottata anche questa volta. L’allestimento è della Canadian
Opera Company per una produzione creata per la Metropolitan
Opera di NYC.

L’edizione della Turandot, in programma dal 25 marzo al 5
aprile, si annuncia come una lettura davvero nuova del
capolavoro di Puccini così amato e tante volte rappresentato
all’Opera di Roma.
Il nuovo allestimento sarà curato in ogni aspetto (regia,
scene, costumi) da uno dei più grandi artisti
contemporanei, Ai Weiwei, che per la prima volta si cimenta
con una regia teatrale. Una scelta lontana dalla sua consueta
ricerca artistica, ma che Ai Weiwei ha accettato anche perché,
giovanissimo, era stato una comparsa nella Turandot di
Zeffirelli al Metropolitan. Da quei giorni newyorchesi un
lungo cammino di artista, e di oppositore del governo cinese,
lo ha condotto ad essere una figura di assoluto spicco nel
mondo artistico di oggi: proprio a New York lo scorso anno gli
sono state affidate cinquanta sedi dove allestire una sua
enorme personale. Leggere l’immaginario mondo cinese di Gozzi,
e poi di Puccini, da parte di un artista cinese sarà motivo di
straordinario interesse. A dirigere Turandot sarà Alejo Pérez,
che da poco ha ottenuto un grande successo con L’angelo di
fuoco di Prokof’ev e che negli anni scorsi si era affermato
ne Il naso di Šostakovič e nella Lulu di Berg: dunque uno
specialista del Novecento storico in grado di sottolineare le
molte novità della scrittura pucciniana.
Nel ruolo della principessa con Anna Pirozzi si alternerà
Amber Wagner (al suo debutto romano), Calaf sarà Gregory Kunde
(in alternanza con Arsen Soghomonyan, anche lui al debutto),
Altoum Carlo Bosi, Timur Antonio di Matteo (in alternanza con
Marco Spotti), Liù sarà interpretata da Francesca Dotto, di
casa al Costanzi. Ci saranno Alessio Verna (Ping), Francesco
Pittari (Pang), Pietro Picone (Pong) e, dal progetto
“Fabbrica” YAP, Andrii Ganchuk (un mandarino).
Agli stessi anni della Turandot risale la Kát’a Kabanová, che
Leoš Janáček terminò nel 1922. È la prima volta che questo
capolavoro del musicista ceco è rappresentato a Roma: si potrà
dunque ascoltare e vedere uno dei maggiori lavori teatrali del
Novecento, in cui conflitti sociali di un mondo autoritario e
drammi interiori della protagonista s’intersecano fino a
condurre alla tragedia finale. L’opera sarà presentata in
un nuovo allestimento in coproduzione con la Royal Opera House
di Londra, uno spettacolo che ha vinto quest’anno l’Olivier
Award. A dirigere l’opera (dal 19 al 28 aprile) sarà David
Robertson, regia di Richard Jones e scene e costumi di Antony
McDonald. Lucy Carter curerà le luci e Sarah Fahie le
coreografie. Molti i debutti nel cast: Charles Workman (Boris
Grigorijevič), Susan Bickley (Marfa Kabanová), Andrew Staples
(Tichon Kabanov) e Amanda Majeski come protagonista. Nel cast
anche Stephen Richardson (Savël Prokofjevič Dikoj), Cristopher
Lemmings (Váňa Kudrajaš), Emily Edmons (Varvara), Lukáš Zeman
(Kuligin).

A maggio (dal 22 al 31) torna un’opera del giovane Verdi
raramente presente nella storia dell’Opera di Roma e che è
stata affidata alla regia di Damiano Michieletto. Trascurata
per quasi un secolo, Luisa Miller (1849) ebbe infatti la sua
prima romana nel 1938 e fu ripresa poi nel 1949 e di nuovo nel
1990. In quest’ultima data la diresse Roberto Abbado, che
tornerà sul podio per questo lavoro tratto da Schiller, da
tempo considerato centrale nell’evoluzione stilistica di
Verdi. Lo spettacolo ha le scene di Paolo Fantin, i costumi di
Carla Teti e le luci di Hans-Rudolf Kunz, video designer Timo
Schlüssel. Riccardo Zanellato sarà il conte di Walter, Piero
Pretti Rodolfo, Daniela Barcellona Federica, Marco Spotti
Wurm, Enkhbat Amartuvshin, giovane baritono mòngolo, debutta
come Miller, Roberta Mantegna ritorna in stagione come Luisa.
Si tratta di un allestimento in collaborazione con l’Opera di
Zurigo.
Alla fine di maggio sarà in teatro, a capo per la prima volta
della nostra orchestra, il maestro Myung-whun Chung: dirigerà
la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, il massimo capolavoro
non teatrale del compositore. Sotto la sua bacchetta
canteranno il soprano Carmen Giannattasio, il mezzosoprano
Daniela Barcellona, il tenore Saimir Pirgu e il basso Roberto
Tagliavini. L’unica presenza, in un lontano passato, al
Costanzi del maestro Chung risale al 1995, ospite con la
Philharmonia Orchestra per un concerto sinfonico.
Dal 13 al 25 giugno sarà in programma la Carmen, diretta da
Bertrand de Billy (al suo debutto all’Opera) con la regia di
Emilio Sagi, le scene di Daniel Bianco, luci di Eduardo Bravo
e coreografie di Nuria Castejón. Si tratterà però di un nuovo
allestimento perché lo spettacolo (visto nel 2014) avrà
costumi nuovi disegnati da Fendi: continua così la
collaborazione del Teatro dell’Opera con le grandi firme della
moda proseguita, dopo La traviata di Valentino, con Maria
Grazia Chiuri per la maison Dior e ancora con Jean Paul
Gaultier ciascuno per due spettacoli di balletto.
A interpretare i ruoli principali di questa Carmen tornano
Veronica Simeoni e Pavel Černoch (insieme già ne La damnation
de Faust). Nel ruolo della protagonista ci saranno anche
Ksenia Dudnikova e Irene Roberts, in quello di Don José anche
Migran Agadzhanyan. Escamillo sarà interpretato da Vitaliy
Bilyy e, dal progetto “Fabbrica” YAP, Andrii Ganchuk. Maria
Grazia Schiavo sarà Micaëla.

Due importanti titoli di Stravinskij, legati alla sua stagione
neoclassica ed entrambi diretti da Daniele Gatti, chiuderanno
la stagione nella seconda metà di ottobre. Un nuovo
allestimento del Rake’s Progress (La carriera di un libertino)
dal 18 al 29, uno dei grandi capolavori del Novecento
rappresentato al Costanzi una sola volta nel maggio 1968, (ma
allora in una produzione e con complessi dell’Opera di
Amburgo). Questo, che vede invece protagoniste l’orchestra e
tutte le forze del teatro, sarà invece un allestimento in
tutto nuovo con il nostro direttore musicale e la regia di
Graham Vick. Canteranno Juan Francisco Gatell nel ruolo di Tom
Rakewell, Chen Reiss in quello di Anne Trulove, Markus Werba
di Nick Shadow. Ci saranno Adriana Di Paola (Baba the Turk),
Stephen Richardson (Father Trulove), Paul Nilon (Sellem) e
Susan Bickley (Mother Goose).
A intercalarsi tra le date del Rake’s Progress ci sarà, il 23
e il 24 ottobre, l’oratorio stravinskiano Oedipus Rex affidato
alla narrazione, in un ruolo centrale del lavoro di un grande
attore italiano, Massimo Popolizio. Accanto a lui le voci di
Brendan Gunnell nel ruolo del titolo, di Ekaterina Semenchuk
in quello di Jocasta; Alex Esposito torna su questo
palcoscenico e interpreterà Créon, Andrea Mastroni sarà
Tirésias. Questa pagina è presente un’unica volta nella
cronologia del teatro, diretta da Zoltan Pesko nel 1995 con la
regia di Squarzina e le scene e i costumi di Manzù, questi
ultimi diventati parte integrante dell’importante collezione
di artisti che hanno collaborato con l’Opera di Roma.
Com’è ormai consuetudine, e per venire incontro alle attese
del pubblico, due produzioni evergreen del Teatro dell’Opera
di Roma incorniceranno l’inizio e la fine della stagione. In
dicembre, con l’opera inaugurale, si alterneranno cinque
recite di Tosca, nella versione 1900 della prima assoluta
dell’opera, curata da Alessandro Talevi e diretta da Pier
Giorgio Morandi. Le scene e i costumi di Adolf Hohenstein sono
ricostruite sui bozzetti originali rispettivamente da Carlo
Savi e Anna Biagiotti. Le luci sono di Vinicio Cheli. Lyudmila
Monastyrska, che debutta all’Opera di Roma, si alternerà con
Monica Zanettin nel ruolo del titolo. Giorgio Berrugi e Diego
Cavazzin torneranno a interpretare Cavaradossi così come
Claudio Sgura come Scarpia, Domenico Colaianni Sagrestano,
Luciano Leoni Angelotti. Andrea Giovannini sarà Spoletta. Alla
produzione partecipa la Scuola di Canto Corale dell’Opera di
Roma. A novembre 2020 sarà in scena La traviata con la regia
di Sofia Coppola, i costumi di Valentino, Maria Grazia Chiuri
e Pierpaolo Piccioli, le scene di Nathan Crowley. Sul podio ci
sarà Paolo Arrivabeni e nel ruolo della protagonista si
alterneranno Zuzana Markova, Albina Shagimuratova e Claudia
Pavone, in quello di Alfredo Germont Sergey Romanovsky, Iván
Ayón Rivas e Alessandro Scotto di Luzio, in quello di Giorgio
Germont Marco Caria e Simone Del Savio. Le coreografie
interpretate dal Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
sono di Stéphane Phavorin, Vinicio Cheli firma le luci, video
a cura di Officine K.

Ulteriori informazioni: Teatro dell’Opera di Roma
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