Ciao! Sono Jackson, oppure Jack o semplicemente Socio e voglio parlarti di me
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Sono nato da una cucciolata ai confini con la Ungheria. Il mio primo proprietario, purtroppo, è venuto a mancare che non avevo ancora un anno di età e mi ha lasciato solo, in una casa abbandonata. Sono stato nutrito a fatica da una famiglia vicina, che però aveva già i suoi problemi a campare. La tecnologia, però, mi è venuta in soccorso. Tramite un gruppo FB si fa avanti un'altra famiglia, con dei bambini meravigliosi che però abita a più di 1200 km di distanza. Bisogna organizzare i documenti, il viaggio, le vaccinazioni, tutto il necessario per passare Croazia, Slovenia, Italia fino alla Svizzera. E qualcuno, finalmente, se ne occupa. I giorni passano, le frenesie aumentano, arrivano persone buone e amorevoli che mi controllano. Verificano il microchip, la mia salute generale, le mie vaccinazioni e preparano tutti i documenti. Poi, il 12 luglio di quest'anno, la grande svolta. Viene a trovarmi un pazzo che parla lingue strane...dicono siano un po' l'italiano, un po' l'inglese, un po' il veneto... Ma io conosco solo il croato però, a prima vista, quel pazzo che mi chiama semplicemente Jack oppure Socio è simpatico, mi piace e ci intendiamo da subito.
Viene a trovarmi la sera e mi avvisa che il giorno dopo faremo grandi cose assieme! Io non sto più nella pelle e, quando finalmente arriva il giorno dopo, quando l'Umano arriva, mi fa indossare una strana cosa che dicono si chiami pettorina e mi slega dalla catena con la quale ho convissuto almeno per tre anni! Esco dal portone dopo anni chiuso in quel giardino. Sono quasi disorientato ma dentro mi sono felice perché sento che qualcosa di bello sta per succedere. Nemmeno ricordavo come fosse il paesaggio oltre la porta. Due cani mi abbaiano...ma io non so cosa rispondere...non mi ricordo di mai visto altri cani in vita mia. Ci sono le persone, coloro che si sono sempre presi cura di me e che mi hanno dato il cuore, che hanno tutti
gli occhi lucidi, ma sorridono esono felici per me perché sanno che dove sto andando starò bene – e questo è l'importante! L'Umano mi carica di peso in macchina (non so cosa significhi saltare, in vita mia non lo avevo mai fatto...) e mi assicura alla cintura di sicurezza, mentre i miei vecchi padroncini, che mi hanno già procurato tanta acqua fresca per il viaggio ed il pane e latte, che è l'unica cosa che io mangio, hanno gli occhi gonfi e luccicanti. Un'ultima foto, un'ultima leccata ai miei "vecchi genitori" e si parte!
Non è che capisco bene cosa stia succedendo ma mi fido del mio Umano, che mi controlla costantemente dallo specchietto e mi accarezza e mi parla di continuo. I paesaggi scorrono veloci dal finestrino. Non avevo mai visto niente di tutto ciò è tutto nuovo per me, tutto intorno a me si muove e sono curiosissimo. Adoro l'aria dei finestrini aperti e dopo due ore, in piedi come un soldato crollo e mi addormento! Ad un certo punto sento che il motore si ferma ed il bagagliaio si apre. L' Umano mi prende in braccio e facciamo una passeggiata...ovviamente ne approfitto per fare due passi con lui e la pipì. Annuso tutto intorno a me. Ci sono odori che non ho mai sentito, profumi di cui ignoravo l'esistenza.
Quando risaliamo in macchina, l'Umano apre una busta di plastica. Non so cosa ci sia dentro, ma visto che il Socio ne mangia una fetta decido di assaggiarla anch'io! Era buonissima! Una fetta io ed una fetta lui e ce la siamo spolverata tutta! Poi ripartiamo. Ora il paesaggio non è più verde, i nidi delle cicogne sui pali della luce hanno lasciato il posto alla strada grigia e veloce. L'Umano si ferma un' altra volta. La chiama dogana quel posto, ma mi dice di non preoccuparmi. Parla di documenti con la signora simpatica in divisa e lei, con un sorriso ci fa passare. L'Umano esulta: "Siamo in Italia, Socio!" Non so cosa sia sta Italia, però questa cosa lo rende felice
e di conseguenza contagia anche me. Poco dopo ci fermiamo. Apre ancora il bagagliaio, mi riprende in braccio e mi porta, al guinzaglio, in uno spazio, dicendo che è un giardino, che è fatto apposta per i cani, che è chiuso, non ci sono pericoli e mi sgancia il guinzaglio. É una sensazione stranissima e meravigliosa che non conoscevo, avevo quasi timore di muovermi. Per la prima volta non sento più niente che mi trattenga! Non posso correre perchè, probabilmente, ho un po' di dolore alle gambe posteriori ma giro libero per un bel pezzo anche se non mi allontano tanto dall'Umano. Ancora una volta sento altri odori, profumi, vedo tante cose nuove che non avevo mai visto. E dopo una bella bevuta di acqua fresca e si riparte.
Passano probabilmente altre due ore. Sono tranquillo e mi godo sonnecchiando, l'aria dai finestrini aperti. Nel frattempo , questa famosa pettorina un po' mi da fastidio e decido di accorciarla a modo mio, rosicchiandola un po'. Quando l'Umano se ne accorge sorride, mi fa una carezza e mi dice. "dai non ti preoccupare che andiamo a prenderne subito un'altra, magari più comoda" e così è stato. Scendendo ancora una volta dalla macchina ci sono tanti, troppi rumori, tutti nuovi per me che mi spaventano. L'Umano dice che si chiama traffico, ma io mi spavento e non voglio camminare. L'Umano ancora una volta mi prende in braccio e mi porta dentro uno strano negozio, pieno di strani odori, tanti a me sconosciuti. Conosco Francesca, l'umana del negozio che, dopo avermi coccolato un bel po' con dei biscotti per cani, mi infila una bella pettorina nuova fiammante, con la raccomandazione (che seguirò scrupolosamente) di non mangiare anche questa! Si riparte. La strada grigia oramai si perde e tutto sta tornando verde. Assomiglia tanto a quel posto da dove siamo partiti, dove abitavo prima, ma i profumi sono decisamente diversi. Dopo tante curve, che qui chiamano tornanti, finalmente ci fermiamo e mentre l' Umano
pulisce il mio vomito (non sopporto i tornanti...) ne approfitto per cercare di fare amicizia con Ciro e Lo Smilzo, due gattoni che stazionano dall'Umano e dalla Angelica, quella signora di una certà età tanto buona con me che non perde tempo per farmi i complimenti e le carezze. Si unisce anche Luciano, l'altro vicino di casa, che anche lui mi riempie di coccole. Essendo ancora ai primi pasti ancora una volta mi nutro di pane e latte che i miei vecchi amici mi avevano dato per il viaggio, poi una bella passeggiata per i bisognini ed una bella dormita fino all'alba. Alle 6 avevo già voglia di uscire e quindi l' Umano, con una espressione non proprio sveglia mi accompagna in giro. Più tardi, si accorgerà che a onor del vero, non ero stato io a svegliare la contrada con il mio abbaiare ma un'altro cane – ma tanto si era svegliato lo stesso! Dopo un po', finalmente, ci rimettiamo in strada. Sui tornanti riesco a far capire il mio disappunto a proposito di questi, ma son bravo e spiego all'Umano che deve fermarsi per non farmi vomitare in macchina.
I tornanti finiscono. Torna la strada grigia e veloce e dopo un'oretta piccola sosta passeggiata. Il Socio dice che siamo a Verona (che non so cosa sia...) e che il viaggio durerà ancora parecchio ma io me ne frego perchè adoro l'aria che mi entra dai finestrini e le carezze che mi fa mentre guida. E poi, col mio Socio, mi sento al sicuro. La radio della macchina continua a gracchiare e mentre sonnecchio e ascolto, avverto quel "beep" che avvisa che sta per finire la grande strada grigia e veloce. Nel frattempo guardando il meteo, l'Umano decide di fermarsi sotto una tettoia, da dove ripartiremo solo dopo un pisolo e dopo che fossero scese tutte quelle palline bianche chiamate grandine. Poco dopo esser ripartiti ancora una strada grigia, ma non veloce come le altre, anzi quasi ferma. Dai finestrini potevo abbaiare e salutare i vicini di macchina. Ancora una pausa, molto breve, giusto una piccola pipì e poi la scritta "Dogana" ancora una volta! L'Umano mi dice: "Sei arrivato nella tua nuova terra, la Svizzera! E ancora: "Tra un'oretta arriviamo a destinazione, una nuova casa, la tua nuova famiglia". Ancora strada grigia e poi verde, verde, verde...adoro il verde!
E finalmente conosco la prima parte della nuova famiglia: una casa, una umana grande ed una molto piccola! In più 4 gatti. Gli umani, dopo una veloce valutazione, decidono che era il caso che io andassi subito lavato, spluciato, spazzolato e proumato. Dopo esser risalito in macchina ritorniamo sulla strada di prima ed entriamo questa volta in uno strano negozio, dove Elena, gentilissima, si prende immediatamente cura di me. Senza perdere il contatto con il mio Umano mi lascio lavare con l'acqua tiepida, il sapone, l'antipulci, una accorciata alle unghie, tante tante spazzolate per eliminare quei fastidiosi parassiti, non ultima quella antipatica di zecca che avevo sul collo. Un' altra esperienza nuova per me. Dopo due ore sono un cane nuovo, lavato, spazzolato, profumato, coccolato, fiero e possiamo tornare in quel posto che gli umani chiamano casa. Non so cosa siano le scale però un po' alla volta ci provo, provo a farle anche se avverto un po' di dolore perchè non ci sono abituato.
La prima notte dormo con l' Umano, quello che mi chiama Socio, perché ho paura di rimanere solo. Di lui so che posso fidarmi ciecamente e d'altronde, me lo ha già dimostrato. L'umana invece è un po' più seriosa – poi capirò che il cucciolo d'uomo che porta sempre sulla schiena è una sua creatura e che come tutte le madri cerca di difenderla, da tutto e da tutti e che quindi il suo sguardo serioso era proprio per far capire chi avrebbe comandato da quel momendo in poi, ma io, che una madre nemmeno la ricordo, questo non lo so.
I primi giorni passano bene. A parte un problema di possesso con l'osso, quello grande bianco, cerco di farmi voler bene. Non sporco, cerco di socializzare coi gatti e con il cucciolo d'uomo. Poi la mia prima vera uscita in pubblico. Una vera gita in macchina, fino ad una grande città dove in un bar, son riuscito a farmi amiche tutte le persone presenti, compresa la barista che mi continuava a riempire la mia ciotola d'acqua perchè il cucciolo d'uomo continuava a giocarci e a svuolarla. Benché il cucciolo d'uomo non si esprimesse come gli altri umani, avevo capito che tra noi due c'era qualcosa e che avrei dovuto tenerla d'occhio: avrei dovuto badare a lei e questo, probabilmente, è stato un errore.
È domenica, il 18 di luglio, son già passati sei giorni da quando ho conosciuto quel pazzo che mi ha fatto viaggiare così a lungo e finalmente conosco il resto della famiglia. Nel frattempo, quest'ultimo, quello che mi chiama Socio, cerca di spiegarmi un po' di cose di famiglia. Di come la famiglia debba cercare di capire le mie esigenze e come io debba capire le loro norme che sono molto complicate per me.
Ci saranno delle regole (che prima di allora non sapevo nemmeno cosa fossero le regole!). Cercano di spiegarmi, nella loro lingua che io fatico a capire, quel che si fa e quel che non si fa ma mi creano solo più confusione di quella che già ho in testa e, un po' come fanno gli umani, qualche volta, sbrocco anch'io un po'. Il mio amico Umano cerca di spiegarmi con calma ciò che si fa e ciò che non si può fare, ma io in testa, continuo ad avere parecchia confusione... Intanto però, me lo tengo stretto. È vero, ogni tanto non mi so controllare, ma sono cose che ancora devo imparare, che nessuno mi ha mai insegnato.
Dovevo subito togliermi dalla testa che gran parte dei giochi che sono in giro non erano miei – ma io, che non ho mai avuto giocattoli, non sapevo nemmeno cosa fossero, però mi incuriosivano e li assaggiavo tutti, anche perché lo avevo visto fare alla cucciola d'uomo. Tra alti e bassi inizio a capire un po' come funziona una famiglia. Mi lasciano tranquillamente sul divano, sul tappeto, sul pavimento. Mi hanno regalato una cuccia enorme, nella quale però ci sto dentro a fatica – ma non importa. Mi hanno insegnato che i bisognini si fanno fuori di casa e per farlo devo mettere pettorina e guinzaglio e così quando qualcuno si avvicina alla porta mi preparo al volo per uscire. Non riesco a capire però cosa posso e cosa non posso mordere. Sono concetti ancora difficili per me.
I giorni passano, arriva martedi 20 ed il mio Socio Umano di riferimento mi saluta in modo strano. Capisco che sta succedendo ancora qualcosa di nuovo, gli occhi gli stanno luccicando più del solito, mi abbraccia forte e mi sussurra qualcosa tipo: "io devo andare...". Sento che qualcosa ancora sta cambiando e decido di mettermi fisso sul suo fianco e tenere la mia testa sempre all'altezza del suo ginocchio, e gli rimango a fianco ogni passo quella mattina come lui avrebbe sempre voluto, non lo mollo più, nemmeno in bagno. A qualcuno sembreranno pochi nove giorni assieme ma per me e per il mio Socio Umano sono stati la svolta. Esce e va verso la macchina. Questa volta non apre il bagagliaio per farmi salire. Mi guarda ancora una volta, mi promette che ci rivedremo presto, mi chiede di fare il bravo e mi dice: "Vai, adesso è questa la tua nuova famiglia". Me lo dice in un'orecchio, mentre singhiozza e mi sta abbracciando. Cerco di fare finta di niente ma, solo chi conosce i cani, sa che anche noi sappiamo piangere. Prima di andare via, mi lascia una sua maglietta, con il suo odore, quello che mi ha accompagnato nel lungo viaggio e che mi ha donato la libertà, dove andrò a rifugiarmi subito dopo. Lo vedo allontanarsi, sento ancora per un po' il rumore della sua macchina, quella che mi ha portato verso questo piccolo paradiso fino all' incrocio qui sottocasa. Poi più niente...
Ripenso ai bei giorni passati assieme, alle lunghe camminate lungo i fiumi, alle foto che ci siamo fatti assieme nell'erba, al viaggio che abbiamo fatto assieme.
O a quando mi hai insegnato a bere da solo alla fonte
O a quando, maledetta quella volta, che sono diventato "cittadino svizzero"
Nei giorni successivi non va molto bene, sono nervoso, un po' irritabile e mi arrabbio facilmente. Ogni tanto combino qualcosa e l'unico sistema che conosco per spiegarmi è quello di mordere o di provare a farlo. La prima volta ho cercato di farlo con il mio Umano, che mi aveva subito spiegato che così non si fa e non è successo niente. Poi con l' umana femmina, quella grande – ma anche qui nessun danno. Poi è toccato all' umana a cui piaceva spazzolarmi. Non mi ricordo cosa avesse fatto ma era qualcosa su cui non ero d'accordo. Nel frattempo, l' umana più grande non contenta delle mie azioni iniziava a darmi delle punizioni... ...fino a martedi scorso, il 27 di luglio. Non mi ricordo cosa sia successo e nemmeno perchè io lo abbia fatto ma, mentre l'umana grande era via, mi sono permesso, forse – perchè non ricordo bene – di difendere un giocattolo della umana più piccola, trafiggendo con un piccolo morso il braccio dell'umana che di solito mi spazzolava, che era intenta intenta a sistemarlo altrove. Da lì in poi è successo il finimondo e più passava il tempo e più non capivo quel che succedeva. Qualcuna ha parlato di ospedale, di pronto soccorso, di museruola, di
denuncia...parole a me piuttosto sconosciute... ...e di veterinario cantonale Nel frattempo sono costretto a mantenere la museruola che mi impedisce di fare tutto e non ricevo più coccole carezze, attenzioni. L'umana, quella grande, si fa seria, è molto incazzata con me ma non è la sola. Il giorno dopo arriva questa signora chiamata veterinario cantonale. Fa delle domande, cerca (o fa finta di cercare...) delle spiegazioni ma...non va niente come dovrebbe andare. Lei mi tocca ed io, che non sono d'accordo, mi arrabbio ancora una volta, ma con la museruola non faccio del male a nessuno... almeno così penso...
Questa è l'ultima immagine in cui sto bene e dormo tranquillo nella mia cuccia, pensando ancora una volta al mio Socio Umano e atutto quel che ha fatto per farmi star bene...
...Senza nemmeno darmi la possibilità di replicare, di scappare, di farmi tornare con l'Umano che mi aveva fatto fare il mega giro in macchina, senza neanche tenere in considerazione che il mio Umano, quello che mi chiamava Socio, mi aveva già trovato una famiglia nuova pronta ad accogliermi nonostante i miei problemi, senza contare che vi aveva espressamente chiesto di non farlo, senza nessun' altra possibilità avete deciso della mia vita, reputato che io non fossi più degno di esistere su questo mondo o come dicono gli sFizeri "ero diventato un problema per la società" Voi due umane, avete fatto credere di farmi del bene, ma, nell'inganno, nella malvagità, nella cattiveria e nella vostra crudeltà e superficialità mi avete addormentato, per sempre, quando avrei potuto comunque adattarmi ad altre esigenze sicuramente diverse dalle vostre. Le possibilità c'erano, il mio Umano le aveva già trovate ed erano complete, ma avete volutamente scelto di ignorarle per la vostra testardaggine, arroganza, presunzione, cattiveria, egoismo.... eh già, le leggi degli umani sono superiori a tutto.. Si, umani - Ma umani de che?? Questo è mio primo ed ultimo saluto scritto, cari finti umani. Mi avete tradito,ingannato, mi avete ucciso.
Oggi, 29 luglio 2021 ho smesso di mordere. Sul Ponte dell'Arcobaleno non c'è bisogno di farlo per spiegarsi. Ho ritrovato subito gli amici dell'Umano che mi chiamava Socio, quello un po' pazzo, mezzo italiano e mezzo veneto: Fara, Bella, Ariel, Neve, Anika, Libe, Mao, Chicca, Pluto e moltissimi altri sono solo alcuni, degli amici che mi sono corsi incontro subito, che l'Umano ha amato e continuerà ad amare e che mi hanno accolto senza chiedere nulla in cambio...Mi hanno pure detto che son arrivato troppo presto, ma ho cercato di far capire loro che la colpa non era stata la mia. Io cercavo solo una nuova vita...però mi hanno accolto a zampe aperte.... ... ora sei ancora più libero di prima... Corri forte Socio, corri più forte del vento, corri sul Ponte dell'Arcobaleno e non farti prendere, mai più! Da nessuno! Ciao Jackson/Jack Ciao Socio Jackson, 21 marzo 2017 – 29 luglio 2021 ucciso da mano assassina perchè mordeva dopo solo 17 giorni di nuova vita
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