Centuriazione Definizione-Etimologia - Amazon S3

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Centuriazione

Definizione-Etimologia
Dal latino centuriatio, derivato da centuria, che significava
in origine centum heredia, terreno quadrato ripartito in cento
lotti da trasmettere in eredità. Si tratta di un tipico
tessuto agrario della pianificazione romana.

Generalità
Tracce più o meno consistenti della sua presenza sono
riscontrabili nelle aree pianeggianti sottoposte dai romani a
opere di bonifica e suddivise in maglie quadrate di percorsi e
canali chiamate centuriae (2400 x 2400 piedi = 710 x 710 m
circa).
Intorno al 1830 il danese capitano di vascello C.T. Falbe fu
il primo a riconoscere una centuriazione nella campagna a
nord-est di Tunisi, in prossimità dell’antica Cartagine. Da
allora delle centuriazioni sono state rinvenute in numerose
regioni dell’Impero romano e la conoscenza intorno a esse è
andata progressivamente aumentando, fino a dar luogo a un
particolare settore di studi, con una letteratura assai ricca
e metodi di indagine topografici e aerofotografici ampiamente
consolidati.
Dal punto di vista territoriale (territorio), la centuriazione
non va, tuttavia, considerata un reperto antiquario.
L’uniformità della sua diffusione e la persistenza con cui ha
condizionato e continua a condizionare nel sostrato gli
assetti odierni inducono ad analizzarla come un operante
prodotto storico all’interno del fenomeno più generale della
pianificazione romana.

Storia
Subito dopo le guerre annibaliche, a partire dai primi decenni
del II secolo a.C., istanze di varia natura (militari,
demografiche,     economiche,    politiche,    giuridiche    e
amministrative) spinsero i Romani ad attuare su larga scala un
vasto programma di colonizzazioni territoriali, che, a
giudicare dai segni residui sulle carte attuali e
dall’iconografia del Corpus Agrimensorum, puntavano a
integrare organicamente le centuriazioni con le altre
componenti tipiche dei piani (insediamenti, vie e confini
amministrativi), sulla base di un modello standard di agro
colonico presumibilmente quadrato, come il tipo corrispettivo
della città romana.
La mancanza di un termine latino in grado di rendere il
significato di “pianificazione” induce a ipotizzare che tale
valore semantico potesse essere incluso in quello di
centuriatio: momento conclusivo della ripartizione
superficiale dei terreni bonificati e perciò, in quanto tale,
sinteticamente rappresentativo dell’intero processo.
Dalla campionatura dei numerosi sistemi cardo-decumanici
individuati nell’Italia centro-settentrionale e in Padania si
deduce come tali sistemi fossero concepiti sulla geometria
elementare della linea, della croce ortogonale (decussis) e
del quadrato. In particolare i quadrati di lato 5 consentivano
nella prassi esecutiva triangolazioni di verifica dello
squadro tramite la misura in numeri interi della diagonale, il
cui valore impreciso 7 (in realtà 7,071…) era dal punto di
vista geometrico del tutto ininfluente sulle lunghe distanze.
Ciò spiega probabilmente la messa a punto di un sistema
proporzionale di misure di superficie impostato su multipli
quinari progressivamente crescenti (si veda la metrologia
romana), come la centuria, il saltus e l’ager, unità modulare,
quest’ultima, ipotizzata a seguito di ricerche recenti, che
hanno individuato (sui Fogli al 100.000 dell’Istituto
Geografico Militare, in particolare in Valdichiana) numerosi
sistemi di segni ortogonali (frammenti di percorsi e confini a
distanza costante di saltus) riconducibili a delimitazioni
quadrate di 12 miglia, variamente ruotate in relazione ai
luoghi (secundum naturam). Conformemente ai dettami degli
Agrimensores, la loro geometria di impianto è data dalle
direzioni del cardo e del decumanus maximus: il primo
coincidente con un rettilineo della via consolare; il secondo
con una sua trasversale di fondovalle, il cui squadro era
ottenuto con uno strumento (groma) posto nel centro della
centuriazione (ombilicus). La scelta del migliore orientamento
naturale era effettuata dai progettisti in virtù di un sistema
coordinato di mappe misurate dette formae, realizzate a
seguito di rilievi accurati (metationes), riferiti a una base
geodetica di maglie quadrate (paralleli e meridiani non
convergenti) di dimensioni uguali ai quadrati di rotazione, ma
incentrati sul Campidoglio e orientati sui punti cardinali
(secundum caelum).
In termini cartografici, la tecnica della quadratura non solo
consentiva con relativa facilità e precisione di ottenere
riduzioni o ingrandimenti di scala, ma dava anche la
possibilità di fissare in maniera univoca – prima sulle carte,
poi nella realtà – la croce ruotata degli assi di fondazione,
subordinandone il disegno e il tracciamento a quattro
capisaldi della maglia, legati a due a due da un rapporto in
numeri interi (ratio), variabile in funzione della scelta
dell’angolo di rotazione, ma a indici invertiti tra gli assi
ortogonali del cardo e del decumano. Al tracciamento della
croce di impianto doveva seguire presumibilmente la
definizione dei confini, marcati con cippi sui quattro lati
del quadrato fino ai cantonali d’angolo. Operazioni di
traguardo visivo (spectiones) tra limiti e assi mediani,
ripetute a distanza costante di cinque centurie (12.000
piedi), determinavano la ripartizione dell’ager in saltus,
tramite una rete di strade secondarie e/o di confini interni
(viae o limites quintarii), che consentivano la distribuzione
delle aree di pertinenza dei vari insediamenti (pagi e vici),
tenendo conto ovviamente delle diverse acclività e della resa
economica. Da qui la distinzione tra saltus montani (per il
pascolo e il legnatico), collinari (per le coltivazioni
specializzate a vino e olio) e di pianura (per la coltivazione
intensiva dei cereali), i quali, in particolare, dopo la
bonifica erano di norma risuddivisi in centurie, e queste a
loro volta frazionate in lotti (sortes) da assegnare per
estrazione ai coloni.

Bibliografia
AA.VV., Misurare la terra: centuriazioni e coloni nel mondo
romano, Modena, 1984; Castagnoli F., Architettura,
Urbanistica, Centuriazione, in Castagnoli F., Topografia
antica. Un metodo di studio, II, Roma, 1993; Cataldi G., La
pianificazione antica del territorio, in Biagianti I. (a cura
di ), La Valdichiana dai primordi al Terzo Millennio. Storia
ragionata di un territorio, Cortona, 2007; Cataldi G., Forma
quadrata Italiae. La pianificazione territoriale dell’Italia
romana, in“Atti e Memorie dell’Accademia Petrarca di Lettere,
Arti e Scienze”, LXV, 2003, Arezzo, 2004, pp. 102-104; De
Caterini R., Gromatici Veteres. Piccola storia della tecnica e
dei tecnici dell’antica Roma, Roma, 1966; Dilke O.A.W., Gli
agrimensori di Roma antica, Bologna, 1971; Falbe C.T.,
Recherches sur l’emplacement de Carthage, Paris, 1833;
Fraccaro P., Opuscula. Scritti di Topografia e di Epigrafia,
I-II, Pavia, 1957; Schmiedt G., La centuriazione romana,
Atlante delle Sedi Umane Scomparse in Italia, III, Firenze,
1989.

Photogallery

Igino Gromatico, Miniatura Manoscritto Palatinus 1564, IX
secolo, Colonia Claudia, forse Aventicum (Avenches, Svizzera),
Roma, Biblioteca Vaticana.

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Igino Gromatico, Miniatura Manoscritto Palatinus 1564, IX
secolo, decumano e cardine massimi e quintarius, Roma,
Biblioteca Vaticana.

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Pietro Kandler, Pertica Agri   Colonici   Polensium,     1858,
Trieste, Biblioteca Civica.

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La pianificazione romana della     Valdichiana   e   dell'Alta
Valtiberina. (Cataldi G., 2007).

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