Caritas diocesana pensieri, riflessioni, idee e prospettive per una accoglienza - pastorale - Caritas Reggiana

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Caritas diocesana pensieri, riflessioni, idee e prospettive per una accoglienza - pastorale - Caritas Reggiana
se mi
accogli...                       pensieri,
                            riflessioni, idee
                           e prospettive per
                           una accoglienza
                                pastorale

 Caritas diocesana
 Reggio Emilia-Guastalla
                            Isacco Rinaldi   1
se mi
accogli...
Indice

 5 Introduzione
   Isacco Rinaldi

 9 Aspetti teologico pastorali dell’accoglienza
   Vescovo Luciano Monari

15 Accogliere nei processi relazionali: lavorando in rete
   nella parzialità coinvolgendo e costruendo legami nella lettura
   di territori che parlano di situazioni sempre più complesse
   Antonella Morlini

29 Animare e formare le comunità parrocchiali all’accoglienza:
   dall’emergenza alla quotidianità ascoltando e accompagnando
   nella prevalente funzione pedagogica
   Valerio Corghi
Introduzione
Isacco Rinaldi

Ricorre quest’anno il 20esimo anniver-       Per tutti questi motivi abbiamo pensa-
sario della morte di don Luigi Gugliel-      to di dedicare a don Luigi questa pub-
mi, direttore della Caritas diocesana        blicazione e per rimanere fedeli al suo
dal 1992 al 1996, che amo ricordare          stile vogliamo sia sobria, essenziale,
come persona ricca di umanità e aper-        ma anche vera e provocatoria.
to all’accoglienza dell’Altro. È stato per
me e per tanti altri un “maestro” di vita.   Accoglienza, proprio di questo voglia-
Maestro perché ci ha testimoniato nel-       mo parlare anche se oggi non è facile
la quotidianità il senso vero dell’acco-     farlo. Da una parte vediamo migliaia di
glienza.                                     persone che scappano dalla guerra e
Un uomo che si è sentito accolto dalla       dalla fame in cerca di un futuro miglio-
sua famiglia e dalle tante persone che       re, tante famiglie che a causa della crisi
gli hanno voluto bene, un prete che si       economica perdono la casa; dall’altra i
è sentito accolto dalla Chiesa dioce-        recenti fatti di Parigi e Bruxelles porta-
sana che tanto ha amato e che ha cer-        no molti a chiudersi e a vedere l’altro
cato di servire fino in fondo con i suoi     come un nemico, qualcuno da cui di-
doni e con i suoi limiti. Sorretto da una    fendersi.
profonda spiritualità e dalla preghiera      Vogliamo, quindi, fornire uno strumen-
quotidiana, ha saputo esprimere una          to di approfondimento per aiutare la
vera accoglienza nei confronti delle         nostra Chiesa e la nostra comunità a
persone che incontrava. Ha saputo ac-        riflettere. Per farlo proponiamo una pri-
cogliere molti di noi che iniziavamo a       ma riflessione teologico pastorale che
conoscere la Caritas, molti giovani che      ci aiuta a guardare l’altro cercando in
attraverso l’obiezione di coscienza e il     lui il volto di Dio. Una seconda riflessio-
conseguente servizio civile si lascia-       ne ha maggiormente un taglio sociolo-
vano coinvolgere da proposte “alte” e        gico e una terza esperienziale.
tanti “poveri” che bussavano alla porta      Nella prima abbiamo chiesto al Vesco-
della Caritas o a quella della canonica      vo di Brescia, Mons. Luciano Monari,
di Castellazzo.                              amico, confratello e compagno di don

                                                                         Isacco Rinaldi    5
Luigi ai tempi del seminario diocesano,      ribadircelo invitandoci ad abitare le pe-
    un contributo sulla relazione con l’Altro,   riferie esistenziali. L’indizione del Giubi-
    che ci aiuti a riscoprire quanto sia im-     leo della Misericordia è una straordina-
    portante essere prossimi a chi si trova      ria occasione e un tempo di grazia e di
    nella difficoltà. L’altro di cui vogliamo    conversione personale e comunitaria
    parlare è un altro molto concreto, è         che ci è stata offerta per rivedere i no-
    Colui che si incarna nelle persone che       stri stili di vita.
    incontriamo sulla nostra strada, che il      A tal proposito il progetto di accoglien-
    Padre ci pone sul nostro cammino.            za invernale vuole aiutare le nostre co-
    Spesso siamo alla ricerca di giustifica-     munità parrocchiali e la cittadinanza
    zioni o ci riempiamo la vita e il tempo      tutta a riscoprirsi prossimo dei tanti
    di cose e di impegni che non ci per-         che ancora oggi non sanno dove dor-
    mettono di considerare gli altri come        mire o che sono vittime dei moderni
    “un nostro problema”. Deve occuparse-        “briganti”.
    ne il Comune, il Servizio Sociale, chi è     Non vogliamo solo trovare posti letto.
    preposto a questo o a quel bisogno…          Se questo fosse stato l’obiettivo sareb-
    e così via. Queste sono le principali        be stato più semplice allestire un gran-
    scuse che troviamo per non accettare         de dormitorio; vogliamo soprattutto
    di metterci in relazione. Sicuramente        offrire spazi di relazione dove ciascuno
    siamo tenuti anche a richiamare chi ha,      possa sentirsi accolto da qualcun altro
    per responsabilità istituzionali, il dove-   ed essere riconosciuto nella sua digni-
    re di difendere i più poveri e bisogno-      tà di persona.
    si, e lo faremo con forza, ma abbiamo        Gli ospiti potranno sentirsi accolti dalle
    anche il dovere di interpellare le nostre    parrocchie e dai volontari, ma anche
    coscienze su quanto possiamo e dob-          i volontari potranno vivere la stessa
    biamo fare in prima persona.                 esperienza nei confronti di chi li ac-
    Il Vangelo di Matteo (Mt 25, 31-46) ci       compagna nel percorso di accoglienza
    ricorda il metro con il quale saremo         e anche da chi viene accolto. Ho sem-
    giudicati e Papa Francesco continua a        pre cara nella memoria la vicenda di

6     Isacco Rinaldi
quel volontario che confrontandosi con          tro”, “i problemi diventano risorsa”, ci
una delle persone ospitate gli parlava          ricordano che siamo tutti in cammino e
della difficoltà nell’accudire i bambini        che il percorso possiamo e dobbiamo
durante il pomeriggio finita la scuola e        farlo insieme facendoci carico gli uni
di come, attraverso questa relazione,           degli altri perché siamo tutti figli dello
fu proprio l’ospite ad offrirsi per tener-      stesso Padre.
glieli. E da questo nacque una bella re-        Infine, ma non per ultimo, abbiamo in-
lazione che persiste tuttora.                   serito una testimonianza in merito a
Se abbiamo il coraggio di aprirci agli          questi anni di accoglienza invernale, te-
altri il Signore ci concede grandi doni         stimonianza di chi, insieme a tanti altri,
e ci fa scoprire tutti bisognosi gli uni        si è messo in gioco dedicando cuore
degli altri.                                    e tempo alle parrocchie e ai volontari,
                                                cercando con assiduità e coerenza la
In questi anni ci siamo resi conto che          collaborazione con tutti: servizi sociali,
le situazioni che incontriamo sono              terzo settore, associazioni di volonta-
sempre più complesse e le risorse non           riato e semplici cittadini.
sono infinite. Questo ci chiede di ripen-
sare alle nostre modalità di sostegno e         Nel riflettere su questa tematica mi
aiuto alle persone cui vogliamo dare un         pongo, però, anche interrogativi che
aiuto. La dottoressa Morlini, che in que-       vorrei condividere con chi ha respon-
sti anni ci ha accompagnato in diversi          sabilità ecclesiali e di governo della
cammini formativi, ci aiuta in modo             nostra città.
laico, ma profondamente cristiano, ad           Vediamo tante persone che transitano
approfondire alcuni aspetti dell’acco-          per l’accoglienza invernale da diversi
glienza, fornendoci spunti di riflessio-        anni… Possiamo e dobbiamo consi-
ne e piste di lavoro molto affascinanti         derarli “cronici” e ci rassegniamo a ri-
e altrettanto praticabili. Alcuni termini       trovarceli tutti gli anni il 1° dicembre
come “limiti”, “tempo”, “saper aspetta-         all’apertura del nuovo progetto di ac-
re”, “aprirsi alle reali possibilità dell’al-   coglienza invernale o abbiamo il corag-

                                                                           Isacco Rinaldi    7
gio di intraprendere nuovi percorsi per
    far loro recuperare la dignità dei figli di
    Dio?
    Molte delle persone che vivono ai mar-
    gini ormai non riescono più a trovare, o
    forse neanche a cercarselo, un lavoro.
    Ci rassegniamo di fronte ai fallimenti
    o li rimettiamo al centro della politica
    e della pastorale del nostro territorio e
    con loro ripartiamo?
    Potranno sembrare utopie, ma io vo-
    glio continuare a sognare e a lavorare
    per far sì che nessuno possa essere
    considerato “cronico” o “senza spe-
    ranza” e che le nostre comunità civili
    ed ecclesiali non si chiudano all’acco-
    glienza dell’Altro.
    Penso che questa sia l’eredità che don
    Luigi ci ha lasciato e auspico ci sia an-
    cora chi ha il coraggio di lanciarsi in
    questa affascinante avventura.

                               Isacco Rinaldi

8     Isacco Rinaldi
Aspetti teologico pastorali dell’accoglienza
Vescovo Luciano Monari

VA’ E ANCHE TU FA’ LO STESSO               stesso. Avesse rifiutato ogni attenzio-
                                           ne ai suoi stessi bisogni, avesse odiato
Il messaggio della parabola del buon       la sua vita così tanto da non fare nulla
Samaritano (Lc 10,29-37) sta essen-        per mantenerla, avrebbe già cessato di
zialmente nel mutamento del concet-        vivere. Ciascuno di noi, dunque, deve ri-
to di prossimo che essa promuove. Si       conoscere di avere ‘amato’, almeno ini-
legge nel libro del Levitico il comanda-   zialmente, la sua vita, di averla nutrita,
mento: “ama il prossimo tuo come te        protetta e difesa.
stesso” (Lv 19,18) e ci si chiede che      Il comandamento chiede di allargare
cosa significhi un tale comando. Si        questa attenzione e cura anche ad al-
suppone, evidentemente, l’amore per        tre persone. Ci si può chiedere il perché
se stesso; si riconosce questo ‘amore      di un tale precetto. Gli altri non sono
di sé’ come cosa buona e si chiede di      me stesso; amare me stesso non s’i-
allargare la cerchia dell’amore inclu-     dentifica con l’amare gli altri. Perché se
dendo in essa anche altre persone, ap-     io amo me stesso dovrei amare anche
punto ‘il prossimo’.                       degli altri? Se mi fermo al fatto di ‘ave-
Che l’uomo ami se stesso, come di-         re’ la vita, l’allargamento dell’amore non
cevamo, è dato per scontato come           segue necessariamente; se invece fer-
fosse una verità evidente per se stes-     mo l’attenzione sul fatto che ho ricevu-
sa. Forse qualche psicologo avrebbe        to la vita come ‘dono’, cioè come un pa-
qualcosa da precisare, ma il testo è       trimonio non meritato, anzi nemmeno
sufficientemente chiaro: ogni essere       meritabile, allora la riflessione si apre.
vivente tende a difendere e prolungare     Ho ricevuto la vita dai miei genitori (è il
la sua vita; è un impulso naturale che     fatto evidente) e la vita che ho ricevuto
spinge a soddisfare i bisogni essenzia-    è un patrimonio che valuto positivo (al-
li, a opporsi alle minacce, a desiderare   trimenti l’avrei rifiutata); questi due fatti
il meglio per se stessi. Fino che una      insieme fondano un dovere di ricono-
persona umana vive, ciò significa im-      scenza verso coloro che mi hanno dato
plicitamente che si è preso cura di se     la vita, verso i genitori. Solo verso i miei

                                                              Vescovo Luciano Monari       9
genitori? No; anche i miei genitori han-     rispondere subito: tutti gli uomini. Ma
 no ricevuto la vita nello stesso modo e      questa sarebbe una risposta astratta
 quindi debbono essere a loro volta rico-     perché la mia vita non è immediata-
 noscenti: è il complesso della società a     mente in contatto con tutti gli uomini
 diventare il riferimento necessario del-     e quindi l’amore per l’umanità intera
 la riconoscenza perché la vita dei sin-      è più una benevolenza di sentimento
 goli può sorgere e mantenersi solo nel       che una responsabilità concreta. Se
 complesso della società. A sua volta la      voglio dare un contenuto effettivo al
 società può esistere e svilupparsi solo      termine ‘prossimo’ devo staccare all’in-
 nel contesto del cosmo intero con le         terno dell’insieme di tutti gli uomini un
 sue leggi, possibilità e limiti. Insomma,    sottoinsieme che contenga solo alcu-
 per il fatto che vivo e amo la mia vita ho   ni soggetti e che possa essere inteso
 un debito di riconoscenza nei confron-       come appello pressante al mio impe-
 ti della mia famiglia, della società, del    gno, alla mia azione.
 mondo, di tutto ciò che esiste.              Il modo in cui lo scriba pone la doman-
 Da qui il debito nel confronti di un pros-   da è già indicativo: “Chi è il mio pros-
 simo: nei confronti dei miei genitori,       simo?” S’intende: io sono il centro del
 evidentemente, perché la vita ha per         mio mondo – il mondo dei miei pen-
 me anzitutto i lineamenti del loro vol-      sieri, dei miei desideri, delle mie azioni.
 to, del loro amore; ma inevitabilmente       Attorno a me si stende il territorio am-
 anche nei confronti di coloro che sono       plissimo dove gli uomini vivono, alcuni
 strettamente uniti ai miei genitori. Non     vicino a me, altri lontani da me; alcuni
 potrei evidentemente amare i miei ge-        parlano la mia lingua, altri parlano lin-
 nitori se non amassi anche coloro che        gue più o meno incomprensibili; alcuni
 ai miei genitori sono legati. La chiama-     condividono interessi con me, altri mi
 ta all’amore comincia così ad allargar-      sono estranei o addirittura concorren-
 si. Fin dove? Questa è la domanda che        ti; riesco a comprendere abbastanza
 lo scriba pone a Gesù quando chiede:         bene gli ideali che muovono alcuni, ma
 “Chi è il mio prossimo?” Potrei anche        faccio fatica a entrare nelle mentalità

10 Vescovo Luciano Monari
di altre persone. All’interno di questo      lo scopo della definizione è assumere
territorio complesso, dove si colloca la     una di queste possibilità ed escludere
linea, che sarà anche sottile ma deve        tutte le altre in modo che il concetto di
essere chiara, che distingue il prossi-      prossimo rimanga ben definito e che
mo dal remoto? che quindi fissa il mio       quindi l’estensione del mio obbligo di
dovere di amare in modo concreto ed          amare abbia un contenuto concreto
effettivo? Certo, posso amare tutti ma       e preciso – che non si allarghi troppo
solo in modo verbale o sentimenta-           (perché allora diventerebbe un obbligo
le; voglio sapere chi debbo amare in         solo mentale) e non si restringa troppo
modo effettivo, in modo da coinvolgere       (perché allora rischierebbe di indentifi-
le mie azioni, i miei programmi di vita.     carsi con l’impulso naturale ad amare
A questa domanda Gesù non rispon-            se stesso e diventerebbe inutile per la
de con una ‘definizione’ del prossimo.       formazione della società).
Una definizione è una delimitazione          Il pasticcio nasce quando ascoltiamo la
di confine; serve a distinguere chi è        risposta di Gesù. Gesù non dà una defi-
dentro da chi è fuori; una buona defi-       nizione tecnica del prossimo; risponde
nizione del ‘prossimo’ deve compren-         invece narrando una parabola. Ora, se
dere tutti quelli che sono prossimi e        c’è qualcosa di difficile da afferrare è
deve escludere tutti quelli che non lo       una definizione di mezzo a un raccon-
sono. Possiamo ipotizzare: sono pros-        to. La definizione è fissa, stabile, vale
simi tutti i miei parenti e affini fino al   sempre e dovunque; il racconto è mo-
grado ‘x’ di parentela o affinità; oppu-     bile, dinamico; anche quando è pignolo
re: sono prossimi tutti i cittadini della    nella descrizione dei particolari lascia
mia città, o della mia provincia, o della    sempre dei buchi che debbono essere
mia regione, o del mio stato…; oppure:       riempiti dall’immaginazione dell’ascol-
sono prossimi tutti coloro che parlano       tatore. Sembra che il racconto sia il ge-
o comprendono la mia lingua, tutti co-       nere letterario meno adatto per definire
loro che condividono la mia religione, la    un concetto; eppure Gesù qui, come in
mia etnia… Le possibilità sono infinite e    altri casi, usa la parabola. Un passante

                                                                 Vescovo Luciano Monari 11
assalito dai briganti, spogliato dei suoi     sul perché il sacerdote e il levita non si
 averi, colpito a sangue, abbandonato          siano fermati a curare il ferito sono sta-
 lungo la strada… un sacerdote e un le-        te immaginate delle risposte: se il ferito
 vita che passano, vedono e continuano         fosse morto, sacerdote o levita avreb-
 il cammino… un Samaritano che vede,           bero contratto un’impurità rituale e non
 prova compassione, si avvicina, cura,         avrebbero potuto fare il loro servizio
 porta all’osteria… Non c’è dubbio che la      nel Tempio; oppure: avevano urgenza
 narrazione vuole contrapporre il com-         proprio perché dovevano svolgere un
 portamento del Samaritano a quello            servizio liturgico…; tutte risposte possi-
 del sacerdote e del levita; e vuole, la pa-   bili, ma evidentemente ipotetiche, che
 rabola, che gli ascoltatori diano ragione     stanno fuori del racconto. Il racconto
 al Samaritano e diano torto ai due reli-      suppone invece che queste due per-
 giosi. E così di fatto avviene. Quando        sone abbiano valutato il ferito come
 Gesù chiede allo scriba: “Chi di questi       non-prossimo e abbiano pensato che
 tre ti sembra sia stato il prossimo di        un loro intervento non fosse richiesto
 colui che è incappato nei briganti?” la       dal comandamento. Non si può pensa-
 risposta dello scriba riassume la rispo-      re, infatti, che un sacerdote non ricor-
 sta di ogni ascoltatore attento: “Chi ha      dasse il comandamento del Levitico o
 avuto compassione di lui.”                    che volontariamente lo volesse violare.
 Abbiamo allora la risposta al nostro          Dunque tre persone passano accan-
 quesito? Sappiamo ora chi è il nostro         to a un ferito; due non lo considerano
 prossimo? Sì e no. Sì, perché abbiamo         prossimo e non se ne prendono cura,
 davanti ai nostri occhi l’esempio di uno      uno invece prova compassione e ‘si fa
 (il Samaritano) che ha usato compas-          vicino’ (il racconto usa proprio questa
 sione nei confronti di un ferito, che         espressione!) e con il suo comporta-
 quindi lo ha amato come suo prossi-           mento lo fa vivere.
 mo. No, perché non ci sono elencati (o        A questo punto non so definire con
 definiti) i casi in cui questo comporta-      precisione chi sia prossimo o remoto;
 mento diventa doveroso. Alla domanda          so però come si diventa prossimi di chi

12 Vescovo Luciano Monari
è ferito: anzitutto con la compassione,       so che in un modo o nell’altro si trova
poi un comportamento efficace che             sul nostro cammino. Le altre qualifiche
cura. Il ferito era stato lasciato dai bri-   non contano: l’età, la razza, la religione,
ganti ‘mezzo morto’ e cioè sul crinale        l’appartenenza politica… tutte queste
sottile che separa la vita dalla morte.       cose, che sono così importanti nella
Con il suo comportamento il Samari-           vita sociale, sono irrilevanti quando
tano ha detto a quel ferito: “Io voglio       si tratta dell’amore del prossimo. Qui
che tu viva”; in questo modo lui, che         quello che conta è solo il bisogno re-
all’inizio era un lontano (i Samaritani       ale di qualcuno e la volontà di aiuto di
appaiono tali agli occhi dei Giudei), si      qualcun altro.
è fatto prossimo, ha superato la barrie-      Non c’è bisogno di spiegare che un
ra che separa prossimo e remoto e ha          racconto di questo genere è fecondo
compiuto l’opera efficace dell’amore.         sempre, ma in modo particolare quan-
Un racconto di questo genere è nar-           do si incrociano etnie diverse, religioni
rato non per rispondere esattamente           diverse, culture diverse. Chi è il mio
alla domanda etica su chi sia il pros-        prossimo? Dove posso fermare il mio
simo di qualcuno, ma per provocare            interesse e la mia preoccupazione? La
un atteggiamento di compassione che           parabola dice: abbi compassione e di-
superi tutti i confini e giunga a costrui-    venta prossimo. Nessuno di noi riuscirà
re legami di prossimità, quei legami di       a farsi prossimo di tutti i bisognosi che
cui c’è bisogno perché l’uomo possa           incontra sulla sua strada; ma ciascuno
vivere. Ci sono nel mondo situazioni          di noi crescerà in umanità nella misura
di debolezza, di bisogno, di malattia, di     in cui dilaterà la sua attenzione e la sua
pericolo; queste situazioni incrociano        azione efficace. Se provi compassione,
l’esperienza quotidiana di molti. Eb-         ti fai vicino; se ti fai vicino, impari a pro-
bene, il comandamento di Dio è invito         vare compassione; se provi un po’ più
pressante a farsi vicino all’uomo e ad        di compassione, ti farai un po’ più vici-
usare la propria forza per fare vivere.       no… Il processo di civilizzazione va in
A quale uomo? Al debole, al bisogno-          questa direzione. Il processo opposto,

                                                                 Vescovo Luciano Monari 13
quello che ritira la compassione e quin-     struire umilmente giorno per giorno un
 di il gesto di vicinanza va invece nella     futuro che possa essere ancora umano
 direzione di una minore umanità – e          e che non potrà essere umano senza
 quindi anche di una minore gioia.            compassione.
 È comprensibile che rimaniamo sor-           Questo mi è venuto da pensare quando
 presi dai cambiamenti che avvengo-           mi è stata chiesta una riflessione che
 no oggi negli insediamenti umani; è          richiamasse don Gigi Guglielmi. Io lo
 comprensibile anche che salgano dal          ricordo così: un prete capace di aprire
 cuore sentimenti ambigui, risentimenti       il cuore a tutte le situazioni di bisogno
 aggressivi. Ma non è degno dell’uomo         umano, capace di perdonare e aiutare.
 lasciarsi dominare da questi sentimen-       Credo si debba dire anche: un prete per
 ti; degno dell’uomo è imparare a prova-      il futuro che abbiamo davanti; impara-
 re compassione; degno della società          re da lui significa essere un poco più
 degli uomini è diventare gli uni per gli     attrezzati per quanto dovremo vivere.
 altri sostegno e difesa. Il futuro sarà
 profondamente diverso dal presen-
 te. Quasi tutti gli indici di incremento                   Vescovo Luciano Monari
 demografico riferiti all’Europa sono
 negativi; e tutti gli indici negativi sono
 riferiti all’Europa (con l’eccezione del
 Giappone). È pura illusione pensare
 che questa situazione non si tradurrà
 in una trasformazione demografica
 epocale, una vera e propria rivoluzione.
 Si possono deplorare i fatti, accusare i
 colpevoli, ma sono tutti atteggiamenti
 sterili. Vale la pena, invece, immagina-
 re le risposte migliori a questa sfida,
 portare il peso che essa comporta, co-

14 Vescovo Luciano Monari
Accogliere le persone nei differenti
percorsi: lavorando in rete, nella parzialitá,
coinvolgendo e costruendo legami,
nella lettura di territori che parlano
di situazioni sempre più complesse
Antonella Morlini

1. CHE COSA SIGNIFICA
ACCOGLIERE?

Mi è cara l’accoglienza perché solle-       di freddezza. Nei processi di accoglien-
cita la riflessione e l’azione aprendo      za i tratti emotivi, personali prendono
all’incontro con differenti persone,        tempo, energie e rischiano di avere
situazioni, esperienze. Il movimento        il sopravvento rispetto alla ricerca di
dell’accoglienza impegna i pensieri, le     comprensioni articolate riguardo alle
scelte, interpella le paure più profonde,   situazioni di realtà. Accogliere significa
può incoraggiare slanci e collaborazio-     anche accettare, approvare una pro-
ni inattese. Il significato riconduce a     posta, un orientamento: ricomprende
sguardi molteplici: riceviamo qualcuno      la scelta, il criterio, le ipotesi che ci ac-
“con varia disposizione d’animo”, emo-      compagnano, evidenzia il contatto con
tivamente possiamo sentirci propensi        la responsabilità personale, di gruppo
e vicini alle persone che incontreremo,     e sociale. Nell’accoglienza c’è il signi-
con le quali cercheremo di sviluppare       ficato ulteriore di contenere: un teatro,
un tratto di percorso, oppure percepia-     ad esempio, può accogliere 200 perso-
mo distanza, spaesamento, difficoltà.       ne, non di più, oppure un’aula scolasti-
L’impatto emotivo è in primo piano,         ca contiene fino ad un massimo di 30
può aprire a relazioni di immediata         alunni. Il senso del contenere restitui-
empatia, può acuire il senso di paura,15    sce all’accoglienza il suo limite: di spa-

                                                                      Antonella Morlini 15
zio, di tempo, forse anche di energie             responsabili di enti, aziende, organizza-
 emotive, di risorse economiche, socia-            zioni: il valore e il riconoscimento che
 li. Il significato riflessivo “accogliersi”       riusciamo a offrirci, la collaborazione
 apre all’idea di radunarsi, riunirsi, quin-       che apprendiamo a costruire possono
 di riconoscersi gli uni con gli altri, in un      diventare approdi strategici e significa-
 senso sociale, comunitario. C’è anche             tivi. Che cosa implica il contatto, l’in-
 il valore di “accogliere sé”, nel senso           terazione con persone di culture diffe-
 di raccogliersi in preghiera, in medi-            renti, in situazione di difficoltà, disagio
 tazione, alla ricerca di un contatto più          psicofisico e/o sociale? Quali attenzio-
 approfondito con noi stessi, con quel-            ni, orientamenti possono sostenerci
 lo che sentiamo, pensiamo, cogliamo.              nella comprensione delle complesse
 L’accogliersi tiene insieme tratti perso-         realtà di vita che incontriamo? Il primo
 nali e sociali, il riconoscimento di sé           fatto impegnativo e forse anche inten-
 e degli altri interlocutori, la riflessività      so, curioso è proprio questo: le persone
 soggettiva e di gruppo.                           possiamo vederle, cercare di interagire
        I significati dell’accogliere e dell’ac-   con loro per come sono, per come rie-
 cogliersi ci restituiscono tratti di lavoro       scono a parlare, a urlare, a ripiegarsi
 impegnativi e differenziati: la relazione         su loro stesse senza apparenti energie
 con le persone che accogliamo e con               per esprimersi. Le donne e gli uomini
 gli altri soggetti, gruppi, istituzioni, or-      che incontriamo nei percorsi di acco-
 ganizzazioni che insieme a noi accol-             glienza sollecitano interventi rapidi,
 gono; il contatto con percezioni, vissuti         ampi, risolutivi perché le problematiche
 molteplici, unitamente a percorsi deli-           sembrano evidenti: difficoltà economi-
 mitati da progettare, accompagnare e              che, familiari, relazionali, fisiche e/o
 sostenere nei contesti sociali territoria-        psicosociali. I bisogni ci paiono chiari e
 li. L’esperienza dell’accoglienza ci impe-        servono tante risorse per riuscire a so-
 gna personalmente, eppure si realizza             stenere le persone, le famiglie. Rischia-
 sempre in relazione con altre persone,            mo di muoverci in modo decisamente
 volontari/e, professionisti/e dei servizi,        lineare, meccanicistico, problema –

16 Antonella Morlini
soluzione, trascurando la complessità             compagnare le persone che chiedono
della situazione, dei contenuti e le reali        ascolto, accoglienza.
possibilità dei servizi, delle associa-                Si tratta di una parzialità che si
zioni, dei gruppi. I problemi, le risorse         colloca in contatto con la complessità
sono, probabilmente, da esplorare, da             delle situazioni, non di un movimento
approfondire con le persone, proprio              superficiale orientato all’impegnarsi
con loro possiamo apprendere a cono-              poco a fondo.
scerci, a riconoscerci per costruire un                Nella parzialità riconosciamo al
tratto di ascolto e di possibile progetto.        soggetto e ai differenti interlocutori
Se ci lasciamo prendere dall’urgenza di           del territorio un valore, una funzione,
risolvere, dalla rabbia perché non pos-           una reciprocità, da progettare e co-
siamo dare né fare tanto, se coltiviamo,          struire. L’approccio parziale accoglie il
anche inconsapevolmente, l’onnipo-                potere delle persone, dei gruppi, delle
tenza, rischiamo di perdere la lucidità           organizzazioni, inteso come influen-
strategica, sostituendoci alla persona,           zamento, contributo di idee, di culture
in nome del suo “presunto bene”. I pro-           differenti, di tratti faticosi unitamente a
cessi dell’accoglienza sono necessa-              slanci prepositivi. Non si tratta di subi-
riamente parziali: c’è la nostra parte e          re la forza, i contenuti distruttivi degli
quella delle donne e degli uomini che             interlocutori, ricerchiamo, piuttosto, un
incontriamo, le problematiche si sono             ascolto attivo e progettuale, una com-
formate negli anni, esprimono la storia           prensione più approfondita dei proble-
di vita delle persone, proprio per questo         mi e delle risorse, uno sguardo stra-
la conoscenza non può essere imme-                tegico che si muove nel possibile, al
diata, abbiamo bisogno di approfondi-             riparo da idealizzazioni generali e pre-
re le ragioni, la consistenza dei disagi,         costituite. Ad esempio: un uomo Mol-
dei fatti critici, delle fragilità di relazioni   davo può rivolgersi alla Caritas perché
affettive, sociali. Solo accogliendo la           cerca un posto per dormire, non ha i do-
nostra parte come parziale possiamo               cumenti, alterna tratti di lucidità a mo-
                                            17
apprendere a vedere, riconoscere, ac-             menti di confusione e disorientamento,

                                                                           Antonella Morlini 17
ogni tanto va alla mensa, è conosciuto         rispetto alle problematiche in primo
 da un centro di ascolto parrocchiale           piano, aprendo alla necessità di colla-
 dove in passato andava a chiedere soldi        borare, di interagire con altri volontari,
 e vestiti. L’approccio parziale quali mo-      operatori, responsabili, amministratori.
 vimenti incoraggia? Un colloquio di ap-        Non ci è chiesto di soddisfare la totalità
 profondimento, il contatto con il servizio     delle esigenze, obiettivo peraltro non re-
 sociale territoriale, il confronto con i vo-   alistico, bensì di approfondire e iniziare
 lontari della parrocchia, unitamente alla      a costruire in relazione con una parte
 ricerca di un posto letto, di un alloggio      di problematica, di risorsa, di vita della
 condiviso, temporaneo. Alcune azioni           persona, della famiglia. L’avvio parziale
 saranno possibili nell’arco di alcuni gior-    del percorso favorirà l’emergere di altre
 ni, altre richiederanno tempi più lunghi.      esperienze, difficoltà e potenzialità, nel
 Non per questo siamo inconcludenti,            divenire del lavoro, del progetto, dell’in-
 anzi, abbiamo iniziato a conoscere e ad        contro avremo la possibilità di cogliere i
 agire, riconoscendo le differenti parti di     tratti di fissità, di tenuta, di investimento
 lavoro, i possibili interlocutori. L’approc-   nella prospettiva, di paura riguardo al
 cio parziale implica porsi al servizio del     presente. Come si colloca l’approccio
 percorso con la persona, la famiglia, i        parziale in contatto con persone, si-
 soggetti della comunità territoriale, nei      tuazioni differenti? L’emergere di altre
 processi di progettazione e di lavoro          identità, culture è accolto in relazione
 rintracciamo qualche bandolo di com-           con le nostre idee, approcci alla vita, alla
 prensione strategica. Non è di aiuto fare      convivenza. Nell’interazione rintraccia-
 l’elenco particolareggiato dei bisogni         mo la possibilità di esplicitare le ragioni
 della persona Moldava, diventa utile,          che sostengono il modo di pensare e di
 piuttosto, iniziare a esplorare una parte      agire. Siamo parziali, ma non ripiegati
 di problema, valutando le risorse della        né impauriti, investiamo nella relazio-
 persona, del contesto, in relazione con        ne che apre ad un possibile contatto di
 il percorso possibile. Lo sguardo par-         comprensione e di costruzione proget-
 ziale ci fa vedere che cosa c’è di altro       tuale.

18 Antonella Morlini
1. QUAL È IL VALORE E L’UTILITÀ              ad esplorarle. L’obiettivo non è ricevere
DEL LIMITE?                                  delle risposte precise ed esaurienti, si
                                             tratta, piuttosto, di apprendere a incon-
Il confine, il limite ci appaiono spesso     trare il limite della signora, il contenuto
come ostacoli da superare, come linee        è proprio questo: il contatto con il suo
di demarcazione incomprensibili e in-        sé non è possibile, però parla volentie-
sensate. Si tratta di un pensiero che na-    ri, cerca un posto dove andare. Il senso
sce, forse, dalla paura di erigere muri,     del limite diventa espressione del ri-
separazioni tra le persone, i gruppi, i      conoscimento dell’altra persona, delle
popoli, oppure dall’idea che senza de-       sue risorse, delle problematiche evi-
limitazioni siamo liberi di fare quello      denti, dell’avvio possibile di un interven-
che ci pare buono e utile. Mi pare che       to, di un confronto, quindi del percorso.
il senso del limite possa essere inteso      Anche il nostro di limite è significativo:
anche come fatto che esprime il nostro       ci sentiamo affaticati/e a comunicare
e l’altrui confine, quale spazio che dice    che cosa possiamo offrire e che cosa,
di noi e delle persone che accogliamo.       invece, non è possibile costruire, abbia-
Nel limite c’è innanzi tutto la percezione   mo segnalato la necessità di rivolgersi
della fisionomia delle persone, dei loro     ai servizi socio-sanitari della Azienda
percorsi, delle esperienze significati-      USL, ma non è stato colto. Che cosa ne
ve che hanno contribuito a formarle.         facciamo di queste percezioni, dei con-
Se una donna in situazione di disagio        tenuti che emergono nelle interazioni?
psicosociale racconta di sé contenuti        Cerchiamo di renderli utili: forse c’è
sempre diversi e scarsamente atten-          bisogno di un altro incontro per appro-
dibili ci sta presentando il suo limite:     fondire, forse possiamo chiedere alle/
forse è disorientata o ha paura, proba-      ai professioniste/i del servizio sociale
bilmente non riesce a stare in contatto      territoriale se conoscono la persona o
con se stessa e con le altre persone,        qualche altro componente del nucleo
le ragioni non le conosciamo, possia-        familiare, probabilmente possiamo
                                        19
mo iniziare, sia pure faticosamente,         scrivere i principali contenuti emersi e

                                                                        Antonella Morlini 19
riprenderli in mano dopo qualche gior-       cogliamo o degli altri soggetti del ter-
 no con un/una collega dell’équipe, del       ritorio: “Quella” signora non sa fare la
 gruppo di volontariato. Nello spazio del     spesa, quante volte le abbiamo detto di
 limite, del confine c’è il contenuto più     acquistare i beni di prima necessità per
 impegnativo e quindi utile per avvia-        lei e i figli. E noi continuiamo ad assi-
 re qualche tratto di progettazione, di       sterla? Ha valore quello che facciamo o
 lavoro. Spesso il limite ci infastidisce     dobbiamo interrompere il sostegno?”;
 perché vorremmo mettere da parte la          “Il signor M. potrebbe lavorare, è sano e
 fatica di pensiero, di rielaborazione che    noi ci siamo fatti in quattro per trovargli
 l’incontro, l’accoglienza delle persone      una occupazione temporanea in quella
 portano con sé, eppure in questo in-         impresa agricola, ci siamo tanto racco-
 terrogarsi un po’ più a fondo possiamo       mandati con lui perché andasse e non
 rintracciare lo spessore umano, emoti-       ci facesse fare una brutta figura, invece
 vo, sociale, del servizio, dell’impegno:     si è dato malato dopo due giorni, è un
 allarghiamo gli orizzonti di conoscen-       fannullone!”. “Noi siamo dei volontari e
 za dei contesti di vita, accresciamo la      facciamo tutto il possibile con spirito
 comprensione delle situazioni di realtà,     di servizio e in piena gratuità, perché il
 investiamo nella ricerca di inediti con-     comune, l’Azienda USL sono così lenti
 fronti, interazioni progettuali nel terri-   e burocratici nei loro percorsi?” Il limi-
 torio. Il limite – confine può diventare     te degli interlocutori rischia di apparirci
 spazio percorribile con altre persone,       ingiustificato, se non ci fosse potrem-
 gruppi, organizzazioni, istituzioni, un      mo realizzare pienamente gli obiettivi
 terreno scomodo, disarmonico, eppure         prefissati, eppure questo approccio
 ricco di potenzialità, di sviluppi.          porta alla deriva, sviluppa accanimen-
      Il limite può anche essere inteso       to, rabbia, la presunzione di essere nel
 quale riconoscimento del possibile, del      giusto, perché a sbagliare sono le altre
 pensabile, del fattibile. In questo senso    persone. Ci sono dei fatti, delle situa-
 possiamo patire la limitazione e rin-        zioni che non sono affrontabili offren-
 correre le “colpe” delle persone che ac-     do risorse adeguate e tenuta, di certo è

20 Antonella Morlini
un movimento importante e costruttivo         lazione delle ipotesi, delle problemati-
ma non basta. La comprensione delle           che, delle risorse. Ciascun interlocuto-
persone si sviluppa lentamente, con           re ha dei limiti, è naturale, proprio per
tanti limiti, i tempi di maturazione sono     questa ragione abbiamo bisogno di
diversi dalle nostre attese, il rischio di    riconoscerli, di esplicitarli, di renderli
cronicità, di fissità è alto, ciò nonostan-   utili e progettuali. Solo vedendo la fra-
te qualche tratto di interazione c’è e        gilità, la limitazione quali parti ineludi-
delle parziali acquisizioni si affacciano.    bili dell’impegno, del lavoro dell’acco-
Il contatto con il limite delle persone,      glienza possiamo porci al servizio dei
dei gruppi, delle organizzazioni ci fa        molteplici e complessi percorsi, in una
vedere che cosa è possibile proporre, a       relazione esplicita, di contenuto con i
quali risorse possiamo fare riferimen-        differenti interlocutori. Nell’accoglienza
to, con quale strategia intraprendere il      c’è il limite quale misura delle energie,
percorso. L’accoglienza del limite non        delle risorse, delle prospettive che con
vuole dire accontentarsi, bensì aprirsi       le persone possiamo immaginare e co-
alle reali possibilità delle persone, del     struire. Perché i limiti sono visti come
contesto, alla ricerca degli spazi pos-       impedimenti, blocchi e non come con-
sibili di azione. Il possibile non è già      tenuto che appartiene alle persone, alle
dato e non risponde alle nostre attese,       organizzazioni? D’impatto vorremmo
è, piuttosto, l’esito delle interazioni che   eliminarli, sembra innaturale ricercare
costruiamo sia con le persone accolte         le ragioni dei limiti, le circostanze che
sia con i differenti soggetti pubblici e      li hanno rafforzati, il senso di impoten-
di privato sociale, emerge piano piano        za e quindi anche quello di potenza
dal lavoro di tessitura, di approfondi-       rischiano di avere il sopravvento, al-
mento, di progettazione che insieme           lontanandoci dalle situazioni di realtà,
intraprendiamo. In questo senso il limi-      dalla loro complessità. Se accogliamo
te non è semplicemente limitante, apre        le ragioni che hanno prodotto i limiti
alla individuazione degli spazi possibili     possiamo più lucidamente intravedere
                                         21
di dialogo, di confronto, di messa in re-     le collaborazioni possibili, i problemi

                                                                       Antonella Morlini 21
non affrontabili nell’immediato, diven-       sta lavorando per inserirlo in un gruppo
 ta interessante interagire con sogget-        terapeutico. L’osservazione prosegue, il
 ti distanti dalle nostre visioni sociali,     dialogo con i vicini e i volontari c’è, ad
 emotive. Ad esempio: una mamma                oggi l’allontanamento della mamma e
 con due bambini di 6 e 2 anni è stata         dei due bambini non sembra urgente.
 maltrattata dal marito, i vicini di casa      Se abbiamo già in mente la soluzione
 preoccupati fanno la segnalazione, il         gli interlocutori sono limitati e inadem-
 servizio sociale interviene e cerca di        pienti, se cogliamo le ragioni delle scel-
 capire la situazione. Anche i volontari       te, dei movimenti progettuali possimo
 si fanno vivi perché sono preoccupati         apprendere a interagire, a collaborare.
 per la tenuta economica, sociale, edu-
 cativa della famiglia. Passati dieci gior-
 ni i vicini di casa e i volontari diventano   1.2 CHE COSA È RISORSA
 impazienti: “Perché il servizio sociale       NEI PERCORSI DI ACCOGLIENZA?
 non interviene mettendo la mamma e
 i due bambini in comunità di accoglien-       La principale risorsa è la problematica
 za? Aspettano che lo sfratto diventi          della persona, della famiglia, nelle diffi-
 esecutivo, che il marito faccia un ge-        coltà, nei disagi, nelle asperità di vita ci
 sto disperato e tragico?”. Il limite degli    sono anche gli esili bandoli per riappro-
 interlocutori apre al giudizio serrato e      priarsi del cammino, del senso, delle
 perentorio, se invece approfondiamo           potenzialità sepolte. Nello stare male,
 le ragioni comprendiamo qualche trat-         se accogliamo di entrare in contatto
 to del percorso: il servizio sociale ha       con altri soggetti, interlocutori, abbia-
 già realizzato due incontri domiciliari,      mo la possibilità di comprendere, di so-
 i bambini sono sostenuti e accompa-           stenere, di cogliere qualche appiglio
 gnati alla scuola primaria e al nido, la      affettivo, relazionale, sociale. La possi-
 signora ha iniziato un corso di italiano,     bilità di stare sufficientemente bene è
 il marito si è messo a bere da quando         spesso una conquista, non un punto di
 ha perso il lavoro, l’assistente sociale      partenza, emerge dall’attraversamento

22 Antonella Morlini
di tratti di complessità, che aprono a        perché non risolvono l’impossibile, ma
risorse personali inattese. La difficoltà     affrontano il possibile, perché non ali-
non può essere illusoriamente rimos-          mentano fantasie onnipotenti, ma so-
sa, eliminata, può diventare più affer-       stengono, accompagnano momenti di
rabile, perché contenuta, ricompresa,         realtà, nel mondo, con interlocutori affi-
parzialmente condivisa. Il disagio            dabili. E allora i problemi diventano la
esprime le fragilità, le cronicità delle      nostra essenziale risorsa, perché ri-
persone accolte e anche le passioni, le       comprendono la complessità delle per-
esigenze più profonde, le paure che           sone, non solo l’evidente malessere, il
possono essere raccontate e vissute,          comportamento aggressivo e sfidante.
senza rimanerne tramortite/i. La fatica       In contatto con le problematiche i ser-
di vivere sembra prendere totalmente          vizi, le équipe, i gruppi di volontariato
le donne, gli uomini che incontriamo, il      apprendono ad interagire, a costruire i
dolore balza agli occhi e prende consi-       percorsi di accoglienza: ricostruendo,
stenza nei racconti che le persone fan-       sia pure parzialmente, la storia di vita
no. L’ascolto comprensivo ed elaborati-       delle persone; individuando una risorsa
vo restituisce alla persona il valore, il     relazionale, educativa, economica che
fatto che la sua vita non coincide inte-      possa sostenere ma non assistere
ramente con il disagio, la sofferenza, la     completamente, con il rischio di impo-
frustrazione per lo stato economico,          verire le energie potenziali delle donne,
sociale in cui si trova, così il percorso     degli uomini, delle famiglie; valutando
può iniziare, tra pretese e riconosci-        le risorse informali attivabili affinché le
menti, tra rabbie e senso di realtà, tra      persone non si sentano troppo sole; va-
fiducia e impossibilità a capire. La ric-     lorizzando le tante iniziative sociali,
chezza delle potenzialità è in questi         istruttive, culturali offerte dalla comu-
ambivalenti tratti di lavoro, la possibili-   nità territorio. Non si tratta di trasfor-
tà d’intravedere uno spiraglio rinnovato      mare i vincoli in risorse bensì di rintrac-
di vita emerge da questi confronti diffi-     ciare nei problemi le parti utili di
                                      23
cili, inconcludenti, eppure significativi,    conoscenza, di sensibilità, di intrapren-

                                                                       Antonella Morlini 23
denza, per farne un rinnovato punto di         nella comprensione e comunicazione
 inizio, di ridefinizione. Si tratta di movi-   allargata del senso e dell’utilità dell’ac-
 menti progettuali travagliati, talvolta        coglienza; gli operatori, i responsabili
 conflittuali, discontinui, eppure anche        dedicano tempo ed energie conosciti-
 produttivi, di valore, di senso. Nei per-      ve per entrare nel merito delle diverse
 corsi di accoglienza un’altra risorsa          tipologie di persone incontrate, per ap-
 cruciale è la progettazione: gettare lo        prendere a costruire percorsi differen-
 sguardo in avanti per intuire le ipotesi       ziati e utili; la collaborazione tra i diffe-
 di lavoro più pertinenti rispetto alla         renti interlocutori del territorio è
 complessità delle situazioni, costruire        approfondita e coltivata nel tempo,
 con le persone e i soggetti del territorio     sebbene gli approcci all’impegno, al
 risorse di relazione, sociali di acco-         servizio siano a tratti distanti. Operare
 glienza, promuovere orientamenti che           progettualmente implica riconoscere i
 riconoscono il valore del sostegno,            vincoli e le risorse del contesto sociale,
 dell’accompagnamento, con una logi-            organizzativo di cui siamo parte, per
 ca di emancipazione e non di totale as-        ricercare spazi di confronto e di azione
 sistenza. La laboriosità dei processi di       che rafforzino la possibilità di accoglie-
 accoglienza può incoraggiare un ap-            re e di sostenere nel possibile. Lo
 proccio prevalentemente programma-             sguardo progettuale si prende cura del-
 torio, volto a precisare quali sono gli        le condizioni che facilitano i processi
 spazi, i tempi, i ruoli di ciascuno degli      di accoglienza, aprendo e sostenendo
 operatori, dei volontari: di certo un la-      interlocuzioni con i soggetti già attivi
 voro necessario, significativo, che può        nel territorio e con quelli potenzialmen-
 entrare in relazione con lo sguardo            te interessati. L’azione progettuale ri-
 strategico, e quindi progettuale, riguar-      nuncia all’autoreferenzialità, al ricono-
 do all’inserimento delle persone. Il la-       scimento esclusivo dei propri meriti,
 voro di progettazione ricomprende la           per incoraggiare intraprese difficili,
 programmazione, ma non solo: le éq-            orientate al coinvolgimento dei cittadi-
 uipe, i gruppi di volontariato investono       ni, dei gruppi, delle istituzioni. I diffe-

24 Antonella Morlini
renti contributi prendono spessore e            cuno di noi lo accompagna la prima
crescono nell’interazione, nel precisare        volta. Lei che cosa ne dice?” Al telefono
i processi di lavoro e di organizzazione,       l’operatore si confronta con l’assisten-
nel valutare i punti di forza e i nodi criti-   te sociale che a sua volta evidenzia:”-
ci delle esperienze costruite. Fare pro-        Grazie per le informazioni accurate,
getto è impegnativo perché implica te-          prima incontro io il signor A, poi solleci-
nersi in apertura anche quando gli altri        tiamo una visita psichiatrica di appro-
soggetti non sono così costruttivi, il la-      fondimento. Quello che state facendo
voro di tessitura tra le persone e con le       è molto utile, compresa l’osservazione,
organizzazioni è incessante, a tratti           il monitoraggio, per quanto possibile,
“sfinente”, eppure così necessario per          della situazione”. I due interlocutori
non rinchiudersi nelle proprie abitudini,       hanno bisogno l’uno dell’altro, non si
nelle attività ormai consolidate. Non           gettano addosso responsabilità, parti
cerchiamo la collaborazione con tutti i         mancanti, colgono che possono intera-
soggetti, le differenze, quando sono            gire per costruire, si sono incamminati
aspre, possono impedire il dialogo e            in un percorso di progettazione, senza
rendere strumentali, inutili gli incontri;      pretendere di controllare tutta la realtà,
pensiamo, piuttosto, alla individuazio-         accogliendo il divenire del lavoro e l’in-
ne di interlocutori sufficientemente            certezza. Probabilmente emergeranno
onesti e consapevoli di non riuscire a          problemi, fatti difficili da comprendere,
fare strada da soli nella complessità           lo sguardo progettuale accoglie il mo-
delle situazioni. Quando emergono spi-          vimento di entrare in contatto, nel meri-
ragli progettuali ce ne rendiamo conto:         to dei vissuti, dei contenuti, delle scelte
“Avremmo bisogno di approfondire il             possibili. In questo senso una risorsa
percorso del signor A., viene alla men-         strategica dell’accoglienza è l’organiz-
sa, al centro di ascolto, è andato una          zazione, intesa quale progettazione
volta al nostro ambulatorio, ma non è           delle condizioni per operare, dei pro-
sufficiente. Possiamo chiedere al servi-        cessi di lavoro essenziali per condurre
                                        25
zio di salute mentale una visita? Qual-         e coordinare i differenti percorsi. Ab-

                                                                         Antonella Morlini 25
biamo bisogno di organizzarci per ve-            le funzioni differenti rischia di prevale-
 dere, comprendere effettivamente le              re, come se il collega responsabile
 persone in situazione di disagio, i con-         fosse un persecutore o per naturale in-
 testi, i limiti, le risorse, la progettualità    vidia verso la competenza riconosciu-
 possibili e sostenibile. Per costruire           ta. Eppure l’esercizio della funzione di
 percorsi complessi ci è di aiuto un’or-          autorità, nel senso etimologico di ge-
 ganizzazione altrettanto articolata: con         nerare movimenti autorevoli, imprendi-
 funzioni differenziate e tra loro in inte-       tivi, è significativo per contenere il
 razione esplicita riguardo al merito del-        gruppo di lavoro, per coordinarlo ri-
 le situazioni, alle logiche di impegno e         spetto alle ipotesi e agli scopi del pro-
 di lavoro. Non basta sapere chi è il re-         getto, del servizio. L’accoglienza dei
 sponsabile e quali sono gli operatori            processi di differenziazione è un movi-
 che fanno parte del gruppo, abbiamo              mento strategico per apprendere a col-
 necessità di approfondire i contenuti            locarsi nell’organizzazione, interagen-
 per coglierne la effettiva consistenza, il       do nel merito dei contenuti, delle
 legame con le funzioni dell’organizza-           esperienze, sviluppando comprensioni
 zione. La somma delle identità perso-            complesse, articolate della realtà di cui
 nali non costituisce l’organizzazione,           siamo parte. La dissimmetria non im-
 che può essere costruita quando i re-            plica perdita di importanza, di valore,
 sponsabili, gli operatori, i volontari en-       anzi, significa creare delle condizioni
 trano in relazione con il progetto, con il       governate, esplicite, valutabili, di lavo-
 servizio, con il percorso, in processi           ro, di riconoscimento dei differenti con-
 progettati, governati, coordinati. L’orga-       tributi. I processi organizzativi non
 nizzarsi può aprire a fatiche di ricono-         sono pensati come spazi divisi e pre-
 scimento delle dissimmetrie: “Siamo              determinati per sempre, precisano gli
 una grande famiglia, siamo tutti uguali,         orientamenti dell’istituzione, dei gruppi
 che bisogno c’è del coordinatore? A              di lavoro, in relazione con le competen-
 turno tutti possiamo fare il verbale, tira-      ze, gli strumenti, le risorse, i vincoli, le
 re le fila del lavoro”. A tratti la paura del-   possibilità di innovazione. Organizzarsi

26 Antonella Morlini
significa pensare a come realizzare il       oppure sottovalutarli eccessivamente,
valore, il senso, i percorsi dell’acco-      al punto da non comprendere i dubbi,
glienza.                                     le fatiche dei colleghi operatori, volon-
                                             tari, cittadini. Forse ci è chiesto di ad-
                                             dentrarci, in gruppo e in relazione gli
1.3 GLI INTERROGATIVI E LE                   uni con gli altri, nella complessità, co-
PROSPETTIVE DELL’ACCOGLIENZA                 gliendo il nostro limite e le possibilità
                                             di intraprendere. L’accoglienza apre,
I fatti del mondo sembrano scorag-           potenzialmente, ad un movimento
giare l’accoglienza, ci sentiamo sotto       di reciprocità, di riconoscimento, sia
assedio, la barbarie si affaccia con pre-    pure parziale, incoraggia l’emersione
potenza e ci rende vulnerabili, sempre       dei problemi e dei percorsi costruibili.
più impauriti, è naturale e comprensi-       Probabilmente possiamo continuare
bile. Possiamo ancora accogliere? Il         ad apprendere, a conoscere, ad incon-
movimento dell’accoglienza attraversa        trare, per cogliere i limiti, le potenzialità
i confini e le situazioni, ne abbiamo bi-    delle vite, dei percorsi, delle comunità
sogno per vivere, per sentirci parte del     territoriali.
mondo e riconosciuti, apre a compren-             La misura dell’accoglienza è data
sioni difficili e nuove, che nutrono l’e-    dalle strutture, dai progetti, dalle col-
sperienza di tratti vitali. Possiamo non     laborazioni che riusciamo ad attivare,
accogliere un migrante nelle nostre          ad accompagnare, emerge dalla con-
case, ma abbiamo bisogno di sentirci         sistenza della preparazione, della de-
accolti a scuola, al lavoro, nelle attivi-   dizione degli operatori, dei volontari,
tà di tempo libero. Possiamo offrire         dei responsabili, delle persone attente
tempo volontario per accompagnare            e generose. Forse la fisonomia dell’ac-
le persone in situazione di difficoltà,      coglienza dipende dal senso di comu-
mantenendo qualche tratto di giudizio        nità e di realtà che insieme riusciamo
lapidario, qualche paura. Possiamo so-       a rappresentarci, a comunicare, prende
                                      27
pravvalutare troppo i problemi, i rischi,    spessore dalla qualità delle interazioni

                                                                       Antonella Morlini 27
che cerchiamo di costruire per affron-        e coinvolti. I percorsi di accoglienza si
 tare i problemi e sostenere i percorsi.       muovono nel molteplice: convivono ap-
 Le risorse materiali, gestionali sono         procci sociali semplificatori con scelte
 necessarie, unitamente allo sguardo           complesse, tratti conflittuali e collabo-
 progettuale complesso che riusciamo           razioni, prendono vigore le parti ambi-
 a tenere, a coltivare, in relazione con i     valenti e anche i contenuti articolati. Il
 differenti soggetti della comunità terri-     disorientamento ci accompagna, forse
 torio. La sensibilità non è già data, ha      ci infastidisce, eppure fa pensare e ri-
 bisogno di essere alimentata, rigenera-       orienta: perché siamo così arrabbiati
 ta, in contatto con le problematiche del      e vorremmo avere subito più risorse?
 nostro tempo, con i percorsi di vita, di      Perché siamo così certi di avere ragio-
 esperienza delle persone.                     ne?
 Quali prospettive riusciamo a intravede-      L’accoglienza è laboriosa, apre a do-
 re? L’accoglienza esprime un movimen-         mande che attraversano la superficie,
 to verso l’incertezza, nella direzione        l’evidenza, per afferrare qualche traccia
 della ricerca esplorativa, ci riconsegna      inedita di riflessione, di esperienza.
 il senso del fare parte del mondo, oltre           Ringrazio la Caritas diocesana per
 che della famiglia, del gruppo di amici,      la possibilità di condividere un tratto si-
 del team di lavoro, dell’associazione di      gnificativo di cammino.
 volontariato. Nell’accogliere facciamo
 esperienza di contatto con differenti
 persone, realtà, situazioni, viviamo l’u-          Antonella Morlini, psicosociologa,
 scita, parziale, dai nostri confini abitua-                   formatrice e consulente
 li di pensiero, di progettualità, ci tocca
 ricollocare qualche frettolosa interpre-
 tazione riguardo alle persone, siamo
 sollecitati a guardare l’orizzonte sen-
 tendocene parte, non solo come “spet-
 tatori”, bensì anche quali soggetti attivi

28 Antonella Morlini
Animare e formare le comunità
parrocchiali all’accoglienza:
dall’emergenza alla quotidianità
ascoltando e accompagnando
nella prevalente funzione pedagogica
Valerio Corghi

E’ stato molto emozionante ripercorre-    lità, progetti e opere segno il proprio
re questi quattordici anni di esperien-   impegno di animazione e formazione
za di accoglienza della nostra Caritas    sul territorio ancor prima del progetto
Diocesana per l’occasione di questa       di Accoglienza Invernale.
pubblicazione.                            E allora provo a fare un salto indietro
Non mi sarei mai aspettato di poter       nel tempo…
ripercorrere diverse sensazioni, stati    Ricordo quel famoso inverno del
d’animo, aspetti che ricordavo molto      2002.03 durante il quale, difronte ad
bene, oppure per nulla, di un cammino     una nevicata particolare, in stretta si-
così impegnativo, coinvolgente, signi-    nergia con l’Armadio del Povero allora
ficativo e faticoso allo stesso tempo.    aperto in centro città, ora diffuso in di-
Tutto ciò, del resto, ha continuato a     verse Caritas parrocchiali per la distri-
caratterizzare quanto nel corso del       buzione di abiti, iniziammo ad incon-
tempo è stato fatto, è nato, cresciuto,   trare al Centro d’Ascolto Diocesano di
consolidato, maturato, cambiato, si       sera molte persone in difficoltà abitati-
è avuto il privilegio di accompagnare,    va. Fu l’inverno dei 50 sacchi a pelo do-
amare…                                    nati dalla nostra amministrazione co-
Il tema dell’accoglienza è prerogativa    munale e della così detta ”Emergenza
importante della Caritas che ha sem-      freddo” che durò poco più di un mese.
pre investito, in diverse forme, moda-    Fin da subito, allargando a dismisura

                                                                       Valerio Corghi 29
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