Arte Sella, 30 anni di opere nel bosco - di Sara Deganello - Associazione Jazzi

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Arte Sella, 30 anni di opere nel bosco - di Sara Deganello - Associazione Jazzi
Arte Sella, 30 anni di opere nel bosco
      di Sara Deganello.

      Arte Sella compie trent’anni e lo fa riaprendo uno dei luoghi dove ha preso vita
      l’avventura dell’arte contemporanea nel bosco della Valle di Sella: villa Strobele. Qui
      domenica 18 settembre, tra performance e visite guidate, vengono presentate al
      pubblico alcune delle nuove opere realizzate quest’anno. Nel parco del nuovo spazio
      espositivo trovano posto Tiglio aperto, i tronchi svuotati e “tagliuzzati” con la
      motosega dall’artista svizzero Urs Twellmann, Il seme, opera di Alison Stigora
      costruita con tanti rami bruciati, e Riondolo, dell’artista trentino Giovanni Wegher:
      piccola architettura lignea itinerante, collocata inizialmente presso il Parco Adamello
      Brenta.

      Racconta Emanuele Montibeller, direttore artistico dell’associazione Arte Sella che
      anima Borgo Valsugana, quasi settemila abitanti in provincia di Trento, e tra i
      fondatori con Enrico Ferrari e Carlotta Strobele: «L’idea di Arte Sella è nata davanti
      all’Osservatorio astronomico di Samarcanda. Con Carlotta Strobele, erede della villa
      omonima e appassionata di antroposofia, pensammo di fare qualcosa. Qualcosa tra
      arte e natura. Era la primavera del 1986, Joseph Beuys, artista tedesco fondamentale
      per l’arte ambientale (le sue 7.000 Oaks erano state presentata a Documenta nel
      1982, ndr) era appena morto e il mondo stava per scoprire la propria fragilità con il
      disastro di Chernobyl (26 aprile 1986, ndr). Fu naturale intraprendere questa
      direzione: un’identità che si fece più forte, caratterizzante, negli anni».

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Arte Sella, 30 anni di opere nel bosco - di Sara Deganello - Associazione Jazzi
Pinuccio Sciola, “I semi della pace” (ph. GIACOMO BIANCHI ©
      ARTE SELLA)

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Arte Sella, 30 anni di opere nel bosco - di Sara Deganello - Associazione Jazzi
Urs Twellmann, “Tiglio aperto” (ph. GIACOMO BIANCHI © ARTE
      SELLA)

      Tra le nuove opere del 2016 i visitatori possono ammirare il Teatro di Arte Sella di
      Rainer Gross, installazione iniziata nel 2015 e che quest’anno si è arricchita di
      elementi ispirati al russo Kazimir Malevič: sarà completata nel 2018, anniversario
      della fine della Prima Guerra Mondiale. Nell’area di Malga Costa – finora lo spazio
      attorno al quale gravitavano tutte le attività – sono stati posti i Semi della pace di
      Pinuccio Sciola, artista scomparso recentemente: nel 2008 erano già stati esposti nella
      piazza inferiore della Basilica di Assisi. A ciò si aggiunge Reverse of Volume, opera di
      Onishi Yasuaki presentata in maggio. «Un mese fa passeggiavo qui con Michelangelo
      Pistoletto, che mi disse: “Finalmente vedo qualcosa di nuovo”», racconta ancora
      Montibeller.

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Arte ambientale, arte povera, Land Art: nella conca che dalla Valsugana s’incunea
      sotto le Prealpi venete le definizioni servono fino a un certo punto. L’arte è nella
      natura per scelta, e ne segue le stagioni e le regole: si lavora quando non c’è la neve.
      Tra maggio e giugno vengono messe a dimore le nuove opere, mentre da ottobre
      cominciano i sopralluoghi con gli artisti che lavoreranno l’anno successivo. «The
      contemporay mountain» è il sottotitolo del progetto.

      «Noi coltiviamo le opere d’arte», ci tiene a precisare Montibeller: quando un’opera si
      deteriora al punto di non assomigliare più a quella che era, si toglie. «Quando l’opera
      scompare si fa riposare il terreno, come in agricoltura. Le più vecchie risalgono alla
      fine degli anni 90. Le coltiviamo finché ha un senso, senza accanimento terapeutico. Al
      massimo, dopo, si invita l’artista a farne un’altra, nuova. Il valore non sta nel possesso
      dell’oggetto, ma nella qualità dell’emozione che esso ci offre: nell’esperienza».

      Rainer Gross, “Teatro di Arte Sella. Il cubo” (ph. GIACOMO BIANCHI © ARTE SELLA)

      Chi arriva fino a Borgo Valsugana per visitare Arte Sella di solito non è alla ricerca
      semplicemente di un museo a cielo aperto: «Il nostro pubblico è diverso», conferma
      Montibeller. Si viene per camminare (il percorso espositivo è lungo 3 chilometri), per
      ammirare i colori del bosco in autunno, per lasciarsi ispirare dall’arte dove non te la
      aspetti. «Chi viene da noi non ricorda i nomi degli artisti, ma l’esperienza. D’altra
      parte non abbiamo i mezzi per portare qui le star».

      Nell’ultimo anno Arte Sella ha attirato 80mila visitatori: «Il 25% in più rispetto allo
      scorso anno e il 700% in più rispetto a dieci anni fa», spiega ancora Montibeller.
      «Possiamo arrivare a 100mila. Di più, la valle non ne tiene. Siamo il quarto polo
      trentino per accessi. E tra biglietti, servizi (trasporto e ristorazione all’interno del

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parco, per esempio), gadget, sponsor, consulenze e il contributo degli enti pubblici
      (pari circa al 20 % del totale) arriviamo a un giro d’affari da un milione di euro.
      L’obiettivo è l’autosostenibilità. Il nostro è un progetto culturale ed economico. Prima
      di Arte Sella a Borgo Valsugana non c’era un posto letto, per dire. Vogliamo essere
      un’impresa culturale». Di quella cultura che può scuotere l’economia. Andare a Borgo
      Valsugana per credere.

      Pubblicato da 24ILMagazine il 16 Settembre 2016.

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