AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...

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AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...
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AREE
PROTETTE
DEL
TRENTINO
Speciale della rivista “Terra Trentina”   MARZO 2018
AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...
SOMMARIO
                                                               Le aree protette del Trentino:
                                                               una strategia lunga 50 anni        PAG. 4

                                                               I Parchi come occasione
                                                               per immaginare il futuro           PAG. 8
   AREE
   PROTETTE
   DEL
   TRENTINO
    Speciale della rivista “Terra Trentina”       MARZO 2018

                                                               PARCO
SPECIALE DELLA RIVISTA                                         NATURALE
  “TERRA TRENTINA”                                             PANEVEGGIO
                                                               PALE DI
                                                               SAN MARTINO                      PAG. 10

                                              i

 PROVINCIA AUTONOMA
      DI TRENTO
                                                               PARCO
                                                               NATURALE
               Direttore responsabile                          ADAMELLO
                Gianpaolo Pedrotti
                                                               BRENTA                           PAG. 30
               Coordinatore editoriale
                 Corrado Zanetti
              Segreteria di redazione
                Marina Malcotti

               REDAZIONE
   Piazza Dante, 15 - 38122 TRENTO
Tel. 0461 494614 - Fax. 0461 494615
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                                                               PARCO
                              GRAFICA                          NAZIONALE
                            Giada Pedrini
                                                               DELLO
                                                               STELVIO                          PAG. 52
                   Chiuso in redazione
                    10 marzo 2018

                                                               LE RETI
        In copertina Lago d’Ampola.                            DI RISERVE                       PAG. 68
 Foto Archivio Reti di Riserve Alpi Ledrensi
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Alta Val di Cembra Avisio. Foto Paolo Piffer
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AREE
                       PROTETTE
                       DEL
              4        TRENTINO

                    Le aree protette
                    del Trentino:
                    una strategia
                    lunga 50 anni
                    di Mauro Gilmozzi,
                    As ses sore all’ambiente della Provincia autonoma di Trento

Foto Michele Zeni
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                                                                                                                   PROTETTE
                                                                                                                        DEL
                                                                                                                   TRENTINO        5

L’intuizione del Piano Urbanistico Provinciale                    1988: I parchi deventano operativi

Nel 1967 veniva varato dalla Provincia autonoma di Tren-          Rimasti sulla carta per 20 anni, quasi esclusivamente
to il Piano Urbanistico Provinciale, il primo strumento di        come vincolo urbanistico, i Parchi naturali diventano ope-
pianificazione territoriale di area vasta concepito in Italia.    rativi a seguito della Legge provinciale n. 18 del 1988,
Una delle principali intuizioni di quel Piano fu senz’altro la    dando risposta alle forti istanze di autogoverno da parte
previsione di due grandi Parchi naturali, il Parco Naturale       delle comunità locali.
Adamello Brenta e il Parco Naturale Paneveggio Pale               Ecco un’altra grande innovazione: fino a quel momento
di San Martino.                                                   le aree protette, in tutta Italia, erano un istituto fortemen-
                                                                  te centralistico, spesso imposto alle comunità locali, non
Dopo un ventennio, con la legge provinciale 18/88, ven-           compreso e per questo spesso avversato. La L.P. 18/88
nero istituiti gli enti di gestione dei parchi come li cono-      introduce invece, per prima in Italia, il principio innovativo
sciamo oggi, e da lì iniziò il loro vero viaggio.                 della sussidiarietà basata sulla consapevolezza e sulla
                                                                  responsabilità: una scommessa innanzitutto culturale,
Per celebrare queste due importanti ricorrenze per i Par-         che possiamo dire essere stata vinta, malgrado qualche
chi, i 50 anni dal loro “disegno” e i 30 anni dalla loro isti-    inevitabile errore e qualche contraddizione.
tuzione, si è deciso di proporre una serie di iniziative che,
dall’autunno del 2017 alla primavera 2018, offrano l’oc-          Dopo aver completato la complessa fase della pianifica-
casione di riflettere su questa bella storia del Trentino, fat-   zione negli anni Novanta, i parchi nei primi anni del Due-
ta di tutela della natura, di sviluppo sostenibile, di saperi     mila diventano protagonisti di una stagione molto dinami-
e di cultura del territorio e del patrimonio ambientale. Una      ca e, ancora una volta, di innovazione: attraverso progetti
storia che è caratterizzata, in particolare, da un concetto,      molto concreti e di successo, nel campo “proprio” della
l’innovazione, che possiamo individuare come il filo con-         conservazione e della ricerca ma anche nel nuovo campo
duttore dell’esperienza dei Parchi trentini.                      del turismo sostenibile, della mobilità sostenibile e delle
                                                                  certificazioni ambientali, distinguendosi probabilmente
                                                                  come i primi interpreti a livello locale dello sviluppo so-
La prima innovazione riguarda certamente l’individua-
                                                                  stenibile.
zione, nel 1967, dei due Parchi Naturali provinciali, che
possono essere considerati, sotto il profilo puramente ur-
banistico, i primi Parchi regionali/provinciali in Italia,
precedenti a quelli istituiti da altre Regioni, Lombardia e
Piemonte in primis, a partire dagli anni Settanta. Se oggi
le aree protette in Italia sono più di mille, e interessano
oltre l’11% del territorio italiano, fino ad allora esisteva-
no solo i quattro parchi nazionali istituiti tra il 1922 e il
1935: Gran Paradiso, Abruzzo, Circeo e Stelvio. Quest’ul-
timo, pur interessando per una parte anche il territorio
trentino, oltre alla Lombardia e all’Alto Adige, per molto
tempo è stato considerato come una cosa “altra”: istituito
dal regime fascista e gestito dallo Stato, è stato vissuto
come un’imposizione, con molti vincoli e pochi vantaggi.
Per questo possiamo dire che la storia delle aree protette
in Trentino è iniziata nel 1967, con i due parchi provinciali.

Va detto subito che anche i Parchi di allora nacquero con
un approccio fortemente conservazionistico, tanto che
nella relazione del PUP si prevedeva addirittura “il divie-
to di ogni presenza umana (…), per non alterare la loro
predisposizione alla contemplazione e al silenzio”. Questo
approccio ha impedito, di fatto, l’accettazione e il decol-
lo dei nostri parchi per circa vent’anni, periodo nel quale
sono rimasti sulla carta, svolgendo un ruolo, prezioso ma
limitato, di esclusiva tutela urbanistica. Questo ha prodot-
to una cultura “antiparco” che ancora oggi comporta diffi-
denze e timori di ingessamento del territorio.
                                                                                                        Foto Lorenzo Zanghielli
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        PROTETTE
        DEL
6       TRENTINO

    Alla classica dimensione tutelare e culturale si affianca       La riforma del 2007 “inventa” le Reti di Riserve
    in quegli anni anche la nuova dimensione economica e
    sociale dei parchi, che si confrontano con i settori pro-       L’importante esperienza dei parchi provinciali ha costitu-
    duttivi, forti della consapevolezza di costituire una risorsa   ito la premessa culturale per la riforma introdotta dalla
    preziosa per il territorio e di essere portatori di un mo-      Legge provinciale 11/07, la nuova legge sul governo del
    dello di sviluppo diverso, orientato al futuro e proprio per    territorio, che aggiorna le finalità delle aree protette, intro-
    questo necessario, da promuovere e difendere. Sul piano         ducendo il richiamo a una gestione idonea a realizzare
    sociale, il terreno dei parchi è quello della partecipazio-     l’integrazione tra uomo e ambiente naturale e ufficializ-
    ne della popolazione locale e dei portatori di interesse        zando l’impegno nel campo della formazione in materia
    attorno a propri progetti e ai nuovi piani. Ancora una volta    di tutela e di valorizzazione ambientale e naturalistica,
    i parchi sono portatori di innovazione, sperimentando un        che si dimostra elemento cruciale per favorire il cambia-
    nuovo approccio inclusivo alle proprie scelte.                  mento attraverso il dialogo nella gestione dei conflitti insiti
    L’Uomo ora è al centro delle politiche dei Parchi, e così si    nell’uso del territorio.
    segna la definitiva presa di distanza dal modello di parco      Per i parchi la L.P. 11/07 è importante anche perché affi-
    del 1967.                                                       da loro il ruolo di tutori della biodiversità, secondo il nuovo

      Laghetto Welsperg e cime della Val Canali.
      Foto Carlo A.Turra
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                                                                                                                  PROTETTE
                                                                                                                       DEL
                                                                                                                  TRENTINO         7

approccio di gestione della rete Natura 2000 introdotto          Provincia. Inoltre, le Reti impostano la propria strategia
dalla direttiva Habitat.                                         gestionale su due pilastri, la conservazione, prevalente-
                                                                 mente declinata nel senso di “tutela attiva”, e lo sviluppo
Ma, soprattutto, la legge 11/07 segna un punto di svolta         sostenibile, diventando così strumento di integrazione
nella politica delle aree protette con l’”invenzione” della      delle politiche territoriali ed economiche.
Rete di Riserve, un nuovo istituto di gestione del sistema       Per certi versi, si può dire che le Reti interpretino il nuovo
delle piccole aree protette e dei siti di Natura 2000, fino a    paradigma del paesaggio, affermato dal PUP del 2008,
quel momento fortemente osteggiato e considerato come            non più come espressione del conflitto tra tutela ambien-
puro elemento di vincolo territoriale, imposto dall’alto.        tale e sviluppo, ma come alleanza tra le due dimensioni.
Le Reti di Riserve rovesciano questa logica, visto che na-       Certamente, questo modello rende anche più comprensi-
scono “dal basso”, per volontà delle amministrazioni loca-       bile e democratica la conservazione della Natura avvici-
li e a seguito di processi partecipativi che coinvolgono il      nandola al livello dei residenti, così che la filiera di Natura
territorio e, in base al principio della sussidiarietà respon-   2000 – normalmente basata su tre livelli: Europa, Stato,
sabile, affidano la gestione delle piccole aree protette agli    Regione – si allunga a un quarto livello, quello degli Enti
enti locali, sulla base di un accordo di programma con la        locali, vero terminale dei benefici della conservazione del-
                                                                 la natura.

                                                                 Oggi le Reti di Riserve istituite sono dieci e rappresentano
                                                                 un modello gestionale innovativo, riconosciuto anche a li-
                                                                 vello internazionale grazie ai progetti europei come il Life
                                                                 TEN e al recente ottenimento della Carta Europea del Tu-
                                                                 rismo Sostenibile (CETS) da parte del sistema provinciale
                                                                 delle Reti di Riserve, riconoscimento che si aggiunge a
                                                                 quello già ottenuto negli anni scorsi dai Parchi provinciali.
                                                                 A questo sistema di Reti - che potrebbe coinvolgere pros-
                                                                 simamente anche altri territori, come l’asta del Fiume
                                                                 Brenta, il Lagorai o i Lessini – si affianca la Riserva della
                                                                 Biosfera UNESCO delle Alpi Ledrensi e Judicaria: un altro
                                                                 prestigioso riconoscimento internazionale, ottenuto nel
                                                                 2015, che consolida la convinzione di aver imboccato la
                                                                 strada giusta, in linea con le moderne strategie interna-
                                                                 zionali.

                                                                 Anche il Parco dello Stelvio entra nel sistema

                                                                 I principi-base di questo modello gestionale, la “sussidia-
                                                                 rietà responsabile”, la “partecipazione” e l’”integrazione
                                                                 delle politiche di conservazione e di sviluppo”, nonchè le
                                                                 esperienze in termini di governance e di buone pratiche
                                                                 maturate dai Parchi, hanno guidato la Provincia anche
                                                                 nella recente riforma del Parco Nazionale dello Stelvio,
                                                                 l’ultimo importante capitolo della politica delle aree pro-
                                                                 tette trentine, di cui si dirà nelle pagine di questo numero
                                                                 speciale.

                                                                 Le Reti e il Parco Nazionale dello Stelvio, a scale diverse,
                                                                 reinterpretano il modello di gestione in rete dei beni am-
                                                                 bientali introdotto con successo nelle Dolomiti - Patrimo-
                                                                 nio dell’Umanità e oggi studiato a livello internazionale,
                                                                 dove è stata sperimentata una governance che supera
                                                                 i confini delle singole amministrazioni ed esperienze per
                                                                 creare un terreno di reale confronto e di progresso sociale
                                                                 e culturale comune.
AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...
AREE
        PROTETTE
        DEL
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    I Parchi come occasione
    per immaginare il futuro
    Claudio Ferrari
    Dirigente Ser vizio Aree Protet te e Sviluppo Sostenibile

    Grazie alla lungimiranza di 50 anni fa ed alla tensione in-
    novativa che ha caratterizzato i decenni successivi, oggi
    il Trentino ha un sistema di aree protette molto vasto e
    articolato, all’avanguardia nazionale.
    Con un terzo del territorio tutelato, in Italia possiamo con-
    siderarci la Regione dei parchi (o della natura protetta).
    Come Trentino, abbiamo pertanto l’opportunità di spen-
    dere questa carta anche nel marketing turistico: si tratta
    di uno snodo fondamentale, soprattutto per orientare le
    scelte di politica turistica verso modelli indirizzati più sulla
    qualità che sulla massa, e dove l’ambiente e la natura
    vengano riconosciuti fino in fondo come la nostra princi-
    pale risorsa.
AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...
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                                                PROTETTE
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                                                TRENTINO         9

Contemporaneamente, occorre ricordare che il Parco
rimane pur sempre un istituto di tutela, ragione per cui
deve mantenere un ruolo di “sentinella”, da giocare più
sul piano culturale che su quello della norma, in un rap-
porto dialettico con la propria comunità, con il preciso
compito di indicare il senso del limite.
Anche in questo senso le aree protette non devono per-
dere la capacità di elaborazione progettuale e il ruolo di
agenti di innovazione che le hanno caratterizzate fin qui.
I cinquant’anni dell’istituzione Parco sono dunque l’oc-
casione per ripercorrere una storia fatta di conoscenze
scientifiche, di tutela della natura, di sviluppo sostenibile,
di saperi e cultura del patrimonio, di ecoturismo, e per ri-
flettere su come è evoluto nel frattempo il concetto stesso
di conservazione della natura.
Nelle pagine di questo numero speciale di Terra Trentina
si dipanerà il filo di questo lungo racconto, che guarda
lontano: perchè i Parchi non sono solo recupero della
“memoria”, ma anche e soprattutto occasione per imma-
ginare il futuro.
AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...
AREE
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             10         TRENTINO

Passo Rolle, Pale di S.Martino - Baita Segantini. Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto Daniele Lira
11

t e s t i a c u r a d i Wa l t e r Ta u fe r

PARCO
NATURALE
PANEVEGGIO
PALE DI
SAN MARTINO
www.parcopan.org
AREE
         PROTETTE
         DEL
12       TRENTINO

         Il Parco
         Naturale
         Paneveggio
         Pale di San
         Martino

     Il territorio del Parco è situato nelle Dolomiti, nel
     Trentino Orientale, e si sviluppa su un territorio
     montano con quote generalmente superiori ai 1500
     metri, per una superficie di 19.726,09 ettari.
     Il territorio interessa i bacini idrografici dei torrenti
     Cismon, Vanoi e Travignolo, comprendendo la Val
     Venegia, la Foresta di Paneveggio, un’ampia porzione
     del Gruppo delle Pale di San Martino, l’estremità
     orientale della catena del Lagorai e una parte della
     catena Lusia - Cima Bocche. Il Gruppo delle Pale di
     San Martino è uno dei nove siti dolomitici riconosciuti
     dall’Unesco come Patrimonio Naturale dell’Umanità.
     I Comuni con territorio nel Parco sono nella Valle di
     Primiero Canal San Bovo, Imer, Mezzano, Primiero
     San Martino di Castrozza, Sagron Mis; in Valle di
     Fassa Moena e in Valle di Fiemme Predazzo.
PARCO NATURALE
                                        PANEVEGGIO
                                            PALE DI
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Le Pale di San Martino da malga Bocche. Foto Carlo A. Turra
AREE
     PROTETTE
     DEL
14   TRENTINO

                La flora e la
                vegetazione

                Il territorio del Parco è coperto, per oltre la metà, da boschi e
                foreste. Nel piano montano vegetano prevalentemente l’Abete
                rosso, l’Abete bianco e il Faggio.
                La foresta simbolo del Parco è quella di Paneveggio: qui lo
                strato arboreo è costituito in prevalenza (85%) da abete rosso
                (Picea abies), che occupa la fascia altimetrica compresa fra i
                1500 e i 1900 metri. Più in alto il bosco è formato soprattutto
                da larice e pino cembro.
                L’orizzonte subalpino con i suoi arbusti contorti si spinge fino
                ai 2.400 metri di quota: in questa fascia il bosco cede il passo
                alle praterie alpine, ricche, soprattutto nel versante dolomitico
                del Parco, di specie vegetali rare ed endemiche.
                Nel versante occidentale del Parco porfidi e formazioni meta-
                morfiche sono ricche di piccoli laghetti che aumentano la di-
                versità floristica del Parco: qui tra le altre specie vegeta il raro
                Potamogeton praelongus.
                Numerose come detto sono le specie floristiche rare ed ende-
                miche presenti nel Parco. Tra le più celebri vi sono Campanula
                morettiana, Primula tyrolensis e Saxifraga facchini. Vanno ri-
                cordate poi Rhizobotrya alpina, pianta antica di grandissimo
                interesse in quanto endemica non solo come specie ma anche
                come genere, unico caso per la flora delle Dolomiti.
                Interessante è pure la presenza di Draba dolomitica come pure
                quella delle specie endemiche ad areale più esteso dell’ambito
                dolomitico: Physoplexis comosa, P. lutea, Minuartia rupestris,
                M. austriaca, Cerastium carinthiacum, Silene alpestris, Aqui-
                legia einseleana ed altre ancora.
                La metà delle specie licheniche del Parco è concentrata negli
                ambienti rupestri; il 30% in quelli silicei, il 20% in quelli carbo-
                natici. Per la loro rarità, ben 59 specie di licheni sono interes-
                santi dal punto di vista conservazionistico.
PARCO NATURALE
    PANEVEGGIO
        PALE DI
   SAN MARTINO       15

              Fotoi Carlo A. Turra
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     PROTETTE
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                Gallo forcello. Foto Bruno Bressan   Civetta nana. Foto Giorgio Deflorian
PARCO NATURALE
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                                                                                     PALE DI
                                                                                SAN MARTINO             17

          Cervo. Foto Carlo A. Turra                             Gracchio alpino. Foto Carlo A. Turra

La fauna
Nel territorio dell’area protetta è significativa è la presenza degli
ungulati: tra questi, diffusi sono il cervo, il capriolo, e il camo-
scio.
Nel 2000 furono rilasciati, all’interno del progetto di reintrodu-
zione dello stambecco (Capra ibex) nel Parco, cinque maschi
e cinque femmine provenienti dalle Alpi Marittime. La colonia
si è affermata ed è stata rinforzata, nel corso degli anni, con
esemplari catturati nel gruppo montuoso delle Marmarole (Cen-
tro Cadore).
Il gallo cedrone (Tetrao urogallus), il più grande fra i gallifor-
mi italiani, è presente nell’area protetta con una popolazione
di alcuni centinaia di esemplari, insieme al fagiano di monte
o gallo forcello (Tetrao tetrix), al francolino di monte (Tetrastes
bonasia) e alla pernice bianca (Lagopus muta), che vive nelle
praterie alpine delle altitudini maggiori, al di sopra di quelle fre-
quentate dalla coturnice (Alectoris graeca). Il gufo reale (Bubo
bubo), assieme all’aquila reale sono gli unici superpredatori
alati presenti nel territorio del Parco.
Fra la ricca avifauna possiamo ricordare ancora il raro picchio
muraiolo (Tichodroma muraria), frequentatore delle pareti
rocciose d’alta quota e, come nidificante, il re di quaglie (Crex
crex). Solo da alcuni anni è stata scoperta sul territorio la pre-
senza del raro picchio tridattilo (Picoides tridactylus).
Fra gli anfibi merita una citazione particolare la salamandra al-
pina (Salamandra atra), che si può incontrare negli ambienti
detritici e nei boschi d’alta quota dei basamenti dolomitici.
All’interno dell’area protetta i corsi d’acqua sono popolati da
trote fario (Salmo trutta fario), mentre nei laghetti d’alta quota
è sicura la presenza del salmerino alpino (Salvelinus alpinus).
Anche la presenza di lepidotteri papilionoidei è elevata; sono
infatti un centinaio le specie presenti nel Parco.

                                                                                               Foto di Bruno Bressan
AREE
         PROTETTE
         DEL
18       TRENTINO

              Il nuovo Piano
              del Parco

     “Un approccio dinamico e dettagliato alla conservazione      gli habitat di interesse comunitario presenti nei Siti Na-
     ambientale”, potrebbe essere questo uno dei concetti         tura 2000 ricompresi nel territorio dell’area protetta. La
     per definire il nuovo Piano del Parco, entrato in vigore     Provincia autonoma di Trento ha stabilito che, qualora i
     nel febbraio del 2016 e che sostituisce il precedente del    siti ricadano all’interno dei Parchi Naturali, le misure di
     1995.                                                        conservazione specifiche debbono essere “adottate e
     Basandosi sull’impostazione data alle pratiche della         assicurate” dai Parchi stessi, nell’ambito degli strumenti
     conservazione dalla Rete Natura 2000, il Piano fa dell’i-    di pianificazione e programmazione previsti dalla Legge.
     dentificazione e della salvaguardia dei singoli habitat il   All’interno del territorio del Parco ricadono 4 Siti Natura
     mattone fondamentale della costruzione dell’impianto         2000, in particolare 3 ZSC e 1 ZPS, che interessano la
     generale. Un aspetto fondamentale del Piano sono quin-       quasi totalità del perimetro dell’area protetta.
     di le Misure specifiche di Conservazione per le specie e     Le misure di conservazione specifiche elaborate nell’am-
PARCO NATURALE
                                                                                                               PANEVEGGIO
                                                                                                                   PALE DI
                                                                                                              SAN MARTINO             19

                                                                                            Lago di Colbricon - Foto Carlo A. Turra

bito del processo di pianificazione si compongono com-           gli Habitat, il Piano giunge in forme nuove alla classica
plessivamente di 111 misure, che dettagliano le moda-            suddivisione del territorio in zone di riserva a diverso gra-
lità di gestione degli habitat o le azioni, anche volte alla     do di tutela.
tutela attiva tramite il recupero delle attività tradizionali,   Il nuovo Piano dedica anche una particolare attenzione al
volte alla conservazione degli habitat e delle specie e          grande capitolo relativo alla fruizione sociale del territorio
che costituiscono la base dell’azione di conservazione           al cui interno si prende in esame il rapporto tra Parco
naturalistica ed ambientale del Parco. Alle misure di con-       e turismo: le norme in questo settore vanno incontro a
servazione è associato un Piano di monitoraggio in grado         nuove esigenze di fruizione del territorio, affrontando con
di assicurare nel tempo le necessarie conoscenza sulla           la dovuta attenzione i temi della sicurezza e della salva-
dinamica degli habitat e delle popolazioni.                      guardia dell’ambiente, riguardo anche il cicloturismo, l’ip-
Basandosi sulla mappatura e sulla caratterizzazione de-          poturismo e lo sci fuori pista.
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         PROTETTE
         DEL
20       TRENTINO

                                                                                                                   Foto Carlo A. Turra

         I Centri
         Visitatori

     I Centri visitatori sono i “luoghi” che raccontano i diversi contesti dell’area
     protetta.
     Villa Welsperg, in Val Canali, è la “Casa del Parco”. Ospita la sede ammini-
     strativa e un Centro Visitatori che racconta i diversi contesti ambientali e
     territoriali dell’area protetta.
     Il Centro visitatori di San Martino di Castrozza permette di approfondire
     gli aspetti naturalistici legati al clima, alla geologia, alla paleontologia, agli
     ambienti e agli animali d’alta quota dell’area area protetta.
     La vicinanza del gruppo montuoso delle Pale di San Martino fa sì che l’at-
     tenzione sia focalizzata in particolare sugli ambienti dolomitici.
     Il Centro Terra Foresta di Paneveggio, situato lungo la strada provinciale
     che da Predazzo sale al Passo Rolle, nel cuore dell’omonima foresta, rac-
     conta la natura che sta fuori: gli allestimenti parlano, in particolare, dei
     segreti del suolo e del sottosuolo della grande foresta di abete rosso, ormai
     a tutti nota come la “Foresta dei Violini” per la qualità dei suoi abeti di riso-
     nanza usati dai liutai di tutto il mondo.
     Una sezione dell’allestimento racconta la vita degli animali del bosco. Poco
     lontano un grande recinto permette di osservare da vicino l’animale simbo-
     lo del Parco, il cervo.
     La “Casa del Sentiero Etnografico” a Caoria, nella Valle del Vanoi, è il punto
     di partenza del Sentiero Etnografico, un articolato percorso che racconta i
     temi dell’erba, del legno e della mobilità, accanto all’acqua, alla pietra, alla
     guerra e al sacro, e che ne fanno un “viaggio nel tempo e nello spazio” alla
     ricerca degli antichi saperi e della cultura della civiltà contadina.

     LA CASA DEL PARCO
     Villa Welsperg, al centro della Val Canali, costruita nel 1853, fu residenza
     estiva e casa di caccia dei Conti Welsperg. Gli esterni della Villa sono or-
     ganizzati in un bellissimo parco-giardino dove sono presenti tigli secolari,
     frassini ed ippocastani.
     La villa ospita un Centro Visitatori nel quale è possibile conoscere e appro-
     fondire i caratteri peculiari di ciascun settore geografico del Parco ed una
     Biblioteca dedicata ai temi della montagna e dello sviluppo sostenibile.
     Oggi, Villa Welsperg può essere considerata a tutti gli effetti un edificio che
     non emette gas serra e rappresenta un ulteriore contributo alla lotta al
     cambiamento climatico.
     Dal punto di vista dell’approvigionamento energetico è stato scelto in via
     principale l’utilizzo dell’energia geotermica, trasferita attraverso 20 sonde
     geotermiche che affondano nel terreno per circa 60 metri, affiancato da un
     impianto solare termico ed uno fotovoltaico.

                                                                                          Il torrente Travignolo
PARCO NATURALE
                                                                                                                 PANEVEGGIO
                                                                                                                     PALE DI
                                                                                                                SAN MARTINO           21

                                              IL LAGHETTO WELSPERG
                                              Il Laghetto Welsperg in Val Canali è uno dei luoghi simbolo di questa valle. Un
                                              intervento di riqualificazione ha permesso il recupero faunistico e vegetazio-
                                              nale di questo specchio lacustre, sino a pochi anni fa degradato a causa della
                                              presenza di specie ittiche alloctone e della gestione a fini idroelettrici.
                                              L’intervento ha permesso la fruizione del lago anche per attività di balneazione
                                              e di pesca. Le sponde del lago sono state riqualificate con particolare attenzio-
                                              ne alla vegetazione ripariale ed è stato realizzato un sentiero circumlacuale al
                                              fine di renderle percorribili in comodità e in sicurezza.
                                              Il laghetto, popolato di trote, è frequentato da anfibi (rane e rospi) e nelle sue
                                              acque, come inn quelle dei piccoli ruscelli vicini, vi è una presenza molto im-
                                              portante: è quella del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), un in-
                                              vertebrato acquatico di notevole valore scientifico e conservazionistico.
                                              Gli interventi di riqualificazione del laghetto hanno permesso anche la rein-
                                              troduzione della sanguinerola (Phoxinus phoxinus), un pesce di acqua dolce
                                              appartenente alla famiglia dei Ciprinidi.

                        Villa Welsperg

                           Il centro visitatori Terra Foresta                                                    Laghetto Welsperg

“TERRA FORESTA”
Si chiama “Terra Foresta” il Centro           gherie e depositi di legname. Il Centro    barriere e attrezzato per i portatori di
Visitatori di Paneveggio: siamo infat-        Visitatori del Parco occupa gli ambien-    disabilità, si sviluppa all’interno della
ti all’interno della maestosa foresta         ti ristrutturati di una ex segheria alla   “Foresta dei violini”, perché - come è
demaniale, un vasto lembo di bosco            veneziana. Gli allestimenti parlano,       noto - da queste piante si estrae anco-
che si estende per circa 2700 ettari a        in particolare, dei segreti del suolo e    ra il legno di risonanza usato dai liutai
ventaglio sull’alto bacino del Travigno-      del sottosuolo della grande foresta. Il    di ogni tempo.
lo, tra la catena del Lagorai, le Pale        visitatore ha modo di scoprire così la     Lungo il percorso ad anello sono col-
di San Martino e le Cime di Bocche,           ricchezza e la biodiversità che si na-     locati pannelli informativi e altre strut-
ad una quota compresa tra i 1400 e            sconde in quello spazio che normal-        ture che permettono di conoscere me-
2150 metri.                                   mente non si osserva ma si calpesta:       glio l’ambiente della foresta ed i suoi
A Paneveggio, anticamente vi era un           l’humus e i primi strati del suolo.        “abitanti”. Ad un centinaio di metri dal
ospizio che serviva ai viandanti che          Per conoscere da vicino questi luoghi      Sentiero Marciò si trova l’area fauni-
affrontavano i passi di Rolle e di Val-       ci si può incamminare, nelle vicinanze     stica del cervo, che ospita, in condi-
les. Era affiancato da una chiesetta          del Centro Visitatori, lungo il “Sentie-   zioni seminaturali, alcuni esemplari di
costruita nel 1733 e da alcune se-            ro natura Marciò”. L’itinerario, senza     questo magnifico ungulato.
AREE
         PROTETTE
         DEL
22       TRENTINO

         Educazione
         ambientale
         e ricerca
         scientifica
                                                                            Turisti nel Parco Paneveggio Pale di San Martino
                                                                                                          Foto Carlo A. Turra

     Nel territorio dell’area protetta si trovano le migliori con-    I Parchi naturali sono importanti
     dizioni per effettuare studi scientifici e monitoraggi sulla     in quanto anche luoghi per osservare
     conservazione della natura. Le numerose esperienze con-
     dotte in questi anni, fanno di questo Parco un modello di
                                                                      e imparare. Fra le finalità di questo
     “Laboratorio all’aperto”, nel quale il tema della ricerca vie-   Parco vi è anche la realizzazione
     ne declinato soprattutto in relazione alle possibili ricadute    di percorsi educativi e didattici per far
     gestionali dei risultati.                                        conoscere alle scuole i diversi aspetti
     Molte sono le attività che si sono protratte per più anni,       del mondo della natura. Il Parco ha
     come la ricerca sul comportamento spaziale, i movimenti
     stagionali e la dispersione del Cervo all’interno dell’area
                                                                      strutturato la propria offerta
     protetta o, più recentemente, gli studi sul Gallo Cedrone,       di Educazione ambientale attraverso
     specie scomparsa da gran parte delle Alpi e che in questo        interventi in classe, in ambiente
     Parco trova ancora un suo habitat ottimale.                      naturale, presso i Centri Visitatori
     La ricerca su questo splendido tetraonide ha contribuito         e in laboratorio attraverso la
     alla definizione, nell’ambito del nuovo Piano del Parco, di
     una serie di specifiche “misure di conservazione” per
                                                                      realizzazione di attività pratiche.
     questa specie di interesse comunitario, a parti-
     re dal contenimento dei fattori di disturbo e
     della tutela delle arene di canto e dei siti di
     nidificazione. Due Convegni hanno portato
     a Primiero (nel 2016 e nel 2017) esperti
     europei ad approfondire i temi degli habitat
     e le misure di conservazione da adottare nei
     confronti di questa specie.
     Per determinare, con sempre maggiore precisione, la bio-
     diversità faunistica del Parco sono state eseguite e sono
     in corso ricerche e attività di monitoraggio sistematiche
     sull’erpetofauna, sull’avifauna, sulla micro e mesoteriofau-
     na, sui chirotteri, sui ragni e sui lepidotteri papilionoidei.
     Il Parco ha dato inizio ad una nuova ricerca che ha per og-
     getto la genetica e la biologia del francolino di monte (Te-
     trastes bonasia), uno dei tetraonidi forestali per eccellen-
     za, specie ancora localmente poco conosciuta sia quanto
     ad areale occupato sia quanto a consistenze.
     Dai primissimi dati di questo studio appare come la pre-
     senza di questa specie all’interno dell’area protetta non
     presenti criticità dal punto di vista numerico e genetico.
PARCO NATURALE
                                                                                                                PANEVEGGIO
                                                                                                                    PALE DI
                                                                                                               SAN MARTINO               23

                                                                                                       Crociere - Foto Bruno Bressan

                                                    Vanessa cardui - Foto Filippo Calore

PARCO SCUOLA
Le iniziative di educazione ambientale, raccolte nel contenitore “Par-
co Scuola”, costituiscono una occasione per vivere un’esperienza
unica, studiata per andare incontro alle varie età ed esigenze, of-
frendo diversi progetti di Educazione ambientale, dalla giornata sin-
gola al soggiorno, dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore.
Le proposte spaziano dai temi più prettamente naturalistici e scien-
tifici a quelli storici ed etnografici, da quelli letterari e della tradizio-
ne popolare a quelli ecologici o ludico-sportivi.                                          Ragno vs farfalla - Foto Maurizio Salvadori
Una specifica sezione del sito internet (www.parcopan.org) è dedica-
ta a “Parco Scuola”, con l’indicazione delle proposte di Educazione
ambientale con i costi e la modulistica da compilare per le richieste.

Il centro Foto (in senso orario) di Filippo Calore, Bruno Bressan, Maurizio Salva-
dori, Paolo Paolucci, Giovanni Pelucchi, Carlo A. Turra visitatori Terra Foresta

                                                                                                        Arvicola - Foto Paolo Paolucci

                                                               Rane - Foto Carlo A.Turra
AREE
         PROTETTE
         DEL
24       TRENTINO

         Gli itinerari:
         Muse Fedaie

     Il percorso tematico “Le Muse Fedaie” è un tassello dell’i-
     tinerario “Da Tonadico al Cimerlo”, percorso che prende
     avvio dal centro abitato di Tonadico per raggiungere alcuni
     degli angoli più suggestivi del Parco Naturale, attraverso
     luoghi e manufatti di particolare interesse, proponendo al
     visitatore un’occasione di svago e di apprendimento.
     Lungo il percorso, nei pressi del capitello della “Madonna
     della Luce”, il Parco ha recuperato a fini documentari le
     opere di presa del primo impianto idroelettrico di Primiero,
     costruito nel 1901. L’itinerario prosegue quindi percorren-
     do la gran parte della Val Canali, e termina ai piedi del
     Monte Cimerlo, dove un vecchio tabià, documentato fin
     dal 1681, è stato ristrutturato dal Parco, ed è divenuto
     “la Frabica delle scritture di montagna” con un piccolo
     allestimento permanente e un archivio di scritture rurali.
     Nel suo complesso questo itinerario si articola lungo ben
     19 km di passeggiate.
     In Val Canali, la zona che si estende a oriente del Laghetto
     Welsperg è nota anche con il nome di “Fedaie”, dalla voce
     dialettale feda, cioè pecora. Le fedaie sono dunque zone
     da pecore, secondo un toponimo relativamente diffuso sui       la mente e per lo spirito. Gli allestimenti permanenti de-
     monti trentini e veneti, in questa forma o in alcune sue       dicati lungo il percorso alla biodiversità, ovvero alla ca-
     varianti.                                                      ratteristica più preziosa ma anche più delicata di questa
     In questo contesto il Parco ha realizzato l’itinerario del-    straordinaria valle, fanno di questi luoghi quasi un museo
     le Muse Fedaie, che consente di camminare nei conte-           all’aperto.
     sti naturalistici della Val Canali compiendo una breve ed      Il viaggio di scoperta della biodiversità della valle è ac-
     agevole escursione, piacevole e salutare per il corpo, per     compagnato, lungo il percorso, da un richiamo alle Muse
PARCO NATURALE
                                                                                                          PANEVEGGIO
                                                                                                              PALE DI
                                                                                                         SAN MARTINO              25

                                                                                       Installazioni lungo il percorso tematico
                                                                                       “Le Muse Fedaie” - Foto Carlo A. Turra

ed ad altre divinità della mitologia greca, che avevano uno   so calpestiamo distrattamente. Galatea è la guida per
stretto rapporto con il mondo maturale.                       comprendere il processo di domesticazione delle pecore,
Così Artemide guida nel mondo dei cavalli e in particolare    Igea dimostra il potere curativo delle acque, e infine le
nell’allevamento del cavallo di razza norica; Mnemosy-        Najadi accompagnano il visitatore alla scoperta della vita
ne accompagna alla conservazione del paesaggio in Val         straordinaria delle acque “minori” che sgorgano nei prati
Canali, mentre Talìa guida a conoscere le mille erbe dei      torbosi di Villa Welsperg e scorrono nel limpido corso del
prati e Gea mostra la varietà delle terre che troppo spes-    Rio Brentella.
AREE
     PROTETTE
     DEL
26   TRENTINO

     Una “Valle
     Biodiversa”

                        Il Parco sta realizzando in Val Canali una serie di progetti
                        e azioni che fanno di questa Valle uno spazio che punta a
                        valorizzare la “biodiversità” dei luoghi e i saperi del mon-
                        do della montagna.
                        Accanto a villa Welsperg è stato realizzato un “campo cu-
                        stode” non solo di sementi ma anche di saperi, perché
                        intende valorizzare le varietà di ortaggi e cereali locali ri-
                        proponendo colture e pratiche agricole tradizionali. La Val
                        Canali vuol dire anche allevamento, perché qui nei secoli
                        ha rappresentato una risorsa primaria per l’economia di
                        sussistenza.
                        Al fine di recuperare l’allevamento ovino tradizionale sono
                        in corso numerose attività che ruotano soprattutto sulla
                        salvaguardia della pecora di “razza Lamon”, razza in via
                        di estinzione.
                   Tosatura  delle pecore
                    Foto di Carlo A. Turra
                        A tal fine, una decina di anni fa, era stato stato creato un
PARCO NATURALE
                                                                                                               PANEVEGGIO
                                                                                                                   PALE DI
                                                                                                              SAN MARTINO           27

                                                                                                                       Val Canali

piccolo gregge, i cui capi sono ospitati oggi nelle strutture   trattiva nell’ambito di un turismo sostenibile: da alcuni
rurali della Stala Nova, nei pressi del Laghetto Welsperg.      anni vengono utilizzati con crescente interesse per attività
Nell’ambito di una specifica azione del progetto LIFE+          di Trekking someggiato, gestite direttamente da operatori
T.E.N. altre greggi di pecora delle razze Lamon e Tingola       locali.
sono stati impiegati per la salvaguardia degli habitat della    La reintroduzione della pecora di razza Lamon, oltre al
coturnice.                                                      grande valore della conservazione, ha permesso al Parco
Infatti, per conservare e tutelare questa specie è neces-       la ricostruzione di una filiera locale della lana; per que-
sario, come dimostrano diverse ricerche scientifiche,           sto il Parco ha coinvolto alcuni artigiani locali che hanno
mantenere e incentivare il pascolo, in particolare ovino,       lavorato e trasformato la lana in prezioso tessuto, borse,
al fine di conservare habitat idonei per questa specie,         cuscini, astucci, particolari porta oggetti e simpatici ani-
sempre più rari a a causa dell’abbandono delle attività         maletti fatti ai ferri.
agricole tradizionali.                                          Nel corso dell’anno sono promossi alcuni brevi corsi e
Nell’ambito del progetto, con le medesime finalità, è stato     laboratori sfruttando le molteplici possibilità offerte dal-
previsto anche l’utilizzo dell’asino, quale presenza in gra-    la lana. Altri edifici rurali della valle sono utilizzati sia per
do di rallentare l’imboschimento e la perdita dell’habitat.     l’allevamento di cavalli della locale razza Norica, sia come
Gli asini costituiscono anche una preziosa risorsa e un’at-     punto di sosta nell’ambito della già esistente Ippovia.
AREE
         PROTETTE
         DEL
28       TRENTINO

     Una famiglia in escursione nei boschi del Parco.
     Foto Carlo A. Turra
PARCO NATURALE
                                                                              PANEVEGGIO
                                                                                  PALE DI
                                                                             SAN MARTINO    29

L’impegno
del Parco
nel turismo
sostenibile

Al Parco è stata assegnata da EUROPARC Federation la “Car-
ta Europea del Turismo Sostenibile”, al termine di un percorso
molto articolato, al quale hanno partecipato, attraverso la costi-
tuzione del “Forum”, istituzioni pubbliche, operatori economici,
associazioni e cittadini.
Il “Piano di Azione” del Parco, nel quale sono indicati i progetti
per il periodo 2015 – 2020, si basa sulla “Strategia provinciale
per il turismo sostenibile nelle aree protette (TurNat)”, redatta
dalla Trentino School of Management su incarico del Servizio
provinciale Aree Protette e Sviluppo Sostenibile che prevede la
declinazione territoriale del concetto di sostenibilità, favorendo
ulteriori sinergie tra tutela della biodiversità, agricoltura e turi-
smo.
Fra gli obiettivi di fondo, quello di aumentare l’attrattività del
territorio sviluppando anche nuovi sentieri e itinerari tematici e
relativi servizi dedicati a varie tipologie di visitatori, migliorando
anche l’accessibilità ai diversamente abili.
Sono previsti nuovi sentieri geologici e glaciologici, itinerari
escursionistici di trekkink e l’Alta Via Numero 2, ma anche le
reti cicloturistiche e la prospettiva di un “Parco come centro
benessere all’aria aperta.”
E ancora: favorire alleanze tra operatori turistici, produttori agri-
coli e allevatori per la valorizzazione delle produzioni locali e
per la individuazione di nuove opportunità di offerta turistica,
basate sulla conoscenza della cultura materiale del territorio,
insieme alla promozione e alla riqualificazione sostenibile di
strutture esistenti come rifugi, baite e malghe.
Il Piano guarda anche a luoghi di cui è necessaria, in collabora-
zione con altri Enti locali e provinciali, la riqualificazione, come il
Passo Rolle o la valorizzazione di contesti naturalistici e storici
come il Forte Dossaccio, la Val Noana e la Val Ceremana.

         Ente Parco Paneveggio Pale di San Martino
                 Sede del Parco: Villa Welsperg,
               località Castelpietra 2, Val Canali,
            Primiero San Martino di Castrozza (TN)
            www.parcopan.org - info@parcopan.org
                        tel. 0439 64854
AREE
                       PROTETTE
                       DEL
             30        TRENTINO

Le Dolomiti di Brenta dal Lago Nero di Cornisello.
Foto F. Periotto - Archivio Pnab
31

testi a cura di Chiara Gras si

PARCO
NATURALE
ADAMELLO
BRENTA
www.pnab.it
AREE
     PROTETTE
     DEL
32   TRENTINO

     Il Parco Naturale
     Adamello Brenta

                     Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area pro-
                     tetta del Trentino e una delle maggiori delle Alpi. Un mo-
                     saico di ambienti diversi che la natura ha deciso di creare
                     per oltre 620 kmq, tra i 477 e i 3.558 m di altitudine,
                     entro la Val Rendena, le Valli Giudicarie, l’Altopiano della
                     Paganella, la Val di Non e la Val di Sole.
                     Ad ovest comprende la parte trentina dell’imponente grup-
                     po montuoso dell’Adamello – Presanella, padre putativo
                     di un complesso di ghiacciai tra i più grandi d’Europa e
                     di cascate spettacolari, tra cui le famose Cascate Nardis.
                     Tra le splendide valli che si addentrano nel massiccio vi
                     è la Val Genova, lunghissima e selvaggia, primeggia per il
                     suo incomparabile fascino che ha incantato anche i primi
                     esploratori dell’800.
PARCO
                                                                                                                NATURALE
                                                                                                                ADAMELLO
                                                                                                                  BRENTA           33

                                                                                 Panorama del Brenta dal Lago Nero al tramonto.
                                                                         Foto Luciano Gaudenzio - Fototeca Trentino Sviluppo SpA

Ad est il Parco comprende le Dolomiti di Brenta, decreta-      di intenti con gli attori locali, anche attraverso proget-
te nel 2009 Patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO:           ti di levatura internazionale, come la Carta Europea del
un fiabesco susseguirsi di guglie, torrioni e immani pareti    Turismo sostenibile oppure l’inserimento all’interno della
strapiombanti. Vi si insinuano a raggiera suggestive valli,    Rete europea e mondiale dei Geoparchi che lo ha portato
ciascuna con una propria particolare identità.                 ad essere riconosciuto nel mondo come Adamello Brenta
Tra tutte spicca la famosa Val di Tovel che custodisce l’o-    UNESCO Global Geopark.
monimo lago, un tempo protagonista dello spettacolare          Nel settembre 2018 il Parco ospiterà a Madonna di Cam-
arrossamento dovuto ad una microscopica alga.                  piglio l’VIII Conferenza internazionale dei Geoparchi Mon-
All’impareggiabile patrimonio paesaggistico corrisponde        diali UNESCO, un’occasione unica e irripetibile per pro-
un’eccezionale ricchezza di elementi naturalistici, primi      muovere il territorio trentino ad una platea internazionale
tra tutti quelli della flora e della fauna selvatica, con la   di circa 1000 partecipanti da tutto il mondo, interessati
straordinaria presenza dell’orso bruno.                        alle tematiche della sostenibilità e della valorizzazione del
Nato nel 1988 in difesa di emergenze ambientali, nei           patrimonio geologico e naturale.
quasi 30 anni di operatività, il Parco ha fissato alleanze
AREE
         PROTETTE
         DEL
34       TRENTINO

     Due “mondi”
     in un Geoparco

     Viaggiando lungo la Val Rendena si percorre un confine           quando questo territorio era sommerso da un mare ricco
     che separa due mondi nettamente diversi dal punto di             di alghe calcaree. La più spettacolare testimonianza della
     vista geologico e paesaggistico. Ad Est le pareti verticali      sua antica presenza si trova in alta Val d’Ambiez, dove c’è
     delle Dolomiti di Brenta si innalzano dai versanti meno in-      il “cimitero dei fossili”, un pianoro che custodisce un gia-
     clinati dei fondovalle interamente ricoperti da foreste. Ad      cimento di fossili marini dell’Età retica inferiore. Su tutti
     Ovest i boschi lasciano gradualmente posto alla prateria         spiccano quelli di Megalodon, un mollusco bivalve usato
     alpina per culminare in cime piramidali e squadrate, è il        come fossile-guida della Dolomia Principale.
     Gruppo dell’Adamello.                                            Il massiccio dell’Adamello, invece, è contraddistinto da
     Le Dolomiti son costituite da rocce di natura sedimenta-         rocce intrusive, soprattutto la tonalite, una roccia dura
     ria, calcari e dolomie formatisi oltre 200 milioni di anni fa,   (età 30/40 milioni di anni) derivata dalla cristallizzazio-

     Tramonto sul Brenta
     Foto Michele Zeni - Archivio Pnab
PARCO
                                                                                                              NATURALE
                                                                                                              ADAMELLO
                                                                                                                BRENTA         35

Le Lobbie
Foto Gervasoni Roberto - Archivio Pnab

ne di magma proveniente dalle profondità terrestri. Il          di valorizzazione che il Parco offre, le Dolomiti di Brenta,
settore occidentale è interessante anche per le eviden-         l’anno successivo, sono state riconosciute Patrimonio
ze dell’azione dei ghiacci. Un esempio è la Val di Fumo,        dell’Umanità UNESCO. La geodiversità elevatissima, i ri-
con il suo profilo a “U”, frutto dell’erosione dovuta alla      conoscimenti prestigiosi e una struttura didattica di sup-
lingua di ghiaccio. A protezione e valorizzazione del pro-      porto, coronata anche da una Casa del Parco dedicata
prio patrimonio geologico, il Parco è entrato a far parte nel   all’approfondimento di questa tematica a Carisolo, fanno
2008 della Rete europea e mondiale dei Geoparchi, sot-          dell’Adamello Brenta UNESCO Global Geopark oggetto di
to l’egida dell’UNESCO. Grazie a questo riconoscimento,         interesse a livello mondiale per studiosi, geologi, ricerca-
alla spettacolarità unica del paesaggio e al programma          tori e alpinisti.

Megalodon                                                       Lago di Lares - Il cuore del Parco
Foto Enrico Dorigatti - Archivio Pnab                           Foto Francesco Maestri - Archivio Pnab
AREE
     PROTETTE
     DEL
36   TRENTINO
PARCO
                                                                                                                  NATURALE
                                                                                                                  ADAMELLO
                                                                                                                    BRENTA          37

                                                                    Il paesaggio e
                                                                    i luoghi simbolo

L’ambiente del Parco è quello tipico dell’Arco alpino cen-          colari cascate, che affascinarono anche i primi esploratori
tro-meridionale, caratterizzato da boschi prevalentemente           dell’800 conducendoli a ribattezzare la valle come “Ver-
di aghifoglie che ricoprono le pendici dei monti fino a 1800        sailles dell’Italia settentrionale”.
m di altitudine. Al di sopra di questa quota, le foreste, che       Al confine più a sud/est del Parco si trova la Val di Fumo,
occupano un terzo della superficie del Parco, lasciano il           anch’essa di origine glaciale, situata sulla linea di confine
posto alle praterie alpine e alla vegetazione rupestre che          tra Trentino e Lombardia. Nel Gruppo della Presanella, la
si spinge fin oltre i 2.500 metri.                                  Val Meledrio rappresenta il confine più a nord del Parco;
L’area protetta occupa un territorio montuoso di 620,52             separa la Catena settentrionale del Gruppo di Brenta dal-
Kmq, posto tra 477 e 3558 metri di altitudine. L’ambien-            le estremità nord orientali del Gruppo della Presanella.
te è estremamente vario e diversificato: foreste di abeti,          In Val di Non, nelle Dolomiti di Brenta, troviamo la magni-
di faggi e di larici, prati trapuntati di fiori, pascoli, torren-   fica Val di Tovel particolarmente famosa, oltre che per il
ti, torbiere e rupi inaccessibili. Alle alte quote i paesaggi       suggestivo paesaggio in cui è inserita, anche per la pre-
sono spettacolari e unici, dominati dalla marcata diversi-          senza dell’omonimo lago che, fino agli anni sessanta, era
tà geologica e geomorfologica dei due massicci montuosi             soggetto ad un fenomeno di arrossamento naturale, unico
che li contraddistinguono.                                          al mondo per intensità di colore ed estensione.
Numerose valli laterali costituiscono la via di accesso             Nel Brenta meridionale è situata la Val d’Ambiez, valle tra
agli ambienti più selvaggi e remoti del territorio. Ognuna          le più selvagge del Parco, raggiungibile dal piccolo borgo
con propri caratteri distintivi, ribadiscono l’indissolubile        di San Lorenzo in Banale. La valle che si estende mag-
legame tra le azioni dell’uomo e il contesto geologico-am-          giormente ad est è la Valle dello Sporeggio, raggiungibile
bientale in cui esse si inseriscono. Nel Gruppo dell’Ada-           da Spormaggiore e Cavedago. Insinuata in un settore del
mello-Presanella, la più conosciuta è certamente la Val             Brenta poco frequentato rappresenta l’areale dove, prima
Genova; valle di origine glaciale, lunga ben 18 Km, si ca-          del progetto Life Ursus, sopravvivevano gli ultimi esempla-
ratterizza per l’abbondanza di acqua e per le sue spetta-           ri autoctoni di orso bruno del Trentino.

                                                                                                               Val di Fumo e Cima Carè Alto.
                                                                                                               Foto Michele Zeni - Archivio Pnab
AREE
          PROTETTE
          DEL
38        TRENTINO

                                                La ricchezza e la varietà degli aspetti floristici e vegeta-
                                                zionali che si riscontrano nel territorio del Parco Naturale
                                                Adamello Brenta non trovano paragoni che in poche altre

     La flora e
                                                zone dell’arco alpino. La presenza di due settori distinti
                                                con caratteristiche geologiche differenti, le rocce calca-
                                                reo-sedimentarie del Gruppo di Brenta e le rocce intru-

     la vegetazione                             sive cristalline dell’Adamello-Presanella, ha favorito lo
                                                sviluppo naturale di endemismi e di associazioni vegetali
                                                caratteristiche tra le oltre 1.200 specie individuate.
                                                Tra gli endemismi più preziosi del Parco la Nigritella rosa
                                                del Brenta (Nigritella buschmanniae), un’eccezionale rari-
                                                tà botanica finora accertata solo nelle praterie di quota del

     Violacciocca dorata.
     Foto Giberto Volcan - Archivio Pnab

     Orchidea di Spitzel.                     Nigritella rosa del Brenta.
     Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab   Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab
PARCO
                                                                                                                               NATURALE
                                                                                                                               ADAMELLO
                                                                                                                                 BRENTA        39

      Giglio martagone, Lago Mandrone. Foto Amedea Ebli - Archivio Pnab

      Brenta centrale; la Violacciocca dorata (Erysimum auran-                grande valore come alcune piante carnivore (Drosera ro-
      tiacum) stupendo fiore dal colore giallo aranciato, endemi-             tundifolia, anglica, obovata), inserite nella Lista Rossa del-
      ca del Brenta meridionale e della catena Gazza-Paganella;               la Flora del Trentino (F.Prosser, 2001). Tra le specie meno
      la Genziana del Brenta (Gentiana brentae), scoperta nel                 vistose di torbiera, merita una segnalazione speciale la Ca-
      2008 sull’altopiano del Grostè, risulta essere una presenza             rice di buxbaum (Carex buxbaumii), considerata una delle
      eccezionale a livello europeo. A nord di Madonna di Campi-              piante più rare di questi habitat a livello italiano.
      glio, sulle propaggini nord-orientali del Gruppo della Presa-           Nel Parco sono presenti molte specie di orchidee, alcu-
      nella, la natura delle rocce favorisce il ristagno d’acqua e            ne delle quali oggetto di monitoraggio annuale da parte
      quindi la presenza di numerose zone umide di grandissimo                dei ricercatori del Museo Civico di Rovereto, allo scopo
      interesse naturalistico, che coprono in totale una superficie           di valutare la consistenza attuale e le prospettive futu-
      di quasi 31 ettari. Si tratta di habitat delicati, costantemen-         re: l’orchidea di Spitzel (Orchis spitzelii) è presente nel
      te minacciati dalle attività antropiche e che rientrano nel-            Gruppo di Brenta con la stazione più numerosa delle Alpi.
      la Zona Speciale di Conservazione “Torbiere dell’alta Val               La Pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), dal
      Rendena”, area riconosciuta a livello comunitario e classifi-           fiore inconfondibile e spettacolare, è particolarmente dif-
      cata come Riserva Speciale dal Piano del Parco.                         fusa in val Brenta, in una zona del Trentino dove è mag-
      In questi habitat ormai rari e preziosi si rifugiano specie di          giormente presente.

Genziana del Brenta.                               Pianella della Madonna.                            Drosera.
Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab             Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab             Foto Michele Zeni - Archivio Pnab
AREE
         PROTETTE
         DEL
40       TRENTINO

         La fauna

     Il Parco Naturale Adamello Brenta gode di una ricchezza faunistica stra-
     ordinaria, grazie all’integrità e varietà ambientale del suo territorio.
     Nell’area sono presenti tutte le specie caratteristiche delle Alpi, tra le
     quali spicca l’orso bruno (Ursus arctos), animale simbolo del Parco,
     giunto sull’orlo dell’estinzione e oggi costituisce una popolazione che si
     stima in un range tra i 49 e i 66 esemplari. Degni di nota sono i ritrova-
     menti occasionali di tracce di lupo (Canis lupus) e rari avvistamenti di un
     esemplare di lince (Lynx lynx) radiocollarato, proveniente dalla Svizzera.
     Molto rappresentati sono gli ungulati alpini: oltre al capriolo (Capreo-
     lus capreolus), al cervo (Cervus elaphus) e al camoscio (Rupicapra
     rupicapra) preme ricordare la presenza dello stambecco (Capra ibex),
     tornato grazie ad progetto di reintroduzione iniziato nel 1995. Oggi la
     popolazione di stambecco, conta circa 200 individui che gravitano nelle
     principali valli del massiccio dell’Adamello-Presanella.
     Tra i carnivori, oltre all’orso, si trovano la volpe (Vulpes vulpes) e nu-
     merose specie di mustelidi, tra le quali la donnola (Mustela nivalis),
     l’ermellino (Mustela erminea), il tasso (Meles meles), la faina (Martes
     faina), e la martora (Martes martes).
     L’avifauna annovera numerose specie tipiche dell’ambiente alpino: pri-
     mi tra tutti i galliformi rappresentati da pernice bianca (Lagopus mu-
     tus), gallo forcello (Tetrao tetrix), gallo cedrone (Tetrao urogallus),
     francolino di monte (Bonasa bonasia) e coturnice (Alectoris graeca).
     Tra i rapaci, nidificano all’interno del territorio del Parco l’aquila reale
     (Aquila chrysaetos), l’astore (Accipiter gentilis), lo sparviere (Accipiter
     nisus), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) e il falco pellegrino (Fal-
     co peregrinus). È da ritenersi invece occasionale la presenza del gi-
     peto (Gypaetus barbatus). Interessante la presenza di rapaci notturni,
PARCO
                                                     NATURALE
                                                     ADAMELLO
                                                       BRENTA   41

quali l’allocco (Strix aluco), il gufo comune
(Asio otus), la civetta capogrosso (Aegolius
funereus) e la civetta nana (Glaucidium pas-
serinum). Abbondantemente rappresentati i
roditori con lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) e
la marmotta (Marmotta marmotta) ed i lago-
morfi con la lepre comune (Lepus europeus)
e lepre alpina (Lepus timidus). Non meno im-
portanti, le numerose specie di piccoli verte-
brati ed invertebrati, con il loro contributo alla
biodiversità ed al consolidamento della cate-
na alimentare.
AREE
         PROTETTE
         DEL
42       TRENTINO

         I percorsi
         tematici

     “Alla scoperta del ghiacciaio che c’era”
     IL SENTIERO DELLE CASCATE IN VAL GENOVA
     La “Versàilles delle Alpi italiane”: con   con i bus navetta del Parco fino al        (1800m) lungo 3 km di emozioni con-
     questo appellativo i primi esploratori     capolinea di Malga Bedole (1580m).         tinue, dove i larici secolari dell’anfi-
     dell’800 descrivevano la Val Genova        Qui l’emozione è fortissima. Questo        teatro glaciale, invitano ad alzare lo
     alla nobiltà europea. Le stesse impe-      stretto pascolo incastonato tra mon-       sguardo lungo le impetuose cascate
     tuose cascate di allora e l’architet-      tagne imponenti e vertiginose, attrae      verso i ghiacciai della Lobbia e del
     tura inconfondibile delle glaciazioni,     il visitatore catturato dalla pace sel-    Mandròn. Il batolite dell’Adamello sol-
     lasciano con il fiato sospeso anche        vaggia di un profondo silenzio, rotto      cato dalle glaciazioni, i macigni errati-
     l’escursionista di oggi.                   soltanto dal fragore del torrente Sar-     ci incastonati fra i muschi rigogliosi, i
     Raggiunto il comune di Carisolo in Val     ca che scende al Garda dagli immen-        salti e le forre del torrente al cospetto
     Rendena, ci si addentra verso ovest        si ghiacciai dell’Adamello. Inizia così    delle piramidi aguzze di oltre tremila
     per 9 km fino a Ponte Maria (1170m)        il trekking che toccherà il rifugio Bèd-   metri di quota, raccontano di un pas-
     nel cuore del gruppo Adamello-Presa-       ole, il Ponte delle Cambiali, il Bivacco   sato fatto di ghiaccio che ha lasciato
     nella. Il viaggio prosegue altri 8 km      dei Pionieri fino a Mandra Mataròt         il passo alla vita di piante, animali e
                                                                                           uomini straordinari, adattati a que-
                                                                                           sti ambienti severi e speciali anche
                                                                                           nel bianco inverno. Ritornati a Mal-
                                                                                           ga Bèdole lungo la strada forestale,
                                                                                           si imbocca il Sentiero delle Cascate
                                                                                           da un ponticello in legno sul Sarca. Il
                                                                                           sentiero ora scenderà lungo la destra
                                                                                           orografica le pianure e gli scalini gla-
                                                                                           ciali che si susseguono lungo tutta la
                                                                                           valle. Lungo l’alta Val Genova fino a
                                                                                           Ponte Maria si potranno ammirare
                                                                                           in ordine le cascate Cércen, Pedrùc,
                                                                                           Gabbiòlo, Stablél, Casina Muta, Fol-
                                                                                           gorìda e Làres oltre alle valli sospese
                                                                                           omonime e i meravigliosi pascoli del
                                                                                           Pian della Sega, Stella Alpina, Carét
                                                                                           e Malga Genova. Un trekking meravi-
                                                                                           glioso, adatto a tutti, da affrontare a
     Le cascate del Nardìs                                                                 cuore aperto tra lo Spazio e il Tempo.
PARCO
                                                                                                                NATURALE
                                                                                                                ADAMELLO
                                                                                                                  BRENTA          43

“Storia di un Paesag gio”
IL PIAN DELLA NANA E IL MONTE PELLER
Un luogo che ha il potere di proiettare l’immaginazione           isole di Rosso Ammonitico ricche di fossili di ammoniti
del visitatore al tempo dei dinosauri e dei mari caldi del        a spirale che popolavano i mari aperti del Giurassico e
Trentino. Il Pian della Nana è questo. Dal comune di Cles         del Cretaceo. Le marmotte hanno colonizzato da millenni
in Val di Non si raggiunge il parcheggio per Malga Tassulla       i dolci versanti delle colline e rendono vivace e simpatico
(1885m). L’itinerario si avventura lungo un’ampia prateria        il cammino.
alpina, di grande pregio geomorfologico, floristico e fauni-      Dal Passo della Forcola si scende al lago delle Salare, un
stico, contraddistinta da un paesaggio dolce e ondulato,          piccolo specchio d’acqua incastonato sul fondo di una de-
alquanto singolare e atipico, per forme curvilinee e colori       pressione glaciocarsica. Proseguendo verso nord attorno
rosseggianti, rispetto ai più classici scenari dolomitici a       al Monte Peller si raggiunge la panoramica Malga Clésera
guglie e colossi delle Dolomiti di Brenta.                        dalla quale, lungo una strada forestale tra suggestivi bo-
Lasciato il parcheggio ci si incammina verso Malga Tas-           schi di conifere, si raggiunge il Rifugio Peller per chiudere
sulla (2090m); nel grande pascolo della Nana affiorano            l’itinerario ad anello.

Sentiero Pian della Nana.
Foto Giuseppe Alberti - Archivio Pnab

“La valle del vetro e delle malghe”
DALLA VAL ALGONE ALL’ALTIPIANO DI MOVLINA
Dal comune di Stenico si procede verso ovest fino al pon-         ne incantati dalla quiete del luogo, stregati dal sottofondo
te del Lisàn da dove si imbocca la Val Algone fino al par-        delle vacche al pascolo.
cheggio del rif. Brenta (1160m). Da qui ci si incammina           Seguendo il sentiero 341 si compie un percorso ad anello
lungo la forestale che giunge alle cave di quarzo risalenti       in discesa lungo la superba Val di Sacco fino all’imponen-
agli anni ’50 che spiccano per il loro colore giallo dora-        te Vallon e la malga omonima fino ad arrivare a Malga
to. Proseguendo verso i faggi secolari di Malga Nambi             Stabli (1120m) nei pressi dell’Antica Vetreria che mostra
(1380m) si giunge da li a poco all’imbocco del sentiero           ancora oggi la meravigliosa ciminiera ottocentesca dei
che sale lungo bellissime faggete verso Malga Movlina             forni fusori del quarzo per la produzione vetraria. Un ponti-
(1803m), un altipiano panoramico nel cuore del Parco,             cello sul Rio Algone consente di raggiungere il rif. Ghedina
tra i ghiacciai dell’Adamello e i castelli del Brenta; si rima-   e tornare al punto di partenza.
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