AREE PROTETTE DEL TRENTINO - Speciale della rivista "Terra Trentina" - Provincia ...
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SOMMARIO Le aree protette del Trentino: una strategia lunga 50 anni PAG. 4 I Parchi come occasione per immaginare il futuro PAG. 8 AREE PROTETTE DEL TRENTINO Speciale della rivista “Terra Trentina” MARZO 2018 PARCO SPECIALE DELLA RIVISTA NATURALE “TERRA TRENTINA” PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO PAG. 10 i PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO PARCO NATURALE Direttore responsabile ADAMELLO Gianpaolo Pedrotti BRENTA PAG. 30 Coordinatore editoriale Corrado Zanetti Segreteria di redazione Marina Malcotti REDAZIONE Piazza Dante, 15 - 38122 TRENTO Tel. 0461 494614 - Fax. 0461 494615 terratrentina@provincia.tn.it PARCO GRAFICA NAZIONALE Giada Pedrini DELLO STELVIO PAG. 52 Chiuso in redazione 10 marzo 2018 LE RETI In copertina Lago d’Ampola. DI RISERVE PAG. 68 Foto Archivio Reti di Riserve Alpi Ledrensi
AREE PROTETTE DEL 4 TRENTINO Le aree protette del Trentino: una strategia lunga 50 anni di Mauro Gilmozzi, As ses sore all’ambiente della Provincia autonoma di Trento Foto Michele Zeni
AREE PROTETTE DEL TRENTINO 5 L’intuizione del Piano Urbanistico Provinciale 1988: I parchi deventano operativi Nel 1967 veniva varato dalla Provincia autonoma di Tren- Rimasti sulla carta per 20 anni, quasi esclusivamente to il Piano Urbanistico Provinciale, il primo strumento di come vincolo urbanistico, i Parchi naturali diventano ope- pianificazione territoriale di area vasta concepito in Italia. rativi a seguito della Legge provinciale n. 18 del 1988, Una delle principali intuizioni di quel Piano fu senz’altro la dando risposta alle forti istanze di autogoverno da parte previsione di due grandi Parchi naturali, il Parco Naturale delle comunità locali. Adamello Brenta e il Parco Naturale Paneveggio Pale Ecco un’altra grande innovazione: fino a quel momento di San Martino. le aree protette, in tutta Italia, erano un istituto fortemen- te centralistico, spesso imposto alle comunità locali, non Dopo un ventennio, con la legge provinciale 18/88, ven- compreso e per questo spesso avversato. La L.P. 18/88 nero istituiti gli enti di gestione dei parchi come li cono- introduce invece, per prima in Italia, il principio innovativo sciamo oggi, e da lì iniziò il loro vero viaggio. della sussidiarietà basata sulla consapevolezza e sulla responsabilità: una scommessa innanzitutto culturale, Per celebrare queste due importanti ricorrenze per i Par- che possiamo dire essere stata vinta, malgrado qualche chi, i 50 anni dal loro “disegno” e i 30 anni dalla loro isti- inevitabile errore e qualche contraddizione. tuzione, si è deciso di proporre una serie di iniziative che, dall’autunno del 2017 alla primavera 2018, offrano l’oc- Dopo aver completato la complessa fase della pianifica- casione di riflettere su questa bella storia del Trentino, fat- zione negli anni Novanta, i parchi nei primi anni del Due- ta di tutela della natura, di sviluppo sostenibile, di saperi mila diventano protagonisti di una stagione molto dinami- e di cultura del territorio e del patrimonio ambientale. Una ca e, ancora una volta, di innovazione: attraverso progetti storia che è caratterizzata, in particolare, da un concetto, molto concreti e di successo, nel campo “proprio” della l’innovazione, che possiamo individuare come il filo con- conservazione e della ricerca ma anche nel nuovo campo duttore dell’esperienza dei Parchi trentini. del turismo sostenibile, della mobilità sostenibile e delle certificazioni ambientali, distinguendosi probabilmente come i primi interpreti a livello locale dello sviluppo so- La prima innovazione riguarda certamente l’individua- stenibile. zione, nel 1967, dei due Parchi Naturali provinciali, che possono essere considerati, sotto il profilo puramente ur- banistico, i primi Parchi regionali/provinciali in Italia, precedenti a quelli istituiti da altre Regioni, Lombardia e Piemonte in primis, a partire dagli anni Settanta. Se oggi le aree protette in Italia sono più di mille, e interessano oltre l’11% del territorio italiano, fino ad allora esisteva- no solo i quattro parchi nazionali istituiti tra il 1922 e il 1935: Gran Paradiso, Abruzzo, Circeo e Stelvio. Quest’ul- timo, pur interessando per una parte anche il territorio trentino, oltre alla Lombardia e all’Alto Adige, per molto tempo è stato considerato come una cosa “altra”: istituito dal regime fascista e gestito dallo Stato, è stato vissuto come un’imposizione, con molti vincoli e pochi vantaggi. Per questo possiamo dire che la storia delle aree protette in Trentino è iniziata nel 1967, con i due parchi provinciali. Va detto subito che anche i Parchi di allora nacquero con un approccio fortemente conservazionistico, tanto che nella relazione del PUP si prevedeva addirittura “il divie- to di ogni presenza umana (…), per non alterare la loro predisposizione alla contemplazione e al silenzio”. Questo approccio ha impedito, di fatto, l’accettazione e il decol- lo dei nostri parchi per circa vent’anni, periodo nel quale sono rimasti sulla carta, svolgendo un ruolo, prezioso ma limitato, di esclusiva tutela urbanistica. Questo ha prodot- to una cultura “antiparco” che ancora oggi comporta diffi- denze e timori di ingessamento del territorio. Foto Lorenzo Zanghielli
AREE PROTETTE DEL 6 TRENTINO Alla classica dimensione tutelare e culturale si affianca La riforma del 2007 “inventa” le Reti di Riserve in quegli anni anche la nuova dimensione economica e sociale dei parchi, che si confrontano con i settori pro- L’importante esperienza dei parchi provinciali ha costitu- duttivi, forti della consapevolezza di costituire una risorsa ito la premessa culturale per la riforma introdotta dalla preziosa per il territorio e di essere portatori di un mo- Legge provinciale 11/07, la nuova legge sul governo del dello di sviluppo diverso, orientato al futuro e proprio per territorio, che aggiorna le finalità delle aree protette, intro- questo necessario, da promuovere e difendere. Sul piano ducendo il richiamo a una gestione idonea a realizzare sociale, il terreno dei parchi è quello della partecipazio- l’integrazione tra uomo e ambiente naturale e ufficializ- ne della popolazione locale e dei portatori di interesse zando l’impegno nel campo della formazione in materia attorno a propri progetti e ai nuovi piani. Ancora una volta di tutela e di valorizzazione ambientale e naturalistica, i parchi sono portatori di innovazione, sperimentando un che si dimostra elemento cruciale per favorire il cambia- nuovo approccio inclusivo alle proprie scelte. mento attraverso il dialogo nella gestione dei conflitti insiti L’Uomo ora è al centro delle politiche dei Parchi, e così si nell’uso del territorio. segna la definitiva presa di distanza dal modello di parco Per i parchi la L.P. 11/07 è importante anche perché affi- del 1967. da loro il ruolo di tutori della biodiversità, secondo il nuovo Laghetto Welsperg e cime della Val Canali. Foto Carlo A.Turra
AREE PROTETTE DEL TRENTINO 7 approccio di gestione della rete Natura 2000 introdotto Provincia. Inoltre, le Reti impostano la propria strategia dalla direttiva Habitat. gestionale su due pilastri, la conservazione, prevalente- mente declinata nel senso di “tutela attiva”, e lo sviluppo Ma, soprattutto, la legge 11/07 segna un punto di svolta sostenibile, diventando così strumento di integrazione nella politica delle aree protette con l’”invenzione” della delle politiche territoriali ed economiche. Rete di Riserve, un nuovo istituto di gestione del sistema Per certi versi, si può dire che le Reti interpretino il nuovo delle piccole aree protette e dei siti di Natura 2000, fino a paradigma del paesaggio, affermato dal PUP del 2008, quel momento fortemente osteggiato e considerato come non più come espressione del conflitto tra tutela ambien- puro elemento di vincolo territoriale, imposto dall’alto. tale e sviluppo, ma come alleanza tra le due dimensioni. Le Reti di Riserve rovesciano questa logica, visto che na- Certamente, questo modello rende anche più comprensi- scono “dal basso”, per volontà delle amministrazioni loca- bile e democratica la conservazione della Natura avvici- li e a seguito di processi partecipativi che coinvolgono il nandola al livello dei residenti, così che la filiera di Natura territorio e, in base al principio della sussidiarietà respon- 2000 – normalmente basata su tre livelli: Europa, Stato, sabile, affidano la gestione delle piccole aree protette agli Regione – si allunga a un quarto livello, quello degli Enti enti locali, sulla base di un accordo di programma con la locali, vero terminale dei benefici della conservazione del- la natura. Oggi le Reti di Riserve istituite sono dieci e rappresentano un modello gestionale innovativo, riconosciuto anche a li- vello internazionale grazie ai progetti europei come il Life TEN e al recente ottenimento della Carta Europea del Tu- rismo Sostenibile (CETS) da parte del sistema provinciale delle Reti di Riserve, riconoscimento che si aggiunge a quello già ottenuto negli anni scorsi dai Parchi provinciali. A questo sistema di Reti - che potrebbe coinvolgere pros- simamente anche altri territori, come l’asta del Fiume Brenta, il Lagorai o i Lessini – si affianca la Riserva della Biosfera UNESCO delle Alpi Ledrensi e Judicaria: un altro prestigioso riconoscimento internazionale, ottenuto nel 2015, che consolida la convinzione di aver imboccato la strada giusta, in linea con le moderne strategie interna- zionali. Anche il Parco dello Stelvio entra nel sistema I principi-base di questo modello gestionale, la “sussidia- rietà responsabile”, la “partecipazione” e l’”integrazione delle politiche di conservazione e di sviluppo”, nonchè le esperienze in termini di governance e di buone pratiche maturate dai Parchi, hanno guidato la Provincia anche nella recente riforma del Parco Nazionale dello Stelvio, l’ultimo importante capitolo della politica delle aree pro- tette trentine, di cui si dirà nelle pagine di questo numero speciale. Le Reti e il Parco Nazionale dello Stelvio, a scale diverse, reinterpretano il modello di gestione in rete dei beni am- bientali introdotto con successo nelle Dolomiti - Patrimo- nio dell’Umanità e oggi studiato a livello internazionale, dove è stata sperimentata una governance che supera i confini delle singole amministrazioni ed esperienze per creare un terreno di reale confronto e di progresso sociale e culturale comune.
AREE PROTETTE DEL 8 TRENTINO I Parchi come occasione per immaginare il futuro Claudio Ferrari Dirigente Ser vizio Aree Protet te e Sviluppo Sostenibile Grazie alla lungimiranza di 50 anni fa ed alla tensione in- novativa che ha caratterizzato i decenni successivi, oggi il Trentino ha un sistema di aree protette molto vasto e articolato, all’avanguardia nazionale. Con un terzo del territorio tutelato, in Italia possiamo con- siderarci la Regione dei parchi (o della natura protetta). Come Trentino, abbiamo pertanto l’opportunità di spen- dere questa carta anche nel marketing turistico: si tratta di uno snodo fondamentale, soprattutto per orientare le scelte di politica turistica verso modelli indirizzati più sulla qualità che sulla massa, e dove l’ambiente e la natura vengano riconosciuti fino in fondo come la nostra princi- pale risorsa.
AREE PROTETTE DEL TRENTINO 9 Contemporaneamente, occorre ricordare che il Parco rimane pur sempre un istituto di tutela, ragione per cui deve mantenere un ruolo di “sentinella”, da giocare più sul piano culturale che su quello della norma, in un rap- porto dialettico con la propria comunità, con il preciso compito di indicare il senso del limite. Anche in questo senso le aree protette non devono per- dere la capacità di elaborazione progettuale e il ruolo di agenti di innovazione che le hanno caratterizzate fin qui. I cinquant’anni dell’istituzione Parco sono dunque l’oc- casione per ripercorrere una storia fatta di conoscenze scientifiche, di tutela della natura, di sviluppo sostenibile, di saperi e cultura del patrimonio, di ecoturismo, e per ri- flettere su come è evoluto nel frattempo il concetto stesso di conservazione della natura. Nelle pagine di questo numero speciale di Terra Trentina si dipanerà il filo di questo lungo racconto, che guarda lontano: perchè i Parchi non sono solo recupero della “memoria”, ma anche e soprattutto occasione per imma- ginare il futuro.
AREE PROTETTE DEL 10 TRENTINO Passo Rolle, Pale di S.Martino - Baita Segantini. Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto Daniele Lira
11 t e s t i a c u r a d i Wa l t e r Ta u fe r PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO www.parcopan.org
AREE PROTETTE DEL 12 TRENTINO Il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino Il territorio del Parco è situato nelle Dolomiti, nel Trentino Orientale, e si sviluppa su un territorio montano con quote generalmente superiori ai 1500 metri, per una superficie di 19.726,09 ettari. Il territorio interessa i bacini idrografici dei torrenti Cismon, Vanoi e Travignolo, comprendendo la Val Venegia, la Foresta di Paneveggio, un’ampia porzione del Gruppo delle Pale di San Martino, l’estremità orientale della catena del Lagorai e una parte della catena Lusia - Cima Bocche. Il Gruppo delle Pale di San Martino è uno dei nove siti dolomitici riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio Naturale dell’Umanità. I Comuni con territorio nel Parco sono nella Valle di Primiero Canal San Bovo, Imer, Mezzano, Primiero San Martino di Castrozza, Sagron Mis; in Valle di Fassa Moena e in Valle di Fiemme Predazzo.
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 13 Le Pale di San Martino da malga Bocche. Foto Carlo A. Turra
AREE PROTETTE DEL 14 TRENTINO La flora e la vegetazione Il territorio del Parco è coperto, per oltre la metà, da boschi e foreste. Nel piano montano vegetano prevalentemente l’Abete rosso, l’Abete bianco e il Faggio. La foresta simbolo del Parco è quella di Paneveggio: qui lo strato arboreo è costituito in prevalenza (85%) da abete rosso (Picea abies), che occupa la fascia altimetrica compresa fra i 1500 e i 1900 metri. Più in alto il bosco è formato soprattutto da larice e pino cembro. L’orizzonte subalpino con i suoi arbusti contorti si spinge fino ai 2.400 metri di quota: in questa fascia il bosco cede il passo alle praterie alpine, ricche, soprattutto nel versante dolomitico del Parco, di specie vegetali rare ed endemiche. Nel versante occidentale del Parco porfidi e formazioni meta- morfiche sono ricche di piccoli laghetti che aumentano la di- versità floristica del Parco: qui tra le altre specie vegeta il raro Potamogeton praelongus. Numerose come detto sono le specie floristiche rare ed ende- miche presenti nel Parco. Tra le più celebri vi sono Campanula morettiana, Primula tyrolensis e Saxifraga facchini. Vanno ri- cordate poi Rhizobotrya alpina, pianta antica di grandissimo interesse in quanto endemica non solo come specie ma anche come genere, unico caso per la flora delle Dolomiti. Interessante è pure la presenza di Draba dolomitica come pure quella delle specie endemiche ad areale più esteso dell’ambito dolomitico: Physoplexis comosa, P. lutea, Minuartia rupestris, M. austriaca, Cerastium carinthiacum, Silene alpestris, Aqui- legia einseleana ed altre ancora. La metà delle specie licheniche del Parco è concentrata negli ambienti rupestri; il 30% in quelli silicei, il 20% in quelli carbo- natici. Per la loro rarità, ben 59 specie di licheni sono interes- santi dal punto di vista conservazionistico.
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 15 Fotoi Carlo A. Turra
AREE PROTETTE DEL 16 TRENTINO Gallo forcello. Foto Bruno Bressan Civetta nana. Foto Giorgio Deflorian
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 17 Cervo. Foto Carlo A. Turra Gracchio alpino. Foto Carlo A. Turra La fauna Nel territorio dell’area protetta è significativa è la presenza degli ungulati: tra questi, diffusi sono il cervo, il capriolo, e il camo- scio. Nel 2000 furono rilasciati, all’interno del progetto di reintrodu- zione dello stambecco (Capra ibex) nel Parco, cinque maschi e cinque femmine provenienti dalle Alpi Marittime. La colonia si è affermata ed è stata rinforzata, nel corso degli anni, con esemplari catturati nel gruppo montuoso delle Marmarole (Cen- tro Cadore). Il gallo cedrone (Tetrao urogallus), il più grande fra i gallifor- mi italiani, è presente nell’area protetta con una popolazione di alcuni centinaia di esemplari, insieme al fagiano di monte o gallo forcello (Tetrao tetrix), al francolino di monte (Tetrastes bonasia) e alla pernice bianca (Lagopus muta), che vive nelle praterie alpine delle altitudini maggiori, al di sopra di quelle fre- quentate dalla coturnice (Alectoris graeca). Il gufo reale (Bubo bubo), assieme all’aquila reale sono gli unici superpredatori alati presenti nel territorio del Parco. Fra la ricca avifauna possiamo ricordare ancora il raro picchio muraiolo (Tichodroma muraria), frequentatore delle pareti rocciose d’alta quota e, come nidificante, il re di quaglie (Crex crex). Solo da alcuni anni è stata scoperta sul territorio la pre- senza del raro picchio tridattilo (Picoides tridactylus). Fra gli anfibi merita una citazione particolare la salamandra al- pina (Salamandra atra), che si può incontrare negli ambienti detritici e nei boschi d’alta quota dei basamenti dolomitici. All’interno dell’area protetta i corsi d’acqua sono popolati da trote fario (Salmo trutta fario), mentre nei laghetti d’alta quota è sicura la presenza del salmerino alpino (Salvelinus alpinus). Anche la presenza di lepidotteri papilionoidei è elevata; sono infatti un centinaio le specie presenti nel Parco. Foto di Bruno Bressan
AREE PROTETTE DEL 18 TRENTINO Il nuovo Piano del Parco “Un approccio dinamico e dettagliato alla conservazione gli habitat di interesse comunitario presenti nei Siti Na- ambientale”, potrebbe essere questo uno dei concetti tura 2000 ricompresi nel territorio dell’area protetta. La per definire il nuovo Piano del Parco, entrato in vigore Provincia autonoma di Trento ha stabilito che, qualora i nel febbraio del 2016 e che sostituisce il precedente del siti ricadano all’interno dei Parchi Naturali, le misure di 1995. conservazione specifiche debbono essere “adottate e Basandosi sull’impostazione data alle pratiche della assicurate” dai Parchi stessi, nell’ambito degli strumenti conservazione dalla Rete Natura 2000, il Piano fa dell’i- di pianificazione e programmazione previsti dalla Legge. dentificazione e della salvaguardia dei singoli habitat il All’interno del territorio del Parco ricadono 4 Siti Natura mattone fondamentale della costruzione dell’impianto 2000, in particolare 3 ZSC e 1 ZPS, che interessano la generale. Un aspetto fondamentale del Piano sono quin- quasi totalità del perimetro dell’area protetta. di le Misure specifiche di Conservazione per le specie e Le misure di conservazione specifiche elaborate nell’am-
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 19 Lago di Colbricon - Foto Carlo A. Turra bito del processo di pianificazione si compongono com- gli Habitat, il Piano giunge in forme nuove alla classica plessivamente di 111 misure, che dettagliano le moda- suddivisione del territorio in zone di riserva a diverso gra- lità di gestione degli habitat o le azioni, anche volte alla do di tutela. tutela attiva tramite il recupero delle attività tradizionali, Il nuovo Piano dedica anche una particolare attenzione al volte alla conservazione degli habitat e delle specie e grande capitolo relativo alla fruizione sociale del territorio che costituiscono la base dell’azione di conservazione al cui interno si prende in esame il rapporto tra Parco naturalistica ed ambientale del Parco. Alle misure di con- e turismo: le norme in questo settore vanno incontro a servazione è associato un Piano di monitoraggio in grado nuove esigenze di fruizione del territorio, affrontando con di assicurare nel tempo le necessarie conoscenza sulla la dovuta attenzione i temi della sicurezza e della salva- dinamica degli habitat e delle popolazioni. guardia dell’ambiente, riguardo anche il cicloturismo, l’ip- Basandosi sulla mappatura e sulla caratterizzazione de- poturismo e lo sci fuori pista.
AREE PROTETTE DEL 20 TRENTINO Foto Carlo A. Turra I Centri Visitatori I Centri visitatori sono i “luoghi” che raccontano i diversi contesti dell’area protetta. Villa Welsperg, in Val Canali, è la “Casa del Parco”. Ospita la sede ammini- strativa e un Centro Visitatori che racconta i diversi contesti ambientali e territoriali dell’area protetta. Il Centro visitatori di San Martino di Castrozza permette di approfondire gli aspetti naturalistici legati al clima, alla geologia, alla paleontologia, agli ambienti e agli animali d’alta quota dell’area area protetta. La vicinanza del gruppo montuoso delle Pale di San Martino fa sì che l’at- tenzione sia focalizzata in particolare sugli ambienti dolomitici. Il Centro Terra Foresta di Paneveggio, situato lungo la strada provinciale che da Predazzo sale al Passo Rolle, nel cuore dell’omonima foresta, rac- conta la natura che sta fuori: gli allestimenti parlano, in particolare, dei segreti del suolo e del sottosuolo della grande foresta di abete rosso, ormai a tutti nota come la “Foresta dei Violini” per la qualità dei suoi abeti di riso- nanza usati dai liutai di tutto il mondo. Una sezione dell’allestimento racconta la vita degli animali del bosco. Poco lontano un grande recinto permette di osservare da vicino l’animale simbo- lo del Parco, il cervo. La “Casa del Sentiero Etnografico” a Caoria, nella Valle del Vanoi, è il punto di partenza del Sentiero Etnografico, un articolato percorso che racconta i temi dell’erba, del legno e della mobilità, accanto all’acqua, alla pietra, alla guerra e al sacro, e che ne fanno un “viaggio nel tempo e nello spazio” alla ricerca degli antichi saperi e della cultura della civiltà contadina. LA CASA DEL PARCO Villa Welsperg, al centro della Val Canali, costruita nel 1853, fu residenza estiva e casa di caccia dei Conti Welsperg. Gli esterni della Villa sono or- ganizzati in un bellissimo parco-giardino dove sono presenti tigli secolari, frassini ed ippocastani. La villa ospita un Centro Visitatori nel quale è possibile conoscere e appro- fondire i caratteri peculiari di ciascun settore geografico del Parco ed una Biblioteca dedicata ai temi della montagna e dello sviluppo sostenibile. Oggi, Villa Welsperg può essere considerata a tutti gli effetti un edificio che non emette gas serra e rappresenta un ulteriore contributo alla lotta al cambiamento climatico. Dal punto di vista dell’approvigionamento energetico è stato scelto in via principale l’utilizzo dell’energia geotermica, trasferita attraverso 20 sonde geotermiche che affondano nel terreno per circa 60 metri, affiancato da un impianto solare termico ed uno fotovoltaico. Il torrente Travignolo
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 21 IL LAGHETTO WELSPERG Il Laghetto Welsperg in Val Canali è uno dei luoghi simbolo di questa valle. Un intervento di riqualificazione ha permesso il recupero faunistico e vegetazio- nale di questo specchio lacustre, sino a pochi anni fa degradato a causa della presenza di specie ittiche alloctone e della gestione a fini idroelettrici. L’intervento ha permesso la fruizione del lago anche per attività di balneazione e di pesca. Le sponde del lago sono state riqualificate con particolare attenzio- ne alla vegetazione ripariale ed è stato realizzato un sentiero circumlacuale al fine di renderle percorribili in comodità e in sicurezza. Il laghetto, popolato di trote, è frequentato da anfibi (rane e rospi) e nelle sue acque, come inn quelle dei piccoli ruscelli vicini, vi è una presenza molto im- portante: è quella del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), un in- vertebrato acquatico di notevole valore scientifico e conservazionistico. Gli interventi di riqualificazione del laghetto hanno permesso anche la rein- troduzione della sanguinerola (Phoxinus phoxinus), un pesce di acqua dolce appartenente alla famiglia dei Ciprinidi. Villa Welsperg Il centro visitatori Terra Foresta Laghetto Welsperg “TERRA FORESTA” Si chiama “Terra Foresta” il Centro gherie e depositi di legname. Il Centro barriere e attrezzato per i portatori di Visitatori di Paneveggio: siamo infat- Visitatori del Parco occupa gli ambien- disabilità, si sviluppa all’interno della ti all’interno della maestosa foresta ti ristrutturati di una ex segheria alla “Foresta dei violini”, perché - come è demaniale, un vasto lembo di bosco veneziana. Gli allestimenti parlano, noto - da queste piante si estrae anco- che si estende per circa 2700 ettari a in particolare, dei segreti del suolo e ra il legno di risonanza usato dai liutai ventaglio sull’alto bacino del Travigno- del sottosuolo della grande foresta. Il di ogni tempo. lo, tra la catena del Lagorai, le Pale visitatore ha modo di scoprire così la Lungo il percorso ad anello sono col- di San Martino e le Cime di Bocche, ricchezza e la biodiversità che si na- locati pannelli informativi e altre strut- ad una quota compresa tra i 1400 e sconde in quello spazio che normal- ture che permettono di conoscere me- 2150 metri. mente non si osserva ma si calpesta: glio l’ambiente della foresta ed i suoi A Paneveggio, anticamente vi era un l’humus e i primi strati del suolo. “abitanti”. Ad un centinaio di metri dal ospizio che serviva ai viandanti che Per conoscere da vicino questi luoghi Sentiero Marciò si trova l’area fauni- affrontavano i passi di Rolle e di Val- ci si può incamminare, nelle vicinanze stica del cervo, che ospita, in condi- les. Era affiancato da una chiesetta del Centro Visitatori, lungo il “Sentie- zioni seminaturali, alcuni esemplari di costruita nel 1733 e da alcune se- ro natura Marciò”. L’itinerario, senza questo magnifico ungulato.
AREE PROTETTE DEL 22 TRENTINO Educazione ambientale e ricerca scientifica Turisti nel Parco Paneveggio Pale di San Martino Foto Carlo A. Turra Nel territorio dell’area protetta si trovano le migliori con- I Parchi naturali sono importanti dizioni per effettuare studi scientifici e monitoraggi sulla in quanto anche luoghi per osservare conservazione della natura. Le numerose esperienze con- dotte in questi anni, fanno di questo Parco un modello di e imparare. Fra le finalità di questo “Laboratorio all’aperto”, nel quale il tema della ricerca vie- Parco vi è anche la realizzazione ne declinato soprattutto in relazione alle possibili ricadute di percorsi educativi e didattici per far gestionali dei risultati. conoscere alle scuole i diversi aspetti Molte sono le attività che si sono protratte per più anni, del mondo della natura. Il Parco ha come la ricerca sul comportamento spaziale, i movimenti stagionali e la dispersione del Cervo all’interno dell’area strutturato la propria offerta protetta o, più recentemente, gli studi sul Gallo Cedrone, di Educazione ambientale attraverso specie scomparsa da gran parte delle Alpi e che in questo interventi in classe, in ambiente Parco trova ancora un suo habitat ottimale. naturale, presso i Centri Visitatori La ricerca su questo splendido tetraonide ha contribuito e in laboratorio attraverso la alla definizione, nell’ambito del nuovo Piano del Parco, di una serie di specifiche “misure di conservazione” per realizzazione di attività pratiche. questa specie di interesse comunitario, a parti- re dal contenimento dei fattori di disturbo e della tutela delle arene di canto e dei siti di nidificazione. Due Convegni hanno portato a Primiero (nel 2016 e nel 2017) esperti europei ad approfondire i temi degli habitat e le misure di conservazione da adottare nei confronti di questa specie. Per determinare, con sempre maggiore precisione, la bio- diversità faunistica del Parco sono state eseguite e sono in corso ricerche e attività di monitoraggio sistematiche sull’erpetofauna, sull’avifauna, sulla micro e mesoteriofau- na, sui chirotteri, sui ragni e sui lepidotteri papilionoidei. Il Parco ha dato inizio ad una nuova ricerca che ha per og- getto la genetica e la biologia del francolino di monte (Te- trastes bonasia), uno dei tetraonidi forestali per eccellen- za, specie ancora localmente poco conosciuta sia quanto ad areale occupato sia quanto a consistenze. Dai primissimi dati di questo studio appare come la pre- senza di questa specie all’interno dell’area protetta non presenti criticità dal punto di vista numerico e genetico.
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 23 Crociere - Foto Bruno Bressan Vanessa cardui - Foto Filippo Calore PARCO SCUOLA Le iniziative di educazione ambientale, raccolte nel contenitore “Par- co Scuola”, costituiscono una occasione per vivere un’esperienza unica, studiata per andare incontro alle varie età ed esigenze, of- frendo diversi progetti di Educazione ambientale, dalla giornata sin- gola al soggiorno, dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore. Le proposte spaziano dai temi più prettamente naturalistici e scien- tifici a quelli storici ed etnografici, da quelli letterari e della tradizio- ne popolare a quelli ecologici o ludico-sportivi. Ragno vs farfalla - Foto Maurizio Salvadori Una specifica sezione del sito internet (www.parcopan.org) è dedica- ta a “Parco Scuola”, con l’indicazione delle proposte di Educazione ambientale con i costi e la modulistica da compilare per le richieste. Il centro Foto (in senso orario) di Filippo Calore, Bruno Bressan, Maurizio Salva- dori, Paolo Paolucci, Giovanni Pelucchi, Carlo A. Turra visitatori Terra Foresta Arvicola - Foto Paolo Paolucci Rane - Foto Carlo A.Turra
AREE PROTETTE DEL 24 TRENTINO Gli itinerari: Muse Fedaie Il percorso tematico “Le Muse Fedaie” è un tassello dell’i- tinerario “Da Tonadico al Cimerlo”, percorso che prende avvio dal centro abitato di Tonadico per raggiungere alcuni degli angoli più suggestivi del Parco Naturale, attraverso luoghi e manufatti di particolare interesse, proponendo al visitatore un’occasione di svago e di apprendimento. Lungo il percorso, nei pressi del capitello della “Madonna della Luce”, il Parco ha recuperato a fini documentari le opere di presa del primo impianto idroelettrico di Primiero, costruito nel 1901. L’itinerario prosegue quindi percorren- do la gran parte della Val Canali, e termina ai piedi del Monte Cimerlo, dove un vecchio tabià, documentato fin dal 1681, è stato ristrutturato dal Parco, ed è divenuto “la Frabica delle scritture di montagna” con un piccolo allestimento permanente e un archivio di scritture rurali. Nel suo complesso questo itinerario si articola lungo ben 19 km di passeggiate. In Val Canali, la zona che si estende a oriente del Laghetto Welsperg è nota anche con il nome di “Fedaie”, dalla voce dialettale feda, cioè pecora. Le fedaie sono dunque zone da pecore, secondo un toponimo relativamente diffuso sui la mente e per lo spirito. Gli allestimenti permanenti de- monti trentini e veneti, in questa forma o in alcune sue dicati lungo il percorso alla biodiversità, ovvero alla ca- varianti. ratteristica più preziosa ma anche più delicata di questa In questo contesto il Parco ha realizzato l’itinerario del- straordinaria valle, fanno di questi luoghi quasi un museo le Muse Fedaie, che consente di camminare nei conte- all’aperto. sti naturalistici della Val Canali compiendo una breve ed Il viaggio di scoperta della biodiversità della valle è ac- agevole escursione, piacevole e salutare per il corpo, per compagnato, lungo il percorso, da un richiamo alle Muse
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 25 Installazioni lungo il percorso tematico “Le Muse Fedaie” - Foto Carlo A. Turra ed ad altre divinità della mitologia greca, che avevano uno so calpestiamo distrattamente. Galatea è la guida per stretto rapporto con il mondo maturale. comprendere il processo di domesticazione delle pecore, Così Artemide guida nel mondo dei cavalli e in particolare Igea dimostra il potere curativo delle acque, e infine le nell’allevamento del cavallo di razza norica; Mnemosy- Najadi accompagnano il visitatore alla scoperta della vita ne accompagna alla conservazione del paesaggio in Val straordinaria delle acque “minori” che sgorgano nei prati Canali, mentre Talìa guida a conoscere le mille erbe dei torbosi di Villa Welsperg e scorrono nel limpido corso del prati e Gea mostra la varietà delle terre che troppo spes- Rio Brentella.
AREE PROTETTE DEL 26 TRENTINO Una “Valle Biodiversa” Il Parco sta realizzando in Val Canali una serie di progetti e azioni che fanno di questa Valle uno spazio che punta a valorizzare la “biodiversità” dei luoghi e i saperi del mon- do della montagna. Accanto a villa Welsperg è stato realizzato un “campo cu- stode” non solo di sementi ma anche di saperi, perché intende valorizzare le varietà di ortaggi e cereali locali ri- proponendo colture e pratiche agricole tradizionali. La Val Canali vuol dire anche allevamento, perché qui nei secoli ha rappresentato una risorsa primaria per l’economia di sussistenza. Al fine di recuperare l’allevamento ovino tradizionale sono in corso numerose attività che ruotano soprattutto sulla salvaguardia della pecora di “razza Lamon”, razza in via di estinzione. Tosatura delle pecore Foto di Carlo A. Turra A tal fine, una decina di anni fa, era stato stato creato un
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 27 Val Canali piccolo gregge, i cui capi sono ospitati oggi nelle strutture trattiva nell’ambito di un turismo sostenibile: da alcuni rurali della Stala Nova, nei pressi del Laghetto Welsperg. anni vengono utilizzati con crescente interesse per attività Nell’ambito di una specifica azione del progetto LIFE+ di Trekking someggiato, gestite direttamente da operatori T.E.N. altre greggi di pecora delle razze Lamon e Tingola locali. sono stati impiegati per la salvaguardia degli habitat della La reintroduzione della pecora di razza Lamon, oltre al coturnice. grande valore della conservazione, ha permesso al Parco Infatti, per conservare e tutelare questa specie è neces- la ricostruzione di una filiera locale della lana; per que- sario, come dimostrano diverse ricerche scientifiche, sto il Parco ha coinvolto alcuni artigiani locali che hanno mantenere e incentivare il pascolo, in particolare ovino, lavorato e trasformato la lana in prezioso tessuto, borse, al fine di conservare habitat idonei per questa specie, cuscini, astucci, particolari porta oggetti e simpatici ani- sempre più rari a a causa dell’abbandono delle attività maletti fatti ai ferri. agricole tradizionali. Nel corso dell’anno sono promossi alcuni brevi corsi e Nell’ambito del progetto, con le medesime finalità, è stato laboratori sfruttando le molteplici possibilità offerte dal- previsto anche l’utilizzo dell’asino, quale presenza in gra- la lana. Altri edifici rurali della valle sono utilizzati sia per do di rallentare l’imboschimento e la perdita dell’habitat. l’allevamento di cavalli della locale razza Norica, sia come Gli asini costituiscono anche una preziosa risorsa e un’at- punto di sosta nell’ambito della già esistente Ippovia.
AREE PROTETTE DEL 28 TRENTINO Una famiglia in escursione nei boschi del Parco. Foto Carlo A. Turra
PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE DI SAN MARTINO 29 L’impegno del Parco nel turismo sostenibile Al Parco è stata assegnata da EUROPARC Federation la “Car- ta Europea del Turismo Sostenibile”, al termine di un percorso molto articolato, al quale hanno partecipato, attraverso la costi- tuzione del “Forum”, istituzioni pubbliche, operatori economici, associazioni e cittadini. Il “Piano di Azione” del Parco, nel quale sono indicati i progetti per il periodo 2015 – 2020, si basa sulla “Strategia provinciale per il turismo sostenibile nelle aree protette (TurNat)”, redatta dalla Trentino School of Management su incarico del Servizio provinciale Aree Protette e Sviluppo Sostenibile che prevede la declinazione territoriale del concetto di sostenibilità, favorendo ulteriori sinergie tra tutela della biodiversità, agricoltura e turi- smo. Fra gli obiettivi di fondo, quello di aumentare l’attrattività del territorio sviluppando anche nuovi sentieri e itinerari tematici e relativi servizi dedicati a varie tipologie di visitatori, migliorando anche l’accessibilità ai diversamente abili. Sono previsti nuovi sentieri geologici e glaciologici, itinerari escursionistici di trekkink e l’Alta Via Numero 2, ma anche le reti cicloturistiche e la prospettiva di un “Parco come centro benessere all’aria aperta.” E ancora: favorire alleanze tra operatori turistici, produttori agri- coli e allevatori per la valorizzazione delle produzioni locali e per la individuazione di nuove opportunità di offerta turistica, basate sulla conoscenza della cultura materiale del territorio, insieme alla promozione e alla riqualificazione sostenibile di strutture esistenti come rifugi, baite e malghe. Il Piano guarda anche a luoghi di cui è necessaria, in collabora- zione con altri Enti locali e provinciali, la riqualificazione, come il Passo Rolle o la valorizzazione di contesti naturalistici e storici come il Forte Dossaccio, la Val Noana e la Val Ceremana. Ente Parco Paneveggio Pale di San Martino Sede del Parco: Villa Welsperg, località Castelpietra 2, Val Canali, Primiero San Martino di Castrozza (TN) www.parcopan.org - info@parcopan.org tel. 0439 64854
AREE PROTETTE DEL 30 TRENTINO Le Dolomiti di Brenta dal Lago Nero di Cornisello. Foto F. Periotto - Archivio Pnab
31 testi a cura di Chiara Gras si PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA www.pnab.it
AREE PROTETTE DEL 32 TRENTINO Il Parco Naturale Adamello Brenta Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area pro- tetta del Trentino e una delle maggiori delle Alpi. Un mo- saico di ambienti diversi che la natura ha deciso di creare per oltre 620 kmq, tra i 477 e i 3.558 m di altitudine, entro la Val Rendena, le Valli Giudicarie, l’Altopiano della Paganella, la Val di Non e la Val di Sole. Ad ovest comprende la parte trentina dell’imponente grup- po montuoso dell’Adamello – Presanella, padre putativo di un complesso di ghiacciai tra i più grandi d’Europa e di cascate spettacolari, tra cui le famose Cascate Nardis. Tra le splendide valli che si addentrano nel massiccio vi è la Val Genova, lunghissima e selvaggia, primeggia per il suo incomparabile fascino che ha incantato anche i primi esploratori dell’800.
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA 33 Panorama del Brenta dal Lago Nero al tramonto. Foto Luciano Gaudenzio - Fototeca Trentino Sviluppo SpA Ad est il Parco comprende le Dolomiti di Brenta, decreta- di intenti con gli attori locali, anche attraverso proget- te nel 2009 Patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO: ti di levatura internazionale, come la Carta Europea del un fiabesco susseguirsi di guglie, torrioni e immani pareti Turismo sostenibile oppure l’inserimento all’interno della strapiombanti. Vi si insinuano a raggiera suggestive valli, Rete europea e mondiale dei Geoparchi che lo ha portato ciascuna con una propria particolare identità. ad essere riconosciuto nel mondo come Adamello Brenta Tra tutte spicca la famosa Val di Tovel che custodisce l’o- UNESCO Global Geopark. monimo lago, un tempo protagonista dello spettacolare Nel settembre 2018 il Parco ospiterà a Madonna di Cam- arrossamento dovuto ad una microscopica alga. piglio l’VIII Conferenza internazionale dei Geoparchi Mon- All’impareggiabile patrimonio paesaggistico corrisponde diali UNESCO, un’occasione unica e irripetibile per pro- un’eccezionale ricchezza di elementi naturalistici, primi muovere il territorio trentino ad una platea internazionale tra tutti quelli della flora e della fauna selvatica, con la di circa 1000 partecipanti da tutto il mondo, interessati straordinaria presenza dell’orso bruno. alle tematiche della sostenibilità e della valorizzazione del Nato nel 1988 in difesa di emergenze ambientali, nei patrimonio geologico e naturale. quasi 30 anni di operatività, il Parco ha fissato alleanze
AREE PROTETTE DEL 34 TRENTINO Due “mondi” in un Geoparco Viaggiando lungo la Val Rendena si percorre un confine quando questo territorio era sommerso da un mare ricco che separa due mondi nettamente diversi dal punto di di alghe calcaree. La più spettacolare testimonianza della vista geologico e paesaggistico. Ad Est le pareti verticali sua antica presenza si trova in alta Val d’Ambiez, dove c’è delle Dolomiti di Brenta si innalzano dai versanti meno in- il “cimitero dei fossili”, un pianoro che custodisce un gia- clinati dei fondovalle interamente ricoperti da foreste. Ad cimento di fossili marini dell’Età retica inferiore. Su tutti Ovest i boschi lasciano gradualmente posto alla prateria spiccano quelli di Megalodon, un mollusco bivalve usato alpina per culminare in cime piramidali e squadrate, è il come fossile-guida della Dolomia Principale. Gruppo dell’Adamello. Il massiccio dell’Adamello, invece, è contraddistinto da Le Dolomiti son costituite da rocce di natura sedimenta- rocce intrusive, soprattutto la tonalite, una roccia dura ria, calcari e dolomie formatisi oltre 200 milioni di anni fa, (età 30/40 milioni di anni) derivata dalla cristallizzazio- Tramonto sul Brenta Foto Michele Zeni - Archivio Pnab
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA 35 Le Lobbie Foto Gervasoni Roberto - Archivio Pnab ne di magma proveniente dalle profondità terrestri. Il di valorizzazione che il Parco offre, le Dolomiti di Brenta, settore occidentale è interessante anche per le eviden- l’anno successivo, sono state riconosciute Patrimonio ze dell’azione dei ghiacci. Un esempio è la Val di Fumo, dell’Umanità UNESCO. La geodiversità elevatissima, i ri- con il suo profilo a “U”, frutto dell’erosione dovuta alla conoscimenti prestigiosi e una struttura didattica di sup- lingua di ghiaccio. A protezione e valorizzazione del pro- porto, coronata anche da una Casa del Parco dedicata prio patrimonio geologico, il Parco è entrato a far parte nel all’approfondimento di questa tematica a Carisolo, fanno 2008 della Rete europea e mondiale dei Geoparchi, sot- dell’Adamello Brenta UNESCO Global Geopark oggetto di to l’egida dell’UNESCO. Grazie a questo riconoscimento, interesse a livello mondiale per studiosi, geologi, ricerca- alla spettacolarità unica del paesaggio e al programma tori e alpinisti. Megalodon Lago di Lares - Il cuore del Parco Foto Enrico Dorigatti - Archivio Pnab Foto Francesco Maestri - Archivio Pnab
AREE PROTETTE DEL 36 TRENTINO
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA 37 Il paesaggio e i luoghi simbolo L’ambiente del Parco è quello tipico dell’Arco alpino cen- colari cascate, che affascinarono anche i primi esploratori tro-meridionale, caratterizzato da boschi prevalentemente dell’800 conducendoli a ribattezzare la valle come “Ver- di aghifoglie che ricoprono le pendici dei monti fino a 1800 sailles dell’Italia settentrionale”. m di altitudine. Al di sopra di questa quota, le foreste, che Al confine più a sud/est del Parco si trova la Val di Fumo, occupano un terzo della superficie del Parco, lasciano il anch’essa di origine glaciale, situata sulla linea di confine posto alle praterie alpine e alla vegetazione rupestre che tra Trentino e Lombardia. Nel Gruppo della Presanella, la si spinge fin oltre i 2.500 metri. Val Meledrio rappresenta il confine più a nord del Parco; L’area protetta occupa un territorio montuoso di 620,52 separa la Catena settentrionale del Gruppo di Brenta dal- Kmq, posto tra 477 e 3558 metri di altitudine. L’ambien- le estremità nord orientali del Gruppo della Presanella. te è estremamente vario e diversificato: foreste di abeti, In Val di Non, nelle Dolomiti di Brenta, troviamo la magni- di faggi e di larici, prati trapuntati di fiori, pascoli, torren- fica Val di Tovel particolarmente famosa, oltre che per il ti, torbiere e rupi inaccessibili. Alle alte quote i paesaggi suggestivo paesaggio in cui è inserita, anche per la pre- sono spettacolari e unici, dominati dalla marcata diversi- senza dell’omonimo lago che, fino agli anni sessanta, era tà geologica e geomorfologica dei due massicci montuosi soggetto ad un fenomeno di arrossamento naturale, unico che li contraddistinguono. al mondo per intensità di colore ed estensione. Numerose valli laterali costituiscono la via di accesso Nel Brenta meridionale è situata la Val d’Ambiez, valle tra agli ambienti più selvaggi e remoti del territorio. Ognuna le più selvagge del Parco, raggiungibile dal piccolo borgo con propri caratteri distintivi, ribadiscono l’indissolubile di San Lorenzo in Banale. La valle che si estende mag- legame tra le azioni dell’uomo e il contesto geologico-am- giormente ad est è la Valle dello Sporeggio, raggiungibile bientale in cui esse si inseriscono. Nel Gruppo dell’Ada- da Spormaggiore e Cavedago. Insinuata in un settore del mello-Presanella, la più conosciuta è certamente la Val Brenta poco frequentato rappresenta l’areale dove, prima Genova; valle di origine glaciale, lunga ben 18 Km, si ca- del progetto Life Ursus, sopravvivevano gli ultimi esempla- ratterizza per l’abbondanza di acqua e per le sue spetta- ri autoctoni di orso bruno del Trentino. Val di Fumo e Cima Carè Alto. Foto Michele Zeni - Archivio Pnab
AREE PROTETTE DEL 38 TRENTINO La ricchezza e la varietà degli aspetti floristici e vegeta- zionali che si riscontrano nel territorio del Parco Naturale Adamello Brenta non trovano paragoni che in poche altre La flora e zone dell’arco alpino. La presenza di due settori distinti con caratteristiche geologiche differenti, le rocce calca- reo-sedimentarie del Gruppo di Brenta e le rocce intru- la vegetazione sive cristalline dell’Adamello-Presanella, ha favorito lo sviluppo naturale di endemismi e di associazioni vegetali caratteristiche tra le oltre 1.200 specie individuate. Tra gli endemismi più preziosi del Parco la Nigritella rosa del Brenta (Nigritella buschmanniae), un’eccezionale rari- tà botanica finora accertata solo nelle praterie di quota del Violacciocca dorata. Foto Giberto Volcan - Archivio Pnab Orchidea di Spitzel. Nigritella rosa del Brenta. Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA 39 Giglio martagone, Lago Mandrone. Foto Amedea Ebli - Archivio Pnab Brenta centrale; la Violacciocca dorata (Erysimum auran- grande valore come alcune piante carnivore (Drosera ro- tiacum) stupendo fiore dal colore giallo aranciato, endemi- tundifolia, anglica, obovata), inserite nella Lista Rossa del- ca del Brenta meridionale e della catena Gazza-Paganella; la Flora del Trentino (F.Prosser, 2001). Tra le specie meno la Genziana del Brenta (Gentiana brentae), scoperta nel vistose di torbiera, merita una segnalazione speciale la Ca- 2008 sull’altopiano del Grostè, risulta essere una presenza rice di buxbaum (Carex buxbaumii), considerata una delle eccezionale a livello europeo. A nord di Madonna di Campi- piante più rare di questi habitat a livello italiano. glio, sulle propaggini nord-orientali del Gruppo della Presa- Nel Parco sono presenti molte specie di orchidee, alcu- nella, la natura delle rocce favorisce il ristagno d’acqua e ne delle quali oggetto di monitoraggio annuale da parte quindi la presenza di numerose zone umide di grandissimo dei ricercatori del Museo Civico di Rovereto, allo scopo interesse naturalistico, che coprono in totale una superficie di valutare la consistenza attuale e le prospettive futu- di quasi 31 ettari. Si tratta di habitat delicati, costantemen- re: l’orchidea di Spitzel (Orchis spitzelii) è presente nel te minacciati dalle attività antropiche e che rientrano nel- Gruppo di Brenta con la stazione più numerosa delle Alpi. la Zona Speciale di Conservazione “Torbiere dell’alta Val La Pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), dal Rendena”, area riconosciuta a livello comunitario e classifi- fiore inconfondibile e spettacolare, è particolarmente dif- cata come Riserva Speciale dal Piano del Parco. fusa in val Brenta, in una zona del Trentino dove è mag- In questi habitat ormai rari e preziosi si rifugiano specie di giormente presente. Genziana del Brenta. Pianella della Madonna. Drosera. Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab Foto Giuliana Pincelli - Archivio Pnab Foto Michele Zeni - Archivio Pnab
AREE PROTETTE DEL 40 TRENTINO La fauna Il Parco Naturale Adamello Brenta gode di una ricchezza faunistica stra- ordinaria, grazie all’integrità e varietà ambientale del suo territorio. Nell’area sono presenti tutte le specie caratteristiche delle Alpi, tra le quali spicca l’orso bruno (Ursus arctos), animale simbolo del Parco, giunto sull’orlo dell’estinzione e oggi costituisce una popolazione che si stima in un range tra i 49 e i 66 esemplari. Degni di nota sono i ritrova- menti occasionali di tracce di lupo (Canis lupus) e rari avvistamenti di un esemplare di lince (Lynx lynx) radiocollarato, proveniente dalla Svizzera. Molto rappresentati sono gli ungulati alpini: oltre al capriolo (Capreo- lus capreolus), al cervo (Cervus elaphus) e al camoscio (Rupicapra rupicapra) preme ricordare la presenza dello stambecco (Capra ibex), tornato grazie ad progetto di reintroduzione iniziato nel 1995. Oggi la popolazione di stambecco, conta circa 200 individui che gravitano nelle principali valli del massiccio dell’Adamello-Presanella. Tra i carnivori, oltre all’orso, si trovano la volpe (Vulpes vulpes) e nu- merose specie di mustelidi, tra le quali la donnola (Mustela nivalis), l’ermellino (Mustela erminea), il tasso (Meles meles), la faina (Martes faina), e la martora (Martes martes). L’avifauna annovera numerose specie tipiche dell’ambiente alpino: pri- mi tra tutti i galliformi rappresentati da pernice bianca (Lagopus mu- tus), gallo forcello (Tetrao tetrix), gallo cedrone (Tetrao urogallus), francolino di monte (Bonasa bonasia) e coturnice (Alectoris graeca). Tra i rapaci, nidificano all’interno del territorio del Parco l’aquila reale (Aquila chrysaetos), l’astore (Accipiter gentilis), lo sparviere (Accipiter nisus), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) e il falco pellegrino (Fal- co peregrinus). È da ritenersi invece occasionale la presenza del gi- peto (Gypaetus barbatus). Interessante la presenza di rapaci notturni,
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA 41 quali l’allocco (Strix aluco), il gufo comune (Asio otus), la civetta capogrosso (Aegolius funereus) e la civetta nana (Glaucidium pas- serinum). Abbondantemente rappresentati i roditori con lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) e la marmotta (Marmotta marmotta) ed i lago- morfi con la lepre comune (Lepus europeus) e lepre alpina (Lepus timidus). Non meno im- portanti, le numerose specie di piccoli verte- brati ed invertebrati, con il loro contributo alla biodiversità ed al consolidamento della cate- na alimentare.
AREE PROTETTE DEL 42 TRENTINO I percorsi tematici “Alla scoperta del ghiacciaio che c’era” IL SENTIERO DELLE CASCATE IN VAL GENOVA La “Versàilles delle Alpi italiane”: con con i bus navetta del Parco fino al (1800m) lungo 3 km di emozioni con- questo appellativo i primi esploratori capolinea di Malga Bedole (1580m). tinue, dove i larici secolari dell’anfi- dell’800 descrivevano la Val Genova Qui l’emozione è fortissima. Questo teatro glaciale, invitano ad alzare lo alla nobiltà europea. Le stesse impe- stretto pascolo incastonato tra mon- sguardo lungo le impetuose cascate tuose cascate di allora e l’architet- tagne imponenti e vertiginose, attrae verso i ghiacciai della Lobbia e del tura inconfondibile delle glaciazioni, il visitatore catturato dalla pace sel- Mandròn. Il batolite dell’Adamello sol- lasciano con il fiato sospeso anche vaggia di un profondo silenzio, rotto cato dalle glaciazioni, i macigni errati- l’escursionista di oggi. soltanto dal fragore del torrente Sar- ci incastonati fra i muschi rigogliosi, i Raggiunto il comune di Carisolo in Val ca che scende al Garda dagli immen- salti e le forre del torrente al cospetto Rendena, ci si addentra verso ovest si ghiacciai dell’Adamello. Inizia così delle piramidi aguzze di oltre tremila per 9 km fino a Ponte Maria (1170m) il trekking che toccherà il rifugio Bèd- metri di quota, raccontano di un pas- nel cuore del gruppo Adamello-Presa- ole, il Ponte delle Cambiali, il Bivacco sato fatto di ghiaccio che ha lasciato nella. Il viaggio prosegue altri 8 km dei Pionieri fino a Mandra Mataròt il passo alla vita di piante, animali e uomini straordinari, adattati a que- sti ambienti severi e speciali anche nel bianco inverno. Ritornati a Mal- ga Bèdole lungo la strada forestale, si imbocca il Sentiero delle Cascate da un ponticello in legno sul Sarca. Il sentiero ora scenderà lungo la destra orografica le pianure e gli scalini gla- ciali che si susseguono lungo tutta la valle. Lungo l’alta Val Genova fino a Ponte Maria si potranno ammirare in ordine le cascate Cércen, Pedrùc, Gabbiòlo, Stablél, Casina Muta, Fol- gorìda e Làres oltre alle valli sospese omonime e i meravigliosi pascoli del Pian della Sega, Stella Alpina, Carét e Malga Genova. Un trekking meravi- glioso, adatto a tutti, da affrontare a Le cascate del Nardìs cuore aperto tra lo Spazio e il Tempo.
PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA 43 “Storia di un Paesag gio” IL PIAN DELLA NANA E IL MONTE PELLER Un luogo che ha il potere di proiettare l’immaginazione isole di Rosso Ammonitico ricche di fossili di ammoniti del visitatore al tempo dei dinosauri e dei mari caldi del a spirale che popolavano i mari aperti del Giurassico e Trentino. Il Pian della Nana è questo. Dal comune di Cles del Cretaceo. Le marmotte hanno colonizzato da millenni in Val di Non si raggiunge il parcheggio per Malga Tassulla i dolci versanti delle colline e rendono vivace e simpatico (1885m). L’itinerario si avventura lungo un’ampia prateria il cammino. alpina, di grande pregio geomorfologico, floristico e fauni- Dal Passo della Forcola si scende al lago delle Salare, un stico, contraddistinta da un paesaggio dolce e ondulato, piccolo specchio d’acqua incastonato sul fondo di una de- alquanto singolare e atipico, per forme curvilinee e colori pressione glaciocarsica. Proseguendo verso nord attorno rosseggianti, rispetto ai più classici scenari dolomitici a al Monte Peller si raggiunge la panoramica Malga Clésera guglie e colossi delle Dolomiti di Brenta. dalla quale, lungo una strada forestale tra suggestivi bo- Lasciato il parcheggio ci si incammina verso Malga Tas- schi di conifere, si raggiunge il Rifugio Peller per chiudere sulla (2090m); nel grande pascolo della Nana affiorano l’itinerario ad anello. Sentiero Pian della Nana. Foto Giuseppe Alberti - Archivio Pnab “La valle del vetro e delle malghe” DALLA VAL ALGONE ALL’ALTIPIANO DI MOVLINA Dal comune di Stenico si procede verso ovest fino al pon- ne incantati dalla quiete del luogo, stregati dal sottofondo te del Lisàn da dove si imbocca la Val Algone fino al par- delle vacche al pascolo. cheggio del rif. Brenta (1160m). Da qui ci si incammina Seguendo il sentiero 341 si compie un percorso ad anello lungo la forestale che giunge alle cave di quarzo risalenti in discesa lungo la superba Val di Sacco fino all’imponen- agli anni ’50 che spiccano per il loro colore giallo dora- te Vallon e la malga omonima fino ad arrivare a Malga to. Proseguendo verso i faggi secolari di Malga Nambi Stabli (1120m) nei pressi dell’Antica Vetreria che mostra (1380m) si giunge da li a poco all’imbocco del sentiero ancora oggi la meravigliosa ciminiera ottocentesca dei che sale lungo bellissime faggete verso Malga Movlina forni fusori del quarzo per la produzione vetraria. Un ponti- (1803m), un altipiano panoramico nel cuore del Parco, cello sul Rio Algone consente di raggiungere il rif. Ghedina tra i ghiacciai dell’Adamello e i castelli del Brenta; si rima- e tornare al punto di partenza.
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