India - Febbraio 2008 - Mercati a confronto
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India Febbraio 2008
Informazioni Generali Superficie: 3.287.263 kmq (inclusa la zona del Kashmir sottoposta all’amministrazione indiana) Capitale: New Delhi (12,8 milioni di abitanti) Altre città principali Mumbai (Bombay)*(16,4 mil di abitanti); Kolkata (Calcutta)* (13,2 mil di abitanti.); Chennai (Madras)* (6,4 mil di abitanti); Bangalore (5,7 mil di abitanti.); Hyderabad (5,5 mil di abitanti). *Dopo Bombay, ribattezzata da giugno 1995 Mumbai, e Madras, diventata Chennai, ad agosto 1999 anche Calcutta ha abbandonato il nome attribuito dagli inglesi, recuperando il nome storico di Kolkata. Popolazione: 1.087.000.000 abitanti (dati rilevati nella metà del 2004). Lingua :L’Hindi la lingua ufficiale del Paese, parlata dal 30% della popolazione; l’inglese, seconda lingua ufficiale, è usata soprattutto per le attività economico-commerciali. La Costituzione riconosce inoltre 14 lingue ufficiali, delle quali le più importanti sono: Bengali, Marathi, Telegu, Tamil e Urdu. Religione :Induisti (81,3%), Musulmani (13,4%), Sikh (1,9%), Buddisti (0,8%), Giainisti (0,4%) Moneta : L’unità monetaria dell’India è la Rupia (INR), suddivisa in 100 Paisa, pienamente convertibile. Il tasso di cambio ufficiale della Rupia indiana ad ottobre 2007 è di 56.2377 INR per 1 euro. Il tasso di cambio annuale per il 2006 è di 56.9098 INR per 1 euro. Sistema politico In base alla costituzione del 1950, l’Unione Indiana è una Repubblica parlamentare con assetto federale, composta da 29 Stati e 6 territori dell’Unione. Il Presidente, eletto dai membri dell'assemblea centrale e di Stato, ha un mandato quinquennale rinnovabile. Il potere Legislativo spetta al Parlamento bicamerale composto dalla Camera del Popolo (Lok Sabha, o Camera bassa, 545 membri di cui 543 eletti a suffragio universale diretto ogni cinque anni – prossime elezioni a maggio del 2009 - e due rappresentanti degli anglo-indiani eletti dal presidente) e dal Consiglio degli Stati (Raiya Sabha, o Camera alta, 245 membri di cui 12 di nomina presidenziale e i rimanenti eletti dalle Assemblee degli Stati e dei Territori e rinnovati per 1/3 ogni due anni). Il potere esecutivo è affidato al Consiglio dei Ministri, scelto dai membri del parlamento e di nomina presidenziale; Primo Ministro viene nominato il Capo del partito di maggioranza. Ciascuno Stato ha un proprio Parlamento e un proprio Governo, la cui composizione politica può essere diversa da quella del Governo centrale di New Delhi. In ogni Stato vi è un Governatore nominato dal Presidente. Il sistema giudiziario è basato sul modello inglese. Al vertice della gerarchia giudiziaria si trova la Corte Suprema, con sede a Delhi, presieduta dal Chief Justice of India. La Corte rappresenta l’ultimo grado del giudizio possibile in India e si occupa dei rapporti tra Stati e tra questi e lo Stato centrale. Si riunisce in diverse sezioni, a seconda della materia cui è chiamata ad occuparsi, la più importante delle quali è la Sezione Costituzionale, composta da 5 o 7 giudici.
La Corte può essere adita solo per materie costituzionali che riguardino i diritti fondamentali ed in caso di importanti interpretazioni di leggi. Inoltre si può ricorrere alla Corte avverso alle sentenze della Corte Marziale e del Tribunale Amministrativo Centrale. Al livello inferiore si trovano le High Court, una per ogni Stato, che agiscono sotto il diretto controllo della Corte Suprema e davanti alle quali è possibile agire in ultimo grado di appello. Ogni High Court è suddivisa in varie sezioni dislocate in diversi punti dello Stato. In alcuni casi posso rivestire anche il ruolo di tribunali civili di primo grado. Anche in India si è sviluppato negli ultimi anni il settore della risoluzione extragiudiziale nelle materie civili e, soprattutto, commerciali. Rispetto alla giustizia ordinaria, questo sistema offre numerosi vantaggi in termini di velocità, costi per le imprese e flessibilità dei procedimenti. Dal 1996 è in vigore in India l’Arbitration and Conciliation Act, il quale regola tutti gli aspetti riguardanti le soluzioni extragiudiziali delle controversie civili, dall’arbitrato alla conciliazione. La scena politica indiana è stata a lungo dominata dal Partito del Congresso (Indian National Congress), fondato nel 1885 e successivamente guidato da Gandhi e da Nehru, i maggiori protagonisti dell’indipendenza indiana. A partire dagli anni Ottanta però, nel Paese si è affermata una forza nazionalista indù: il Partito del popolo indiano (Bharatiya Janata Party, BJP). Allo stesso tempo, ha rafforzato la sua presenza il Partito comunista indiano (Communist Party of India-Marxist, CPI-M). Attualmente, la coalizione di governo della United Progressive Alliance (UPA), formata dall’Indian National Congress (guidato da Sonia Gandhi) e dai comunisti del Left Bloc (che forniscono appoggio esterno), si è trovata più volte a dover affrontare vari disagi dovuti sia ai dissidi interni e sia dall'uscita dall’alleanza da parte di alcuni partiti minori. Tuttavia, si prevede che la coalizione rimanga compatta fino alle prossime elezioni del 2009. Capo dello Stato : Abdul Kalam, indirettamente eletto nel 2002 per un mandato di cinque anni dai membri delle assemblee centrali e statali. Primo Ministro : Manmohan Singh (Congresso). Partiti politici I principali Partiti politici a livello nazionale sono: Indian National Congress (Congresso), che ha guadagnato la maggioranza dei seggi al governo; la United Progressive Alliance; Baratija janata Party (BJP); Communist Party of India (Marxist); Samajwadi Party; Rashtriya Janata Dal (RJD); Bahujan Saj Party (BSP); Dravida Munnetra Kazhagam (DMK); Shiv Sena; Biju Janata Dal (BJD); Nationalist Congress Party (NCP); Shiromani Akali Dal; Janata Dal (United). Governatore della Banca Centrale : Yaga Venugopal Reddy
Principali indicatori economici Indicatore 2004 2005 2006 2007 PIL a prezzi correnti (in miliardi di Rupie) 31,266.0 35,671.8 41,006.4 41,006.4 PIL a prezzi correnti (in miliardi di US$) 692.7 805.6 904.2 904.2 Tasso di crescita reale (%) 8.5 8.5 8.2 8.0 Inflazione % 3.8 4.2 6.2 6.0 Bilancia commerciale (miliardi di US$) Esportazioni fob 77,939.0 103,410.0 121,670.9 144,600.0 Importazioni fob 105,975.0 149,139.0 186,871.5 186,871.5 Saldo -28,036.0 -45,729.0 -65,200.6 -65,200.6 Riserve straniere, escluso oro (in miliardi di 126,593.0 131,924.0 170,738.0 170,738.0 US$) Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit : Country Report novembre 2007 Rischio paese La SACE colloca l’India nella categoria OCSE 3 su 7 (dove 0 rappresenta il rischio minore e 7 il rischio massimo). Condizioni di Assicurabilità: Nessuna Restrizione (apertura per tutti i tipi di operazione).Aggiornamento: novembre 2007. Congiuntura L'attuale governo indiano, dominato dalla coalizione tra United Progressive Alliance (UPA), formata dall’Indian National Congress (guidato da Sonia Gandhi) e dai comunisti del Left Bloc, porta avanti politiche sempre più orientate ad uno stile social-democratico. Infatti, oltre all'implementazione di programmi miranti ad un incremento della spesa pubblica, sono state approntate misure volte ad un’ulteriore liberalizzazione dell’economia. Oltre ai programmi di spesa, continuano anche i programmi di privatizzazione attraverso l’offerta di pacchetti di minoranza nelle società di stato, mentre continueranno ad essere ridotte le restrizioni sulle tariffe e sugli investimenti. Il sempre maggior peso del Left Bloc, però, ha aumentato il dibattito interno in quanto i comunisti hanno dimostrato di non condividere la politica governativa sul tema dell’apertura ai capitali stranieri dei settori retail e delle assicurazioni. Fortissima è la disuguaglianza economica fra i vari Stati federali e fra gli stessi abitanti. Dati ufficiali dimostrano che gli Stati con un reddito maggiore crescono molto più rapidamente rispetto a quelli più poveri, accentuando sempre più le differenze. A tale proposito, uno degli obiettivi del Governo è il bilanciamento nello sviluppo regionale: il trasferimento di potere dallo Stato centrale ai governi federali, per ciò che attiene la fiscalità, ha favorito gli stati più poveri e più popolosi, anche se la riforma del 1991 ha aumentato il divario fra i vari Stati. La costante crescita economica e l’ambiente incoraggiante per gli investimenti sono il risultato di un progressivo processo di riforme e di liberalizzazione del mercato iniziato nel 1991, quando l’India è entrata a far parte della OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio). A partire dal 1991 il governo indiano ha aperto il proprio sistema economico all’economia globale. Da allora politiche, procedure e aspetti normativi sono stati semplificati sia a livello centrale sia a livello regionale: i governi statali sono stati incoraggiati a entrare in competizione tra loro per attrarre gli investimenti stranieri. Il governo centrale ha progressivamente elevato le quote massime consentite di capitale straniero in settori-chiave dell’economia, tra cui, di recente, quello bancario e delle telecomunicazioni. Gli Stati che versavano in condizioni meno gravi e si avvalevano di un’amministrazione qualitativamente valida sono stati abili nel capitalizzare il potere autogestito: un esempio potrebbe essere quello di Gujarat, Karnataka, Maharashtra e Tamil Nadu. Stati come Haryana, Orissa e Bengala Ovest
si attestano ad un livello intermedio, mentre Assam, Bihar, Kerala, Madhya Pradesh, Punjab, Rajasthan e Uttar Pradesh risultano essere gli stati più lenti nell'attuazione di tali riforme. Nonostante le diversità tra gli stati dell’Unione Indiana, i benefici delle passate riforme centrali hanno favorito l’attuale periodo di crescita economica, tanto da poter affermare che l’India sta attraversando un periodo di boom economico. Durante il trascorso anno fiscale 2006/2007, la crescita reale dell'economia indiana è stata sostenuta dai consumi interni per quel che riguarda il lato della domanda e dai servizi e dal manifatturiero per quel che concerne il lato dell’offerta (che contribuiscono alla formazione del PIL per più del 50%). Il governo indiano sta perseguendo una politica di rigore fiscale. E' stata, infatti, introdotta l’IVA in 26 Stati su 29. E inoltre, grazie all’elevato livello delle entrate, durante il 2006/2007 è stato raggiunto l’obiettivo di riduzione del deficit di bilancio. Rallantamenti anche nell'aumento dei prezzi si sono registrati grazie ad un'attenta politica della Reserve Bank of India. La nuova ondata di investimenti esteri diretti che sta interessando l’India potrebbe affermare il Paese come secondo mercato emergente preferito di destinazione di attività economiche dopo la Cina, almeno per i prossimi quattro anni. Grazie a ciò, nonché alla crescente integrazione economica con il resto del mondo, l'India sta ampliando la propria posizione esterna. La principale vulnerabilità dell'economia indiana è rappresentata dal petrolio. I prezzi internazionali del petrolio, molto alti, hanno ostacolato la finanza pubblica, contribuendo in passato ad aumentare l'inflazione, in seguito anche alla decisione del governo di prolungare per nove mesi il divieto riguardante l'aumento dei prezzi della benzina. L'economia si basa soprattutto sull'agricoltura, la quale, però negli ultimi anni ha avuto una diminuzione nella crescita a causa dei monsoni. Le ultime statistiche internazionali posizionano l’India all’88° posto tra i Paesi con più alta corruzione al mondo. Corruzione pubblica e privata, fenomeni storici e di ampia portata, si sommano e si alimentano a vicenda creando un realtà di illegalità che pesa sullo sviluppo economico del paese. La corruzione dei pubblici funzionari sembra infiltrarsi in ogni livello di governo: dai panchayats, le tradizionali istituzioni di governo locale dei villaggi, fino alle amministrazioni dei singoli Stati e i ministeri e le tante autorità ed agenzie governative centrali. Secondo la International Finance Corporation (IFC) della Banca Mondiale, l’India è governata dalla peggiore burocrazia in tutta la regione del Sud Est Asiatico: un insieme di leggi, codici e regolamenti applicati da funzionari spesso corrotti o impreparati rendono difficile per un imprenditore gestire il proprio business nella più grande economia della regione. L’ultimo studio della IFC annota che sono necessari 89 giorni per poter iniziare la propria attività (solo la registrazione della partita IVA richiede due mesi), 67 per registrare una proprietà e, se le cose dovessero andare male, addirittura 10 anni affinché per la legge l’impresa possa dirsi cessata. Prospettive future Dati ufficiali dimostrano come le principali fonti di crescita continueranno ad essere incentrate nel settore dei servizi e, in particolare, il principale motore di crescita sarà rappresentato dal comparto dell’Information Technology e dei servizi a supporto della tecnologia informatica, alimentati dall’aumento della richiesta all’India di funzioni di back-office da parte delle nazioni occidentali. La Reserve Bank of India (RBI, la Banca Centrale), assicurerà la stabilità economica, continuando ad adottare una politica monetaria rigida per ridurre l'inflazione. Altro obiettivo sarà quello di assicurare che il tasso di cambio mantenga la competività dell'India nelle esportazioni, provvedendo così a favorire l'ambiente per il settore privato. La RBI continuerà ad aumentare il tasso del riporto (il tasso d'interesse che le banche commerciali guadagnano quando depositano i fondi del surplus di breve termine con la banca centrale) di 25 punti di base al 6%, il sesto aumento da ottobre 2005.Per i prossimi anni, 2008 e 2009, si
prevede un tasso d'inflazione rispettivamente pari al 5.6% e al 5.2%, inferiore quindi al 6.2% del 2006 e del 2007. 2008 2009 PIL (var.%) 7.9 7.4 Inflazione (%) 5.6 5.2 Bilancia Commerciale (miliardi di US$) Esportazioni fob 168.2 187.8 Importazioni fob -265.5 -294.7 Saldo Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit : Country Report novembre 2007 Settori produttivi L’economia indiana presenta un sufficiente grado di diversificazione. Nonostante gran parte dell’agricoltura venga ancora condotta con metodi tradizionali, all’indomani dell’indipendenza sono state introdotte alcune importanti trasformazioni tecnologiche. Le zone che attualmente usufruiscono dei sistemi di irrigazione finanziati dal governo si sono sensibilmente estese. La richiesta di fertilizzanti chimici e di sementi ad alto rendimento è aumentata notevolmente. Il sostentamento di oltre 2/3 della popolazione indiana dipende dall’agricoltura. La maggior parte dei fondi coltivati ha estensioni molto limitate e più di 1/3 degli appezzamenti è addirittura al di sotto del livello di sussistenza di una famiglia di contadini. La coltura più estesa è il riso, che costituisce l’alimento principale di gran parte della popolazione, cui seguono il frumento, la canna da zucchero, il tè, il cotone e la iuta. L’allevamento del bestiame, in particolare bovini, bufali, cavalli e muli, costituisce un aspetto centrale dell’economia agricola. Con 185.000.000 di capi (2005), l’India è al primo posto mondiale dell’allevamento di bovini, utilizzati essenzialmente per il lavoro nei campi e il latte; la religione induista vieta infatti il consumo di carne bovina. Notevole anche l’allevamento di caprini e ovini. Contributo dei diversi settori alla formazione del PIL (composizione %) 2005 Settori (%) Agricoltura 18.3 Industria 27.6 Manifatturiero 15.1 Servizi 54.1 Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit : Country Report novembre 2007 Materie prime Il settore minerario ricopre meno del 2% del PIL. L’India infatti, non dispone in maniera particolarmente consistente di risorse minerarie, il cui sfruttamento è stato avviato alla fine degli anni ’40. Le estrazioni principali riguardano la mica, la dolomite, la fosforite, l'apatite, la cromite e il ferro (24 miliardi di tonnellate, con il più grande giacimento del Paese localizzato nel Madhya Pradesh), il manganese, la magnesite, la bauxite (2 miliardi di tonnellate) l’oro e i diamanti. Il Paese possiede anche sostanziali riserve di metalli non ferrosi come il rame (si stima una produzione di 422 milioni di tonnellate), che rappresenta un importante bene d'importazione, mentre le riserve di piombo e zinco sono stimate a 360 milioni di tonnellate e le raffinerie in Debari hanno una capacità di 70.000 tonnellate.
La partecipazione dei privati in tale settore è in aumento. A metà del 2006, il governo ha deciso di considerare una progressiva liberalizzazione del settore, modificando il Mines and Minerals Act del 1957 per andare incontro al consumo locale dei vari prodotti minerari. Rilevanti le risorse energetiche di cui dispone il Paese, con riserve consistenti di carbone (principale fonte energetica del Paese, la cui produzione ammonta a circa 252 milioni di tonnellate annue, con riserve stimate in 112 miliardi di tonnellate), petrolio (la produzione soddisfa allo stato attuale il 50% circa del fabbisogno complessivo del Paese, rendendo l’India fortemente dipendente dalle importazioni; i principali giacimenti sono situati al largo delle coste di Bombay e nella valle del Brahmaputra) e gas naturale. Rilevanti anche le risorse di uranio, anche se poco sfruttate nel complesso. La deregulation di tutto il settore, e in particolare del comparto petrolifero, da tempo si trova in una situazione tale da aver indotto gli investitori stranieri a ritirarsi dal settore energetico, esasperati per il lento progresso delle procedure necessarie ad assicurarsi pagamenti affidabili. Il nuovo ciclo dell’economia indiana potrebbe tuttavia invertire questo andamento, riportando gli investitori esteri anche nel settore estrattivo e minerario. Sono ancora in corso diverse iniziative volte alla liberalizzazione del settore petrolifero, mentre le compagnie di stato, finora preposte alla gestione del settore, hanno ipotizzato una loro fusione. Il settore continua ad essere dominato dal Reliance Group, il più grande operatore nazionale. Il ministro dell’energia ha anche tratteggiato alcuni piani di riforma del settore. Agricoltura L’agricoltura rappresenta il settore principale dell’economia indiana, contribuendo per circa un terzo alla formazione del PIL e impiegando i due terzi della popolazione. Oltre il 60% della popolazione indiana trae il proprio reddito o la propria fonte di sostentamento dall’agricoltura, che si caratterizza per un elevato rapporto tra superficie coltivata e popolazione che da essa trae sostentamento. Secondo le stime del governo, la produzione totale di cereali, nell'anno 2005/06 è aumentata del 5%, per un totale di 208 milioni di tonnellate. Si è intensificata anche la produzione di cotone e canna da zucchero. Nell'anno 2006/07, invece, l'approvvigionamento di riso e frumento ha subito un arresto, ammontando a 14 milioni di tonnellate, circa il 22% in meno rispetto allo scorso anno. Comunque, il totale delle scorte di cereali possedute dalla Food Corporation of India (l'ente per il cibo del governo centrale) ed altri enti governativi è diminuito rispetto agli altri anni. Negli ultimi due anni la crescita del settore agricolo è diminuita ad una media del 2,3% annuo. Un obiettivo fissato dal governo per l'anno in corso è quello di supportare le aziende agricole, provvedendo all'immissione di 1,8 miliardi di rupie attraverso le banche commerciali, e riducendo i costi dei prestiti statali diretti al 5% (2 punti di percentuale in meno) nei prossimi due anni. L’estensione dell’area coltivata ha raggiunto circa 142.000 km2, l‘80% di quella teoricamente coltivabile; questo è stato reso possibile dallo sviluppo dell’irrigazione, che ha consentito la messa a coltura durante la stagione secca delle regioni meno favorite dalle precipitazioni. L’India è un importante produttore di miglio, di zucchero grezzo e di tè, occupando posizioni di rilievo anche nelle produzioni di riso (l’India è il secondo produttore mondiale dopo la Cina) e di grano. Altre colture di rilievo sono i legumi, i semi da olio e il cotone nonché le spezie, la frutta e la verdura. Il Paese è inoltre ricco di essenze da ebanisteria (teak, legno rosa, sandalo) diffuse nelle foreste, e di bambù, soprattutto nel Bengala, utilizzato nella fabbricazione della carta. Anche l’allevamento riveste un ruolo di primo piano: il patrimonio zootecnico è prevalentemente composto da bovini, utilizzati principalmente per la produzione di latte (l’India è il secondo produttore mondiale di latte dopo gli Stati Uniti) e per i lavori agricoli (il consumo di carne da parte della popolazione è limitato per motivi religiosi); rilevante inoltre il patrimonio di ovini, allevati principalmente per la produzione di lana, in particolare nel Kashmir, di cui è caratteristica la razza mohair.
Con oltre 5.700 km di coste, la pesca rappresenta uno dei settori nei quali l’India può vantare un consistente vantaggio competitivo, tuttavia non ancora adeguatamente sfruttato. Industria La crescita industriale è stata in media dell'8,3% annuo nel biennio 2005/06. Sebbene le riforme abbiano ridotto i permessi e le disposizioni, l'industria pesante è ancora dominata da imprese pubbliche. La maggior parte della produzione delle imprese statali riguarda l'acciaio, i metalli non ferrosi, le costruzioni navali, l'ingegneria, la chimica e la carta. Nell'anno 2005/06 l'India ha prodotto 42 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, diventando il decimo più grande produttore al mondo. La crescita della produzione è dovuta soprattutto all'aumento della domanda da parte della Cina e alla forte domanda interna, in particolare dai produttori di beni di consumo durevoli e dai settori automobilistico e delle costruzioni. Circa il 40% della produzione avviene in stabilimenti di acciaio integrati, mentre il resto proviene da oltre 180 mini-stabilimenti (fornaci ad arco elettriche), quasi tutti del settore privato. Il tessile incide su circa 1/3 dei ricavi derivanti dalle esportazioni. Al momento le fabbriche producono solo il 4% dell'intera produzione tessile, il resto viene prodotto da telai meccanici situati in capannoni al di fuori delle fabbriche, in modo da evitare le restrizioni. La produzione dell'industria tessile si basa su un sistema decentralizzato, in cui la produzione di molti beni continua ad essere riservata alle piccole imprese. Nella metà del 2006, il governo ha istituito una commissione con il compito di incrementare le esportazioni a 40 miliardi di dollari per il 2010. Tale tipo di industria, comunque, è cresciuta grazie alla rimozione delle quote globali per le esportazioni di tessili e abiti, che si è avuta alla fine del 2004. Il governo ha anche avviato un iniziativa per costruire 25 campi tessili integrati. L'Information technology e l'industria dei servizi sono cresciute ad un tasso medio annuale di circa il 50% l'anno dal 1993, per un giro d'affari pari a 29,6 miliardi di dollari nel 2005/06, l'equivalente di circa il 3% del PIL. Tale tipo di industria è orientata soprattutto all'esportazione, mentre il mercato dell'IT nazionale incide sul 40% circa del turnover totale. Il 40% delle imprese di software e servizi è rappresentato da imprese multinazionali. Il più importante mercato sono gli Stati Uniti, che assorbono il 70% circa delle esportazioni di software dell'India, seguiti dalla Gran Bretagna (14%) e dall'Europa (9%). Le imprese indiane sono specializzate soprattutto in software per banche, istituti finanziari e compagnie di assicurazione. Le esportazioni di software sono cresciute del 30% tra il 1995/96 e il 2005/06. Questa rapida crescita ha stimolato la domanda di computers. La vendita di personal computers è aumentata del 30% nel 2005/06. Le esportazioni di hardware, invece rimngono deboli, con il 90% delle entrate provenienti dal mercato interno. L'industria automobilistica incide per il 5% circa sulla produzione industriale, ed è uno dei settori che sta crescendo più velocemente negli ultimi anni. Tale crescita è dovuta principalmente all'aumento dei livelli di reddito e della popolazione giovane, nonché alla permanente inefficienza dei trasporti pubblici. Il taglio alle tasse doganali sull'acciaio nel 2004/05 ha ridotto i costi di produzione per i produttori. La produzione totale di veicoli è aumentata dalle 4,2 milioni di unità nel 1998/99 alle 8,5 milioni di unità nel 2004/05. In termini di volume, la produzione dei veicoli è dominata dalle "due-ruote", che con 6,5 milioni di unità rappresentano la principale produzione del 2004/05. Nello stesso anno la produzione delle autovetture era di 961,000 unità, cui seguiva la produzione delle "tre-ruote" (374,000), dei veicoli commerciali (350,000) e dei veicoli multi- funzionali (249,000). La maggior parte della produzione locale viene immessa sul mercato interno, ma la crescente qualità ha contribuito ad un'ondata di esportazioni di veicoli, che è cresciuta ad un tasso annuale medio di oltre il 50% tra il 2002/03-2004/05. La decisione adottata dal governo nel 2005/06, avente l'obiettivo di eliminare la tassa sui beni di consumo sulle automobili di piccola taglia dal 24% al 16%, ha sostenuto la crescita del mercato delle automobili. Il settore delle costruzioni contribuisce per circa il 5% alla formazione del PIL, occupando 3,5 milioni di persone a tempo pieno e altre 6,5 milioni a stagione. Si tratta di un settore che è
cresciuto rapidamente negli ultimi anni, con una crescita annuale di circa il 12% nel 2004/05 e 2005/06. Su tale tipo d'industria si sono focalizzati gli investimenti del governo, allo scopo di riattivare altre industrie, specialmente quella dell'acciaio e del cemento. Le costruzioni inoltre incidono per circa il 40% sulla spesa capitale per un piano di cinque anni e più di un milione di lavoratori sono coinvolti in progetti di costruzione del settore pubblico. Negli ultimi anni proprio i progetti su larga scala di quest'ultimo settore, insieme al bisogno di sviluppare le infrastrutture urbane e il rapido aumento della domanda di case residenziali, hanno contribuito al boom delle costruzioni. L'India ha una rilevante scarsità di case, stimate a 23 milioni di unità. Il governo ha programmato di costruire altri 2 milioni di unità ogni anno. Circa il 50 milioni di persone vivono in aree urbane considerate degradate. Il governo infine sta valutando la possibilità di consentire investimenti esteri diretti nel settore delle bevande alcoliche, principalmente per le industrie della birra e le distillerie. Servizi I servizi occupano il 20% della popolazione attiva e concorrono per circa il 45-50% alla formazione del PIL. La maggior parte delle imprese del settore terziario opera nell’ambito del commercio (all’ingrosso e al dettaglio) o in quello dei settori privati. Con più di 5 milioni di punti di vendita al dettaglio, il settore è sottosviluppato, disorganizzato e dominato da piccole imprese familiari. Le moderne catene di negozi incidono su appena il 2% della vendita al dettaglio. Ad ostacolare lo sviluppo del settore sono le leggi sul lavoro inflessibili, gli alti costi per il rifornimento delle catene e la preferenza per venditori conosciuti. All'inizio del 2006 il governo ha permesso più del 50% degli investimenti diretti stranieri nella distribuzione di singole marche, ma ha impedito l'apertura del settore delle vendite alla competizione straniera. Meno sviluppato il settore dei servizi complessi e avanzati della finanza e delle assicurazioni, in cui, dopo lunghe battaglie, le licenze sono state concesse a compagnie private d'assicurazioni, alcune delle quali con vasti interessi internazionali. Di rilievo le attività connesse alla produzione di pacchetti informatici e il settore dei servizi alle imprese (marketing, ricerche di mercato, pubblicità, formazione e sviluppo risorse umane). Negli ultimi anni, l'India ha visto diffondersi sempre più le transazioni di e-commerce, che riguardano soprattutto prodotti di basso valore, in particolare viaggi, biglietteria, abiti, gadget elettronici, libri e musica. Anche i servizi online, come la ricerca del lavoro, l'organizzazione di incontri, le vendite all'asta e le azioni commerciali e bancarie, hanno avuto una notavole diffusione. Secondo la Internet & Online Association of India (IOAI), un gruppo industriale locale, gli acquirenti online hanno raggiunto i 130 milioni di dollari nel 2004/05; ci si aspetta che tali dati crescano rapidamente nei prossimi due anni, raggiungendo i 550 milioni di dollari nel 2006/07. Vi sono ancora molti ostacoli che impediscono la crescita di tale industria, secondo il Department of Information Technology and Telecom Regulatory Autority of India, nel Paese vi sono solo 14 milioni di personal computer e circa 5,65 milioni di abbonati ad internet; inoltre, il furto regolare di username e password scoraggia la popolazione ad effettuare transazioni commerciali online, in quanto non vi è fiducia nelle garanzie standards offerte dai siti. Negli ultimi anni si è avuta una notevole apertura da parte del governo indiano verso la partecipazione privata a tutte le sezioni del mercato delle telecomunicazioni. Sono rimaste, comunque, una serie di restrizioni nei confronti delle imprese straniere che operano in vari settori del campo. Generalmente non sussistono restrizioni per gli stranieri nel settore industriale, che comprende anche i software per la comunicazione ed internet. Dal 1998, la Videsh Sanchar Nigam Ltd (VSNL), ex impresa statale, non ha più il monopolio sui servizi internet e da allora, sono stati autorizzati più di 400 Internet Service Providers(ISP) privati; inoltre, a partire dal 2000 la stessa impresa non ha più il monopolio sul sistema di reti internazionali, permettendo agli ISP di stabilire un loro sistema di reti e connettersi ai satelliti stranieri, mentre dal 2002 ha perduto anche il monopolio sui servizi di voce internazionale, permettendo agli operatori privati di offrire una rete di telefonia.
Il governo ha ammesso anche l'esistenza di operatori di cellulare e servizi di base, così da passare da una regime di permessi fissi ad un'intesa per la ripartizione del gettito fiscale favorevole agli investitori, e nel 2000 ha terminato il monopolio della BSNL sui servizi nazionali di lunga distanza. Il primo operatore privato, Bharti, è operativo da dicembre di quest'anno. Inoltre, sempre nel 2000, il governo ha aperto il servizio televisivo direct-to-home (DTH) alla partecipazione privata, ammettendo il 49% di azioni straniere in tale settore, di cui il 20% proveniente da investimenti esteri diretti e il 29% da investimenti di investitori indiani non residenti e di istituzioni straniere. Anche i servizi televisivi con collegamento terra-satellite sono stati liberalizzati, permettendo a tutti i canali satellitari di collegarsi dal paese. Per quanto riguarda i servizi di base e di mobilità cellulare, sono state ammesse il 74% di azioni, soggette comunque all'autorizzazione del Dipartimento per le Telecomunicazioni. Le principali aziende del settore sono al momento, Reliance Group, Baharti Group, entrambe locali, la statale BSNL e Idea Cellular. Nell'ottobre 2000 è entrato in vigore l'India's Information Technology (IT) Act. La legislazione ha fatto molti progressi, sebbene non risolva molte questioni riguardanti la proprietà intellettuale. Esso promuove la gestione elettronica, provvede al riconoscimento legale delle firme digitali e definisce i crimini informatici e le loro sanzioni. In particolare sono contemplati i seguenti reati: - accesso a qualsiasi record, libro, registro, corrispondenza, informazione, documento o altro materiale senza il consenso delle persone interessate; - falsificazione con codice di risorse del computer; - trasmissione o pubblicazione di materiali osceni su Internet; - danneggiamento del computer causato da accesso non autorizzato o introduzione di virus; - mancata trasmissione alle autorità di qualsiasi documento trasmesso online, nell'ipotesi in cui ne viene fatta richiesta dagli ufficiali che sospettano un loro uso improprio. L'atto specifica che gli ISP non sono responsabili per le informazioni trasmesse sulle loro reti, in quanto sono semplici intermediari, ma devono avere la dovuta diligenza per prevenire tali violazioni. Nell'agosto 2005 è stato trasmesso un rapporto dalla commissione di esperti istituita appositamente per suggerire gli emendamenti necessari all'IT act, anche se, al momento, ancora non si è provveduto a trasformarli in legge. Comunque, secondo tale commissione, sarebbe opportuno migliorare il trattamento di dati personali delicati e la sicurezza, distinguere diversi tipi di sanzioni a seconda della gravità del reato e della sua intenzione ed infine includere nuove tecnologie. Infrastrutture La dotazione infrastrutturale del Paese, largamente controllata dallo Stato, presenta settori sviluppati e settori critici. Particolarmente sviluppato è il settore dei trasporti per quanto riguarda la rete ferroviaria, portuale e aerea. La rete stradale si presenta invece inadeguata, soprattutto in funzione della motorizzazione di massa nelle zone sia urbane che rurali. Dei circa 3 milioni di km di strade, solo il 50% è asfaltato e di queste solo il 2% possono essere considerate strade principali che smaltiscono il 40% del traffico complessivo. A parte i centri urbani, le uniche strade di livello europeo sono le National Highways (circa 57.700 km). L’ambizioso Progetto di Sviluppo delle Strade Nazionali di Grande Comunicazione persegue l’obiettivo di espandere la rete con più di 13.000 km di autostrade, aumentando in tal modo le direttrici da quattro a sei, in due aree chiave: tra le quattro metropoli indiane, Delhi, Mumbai, Chennai e Kolkata, e nei corridoi nord- sud e est-ovest. Il progetto, distinto in varie fasi, dovrebbe essere completato del tutto nel 2020. Un Fondo Centrale per le Strade, istituito nel novembre del 2000 grazie a una tassa imposta sulla benzina e sul diesel, aiuterà a garantire i fondi per la manutenzione e lo sviluppo della rete stradale, incluse le strade rurali. Le concessioni sulle importazioni di attrezzature per la costruzione di strade nazionali di grande comunicazione sono state estese agli altri progetti di costruzione stradale. Nel tentativo di attrarre investimenti del settore privato, le offerte di
partecipazione estera per la costruzione di strade e ponti, estese fino al 100% dei progetti, riceveranno approvazione automatica fino ad un tetto di circa 300 milioni di US$. La rete ferroviaria, che rappresenta il principale mezzo per il trasporto merci (il 40% circa del traffico complessivo si svolge su rotaia) e passeggeri (circa il 65%), si estende per 62.486 km; si tratta della rete più grande dell’Asia e la quarta rete per importanza nel Mondo; il suo sviluppo è particolarmente elevato nella valle del Gange e nel Gujarat mentre è quasi del tutto inesistente nelle regioni montuose di confine (Kashmir e Assam). La necessità di una maggiore sicurezza nel trasporto ferroviario è diventata un’istanza sempre più pressante, in considerazione dei frequenti incidenti avvenuti negli ultimi anni, sottolineando la scarsità di investimenti finora implementati. Nel tentativo di aumentare le entrate del settore, oggi è fortemente incoraggiata la partecipazione del settore privato, con iniziative volte a fornire containers per occasionali trasporti di merci attraverso la Container Corporation of India, e attraverso la fornitura di vagoni merci nell’ambito dello Schema Own-Your Wagon. Progetti pubblici per il collegamento ferroviario dei porti locali sono stati anche introdotti, così come joint venture tra lo stato ed i governi centrali. Le ferrovie stanno anche sperimentando in maniera crescente iniziative alternative per aumentare le entrate del settore, come ad esempio l’affitto del diritto di utilizzo della rete dei cavi a fibre ottiche. Il traffico marittimo svolge un ruolo di particolare importanza negli scambi internazionali dell’India: 11 i porti principali presenti nel Paese, tra cui Kandla, Mumbai, Cochin, Mormugao e New Mangaloo sulla costa occidentale e Chennai, Paradip e Kolkata su quell`orientale. Il Paese annovera altri 148 porti minori. Un vasto progetto, ormai quasi concluso, è incentrato sulla realizzazione di un nuovo porto a Ennore. La flotta commerciale dispone di 443 navi che trattano il 36% delle merci indiane inviate via mare. Le iniziative del governo per aumentare la partecipazione del settore privato includono: approvazione automatica per i progetti di costruzione di porti e strutture portuali che prevedano una partecipazione estera fino al 100% del progetto; istituzione di una Autorità Tariffaria per i Porti Principali (TAMP) che stabilisca le tariffe portuali riscosse da parte dei gestori privati; organizzazione di un Consiglio Marittimo Statale per lo Sviluppo (MSDC) che costruisca la base per una politica integrata di sviluppo dei porti. Il governo ha anche sviluppato alcuni piani per promuovere joint ventures tra i maggiori porti indiani e i porti stranieri minori, nel tentativo di attrarre nuove tecnologie e migliorare le pratiche di gestione. I servizi aerei interni e internazionali garantiscono una sufficiente affidabilità e capillarità, potendo contare su oltre 95 aeroporti collegati da voli regolari. Attualmente gli aeroporti internazionali sono cinque - Kolkata, Mumbai, Delhi, Chennai e Trivandrum - ma il settore privato è impegnato nella costruzione di altri tre nuovi aeroporti internazionali a Bangalore, Hyderabad e Goa. Alcune importanti proposte di vendita per le compagnie di bandiera statali, Air India ed Indian Airlines, potrebbero attrarre sostanziose partecipazioni straniere, sebbene sempre costrette a pacchetti di minoranza. Tra i settori critici si segnalano l’energia elettrica e la telefonia, nei quali potrebbe però a breve entrare ad operare il Reliance Group, il più grande operatore nazionale già attivo nel settore delle materie prime. La fornitura di energia elettrica è in fase di adeguamento all’aumento della domanda, ma i progetti per il miglioramento della fornitura di energia sono stati colpiti durante il 1998 da problemi di finanziamento. Il Governo centrale ha comunque approvato la partecipazione dei privati nella fornitura dell`energia. Il consumo pro-capite è uno dei più bassi al mondo, a causa dell’inadeguatezza degli impianti di produzione e trasmissione e della sottoutilizzazione della capacità installata (circa 76.000 MW). Grazie all’approvazione nel corso del 2003 di una legislazione ad hoc, il settore dell’elettricità dovrebbe a breve essere al centro di ristrutturazioni che prevedono la disciplina delle vendite dell’elettricità, la revisione delle tariffe, l’efficienza, l’uso economico delle risorse e la tutela degli interessi degli utenti. Il settore delle telecomunicazioni dell’India ha registrato una rapida crescita negli ultimi anni, ma il tasso di penetrazione telefonica nel Paese resta basso. La rete telefonica è infatti quantitativamente e qualitativamente insufficiente: vi sono solo 7 milioni circa di linee
telefoniche. Un totale di 28,4 milioni di connessioni per lavoro sono state installate alla fine del 2000. Nel Paese si annovara una media di un telefono pubblico ogni 383 abitanti nelle città, mentre sono in corso progetti per l’installazione almeno di un telefono pubblico in ogni villaggio. Quanto agli operatori della telefonia cellulare il loro avvio ha incontrato alcune difficoltà, ma ora il comparto appare in crescita. I servizi di telefonia cellulare sono stati liberalizzati dal 1994. Da allora, il numero degli abbonati si è esteso rapidamente, raggiungendo circa 6,4 milioni a marzo del 2002. Anche i servizi di base delle telecomunicazioni sono stati liberalizzati, ma finora servizi privati sono stati offerti sono in sei stati (Andhra Pradesh, Gujarat, Maharashtra, Madhya Pradesh, Rajasthan e Punjab). Anche le connessioni ad internet restano ancora molto basse nel Paese, attestate intorno ai 4 milioni, sebbene il numero degli utenti dovrebbe crescere rapidamente nel prossimo futuro. Più di 430 fornitori di servizi internet avevano ottenuto la licenza già a novembre del 2000, dei quali 50 avevano avuto l’approvazione per le connessioni internazionali via satellite. Infine, sempre nel settore delle comunicazioni, le compagnie di radiotelevisione privata nel 1998 hanno avuto il permesso di costruire attrezzature di collegamento. Il settore delle telecomunicazioni resta al centro dello sviluppo del Paese. Progressivamente il settore delle telecomunicazioni si sta aprendo, mentre effetti potenzialmente benefici sono collegati all’eliminazione del monopolio della società Videsh Sanchar Nigam Ltd (VSNL) nel campo delle comunicazioni internazionali. Infine, è stata presa in considerazione la possibilità di investimenti esteri nel settore della stampa. Turismo Sebbene il turismo sia solo una piccola parte dell'economia indiana, si sta espandendo rapidamente. Nel 2005/06, l'arrivo dei turisti stranieri è aumentato del 24% su base annua, per un totale di 36 milioni. Si stima che il business dei trasporti abbia inciso per 14 miliardi di dollari nella spesa del 2005, il 2,1% del PIL secondo il World Travel and Tourism Council (WTTC). I settori dei trasporti e del turismo hanno contribuito al 5,3% del PIL per un totale di 44,7 milioni di dollari. In termini mondiali, la percentuale del mercato del turismo è bassa, circa lo 0,7%. L'industria del turismo è ostacolata dalla percezione dell'India come un paese povero e politicamente instabile. Il turismo, comunque rappresenta una notevole fonte di valuta pregiata e fornisce lavoro a 15 milioni di persone. Privatizzazioni Tutti i programmi di privatizzazione del Paese restano al centro di accesi scontri e polemiche tra forze politiche, sindacati e lavoratori, che hanno già dato luogo nel Paese a centinaia di giorni di sciopero. Di conseguenza, le privatizzazioni pianificate sono spesso rimandate. Il Governo indiano, nel 2000, ha presentato un piano di privatizzazione che avrebbe dovuto porre fine al monopolio statale delle miniere di carbone e di lignite e permettere alle società private lo sfruttamento dei giacimenti. Dalla privatizzazione delle miniere l`India si aspetta di incrementare la disponibilità di carbone, lignite e minerali che sono usati per la produzione di elettricità e nelle industrie siderurgiche e del cemento. Attualmente, il Governo, oltre all'implementazione di programmi miranti ad un incremento della spesa pubblica, sta lavorando sull'individuazione e sull'adozione di misure volte ad un’ulteriore liberalizzazione dell’economia. Oltre ai programmi di spesa, continuano i lavori sulla realizzazione di programmi di privatizzazione attraverso l’offerta di pacchetti di minoranza nelle società di Stato, mentre continuano ad essere ridotte le restrizioni sulle tariffe e sugli investimenti.
Investimenti esteri Con la politica di apertura avviata nel 1991 sono stati rimossi gli obblighi di licenza per avviare attività industriali, tranne in 16 settori di rilevanza sociale, strategica e ambientale. Alcune tipologie di attività industriali sono pertanto sottoposte a concessione di licenze obbligatorie, nell`ambito dell’India’s New Industrial Policy che ne stabilisce il controllo. Le società registrate in India e le filiali di imprese straniere sono regolate dalla legge societaria indiana, tramite il Companies Act. Il Foreign Exchange Management Act e la New Industrial Policy regolano rispettivamente gli aspetti finanziario, valutario e procedurale. Relativamente al regime fiscale, gli investimenti stranieri sono soggetti alle norme stabilite da Income Tax Act, Central Excise Act, Custom Act, Central Sales Tax Act, e Sales Tax Act dei governi centrali.Il Companies Act del 1956 prevede diverse tipologie societarie. Le forme più comunemente utilizzata sono la società a responsabilità limitata e la società per azioni. Quella a responsabilità illimitata, sebbene permessa, è meno diffusa, mentre è presente la società a responsabilità limitata da garanzia, dove i soci sono responsabili solo per un importo predefinito. Tale legge permette la costituzione di due tipi di società: - le società private sono costituite da un minimo di 2 ad un massimo di 50 soci (esclusi i soci d’opera), sono soggette a limitazioni per il trasferimento di quote capitali e non possono effettuare emissioni azionarie od obbligazionarie. Il capitale minimo sottoscritto deve ammontare a 1 lakh (100.000 Rupie, circa 1800 €).Il vantaggio di questo tipo di società è quello di non essere soggetta a limitazioni quali la pubblicazione dei dati finanziari e la ripartizione di quote con prospetto. - le società pubbliche non rientrano nella classificazione di cui sopra e sono costituite da un minimo di 7 soci, mentre non ci sono limiti in eccesso. È previsto che il capitale minimo sottoscritto debba ammontare a 5 lakh (500.000 Rupie, circa 9000 €). La legge societaria considera inoltre pubbliche: - le società indiane, comprese quelle a capitale straniero, partecipate da società pubbliche per oltre il 25% del capitale; - le società con una partecipazione al capitale di società pubbliche superiore al 25%; - le società con fatturato annuo medio superiore Rp 250 milioni (€ 5.165.000 ca.) durante tre anni finanziari consecutivi; - società che accettano depositi pubblici. Questo tipo di soluzione è regolata da una normativa accuratamente dettagliata, che definisce gli aspetti relativi ad offerta pubblica, gestione, indebitamento e negoziazioni con membri e creditori. Pertanto è la forma che maggiormente tutela l’investitore straniero con quota di minoranza. Sia le società pubbliche che quelle private sono costituite attraverso la registrazione dell’Atto Costitutivo e dello Statuto Sociale presso l’Ufficio del Registro (Registrar of Companies – ROC) dello stato in cui è localizzata la sede amministrativa della società. Il certificato di Incorporazione viene rilasciato dopo circa 8 settimane, dietro pagamento di una somma che per le società pubbliche varie da Rs 400 a Rs 8 milioni, proporzionalmente al capitale sociale. Il ROC e la Commissione sul Diritto Societario (Company Law Board – CLB), garantiscono la conformità alla legge ai fini dell’omologazione. L’impresa italiana interessata ad investire in India può adottare due diverse strategie di entrata: come società straniera oppure come società indiana. La società che ha intenzione di mantenere la personalità giuridica straniera può costituire un: - Ufficio di rappresentanza/liaison office, il quale non può avere fini di lucro, né svolgere alcuna attività produttiva e non è quindi soggetto ad alcuna imposizione fiscale. L’attività è limitata alla rappresentanza, alla fornitura di informazioni sull’attività svolta dalla casa madre, ad acquisire dati economici e di mercato sul paese, trovare fornitori in loco, fornire servizi di assistenza sui beni e servizi della casa madre. L’operazione di apertura è di competenza della Reserve Bank of India e comporta un investimento finanziario limitato; tutte le spese di impianto, gestione e manutenzione sono sostenute
con rimesse della casa madre. Il permesso viene concesso generalmente per una durata di tre anni ed è rinnovabile se vengono soddisfatte determinate condizioni. La RBI non concede permessi relativi all’acquisto di beni immobili per la costituzione dell’ufficio di rappresentanza. I contratti di locazione superiori a cinque anni devono essere autorizzati dalla RBI. Per la registrazione dell’ufficio devono essere inoltrati al ROC i seguenti documenti: - Copia della lettera di autorizzazione rilasciata dalla RBI; - Dichiarazione certificata relative ad entrate ed uscite e ad attività e passività; - Dichiarazione certificata che l’ufficio di rappresentanza non ha svolto alcuna attività commerciale o industriale, nè ha emesso alcun documento di fatturazione. - Project office: è un ufficio istituito temporaneamente per l’esecuzione di progetti specifici, ed è pertanto la forma ideale per le società che intendano essere presenti in India per un periodo di tempo limitato. In pratica è una sorta di filiale costituita al fine di eseguire un determinato progetto e dura fino al termine del progetto stesso. La Reserve Bank of India è l’autorità competente all’approvazione di questo tipo di investimento, adottato generalmente da società di costruzione e installazione per progetti chiavi in mano. - Filiale (branch office): le società straniere, sia manifatturiere che commerciali, possono aprire filiali in India in base al disposto dell’Exchange Control Manual della Reserve Bank of India, che autorizza l’investimento sulla base di criteri stabiliti caso per caso. La società madre ha responsabilità illimitata sull’operato della filiale, che mantiene la personalità giuridica straniera. La filiale può svolgere: - attività di rappresentanza della casa madre - operazioni di stoccaggio, di compravendita e di import – export - lavori di ricerca, i cui risultati possono andare a beneficio delle imprese indiane - promozione di collaborazioni tecniche e finanziarie tra società indiane e straniere. La società straniera è tenuta a registrare al ROC la propria filiale indiana entro 30 giorni dalla data di costituzione. Secondo la sezione 594 del Companies Act presso lo stesso ufficio devono essere depositati i libri contabili relativi all’attività della filiale indiana. Annualmente al ROC devono essere fatti pervenire i seguenti documenti: - 3 copie della situazione finanziaria generale della società straniera insieme a quella delle proprie filiali entro nove mesi dalla chiusura dell’anno finanziario della società straniera; - 3 copie certificate del bilancio societario e delle attività e passività della filiale indiana entro nove mesi dalla chiusura dell’anno finanziario; - Modulo n. 52 in triplice copia insieme all’elenco delle località in India in cui opera la società straniera alla data del bilancio societario. Invece, come società registrata in India e’ possibile costituire una: - Joint Venture: rappresenta la forma più completa ed integrata di collaborazione, in cui i due partner sono associati nell’esercizio dell’impresa e collaborano in tutte le funzioni aziendali e produttive, e può riguardare aziende sia pubbliche che private. Una volta selezionato il partner, generalmente le parti procedono alla firma di un memorandum di intesa o di una lettera di intenti che delinea le basi del futuro progetto d’investimento. Successivamente viene stipulato un accordo di Joint Venture. Come forma di investimento la joint venture può presentare delle limitazioni: l’investitore estero non ha completa autonomia di gestione delle attività, ma deve negoziare con la controparte locale. Allo stesso tempo questa strategia di ingresso al paese offre una serie di vantaggi, come ad esempio la disponibilità di una rete di marketing/distribuzione già stabilita dai partner indiani, l’accesso al credito locale e soprattutto i contatti giusti per avviare ed operare la società, fondamentali in un paese fondato sulle relazioni come l’India. - 100% controllata straniera: societa’ con 100% di partecipazione straniera al capitale, registrate in India, soggette – come le joint venture – alla legge societaria indiana.
Le WOS (Wholly Owned Subsidiary) possono operare ovviamente solo in quei settori nei quali la legge ammette il 100% di investimento diretto estero. Questo tipo di investimento offre chiaramente maggiore autonomia manageriale della joint venture, ed è soggetto ad una pressione fiscale inferiore rispetto alla filiale. Inoltre è possibile investire in India anche finanziando l’espansione di capitale di società già esistenti, tramite l’acquisizione di azioni privilegiate. Queste ultime vanno acquistate in valuta, e non oltre il 20% della contribuzione totale è locked-in per un periodo di 5 anni. Come per le altre forme di investimento è prevista una procedura di approvazione automatica laddove sussistano determinate condizioni, e cioè che: - l’impresa operi nei settori prioritari previsti - l’aumento dell’equity derivi da una espansione di capitale - la contribuzione avvenga in valuta All’investitore non è richiesta la previa approvazione della Reserve Bank of India, bensì di notificare semplicemente l'operazione all’Ufficio Regionale della banca centrale entro 30 giorni dall’emissione di azioni a suo favore. Gli investimenti stranieri vengono approvati secondo due diverse procedure: automatica o governativa, in base alle modalità e al settore di investimento. Per l’attività produttiva in alcuni settori è obbligatorio ottenere una licenza industriale. In particolare l’obbligo è limitato a: - settori riservati allo Stato (armi, munizioni e articoli per la difesa, energia atomica, trasporti ferroviari) - settori di interesse strategico, sociale e ambientale - settori riservati alla piccola impresa Per la lista dei settori in dettaglio vedere l’Annexure I e II della New Industrial Policy, 1991, a fine guida. Possono essere sottoposte ad approvazione automatica della Reserve Bank of India gli investimenti stranieri che presentino le seguenti condizioni: - L’investimento non superi il: • 50% nel settore minerario (ad eccezione di oro, argento, diamanti e pietre preziose) • 51% nei settori indicati nella Part B dell’Appendice, a fine guida • 74% nei settori indicati nella Part C dell’Appendice, a fine guida. - L’investimento non richieda licenza industriale o venga effettuato in settori riservati alla piccola impresa (secondo quanto previsto dalla NIP, 1991) - l’investimento non superi il 24% del capitale in unita’ fabbricanti articoli riservati alla piccola industria; - l’investimento non sia effettuato mediante acquisizione di azioni di una societa’ indiana; - il partner straniero non abbia precedentemente costituito una Joint Venture o altre forme di collaborazione in India. Le domande da presentare su un apposito formulario devono essere sottoposte all’Ufficio competente di zona della Reserve Bank of India e sono a titolo gratuito. La RBI generalmente rilascia il proprio benestare entro 15 giorni. Per una lista completa dei tetti all’investimento estero per settori, vedere la Lista dei settori soggetti ad approvazione automatica e l’Annexure IV della New Industrial Policy, 1991, e Part A,B,C,D, in Appendix, a fine guida. Rientrano nella categoria tutte le richieste che non soddisfano le condizioni previste dalla procedura di approvazione automatica. Le domande devono essere sottoposte al FIPB (Foreign Investment Promotion Board) e sono a titolo gratuito. È possibile presentare la proposta al SIA, Entrepeneurial Assistance Unit (EAU), o a qualsiasi missione diplomatica in India, che le trasmetteranno automaticamente al FIPB entro 15 giorni. È inoltre recentemente attiva una mailbox (all’indirizzo siaspplication@ub.nic.in )sul sito web della SIA per presentare domande al FIPB via e-mail, previa spedizione di una copia cartacea del progetto. Il FIPB considera proposte per investimenti fino a 6 miliardi di rupie, circa 109 mln di €. L’approvazione per investimenti maggiori è di competenza del Cabinet Committee on Economic Affairs (CCEA). Per tutti i casi i tempi di approvazione variano dalle 4 alle 6 settimane, e la
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