Agricoltori-Allevatori custodi e Comunità del cibo - Veneto ...
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Agricoltori-Allevatori Comunità del cibo custodi e AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO
AGRICOLTORI CUSTODI E COMMERCIALIZZAZIONE DELLE SEMENTI Progetto regionale BIODI.VE. - DGR n. 325/2018 - Legge n. 194/2015 A cura di: Maurizio Arduin(1), Franca Bernardi(2), Domenico Cerbino(3), Fabiana Fiorani(4), Michele Giannini(1), Cinzia Lenzarini(4), Rita Turchi(5), Stefano Sanson(6), Alberto Sartori(1), Pietro Zienna(3) (1) Veneto Agricoltura (Legnaro - Padova) (2) Azienda agrituristica “Il Corniolo” di Franca Bernardi, Loc. Le Prade n. 25 (Castiglione di Garfagnana - Lucca) (3) Alsia, Agenzia Lucana Sviluppo e Innovazione in Agricoltura (Potenza) (4) Unione dei Comuni della Garfagnana (Castelnuovo di Garfagnana - Lucca) (5) Regione Toscana (Firenze) (6) Agrotecnico libero professionista (Belluno) Realizzazione grafica: Federica Mazzuccato Pubblicazione edita da: Veneto Agricoltura Viale dell’Università, 14 - 35020 Legnaro (PD) Tel. 049 8293711 - Fax 049 8293815 e-mail: ricerca@venetoagricoltura.org www.venetoagricoltura.org È consentita la riproduzione di testi, tabelle, grafici ecc. previa autorizzazione da parte di Veneto Agricoltura, citando gli estremi della pubblicazione. Stampata nel mese di Febbraio 2020 presso Grafiche Venete - Padova
INDICE 3 Indice Introduzione ............................................................................................................................................................................... pag. 5 Legge 1° dicembre 2015, n. 194 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” e le Comunità del cibo ............................................................................................. » 6 Alberto Sartori (Veneto Agricoltura - Legnaro, Padova) La tutela e la valorizzazione dell’agrobiodiversità fino alla Comunità del Cibo .......................................................... » 14 Rita Turchi (Regione Toscana - Firenze) La Comunità del cibo della Garfagnana ............................................................................................................................... » 20 Fabiana Fiorani, Cinzia Lenzarini (Unione dei Comuni della Garfagnana - Castelnuovo di Garfagnana, Lucca) e Franca Bernardi (Azienda agrituristica “Il Corniolo” - Castiglione di Garfagnana, Lucca) Comunità del cibo del Pollino e del Lagonegrese ............................................................................................................. » 30 Domenico Cerbino, Pietro Zienna (Alsia, Agenzia Lucana Sviluppo e Innovazione in Agricoltura - Potenza) Alcune esperienze di conservazione dell’agrobiodiversità nella montagna bellunese ............................................ » 38 Stefano Sanson (Agrotecnico libero professionista - Belluno)
INTRODUZIONE 5 Introduzione La Regione del Veneto sostiene la biodiversità di interesse agricolo ed alimentare attraverso iniziative, rivolte ad agricoltori e allevatori custodi. In tale contesto si è ritenuto opportuno attivare una serie di iniziative correlate alle “Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agri- colo e alimentare” Realizzazione di questo convegno finalizzato ad approfondire punti di forza e debolezza, opportunità e criticità, correlate alle “Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” coinvolgen- do realtà regionali e non che hanno già iniziato tale percorso, agricoltori e allevatori, i responsabili dei Centri pubblici di conservazione presenti nel territorio regionale, tecnici delle associazioni e organizzazioni agri- cole, operatori economici di altri settori. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di accrescere la conoscenza pro- pedeutica ad una eventuale scelta consapevole degli operatori locali nella creazione delle Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Questa attività ha inoltre contribuito all’animazione della giornata della biodiversità di interesse agricolo e alimentare offrendo un effetto po- sitivo sul sistema regionale di tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, permettendo nel contempo di elimi- nare, o quantomeno di ridurre, il gap relazionale attualmente presente tra le attività dei centri pubblici di conservazione e le realtà aziendali composte da agricoltori e allevatori custodi.
6 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO Legge 1° dicembre 2015, n. 194 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” e le Comunità del cibo La LEGGE 1° dicembre 2015 , n. 194 “Dispo- b. la realizzazione di forme di filiera corta, di sizioni per la tutela e la valorizzazione della vendita diretta, di scambio e di acquisto di biodiversità di interesse agricolo e alimentare prodotti agricoli e alimentari nell’ambito di e comunità del cibo” all’Art. 13 menziona la circuiti locali; “Comunità del cibo e della biodiversità di inte- c. lo studio e la diffusione di pratiche proprie resse agricolo e alimentare” e al comma (c.) 1 e dell’agricoltura biologica e di altri sistemi 2 definiscono la “Comunità del cibo e della bio- colturali a basso impatto ambientale e volti diversità di interesse agricolo e alimentare”. al risparmio idrico, alla minore emissione di anidride carbonica, alla maggiore fertilità Per comunità del cibo si intendono: gli ambiti dei suoli e al minore utilizzo di imballaggi locali derivanti da accordi tra: per la distribuzione e per la vendita dei • Agricoltori locali, agricoltori e allevatori cu- prodotti; stodi, d. lo studio, il recupero e la trasmissione dei • gruppi di acquisto solidale, saperi tradizionali relativi alle colture agra- • istituti scolastici e universitari, rie, alla naturale selezione delle sementi • centri di ricerca, per fare fronte ai mutamenti climatici e alla • associazioni per la tutela della qualità della corretta alimentazione; biodiversità di interesse agricolo e alimen- e. la realizzazione di orti didattici, sociali, tare, urbani e collettivi, quali strumenti di valo- • mense scolastiche, ospedali, esercizi di ri- rizzazione delle varietà locali, educazione storazione, esercizi commerciali, piccole e all’ambiente e alle pratiche agricole, aggre- medie imprese artigiane di trasformazione gazione sociale, riqualificazione delle aree agraria e alimentare, dismesse o degradate e dei terreni agricoli • enti pubblici. inutilizzati. Gli accordi di cui al c. 2 possono avere come La comunità del cibo può essere considerata oggetto (c. 3): come un sistema che mettendo al centro il a. lo studio, il recupero e la trasmissione di cibo considera tutte le interazioni che vi pos- conoscenze sulle risorse genetiche di inte- sono essere con l’ambiente, l’economia e la resse alimentare ed agrario locali; società (Figura 1). Figura 1 – La sostenibilità del cibo. SOCIETÀ AMBIENTE ECONOMIA CIBO Sostenibilità
LEGGE 1° DICEMBRE 2015, N. 194 “DISPOSIZIONI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE” E LE COMUNITÀ DEL CIBO 7 La promozione di cibi in grado di soddisfare re aggiunto, dove l’Identità territoriale, la pro- a modelli sostenibili di produzione e distribu- fessionalità delle risorse umane e la diversità- zione, l’attenzione al territorio, la qualità orga- specificità delle materie prime (biodiversità: nolettica, la tutela ambientale, la salvaguardia razze e varietà locali) diventano le componenti della biodiversità, la qualità della vita e del la- principali di valore che qualificano il prodotto voro dei produttori, sono le motivazioni prin- locale stesso (Figura 3). cipali che spingono verso la costituzione delle Attraverso le comunità del cibo si valorizzano “Comunità del cibo”. le culture gastronomiche del territorio, dove il Gli obiettivi delle associazioni e comunità del prodotto o i prodotti locali possono favorire ed cibo sono in generale: garantire la produzione incentivare il recupero o la reinterpretazione e la diffusione di un cibo buono, pulito, giusto; creativa, e in chiave attuale, di antiche ricette e la tutela dell’ambiente; la valorizzazione del metodi di preparazione artigianali, preservan- territorio; la diffusione delle pratiche di buona do la ricca cultura del cibo italiana. agricoltura e di buona alimentazione; la difesa Degustazioni, sistemi di accreditamento (gui- e la tutela delle tradizioni e della cultura locale de Slow Food, guide/mappe ristoratori – agri- (Figura 2). turismi, guide del gusto), uscite su media, cor- Formaggi, salumi, prodotti orticoli, frutticoli, si, master di cucina con prodotti tipici locali, carne bovina, confetture, conserve, miele, pro- gruppi di assaggio rappresentano attività tutte dotti trasformati, vino, farine possono essere che possono ulteriormente contribuire ad au- i prodotti ottenuti nel rispetto delle tradizioni mentare il valore del prodotto, cibo della co- locali, ma anche nel rispetto dell’ambiente in munità (Figura 4). un’ottica di agricoltura sostenibile. Esempi di comunità del cibo possono essere Le Comunità del cibo si impegnano a valoriz- trovati in Toscana, nella Garfagnana, con la zare la salubrità e qualità del prodotto e so- comunità del cibo della Garfagnana, in Sicilia prattutto la sostenibilità della produzione. Si con il Distretto cibi siciliano C.I.B.O., in Abruzzo valorizza l’identità agroalimentare di un luogo con le “Food Comunities”, le comunità del cibo a tutto vantaggio del territorio stesso, attin- dell’area Gal Maiella Verde. gendo a prodotti di filiera corta, stimolando In Veneto attualmente non esistono comuni- uno sviluppo locale socio-culturale e ambien- tà del cibo vere o proprie, ma prodotti tipici tale armonico. In questo contesto il prodotto, il riconosciuti, denotanti territori specifici, con “cibo” locale acquisisce un plus valore, un valo- sistemi e processi di produzione ben codifica- Figura 2 – I fattori influenti la sostenibilità del cibo. TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ QUALITÀ SVILUPPO LOCALE MULTIDIMENSIONALE E RURALE CIBO RIDEFINIZIONE MENO PRODUTTORE GLOBALIZZAZIONE CONSUMATORE Sostenibilità
8 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO Figura 3 – Il valore aggiunto di un prodotto. DIVERSITÀ-SPECIFICITÀ DELLE MATERIE PRIME PROFESSIONALITÀ DELLE RISORSE UMANE VALORE AGGIUNTO DI UN PRODOTTO IDENTITÀ Figura 4 – Il circolo virtuoso del Valore. Recensioni Degustazioni Concorsi/premi pubbliche Protezione Sistemi di Gruppi di assaggio accreditamento ) li de Pr ris ca rie ità lle of or lo va rs es se tà e ive sio u Valore d na ma zz Bio lit ne aggiunto Guida Slow Food Cara à Corsi/master e (ra ne tte io zz Uscite sui media az ri Schede sensoriali az Identità territoriale n ic io n e Co mu Passaparola Mappatura delle produzioni e dei servizi Guide del gusto ti e riconosciuti, un esempio potrebbe essere Anche in Veneto quindi le tipicità ci sono, re- l’Agnello dell’Alpago, il fagiolo Lamon, i formag- sta solo da chiudere il sistema per far ricono- gi della razza bovina Burlina, il radicchio di Tre- scere nuove comunità nel rispetto delle Legge viso o la Gallina Padovana. 194/2015.
10 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO CASI DI STUDIO 1 Un allevatore/coltivatore custode, aderente ad una Comunità del Cibo e della biodiversità di inte- resse agricolo e alimentare, può realizzare una filiera corta, trasformando e commercializzando un prodotto all’interno della Comunità? E può trasformare e commercializzare i propri prodotti tramite la Comunità stessa? Sicuramente sì! L’importante è che i prodotti commercializzati all’interno della stessa Comunità o da questa verso l’esterno, siano essi trasformati o tal quali, provengano principalmente (non esclusivamente) da varietà e razze locali a rischio di estinzione del proprio territorio. Infatti il comma 1 dell’art. 13 della L. 194/2015, che istituisce le Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, recita che le stesse Comunità sono state pensate per “…sostene- re le produzioni agrarie e alimentari, in particolare della Rete nazionale di cui all’articolo 4… ossia Agricoltori e Allevatori custodi, banche del germoplasma/Centri di conservazione e altri soggetti interessati a vario titolo alla conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche locali a rischio di estinzione, così come stabilito dal Decreto del MiPAAFT n. 10400 del 24 ottobre 2018. Il sud- detto comma 2 continua con: …nonché di promuovere comportamenti atti a tutelare la biodiversità di interesse agricolo e alimentare…”. Tutelare l’agrobiodiverstià significa, non solo tutelare le risorse genetiche locali dall’estinzione, ma, con esse, tutelare l’ambiente (acqua, suolo e biodiversità) nel quale si sono caratterizzate ed hanno sviluppato nel tempo, grazie alla cura degli agricoltori, le loro peculiarità. 2 Un allevatore/coltivatore custode, aderente ad una Comunità del Cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare può vendere ad altri allevatori/coltivatori della stessa Comunità materiale genetico (semi o riproduttori) da destinare a produzioni tipiche della Comunità? Solo se nel rispetto della normativa sementiera o della normativa sulla vendita di materiale di moltiplicazione per le specie frutticole, ossia: 1) la varietà oggetto di vendita della semente o del materiale di moltiplicazione, deve essere iscritta al registro nazionale per la commercializzazione delle sementi per le specie erbacee e al registro nazionale per la commercializzazione per le specie frutticole; 2) l’agricoltore deve essere in regola con i controlli fitosanitari richiesti dalla legge, quindi iscri- zione dell’azienda al Registro del servizio fitosanitario o come ditta sementiera o per la mol- tiplicazione di materiale vegetale. Non si può derogare questo punto sia per non diffondere di fitopatologie importanti (come invece si sta assistendo ultimamente anche grazie ai cam- biamenti climatici), sia per il controllo della corrispondenza della varietà vegetale dichiarata in fase di vendita. Per le razze animali va rispettata la specifica normativa in caso di vendita di riproduttori o di ma- teriale seminale o ovuli, ecc. alla quale si rimanda. 3 Un allevatore/coltivatore custode, aderente ad una Comunità del Cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare può vendere ad altre persone (hobbisti) materiale genetico (semi o riproduttori) per autoconsumo? Solo nel rispetto di quanto risposto alla precedente domanda n. 2. Non esistono deroghe per gli hobbisti. L’autoconsumo avviene in azienda quindi non c’è vendita ed è ovviamente sempre ammesso.
CASI DI STUDIO 11 4 Una Comunità del Cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare coinvolge diversi at- tori (agricoltori, trasformatori e commercianti/distributori) di un determinato territorio: esempio nella provincia di Padova, Treviso e Vicenza. Nell’accordo per la costituzione di questa Comunità del Cibo possono partecipare Gruppi di acquisto solidale o ristoratori ad esempio della Tosca- na? Secondo quanto previsto dal citato Articolo 13 della L. 194/2015, la Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare è definita da ….gli ambiti locali derivanti da accordi tra… i soggetti elencati nel comma 2 dell’articolo 13. Quindi se l’ambito locale è definito dagli accordi tra agricoltori veneti, difficilmente si giustifica la presenza di ristoratori toscani. Più ap- propriato sembrerebbe che i ristoratori toscani possano essere solo clienti della Comunità del cibo di Padova, Treviso e Vicenza, anche perché verrebbe meno il riferimento all’ambito locale dei prodotti acquistati: sono del Veneto o della Toscana?
14 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO La tutela e la valorizzazione dell’agrobiodiversità fino alla Comunità del Cibo Biodiversità e agrobiodioversità da anche la struttura e la distribuzione di questi componenti all’interno del sistema agricolo, la La tutela della biodiversità delle piante e degli loro relazione con l’ambiente e con le risorse ge- animali per l’agricoltura e l’alimentazione con- netiche e tutte le buone pratiche che l’agricoltore tinua ad essere uno dei più urgenti bisogni del esercita per raggiungere l’obiettivo di produzio- pianeta. La rapida scomparsa nel mondo di ne. I sistemi agricoli tradizionali, che prevedono numerosissime razze animali e varietà vegetali l’integrazione tra colture arboree, erbacee e al- ha sollevato all’attenzione di tutti, l’importan- levamenti animali sono considerati più efficienti za della tutela della diversità biologica per il nell’uso delle risorse naturali e in grado di garan- sano perpetuarsi della vita sulla terra. Questo tire un maggiore accesso al cibo. I sistemi agricoli è uno degli obiettivi più importanti che la Co- integrati, inoltre, forniscono servizi ecosistemici munità internazionale si è posta in tempi rela- quali l’accumulo di carbonio, il risparmio idrico tivamente recenti: basti pensare che il termine e l’aumento della biodiversità” (Vazzana, 2017; “biodiversità” è entrato nell’uso corrente solo Lorenz et Al., 2014; Altieri et Al., 2015). dopo il 1992, ossia dopo la Conferenza delle Le azioni principali in tema di tutela dell’agro- Nazioni Unite di Rio de Janeiro, la quale appro- biodiversità attivate negli ultimi anni soprat- vò la “Convenzione sulla diversità biologica o tutto dalle Regioni italiane, riguardano il re- biodiversità” (CBD), che rappresenta il primo e cupero, la caratterizzazione, la conservazione più importante documento internazionale sul (in situ/on farm ed ex situ) e la valorizzazione tema1. delle risorse genetiche animali e vegetali, loca- Nel 2012, le “Linee guida nazionali per la con- li, a rischio di estinzione. Per meglio tentare di servazione in situ, on farm ed ex situ, della bio- spiegare l’importanza della tutela delle risorse diversità vegetale, animale e microbica di in- genetiche locali per la salvaguardia dell’agro- teresse agrario”, approvate con il Decreto del biodiversità, si può citare un testo di Concetta Ministero delle politiche agricole alimentari, Vazzana, docente di Agraria all’Università degli forestali (MiPAAF) del 6 luglio 2012, riportano Studi di Firenze, riportato in una pubblicazione le seguenti definizioni: della Regione Toscana del 19952 ancora molto - Biodiversità (dalla CBD): l’insieme della di- attuale: “Gli agricoltori delle diverse zone con- versità delle forme viventi; il termine fa rife- traddistinte da particolari condizioni del suolo e rimento a tre livelli di complessità: diversità ambientali, hanno operato una continua selezio- entro specie, diversità nel numero di spe- ne sulle specie di interesse agricolo, che ha por- 1 Turchi R., 2006. La cie e diversità ecologica (diversità a livello tutela e la valorizzazione tato alla costituzione di numerosissime varietà di comunità di specie); del patrimonio di razze e idonee a valorizzare le risorse naturali delle più - Agrobiodiversità (o biodiversità di interesse varietà locali in toscana/ svariate aree. In seguito, con l’industrializzazione agricolo e alimentare o biodiversità agra- Conservation of And dell’agricoltura, l’introduzione di concimi chimici adding of value to the ria): la diversità della vita relativa ai sistemi e l’uso di energia fossile, si sono andate poi af- patrimony of local breeds agricoli. L’agrobiodiversità è essenzialmen- fermando le sementi selezionate che hanno so- and varieties in Tuscany. te legata agli agro-ecosistemi, cioè agli eco- stituito gli ecotipi locali. Al di là degli innegabili Coordinamento: Natale sistemi naturali modificati dall’uomo con Bazzanti e Matteo benefici conseguenti l’adozione di questi fattori l’introduzione della coltivazione finalizzata Bartoli. Testo inglese: produttivi, è stato registrato un impoverimento alla produzione agricola. Lori Hetherington. della base genetica, evidenziatosi specialmente Quindi l’agrobiodiversità è un sottoinsieme Pubblicazione ARSIA. con il manifestarsi di diffusi attacchi di agenti fi- del più grande mondo della biodiversità natu- topatogeni e con la mancanza di resistenza delle 2 Vazzana C., Cerretelli rale e selvatica e “comprende la diversità delle nuove sementi, selezionate o ibride, ai vari stress G., 1995. Un seme, un colture, delle piante erbacee e arboree coltivate ambientali”. ambiente - Manuale e spontanee, degli animali in allevamento e sel- di autoriproduzione La politica agricola della UE da tempo è im- vatici e dei microorganismi che contribuiscono delle sementi. Regione pegnata sul lato ambientale e nella prossima alla produzione agricola e al mantenimento della Toscana, Giunta programmazione, sembra che sia ancora più fertilità del suolo. La biodiversità agraria riguar- Regionale (Firenze). centrata sulla tutela dell’ambiente inteso come
LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELL’AGROBIODIVERSITÀ FINO ALLA COMUNITÀ DEL CIBO 15 suolo, acqua, biodiversità, ma anche clima, 6 Regolamento della Campania n. 6/2012 di 3 Documento finale spingendo sempre più verso un’agricoltura so- attuazione dell’articolo n. 33 della legge re- preparatorio alla Conferenza Regionale stenibile dal punto di vista ambientale ed eco- gionale n. 1/2007; dell’Agricoltura e nomico. Tuttavia la normativa a livello comu- 7 Legge regionale dell’Emilia Romagna n. dello Sviluppo Rurale, nitario non presenta ancora il termine “biodi- 1/2008; Lucca 2017 - Tavolo versità agraria” o “agrobiodiversità”, limitando 8 Legge regionale della Basilicata n. n° 2 ”Agrobiodiversità, il concetto alla tutela delle “risorse genetiche 26/2008; prodotti di qualità e in agricoltura” animali e vegetali, e mantenen- 9 Legge regionale Sicilia n. 19/2013; promozione, tradizione e do un approccio di tutela ambientale dettato, sostenibilità alimentare”. 10 Legge regionale della Puglia n. 39/2013; forse necessariamente, dalle scienze naturali 11 Legge regionale della Sardegna n. piuttosto che da quelle agrarie, imponendo 16/2014; quindi comportamenti spesso difficilmente 12 Legge regionale della Calabria n. 14/2018. comprensibili agli agricoltori. Dal 1° dicembre 2015 è in vigore la Legge del- Attualmente si può ben affermare che la bio- lo Stato n. 194 su “Disposizioni per la tutela e diversità diventa sempre più uno strumento la valorizzazione della biodiversità di interesse irrinunciabile di gestione in agricoltura: un im- agricolo e alimentare”: lo schema 2 riporta una prenditore agricolo non può più non tenerne rappresentazione del sistema nazionale istitu- conto nelle proprie scelte. Considerare la tu- ito dalla Legge. tela della biodiversità del proprio territorio ad- Da una prima analisi si rileva che il sistema na- dirittura come un “fattore produttivo” significa zionale si pone in modo complementare ai si- tenere in considerazione, come sopra citato, la stemi regionali già vigenti, facendo intravede- diversità delle colture (compresi i parenti selvati- re una coesistenza non solo possibile, ma con ci), delle piante erbacee e arboree anche sponta- alta probabilità di importanti sinergie. Infatti, la nee, degli animali in allevamento e selvatici, degli prossimità al territorio del sistema regionale insetti, dei microorganismi che contribuiscono rispetto a quello nazionale e, viceversa, la pos- alla produzione agricola e al mantenimento della sibilità di accedere ad una visione più ampia fertilità del suolo3. di quella locale offerta dal sistema nazionale, Inoltre i prodotti locali diventano sempre più potrebbero portare ad importanti risultati a espressione del territorio, portatori di una tutti i livelli. qualità riconoscibile, che se legata anche ad A favore della complementarità del sistema un’agricoltura sostenibile, diventano maggior- nazionale con quelli regionali vi sono diversi mente valorizzabili sul mercato. elementi, primo tra tutti la modalità di iscrizio- È in questo scenario che si collocano i tentativi regionali e oggi anche quelli nazionali, di tutela ne di una risorsa genetica nell’Anagrafe nazio- e valorizzazione del patrimonio di razze e va- nale della biodiversità di interesse agricolo e rietà locali a rischio di estinzione. alimentare (banca dati analoga ai registri e re- pertori regionali). Infatti, il Ministero delle poli- tiche agricole alimentari, forestali e del turismo (MiPAAFT) che ne ha la competenza, si avvale I sistemi regionali di tutela e del parere delle stesse commissioni tecnico- valorizzazione delle risorse scientifiche nominate nei sistemi regionali. Le genetiche locali di interesse agricolo Regioni e le Province Autonome che ne sono e alimentare e l’avvento di quello sprovviste (n. 9 ad oggi) si possono dotare di nazionale della L. 194/2015 “Nuclei di valutazione” con una composizio- ne e un funzionamento simile alle commis- Sin dal 1997 alcune Regioni italiane hanno le- giferato in materia di tutela del proprio patri- sioni tecnico-scientifiche (v. D.M. n. 1862 del monio di razze e varietà locali. 18/01/2018 sulle modalità di funzionamento Elencando le varie leggi regionali in ordine cro- dell’Anagrafe). nologico si ha: Con Decreto direttoriale MiPAAFT n. 36583 del 1 Legge regionale della Toscana n. 50/1997 21 dicembre 2018 sono state iscritte nell’Ana- sostituita dalla n. 64/2004; grafe nazionale le risorse genetiche locali a ri- 2 Legge regionale del Lazio n. 15/2000; schio di estinzione delle Regioni Marche, Lazio, 3 Legge regionale dell’Umbria n. 25/2001; Emilia-Romagna, Campania, Toscana e Umbria 4 Legge regionale del Friuli Venezia Giulia n. per un totale di 1.480 risorse genetiche vege- 11/2002; tali e di 90 risorse genetiche animali. Questi 5 Legge regionale delle Marche n. 12/2003; numeri sono destinati ad aumentare in modo
16 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO notevole se si pensa che anche le altre Regioni Agricoltori e dagli Allevatori Custodi, così come con un proprio registro regionale, ma anche avviene nelle reti regionali vigenti e quelli già le altre attualmente non dotate di una propria esistenti a livello regionale e possono acceder- legge regionale in materia, si stanno attivando vi direttamente. per iscrivere le proprie risorse genetiche locali Anche le banche del germoplasma o centri di a rischio di estinzione nell’Anagrafe nazionale. conservazione delle risorse genetiche, ricono- Anche la Rete nazionale della biodiversità di in- sciute dai sistemi regionali per la conservazio- teresse agricolo e alimentare istituita sempre ne principalmente “ex situ” delle risorse gene- dalla L. 194/2015 il cui funzionamento è detta- tiche locali a rischio di estinzione, possono far to dal D.M. n. 10.400 del 24/10/2018 pubblica- parte di diritto della Rete nazionale. to sul sito del MiPAAFT, si presenta come uno Il fatto che i sistemi regionali possano dialo- strumento analogo alle “reti” esistenti a livello gare con il sistema nazionale, risulta estrema- regionale. mente importante e vantaggioso sia in fase di La Rete nazionale è composta di diritto dagli prima applicazione, che a regime. Schema 1 - Il sistema SISTEMA NAZIONALE DI TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ nazionale istituito dalla L. DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE 194/2015. DOMANDA DI ISCRIZIONE ALL’ANAGRAFE RISORSE GENETICHE LOCALI A Strumenti di gestione: INDIVIDUAZIONE DELLE RISCHIO DI ESTINZIONE ITER: presentazione delle domande alle Regioni e Province Autonome di competenza le quali - Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimetare - Piano e Linee guida nazionali per la conservazione della biodiversità di interesse agricolo e alimetare - Fondo per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimetare provvedono all’istruttoria e a sottoporre la domanda al parere vincolante della Commissione tecnico-scientifica o del Nucleo di valutazione; con parere positivo le domande vengono trasmesse al MiPAAF che provvede a verificare il corretto contenuto delle domande e alla presenza del parere positivo di cui sopra; con decreto del direttore del MiPAAF avviene l’icrizione all’Anagrafe e alla pubblicazione sul Portale. ANAGRAFE NAZIONALE DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE RETE NAZIONALE DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE (IN SITU, EX SITU) CONSERVAZIONE BANCHE DEL feedback continuo AGRICOLTORI GERMOPLASMA CUSTORI (strutture locali, e regionali e feedback continuo ALLEVATORI nazionali per la CUSTODI conservazione del germoplasma “ex - Reti organizzate di situ” - a) comma agricoltori e allevatori 1, art. 4) - Enti pubblici e privati senza scopo di lucro - COMUNITÀ DEL CIBO E DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE VALO RI ZZ A Z IONE - ITINERARI DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE - GIORNATA NAZIONALE DELLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE (20 maggio di ogni anno) - COMMERCIALIZZAZIONE DI SEMENTI DI VARIETÒ DA CONSERVAZIONE DA PARTE DEGLI AGRICOLTORI - INIZIATIVE PRESSO LE SCUOLE - INTERVENTI PER LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ DI INTERESSE AGRICOLO E ALIMENTARE
LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELL’AGROBIODIVERSITÀ FINO ALLA COMUNITÀ DEL CIBO 17 Da sottolineare infine, che L. 194/2015 ha isti- biodiversità di interesse agricolo e alimen- tuito altri importanti strumenti di lavoro come tare; le Linee guida nazionali per la conservazione del- 2) sostenere le produzioni agrarie e alimentari in la biodiversità di interesse agricolo e alimentare e particolare della Rete nazionale di cui all’arti- il Piano nazionale per la biodiversità di interesse colo 4, della Legge 194/2015: quindi soste- agricolo (strumenti già esistenti ma resi stabili nere le produzioni degli Allevatori e degli dalla Legge e con obbligo di aggiornamento Agricoltori custodi ottenute dall’allevamen- quinquennale). La Legge nazionale prevede to e dalla coltivazione delle risorse gene- anche strumenti di valorizzazione dell’agro- tiche locali a rischio di estinzione (quindi biodiversità come la Comunità del cibo e della iscritte nell’Anagrafe nazionale della stessa biodiversità di interesse agricolo e alimentare, gli legge) delle quali sono “Custodi”; ma anche Itinerari dell’agrobiodiversità, la Giornata na- sostenere le produzioni ottenute sempre zionale fissata per il 20 maggio di ogni anno, da risorse genetiche iscritte nell’Anagrafe il sostegno ad iniziative presso le scuole, il so- nazionale, ma di allevatori e agricoltori non stegno alla ricerca scientifica in materia di agro iscritti alla Rete nazionale come “Custodi”; biodiversità, la possibilità per gli agricoltori di 3) promuovere comportamenti atti a tutelare la commercializzare direttamente in azienda se- biodiversità di interesse agricolo e alimentare. menti di varietà da conservazione (N.B: fatto L’aspetto principale è sicuramente la tutela già presente in normativa sementiera attuale, della biodiversità agraria o agrobiodiversità a ma ancora non realizzabile perché mancano partire dai produttori agricoli locali degli Alle- le norme attuative). vatori e degli Agricoltori custodi. Quindi non La L. 194/2015 è inoltre dotata di un proprio solo il recupero, conservazione e tutela delle Fondo di Euro 500.000,00 all’anno per soste- risorse genetiche locali a rischio di estinzione nere le azioni in attuazione della stessa. di interesse agrario e alimentare, ma anche la tutela della diversità della vita relativa ai siste- mi agricoli (vedi definizione di agrobiodiversità delle Linee guida nazionali per la conservazione Alcune considerazioni generali sulle e la caratterizzazione della biodiversità vegetale Comunità del cibo e della biodiversità di interesse per l’agricoltura di cui al DM 6 luglio di interesse agricolo e alimentare 2012). Pertanto diversità delle colture (compresi Volendo approfondire alcuni concetti attorno i parenti selvatici), delle piante erbacee e arboree alla Comunità del cibo e della biodiversità di in- anche spontanee, degli animali in allevamento teresse agricolo e alimentare istituita dall’art. 13 e selvatici, degli insetti, dei microorganismi che della L. 194/2015, occorre necessariamente contribuiscono alla produzione agricola e al analizzarne il contenuto. mantenimento della fertilità del suolo. La suddetta Comunità del cibo e della biodiver- Se ne deduce che una Comunità del cibo e sità di interesse agricolo e alimentare è definita dell’agrobiodiversità non può non tener conto, nel comma 2 dell’articolo 13 suddetto, come tra le proprie finalità, di un’agricoltura sosteni- gli ambiti locali derivanti da accordi stabiliti tra: bile che si propone di valorizzare, non solo le agricoltori locali, agricoltori e allevatori custodi, risorse genetiche locali a rischio di estinzione, gruppi di acquisto solidale, istituti scolastici e ma anche il territorio nel quale esse insisto- universitari, centri di ricerca, associazioni per la no, in termini di tutela dell’ambiente, del suo- tutela della qualità della biodiversità di interesse lo, dell’acqua, della biodiversità e della salute agricolo e alimentare, mense scolastiche, ospe- umana. dali, esercizi di ristorazione, esercizi commerciali, L’altro elemento costitutivo di una Comunità piccole e medie imprese artigiane di trasforma- del cibo e dell’agrobiodiversità è rappresenta- zione agraria e alimentare, nonché enti pubblici. to dagli accordi i quali, secondo il comma 3 Le finalità della Comunità del cibo e della bio- dell’art. 13, possono avere come oggetto: diversità di interesse agricolo e alimentare, sono a) lo studio, il recupero e la trasmissione di riportate nel comma 1 del medesimo articolo conoscenze sulle risorse genetiche di inte- 13, il quale prevede che la suddetta Comunità resse alimentare ed agrario locali; deve essere volta al raggiungimento di 3 fina- b) la realizzazione di forme di filiera corta, di lità principali: vendita diretta, di scambio e di acquisto di 1) sensibilizzare la popolazione, sottintenden- prodotti agricoli e alimentari nell’ambito di do alla tutela e alla valorizzazione della circuiti locali;
18 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO c) lo studio e la diffusione di pratiche proprie degli allevatori di razze animali e varietà vege- dell’agricoltura biologica e di altri sistemi tali, locali a rischio di estinzione dello stesso colturali a basso impatto ambientale e volti ambito locale e delle relative produzioni. Tutto al risparmio idrico, alla minore emissione ciò a partire dagli attori principali della Rete na- di anidride carbonica, alla maggiore fertilità zionale della L. 194/2015, ossia dagli Allevatori dei suoli e al minore utilizzo di imballaggi e Agricoltori Custodi e dai centri di conserva- per la distribuzione e per la vendita dei zione e banche del germoplasma delle stesse prodotti; risorse genetiche “custodite” in situ/on farm. d) lo studio, il recupero e la trasmissione dei Se quanto sopra riportato è l’obiettivo princi- saperi tradizionali relativi alle colture agra- pale di questo strumento che è la Comunità rie, alla naturale selezione delle sementi del cibo e dell’agrobiodiversità, si può anche af- per fare fronte ai mutamenti climatici e alla fermare che le tipologie dei soggetti possibili corretta alimentazione; componenti della Comunità, elencati nel com- e) la realizzazione di orti didattici, sociali, ma 2 dell’articolo 13, non possono considerarsi urbani e collettivi, quali strumenti di valo- esaustive. Al contrario è da considerarsi come rizzazione delle varietà locali, educazione una lista “aperta” anche a possibili altre tipolo- all’ambiente e alle pratiche agricole, aggre- gie di soggetti eventualmente non comprese gazione sociale, riqualificazione delle aree in quelle già citate dal comma 2 dell’articolo dismesse o degradate e dei terreni agricoli 13, purché di carattere locale, che comunque inutilizzati. intendono esplicitamente condividere le stes- se finalità della Comunità e operare coerente- Da questa prima analisi emerge che le carat- mente in tal senso. teristiche principali di una Comunità del cibo e Alla luce della stessa considerazione è altret- dell’agrobiodiversità sono: tanto lecito pensare che non è necessaria la • l’ambito locale; presenza contemporanea di tutte le tipologie • la presenza nello stesso ambito territoriale, di soggetti citate dal comma 2 dell’articolo 3, di risorse genetiche locali di interesse agri- per poter dar vita ad una Comunità del cibo e colo e alimentare, a rischio di estinzione dell’agrobiodiversità, ma che possano essere quindi iscritte nell’Anagrafe nazionale della sufficienti anche solo alcune di esse, almeno stessa L. 194/2015; inizialmente. Indispensabile invece è che tut- • la presenza nello stesso ambito locale, di ti i soggetti che intendono aggregarsi in una diverse tipologie di soggetti interessati, a Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità condi- vario titolo, al recupero, caratterizzazione, vidano ed intendano operare nell’ambito della conservazione e valorizzazione di risorse Comunità, secondo le finalità stabilite dal com- genetiche locali, vegetali e animali, a rischio ma 1 dell’articolo 13. di estinzione del territorio; ma anche, più La complessità delle relazioni che possono na- in generale, alla tutela della biodiversità di scere con il tempo e magari prendere la forma interesse agricolo e alimentare e alla cultu- anche di più accordi nell’ambito della Comu- ra rurale e agraria ad essa legata, propria nità, o la stessa con soggetti esterni, possono dell’ambito locale di riferimento; rendere più o meno merito all’attività della Co- • la presenza di almeno 1 accordo tra i sog- munità, ma sicuramente non in modo slegato getti suddetti, che regoli le loro relazio- dai risultati che nel tempo potranno essere ni, volte al raggiungimento delle 3 finalità raggiunti; risultati che potranno essere misu- principali della Comunità del cibo e dell’agro- rati anche a partire dalla “soddisfazione” che biodiversità sopra elencate, attraverso la ogni soggetto esprime nel tempo, nell’appar- realizzazione di almeno alcune delle azioni tenere alla Comunità. Se ne deduce che non è attivabili in tal senso e elencate nel comma detto che una Comunità complessa in termini 3 dell’articolo 13 (v. precedenti lettere a, b, di relazioni sia necessariamente capace di rag- c, d ed e). giungere gli obiettivi preposti. La prima considerazione che si può fare dopo Pertanto, da quanto finora detto, si può dire questa veloce analisi, è sull’importanza di que- che le Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità sto “strumento” di aggregazione che è la Comu- possono avere caratteristiche molto diverse nità del cibo e della biodiversità di interesse agri- tra di loro, vista la diversità dei possibili accordi colo e alimentare, volto alla tutela e valorizzazio- realizzabili, derivanti dalle diverse relazioni che ne dell’agrobiodiversità di un intero territorio si possono instaurare tra i vari soggetti coin- attraverso la valorizzazione degli agricoltori e volti.
LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELL’AGROBIODIVERSITÀ FINO ALLA COMUNITÀ DEL CIBO 19 L’esperienza toscana in tema di germoplasma, ma là dove avviene si realizza tutela delle razze e varietà locali quel circuito virtuoso tra i Coltivatori Custodi e il soggetto gestore della banca del germopla- a rischio di estinzione e la nascita sma, fino ad attivare un feedback continuo tra della Comunità del Cibo della i protagonisti del sistema, che crea una rete Garfagnana locale di conoscenze, competenze e di espe- A partire dal 1997 esiste in Toscana un siste- rienze attorno alla conservazione e coltivazio- ma di tutela delle risorse genetiche locali di ne delle razze e delle varietà locali a rischio di interesse agrario, zootecnico e forestale che estinzione, tutto a beneficio dei vari territori. nel 2004 ha avuto notevoli modifiche fino alla Esempi di questo sono la Sezione della Ban- definizione del sistema regionale attuale, sta- ca regionale del germoplasma dell’Unione dei bilito dalla Legge regionale 64/2004 (v. http:// Comuni Montani del Casentino per la zona germoplasma.regione.toscana.it). Il sistema omonima; la Sezione dell’Istituto d’Istruzione toscano è costituito da strumenti analoghi alla Superiore Professionale e Tecnico Agrario e legge nazionale che, sinergicamente attiva- Forestale “A. Fanfani – A. M. Camaiti” di Pieve ti tra loro, tendono a scongiurare il rischio di Santo Stefano (AR) per la Valtiberina toscana; estinzione di molte razze e varietà locali. Tali la Sezione dell’Unione dei Comuni della Gar- strumenti sono: fagnana che è giunta fino a costituire la pri- - i Repertori regionali che ad oggi annovera- ma Comunità del cibo e della biodiversità no n. 879 accessioni tra razze animali e va- di interesse agricolo e alimentare (art. 13, rietà vegetali, locali, delle quali 753 a rischio L. 194/2015) della Toscana, denominata “Co- di estinzione; munità del cibo e dell’agrobiodiversità della - n. 180 i Coltivatori Custodi (conservazione Garfagnana” (Figura 1). “in situ/on farm”), in costante aumento, ma Le “reti” locali costruite dal rapporto di scam- non ancora sufficienti; bio reciproco di semi e di know how tra i Col- - la Banca Regionale del Germoplasma (10 tivatori custodi e le banche del germoplasma banche del germoplasma responsabili del- riconosciute dal sistema regionale, spesso la conservazione soprattutto “ex situ”); costituiscono il tessuto ideale per la realizza- - la Rete di “conservazione e sicurezza” delle zione di progetti territoriali di valorizzazione risorse genetiche locali, della quale fanno delle proprie razze e varietà locali a beneficio parte tutti i Coltivatori Custodi, le banche dei Coltivatori Custodi in particolare, ma an- del germoplasma e tutti i soggetti presen- che degli altri agricoltori dei vari comprensori ti sul territorio toscano, interessati a vario territoriali. Essi infatti sono una presenza fon- titolo alla conservazione e valorizzazione damentale sui territori, soprattutto montani o delle razze e varietà locali regionali per un svantaggiati, per combattere lo spopolamento totale di circa 340 soggetti coinvolti attual- di molte zone e il conseguente abbandono dei mente, che tendono ad aumentare. terreni con perdita di biodiversità. Una delle esperienze più interessanti ad oggi è rappresentata dalle banche del germopla- Figura 1 – Logo della sma di specie erbacee del sistema regionale in Comunità del cibo e della biodiversità di interesse rapporto con i Coltivatori Custodi. Infatti esse agricolo e alimentare devono ricevere annualmente i campioni di della Garfagnana (art. 13 seme provenienti dai Coltivatori Custodi che L. 194/2015). conservano “in situ/on farm” le stesse varie- tà locali a rischio di estinzione (questo anche allo scopo di rinnovo del materiale di molti- plicazione conservato). Per contro, la banca del germoplasma deve verificare la corretta conservazione della risorsa genetica realizzata dal Coltivatore Custode, tramite prove varie- tali periodiche, programmate allo scopo. Non sempre questo avviene per difficoltà a volte oggettive dei gestori delle stesse banche del
20 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO La Comunità del cibo della Garfagnana L’agrobiodiversità, coltivata e allevata, è La Comunità del cibo e della agro-biodiver- espressione della coevoluzione tra territorio sità della Garfagnana è stata formalmen- e comunità e ne determina la ricchezza cultu- te istituita il 3 novembre del 2017, a monte rale e naturale. Da questa consapevolezza na- dell’atto fondativo sta un lungo percorso di sce la volontà di tutelare e valorizzare questo preparazione, coinvolgimento, discussione e patrimonio, attraverso la definizione di politi- confronto messo in atto con e tra gli attori che che attive e d’iniziative che coinvolgano tutti a vario titolo erano stati individuati come po- gli attori presenti su un territorio. tenziali aderenti alla Comunità, realizzato con La Costituzione della Comunità del cibo si è il coordinamento scientifico del DiSAAA-a dell concretizzata grazie ad un progetto pilota Università di Pisa e il Laboratorio sismondi. realizzato dall’Unione Comuni Garfagnana, L’Unione Comuni forte della profonda cono- voluto dalla regione Toscana e da Terre Re- scenza delle dinamiche esistenti nel territorio, gionali Toscane, finanziato da quest’ultima sul ha effettuato un importante scelta di fondo PSR 2014/2020, sottomisura 10.2 ”sostegno optando per sostenere una Comunità che po- alla conservazione e all’uso sostenibile del- tesse nascere e svilupparsi dal basso, come le risorse genetiche in agricoltura”. L’azione espressione diretta del territorio. E’ stato un concreta del progetto denominato “Ru.Co.La. cammino condiviso e partecipato, lasciato li- - Rural Community of Local Agrobiodiversity” bero di esprimersi e di scegliere la forma più è stata la progettazione di un modello ope- adeguata alle dinamiche emerse dal contesto rative per la istituzione di una Comunità del locale. cibo e della biodiversità di interesse agricolo Gli ambiti di intervento e gli obiettivi della Co- e alimentare” con la realizzazione di un caso munità sono il frutto del confronto fra attori concreto. Il progetto ha definito e raccolto in locali che ne hanno promosso la nascita. Du- un manuale di progettazione le diverse attivi- rante il percorso per la costituzione della Co- tà e i passaggi fondamentali per la costituzio- munità è stato possibile identificare interventi ne della Comunità, con l’obbiettivo di mettere comuni e trasversali, come lo studio dell’agro- a punto uno strumento operativo, un modello biodiversità locale, la promozione di circuiti lo- applicativo replicabile e adattabile ad altri ter- cali di produzione, trasformazione e vendita , la ritori (Figura 1). sensibilizzazione della cittadinanza sull’impor- Figura 1 – Manuale.
LA COMUNITÀ DEL CIBO DELLA GARFAGNANA 21 tanza della tutela dell’agrobiodiversità locale “massa critica” di operatori, superfici coltivate come elemento identitario, la creazione di reti e prodotti. Ma le azioni concrete toccano vari tra agricoltori e altri operatori della filiera per ambiti: turismo, cultura, istruzione, formazio- la condivisione degli aspetti tecnici della colti- ne, opportunità commerciali, ristorazione col- vazione, dell’allevamento, della trasformazione lettiva. e dell’utilizzo dei prodotti locali biodiversi. Il percorso di nascita e strutturazione della Co- munità è stato realizzato attraverso la condivi- La carta della comunità sione dei principi comuni, obiettivi condivisi e passi concreti per realizzarli. A tal fine è stato Hanno sottoscritto la Carta della Comunità 54 importante creare uno spazio di confronto soggetti di cui 31 coltivatori e allevatori organizzato e guidato, fra tutti i soggetti del custodi; il 46% sono aziende agricole e zoo- sistema, e prevedere un’articolazione di docu- tecniche, 9% sono associazioni e 44% consu- menti utili a sottoscrivere gli impegni reciproci matori finali (associazioni del territorio, GAS, dei diversi attori coinvolti. ristoranti, piccoli commercianti e membri della Una volta individuati i soggetti interessati, società civile a vario titolo). Con la sottoscrizio- sono stai proposti due tipi documenti da sot- ne si sono impegnati a rispettarne i principi e a toscrivere: realizzare tutte le azioni utili alla tutela, alla va- la Carta della Comunità e il Patto del cibo lorizzazione e alla promozione della Agrobio- e dell’agrobiodiversità . A partire dalla condivi- diversità locale, immenso patrimonio materia- sione dei principi e degli obiettivi, gli aderenti le e immateriale, che da generazioni disegna della Comunità (sottoscrittori della Carta) e la comunità e il territorio, riconoscendo nella i firmatari del Patto hanno elaborato il Piano stessa: Strategico, un programma di azioni concrete • la propria identità locale a sostegno della valorizzazione dell’Agrobiodi- • uno strumento di valorizzazione delle pro- versità locale. duzioni locali. Tra i primi obiettivi è stato individuato l’incre- mento della biodiversità coltivata e allevata, I principi della carta allo scopo di ampliare le produzioni e proget- • Valorizzare il lavoro e l’impegno degli altri tare attività di valorizzazione sulla base di una soggetti aderenti alla Comunità, attraver- Coinvolgimento del territorio Incontri tra attori locali Il nucleo promotore (agricoltori…) organizza incontri per spiegare cosa è la e condivisione dei comunità e definire gli obiettivi linguaggi Costituzione della Comunità La Carta della Il nucleo promotore traduce gli obiettivi nella Carta documento che sarà Comunità sottoscritto dai membri della Comunità Allargamento delle alleanze Il Patto della Il nucleo promotore individua altri soggetti a supporto delle attività della terra per il cibo e comunità e li coinvolge nella sottoscrizione di un documento di intenti con l’agrobiodiversità obiettivi complementari alla Carta Piano strategico La Comunità del cibo, insieme ai firmatari del Patto, identifica le azioni da realizzare, i tempi e le modalità, i soggeti attuatori
22 AGRICOLTORI-ALLEVATORI CUSTODI E COMUNITÀ DEL CIBO so azioni co-progettate che diano a tutti • Mettere in atto tutte le azioni possibili per i membri la possibilità di partecipare alle garantire la conoscenza delle attività della strategie di valorizzazione, ognuno per le Comunità sul territorio e oltre, promuo- proprie competenze e specificità, vendo la sottoscrizione della Carta della • Promuovere la creazione di circuiti econo- Comunità e del Patto della Terra a nuovi mici locali per la valorizzazione della agro- potenziali partecipanti. biodiversità, attraverso azioni di auto-orga- nizzazione e azioni coordinate di relazione con i soggetti sottoscrittori del Patto, Il patto per il cibo • Supportare la creazione e lo sviluppo del- e l’agrobiodiversità la conoscenza condivisa tra i membri della I soggetti deputati a portare avanti azioni di Comunità, supporto e sostegno alla Comunità, hanno • Sensibilizzare gli attori territoriali e gli Enti sottoscritto il Patto della Terra, sono: pubblici nella valorizzazione della agrobio- • Unione Comuni Garfagnana ed alcuni dei diversità locale, promuovendo e concertan- comuni associati; do azioni coordinate per le politiche locali e • istituti scolastici (IC Barga, IC Camporgiano, per la definizione di progetti strategici, IC Gallicano, IC Piazza al Serchio, ISI Barga), • Promuovere azioni di formazione e educa- Associazione nazionale Città Del Castagno; zione nei confronti della comunità locale, a • ASL Toscana Nord Ovest; partire dal coinvolgimento e dalla sensibi- • associazioni di categoria (Confederazione lizzazione degli istituti scolastici, Italia Agricoltori C.I.A., Federazioone Pro- • Stimolare la creazione di circuiti di produ- vinciale Coltivatori Diretti COLDIRETTI); zione-vendita-consumo locale per valo- • GAL Montagna Appennino; rizzare la agrobiodiversità tra gli attori del • Parco Nazionale Appennino Tosco-Emilia- territorio e al di fuori della Garfagnana, no. • Stimolare la creazione di percorsi culturali, Hanno riconosciuto che: esperienziali e turistici che valorizzino il pa- • l’Agrobiodiversità è identità locale; trimonio di Agrobiodiversità locale, • l’Agrobiodiversità disegna il paesaggio; • Promuovere la definizione di politiche di • l’Agrobiodiversità valorizza l’economia loca- promozione territoriale coordinate, le. Foto 1 – I prodotti.
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