AGGIORNAMENTO SULLE PATOLOGIE EMERGENTI - Alessandro Dondo - 10/11/2020 IZSPLV
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AGGIORNAMENTO SULLE PATOLOGIE EMERGENTI Alessandro Dondo Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta S.C. Diagnostica Generale 10/11/2020 IZSPLV
EMERGENZE VETERINARIE Definizione: “ ogni situazione in cui il personale ed i mezzi disponibili in un determinato territorio risultano insufficienti all’attuazione di un efficace intervento sanitario. Si tratta di avvenimenti improvvisi che richiedono un’azione decisa ed immediata e che possono essere dovuti a cause epidemiche, naturali o tecnologiche” (Oms)
DEFINIZIONI MALATTIA EMERGENTE: malattia «nuova» - agente patogeno sconosciuto con impatto significativo - diffusione in nuove aree di patogeni conosciuti; - Ampliamento spettro d’ospite di patogeni conosciuti; - Agente patogeno adattato all’uomo (AIDS, Ebola, SARS, IA, SARS-COV2) MALATTIA RIEMERGENTE: malattia infettiva che modifica la sua frequenza e/o distribuzione geografica rispetto al passato o dopo un periodo di controllo efficace
FATTORI CHE CONDIZIONANO IL SUCCESSO DELL’INTERVENTO: • INDIVIDUAZIONE PRECOCE DEL FOCOLAIO • RAPIDITA’ NELLA DIAGNOSI (conferma) DI LABORATORIO • IMMEDIATA ADOZIONE ED APPLICAZIONE DEI PROVVEDIMENTI DI POLIZIA VETERINARIA NEL FOCOLAIO E SUL TERRITORIO • TEMPESTIVITA’ NEGLI ABBATTIMENTI E DISTRUZIONI • RAPIDITA’, ACCURATEZZA ED EFFICACIA DELL’INDAGINE EPIDEMIOLOGICA • VIGILANZA E REPRESSIONE DEGLI ILLECITI • GESTIONE DELL’INFORMAZIONE • LIQUIDAZIONE SOLLECITA DEGLI INDENNIZZI SE PREVISTI
Compiti IZS - emergenza sanitaria • assicurare intervento diagnostico I°livello • inviare i campioni al Centro nazionale di referenza • raccogliere e trasmettere dati relativi all’indagine epidemiologica • elaborare una valutazione sulle misure adottate Compiti centro di referenza • Diagnosi eziologica di II° livello • Raccogliere i dati epidemiologici • Mantenere i collegamenti con i Centri di Referenza comunitari e internazionali
MODALITA’ OPERATIVE OPERAZIONI PRELIMINARI Indossare idonei DPI •Cuffie per capelli monouso •Mascherine monouso •Camici monouso •Guanti monouso Mezzi di protezione individuale DPI •Sovrascarpe monouso
STRUTTURA COMPLESSA DIAGNOSTICA GENERALE Laboratorio Patologia Animale, Laboratorio Ittiopatologia e Laboratorio Diagnostica Specialistica e rabbia Campi d’attività: Ricerca scientifica sperimentale veterinaria ed accertamento dello stato sanitario degli animali Esame clinico Esame necroscopico Esame anatomopatologico Prescrizione terapie Consulenza tecnica all’utenza Esami parassitologici Esami batteriologici Esami con tecniche immunoenzimatiche Esami sierologici Prove biologiche Esami biotossicologici Esami con Immunofluorescenza diretta Esami con tecniche immunocromatografiche Esami per ricerca virus rabido Identificazione di rettili I laboratori sono dotati di attrezzature adeguate e sono collegati alla rete informatica dell’Ente.
protocolli diagnostici & complessità
Diagnostica delle malattie virali Materiale d’esame (essudati, trasudati, escreti, frammenti d’organo, prelievi bioptici, liquidi organici, ecc.) Senza isolamento Microscopia elettronica Ricerca di Ag virale con anticorpi marcati Sonde di acidi nucleici Con isolamento colture di cellule uova embrionate infezione sperimentale -effetto citopatico -morte embrionale -attitudine patogena -lesioni cellulari -comparsa di emoagglutinina -riproduzione malattia -emadsorbimento -arresto sviluppo embrione, emorragie, ecc. Tecniche di biologia molecolare
protocolli diagnostici alcuni esempi……
PROTOCOLLO DIAGNOSTICO - feto bovino LABORATORIO PATOLOGIA ANIMALE SEDE DI TORINO Valutazione della anamnesi individuale e d’allevamento Esame anatomopatologico del feto e degli invogli fetali per valutazione lesioni macroscopiche e eventuale sospetto diagnostico Prelievo in sede di necroscopia degli organi e liquidi biologici per esecuzione esami di laboratorio Il protocollo diagnostico in uso prevede la ricerca (Ag) di: • Germi patogeni • Brucella spp. • BVD • Campylobacter foetus • IBR • Chlamydiophila spp. • PI3 • Listeria monocytogenes • BHV4 • Salmonella spp. • Miceti Principale obiettivo di Sanità Pubblica • Neospora E’ possibile eseguire approfondimenti diagnostici mediante campioni di siero per la ricerca di Leptospira, Neospora e agenti virali
Workflow identificazione M. tb complex su base genetica M. tuberculosis M. avium M. spp M. tb complex Spoligotyping M. bovis Multiplex PCR VNTR Colonia isolata RDs M. microti RDmic M. tuberculosis Gyr B M. africanum RFLP IS6110
Collaborazione & scambio conoscenze
Oggi la collaborazione tra laboratori diagnostici del nostro territorio e a livello internazionale risulta particolarmente importante in quanto: • la globalizzazione dei mercati associata ai cambiamenti climatici verificatesi negli ultimi anni aumenta il rischio di patologie relegate in paesi geograficamente lontani (es. BT, WND,…) • rende possibile lo scambio di esperienze e conoscenze di malattie altrimenti studiate solo accademicamente • facilita la possibilità di diversificare l’approccio e le metodologie per contrastare patologie in differenti contesti geografici • favorisce la possibilità di mettere a punto metodologie diagnostiche validate, sensibili, specifiche per essere pronti a fronteggiare emergenze sanitarie
Collaborazione & scambio conoscenze alcuni esempi
Tubercolosi umana e animale: aspetti clinico epidemiologici della tubercolosi bovina in Italia Area Tecnica Diagnostica e Sanità Animale Alessandro Dondo
BTB Honey badger, genet etc. Prof. Anita Michel Department of veterinary tropical disease University of Pretoria – South Africa
Malattie emergenti e riemergenti: determinanti Mutazioni genetiche Modifica della suscettibilità dell’uomo
Malattie emergenti e riemergenti: determinanti Cambiamenti: -nel serbatoio dell’infezione (habitat, nicchia ecologica, specie aliene) -nei vettori competenti -nel comportamento dell’uomo (velocità degli spostamenti, urbanizzazione, globalizzazione) -nell’ambiente (deforestazione, dighe, disastri ambientali) -nell’ecosistema (cambiamento climatico, rialzo termico) -demografici (aumento della popolazione, invecchiamento, impoverimento)
Malattie emergenti e riemergenti: determinanti Aumento: - dei flussi migratori - degli scambi di merci - Degli allevamenti intensivi - Dei contatti tra fauna selvatica, domestica e uomo
Malattie emergenti e riemergenti: determinanti
Malattie emergenti e riemergenti Il 70% delle malattie emergenti sono zoonosi e tra queste più della metà riconoscono la fauna selvatica come serbatoio Kate E. Jones, Nikkita G. Patel, Marc A. Levy, Adam Storeygard, Deborah Balk, John L. Gittleman & Peter Daszak.. (2008). Global trends in emerging infectious diseases. Nature 451, 990-993.
Malattie emergenti e riemergenti alcuni esempi: • 1982 E.Coli O157, Malattia di Lyme, USA • 1983 HIV, USA • 1993 Hantavirus, USA • 1994 Hendra virus, Australia • 1996 variante CJD, UK • 1997 influenza umana da H5N1, Hong Kong • 1999 Encefalite West Nile (USA), Nipah virus nel suino (Malesia) • 2003 SARS • 2004 Influenza aviaria, Asia, Europa,Africa • 2012 Middle East respiratory syndrome, (MERS-CoV) • 2013 Influenza aviaria H7N9 Cina • 2014 Ebola
Un gruppo di lavoro, formato da esperti provenienti da diversi paesi membri, hanno individuato 53 malattie infettive e non infettive da monitorare, per la loro importanza per la fauna selvatica e per la salute umana e animale. L'interfaccia WAHIS -Wild consente ora la consultazione delle informazioni sulle malattie della fauna selvatica non comprese nell'elenco ufficiale OIE.
Malattie emergenti e riemergenti: impatto • Salute umana • Salute animale (patrimonio zootecnico, biodiversità) • Perdite economiche (morie animali zootecnici, blocco delle movimentazioni commerciali o turistiche, aumento delle procedure di controllo) • Problemi di ordine pubblico
…..dal Piano Fauna Selvatica – Regione Piemonte
…..dal Piano Fauna Selvatica – Regione Piemonte
HPAI in Europa: H5N8-H5N5 (2016-2017)
HPAI in Italia: H5N5-H5N8 (2016-2017)
INFLUENZA AVIARIA • Incremento di frequenza, dimensioni e durata delle epidemie • Potenzialità zoonosiche accresciute per i sottotipi H5 e H7 che hanno infettato l'uomo in molte occasioni nel corso di focolai nel pollame MALATTIA EMERGENTE
INFLUENZA AVIARIA Infezione che colpisce gli uccelli causata da qualsiasi virus dell'influenza di tipo A che ha un indice di patogenicità intravenosa in polli di 6 settimane maggiore di 1.2 OPPURE qualsiasi virus dell'influenza di tipo A appartenente ai sottotipi H5 e H7 (OIE) Orthomyxoviridae ssRNA segmentato Riassortimento genetico
INFLUENZA AVIARIA: classificazione SOTTOTIPI sulla base di due antigeni di superficie: Neuroaminidasi (N) ed Emoagglutinina (H) Superinfezione Antigenic shift NUOVO SOTTOTIPO PANDEMIA Gli uccelli sono dotati di recettori per tutte le N e H tutte le combinazioni MIXING VESSELL
INFLUENZA AVIARIA: classificazione Alta patogenicità e Bassa patogenicità in base alla presenza di AA basici nel sito di clivaggio della H Alta (HPAI) Bassa (LPAI) - Elevata mortalità - Mortalità moderata - Infezioni sistemiche - Infezioni localizzate I più frequenti sono H5, H7 e più Ai fini della loro diffusione sono raramente H9 che infettano uccelli svantaggiati da un punto di vista domestici come HPAI. Le condizioni di biologico-evolutivo poiché alta densità di allevamento intensivo portano a morte l’animale favoriscono elevati tassi d’infezione e rapidamente quindi passaggi con aumento delle probabilità di un antigenic drift (mutazione puntiforme) verso un HPAI
INFLUENZA AVIARIA: Uccelli migratori Reservoir naturale ti tutti gli influenza virus A come HPAI e fonte di focolai primari nei domestici. Le morti e gli isolamenti di HPAI in uccelli selvatici sono solitamente correlate a contatti con domestici in corso di epidemie da HPAI (SPILL-OVER) Tuttavia è nota la loro capacità assieme alle anatre domestiche di diffondere ceppi di HAPAI in forma asintomatica.
INFLUENZA AVIARIA: clinica e patologia Incubazione: h/giorni Specie: tutte ma il tacchino è la più sensibile HPAI LPAI - morte improvvisa - Sintomi respiratori - Sintomi nervosi - Sintomi digestivi - Calo produzione - Calo produzione - Sintomi gastroenterici - Emorragie cresta bargigli Lesioni D/D: - Lesioni da setticemia - Malattia di Newcastle - Congestione/emorragie generalizzate - Colera aviare - Laringotracheite infettiva - avvelenamenti acuti - setticemie
INFLUENZA AVIARIA: salto di specie (1) Condizioni necessarie per epidemia nella popolazione umana: Trasmissione diretta all’uomo e replicazione Caratteristiche antigeniche nuove per le quali la popolazione umana risulti immunologicamente vergine Trasmissione interumana (fino ad ora pochi casi, in condizioni particolari e mai oltre la 1° generazione)
INFLUENZA AVIARIA: salto di specie (2) Condizioni necessarie per epidemia nella popolazione umana: COME? “riassortimento genetico” tra virus umano e aviario mediante superinfezione in uomo o maiale (MIXING VESSEL PANDEMIA) graduale mutazione adattativa FATTORI FAVORENTI: Persistenza epidemia nel pollame (↑tasso infezione= ↑cicli replicativi= ↑mutazioni adattative) Stretta coabitazione tra uomo e pollame (Sud-Est Asiatico) Macellazione di animali sintomatici (Sud-Est Asiatico)
…..dal Piano Fauna Selvatica – Regione Piemonte
Peste Suina Africana (PSA) Famiglia Asfaviridae Genere Asfavirus ds DNA Molto resistente (anche nei prodotti animali) Non induce la produzione di Ig neutralizzanti VACCINI TEST DI SIERONEUTRALIZZAZIONE PORTATORI CRONICI/SERBATOI VIRALI
Peste Suina Africana (PSA):spread
Fonte - Laboratorio nazionale di referenza per le Pesti Suine
Fonte - Laboratorio nazionale di referenza per le Pesti Suine
Peste Suina Africana: patogenesi • Via oronasale • Incubazione 4-19 gg • Viremia persistente (anche mesi) • Patologia sistemica • Alta morbilità e alta mortalità • Quadri anatomopatologici emorragici
Fonte - Laboratorio nazionale di referenza per le Pesti Suine criticità
Peste Suina Africana: D/D PESTE SUINA AFRICANA (PSA) PESTE SUINA CLASSICA a) Rene a uovo di tacchino con (PSC) emorragie confluenti nel a) Rene a uovo di tacchino bacinetto b) Cistite emorragica VS b) Cistite emorragica c) Infarti marginali della milza c) Infarti marginali della milza e d) Linfoadenite emorragica a splenite emorragica cartina geografica d) Linfoadenite emorragica (ematomi) Emorragie epiglottide e tonsille INOLTRE: (PATOGNOMONICO) - Setticemie batteriche - Malrossino - PDNS
LYSSAVIRUS
…..dal Piano Fauna Selvatica – Regione Piemonte
RABBIA – TECNICHE DIAGNOSTICHE DI LABORATORIO • IMMUNOFLUORESCENZA DIRETTA (FAT): test di elezione • ISOLAMENTO DEL VIRUS IN COLTURA CELLULARE (RTCIT): test di conferma. Importante per la tipizzazione dei ceppi e il confronto con gli isolati degli stati confinanti • INOCULAZIONE INTRACEREBRALE NEL TOPINO (MIT): test di conferma • ESAME ISTOLOGICO • IMMUNOISTOCHIMICA • MICROSCOPIA ELETTRONICA • RT-PCR: diagnosi di routine; utilizzabile anche per indagini epidemiologiche e prova di conferma in casi particolari (chirottteri) • ESAME SIEROLOGICO: virus neutralizzazione con anticorpi fluorescenti (RFFIT/FAVN). Non utilizzato per la diagnosi di routine; applicabili per indagini di sieroprevalenza e per i controlli di efficacia dei vaccini
…..fonte – FAO and National Reference Centre for Rabies
TITOLAZIONE DEGLI ANTICORPI (FAVN TEST) Valutazione della risposta immunitaria dopo la vaccinazione antirabbica mediante test di virus neutralizzazione con anticorpi fluorescenti (FAVN) Un titolo ≥ 0,5 UI/ml viene considerato protettivo. Eseguibile presso laboratori riconosciuti da UE
Malattie emergenti e riemergenti: vettori stretta correlazione tra modificazioni ambientali/climatiche e gli insetti - Estensione verso nord degli areali di Aumento della temperatura globale insetti tipicamente tropicali Aumento delle precipitazioni - Amento del tasso riproduttivo degli insetti -Destagionalizzazione dei periodi di attività Prevenzione= impedire l’entrata di agenti patogeni in territori in cui sono presenti vettori e condizioni idoneo per una loro endemizzazione Alcuni Esempi: - Crimean Congo Haemorragic Fever (Est Europeo) N.B. ripopolamento lepri - Leishmaniosi (trasmessa da flebotomi con 500.000 nuovi casi annui) - Blue tongue (trasmessa da Culicoidi e considerata esotica fino al 2008) - Chikungunya (trasmessa da zanzare del genere Aedes; nel 2007 casi italiani correlati a un viaggiatore dall’India) - Dengue (trasmessa da zanzare del genere Aedes ; barriera rappresentata da un limite climatico. Duraturo?)
…..dal Piano Fauna Selvatica – Regione Piemonte
…..dal Piano Fauna Selvatica – Regione Piemonte
Fonte – CDR Brucellosi IZS Teramo
CONSIDERAZIONI: brucellosi nel cinghiale L’isolamento dell’agente eziologico in tutte le classi d’età indica: possibilità di infezione prima della pubertà ruolo dell’adulto come potenziale diffusore d’infezione, non solo come portatore di anticorpi L’isolamento da organi genitali senza lesioni conferma i dati bibliografici relativi a scarse conseguenze dell’infezione sulla fertilità Si può considerare pressoché nullo, in Piemonte, il rischio di passaggio dell’infezione dal cinghiale al suino, non essendo diffusa la pratica dell’allevamento estensivo Corso di aggiornamento sulle zoonosi emergenti, Fossano 24-25 maggio 2007
Fonte – CDR Brucellosi IZS Teramo
Fonte – CDR Brucellosi IZS Teramo
Bioterrorismo?
Fonte – CDR Brucellosi IZS Teramo
Fonte – CDR Brucellosi IZS Teramo
Fonte – CDR Brucellosi IZS Teramo
Può essere considerata una emergenza sanitaria & veterinaria? vediamo il perché………………… BIOTERRORISMO CONCETTI DI BASE Tratto da “CBRNE - Biological Warfare Agents” - Daniel J Dire, MD, FACEP, FAAP, FAAEM, Clinical Assistant Professor, Department of Emergency Medicine, University of Texas-Houston - www.emedicine.com
Criteri preliminari per sospettare un attacco biologico Comparsa di malattia non endemica Inusuale spettro di antibiotico-resistenza del ceppo isolato Quadro clinico atipico Mancata correlazione fra malattia e distribuzione temporale e/o geografica Altre incongruenze (morbilità, mortalità, modalità di comparsa)
Indicazioni di un possibile attacco La malattia è inusuale per l’area colpita Presenza contemporanea di più malattie inusuali nella stessa popolazione Unica sorgente d’infezione per una grave epidemia Apparente disseminazione per aerosol Morbilità e mortalità molto elevate tra la popolazione a rischio Malattia localizzata in un’area geografica circoscritta Minore incidenza in persone che lavorano in edifici dotati di un buon impianto di filtrazione dell’aria Decesso di animali di specie differenti Assenza di vettori biologici specifici
….E speriamo che qualcuno non cominci a spedire buste con pulci più o meno infette. Da “Bioterrorismo: contagiare è difficile” articolo pubblicato su "Il Mattino" il 26 ottobre 2001
Ecco il perché…………………. LINEE GUIDA PER PREVENZIONE RISCHIO BIOLOGICO Protocollo operativo in fase di monitoraggio Principali agenti biologici oggetto di controllo: Bacillus anthracis; Francisella tularensis; Yersinia pestis; Brucella sp.
Francisella tularensis • Gram negativo • Forma coccobacillare • Immobile • Asporigeno • Parassita intracellulare obbligato
Tularemia: diffusione mondiale Aree endemiche (in grigio)
Fonti di contagio Manipolazione di materiale contaminato e colture batteriche Inalazione di aerosol infetto Contatto diretto di mucose (congiuntiva oculare) Ingestione di acqua o cibo inquinati Contatto diretto con animali infetti (soprattutto lagomorfi e roditori) zecche, pulci, zanzare Non è segnalato il contagio inter-umano
Manifestazioni cliniche Forma ulcero-ghiandolare 21-87% dei casi dovuta abitualmente alla puntura di zecca o al contatto con animali infetti. Segno iniziale è una tumefazione linfonodale accompagnata dalla comparsa di una papula rossa e dolente che va incontro a necrosi, lasciando un’ulcera dal bordo sollevato.
Manifestazioni cliniche Forma ghiandolare 3-20% dei casi linfonodi congesti e aumentati di volume, tendenti alla suppurazione nella zona colpita. Assenza di ulcere cutanee.
F. tularensis come arma biologica Elementi a favore dell’utilizzo di questo germe come arma biologica sono soprattutto: bassa carica infettante (1-10 microrganismi per via respiratoria), facilità di disseminazione e elevato potere patogeno. Durante gli anni ’30 l’impiego bellico di F. tularensis è stato studiato dai laboratori giapponesi nel corso dell’occupazione della Cina. Si presume che anche le epidemie di tularemia che hanno colpito migliaia di soldati durante la II guerra mondiale siano state originate da una disseminazione intenzionale dell’agente.
Malattie emergenti e riemergenti: come affrontarle? Sforzo multinazionale per limitare il rischio di diffusione di queste malattie mediante una rete di sorveglianza mondiale approccio ‘One Health’ Salute umana Salute animale Ecosistemi
Malattie emergenti e riemergenti: approccio ‘One health’ Collaborazione tra scienze umane, animali e ambientali Costruzione di sistemi di sorveglianza multidisciplinari e internazionali per prevenire il superamento delle barriere naturali da parte delle MI Applicazione delle norme sanitarie internazionali (OMS, OIE) Comunicazione e ricerca scientifica congiunte Attenzione e cooperazione per la gestione dalle realtà epidemiologiche dei paesi a risorse limitate
Malattie emergenti e riemergenti: controllo e prevenzione Raccolta sistematica di dati riguardo: Incidenza – Prevalenza - Morbilità e Mortalità - Rischio di contagio - Velocità di diffusione - Evoluzione potenziale dell’agente - Dimensione della popolazione a rischio - Area geografica - Costi Sistema di Sistema di sorveglianza allarme rapido
Il pericolo che non ti aspetti ………………………….!? Grazie per l’attenzione
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