A3. Risultanze dettagliate del Delphi - SCENARIO

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A3. Risultanze dettagliate del Delphi

SCENARIO 1
Ferrara è una provincia con un prodotto interno per abitante superiore alla media nazionale (15.287
euro rispetto a 14.150 dell’Italia) seppure ultima nel contesto dinamico dell’Emilia-R., ormai con un
basso tasso di disoccupazione (6%), una forte tradizione agricola, buone industrie (anche se meno
numerose della forte Emilia), buone tradizioni d’arte, di turismo e di cultura, basate sull’antico
splendore degli Estensi, una città sempre più universitaria, con buone tradizioni di amministrazione
locale, di servizi pubblici e sociali; provincia a forte invecchiamento, bassa natalità, bassa
criminalità e discreta tranquillità.
    I possibili scenari attesi sono schematicamente riassumibili in tre tipi:
    A) Ferrara avrà una crescita economica allineata alla media nazionale, un’ulteriore riduzione
        dell’occupazione agricola ed una concentrazione delle proprietà fondiarie, una riduzione
        dell’occupazione industriale, una crescita del terziario che manterrà la provincia sui livelli
        medi di reddito ed occupazione nazionali (“senza infamia e senza lode”). Vi sarà una lieve
        ripresa della natalità tale da non invertire alcun trend, un progressivo invecchiamento, una
        riduzione dell’offerta giovanile di lavoro, che porterà ad un discreto afflusso di immigrati, la
        crescita di istruzione dei giovani anche universitari sui livelli già raggiunti da altri paesi, una
        crescente emigrazione di laureati che non troveranno in loco adeguate occasioni di lavoro,
        una crescita della mobilità nello studio e nel lavoro.
    B) Ferrara andrà verso un declino in quanto il pensionamento di molti anziani agricoltori sarà
        rimpiazzato da esterni o extracomunitari e alcune grandi industrie delocalizzeranno le loro
        produzioni. Il turismo, sia sulla costa che nella città d’arte, si manterrà sugli attuali livelli e
        non sarà in grado di contrastare un crescente depauperamento di giovani laureati che
        andranno a lavorare in aree esterne vicine come Modena e Bologna. Ferrara con la sua bassa
        natalità e i suoi molti anziani subirà un’evoluzione verso un’area “dormitorio”, con bassi
        costi di alloggio dove si insedieranno immigrati e complessivamente si ridurrà l’attrazione.
        Il reddito medio per abitante crescerà meno della media nazionale.
    C) Ferrara riuscirà ad affrontare alcuni problemi cruciali (per esempio il passaggio
        generazionale di imprenditori agricoli ed artigiani anziani) riuscendo a garantire ai propri
        giovani e figli prospettive imprenditoriali a partire dalle imprese esistenti. Riuscirà a
        qualificare lo sviluppo sia delle attuali produzioni agricole e industriali e ad attrarre ulteriori
        imprese qualificate. I servizi ai cittadini si qualificheranno ulteriormente e così quelli alle
        imprese sostenuti da una Università più legata alle produzioni territoriali. La stessa
        Università, realizzando importanti innovazioni nella transizione scuola-lavoro, consentirà ad
        un numero crescente di laureati di lavorare in loco. Il reddito medio crescerà più della media
        nazionale e crescerà l’afflusso turistico. Ferrara diventerà più ricca e qualificata,
        mantenendo un profilo non metropolitano ma proprio per questo attraente. Lo sviluppo sarà
        qualificato (ed eco-sostenibile) in tutti i settori (agricoltura biologica, servizi di qualità,
        evitando una crescita intensiva portatrice di molti immigrati e la fine di una “tranquilla vita
        di provincia”, pur se sempre meno limitante, (inseriti come saremo nella globalizzazione).
Quale di questi tre scenari sopra schematizzati ritiene oggettivamente più probabile? Potrebbe
fornirci osservazioni argomentate anche sui singoli scenari?

                                                                                 Accordo Disaccordo
1. Ferrara avrà in futuro una crescita economica allineata alla media nazionale,  83,4%    16,6%
un’ulteriore riduzione dell’occupazione agricola, una concentrazione delle proprietà
fondiarie, una riduzione dell’occupazione industriale, una crescita del terziario che
manterrà la provincia sui livelli medi di reddito ed occupazione nazionali (“senza
infamia e senza lode”). Vi sarà una lieve ripresa della natalità tale però da non invertire
gli attuali trend. Assisteremo così ad un progressivo invecchiamento, una riduzione
dell’offerta giovanile di lavoro, che porterà ad un discreto afflusso di immigrati.
Accordo Disaccordo
2. Ferrara riuscirà ad affrontare positivamente alcuni problemi cruciali (per esempio il          50%       39%
passaggio generazionale di imprenditori agricoli ed artigiani anziani) riuscendo a
garantire ai propri giovani e figli prospettive imprenditoriali a partire dalle imprese
esistenti. Riuscirà a qualificare lo sviluppo sia delle attuali produzioni agricole e
industriali e ad attrarre ulteriori imprese qualificate. I servizi ai cittadini si
qualificheranno ulteriormente e così quelli alle imprese sostenuti da una Università più
legata alle produzioni territoriali.
3. Ferrara andrà verso un declino progressivo. Il pensionamento di molti anziani                  5,5%     88,8%
agricoltori sarà rimpiazzato da esterni o extracomunitari e alcune grandi industrie
delocalizzeranno le loro produzioni. Il reddito medio per abitante crescerà meno della
media nazionale. Il turismo, sia sulla costa che nella città d’arte, si manterrà sugli attuali
livelli e non sarà in grado di contrastare il calo del reddito. Ferrara con la sua bassa
natalità e i suoi molti anziani subirà un’evoluzione verso un’area “dormitorio”, con bassi
costi di alloggio dove si insedieranno immigrati e complessivamente si ridurrà
l’attrazione.
4. L’Università, realizzando importanti innovazioni e qualificandosi nella transizione           72,2%     27,8%
scuola-lavoro, consentirà ad un numero crescente di laureati di lavorare in loco
mostrandosi sempre più un fattore di sviluppo.
5. Il reddito medio crescerà più della media nazionale e crescerà l’afflusso turistico           33,3%     55,5%
compreso quello costiero. Ferrara diventerà più ricca e qualificata, mantenendo un
profilo non metropolitano ma proprio per questo attraente.
6. I giovani laureati continueranno a non essere tutti impiegati a Ferrara, ma questa            88,8%     11,2%
condizione di mobilità professionale/geografica non è una iattura, anzi è una tendenza
destinata a consolidarsi, grazie ai processi di integrazione messi in atto dalla stessa
Unione Europea.
7. Ferrara non sarà un "dormitorio", ma una città residenziale, colta, servita, produttiva,      72,2%     22,2%
ben collegata ai luoghi dove la produzione sarà più hard.
8. L'università si interesserà più di commercio e turismo, scavando nelle possibilità di         66,6%     22,2%
eccellenza che a questi comparti si connettono.
9. Gli immigrati cresceranno e forniranno non solo forza-lavoro, ma anche intelligenza e         72,2%     16,6%
stimoli, prima sotto forma di nuovi bisogni, poi di contributo all’economia.
10. Ferrara non riuscirà a sovvertire la situazione attuale con un’economia poco diffusa e       33,3%     61,1%
un forte pendolarismo, essendo orientata verso scelte non del tutto qualificanti quali la
realizzazione di una potente centrale turbogas.
11. Settori quali il turismo, l’agroalimentare, il terziario di servizi sosterranno la           88,8%      5,5%
qualificazione e l’imprenditorialità in particolare giovanile.
SCENARIO 2
E’ possibile uno sviluppo qualificato basato sulla selezione di buone imprese e di buone
professionalità, oppure anche le buone imprese si “portano dietro” anche basse professioni ed
esigono piuttosto servizi svolti da basse e poco costose professioni che quindi implicano una forte
presenza di immigrati? La via “aurea” della qualificazione è in realtà illusoria e vale la pena
scommettere su una forte crescita, anche a costo di maggiori disagi sociali, anche al fine di dare
maggiori opportunità di lavoro ai nostri giovani?
Potrebbe argomentare il suo pensiero su ciò?

                                                                                              Accordo   Disaccordo
12. Quelle definite come "basse professioni" sono ineliminabili in un contesto di              88,8%       5,5%
sviluppo. Due fattori concorrono a migliorarne le condizioni: da un lato gli aspetti di
tutela e di garanzia "sociale" che in un paese civile si riservano anche a queste
professioni; dall'altro l'innovazione tecnologica che sempre più consente di ridurne la
fatica e il disagio.
13. Il vero problema, al di là che ci sia ancora bisogno di bassi profili, è la               83,3%       11,1%
qualificazione economica e civile: gli apparati burocratici sono ancora
sovradimensionati, lenti e inadeguati alle esigenze economiche e sociali.
                                                                                              Accordo   Disaccordo
14. Vale la pena scommettere sullo sviluppo di imprese che prevedano la presenza di            88,8%      11,2%
professionalità diversificate, così come vanno strutturandosi le nostre comunità,
programmando però percorsi formativi a vari livelli, per accrescere la qualificazione
professionale. Le basse e poco costose professioni sono necessarie allo sviluppo e
pertanto vanno pensate, programmate e gestite per limitare gli inevitabili conflitti
sociali.
15. Qualificazione e forte crescita non sono in contrapposizione. E' possibile realizzare     88,8%       11,2%
la via "aurea" se appoggiata da una buona politica redistributiva e da qualificati servizi
sociali. Bisogna selezionare buone imprese in settori d'avanguardia.
16. Per quanto riguarda le opportunità di lavoro per i nostri giovani, credo abbastanza       83,3%       11,2%
improbabile che la prospettiva sia concentrata in alcune singole buone imprese.
17. Tra le imprese ferraresi persiste un forte fabbisogno di profili professionali            16,6%       77,7%
qualificati, purtroppo in buona parte insoddisfatto (questo testimonia la crescita
qualitativa delle imprese). Bisogna puntare su una selezione delle imprese anche per
ridurre un afflusso di immigrati che si prevede enorme.
18. Ma chi dovrebbe selezionare le buone imprese? Le buone imprese – se tali sono –           94,4%         0
si selezionano da sole e al massimo sono aiutate nella loro crescita da un ambiente
(politica, cultura) favorevole.
19. Esistono esperienze e progetti volti ad agevolare l'accesso di giovani con elevati        88,8%       5,5%
profili scolastici, nel sistema delle imprese locali, per favorire processi di innovazione.
Bisogna continuare in questa direzione.
20. La scommessa, attualmente, non è per una forte crescita, ma per il mantenimento           22,2%       72,2%
delle posizioni. Quindi mi impegnerei per il consolidamento delle imprese esistenti.
21. Ferrara ha bisogno di interventi qualificati: la risorsa più percepita è il suo           83,3%       5,5%
territorio. Guai a manometterlo, compresa la campagna.
22. Ferrara ha bisogno di collegamenti ferroviari con il mare e Ravenna.                      77,7%       5,5%
23. Uno sviluppo eco-compatibile significa: agricoltura e allevamenti biologici -             83,3%         0
vivaistica - bio/tecnologie - energia rinnovabile - ricerca. In quest'area ci sono i semi
dello sviluppo equilibrato.
24. Uno sviluppo qualificato non può essere garantito da imprese e produzioni "labour         77,7%       5,5%
intensive". Verifichiamo da tempo crisi e difficoltà nelle aziende nate da processi di
esternalizzazione di alcune lavorazioni da parte di imprese medio -grandi.
25. Per crescere non serve saturare il territorio di aree industriali, quando, già oggi, è    77,7%       16,6%
quasi impossibile trovare manodopera disponibile, orientata scolasticamente e
professionalmente a ricoprire ruoli produttivi tradizionali.
SCENARIO 3
Quali saranno al 2020 per le imprese i principali fattori di attrazione del nostro territorio?
Buoni servizi? Servizi che altrove si faticano a trovare a buon prezzo (come quelli per anziani, asili,
università, alloggi a modici affitti per studenti, teatro, mostre culturali, …). Oppure “offerte” più
sofisticate come per esempio lavoratori giovani non solo disponibili in quanto in cerca di lavoro, ma
qualificati nel senso che oltre ad aver frequentato buone scuole, hanno anche l’esperienza di un
primo buon lavoro “professionalizzante”? Il che significherebbe rafforzare tutta la filiera scuola-
lavoro in un’ottica “nord europea”, sfruttando le innovazioni locali che qui a Ferrara sono già state
costruite, per esempio con i Pil per i laureandi, i Cpe per i diplomati, innovazioni che prevedono un
anno di lavoro retribuito integrato nel percorso di studi (per i laureandi) e, subito dopo la maturità,
per i diplomati, immettendo quindi il lavoro come fase del percorso formativo. Ferrara dovrebbe
quindi fare un investimento straordinario su questa filiera in modo che accanto ad una città d’arte si
affermi una “città-scuola” che prepara al lavoro. Le sembra una strada giusta o vale la pena puntare
su altro (in tal caso, su cosa)?

                                                                                               Accordo Disaccordo
26. Sono d’accordo con lo slogan "Ferrara città di studi" ben sapendo che occorrerebbe          61%       22%
revisionare il sistema scolastico. Per esempio occorre sviluppare queste aree:
  - servizi alle imprese (marketing, grafica, pubblicità);
  - quadri preparati per il terziario avanzato (commercio/grandi strutture della
  distribuzione);
  -        scuole ad hoc, seminari/formazione,…
  -        filone cinematografico, riprendendo la "vecchia" idea di fare a Ferrara la scuola
  che prepara i tecnici per gli "effetti speciali" dei media, (per cartoonist "nuovi" che
  l'Italia non ha);
  -        area ex Ippodromo: farne un centro di valorizzazione del cavallo da carne e da
  tiro e centro di biogenetica collegato all'Università
27. L’ipotesi di una "Ferrara-Città-Scuola" è essenziale, ma non deve limitarsi al PIL e ai    88,8%     11,2%
CPE, ma bisogna avere in questo settore grande inventiva. Il sistema scolastico e quello
accademico (e il sistema delle imprese) dovrebbero discutere al loro interno non tanto (o
non solo) delle esigenze di base (occupazione), ma delle ipotesi di eccellenza (sviluppo).
28. Investire sulle risorse e capacità professionali dei giovani è il modo migliore per         100%       0
costruirsi un futuro ed opportunità competitive di sviluppo. Sono positivi le
sperimentazioni ed i progetti orientati a costruire rapporti di interscambio e confronto tra
il mondo della scuola e università con il sistema economico e imprenditoriale della
nostra provincia, tipo Cpe e Pil. Fondamentale è favorire l'inserimento dei giovani nella
realtà del lavoro e dell'impresa in modo da stimolare l'innovazione.
29. I Cpe e i Pil sono esperienze sicuramente positive, ma scarsamente diffuse nel settore     55,5%     16,6%
privato e poco radicate anche se l’esperienza lavorativa è sicuramente molto formativa
ed educativa nel percorso di crescita degli studenti. Molto più interessante investire in
una visione di “citta-studio” con laboratori per esempio di architettura (Ferrara città
d’arte – Tresigallo Città di Rossoni – l’uranistica attorno alle Delizie, ecc) Agraria,
Biologia (pensiamo alle Valli e al Parco del Delta).
30. La scuola pubblica va difesa ma va anche cambiata e migliorata. Abbiamo bisogno,           94,4%      5,6%
anche partendo dal livello locale, da Ferrara, di sperimentare una scuola con più
intelligenze e chiedere alle imprese che incorporino più sapere, per competere non solo
sui costi, ma con buoni prodotti e processi. Stimolare una disponibilità alla mobilità
giovanile ed a stili di vita più "curiosi-intraprendenti" e responsabilizzanti.
31. Per migliorare la scuola dobbiamo fare maggiori sperimentazioni per una scuola             83,3%     11,2%
superiore e un’università che incorporino fasi di lavoro retribuito, il fare esperienziale,
come un apprendimento che si somma a quello scolastico teorico e decontestualizzato
per dargli più efficacia. In tal senso esperienze di alternanza scuola-lavoro dentro il
percorso scolastico sono da farsi.
32. Occorre garantire dei percorsi di formazione continua per evitare di trasformare il        94,4%      5,6%
primo ingresso al lavoro in una condizione fossilizzante. Sarà bene insistere nella
sperimentazione già avviata (Cpe, Pil,…), di giovani studenti-lavoratori che per un
periodo possono effettuare un'attività lavorativa retribuita immettendo nelle imprese e
nei servizi conoscenze ed entusiasmi maturati nei percorsi scolastici.
SCENARIO 4
Se il lavoro retribuito è un fattore formativo ed anche di orientamento, perché non usarlo per
favorire alcune professioni poco scelte dai giovani eppure così vitali per alcuni servizi,
nell’industria e nell’edilizia? Si potrebbero infatti sperimentare nuovi percorsi formativi che
prevedono sia alle superiori che all’università un’alternanza studio-lavoro (retribuito) col duplice
vantaggio di: a) accelerare l’apprendimento; b) incentivare i giovani con una retribuzione altrimenti
più problematica in altri percorsi; c) garantire lo sbocco lavorativo almeno del primo anno in
qualificate imprese. Sono in progetto sperimentazioni su questa formula nella professione di
infermiere e di una figura di muratore con contenuti professionali più qualificati. Cosa ne pensa?

                                                                                              Accordo   Disaccordo
33. Riscontriamo da tempo che alcune professioni vitali per alcuni servizi e per alcuni        88,8%       5,5%
comparti produttivi, non sono ritenute dai giovani valide opportunità per un impiego.
Oltre a sperimentare percorsi maggiormente qualificati ed innovativi per alcune
mansioni e profili professionali, ritengo fondamentale una concreta azione di
orientamento verso le famiglie ed i ragazzi in obbligo scolastico sin dai primi anni del
loro percorso formativo. Infermiere - muratore specializzato - ingegneri per l'energia
rinnovabile - manager per la pubblica amministrazione pubblica e per i servizi pubblici.
In questi e altri settori (biotecnologie e bioinformatica) bisogna avviare esperienze
scuola-lavoro.
34. Sono d'accordo sull’alternanza studio-lavoro e vale la pena tentare. Però il limite di    44,4%       50%
questi strumenti è che appaiono fuori dalla portata delle piccole e medie imprese, in
quanto troppo onerosi e quindi destinati ad avere una scarsa incidenza.
35. Esprimo un giudizio positivo sulla necessità di sperimentare nuovi percorsi               94,4%         0
formativi. Il mercato del lavoro non può essere regolato in modo deterministico, ma un
corretto orientamento ed incentivi per le professioni nuove e più carenti è salutare,
assieme alle esperienze studio-lavoro. Il binomio scuola-lavoro può essere una formula
vincente, soprattutto per le scuole professionali (alberghiero/settore del turismo). Lo
sforzo può essere quello di colmare il distacco che passa tra la fine della scuola, la
scelta e l'inizio di una attività lavorativa. Fare formazione sperimentando forme
lavorative durante lo studio, se retribuite, abbatte l'ansia della ricerca e crea
motivazioni nei giovani.
36. Ne penso bene – per esempio – per i muratori, ma anche per i carpentieri                  72,2%       5,5%
meccanici, per la logistica (parte solida del terziario) e per tutte quelle attività che si
proiettano in una visione di servizio, di strutturazione e infrastrutturazione terziaria in
genere.
37. Per gli infermieri mi pare difficile, se non in collegamento con le ipotesi indicate al   27,7%       61,1%
punto successivo ("città della terza età e – aggiungerei – del fitness"), dato che qui c'è
un vincolo motivazionale col quale bisogna fare i conti.
38. Nel campo degli infermieri (un’emergenza nazionale) Ferrara non deve provare ad           11,1%       72,2%
innovare, ma accontentarsi di attrarre extracomunitari "vocati" (filippini, moldavi,
ucraini).
39. Alcune professioni che richiedono fatica fisica, in condizioni climatiche o con orari     55,5%       33,3%
disagiati (lavoro in turno, panificazione) sono e saranno sempre più schivate dai nostri
figli e dai nostri nipoti. Molti, se non la totalità di chi li pratica e sta per andare in
pensione, ha fatto a suo tempo questa scelta per necessità e non per passione. L'unico
modo per renderle appetibili di nuovo, sarebbe che si venissero a ricreare le condizioni
di necessità oggettiva, il che non ci pare assolutamente auspicabile. Queste
considerazioni non valgono per alcuni tipi di artigiano di servizio (idraulici,
termotecnici) e per il lavoro agricolo come proprietario.
SCENARIO 5
Ferrara ha un invecchiamento tra i più alti in Italia, peraltro con buone pensioni. C’è chi dice che in
futuro i servizi “alla persona” raddoppieranno l’occupazione. Ferrara ha delle eccellenze nei servizi
di cura agli anziani, un istituto prestigioso per la riabilitazione,…. Non si potrebbe trasformare
l’invecchiamento da problema a “risorsa”? Non potrebbe Ferrara diventare, con investimenti mirati
e politiche pubbliche e private, un laboratorio per nuove strategie e servizi (riabilitazione e
domiciliarietà versus ospedalizzazione, sostegni all’autosufficienza, buone prassi di relazione
giovani-anziani o adulti-anziani sfruttando anche fattori, a tutta prima negativi, come la tardissima
uscita dei giovani dalle famiglie,…)? In sostanza concentrare le politiche per una “città della terza
età” come fattore di attrazione sia di servizi per anziani che della “middle class” pensionata. Si
tratterebbe di realizzare anche nuove attrazioni come, per esempio, una megapiscina pubblica di
acqua calda sfruttando la geotermia, con i servizi di carattere termale,…. Cosa ne pensa?

                                                                                                 Accordo   Disaccordo
40. Concordo che la popolazione anziana da problema possa diventare una risorsa,                  77,7%      16,6%
purché si punti alla ricerca e alla formazione con centri di eccellenza, e non limitandosi
all'assistenza, sia pure doverosa e auspicabile, perché una città che diventa ghetto
dorato degli anziani non è certo una prospettiva desiderabile. Esaminare tutti i tratti
distintivi dell'eccellenza in tutti i settori produttivi e dei servizi (riabilitazione -
ematologia - fisica - vivaistica - bio genetica) e concentrare su questi un pull di
investitori (pubblici e privati) per la ricerca e l'innovazione, creando un polo
tecnologico, un luogo fisico dove l'eccellenza abbia la sua visibilità.
41. E' auspicabile uno sviluppo di servizi qualificati che permettano la permanenza              94,4%       5,6%
presso il proprio domicilio della popolazione anziana, perché ciò migliorerebbe la
qualità della vita rispetto alla istituzionalizzazione, abbatterebbe i costi, permettendo lo
sviluppo di nuova occupazione per gli assistenti domiciliari e per tutti coloro che si
prendono cura degli anziani.
42. Nuove strategie e servizi rivolti alla terza età ed in generale tutti i servizi rivolti al   88,8%       5,5%
cittadino, non rappresentano soltanto una opportunità di nuova e diversa occupazione,
ma anche una attenzione verso le esigenze della popolazione attiva e, quindi,
componente essenziale per un armonico sviluppo economico e sociale.
43. Sono nettamente contraria alla predisposizione di politiche che possano trasformare          61,1%       22,2%
Ferrara in “città della terza età”. Meglio pensare invece ad una città capace di offrire
prospettive ai propri giovani e di valorizzare la terza età in un sistema di partecipazione
sociale, dove vengono potenziate tutte le politiche di integrazione fra generazioni.
44. Non sono convinto, perché una simile ipotesi certifica il declino della città. Ferrara       27,8%       72,2%
e l'Ospedale S.Anna non sono in alcun modo un punto di riferimento per eccellenze
scientifico-sanitarie. Per curarsi si va fuori città (chi può e conosce). Ci siamo occupati
dei "muri" di Cona senza occuparci delle risorse umane.
45. Gli investimenti in strutture per anziani devono fare i conti con una domanda                83,3%       16,7%
tendenzialmente in calo. Il rischio è, quindi, elevatissimo. Pensare di attrarre
popolazione anziana da fuori provincia (Regione e Stato) è ulteriormente pericoloso
poiché: - l'anziano non si sposta con facilità dal proprio habitat; - esistono
concorrenzialità agguerrite e già strutturate non facili da contrastare; - il clima non
favorisce l'attrazione di pensionati da altre zone. E' difficile pensare ad una "città della
terza età" se non legato strettamente ad integrare l'offerta turistica.
46. L'idea di sfruttare la Geotermia per piscine termali è perdente, a fronte di un vero         72,2%       27,8%
centro termale ad Abano Terme e al termalismo della Romagna.
47. L'invecchiamento non sarà solo un problema di Ferrara, ma di tutto l'occidente.               50%        22,2%
Occorre chiedersi fino a che punto la società potrà sostenere simili oneri. Purtroppo
anche in questo caso continua l'esercizio notevolmente mistificatorio di trasformare i
problemi in risorse sperando che questa parola "risorsa" possa da sola cancellare la
presenza e la permanenza del problema. Nel merito: se veramente siamo bravi in
questo campo (e questo è da vedere e da dimostrare con dati veri e confrontabili)
questa potrebbe essere una delle idee forza da mettere assieme alle poche altre per
delineare le linee di sviluppo del territorio.
SCENARIO 6
Il calo dei giovani (futuri lavoratori) qui residenti comporterà un afflusso crescente di immigrati.
Sarà quindi necessario programmare politiche di lungo periodo per favorire l’integrazione in termini
di abitazioni, aree, servizi per una “città accogliente”. Sarà necessario “copiare” dalle buone prassi
altrove realizzate (agenzia pubblica che garantisce il pagamento dell’affitto al proprietario locale
che affitta, investimenti pubblici per case appositamente previste per immigrati, incentivi ai
privati,…). E’ possibile pensare a questi interventi in un’ottica di non ghettizzazione? Oppure è
opportuno concentrare le risorse solo su scuola e formazione lasciando al libero mercato la fornitura
deI servizi, in primis, l’alloggio?

                                                                                                   Accordo Disaccordo
48. Le ipotesi formulate dalla domanda non sono alternative e possono combinarsi tra di             94,4%       0
loro. Ciò comporta una scelta articolata di opzioni e indirizzi politici, partendo da
esperienze concrete: esemplare è l'accordo siglato da CNA con ACER e Comune di
Ferrara che ha permesso di mettere a disposizione un congruo numero di case popolari a
lavoratori extracomunitari, alle dipendenze di imprese della nostra provincia. Le
politiche sociali si sintetizzano – alla fin fine – in 'casa' e 'lavoro'. Dato che gli immigrati
il lavoro lo dovrebbero avere, tutto si dovrebbe concentrare su 'casa'. E' difficile pensare
che il pubblico da solo ce la faccia. Al pubblico soprattutto allora le politiche
urbanistiche ed edilizie. Ma l'intervento sostanziale va progettato e condotto anche con la
partecipazione dei privati.
49. Una politica che fermi il declino passa solo attraverso un ringiovanimento della città         22,2%     72,2%
ed un arresto del calo demografico. Università ed occupazione sono i temi principali
assieme ad una politica delle istituzioni che favorisca insediamenti e piani di richiamo
per giovani coppie. Noi a Ferrara non abbiamo bisogno dell'immigrazione.
50. L'afflusso degli immigrati è in funzione quasi esclusivamente dei trend dello                  83,3%     11,1%
sviluppo economico. Ferrara come fanalino di coda nella classifica di sviluppo ha, per
ora, una percentuale di immigrati stabili (escluso le badanti e gli stagionali
dell'agricoltura), assai bassa rispetto al resto dell'Emilia Romagna. Per questo motivo,
questo problema non sembra così urgente, né importante. Questo fatto non vuol dire che
problemi, come l'alloggio, non debbano essere presi in considerazione e risolti con
impegno dalle amministrazioni e dalle categorie interessate (associazioni di inquilini,
associazioni di proprietari edilizi) evitando situazioni di disagio e ghettizzazione
51. Le risorse devono prima di tutto favorire ed incentivare la formazione dei giovani ed          77,8%     22,2%
il loro inserimento lavorativo nel territorio. Ma anche la situazione dell'immigrazione va
monitorata e regolata con politiche appropriate, cercando il giusto equilibrio fra i due
termini della questione. Bisogna creare una città accogliente per "selezionare" i migliori
tra gli immigrati. Questi sono preziosi alleati per l'innovazione.
52. Programmare e gestire una politica dell'accoglienza attenta ai bisogni dei lavoratori           100%       0
immigrati è da considerarsi un dovere delle istituzioni ma anche di tutte le componenti
economiche e sociali.
53. Occorrerà fare il possibile per favorire l’integrazione degli immigrati. L'alloggio             55,6     44,4%
deve essere garantito dall'impresa che assume il lavoratore e non da interventi pubblici.
54. Dobbiamo ragionare in termini di occupazione stabile anche per gli immigrati, e non            88,8%      11,2
considerare questi lavoratori come soggetti da poter estromettere facilmente dal mondo
del lavoro al primo segnale di crisi aziendale o di settore, creando disagio sociale,
accentuando fenomeni di lavoro sommerso ed irregolare.
SCENARIO 7
Ferrara come provincia in sé conchiusa nel 2020 non esisterà più. Il crescente pendolarismo, la
crescente integrazione nel globale, l’arrivo della banda larga in tutti i Comuni della provincia (con
possibilità di lavorare in rete) farà si che le relazioni si svilupperanno non tanto in un’ottica
provinciale ma in un’ottica globale e nella “città locale” con chi è più prossimo in termini
geografici, al di là degli antichi confini napoleonici: Cento verso Modena, Ferrara verso Bologna (e
Rovigo), la costa verso Ravenna, in una sorta di “città rete”. Ciò implica una programmazione che
dovrà considerare la provincia nei suoi confini un assetto limitante e dove saranno necessarie
crescenti sinergie istituzionali con queste entità prossime, con le quali sarà più facile dialogare se i
piccoli Comuni ferraresi si assoceranno, si uniranno, non si faranno concorrenza (ad esempio, per
insediare nuove imprese) anche per risparmiare e poter erogare quei servizi che fanno la differenza
localizzativa con altre aree. Cosa ne pensa?

                                                                                                  Accordo Disaccordo
55. Credo che i prodromi della "città a rete" ci siano già tutti, e questo è un fatto positivo.    38,8%     50%
56. Bisogna accelerare sull'idea della "città a rete", nel fare sistema e nelle integrazioni       78,9%    11,1%
territoriali. Il problema principale è quello del cambiare mentalità, nel superare la nostra
debolezza nel “fare" e avere una visione più ampia, non più ripiegata a difesa del proprio
ruolo politico. L'unione istituzionale come premessa per la concentrazione di servizi è
una strada obbligata comunque, rimangano o meno saldi i confini provinciali.
57. L'Ente Provincia come è attualmente strutturato è un ibrido. Vanno ripensate le               77,7%      11,1
modalità e gli strumenti di coordinamento territoriale, anche a livello istituzionale. Le
unioni di Comuni, anche variabili, in ragione delle materie e dei problemi, diventano un
importante terreno di sperimentazione. Il sistema delle autonomie locali dovrà operare
con maggiore convinzione per una integrazione di competenze e servizi. Nella
competizione tra sistemi locali il piccolo comune non ha alcuna possibilità di successo.
58. Per il mondo dell'impresa si pone l'esigenza di ridisegnare il ciclo produttivo               77,7%      5,5%
passando dall'uso di reti relazionali "brevi" alla realizzazione e gestione di reti relazionali
"lunghe".
59. Ferrara deve collegarsi sempre più a Bologna (Università, infrastrutture,                     38,9%     61,1%
decongestione industriale, aeroporto turistico per Bologna e Ferrara).
60. Ferrara deve raccordarsi con Mantova e Ravenna per rafforzare l’offerta turistica e           94,4%      5,6%
con Rovigo e Ravenna per il delta del Po.
61. La costa deve integrarsi con la Città d'Arte e sviluppare il turismo congressuale.             100%       0
"Cultura e natura" resta lo slogan valido purché siano curati e garantiti offerte, prezzi,
opportunità e sinergie.
62. Ferrara ha una "fascia debole" (Berra, Jolanda, Massa Fiscaglia, Migliaro, Migliarino         72,2%      5,5%
etc.), né mare, né città. Sarebbe importante consorziare i Comuni e sviluppare
agriturismo e tipicità agroalimentari, favorendo investimenti esterni e attirare immigrati.
63. Penso che la Provincia sia già adesso una comunità virtuale. La provincia è un modo           55,5%     27,7%
di collegare paesi e di interpretare i bisogni di un territorio. Ma dal punto di vista sociale
e sociologico non ha molto senso. Non mi dispiace affatto l'idea che la gente si muova.
Per quanto riguarda la ripartizione amministrativa, penso che i piccoli comuni abbiano
senso solo se rappresentano comunità molto identificate, o caratteri fisico-spaziali
altrettanto caratterizzati.
64. La Francia, che ha un numero di abitanti più o meno come l'Italia, e pur avendo l'area         50%      38,8%
metropolitana di Parigi con circa 10 milioni di abitanti, ha più di 35.000 comuni, mentre
in Italia ce ne sono 8000. Quindi il problema non è accorpare comuni o fare sparire o
ridimensionare province, ma molto più correttamente valutare quali poteri debbano avere
i sindaci (per esempio potrebbe essere tolto quello di creare aree artigianali dappertutto).
65. Credo che nel 2020 Ferrara come provincia esisterà eccome. Importante è                       66,6%     11,1%
sicuramente costruire la rete, consapevoli però dell’importante ruolo di ogni maglia di
questa rete. Il ruolo dei Comuni anche piccoli è quello di ricercare la valorizzazione del
proprio territorio e quando si valorizza un pezzo raramente lo si fa a scapito di altri. Ci
sono servizi che associati migliorano, altri sicuramente perdono di significato.
Migliorare e recuperare le vocazioni in un sistema di programmazione vasta, permette ad
ogni singolo Ente di trovare il proprio ruolo.
Accordo Disaccordo
66. Più che sinergie istituzionali con realtà contigue, servono strade e altri mezzi di         38,8%    55,5%
collegamento tra queste. Le necessità sono note: Cispadana, Nuova Adriatica, Romea
Autostradale e/o Ferroviaria.
67. Penso che questo sia il settore dell'innovazione più difficile. Una classe politica        72,2%     16,6%
ancora troppo poco avvezza ad affrontare i temi legati al riordino istituzionale dei piccoli
comuni; i temi delle aggregazioni comunali per realizzare grandi reti di servizi
(programmi di area vasta, rapporti con le aree metropolitane) sono ancora troppo poco
praticati, né si vede l'avvio di significative esperienze.
SCENARIO 8
In un’ottica così vasta, Ferrara dovrà curare aspetti di residenzialità anche per quei lavoratori che
opereranno in altre città limitrofe a forte attrazione (es. Bologna, Modena,…) ed anch’esse povere
di giovani ma con una fortissima economia. In questo nuovo scenario le percorrenze temporali tra
“poli” si dovrebbero ridurre. Risiedere a Ferrara potrebbe convenire non solo ai ferraresi pendolari
ma anche ad altri (es. Bolognesi). Ciò sarà possibile se la qualità urbana e della vita migliorerà, se la
prossimità con la campagna verrà qualificata in termini ambientali e paesaggistici, diventando un
fattore di attrazione per una vita all’insegna di un rapporto più stretto con la natura. In quest’ottica
Ferrara diventa “città-campagna”, ad elevata qualità urbana e cruciale diventa una
programmazione del capoluogo e dei paesi con uno sviluppo urbanistico compatto (come consiglia
il PTR Regionale) all’interno di vaste zone integre di campagna abbellita, sull’esempio dell’Olanda.
Spingono in questa direzione future infrastrutture come la Cispadana e la nuova tangenziale
autostradale che collegherà Cento con Argenta, il Sud e il Nord Bolognese. Cosa ne pensa?

                                                                                                 Accordo Disaccordo
68. Il Comune di Ferrara ha una estensione pari a quella dei comuni di Torino, Bologna,           88,8%     5,5%
e Napoli sommate. Una parte rilevantissima di questo territorio è costituita da superfici
agricole. Il Parco Urbano è appunto l'intreccio di città e campagna. Con il nuovo PSC,
attualmente in elaborazione, si interviene proprio a tutela di questa dimensione,
considerando il verde, anche quello agricolo periurbano, non un accessorio, ma una delle
strutture portanti della città.
69. Risiedere a Ferrara potrebbe convenire non solo ai ferraresi pendolari ma anche ad           55,5%     38,8%
altri (es. bolognesi) soprattutto se Ferrara dovesse diventare una “città-campagna” ad
elevata qualità urbana.
70. Questa è una vocazione che il territorio ferrarese ha sicuramente. Indispensabile però       72,2%     16,6%
tenere standard urbanistici di qualità e sistemi viari efficienti. La grande sfida per il 2020
è la viabilità per buona parte del territorio, in particolare per quelle zone di confine e per
i centri situati nei pressi delle reti viarie.
71. In un'ottica di spostamenti sempre più facilitati (automobilistici e ferroviari) è più       38,8%     44,4%
plausibile uno spostamento di bolognesi sui comuni della bassa bolognese che non su Ferrara
città, così come per i Modenesi che si sposteranno al massimo nel centese. La periferia di
Ferrara non offre più fattori di attrazione rispetto a quelli della periferia di Bologna.
72. La prospettiva della città-campagna è allettante, purché la città svolga realmente un        83,3%     11,1%
ruolo urbano, che oggi è pesantemente destabilizzato e che la campagna non sia solamente
un dormitorio di elevata qualità. Nel ferrarese tradizionalmente la campagna ha sempre
egemonizzato la città con risultati negativi. Bisogna trovare anche qui il giusto equilibrio.
73. Lo sviluppo di una "Città-campagna" costituisce un fattore importante per la qualità         72,2%     16,6%
della vita, ma volendo costituire un'attrattiva per i giovani che lavorano in altre province,
bisognerà creare altre opportunità nei settori della socialità, tempo libero, culturali ed
aggregative in genere che diano di Ferrara un'immagine accogliente e viva in alternativa
ad una "città natura" ma pur sempre “dormitorio”.
74. L'ipotesi è poco realistica. E' da dimostrare che una buona qualità urbana basti, di per     61,1%     27,7%
sé, a generare crescita, reddito elevato ed attrarre investimenti (e popolazione) da altre
zone. In realtà, per attuare questa ipotesi servono innovazione e ricerca, creazione di reti,
viabilità e infrastrutture.
75. La campagna attorno alla città va riqualificata. Oggi è impoverita ed anonima. I paesi        50%      33,3%
del circondario sono anonimi e senza vocazioni, decentrando servizi e mestieri che
stanno sparendo nella campagna, promuovendo il lavoro del podere, realizzando la
Ferrara- Copparo, cioè percorsi che favoriscono insediamenti esterni alla città.
76. Condivido le indicazioni del PTR regionale e accentuerei ancora di più la                    72,2%     16,6%
caratteristica di Ferrara come città-campagna, enfatizzando gli ampi spazi che
fortunatamente ancora la legano al corso del Po e al suo Delta come ha ben colto il
riconoscimento dell'UNESCO. Uno dei problemi è far vivere ai ferraresi con "orgoglio"
questo senso di città.
77. Il territorio-ambiente è la risorsa più preziosa della nostra comunità. Una politica         61,1%     27,7%
urbanistica attenta alla salvaguardia dell'ambiente e alle politiche della mobilità eco-
compatibile deve essere perseguita con grande attenzione e responsabilità. Penso che la
Cispadana basti e avanzi.
SCENARIO 9
Sulla base di scenari condivisi e di politiche pubbliche mirate e lungimiranti i cittadini ferraresi
potrebbero farsi carico di pagare per un periodo (un quinquennio?) una “imposta di scopo” che
abbia l’intento di potenziare alcuni precisi servizi di cui gli stessi cittadini godranno
successivamente. Sarebbe anche un modo per la comunità locale di partecipare, programmare in
un’ottica di lungo periodo, rinunciare nel breve per avere di più domani: quindi una “città
partecipante”. Pensa che ciò sia non solo auspicabile ma proponibile ai cittadini sempre che i
servizi e i costi aggiuntivi per autotassarsi siano chiari?

                                                                                               Accordo Disaccordo
78. Concordo su una "imposta di scopo" o di "qualità della vita" che affronti temi della        66,6%    27,7%
sanità (macchine e/o attrezzature), per giovani (progetti locali contro le droghe e per il
recupero), oppure di qualificazione di certe aree urbane (periferia) con servizi o strutture
per l'associazionismo. Una “tassa di scopo” per la disabilità degli anziani potrebbe essere
compresa, purché siano ben visibili i servizi e la loro qualità. Ovviamente, la proposta
potrebbe essere accolta purché: (1) i risultati attesi siano chiarissimi; (2) i percorsi
pensati per raggiungerli siano comprensibili; (3) esistano step di verifica che diano il
senso della concretezza delle realizzazioni.
79. Credo che i cittadini siano maturi, ma diffidenti. Sta alla classe politica riacquistare   88,8%      5,5%
quella autorevolezza e credibilità che favorirebbe l’operazione proposta.
80. La nostra provincia non deve varare nuove tasse, semmai deve imparare a spendere           44,4%     33,3%
in modo più efficiente quanto già raccoglie dai cittadini.
81. Senza aver realizzato un vero federalismo fiscale ritengo improponibile proporre ai        38,8%     38,8%
cittadini una "imposta di scopo".
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