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w 33 ARRAMPICATA SPORTIVA: di slancio e senza respiro su aridi appigli in verticalità pura Uomini e Sport - numero 33 | Novembre 2020 | Pubblicazione periodica gratuita
EDITORIALE Ci siamo lasciati con il trentaduesimo Dentro di me è stato subito chiaro l’imperativo di salvare tutto e tutti ad numero di “Uomini e Sport”, l’ultimo, ogni costo, nonostante i dubbi e le incertezze che venivano accentuate impostato quando il Covid non aveva dal dover ottemperare ordinanze che si susseguivano, incidendo anche ancora colpito duramente il nostro Paese. sui costi di gestione. Guardandoci alle spalle, sembra quasi Ho sempre cercato anche nei momenti di sconforto di vedere il lato po- incredibile tutto quello che è succes- sitivo di questa terribile situazione, pensando che in ogni settore dell’a- so, fino al punto di cambiarci la vita, zienda avremmo tutti disposto abbondantemente di quel tempo che ci soprattutto per chi è stato duramente era sempre mancato per ripensare e riorganizzare tutto ciò che aveva- toccato dalla perdita di una persona mo lasciato correre a causa di un lavoro svolto ininterrottamente nella cara. concitazione. In questo impegno vedevo coinvolto tutto il personale. Ci ritroviamo ora, a distanza di molti Abbiamo dato spazio alla remunerativa riorganizzazione del magazzi- mesi, con questo esile contatto, che ci no e del nostro e-commerce e ad una nuova impostazione gestionale, tiene comunque legati per la comune sia per quanto riguardava una ponderata valutazione degli acquisti, sia condivisione dell’interesse che abbiamo per ogni tipo di attività sporti- per assicurare una più accurata conduzione nei negozi, per migliorare va. Con la ripresa dell’uscita di “Uomini e Sport” intendiamo contribuire la visibilità degli articoli, l’accoglienza e la presentazione delle offerte a diffondere uno dei tanti segni che motivano a sperare in un graduale specifiche di ogni singolo punto vendita. ritorno alla normalità della vita sociale, senza però dimenticare il dolore Anche se da qualche mese è terminato il lockdown, non possiamo ab- di chi più ha sofferto e senza ignorare la preoccupazione di chi si trova bassare la guardia: è fin troppo evidente che si è verificato un cambia- in situazioni difficili a causa lockdown, che ha penalizzato tanti settori mento nelle abitudini del pubblico, per cui non ci si può aspettare che si della produzione, della distribuzione e della ristorazione. torni tanto presto alla situazione di prima. Questa imprevedibile pandemia è riuscita a farmi ricredere dall’opinio- Sorprendentemente c’è stata una ripresa importante nel nostro settore, ne che, come avevo espresso nel mio ultimo editoriale, nell’ambito del trainata dal mondo del ciclo e dall’outdoor, mentre hanno sofferto gli settore del commercio bastasse una gestione oculata e previdente per sport di squadra, come il calcio e il basket, per la ovvia mancanza delle prevenire tante chiusure di esercizi, quali recentemente si sono verifi- competizioni sportive, agonistiche e amatoriali. cate. L’arrivo dell’epidemia non era stato messo nel conto, ed è per questo che ho subito compreso che in questo caso la situazione avrebbe po- Mi rendo conto di essermi diffuso in una chiaccherata dove c’è tanto di tuto facilmente sfuggirmi di mano, sia per la riduzione degli incassi, sia personale: vi invito a prenderla però non come uno sfogo, ma come una per i 400 dipendenti occupati in azienda. riflessione, senza essere superficiali. In un primo tempo comunque la preoccupazione più viva proveniva dal Dinanzi ad una situazione epidemica ancora “calda”, guardo al futuro pensiero che il contagio potesse colpire me e i miei familiari. È un pen- con speranza e ottimismo, certo che ne usciremo. siero che non lascia dormire notti tranquille, tanto più che a questo su- Un caro saluto a tutti gli amici di DF Sport Specialist che spero di rive- bentrava poi l’incubo della sorte che minacciava anche i dipendenti nei dere presto alle nostre serate “A tu per tu con i grandi dello Sport”. miei negozi, e di cui mi sono sentito responsabile sotto ogni aspetto. Non potendo rimanere a lungo in questo stato di incertezza, ho pen- sato che non c’era altro da fare che rimettersi in gioco, decuplicando impegno ed energia.
SOMMARIO NOVEMBRE 2020 - ANNO XI - N° 33 Editoriale Il punto di vista 2 2 Massimo Panzeri “Un nome”: da non dimenticare 5 Carlo Pedroni Accadeva nell’anno... 8 1987 - Inverno al Fitz Roy 5 Sport a tutto campo 11 Parliamo di Arrampicata Sportiva Il ruolo del CAI Nazionale 20 Intervista al Presidente Generale 8 11 [Foto: Vladek Zumr] 24 Anche qui si trova DF Sport Specialist Per conoscere i testimonial 28 del team DF Sport Specialist [Foto: Danilo Valsecchi] 20 Tentazioni alpinistiche 35 Pilone Centrale del Frêney I consigli degli esperti 37 Arrampicata sportiva [Foto: Luca Lozza] Interviste ad alpinisti 38 Marco Ballerini 40 [Foto: Mauro Lanfranchi] Rosa Morotti Un ruolo sportivo dell’Esercito 42 Centro di Addestramento Alpino 38 Alla scoperta di vie nuove 45 [Foto: Stefano Jeantet] Zuccone Campelli 42 47 Abbiamo letto per Voi Evento di luglio “A tu per tu” 50 Serata con Manolo Fondatore: Sergio Longoni “Uomini e Sport” è consultabile e scaricabile Coordinamento della pubblicazione: online sul sito www.df-sportspecialist.it In copertina: nella foto grande, Giuseppe Zamboni Marcello Bombardi, sull’ultima presa. Redazione: Renato Frigerio Posta e risposta: Angolo dei lettori Sotto, la Nazionale Italiana di Grafica: Margherita Moretti uominiesport@df-sportspecialist.it Combinata Olimpica 2019: Ludovico Hanno collaborato: Cristina Guarnaschelli, Fossali, Michael Piccolruaz, Laura Sara Sottocornola DF Sport Specialist Rogora, Marcello Bombardi, Francesco Redazione “Uomini e Sport” Vettorata, Stefano Ghisolfi. Numero chiuso in redazione: 23/10/2020 Via Figliodoni, 14 - 23891 Barzanò - LC Laura Rogora a fine agosto ha vinto Diffusione: 8.000 copie la tappa di Briançon nella Coppa del Distribuzione nei negozi DF Sport Specialist Mondo, Lead. [Foto: Matteo Pavana]
IL PUNTO DI VISTA Se stiamo assistendo ad un boom vero e proprio nel mercato delle biciclette as- sistite da motore elettrico, come rileviamo dalla comparsa esplosiva nelle nostre strade e sui percorsi una volta proibitivi per chi non era dotato di una buona dose di potenzialità muscolare, è naturale che Ing. Massimo Panzeri, CEO di Atala ci chiediamo perché e come si è svilup- pata questa rivoluzionaria evoluzione del più antico mezzo di locomozione ad uso personale. A questi interrogativi ci ha risposto con un pizzico di orgoglio e con tanto entusiasmo l’ingegnere Massimo Panzeri, CEO di Atala, che con corag- gio e lungimiranza aveva rilevato lo storico marchio, Atala è un marchio storico per il mondo delle biciclette. Fondata nei primi anni del 900, van- ta nel suo palmares la vittoria del primo Giro d’Italia del 1909. Ha attraversato oltre cent’an- imprimendo subito una ni di storia e oggi, grazie al boom delle bici elettriche, vanta uno sviluppo a doppio zero. nuova marcia produttiva “Il ritmo di crescita sfiora il 300%, e sono convinto che si stabilizzerà, perché è un percor- di proporzioni impensabili so verso il livello naturale del mercato che il Covid ha solo accelerato” spiega Massimo per un’azienda che si tro- Panzeri, CEO di Atala. “La bicicletta è uno sport sicuro, che permette di socializzare e stare all’aria aperta, man- vava in difficoltà tali per tenendo le distanze richieste in questo momento”. cui nessun altro avrebbe Per rispondere alla richiesta crescente e sempre più attenta al dettaglio, Atala ha puntato scommesso qualcosa. tutto sulle competenze specializzate e sul Made in Italy: “Ogni fase della produzione è sotto controllo: vogliamo progettare e realizzare prodotti di assoluta qualità in termini di tecnica e prestazioni”. intervista di Sara Sottocornola “Mettiamo il cuore nei pedali” è il loro pay-off, e leggendo questa intervista, il perché è chiaro. Ing. Panzeri, parliamo della straordinaria assumendo ingegneri con competenze elettri- Inizialmente il prodotto era “NordEuropeo”, storia di Atala, fondata oltre cent’anni fa. che elettroniche, affermandoci come leader adatto solo nelle città o per gli anziani, ma Come siete arrivati ad oggi? italiani del mercato. Siamo anche i maggiori con l’avvento dei motori Bosch è comparsa È un percorso che vede tre macrofasi di cre- esportatori verso la Comunità Europea. la mountain bike elettrica, e a quel punto era scita. Il fondatore, nei primi anni del ‘900, era Oggi quanto conta per voi questo mercato? chiaro che si sarebbe sviluppato ovunque. un ex-dipendente della Bianchi, che ha fonda- L’80% del nostro fatturato arriva dalle biciclette Quando c’è stata la svolta? to Atala Milano. La seconda fase si apre nel a pedalata assistita. Produciamo solo mezzi Nel 2011. Quello delle mountain bike elettriche 1921 con Cesare Rizzato, artigiano di Padova di altissima qualità, con motori AM80, cambio è stato un vero boom. Ha aperto il mercato ai che la fa diventare il marchio leader in Italia: e Shimano, Bosch, telai in carbonio, alluminio e giovani, lo scopo non è più stato solo lo spo- non solo delle bici, perchè si afferma come il via dicendo. stamento casa-lavoro o una comodità per secondo produttore italiano di motorini dopo Quando ha rilevato l’azienda aveva già gli anziani: è diventato l’uso sportivo, il diver- Piaggio. A causa di un passaggio generazio- previsto la crescita del segmento a pedalata timento. Poi ha iniziato a diffondersi in Italia nale che non funziona si apre una crisi negli assistita? come mezzo per andare a lavorare. Qui è stato anni Novanta: l’azienda non si adegua al mer- Ni. Sapevo che in Olanda nel 2002 aveva pre- fondamentale l’uso delle mountain bike, anche cato e rischia di scomparire. Qui entro in sce- so piede il mercato della bici elettrica, molto per la conformazione del territorio, che vede na io, che poco dopo la laurea in ingegneria prima che nel resto d’Europa, ma non sapevo rilievi sulla maggior parte del nostro Paese. elettronica e un primo lavoro in Bianchi, mi se e come si sarebbe diffuso negli altri Paesi. Siamo stati tra i primi a cogliere le potenziali- sono occupato della ristrutturazione indu- Comunque ho voluto subito puntare su quello, tà di questo mercato, e la diffusione delle Mtb striale per la Banca che allora deteneva la pro- ma ci sono voluti due anni e mezzo per esse- elettriche ci ha consentito di tornare ad essere prietà. Quando l’ha messa in vendita, con un re pronti con prodotto nostro. Il primo anno esportatori verso gli altri Paesi, principalmente altro socio l’ho rilevata e mi sono lanciato in abbiamo venduto 25 bici elettriche, quest’an- l’Europa. quest’avventura, anche se molti mi sconsiglia- no circa 50.000. I primi anni facevamo grossi Oggi le bici elettriche stanno vivendo un al- vano. Dal 2005 Atala ha ricominciato a cresce- investimenti e avevamo scarsi ritorni: è stata tro boom, spinto dalle necessità di limitare re e ha subito prodotto utili. Abbiamo iniziato una scommessa perché vedevamo che quel gli spostamenti coi mezzi pubblici e stimola- ad investire sulle bici elettriche prima di tutti mercato era in grossa crescita, anche se to dagli incentivi del Governo. gli altri, sviluppando competenze specifiche e per l’Italia era un grosso punto di domanda. In questo momento, fa quasi impressione dir- 2 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
lo, abbiamo una crescita del 300%. Si stabi- lizzerà, e non tornerà indietro: sono certo che non è una bolla, ma stiamo andando verso il livello naturale del mercato di questo prodot- to. Solo che questi fattori stanno spingendo la crescita con maggior velocità. Oltre al discor- so dello spostamento casa-lavoro in bici, c’è anche il discorso sportivo: la bici dà possibilità a tutti di fare performance importanti con una preparazione media, non da atleta professioni- sta. Se vogliamo forzare un paragone, è come quando sono stati inventati gli sci carving ri- spetto agli sci di una volta: per tutti, sciare è diventato più facile, divertente e sicuro. Il lockdown e la pandemia vi hanno messo in difficoltà? Durante la pandemia abbiamo vissuto le stes- se incertezze e le stesse crisi degli altri. Alla riapertura però, tutti si sono buttati sulle bici, perché è uno sport che consente di stare all’a- ria aperta, di mantenere la distanza sociale, anche se viene praticato in squadra. La bici aiuta con questo tipo di regole che li- mitano tanti altri sport al chiuso o di contatto. Bici e sci vivranno un momento di gloria, solo che per lo sci ci vuole la neve, mentre per la bici basta che non piova: in media abbiamo 250 giorni l’anno di sole, quindi la bici ha un utilizzo potenziale altissimo. Molte persone sono forse frenate dal costo elevato di una bici elettrica? Il costo è più alto rispetto a una bici tradizio- nale, ma oggi esistono opzioni che forse non sono basse ma sicuramente abbordabili, e hanno il vantaggio di bassi costi di manuten- zione. Le bici elettriche partono da 800 Euro e per un modello medio-alto ne spendi circa 2.000 Euro. Rispetto ai motorini non ci sono tasse, non ci vuole l’assicurazione, diciamo che l’investimento si ripaga tranquillamente con l’uso. Oggettivamente ha dentro tanta tecnologia: motori, batterie, materiali che nelle auto sono presenti solo in modelli da centinaia di migliaia di Euro (carbonio, telai alluminio). Una batteria oggi dura centinaia di cicli di rica- rica, vuol dire decine migliaia di km, e comun- que anche dopo questo tempo non vanno a zero, ma semplicemente riduce la sua capaci- tà di chilometraggio. Che strada avete scelto per far conoscere il prodotto al mercato? La bici elettrica è un prodotto impossibile da L’azienda moderna e perfettamente attrezzata di proporre attraverso cataloghi o siti internet. Atala: capannoni funzionali e in stile aderente ai tempi Sin dall’inizio, ma anche adesso, abbiamo pun- attuali, lasciano subito immaginare l’efficienza che si sviluppa negli ampi spazi che consentono la massima tato tutto sulla prova pratica per far conoscere produttività. i dettagli al cliente. Abbiamo promosso tantis- simi eventi nelle piazze italiane: solo provare le bici ti fa capire quanto è fantastico usarle, solo col bike-test puoi comprendere le poten- zialità che ha e quale modello è più adatto a te. Esistono diversi tipi di motore, e peculiarità specifiche se devo usare la bici in montagna, in città o per altri scopi. Uomini&Sport | Novembre 2020 | 3
Il modello B-Rush-C7.1 di Atala, con telaio full carbon realizzato con tecnologia 3D, motore Bosch Performance CX con batteria PowerTube 625 WH, con un ottimo rapporto qualità prezzo tra i migliori della categoria. A livello di produzione, fate tutto in Italia? siamo appoggiati solo a marchi leader per le a fare sport oggi. La voglia di socializzare oltre Tutte le bici elettriche sono progettate e co- batterie ed i motori come Bosch, Yamaha, Shi- che restare in forma. struite al 100% in Italia. È una scelta precisa: mano, Samsung. Sono tutte scelte che duran- Come mai ha scelto la Brianza servono competenze tecniche, informatiche, te gli anni hanno dato i loro frutti. come sede dell’azienda? ingegneristiche e produttive molto elevate, e Oltre alle bici elettriche avete altri prodotti Io sono brianzolo, e volevo riportare l’azienda tutto il processo deve essere seguito passo in commercio? vicino a dove era nata. Ma al di là di questioni passo per ottenere un prodotto di elevata qua- Oggi siamo concentrati sull’elettrico, che ri- romantiche, qui ci sono competenze di eleva- lità. Quelle muscolari sono prodotte parzial- scuote un interesse pazzesco tra gli adulti, to livello in ogni campo: ingegneri del bacino mente all’estero. ma Atala produce qualunque tipo di bicicletta, del Politecnico, assemblatori esperti. C’è un In Italia quante sedi avete? anche quelle da bambino e le storiche BMX. contesto di imprenditori molto innovativo con Abbiamo tre siti produttivi: due tra Bergamo e Anzi, direi che il boom delle bici elettriche sta idee all’avanguardia e c’è un mercato forte nel- Brescia e uno a Monza-Brianza, poi una sede facendo da traino anche per le bici muscolari, la zona. La scelta di “tornare a casa” è quindi a Monza e una a Padova. In totale abbiamo 45 anche loro sono in crescita. anche una scelta industriale. dipendenti, ma arriviamo a un centinaio di col- Abbiamo poi la produzione di attrezzature per Come ha conosciuto Sergio Longoni? laboratori, per 50 milioni di fatturato. Stiamo il fitness, un settore in cui Atala era presente Come tutti qui nella zona: da piccolo andavo a assumendo, e lo stavamo facendo anche nel da tempo. Il mercato però è andato in diminu- comprare da lui le bici, i moschettoni, gli sci in- periodo pre-Covid: riteniamo che la crescita zione, sostituito dalle palestre. Col Covid, devo sieme a mio papà! Con Atala lavoriamo con lui del mercato sia strutturale, perciò stiamo am- dire che sta aumentando la richiesta, ma pen- da molto tempo, ed è un binomio che funziona pliando la struttura a livello di tutte le funzioni. so che sia in realtà un rimbalzo. Mentre con le molto bene. Sergio ha fatto della competenza Qual è il vostro vantaggio competitivo? bici sono certo che sia strutturale perché stia- e della preparazione il punto di forza dei suoi Il primo è che prima di tutti abbiamo investi- mo ripercorrendo ciò che è accaduto in mer- negozi, e questo per le bici è fondamentale: la to nelle bici elettriche, costruendo una storia cati più maturi del nostro, per il fitness ci sono scelta non è semplice e il prodotto dev’esse- e delle competenze specifiche, che pochi in delle questioni culturali che mi fanno pensare re spiegato per fare in modo che il cliente sia Europa hanno. Secondo, abbiamo deciso di sia solo una crescita temporanea. Fare sport contento. produrre tutto in Italia. Ma non per un discorso in casa è poco divertente, ecco il punto debo- di Paese: servono competenze tecniche eleva- le: ora c’è una necessità sanitaria, ma non cre- te in produzione e a livello di software, ed è do durerà più di un paio di anni. meglio lavorare insieme sul prodotto dall’inizio La bici invece è sicura e ti fa socializzare: è alla fine. Cito anche i fornitori: fin dall’inizio ci questo che porta la maggior parte della gente 4 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
OGNI VOLTA “UN NOME”: DA NON DIMENTICARE a cura di Renato Frigerio Carlo Pedroni, ovvero il “Kung fu” dell’alpinismo di Giuseppe “Popi” Miotti Carlo Pedroni in un’immagine simbolo e presagio della privilegiata passione che lo legava al Pizzo Badile: forse conscio che proprio sulla montagna più amata avrebbe avuto fine la sua attività alpinistica insieme alla sua stessa vita. Forse più ancora che un uomo da non dimenticare, sarà tutto da scoprire, almeno per buona parte di coloro che sono vivamente interessati alle pagine dell’alpinismo, questo Carlo Pedroni, che con evidente affetto e ammirazione ci viene qui presentato da un altro noto alpinista come Giuseppe Miotti. Anzi la reciproca stima e amicizia tra il protagonista e l’autore dell’articolo, come bene traspaiono nel testo, costituiscono per se stesse un valido elemento positivo, di cui ai nostri giorni si sono perse le tracce. Il ricordo inizia invece evidenziando come, da un tragico episodio, in tempi passati si ritornava su se stessi con sincera umiltà, e con senso di responsabilità si prendevano radicali decisioni: come fece Pedroni che non esitò a lasciar perdere la baldanza giovanile con cui stava attuando la sua passione alpinistica. Giova a tutti che ritorni alla ribalta sotto tutti gli aspetti questo straordinario innamorato della montagna, perché rimangano come fonte di ispirazione le sue numerose qualità. Oltre all’eccezionale livello delle sue arrampicate, possiamo prendere nota qui della sua meticolosa preparazione di ogni aspetto prima delle sue scalate, dell’accettazione dei più improbi sacrifici, dell’intelligente lungimiranza con cui ha individuato valide soluzioni tecniche: tutte cose che ce lo fanno considerare come una persona che vorremmo conoscere nella sua completa realtà, oltre la pur pregevole e incisiva descrizione che ne ha fatto Giuseppe Miotti. “Kung fu” significa risultato ottenuto con fatica, di risalita sulle corde, incapace di issarsi a fisico e bravura. Rapidità di esecuzione, velocità con applicazione, tecnica che ben si addice braccia, lo Zoanni, forse anche il più debole dei di salita e di discesa, dimestichezza massima all’alpinismo di Carlo Pedroni, l’uomo che più di tre, perdeva via via le forze. Alla fine, dopo una con i materiali e le tecniche di scalata: queste tutti ha cercato di creare in Valtellina una forte lunga e straziante lotta per sopravvivere, spirava erano le armi vincenti di Carlo. Ricordo ancora e solida tradizione alpinistica. a poche lunghezze di corda dalla base della le corse verso il Medale lungo la statale del Quasi certamente il suo modo di affrontare parete, quando ormai la salvezza sembrava a lago: credo di aver rischiato la morte più sulla le vette è stato profondamente segnato portata di mano. Dopo questo episodio Pedroni sua auto lanciata a folle velocità che in parete. dalla terribile esperienza vissuta sulla parete improntò il suo alpinismo verso il massimo Una volta giunti, senza un attimo di respiro Nord del Pizzo di Prata il 15 settembre 1963: rispetto per la montagna, dando ad esso si partiva per la Boga o per la Taveggia che la vicenda occorsa ai giovanissimi Antonio un’impostazione quasi scientifica. andavano salite a tempo di record, per poi Del Giorgio, Carlo Pedroni e Aristide Zoanni Egli non lasciava mai nulla al caso: preparava tornare d’un fiato a casa. A dispetto di ciò, è da annoverarsi fra le più tragiche di quegli con cura e meticolosità ogni sua scalata, anche Pedroni era celebre per la grande prudenza, che anni. Fidando troppo nelle loro forze, i tre la più banale. La viveva già prima, a casa, con spesso poteva sembrare eccessiva, ma che, per attaccarono decisi la parete, per accorgersi molta intensità. Studiava tutte le numerose lunghi anni, lo guidò in sicurezza nei più difficili subito dopo di non essere assolutamente in variabili che avrebbero potuto verificarsi e, per momenti. Affinando queste qualità, studiando grado di proseguire. Iniziarono quindi la ritirata ognuna, cercava di predisporre la soluzione e impiegando concezioni rivoluzionarie per che fu fatale: privi della necessaria esperienza, migliore. Ogni suo passo era ponderato, quegli anni, ‘Pedro’ riuscì a compiere un gran si trovarono a dover calare lo Zoanni in modo improntato alla maggiore riduzione possibile numero di ascensioni di alto livello. Era un vero che potesse raggiungere una cengia. Un errore del rischio. Tempi di percorrenza, condizioni fissato della leggerezza dei materiali che, con nella valutazione della manovra portò il giovane meteorologiche, temperatura, materiali e lungimiranza, vedeva strettamente legata al sotto uno strapiombo, lontano dalla cengia attrezzatura, abbigliamento, alimentazione, futuro dell’alpinismo, soprattutto invernale ed e fuori dalla vista dei compagni. In questa tutto era rigidamente previsto e calcolato. extraeuropeo. posizione il poveretto si trovò completamente Con lo stesso spirito, l’alpinista, nato a San Carlo Fu tra i primi ad adottare il goretex, a usare due appeso alle corde, senza poter scaricare il suo di Chiavenna il 29 giugno 1943, affrontava gli corde da otto millimetri, anziché da nove, per le peso dalla legatura che gli serrava sempre allenamenti e la preparazione invernale. ascensioni invernali e su ghiaccio, e a studiare più fortemente il torace. Più in alto, gli amici, Ogni uscita, anche la più banale, era vissuta con spesso improbabili soluzioni per sacchi a pelo ignari dei sistemi di autosoccorso, assistevano l’impegno di una grande salita; ogni scalata, ultraleggeri, ma sufficientemente caldi. impotenti alla lotta di Aristide per alleggerire specie quelle sulla sua palestra preferita, la Ma per un’altra caratteristica era famoso: la sua l’implacabile stretta. Non conoscendo i sistemi Corna di Medale, era un mettere alla prova quasi masochistica accettazione di sacrifici Uomini&Sport | Novembre 2020 | 5
Era una sua caratteristica anche l’ambizione di essere il primo a superare in invernale le vie più impressionanti, come questa del tentativo al Pilastro ENE del Badile, che sta effettuando insieme a Tiziano Nardella. incredibili, forse persino eccessivi, e giustificati neve, un muro compatto e liscio di 15-20 metri da Antonio Forni, Pietro Ghetti, Franco Gugiatti solamente dalla sua divorante passione per la ci separava dalla cima. La visibilità era quasi e Carlo Pedroni), quest’ultima per certi versi montagna. Come ho scritto, ogni più piccola azzerata, la neve e la sottile patina di lichene un’impresa d’avanguardia assoluta. Accanto gita o scalata erano per Carlo un allenamento: che ricopriva la roccia rendevano impossibile ad un’intensissima, quasi “maniacale”, attività ma per averlo conosciuto bene, oserei dire che la scalata. Usando tutte le sue magie alpinistica che lo vedeva impegnato su ogni considerava anche le scalate più impegnative d’artificialista e sfruttando alcuni funghetti tipo di terreno e in ogni stagione, Pedroni seppe una preparazione verso un’irraggiungibile di roccia, passandoci attorno il cordino delle anche dedicarsi, con passione e altruismo, a meta ideale. Ricordo salite fatte con tempo staffe, Carlo riuscì tuttavia ad arrivare a tre tutte le iniziative della Rezia prima e del CAI umido e uggioso in Val Torrone, solo per fare metri dall’uscita per poi arrestarsi impotente Valtellinese poi. La sua presenza, nei corsi di due lunghezze di corda sulla parete della di fronte a un tratto liscio e compatto. Fedele alpinismo e sci alpinismo, come INSA e nelle Meridiana dove pendevano nel vuoto dei mazzi all’attenzione verso i minimi particolari, esercitazioni di Soccorso Alpino, era sempre di chiodi, forse abbandonati da Taldo, Nusdeo fortunatamente aveva portato un paio di garantita. La serie impressionante delle e compagni. Ricordo una salita sulla parete chiodi a pressione per rendere più sicure le sue scalate proseguì per tutti gli anni 70 del del Torrione Porro sotto la neve e innumerevoli calate lungo il camino Est, e grazie ad uno di Novecento, con la ripetizione di vie importanti altre “scampagnate” quasi sempre sotto la questi, piantato sotto l’infuriare della tempesta, su tutto l’arco alpino: la Ratti-Vitali all’Aiguille pioggia, perché in quegli anni... pioveva sempre. riuscimmo a fuggire da lì. Noire de Peutérey con Franco Gugiatti, lo Forse questo modo di vivere la montagna, Oltre che diabolico arrampicatore con chiodi e sperone Walker alle Grandes Jorasses, la Ovest piuttosto stressante, toglieva all’amico parte staffe, Pedroni era anche un ottimo scalatore delle Petites Jorasses, la Carlesso e la Cassin del piacere che dona la scalata: ma pareva che libero, e per molti anni fu il compagno preferito alla Torre Trieste col giovanissimo Gianpietro un fuoco inestinguibile alimentasse questo da Pietro Ghetti, alpinista poco noto ai più, ma Scherini, sono solo alcune. Ma l’autentico atteggiamento. Anche oggi, guardando le in quel periodo fra i migliori d’Italia. Sul finire pallino del “Pedro” era l’alpinismo invernale. foto che ritraggono ‘Pedro’, è difficile trovarne degli anni 60, un forte gruppo di scalatori, fra i Lo testimoniano le prime dello spigolo qualcuna in cui lo si veda in atteggiamento quali spiccavano Tullio Speckenhauser, Franco Gervasutti alla Punta Allievi salito con Franco rilassato e sorridente. Gugiatti, Pietro Ghetti e lo stesso Pedroni, si Gugiatti nel 1971; della parete Nord-ovest del Carlo Pedroni è stato il mio vero maestro era separato dalla Sezione Valtellinese del Badile, via Castiglioni, con Franco ed Ermanno d’alpinismo e naturalmente, come fanno tutti CAI, creando il Gruppo Rezia, espressione Gugiatti nel 1974; della via Bramani alla Punta gli allievi, l’ho più tardi lasciato. Con lui, oltre alla dell’eccellenza alpinistica locale. Proprio negli Rasica con il sottoscritto nel 1975. Sono prima invernale della via Bramani alla Rasica, anni d’oro del Rezia, Pedroni fu fra i principali poi innumerevoli i tentativi invernali a salite feci la prima ripetizione della via Nardella sulla protagonisti di importanti imprese. impressionanti come: la via del Centenario alla parete Sud del Cavalcorto. Qui l’amico mostrò Voglio rimarcare quanto egli tenesse a quel Punta Ferrario, il pilastro Est-nord-est del Badile tutta la sua tempra, oltre che la validità delle mitico 1969, quando, fra le altre scalate, la tentato con Tiziano Nardella (che poi lo salì sue idee. Il secondo giorno di scalata, nel sua attività annuale culminò con la terza salita d’estate con Daniele Chiappa, Giulio Martinelli grande camino sommitale fummo investiti da alla via Nusdeo-Taldo sulla parete Sud-est e Elio Scarabelli), la Sud del Pizzo Argent, con un fulmine, che paralizzò il mio braccio, cui del Picco Luigi Amedeo, la prima alla parete Gugiatti e Ghetti, o l’integrale alla Cresta di seguì subito una intensissima nevicata. Sulla Sud-est di Quota 3225, e la prima traversata Peutérey sempre con Nardella. Si affacciò cengia finale, coperta da trenta centimetri di invernale Roseg-Scerscen-Bernina (effettuata anche sul mondo dell’alpinismo extraeuropeo, 6 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
A fianco: il suo piacere di vivere la montagna nel pieno dell’inverno gli consentiva di riuscire a cogliere anche le più impensate opportunità, come fece con la prima traversata invernale di Roseg-Scerscen-Bernina, realizzata assieme a Franco Gugiatti e Antonio Forni nel 1969. (Da sinistra, nella foto di Pietro Ghetti). La conquista in prima invernale della via Bramani alla Punta Rasica, realizzata nel 1975 insieme all’autore di questo articolo, può essere considerata una delle più significative espressioni della sua attitudine per le invernali. con una spedizione del CAI Valtellinese al Nevado Rasac Principal, assieme a Vincenzo Fagioli, Franco Gugiatti, Edgardo Gazzi e la milanese Elena Bordogni. Più tardi, compì diverse esperienze, meno impegnative, sui monti himalayani. Con una simile attività, nel 1976, Carlo Pedroni sarà il quinto valtellinese a diventare Accademico del CAI, titolo che però non considerava un traguardo, ma un nuovo punto di partenza. Il mondo alpinistico di Pedroni, però, restava particolarmente legato alle Alpi, che ogni estate percorreva in lungo e in largo per ripetere le vie più importanti. Era invece meno interessato all’apertura di nuovi itinerari, ma riuscì a legare il suo nome alla montagna che forse amava di più, il Pizzo Badile. Nell’estate del 1984, con Camillo Selvetti e Alberto Rossi, tracciò una via direttissima sulla parete Sud-est, oggi considerata una delle vie classiche sul versante meridionale della A parte la sua nota montagna. Purtroppo, sulla montagna che preferenza per le gli aveva dato tante soddisfazioni, l’alpinista montagne di casa, perdeva tragicamente la vita l’anno successivo. non disdegnava conoscere e Risalendo il canalone del Cengalo, fra la Est del conseguire Badile e la Nord-ovest del Cengalo, al ritorno importanti da un tentativo alla via Kosterlitz, Carlo veniva esperienze su ogni colpito da una scarica di sassi staccatasi a tipo di terreno: causa del caldo intenso. Scompariva una se poi si trattava delle Dolomiti, delle figure alpinistiche più rappresentative del si vede con quanto panorama alpinistico valtellinese, un ottimo ardore e passione arrampicatore, completo su tutti i terreni, un sta affrontando uomo buono e sensibile, forse a volte troppo la classica via preso dalla sua stessa passione che raramente, Carlesso sulla Torre Trieste. in vetta, gli concedeva spazio per la gioia e per qualche attimo di pace, trascinandolo immediatamente verso altri traguardi. Le fotografie sono state recuperate dall’archivio di Carlo Pedroni. Uomini&Sport | Novembre 2020 | 7
ACCADEVA NELL’ANNO... 1987 a cura di Renato Frigerio Se, come è stato affermato, la storia è maestra di vita, è opportuno non dimenticare questa massima specialmente quando, piuttosto che di guerre e battaglie, ci parla delle consuetudini e della mentalità di coloro che ci hanno preceduto. Non può essere una for- zatura riferirci in questo senso all’articolo che segue, solo perché i fatti riportati risalgo- no solo a tre decenni fa: nelle nostre ultime generazioni, per la supersonica velocità dei ritmi che ci stiamo imponendo, la percezione degli anni che passano li allontana sempre più considerevolmente da noi. Leggeremo allora negli avvenimenti e nelle considerazioni qui raccontate l’aspetto diver- so di come allora veniva inteso e praticato l’alpinismo, trovandolo semplicemente nella passione autentica dei tre giovani alpinisti che si erano decisi di affrontare un’impegna- tiva spedizione extraeuropea senza lasciarsi intimorire né dai costi proibitivi che si sta- vano accollando né dalle difficoltà logistiche insite nell’organizzazione. Che contava era poter raggiungere l’importante obiettivo alpinistico che li aveva attirati: ed è sintomatico che poi la descrizione della loro arrampicata proceda nell’essenzialità che la rende certo un po’ scarna, quando neppure accenna ai gradi della scala di difficoltà che si succedeva- no nella progressione, ma che proprio così evidenzia come nella loro mente fosse fissata Un suggestivo momento di relax, al riparo dalle soltanto la meta che albergava nel loro cuore. intemperie e riscaldati dalla fiamma che illumina È la nostalgia di questa passione soprattutto che ci fa riflettere e un po’ rimpiangere un il bivacco al Campo base Rio Blanco: si riconoscono, da sinistra, Dario Spreafico, Paolo Crippa, Danilo Valsecchi. articolo scritto con grande ma profonda semplicità, INVERNO AL FITZ ROY di Dario Spreafico In una città come Lecco, dove il solo nome richiama alla mente immagini di montagna e di arrampicatori, la grande tradizione alpinistica ha ancora il potere di spingere dei giovani ad affrontare fatiche, rischi e sacrifici per la semplice soddisfazione di ottenere una conquista in montagna. Forse in questo momento particolare della pratica dell’alpinismo, chi come noi si richiama all’alpinismo di altri tempi costituisce un capitolo a sé: ma per me rischio, fatica e sacrificio sono tre componenti essenziali dell’andare in montagna, affascinato dallo spirito d’avventura e con la vo- glia di andare sempre avanti. È proprio questa voglia che ti spinge a tentare avventure sempre diverse e, quando ti riesce, qualitativamente migliori: ed è anche per questo che si decide di partire in pochi, con il minimo di materiale, sorretti in cambio da una preparazione fisica e psicologica molto forte. Dopo aver meditato di orientarmi ad una montagna dell’Himalaya, dis- suaso soprattutto dalle previsioni delle difficoltà di ordine burocratico che qui si incontrano, la mia scelta cade sulla Patagonia ed in particolare sul Fitz Roy. Il pilastro Est, aperto da amici lecchesi e ancora inviolato d’in- verno, mi attirava per la sua linea esteticamente perfetta e certamente mi avrebbe consentito di misurarmi con qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo ancora sperimentato. 17 luglio 1987: sono con me, Paolo Crippa e Danilo Valsecchi. Partiamo da Linate con l’intenzione di tentare la ripetizione del pilastro Est, lungo la via dei Ragni, aperta nel ’76. Dopo i soliti problemi di viaggio, ma, tutto sommato considerata la sta- gione, molto rapidamente, il 23 siamo al Campo base Rio Blanco. Sistemiamo il Campo, sostituiamo il telo del tetto e facciamo tutti quei piccoli lavori che ci permettono di trascorrere nel miglior modo possibile la nostra permanenza qui. Nei giorni successivi effettuiamo parecchi viaggi di rifornimento alla base Già da lontano, provenendo dalla Laguna de los Tres al Paso Superior, del pilastro, dove scaviamo una truna come campo avanzato. Il tempo è la tipica sagoma del Fitz Roy appare nella sua imponente maestosità, mediocre e le condizioni del terreno e della montagna sono buone. sovrastando le spettacolari guglie della Patagonia. Verso il 26 purtroppo il tempo cambia e per alcuni giorni nevica. Quando 8 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
il primo di agosto, con tempo variabile, risaliamo al campo avanzato, il paesaggio è molto cambiato. È caduta molta neve, e pur avendo gli sci (tra l’altro essenziali per muoversi) facciamo molta fatica. Una volta arrivati al punto della truna, constatiamo che purtroppo una slavina dalla parete o il lavoro del vento hanno coperto la truna stessa e la corda di segnalazione. Scaviamo per delle ore e, pur avendo dei riferimenti su roccia e la certez- za di scavare nel punto esatto, l’enorme quantità di neve non ci permette di ritrovare il materiale. Dopo un bivacco d’emergenza, sfiduciati e con brutto tempo, torniamo al Campo base, dove nei giorni successivi, fatto il punto della situazione e valutato il materiale a disposizione, decidiamo di tentare la salita per la Un altro ostacolo che si oppone al loro tentativo viene superato da via Franco-Argentina dello Sperone Sud, sempre del Fitz Roy. Danilo Valsecchi in traversata alla Brecha de los Italianos. Il giorno 5 il tempo migliora, l’altimetro (contrariamente a quanto succe- de d’estate, d’inverno funziona) si abbassa notevolmente e per la famosa legge matematica il nostro morale sale. Prepariamo tutto e il 6 alle 3 di mattino siamo già in cammino: raggiungiamo la base del canale che porta alla “Brecha de los Italianos” verso le 11. Subito ci rendiamo conto dell’enorme quantità di neve accumulatasi nel canale; salire di lì sarebbe troppo pericoloso e faticoso. Quindi, dopo un paio d’ore trascorse a nuotare e battagliare per superare la crepaccia ter- minale, saliamo sulle rocce a destra del canale con delle lunghezze di mi- sto e artificiale e solo alla 1 di notte troviamo un terrazzino per bivaccare. Il giorno 7 riprendiamo la salita appena fa chiaro (le 9), raggiungiamo l’intaglio a Sud della cima, 2627m, indicato come “Brecha” e, valutate le buone condizioni del tempo e della parte verticale della via, ci alleggeria- mo un po’ lasciando un piccolo deposito d’emergenza. Attacchiamo la parte verticale e nuovamente solo alle 23 riusciamo a trovare un piccolo pendio di ghiaccio, dove intagliare una ridotta cengia per poter piazzare la tendina da bivacco. 8 agosto: è ancor buio quando, sistemato tutto, ci prepariamo a partire. Continuiamo la salita per diedri e fessure su roccia stupenda, con qual- che problema per il ghiaccio e la neve che intasa alcune fessure. Verso le Dario Spreafico in arrampicata nel cuore della parete, alle prese con la solidità del granito di questa splendida via. 16 arriviamo al punto dove la parete comincia a perdere la sua verticalità e, trovata una cengia, abbandoniamo lì tutto il materiale da bivacco. Saliamo ora più veloci e leggeri verso la cima, 3405m, che raggiungiamo alle 18.15’. Il tempo per le foto e un attimo di felicità, poi il freddo e la preoccupazione per la discesa ci riportano alla realtà: scendere. Dopo tre calate si è già fatto buio. Abbiamo due pile, e con quelle conti- nuiamo a scendere. Dopo un po’, una pila si esaurisce: ancora due calate e anche l’altra per solidarietà si spegne, e ci fa passare un paio d’ore di paura. È solamente verso l’una, più per fortuna che per abilità, che mi ritrovo sulla cengia dove abbiamo il materiale da bivacco. Grido a Paolo e Danilo la mia felicità e, appena mi raggiungono, dico loro che una “bife de lomo” con patatine fritte una volta giunti a Calafate me la devono proprio offrire. Siamo contenti e sollevati mentre, preparato qualcosa di caldo, ci infilia- mo nei sacchi piuma. L’idea di un bivacco senza sacco con una tempe- ratura di -20°, senza poter bere e mangiare niente, proprio non ci entu- siasmava. Appena fa chiaro riprendiamo a calarci, raggiungiamo la “Brecha” e con- tinuiamo sino alla base, dove arriviamo verso le 16. Il tempo è peggiorato e c’è un vento degno del luogo: sembra che il Fitz Roy prima di salutarci voglia mostrarci ancora una volta la sua faccia peggiore. Infiliamo gli sci e nella bufera scendiamo verso la Laguna de los Tres al Paso Superior. Alle 19, stravolti ma felici ci possiamo stringere la mano al Rio Blanco. I giorni successivi sono la storia di tre amici contenti e sod- Paolo Crippa in una fase impegnativa, forse critica, della progressione disfatti che hanno avuto la fortuna di vivere questa avventura grazie al finale sulla granitica parete. loro affiatamento, alla fiducia e a tutti gli aiuti ricevuti da amici e sponsor. Soprattutto grazie al Fitz Roy, che ci ha fatto sì qualche sgambetto, ma è anche stato e diventato un grande amico. Uomini&Sport | Novembre 2020 | 9
Dopo l’impegnativa ascensione lungo la parete Ovest, percorsa in stile alpino, i tre alpinisti meritano di gustarsi sulla vetta del Fitz Roy l’incontenibile soddisfazione per la conquista di un prestigioso obiettivo. Nello splendido scenario della Patagonia, dominato dal mitico Cerro Torre, Paolo Crippa e Dario Spreafico esultano nella foto scattata da Danilo Valsecchi. L’esperienza vissuta al Fitz Roy è stata certamente dura, ma per me sa- rebbe un enorme piacere poterla ripetere in modo simile. Passare tan- ti giorni su una montagna d’inverno, con due soli compagni, lontani da casa qualcosa come 15.000km, e coscienti del fatto, che qualunque cosa fosse successa, nessuno ci avrebbe potuto aiutare, mi ha fatto provare sensazioni profonde, come l’amicizia e la dipendenza dai miei compagni. In quelle distese di neve e di ghiaccio, il ricordo di chi aveva avuto fiducia in noi e ci aveva dato il suo aiuto (il Gruppo Ragni, il Gruppo Gamma, il CAI Lecco, la concessionaria FIAT di Colombo Pisati, le azien- de Ciesse Piumini, Koflach, Abrio, Vaude, Trezeta, Barba Sport) ci offriva la sicurezza e ci spronava a non desistere. Sacrifici, pericoli e rischi hanno rafforzato l’amicizia e l’affiatamento di noi tre: e tuttavia credo che sarebbe bello affrontare altre esperienze an- che con amici diversi, per riscoprire nei momenti difficili il comportamen- to di persone che si conoscono ed aumentare così il proprio bagaglio di esperienze umane. Si è ormai avviata la discesa dalla Supercanaleta in corda doppia, ma il cuore rimarrà a lungo ancora su questa vetta che ha segnato una tappa significativa della loro vita. L’articolo è tratto da “Alpinismo” – Bollettino numero 90 – Annuario 1989 del Club Alpino Accademico Italiano. Le fotografie ci sono state offerte da Danilo Valsecchi. 10 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
SPORT A TUTTO CAMPO LE GENERAZIONI IN ATTESA DEL FUTURO TERMINE DI CONFRONTO Arrampicata Sportiva: l’arte di arrampicare, sapendo che il premio che ti aspetta non è una vetta più vicina al cielo, ma la soddisfazione di poter sfidare anche le pareti più lisce e verticali di Renato Frigerio Le interviste a cura di Sara Sottocornola Nel lungo percorso attraverso il quale abbiamo incontrato numerose discipline sportive, dove si distinguono le differenti scelte che accen- dono il tifo e l’interesse di tanti appassionati, si sono più volte presentati degli spazi che avevano un’evidente origine dalle normali esi- genze e abitudini dell’uomo. Esistono certa- mente anche delle attività sportive che sono state introdotte a partire da precedenti ele- menti ludici che un tempo venivano praticati per passatempo o gioco, a scopo di diverti- mento e poi di sfida: li vediamo per esempio in tutte le specialità dove si usa la palla, nelle va- rie dimensioni e forme, come la troviamo nel calcio, nel basket, nel tennis, nel rugby, nella pallavolo. In altri casi la disciplina si è invece sviluppata partendo addirittura dalla costitu- zione fisica e dalle abitudini dell’uomo, e la tro- Anche i semplici allenamenti non mancano di richiamare appassionati e curiosi: viamo evidente nella gare di marcia e di corsa, qui si svolgono all’interno del Palazzo a Vela di Torino, dal 1987 la prima e la più grande palestra nelle regate e nel nuoto, nella stessa bicicletta. di arrampicata d’Europa. Ciò che era stato un mezzo per raggiungere uno scopo preciso assume il ruolo autentico catalogate e dotate di normative giuridiche e si basa su ancoraggi permanenti fissi alla di fine a se stesso. Non è difficile vedere che regolamentari, formule e appositi calendari. roccia come protezione/sicurezza. Il termine sotto questo aspetto si può inquadrare anche È una disciplina tipica delle più recenti gene- è usato in contrapposizione all’arrampicata l’Arrampicata Sportiva: arrampicare quando razioni, e come tale non può trovare nessun tradizionale o trad, facente uso invece di pro- era indispensabile per raggiungere una vetta, confronto con atleti datati: questo il motivo tezioni amovibili come nut e friend. Poiché l’e- costretti spesso a superare pareti vertiginose per cui nella nostra rubrica “Sport a tutto cam- quipaggiamento è usato esclusivamente per e repulsive, è diventato ora anche uno sport a po” verrà a mancare il consueto riscontro con l’assicurazione, e non per aiutare la progres- tutti gli effetti. È successo attraverso passaggi gli atleti del passato. Poiché questa verifica sione, l’arrampicata sportiva è considerato un progressivi, distribuiti in un lungo spazio tem- si renderà possibile non prima di una decina tipo di arrampicata libera. Per quanto riguar- porale, ma ora è stato accreditato come una d’anni, anche l’arrampicata sportiva subisce la da le competizioni l’arrampicata sportiva è reale disciplina sportiva, che attira sempre più sorte toccata al Parapendio, venendo consi- regolamentata a livello internazionale dall’In- numerosi praticanti, sempre più stimolati nel derata tra “Le generazioni in attesa del futuro ternational Federation of Sport Climbing”. reciproco confronto. termine di confronto”. In Italia il punto di riferimento dell’Arrampicata Le competizioni iniziali, che immaginiamo si Che cosa si intende poi per “Arrampicata Spor- Sportiva si identifica nella FASI, la Federazione siano svolte come gioco tra amici, sono cul- tiva” lo possiamo specificare con i semplici dell’Arrampicata Sportiva Italiana, ammessa minate rapidamente in gare autentiche, che ed essenziali termini con cui viene definita ufficialmente al CONI, dotata di apposito sta- sono state prese in considerazione dai mas- da Wikipedia, l’enciclopedia libera: “L’arrampi- tuto, regolamento e strutture. simi organismi competenti e opportunamente cata sportiva è uno stile di arrampicata che La FASI, dopo il rinnovamento delle ultime vo- Uomini&Sport | Novembre 2020 | 11
tazioni che hanno portato all’elizione di Davi- liani giovanili non si sono potuti svolgere ma gradi di difficoltà al limite delle capacità uma- de Battistella come Presidente e un consiglio si è riusciti a ripartire con tre importantissimi ne, come del resto si verifica in tutte le disci- Federale compatto e operativo sta intrapren- appuntamenti, quali i tre Campionati Italiani pline dell’arrampicata e come pure in tutti gli dendo un percorso di rinnovamento e sviluppo senior di specialità (Lead, 12-13 settembre a altri sport. Ad ogni presa viene assegnato un che la porta a diventare Federazione Sportiva, Brunico, Speed, 26 settembre a Mezzolombar- punteggio progressivo e ha due valori: “tenuta” in quanto attualmente è Disciplina Sportiva do, Boulder, 17-18 ottobre a Roma). se viene impugnata; “utilizzata” se, dopo aver- Associata. In questi giorni estivi al Centro Federale di Arco la impugnata, si inizia un movimento che però Ad oggi conta più di 250 Società affiliate e si sono svolti i raduni di preparazione per le non permette di raggiungere la presa succes- 43.000 tesserati suddivise in tutte le regioni squadre senior e dal 27 agosto al 6 settembre siva. Il massimo punteggio si ha nell’arrivare d’Italia. Le società sportive operano sul territo- si sono tenuti collegiali di allenamento e se- con entrambe le mani all’ultima presa: il “top”. rio per la promozione e lo sviluppo dello Sport lezione per le squadre giovanili. Sta partendo Si può effettuare con la corda di sicurezza dall’al- dell’arrampicata: al loro fianco la Federazione inoltre un progetto più ampio al fine di prepa- to, nei giovanissimi, o con corda dal basso. supporta le società stesse con la formazione rare i futuri atleti con obiettivo Olimpiadi 2024 Velocità (Speed). La specialità di velocità, det- dei tecnici, istruttori, allenatori, giudici, al fine a Parigi, dove, se confermato, il nuovo format ta comunemente Speed, consiste nel comple- di rendere la crescita della disciplina struttura- prevede l’assegnazione di due medaglie, una tare una via (normalmente di grado medio/ ta e conforme ai regolamenti CONI. per specialità Speed e una per la combinata basso) nel minor tempo possibile. La FASI ha al suo interno le squadre nazionali Boulder e Lead. Sulla base di questo nuovo Dal 2007 la IFSC ha omologato un muro di che portano i suoi atleti a competere nei cir- format è partito un progetto guidato dal Com- arrampicata di 15m dove effettuare le com- cuiti internazionali, quali la Coppa Europa e la missario tecnico, Tito Pozzoli, al fine di prepa- petizioni. La via da competizione è fornita di Coppa del Mondo, con i relativi Campionati rare gli atleti stessi nel miglior modo possibi- un sistema di cronometraggio alla partenza e Europei e Mondiali. Gli atleti delle squadre na- le. Il progetto prevede di iniziare a lavorare a all’arrivo, un sensore in cima alla via che per- zionali sono affiliati alle società sul territorio partire dagli atleti di categorie U14 e U12 con mette agli atleti di fermare il tempo. La via vie- e hanno solitamente propri allenatori che ne l’obiettivo di intraprendere un percorso struttu- ne salita in moulinette, cioè con corda dall’alto, seguono la preparazione. La Nazionale acco- rato per la formazione degli atleti ancor prima in modo che l’atleta possa concentrarsi solo glie al suo interno gli atleti che nel corso della di poter accedere alle squadre nazionali. sul tempo di salita. stagione e secondo i criteri di selezione risul- Le gare si svolgono nelle diverse specialità di: Boulder. La specialità chiamata Boulder consi- tano averne le caratteristiche. Vengono poi Difficoltà (Lead). La specialità di difficoltà, ste nel dover arrampicare su vie basse, mas- organizzati raduni di allenamento collegiale o detta comunemente Lead, consiste nell’effet- simo 4 m, dove il punto più basso del corpo selezione per poter preparare gli atleti stessi tuare una scalata su vie che aumentano di non deve superare i 3 metri, di diversa difficol- alle competizioni internazionali. A partire dallo difficoltà progressivamente fino a raggiungere tà, senza l’uso dell’imbragatura (l’incolumità è scorso giugno la FASI ha firmato un accordo con il Comune di Arco per la gestione del Clim- bing Stadium di Arco per utilizzarlo quale Cen- tro Federale mettendolo a disposizione della squadra olimpica e delle squadre nazionali Se- nior e Junior, un Centro Tecnico Federale all’al- tezza del fabbisogno dei suoi atleti azzurri. Le competizioni si suddividono in ambito re- gionale, o nazionale. Nei cui circuiti si vanno a misurare gli atleti stessi suddivisi per diver- se categorie giovanili sino alle competizio- ni Senior. In ambito giovanile ogni stagione parte con i circuiti regionali da cui verranno selezionati i migliori atleti che potranno così accedere alle finali nazionali che eleggono i Campionati Italiani giovanili delle varie catego- rie e specialità. Le competizioni Senior sono strutturate su circuiti di Coppa Italia per le tre specialità (Boulder-Lead-Speed) e con le finali nazionali che aggiudicano i titoli di Campioni Italiani. Quest’anno, come sappiamo tutti è estremamente particolare e i Campionati Ita- 12 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
assicurata da materassi para cadute). Richie- Sono previste competizioni specifiche in ordi- cuito internazionale di gare che si svolge ogni de uno sforzo di breve durata ma di massima ne di età: anno per ogni singola disciplina. intensità e prevede una serie limitata di movi- Senior. Campionato del mondo: competizio- Giovanili: Campionato del mondo giovanile, menti, 7-8 di media. Bisogna partire con tutti e ne biennale, a cui possono partecipare atleti competizione annuale riservata ai ragazzi quattro gli arti appoggiati su prese obbligate di ogni nazione, in cui sono presenti le tre di- under20 di ogni nazione. Campionato euro- di “start” per completare il percorso che cul- scipline ufficiali (Lead, Speed e Boulder), più peo giovanile: competizione annuale riserva- mina con un “top” (presa finale), che dev’es- le gare paraolimpiche. Campionato europeo: ta ai ragazzi under20 di nazionalità europea. sere tenuto dall’atleta per almeno tre secondi competizione, che si effettua ad anni alterni ri- Coppa Europa giovanile: circuito internaziona- consecutivi. Vengono contati il numero dei spetto al mondiale, a cui possono partecipare le di gare, riservata ai ragazzi under20 di na- tentativi impiegati nel raggiungere il “top” in un solo atleti di nazionalità europea, in cui sono zionalità europea, che si svolge ogni anno per tempo determinato. Si ha, inoltre, una presa presenti le tre discipline ufficiali. ogni singola disciplina. intermedia chiamata “zona”, che attribuisce Campionato nazionale: competizione annuale Nella pagina a fianco, sempre da sinistra, un ulteriore punteggio, sempre a seconda del svolta in ogni nazione, in cui sono presenti le in alto: Stefan Glowacz, Catherine Destivelle numero di tentativi impiegati per raggiungerla. tre discipline ufficiali. Coppa del mondo: cir- e Luisa Iovane; in basso: Patrick Edlinger e Roberto Bassi. Uno sguardo storico Nel 1985 si svolge Sport Roccia, sulla parete storica dei Militi, nell’Alta Valle Stretta sopra Bardonecchia, la prima competizione internazionale di arrampicata della storia. In questa occasione, le gare che si sono svolte dal 5 al 7 luglio, sono state vinte nel settore maschile dal tedesco Stefan Glowacz, davanti al francese Jackie Godoffe. Primo tra gli italiani si classificò Roberto Bassi. Nell’ambito femminile la francese Catherine Destivelle vinse davanti alla nostra Luisa Iovane. Nel 1986 imponente fu la manifestazione organizzata sulle pareti del Colodri ad Arco di Trento e Bardonecchia, dove in rappresentanza di 14 Nazioni, 192 iscritti si dettero battaglia dal 4 al 6 luglio ad Arco e dall’11 al 13 a Bardonecchia. Per la categoria maschile nell’ordine: vinse il francese Patrick Edlinger, secondo si classificò l’inglese Ben Moon: sempre Roberto Bassi primo tra gli italiani. Nella classifica femminile Catherine Destivelle si piazzò al primo posto davanti all’americana Lynn Hill. Nel 1985 e 1986 Sport Roccia viene anche utilizzato per proclamare il Campione italiano, conferendo il titolo agli atleti italiani meglio piazzati. Dato il grande successo delle prime competizioni di arrampicata nel 1987 viene fondata a Torino la Federazio- ne Arrampicata Sportiva Italiana. Nel 1989 si svolge la prima Coppa del mondo Lead di arrampicata organizzata dall’UIAA, circuito di gare organizzato annualmente. Nel 1990 la FASI viene riconosciuta dal CONI Disciplina Sportiva Associata. Nel 1991 si svolge il primo Campionato del mondo di arrampicata, evento a cadenza biennale, e solo dal 1992 si svolge il primo Campionato europeo di arrampicata (sem- pre a cadenza biennale). Dal 1998 si introduce la prima Coppa del Mondo Speed di arrampicata, circuito di gare organizzato annualmente e un anno dopo vede la luce la prima Coppa del mondo Boulder di arrampicata, a cadenza annualmente. Nel 2007 nasce l’International Fe- deration of Sport Climbing (IFSC) staccandosi dall’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche), passo fondamentale per arrivare al sogno olimpico. Infatti nel 2010 l’IFSC viene riconosciuta dal CIO e solo un anno dopo viene inserita l’arrampicata in una rosa di otto sport, uno dei quali parteciperà ai Giochi olimpici del 2020. Nel 2016 il Comitato Olimpico comunica ufficialmente che l’arrampicata sporti- va parteciperà alle Olimpiadi. Le Olimpiadi di Tokjo 2020 segnano l’ingresso ufficiale dell’Arrampicata Sportiva, per questa “prima volta” il CIO ha deciso di attribuire una sola medaglia a questo Sport. L’IFSC per non penalizzare nessuna delle tre discipline ufficiali, ha deciso di parteci- pare con una competizione in cui tutti gli atleti si devono confrontare in tutte, nasce Non necessita di commenti l’impressionante affollamento degli appassionati accorsi a Bardonecchia così la Combinata Olimpica. Come prima prova c’è la Speed, seguita dal Boulder e a per seguire le gare di Sport Roccia ’85. chiudere è la Lead. Alle Olimpiadi partecipano 20 uomini e 20 donne selezionate attra- verso un complicato meccanismo del regolamento. Dopo una fase di qualifica i primi otto si confronteranno nella finale ripetendo tutte e tre le discipline per aggiudicarsi le medaglie. Siamo vivamente grati a Roberto Capucciati e Davide Manzoni per la loro competente e preziosa collaborazione, e a Gianmario Besana per il totale contributo fotografico. Uomini&Sport | Novembre 2020 | 13
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