33 w - DF Sport Specialist

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                                                                                33
                                                                                ARRAMPICATA SPORTIVA:
                                                                                di slancio e senza respiro
                                                                                su aridi appigli in verticalità pura
Uomini e Sport - numero 33 | Novembre 2020 | Pubblicazione periodica gratuita
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EDITORIALE

                                    Ci siamo lasciati con il trentaduesimo      Dentro di me è stato subito chiaro l’imperativo di salvare tutto e tutti ad
                                    numero di “Uomini e Sport”, l’ultimo,       ogni costo, nonostante i dubbi e le incertezze che venivano accentuate
                                    impostato quando il Covid non aveva         dal dover ottemperare ordinanze che si susseguivano, incidendo anche
                                    ancora colpito duramente il nostro Paese.   sui costi di gestione.
                                    Guardandoci alle spalle, sembra quasi       Ho sempre cercato anche nei momenti di sconforto di vedere il lato po-
                                    incredibile tutto quello che è succes-      sitivo di questa terribile situazione, pensando che in ogni settore dell’a-
                                    so, fino al punto di cambiarci la vita,     zienda avremmo tutti disposto abbondantemente di quel tempo che ci
                                    soprattutto per chi è stato duramente       era sempre mancato per ripensare e riorganizzare tutto ciò che aveva-
                                    toccato dalla perdita di una persona        mo lasciato correre a causa di un lavoro svolto ininterrottamente nella
                                    cara.                                       concitazione. In questo impegno vedevo coinvolto tutto il personale.
                                    Ci ritroviamo ora, a distanza di molti      Abbiamo dato spazio alla remunerativa riorganizzazione del magazzi-
                                    mesi, con questo esile contatto, che ci     no e del nostro e-commerce e ad una nuova impostazione gestionale,
                                    tiene comunque legati per la comune         sia per quanto riguardava una ponderata valutazione degli acquisti, sia
condivisione dell’interesse che abbiamo per ogni tipo di attività sporti-       per assicurare una più accurata conduzione nei negozi, per migliorare
va. Con la ripresa dell’uscita di “Uomini e Sport” intendiamo contribuire       la visibilità degli articoli, l’accoglienza e la presentazione delle offerte
a diffondere uno dei tanti segni che motivano a sperare in un graduale          specifiche di ogni singolo punto vendita.
ritorno alla normalità della vita sociale, senza però dimenticare il dolore     Anche se da qualche mese è terminato il lockdown, non possiamo ab-
di chi più ha sofferto e senza ignorare la preoccupazione di chi si trova       bassare la guardia: è fin troppo evidente che si è verificato un cambia-
in situazioni difficili a causa lockdown, che ha penalizzato tanti settori      mento nelle abitudini del pubblico, per cui non ci si può aspettare che si
della produzione, della distribuzione e della ristorazione.                     torni tanto presto alla situazione di prima.
Questa imprevedibile pandemia è riuscita a farmi ricredere dall’opinio-         Sorprendentemente c’è stata una ripresa importante nel nostro settore,
ne che, come avevo espresso nel mio ultimo editoriale, nell’ambito del          trainata dal mondo del ciclo e dall’outdoor, mentre hanno sofferto gli
settore del commercio bastasse una gestione oculata e previdente per            sport di squadra, come il calcio e il basket, per la ovvia mancanza delle
prevenire tante chiusure di esercizi, quali recentemente si sono verifi-        competizioni sportive, agonistiche e amatoriali.
cate.
L’arrivo dell’epidemia non era stato messo nel conto, ed è per questo
che ho subito compreso che in questo caso la situazione avrebbe po-             Mi rendo conto di essermi diffuso in una chiaccherata dove c’è tanto di
tuto facilmente sfuggirmi di mano, sia per la riduzione degli incassi, sia      personale: vi invito a prenderla però non come uno sfogo, ma come una
per i 400 dipendenti occupati in azienda.                                       riflessione, senza essere superficiali.
In un primo tempo comunque la preoccupazione più viva proveniva dal             Dinanzi ad una situazione epidemica ancora “calda”, guardo al futuro
pensiero che il contagio potesse colpire me e i miei familiari. È un pen-       con speranza e ottimismo, certo che ne usciremo.
siero che non lascia dormire notti tranquille, tanto più che a questo su-       Un caro saluto a tutti gli amici di DF Sport Specialist che spero di rive-
bentrava poi l’incubo della sorte che minacciava anche i dipendenti nei         dere presto alle nostre serate “A tu per tu con i grandi dello Sport”.
miei negozi, e di cui mi sono sentito responsabile sotto ogni aspetto.
Non potendo rimanere a lungo in questo stato di incertezza, ho pen-
sato che non c’era altro da fare che rimettersi in gioco, decuplicando
impegno ed energia.
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SOMMARIO
                      NOVEMBRE 2020 - ANNO XI - N° 33

                                                                                                                    Editoriale

                                                                                                                    Il punto di vista
                                                                                                               2

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                                                                                                                    Massimo Panzeri

                                                                                                                    “Un nome”: da non dimenticare
                                                                                                               5    Carlo Pedroni

                                                                                                                    Accadeva nell’anno...
                                                                                                               8    1987 - Inverno al Fitz Roy

                                               5
                                                                                                                    Sport a tutto campo
                                                                                                               11   Parliamo di Arrampicata Sportiva

                                                                                                                    Il ruolo del CAI Nazionale
                                                                                                               20   Intervista al Presidente Generale

                              8 11
                                                                                         [Foto: Vladek Zumr]

                                                                                                               24   Anche qui si trova DF Sport Specialist

                                                                                                                    Per conoscere i testimonial
                                                                                                               28   del team DF Sport Specialist
  [Foto: Danilo Valsecchi]

                  20
                                                                                                                    Tentazioni alpinistiche
                                                                                                               35   Pilone Centrale del Frêney

                                                                                                                    I consigli degli esperti
                                                                                                               37   Arrampicata sportiva
                                                                                         [Foto: Luca Lozza]

                                                                                                                    Interviste ad alpinisti
                                                                                                               38   Marco Ballerini

                                                                                                               40
  [Foto: Mauro Lanfranchi]
                                                                                                                    Rosa Morotti

                                                                                                                    Un ruolo sportivo dell’Esercito
                                                                                                               42   Centro di Addestramento Alpino

                                                                 38
                                                                                                                    Alla scoperta di vie nuove
                                                                                                               45
                     [Foto: Stefano Jeantet]
                                                                                                                    Zuccone Campelli

42
                                                                                                               47   Abbiamo letto per Voi

                                                                                                                    Evento di luglio “A tu per tu”
                                                                                                               50   Serata con Manolo
Fondatore: Sergio Longoni                      “Uomini e Sport” è consultabile e scaricabile
Coordinamento della pubblicazione:             online sul sito www.df-sportspecialist.it                                             In copertina: nella foto grande,
Giuseppe Zamboni                                                                                                                     Marcello Bombardi, sull’ultima presa.
Redazione: Renato Frigerio                     Posta e risposta: Angolo dei lettori                                                  Sotto, la Nazionale Italiana di
Grafica: Margherita Moretti                    uominiesport@df-sportspecialist.it                                                    Combinata Olimpica 2019: Ludovico
Hanno collaborato: Cristina Guarnaschelli,                                                                                           Fossali, Michael Piccolruaz, Laura
Sara Sottocornola                              DF Sport Specialist                                                                   Rogora, Marcello Bombardi, Francesco
                                               Redazione “Uomini e Sport”                                                            Vettorata, Stefano Ghisolfi.
Numero chiuso in redazione: 23/10/2020         Via Figliodoni, 14 - 23891 Barzanò - LC
                                                                                                                                     Laura Rogora a fine agosto ha vinto
Diffusione: 8.000 copie
                                                                                                                                     la tappa di Briançon nella Coppa del
Distribuzione nei negozi DF Sport Specialist
                                                                                                                                     Mondo, Lead.
                                                                                                                                     [Foto: Matteo Pavana]
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IL PUNTO DI VISTA

    Se stiamo assistendo ad un boom vero
    e proprio nel mercato delle biciclette as-
    sistite da motore elettrico, come rileviamo
    dalla comparsa esplosiva nelle nostre
    strade e sui percorsi una volta proibitivi
    per chi non era dotato di una buona dose
    di potenzialità muscolare, è naturale che

                                                                                                                                                              Ing. Massimo Panzeri, CEO di Atala
    ci chiediamo perché e come si è svilup-
    pata questa rivoluzionaria evoluzione del
    più antico mezzo di locomozione ad uso
    personale. A questi interrogativi ci ha
    risposto con un pizzico di orgoglio e con
    tanto entusiasmo l’ingegnere Massimo
    Panzeri, CEO di Atala, che con corag-
    gio e lungimiranza aveva
    rilevato lo storico marchio,      Atala è un marchio storico per il mondo delle biciclette. Fondata nei primi anni del 900, van-
                                      ta nel suo palmares la vittoria del primo Giro d’Italia del 1909. Ha attraversato oltre cent’an-
    imprimendo subito una             ni di storia e oggi, grazie al boom delle bici elettriche, vanta uno sviluppo a doppio zero.
    nuova marcia produttiva           “Il ritmo di crescita sfiora il 300%, e sono convinto che si stabilizzerà, perché è un percor-
    di proporzioni impensabili        so verso il livello naturale del mercato che il Covid ha solo accelerato” spiega Massimo

    per un’azienda che si tro-        Panzeri, CEO di Atala.
                                      “La bicicletta è uno sport sicuro, che permette di socializzare e stare all’aria aperta, man-
    vava in difficoltà tali per       tenendo le distanze richieste in questo momento”.
    cui nessun altro avrebbe          Per rispondere alla richiesta crescente e sempre più attenta al dettaglio, Atala ha puntato
    scommesso qualcosa.               tutto sulle competenze specializzate e sul Made in Italy: “Ogni fase della produzione è
                                                              sotto controllo: vogliamo progettare e realizzare prodotti di assoluta qualità in termini di
                                                              tecnica e prestazioni”.
    intervista di Sara Sottocornola                           “Mettiamo il cuore nei pedali” è il loro pay-off, e leggendo questa intervista, il perché è chiaro.

    Ing. Panzeri, parliamo della straordinaria           assumendo ingegneri con competenze elettri-             Inizialmente il prodotto era “NordEuropeo”,
    storia di Atala, fondata oltre cent’anni fa.         che elettroniche, affermandoci come leader              adatto solo nelle città o per gli anziani, ma
    Come siete arrivati ad oggi?                         italiani del mercato. Siamo anche i maggiori            con l’avvento dei motori Bosch è comparsa
    È un percorso che vede tre macrofasi di cre-         esportatori verso la Comunità Europea.                  la mountain bike elettrica, e a quel punto era
    scita. Il fondatore, nei primi anni del ‘900, era    Oggi quanto conta per voi questo mercato?               chiaro che si sarebbe sviluppato ovunque.
    un ex-dipendente della Bianchi, che ha fonda-        L’80% del nostro fatturato arriva dalle biciclette      Quando c’è stata la svolta?
    to Atala Milano. La seconda fase si apre nel         a pedalata assistita. Produciamo solo mezzi             Nel 2011. Quello delle mountain bike elettriche
    1921 con Cesare Rizzato, artigiano di Padova         di altissima qualità, con motori AM80, cambio           è stato un vero boom. Ha aperto il mercato ai
    che la fa diventare il marchio leader in Italia: e   Shimano, Bosch, telai in carbonio, alluminio e          giovani, lo scopo non è più stato solo lo spo-
    non solo delle bici, perchè si afferma come il       via dicendo.                                            stamento casa-lavoro o una comodità per
    secondo produttore italiano di motorini dopo         Quando ha rilevato l’azienda aveva già                  gli anziani: è diventato l’uso sportivo, il diver-
    Piaggio. A causa di un passaggio generazio-          previsto la crescita del segmento a pedalata            timento. Poi ha iniziato a diffondersi in Italia
    nale che non funziona si apre una crisi negli        assistita?                                              come mezzo per andare a lavorare. Qui è stato
    anni Novanta: l’azienda non si adegua al mer-        Ni. Sapevo che in Olanda nel 2002 aveva pre-            fondamentale l’uso delle mountain bike, anche
    cato e rischia di scomparire. Qui entro in sce-      so piede il mercato della bici elettrica, molto         per la conformazione del territorio, che vede
    na io, che poco dopo la laurea in ingegneria         prima che nel resto d’Europa, ma non sapevo             rilievi sulla maggior parte del nostro Paese.
    elettronica e un primo lavoro in Bianchi, mi         se e come si sarebbe diffuso negli altri Paesi.         Siamo stati tra i primi a cogliere le potenziali-
    sono occupato della ristrutturazione indu-           Comunque ho voluto subito puntare su quello,            tà di questo mercato, e la diffusione delle Mtb
    striale per la Banca che allora deteneva la pro-     ma ci sono voluti due anni e mezzo per esse-            elettriche ci ha consentito di tornare ad essere
    prietà. Quando l’ha messa in vendita, con un         re pronti con prodotto nostro. Il primo anno            esportatori verso gli altri Paesi, principalmente
    altro socio l’ho rilevata e mi sono lanciato in      abbiamo venduto 25 bici elettriche, quest’an-           l’Europa.
    quest’avventura, anche se molti mi sconsiglia-       no circa 50.000. I primi anni facevamo grossi           Oggi le bici elettriche stanno vivendo un al-
    vano. Dal 2005 Atala ha ricominciato a cresce-       investimenti e avevamo scarsi ritorni: è stata          tro boom, spinto dalle necessità di limitare
    re e ha subito prodotto utili. Abbiamo iniziato      una scommessa perché vedevamo che quel                  gli spostamenti coi mezzi pubblici e stimola-
    ad investire sulle bici elettriche prima di tutti    mercato era in grossa crescita, anche se                to dagli incentivi del Governo.
    gli altri, sviluppando competenze specifiche e       per l’Italia era un grosso punto di domanda.            In questo momento, fa quasi impressione dir-

2 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
33 w - DF Sport Specialist
lo, abbiamo una crescita del 300%. Si stabi-
lizzerà, e non tornerà indietro: sono certo che
non è una bolla, ma stiamo andando verso il
livello naturale del mercato di questo prodot-
to. Solo che questi fattori stanno spingendo la
crescita con maggior velocità. Oltre al discor-
so dello spostamento casa-lavoro in bici, c’è
anche il discorso sportivo: la bici dà possibilità
a tutti di fare performance importanti con una
preparazione media, non da atleta professioni-
sta. Se vogliamo forzare un paragone, è come
quando sono stati inventati gli sci carving ri-
spetto agli sci di una volta: per tutti, sciare è
diventato più facile, divertente e sicuro.
Il lockdown e la pandemia vi hanno messo
in difficoltà?
Durante la pandemia abbiamo vissuto le stes-
se incertezze e le stesse crisi degli altri. Alla
riapertura però, tutti si sono buttati sulle bici,
perché è uno sport che consente di stare all’a-
ria aperta, di mantenere la distanza sociale,
anche se viene praticato in squadra.
La bici aiuta con questo tipo di regole che li-
mitano tanti altri sport al chiuso o di contatto.
Bici e sci vivranno un momento di gloria, solo
che per lo sci ci vuole la neve, mentre per la
bici basta che non piova: in media abbiamo
250 giorni l’anno di sole, quindi la bici ha un
utilizzo potenziale altissimo.
Molte persone sono forse frenate dal costo
elevato di una bici elettrica?
Il costo è più alto rispetto a una bici tradizio-
nale, ma oggi esistono opzioni che forse non
sono basse ma sicuramente abbordabili, e
hanno il vantaggio di bassi costi di manuten-
zione. Le bici elettriche partono da 800 Euro
e per un modello medio-alto ne spendi circa
2.000 Euro. Rispetto ai motorini non ci sono
tasse, non ci vuole l’assicurazione, diciamo
che l’investimento si ripaga tranquillamente
con l’uso. Oggettivamente ha dentro tanta
tecnologia: motori, batterie, materiali che nelle
auto sono presenti solo in modelli da centinaia
di migliaia di Euro (carbonio, telai alluminio).
Una batteria oggi dura centinaia di cicli di rica-
rica, vuol dire decine migliaia di km, e comun-
que anche dopo questo tempo non vanno a
zero, ma semplicemente riduce la sua capaci-
tà di chilometraggio.
Che strada avete scelto per far conoscere il
prodotto al mercato?
La bici elettrica è un prodotto impossibile da       L’azienda moderna e perfettamente attrezzata di
proporre attraverso cataloghi o siti internet.       Atala: capannoni funzionali e in stile aderente ai tempi
Sin dall’inizio, ma anche adesso, abbiamo pun-       attuali, lasciano subito immaginare l’efficienza che si
                                                     sviluppa negli ampi spazi che consentono la massima
tato tutto sulla prova pratica per far conoscere     produttività.
i dettagli al cliente. Abbiamo promosso tantis-
simi eventi nelle piazze italiane: solo provare
le bici ti fa capire quanto è fantastico usarle,
solo col bike-test puoi comprendere le poten-
zialità che ha e quale modello è più adatto a
te. Esistono diversi tipi di motore, e peculiarità
specifiche se devo usare la bici in montagna,
in città o per altri scopi.

                                                                                                                Uomini&Sport | Novembre 2020 | 3
33 w - DF Sport Specialist
Il modello B-Rush-C7.1 di Atala, con telaio full carbon realizzato
                                                                                            con tecnologia 3D, motore Bosch Performance CX con batteria
                                                                                            PowerTube 625 WH, con un ottimo rapporto qualità prezzo
                                                                                            tra i migliori della categoria.

    A livello di produzione, fate tutto in Italia?          siamo appoggiati solo a marchi leader per le          a fare sport oggi. La voglia di socializzare oltre
    Tutte le bici elettriche sono progettate e co-          batterie ed i motori come Bosch, Yamaha, Shi-         che restare in forma.
    struite al 100% in Italia. È una scelta precisa:        mano, Samsung. Sono tutte scelte che duran-           Come mai ha scelto la Brianza
    servono competenze tecniche, informatiche,              te gli anni hanno dato i loro frutti.                 come sede dell’azienda?
    ingegneristiche e produttive molto elevate, e           Oltre alle bici elettriche avete altri prodotti       Io sono brianzolo, e volevo riportare l’azienda
    tutto il processo deve essere seguito passo             in commercio?                                         vicino a dove era nata. Ma al di là di questioni
    passo per ottenere un prodotto di elevata qua-          Oggi siamo concentrati sull’elettrico, che ri-        romantiche, qui ci sono competenze di eleva-
    lità. Quelle muscolari sono prodotte parzial-           scuote un interesse pazzesco tra gli adulti,          to livello in ogni campo: ingegneri del bacino
    mente all’estero.                                       ma Atala produce qualunque tipo di bicicletta,        del Politecnico, assemblatori esperti. C’è un
    In Italia quante sedi avete?                            anche quelle da bambino e le storiche BMX.            contesto di imprenditori molto innovativo con
    Abbiamo tre siti produttivi: due tra Bergamo e          Anzi, direi che il boom delle bici elettriche sta     idee all’avanguardia e c’è un mercato forte nel-
    Brescia e uno a Monza-Brianza, poi una sede             facendo da traino anche per le bici muscolari,        la zona. La scelta di “tornare a casa” è quindi
    a Monza e una a Padova. In totale abbiamo 45            anche loro sono in crescita.                          anche una scelta industriale.
    dipendenti, ma arriviamo a un centinaio di col-         Abbiamo poi la produzione di attrezzature per         Come ha conosciuto Sergio Longoni?
    laboratori, per 50 milioni di fatturato. Stiamo         il fitness, un settore in cui Atala era presente      Come tutti qui nella zona: da piccolo andavo a
    assumendo, e lo stavamo facendo anche nel               da tempo. Il mercato però è andato in diminu-         comprare da lui le bici, i moschettoni, gli sci in-
    periodo pre-Covid: riteniamo che la crescita            zione, sostituito dalle palestre. Col Covid, devo     sieme a mio papà! Con Atala lavoriamo con lui
    del mercato sia strutturale, perciò stiamo am-          dire che sta aumentando la richiesta, ma pen-         da molto tempo, ed è un binomio che funziona
    pliando la struttura a livello di tutte le funzioni.    so che sia in realtà un rimbalzo. Mentre con le       molto bene. Sergio ha fatto della competenza
    Qual è il vostro vantaggio competitivo?                 bici sono certo che sia strutturale perché stia-      e della preparazione il punto di forza dei suoi
    Il primo è che prima di tutti abbiamo investi-          mo ripercorrendo ciò che è accaduto in mer-           negozi, e questo per le bici è fondamentale: la
    to nelle bici elettriche, costruendo una storia         cati più maturi del nostro, per il fitness ci sono    scelta non è semplice e il prodotto dev’esse-
    e delle competenze specifiche, che pochi in             delle questioni culturali che mi fanno pensare        re spiegato per fare in modo che il cliente sia
    Europa hanno. Secondo, abbiamo deciso di                sia solo una crescita temporanea. Fare sport          contento.
    produrre tutto in Italia. Ma non per un discorso        in casa è poco divertente, ecco il punto debo-
    di Paese: servono competenze tecniche eleva-            le: ora c’è una necessità sanitaria, ma non cre-
    te in produzione e a livello di software, ed è          do durerà più di un paio di anni.
    meglio lavorare insieme sul prodotto dall’inizio        La bici invece è sicura e ti fa socializzare: è
    alla fine. Cito anche i fornitori: fin dall’inizio ci   questo che porta la maggior parte della gente

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OGNI VOLTA “UN NOME”: DA NON DIMENTICARE                                                                                            a cura di Renato Frigerio

                                                      Carlo Pedroni,
                                                      ovvero il “Kung fu” dell’alpinismo
                                                      di Giuseppe “Popi” Miotti

                                                      Carlo Pedroni in un’immagine simbolo e presagio della privilegiata passione che lo legava
                                                      al Pizzo Badile: forse conscio che proprio sulla montagna più amata avrebbe avuto fine
                                                      la sua attività alpinistica insieme alla sua stessa vita.

Forse più ancora che un uomo da non dimenticare, sarà tutto da scoprire, almeno per buona parte di coloro che sono vivamente interessati alle pagine
dell’alpinismo, questo Carlo Pedroni, che con evidente affetto e ammirazione ci viene qui presentato da un altro noto alpinista come Giuseppe Miotti.
Anzi la reciproca stima e amicizia tra il protagonista e l’autore dell’articolo, come bene traspaiono nel testo, costituiscono per se stesse un valido
elemento positivo, di cui ai nostri giorni si sono perse le tracce.
Il ricordo inizia invece evidenziando come, da un tragico episodio, in tempi passati si ritornava su se stessi con sincera umiltà, e con senso di
responsabilità si prendevano radicali decisioni: come fece Pedroni che non esitò a lasciar perdere la baldanza giovanile con cui stava attuando la sua
passione alpinistica.
Giova a tutti che ritorni alla ribalta sotto tutti gli aspetti questo straordinario innamorato della montagna, perché rimangano come fonte di ispirazione le
sue numerose qualità. Oltre all’eccezionale livello delle sue arrampicate, possiamo prendere nota qui della sua meticolosa preparazione di ogni aspetto
prima delle sue scalate, dell’accettazione dei più improbi sacrifici, dell’intelligente lungimiranza con cui ha individuato valide soluzioni tecniche: tutte
cose che ce lo fanno considerare come una persona che vorremmo conoscere nella sua completa realtà, oltre la pur pregevole e incisiva descrizione
che ne ha fatto Giuseppe Miotti.

“Kung fu” significa risultato ottenuto con fatica,    di risalita sulle corde, incapace di issarsi a         fisico e bravura. Rapidità di esecuzione, velocità
con applicazione, tecnica che ben si addice           braccia, lo Zoanni, forse anche il più debole dei      di salita e di discesa, dimestichezza massima
all’alpinismo di Carlo Pedroni, l’uomo che più di     tre, perdeva via via le forze. Alla fine, dopo una     con i materiali e le tecniche di scalata: queste
tutti ha cercato di creare in Valtellina una forte    lunga e straziante lotta per sopravvivere, spirava     erano le armi vincenti di Carlo. Ricordo ancora
e solida tradizione alpinistica.                      a poche lunghezze di corda dalla base della            le corse verso il Medale lungo la statale del
Quasi certamente il suo modo di affrontare            parete, quando ormai la salvezza sembrava a            lago: credo di aver rischiato la morte più sulla
le vette è stato profondamente segnato                portata di mano. Dopo questo episodio Pedroni          sua auto lanciata a folle velocità che in parete.
dalla terribile esperienza vissuta sulla parete       improntò il suo alpinismo verso il massimo             Una volta giunti, senza un attimo di respiro
Nord del Pizzo di Prata il 15 settembre 1963:         rispetto per la montagna, dando ad esso                si partiva per la Boga o per la Taveggia che
la vicenda occorsa ai giovanissimi Antonio            un’impostazione quasi scientifica.                     andavano salite a tempo di record, per poi
Del Giorgio, Carlo Pedroni e Aristide Zoanni          Egli non lasciava mai nulla al caso: preparava         tornare d’un fiato a casa. A dispetto di ciò,
è da annoverarsi fra le più tragiche di quegli        con cura e meticolosità ogni sua scalata, anche        Pedroni era celebre per la grande prudenza, che
anni. Fidando troppo nelle loro forze, i tre          la più banale. La viveva già prima, a casa, con        spesso poteva sembrare eccessiva, ma che, per
attaccarono decisi la parete, per accorgersi          molta intensità. Studiava tutte le numerose            lunghi anni, lo guidò in sicurezza nei più difficili
subito dopo di non essere assolutamente in            variabili che avrebbero potuto verificarsi e, per      momenti. Affinando queste qualità, studiando
grado di proseguire. Iniziarono quindi la ritirata    ognuna, cercava di predisporre la soluzione            e impiegando concezioni rivoluzionarie per
che fu fatale: privi della necessaria esperienza,     migliore. Ogni suo passo era ponderato,                quegli anni, ‘Pedro’ riuscì a compiere un gran
si trovarono a dover calare lo Zoanni in modo         improntato alla maggiore riduzione possibile           numero di ascensioni di alto livello. Era un vero
che potesse raggiungere una cengia. Un errore         del rischio. Tempi di percorrenza, condizioni          fissato della leggerezza dei materiali che, con
nella valutazione della manovra portò il giovane      meteorologiche, temperatura, materiali e               lungimiranza, vedeva strettamente legata al
sotto uno strapiombo, lontano dalla cengia            attrezzatura, abbigliamento, alimentazione,            futuro dell’alpinismo, soprattutto invernale ed
e fuori dalla vista dei compagni. In questa           tutto era rigidamente previsto e calcolato.            extraeuropeo.
posizione il poveretto si trovò completamente         Con lo stesso spirito, l’alpinista, nato a San Carlo   Fu tra i primi ad adottare il goretex, a usare due
appeso alle corde, senza poter scaricare il suo       di Chiavenna il 29 giugno 1943, affrontava gli         corde da otto millimetri, anziché da nove, per le
peso dalla legatura che gli serrava sempre            allenamenti e la preparazione invernale.               ascensioni invernali e su ghiaccio, e a studiare
più fortemente il torace. Più in alto, gli amici,     Ogni uscita, anche la più banale, era vissuta con      spesso improbabili soluzioni per sacchi a pelo
ignari dei sistemi di autosoccorso, assistevano       l’impegno di una grande salita; ogni scalata,          ultraleggeri, ma sufficientemente caldi.
impotenti alla lotta di Aristide per alleggerire      specie quelle sulla sua palestra preferita, la         Ma per un’altra caratteristica era famoso: la sua
l’implacabile stretta. Non conoscendo i sistemi       Corna di Medale, era un mettere alla prova             quasi masochistica accettazione di sacrifici

                                                                                                                              Uomini&Sport | Novembre 2020 | 5
33 w - DF Sport Specialist
Era una sua caratteristica anche l’ambizione
    di essere il primo a superare in invernale le vie
    più impressionanti, come questa del tentativo
    al Pilastro ENE del Badile, che sta effettuando
    insieme a Tiziano Nardella.

    incredibili, forse persino eccessivi, e giustificati        neve, un muro compatto e liscio di 15-20 metri        da Antonio Forni, Pietro Ghetti, Franco Gugiatti
    solamente dalla sua divorante passione per la               ci separava dalla cima. La visibilità era quasi       e Carlo Pedroni), quest’ultima per certi versi
    montagna. Come ho scritto, ogni più piccola                 azzerata, la neve e la sottile patina di lichene      un’impresa d’avanguardia assoluta. Accanto
    gita o scalata erano per Carlo un allenamento:              che ricopriva la roccia rendevano impossibile         ad un’intensissima, quasi “maniacale”, attività
    ma per averlo conosciuto bene, oserei dire che              la scalata. Usando tutte le sue magie                 alpinistica che lo vedeva impegnato su ogni
    considerava anche le scalate più impegnative                d’artificialista e sfruttando alcuni funghetti        tipo di terreno e in ogni stagione, Pedroni seppe
    una preparazione verso un’irraggiungibile                   di roccia, passandoci attorno il cordino delle        anche dedicarsi, con passione e altruismo, a
    meta ideale. Ricordo salite fatte con tempo                 staffe, Carlo riuscì tuttavia ad arrivare a tre       tutte le iniziative della Rezia prima e del CAI
    umido e uggioso in Val Torrone, solo per fare               metri dall’uscita per poi arrestarsi impotente        Valtellinese poi. La sua presenza, nei corsi di
    due lunghezze di corda sulla parete della                   di fronte a un tratto liscio e compatto. Fedele       alpinismo e sci alpinismo, come INSA e nelle
    Meridiana dove pendevano nel vuoto dei mazzi                all’attenzione verso i minimi particolari,            esercitazioni di Soccorso Alpino, era sempre
    di chiodi, forse abbandonati da Taldo, Nusdeo               fortunatamente aveva portato un paio di               garantita. La serie impressionante delle
    e compagni. Ricordo una salita sulla parete                 chiodi a pressione per rendere più sicure le          sue scalate proseguì per tutti gli anni 70 del
    del Torrione Porro sotto la neve e innumerevoli             calate lungo il camino Est, e grazie ad uno di        Novecento, con la ripetizione di vie importanti
    altre “scampagnate” quasi sempre sotto la                   questi, piantato sotto l’infuriare della tempesta,    su tutto l’arco alpino: la Ratti-Vitali all’Aiguille
    pioggia, perché in quegli anni... pioveva sempre.           riuscimmo a fuggire da lì.                            Noire de Peutérey con Franco Gugiatti, lo
    Forse questo modo di vivere la montagna,                    Oltre che diabolico arrampicatore con chiodi e        sperone Walker alle Grandes Jorasses, la Ovest
    piuttosto stressante, toglieva all’amico parte              staffe, Pedroni era anche un ottimo scalatore         delle Petites Jorasses, la Carlesso e la Cassin
    del piacere che dona la scalata: ma pareva che              libero, e per molti anni fu il compagno preferito     alla Torre Trieste col giovanissimo Gianpietro
    un fuoco inestinguibile alimentasse questo                  da Pietro Ghetti, alpinista poco noto ai più, ma      Scherini, sono solo alcune. Ma l’autentico
    atteggiamento. Anche oggi, guardando le                     in quel periodo fra i migliori d’Italia. Sul finire   pallino del “Pedro” era l’alpinismo invernale.
    foto che ritraggono ‘Pedro’, è difficile trovarne           degli anni 60, un forte gruppo di scalatori, fra i    Lo testimoniano le prime dello spigolo
    qualcuna in cui lo si veda in atteggiamento                 quali spiccavano Tullio Speckenhauser, Franco         Gervasutti alla Punta Allievi salito con Franco
    rilassato e sorridente.                                     Gugiatti, Pietro Ghetti e lo stesso Pedroni, si       Gugiatti nel 1971; della parete Nord-ovest del
    Carlo Pedroni è stato il mio vero maestro                   era separato dalla Sezione Valtellinese del           Badile, via Castiglioni, con Franco ed Ermanno
    d’alpinismo e naturalmente, come fanno tutti                CAI, creando il Gruppo Rezia, espressione             Gugiatti nel 1974; della via Bramani alla Punta
    gli allievi, l’ho più tardi lasciato. Con lui, oltre alla   dell’eccellenza alpinistica locale. Proprio negli     Rasica con il sottoscritto nel 1975. Sono
    prima invernale della via Bramani alla Rasica,              anni d’oro del Rezia, Pedroni fu fra i principali     poi innumerevoli i tentativi invernali a salite
    feci la prima ripetizione della via Nardella sulla          protagonisti di importanti imprese.                   impressionanti come: la via del Centenario alla
    parete Sud del Cavalcorto. Qui l’amico mostrò               Voglio rimarcare quanto egli tenesse a quel           Punta Ferrario, il pilastro Est-nord-est del Badile
    tutta la sua tempra, oltre che la validità delle            mitico 1969, quando, fra le altre scalate, la         tentato con Tiziano Nardella (che poi lo salì
    sue idee. Il secondo giorno di scalata, nel                 sua attività annuale culminò con la terza salita      d’estate con Daniele Chiappa, Giulio Martinelli
    grande camino sommitale fummo investiti da                  alla via Nusdeo-Taldo sulla parete Sud-est            e Elio Scarabelli), la Sud del Pizzo Argent, con
    un fulmine, che paralizzò il mio braccio, cui               del Picco Luigi Amedeo, la prima alla parete          Gugiatti e Ghetti, o l’integrale alla Cresta di
    seguì subito una intensissima nevicata. Sulla               Sud-est di Quota 3225, e la prima traversata          Peutérey sempre con Nardella. Si affacciò
    cengia finale, coperta da trenta centimetri di              invernale Roseg-Scerscen-Bernina (effettuata          anche sul mondo dell’alpinismo extraeuropeo,

6 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
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A fianco: il suo piacere di vivere la montagna
nel pieno dell’inverno gli consentiva di riuscire
a cogliere anche le più impensate opportunità,
come fece con la prima traversata invernale
di Roseg-Scerscen-Bernina, realizzata
assieme a Franco Gugiatti e Antonio Forni nel
1969. (Da sinistra, nella foto di Pietro Ghetti).

La conquista in prima invernale della
via Bramani alla Punta Rasica, realizzata
nel 1975 insieme all’autore di questo articolo,
può essere considerata una
delle più significative espressioni della sua
attitudine per le invernali.

con una spedizione del CAI Valtellinese al
Nevado Rasac Principal, assieme a Vincenzo
Fagioli, Franco Gugiatti, Edgardo Gazzi e la
milanese Elena Bordogni. Più tardi, compì
diverse esperienze, meno impegnative, sui
monti himalayani. Con una simile attività, nel
1976, Carlo Pedroni sarà il quinto valtellinese
a diventare Accademico del CAI, titolo che
però non considerava un traguardo, ma un
nuovo punto di partenza. Il mondo alpinistico
di Pedroni, però, restava particolarmente legato
alle Alpi, che ogni estate percorreva in lungo e
in largo per ripetere le vie più importanti.
Era invece meno interessato all’apertura di
nuovi itinerari, ma riuscì a legare il suo nome
alla montagna che forse amava di più, il Pizzo
Badile. Nell’estate del 1984, con Camillo Selvetti
e Alberto Rossi, tracciò una via direttissima
sulla parete Sud-est, oggi considerata una delle
vie classiche sul versante meridionale della                 A parte la sua nota
montagna. Purtroppo, sulla montagna che                      preferenza per le
gli aveva dato tante soddisfazioni, l’alpinista              montagne di casa,
perdeva tragicamente la vita l’anno successivo.              non disdegnava
                                                             conoscere e
Risalendo il canalone del Cengalo, fra la Est del            conseguire
Badile e la Nord-ovest del Cengalo, al ritorno               importanti
da un tentativo alla via Kosterlitz, Carlo veniva            esperienze su ogni
colpito da una scarica di sassi staccatasi a                 tipo di terreno:
causa del caldo intenso. Scompariva una                      se poi si trattava
                                                             delle Dolomiti,
delle figure alpinistiche più rappresentative del            si vede con quanto
panorama alpinistico valtellinese, un ottimo                 ardore e passione
arrampicatore, completo su tutti i terreni, un               sta affrontando
uomo buono e sensibile, forse a volte troppo                 la classica via
preso dalla sua stessa passione che raramente,               Carlesso sulla
                                                             Torre Trieste.
in vetta, gli concedeva spazio per la gioia e
per qualche attimo di pace, trascinandolo
immediatamente verso altri traguardi.
Le fotografie sono state recuperate
dall’archivio di Carlo Pedroni.
                                                     Uomini&Sport | Novembre 2020 | 7
33 w - DF Sport Specialist
ACCADEVA NELL’ANNO...                       1987                                                                                    a cura di Renato Frigerio

                                                                     Se, come è stato affermato, la storia è maestra di vita, è opportuno non dimenticare
                                                                     questa massima specialmente quando, piuttosto che di guerre e battaglie, ci parla delle
                                                                     consuetudini e della mentalità di coloro che ci hanno preceduto. Non può essere una for-
                                                                     zatura riferirci in questo senso all’articolo che segue, solo perché i fatti riportati risalgo-
                                                                     no solo a tre decenni fa: nelle nostre ultime generazioni, per la supersonica velocità dei
                                                                     ritmi che ci stiamo imponendo, la percezione degli anni che passano li allontana sempre
                                                                     più considerevolmente da noi.
                                                                     Leggeremo allora negli avvenimenti e nelle considerazioni qui raccontate l’aspetto diver-
                                                                     so di come allora veniva inteso e praticato l’alpinismo, trovandolo semplicemente nella
                                                                     passione autentica dei tre giovani alpinisti che si erano decisi di affrontare un’impegna-
                                                                     tiva spedizione extraeuropea senza lasciarsi intimorire né dai costi proibitivi che si sta-
                                                                     vano accollando né dalle difficoltà logistiche insite nell’organizzazione. Che contava era
                                                                     poter raggiungere l’importante obiettivo alpinistico che li aveva attirati: ed è sintomatico
                                                                     che poi la descrizione della loro arrampicata proceda nell’essenzialità che la rende certo
                                                                     un po’ scarna, quando neppure accenna ai gradi della scala di difficoltà che si succedeva-
                                                                     no nella progressione, ma che proprio così evidenzia come nella loro mente fosse fissata
    Un suggestivo momento di relax, al riparo dalle                  soltanto la meta che albergava nel loro cuore.
    intemperie e riscaldati dalla fiamma che illumina                È la nostalgia di questa passione soprattutto che ci fa riflettere e un po’ rimpiangere un
    il bivacco al Campo base Rio Blanco: si riconoscono,
    da sinistra, Dario Spreafico, Paolo Crippa, Danilo Valsecchi.    articolo scritto con grande ma profonda semplicità,

    INVERNO AL FITZ ROY
    di Dario Spreafico

    In una città come Lecco, dove il solo nome richiama alla mente immagini
    di montagna e di arrampicatori, la grande tradizione alpinistica ha ancora
    il potere di spingere dei giovani ad affrontare fatiche, rischi e sacrifici per
    la semplice soddisfazione di ottenere una conquista in montagna.
    Forse in questo momento particolare della pratica dell’alpinismo, chi
    come noi si richiama all’alpinismo di altri tempi costituisce un capitolo a
    sé: ma per me rischio, fatica e sacrificio sono tre componenti essenziali
    dell’andare in montagna, affascinato dallo spirito d’avventura e con la vo-
    glia di andare sempre avanti.
    È proprio questa voglia che ti spinge a tentare avventure sempre diverse
    e, quando ti riesce, qualitativamente migliori: ed è anche per questo che
    si decide di partire in pochi, con il minimo di materiale, sorretti in cambio
    da una preparazione fisica e psicologica molto forte.
    Dopo aver meditato di orientarmi ad una montagna dell’Himalaya, dis-
    suaso soprattutto dalle previsioni delle difficoltà di ordine burocratico che
    qui si incontrano, la mia scelta cade sulla Patagonia ed in particolare sul
    Fitz Roy. Il pilastro Est, aperto da amici lecchesi e ancora inviolato d’in-
    verno, mi attirava per la sua linea esteticamente perfetta e certamente mi
    avrebbe consentito di misurarmi con qualcosa di diverso, qualcosa che
    non avevo ancora sperimentato.
    17 luglio 1987: sono con me, Paolo Crippa e Danilo Valsecchi. Partiamo
    da Linate con l’intenzione di tentare la ripetizione del pilastro Est, lungo la
    via dei Ragni, aperta nel ’76.
    Dopo i soliti problemi di viaggio, ma, tutto sommato considerata la sta-
    gione, molto rapidamente, il 23 siamo al Campo base Rio Blanco.
    Sistemiamo il Campo, sostituiamo il telo del tetto e facciamo tutti quei
    piccoli lavori che ci permettono di trascorrere nel miglior modo possibile
    la nostra permanenza qui.
    Nei giorni successivi effettuiamo parecchi viaggi di rifornimento alla base        Già da lontano, provenendo dalla Laguna de los Tres al Paso Superior,
    del pilastro, dove scaviamo una truna come campo avanzato. Il tempo è              la tipica sagoma del Fitz Roy appare nella sua imponente maestosità,
    mediocre e le condizioni del terreno e della montagna sono buone.                  sovrastando le spettacolari guglie della Patagonia.
    Verso il 26 purtroppo il tempo cambia e per alcuni giorni nevica. Quando

8 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
il primo di agosto, con tempo variabile, risaliamo al campo avanzato, il
paesaggio è molto cambiato. È caduta molta neve, e pur avendo gli sci
(tra l’altro essenziali per muoversi) facciamo molta fatica.
Una volta arrivati al punto della truna, constatiamo che purtroppo una
slavina dalla parete o il lavoro del vento hanno coperto la truna stessa e
la corda di segnalazione.
Scaviamo per delle ore e, pur avendo dei riferimenti su roccia e la certez-
za di scavare nel punto esatto, l’enorme quantità di neve non ci permette
di ritrovare il materiale.
Dopo un bivacco d’emergenza, sfiduciati e con brutto tempo, torniamo al
Campo base, dove nei giorni successivi, fatto il punto della situazione e
valutato il materiale a disposizione, decidiamo di tentare la salita per la        Un altro ostacolo che si oppone al loro tentativo viene superato da
via Franco-Argentina dello Sperone Sud, sempre del Fitz Roy.                       Danilo Valsecchi in traversata alla Brecha de los Italianos.
Il giorno 5 il tempo migliora, l’altimetro (contrariamente a quanto succe-
de d’estate, d’inverno funziona) si abbassa notevolmente e per la famosa
legge matematica il nostro morale sale. Prepariamo tutto e il 6 alle 3
di mattino siamo già in cammino: raggiungiamo la base del canale che
porta alla “Brecha de los Italianos” verso le 11.
Subito ci rendiamo conto dell’enorme quantità di neve accumulatasi nel
canale; salire di lì sarebbe troppo pericoloso e faticoso. Quindi, dopo un
paio d’ore trascorse a nuotare e battagliare per superare la crepaccia ter-
minale, saliamo sulle rocce a destra del canale con delle lunghezze di mi-
sto e artificiale e solo alla 1 di notte troviamo un terrazzino per bivaccare.
Il giorno 7 riprendiamo la salita appena fa chiaro (le 9), raggiungiamo
l’intaglio a Sud della cima, 2627m, indicato come “Brecha” e, valutate le
buone condizioni del tempo e della parte verticale della via, ci alleggeria-
mo un po’ lasciando un piccolo deposito d’emergenza.
Attacchiamo la parte verticale e nuovamente solo alle 23 riusciamo a
trovare un piccolo pendio di ghiaccio, dove intagliare una ridotta cengia
per poter piazzare la tendina da bivacco.
8 agosto: è ancor buio quando, sistemato tutto, ci prepariamo a partire.
Continuiamo la salita per diedri e fessure su roccia stupenda, con qual-
che problema per il ghiaccio e la neve che intasa alcune fessure. Verso le         Dario Spreafico in arrampicata nel cuore della parete, alle prese
                                                                                   con la solidità del granito di questa splendida via.
16 arriviamo al punto dove la parete comincia a perdere la sua verticalità
e, trovata una cengia, abbandoniamo lì tutto il materiale da bivacco.
Saliamo ora più veloci e leggeri verso la cima, 3405m, che raggiungiamo
alle 18.15’. Il tempo per le foto e un attimo di felicità, poi il freddo e la
preoccupazione per la discesa ci riportano alla realtà: scendere.
Dopo tre calate si è già fatto buio. Abbiamo due pile, e con quelle conti-
nuiamo a scendere. Dopo un po’, una pila si esaurisce: ancora due calate
e anche l’altra per solidarietà si spegne, e ci fa passare un paio d’ore di
paura. È solamente verso l’una, più per fortuna che per abilità, che mi
ritrovo sulla cengia dove abbiamo il materiale da bivacco.
Grido a Paolo e Danilo la mia felicità e, appena mi raggiungono, dico loro
che una “bife de lomo” con patatine fritte una volta giunti a Calafate me
la devono proprio offrire.
Siamo contenti e sollevati mentre, preparato qualcosa di caldo, ci infilia-
mo nei sacchi piuma. L’idea di un bivacco senza sacco con una tempe-
ratura di -20°, senza poter bere e mangiare niente, proprio non ci entu-
siasmava.
Appena fa chiaro riprendiamo a calarci, raggiungiamo la “Brecha” e con-
tinuiamo sino alla base, dove arriviamo verso le 16.
Il tempo è peggiorato e c’è un vento degno del luogo: sembra che il Fitz
Roy prima di salutarci voglia mostrarci ancora una volta la sua faccia
peggiore.
Infiliamo gli sci e nella bufera scendiamo verso la Laguna de los Tres al
Paso Superior. Alle 19, stravolti ma felici ci possiamo stringere la mano
al Rio Blanco. I giorni successivi sono la storia di tre amici contenti e sod-     Paolo Crippa in una fase impegnativa, forse critica, della progressione
disfatti che hanno avuto la fortuna di vivere questa avventura grazie al           finale sulla granitica parete.
loro affiatamento, alla fiducia e a tutti gli aiuti ricevuti da amici e sponsor.
Soprattutto grazie al Fitz Roy, che ci ha fatto sì qualche sgambetto, ma è
anche stato e diventato un grande amico.

                                                                                                                              Uomini&Sport | Novembre 2020 | 9
Dopo l’impegnativa ascensione lungo la parete Ovest, percorsa in stile alpino, i tre alpinisti meritano di gustarsi sulla vetta del Fitz Roy l’incontenibile
     soddisfazione per la conquista di un prestigioso obiettivo. Nello splendido scenario della Patagonia, dominato dal mitico Cerro Torre, Paolo Crippa e
     Dario Spreafico esultano nella foto scattata da Danilo Valsecchi.

     L’esperienza vissuta al Fitz Roy è stata certamente dura, ma per me sa-
     rebbe un enorme piacere poterla ripetere in modo simile. Passare tan-
     ti giorni su una montagna d’inverno, con due soli compagni, lontani da
     casa qualcosa come 15.000km, e coscienti del fatto, che qualunque
     cosa fosse successa, nessuno ci avrebbe potuto aiutare, mi ha fatto
     provare sensazioni profonde, come l’amicizia e la dipendenza dai miei
     compagni. In quelle distese di neve e di ghiaccio, il ricordo di chi aveva
     avuto fiducia in noi e ci aveva dato il suo aiuto (il Gruppo Ragni, il Gruppo
     Gamma, il CAI Lecco, la concessionaria FIAT di Colombo Pisati, le azien-
     de Ciesse Piumini, Koflach, Abrio, Vaude, Trezeta, Barba Sport) ci offriva
     la sicurezza e ci spronava a non desistere.
     Sacrifici, pericoli e rischi hanno rafforzato l’amicizia e l’affiatamento di
     noi tre: e tuttavia credo che sarebbe bello affrontare altre esperienze an-
     che con amici diversi, per riscoprire nei momenti difficili il comportamen-
     to di persone che si conoscono ed aumentare così il proprio bagaglio di
     esperienze umane.
                                                                                        Si è ormai avviata la discesa dalla Supercanaleta in corda doppia, ma il
                                                                                        cuore rimarrà a lungo ancora su questa vetta che ha segnato una tappa
                                                                                        significativa della loro vita.
     L’articolo è tratto da “Alpinismo” – Bollettino numero 90 – Annuario 1989
     del Club Alpino Accademico Italiano.

     Le fotografie ci sono state offerte da Danilo Valsecchi.

10 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
SPORT A TUTTO CAMPO

LE GENERAZIONI IN ATTESA
DEL FUTURO TERMINE DI CONFRONTO

Arrampicata Sportiva:
l’arte di arrampicare, sapendo che il premio che ti aspetta
non è una vetta più vicina al cielo, ma la soddisfazione
di poter sfidare anche le pareti più lisce e verticali

di Renato Frigerio
Le interviste a cura di Sara Sottocornola

Nel lungo percorso attraverso il quale abbiamo
incontrato numerose discipline sportive, dove
si distinguono le differenti scelte che accen-
dono il tifo e l’interesse di tanti appassionati,
si sono più volte presentati degli spazi che
avevano un’evidente origine dalle normali esi-
genze e abitudini dell’uomo. Esistono certa-
mente anche delle attività sportive che sono
state introdotte a partire da precedenti ele-
menti ludici che un tempo venivano praticati
per passatempo o gioco, a scopo di diverti-
mento e poi di sfida: li vediamo per esempio in
tutte le specialità dove si usa la palla, nelle va-
rie dimensioni e forme, come la troviamo nel
calcio, nel basket, nel tennis, nel rugby, nella
pallavolo. In altri casi la disciplina si è invece
sviluppata partendo addirittura dalla costitu-
zione fisica e dalle abitudini dell’uomo, e la tro-   Anche i semplici allenamenti non mancano di richiamare appassionati e curiosi:
viamo evidente nella gare di marcia e di corsa,       qui si svolgono all’interno del Palazzo a Vela di Torino, dal 1987 la prima e la più grande palestra
nelle regate e nel nuoto, nella stessa bicicletta.    di arrampicata d’Europa.
Ciò che era stato un mezzo per raggiungere
uno scopo preciso assume il ruolo autentico           catalogate e dotate di normative giuridiche e          si basa su ancoraggi permanenti fissi alla
di fine a se stesso. Non è difficile vedere che       regolamentari, formule e appositi calendari.           roccia come protezione/sicurezza. Il termine
sotto questo aspetto si può inquadrare anche          È una disciplina tipica delle più recenti gene-        è usato in contrapposizione all’arrampicata
l’Arrampicata Sportiva: arrampicare quando            razioni, e come tale non può trovare nessun            tradizionale o trad, facente uso invece di pro-
era indispensabile per raggiungere una vetta,         confronto con atleti datati: questo il motivo          tezioni amovibili come nut e friend. Poiché l’e-
costretti spesso a superare pareti vertiginose        per cui nella nostra rubrica “Sport a tutto cam-       quipaggiamento è usato esclusivamente per
e repulsive, è diventato ora anche uno sport a        po” verrà a mancare il consueto riscontro con          l’assicurazione, e non per aiutare la progres-
tutti gli effetti. È successo attraverso passaggi     gli atleti del passato. Poiché questa verifica         sione, l’arrampicata sportiva è considerato un
progressivi, distribuiti in un lungo spazio tem-      si renderà possibile non prima di una decina           tipo di arrampicata libera. Per quanto riguar-
porale, ma ora è stato accreditato come una           d’anni, anche l’arrampicata sportiva subisce la        da le competizioni l’arrampicata sportiva è
reale disciplina sportiva, che attira sempre più      sorte toccata al Parapendio, venendo consi-            regolamentata a livello internazionale dall’In-
numerosi praticanti, sempre più stimolati nel         derata tra “Le generazioni in attesa del futuro        ternational Federation of Sport Climbing”.
reciproco confronto.                                  termine di confronto”.                                 In Italia il punto di riferimento dell’Arrampicata
Le competizioni iniziali, che immaginiamo si          Che cosa si intende poi per “Arrampicata Spor-         Sportiva si identifica nella FASI, la Federazione
siano svolte come gioco tra amici, sono cul-          tiva” lo possiamo specificare con i semplici           dell’Arrampicata Sportiva Italiana, ammessa
minate rapidamente in gare autentiche, che            ed essenziali termini con cui viene definita           ufficialmente al CONI, dotata di apposito sta-
sono state prese in considerazione dai mas-           da Wikipedia, l’enciclopedia libera: “L’arrampi-       tuto, regolamento e strutture.
simi organismi competenti e opportunamente            cata sportiva è uno stile di arrampicata che           La FASI, dopo il rinnovamento delle ultime vo-

                                                                                                                              Uomini&Sport | Novembre 2020 | 11
tazioni che hanno portato all’elizione di Davi-         liani giovanili non si sono potuti svolgere ma       gradi di difficoltà al limite delle capacità uma-
     de Battistella come Presidente e un consiglio           si è riusciti a ripartire con tre importantissimi    ne, come del resto si verifica in tutte le disci-
     Federale compatto e operativo sta intrapren-            appuntamenti, quali i tre Campionati Italiani        pline dell’arrampicata e come pure in tutti gli
     dendo un percorso di rinnovamento e sviluppo            senior di specialità (Lead, 12-13 settembre a        altri sport. Ad ogni presa viene assegnato un
     che la porta a diventare Federazione Sportiva,          Brunico, Speed, 26 settembre a Mezzolombar-          punteggio progressivo e ha due valori: “tenuta”
     in quanto attualmente è Disciplina Sportiva             do, Boulder, 17-18 ottobre a Roma).                  se viene impugnata; “utilizzata” se, dopo aver-
     Associata.                                              In questi giorni estivi al Centro Federale di Arco   la impugnata, si inizia un movimento che però
     Ad oggi conta più di 250 Società affiliate e            si sono svolti i raduni di preparazione per le       non permette di raggiungere la presa succes-
     43.000 tesserati suddivise in tutte le regioni          squadre senior e dal 27 agosto al 6 settembre        siva. Il massimo punteggio si ha nell’arrivare
     d’Italia. Le società sportive operano sul territo-      si sono tenuti collegiali di allenamento e se-       con entrambe le mani all’ultima presa: il “top”.
     rio per la promozione e lo sviluppo dello Sport         lezione per le squadre giovanili. Sta partendo       Si può effettuare con la corda di sicurezza dall’al-
     dell’arrampicata: al loro fianco la Federazione         inoltre un progetto più ampio al fine di prepa-      to, nei giovanissimi, o con corda dal basso.
     supporta le società stesse con la formazione            rare i futuri atleti con obiettivo Olimpiadi 2024    Velocità (Speed). La specialità di velocità, det-
     dei tecnici, istruttori, allenatori, giudici, al fine   a Parigi, dove, se confermato, il nuovo format       ta comunemente Speed, consiste nel comple-
     di rendere la crescita della disciplina struttura-      prevede l’assegnazione di due medaglie, una          tare una via (normalmente di grado medio/
     ta e conforme ai regolamenti CONI.                      per specialità Speed e una per la combinata          basso) nel minor tempo possibile.
     La FASI ha al suo interno le squadre nazionali          Boulder e Lead. Sulla base di questo nuovo           Dal 2007 la IFSC ha omologato un muro di
     che portano i suoi atleti a competere nei cir-          format è partito un progetto guidato dal Com-        arrampicata di 15m dove effettuare le com-
     cuiti internazionali, quali la Coppa Europa e la        missario tecnico, Tito Pozzoli, al fine di prepa-    petizioni. La via da competizione è fornita di
     Coppa del Mondo, con i relativi Campionati              rare gli atleti stessi nel miglior modo possibi-     un sistema di cronometraggio alla partenza e
     Europei e Mondiali. Gli atleti delle squadre na-        le. Il progetto prevede di iniziare a lavorare a     all’arrivo, un sensore in cima alla via che per-
     zionali sono affiliati alle società sul territorio      partire dagli atleti di categorie U14 e U12 con      mette agli atleti di fermare il tempo. La via vie-
     e hanno solitamente propri allenatori che ne            l’obiettivo di intraprendere un percorso struttu-    ne salita in moulinette, cioè con corda dall’alto,
     seguono la preparazione. La Nazionale acco-             rato per la formazione degli atleti ancor prima      in modo che l’atleta possa concentrarsi solo
     glie al suo interno gli atleti che nel corso della      di poter accedere alle squadre nazionali.            sul tempo di salita.
     stagione e secondo i criteri di selezione risul-        Le gare si svolgono nelle diverse specialità di:     Boulder. La specialità chiamata Boulder consi-
     tano averne le caratteristiche. Vengono poi             Difficoltà (Lead). La specialità di difficoltà,      ste nel dover arrampicare su vie basse, mas-
     organizzati raduni di allenamento collegiale o          detta comunemente Lead, consiste nell’effet-         simo 4 m, dove il punto più basso del corpo
     selezione per poter preparare gli atleti stessi         tuare una scalata su vie che aumentano di            non deve superare i 3 metri, di diversa difficol-
     alle competizioni internazionali. A partire dallo       difficoltà progressivamente fino a raggiungere       tà, senza l’uso dell’imbragatura (l’incolumità è
     scorso giugno la FASI ha firmato un accordo
     con il Comune di Arco per la gestione del Clim-
     bing Stadium di Arco per utilizzarlo quale Cen-
     tro Federale mettendolo a disposizione della
     squadra olimpica e delle squadre nazionali Se-
     nior e Junior, un Centro Tecnico Federale all’al-
     tezza del fabbisogno dei suoi atleti azzurri.
     Le competizioni si suddividono in ambito re-
     gionale, o nazionale. Nei cui circuiti si vanno
     a misurare gli atleti stessi suddivisi per diver-
     se categorie giovanili sino alle competizio-
     ni Senior. In ambito giovanile ogni stagione
     parte con i circuiti regionali da cui verranno
     selezionati i migliori atleti che potranno così
     accedere alle finali nazionali che eleggono i
     Campionati Italiani giovanili delle varie catego-
     rie e specialità. Le competizioni Senior sono
     strutturate su circuiti di Coppa Italia per le tre
     specialità (Boulder-Lead-Speed) e con le finali
     nazionali che aggiudicano i titoli di Campioni
     Italiani. Quest’anno, come sappiamo tutti è
     estremamente particolare e i Campionati Ita-

12 | Novembre 2020 | Uomini&Sport
assicurata da materassi para cadute). Richie-        Sono previste competizioni specifiche in ordi-        cuito internazionale di gare che si svolge ogni
de uno sforzo di breve durata ma di massima          ne di età:                                            anno per ogni singola disciplina.
intensità e prevede una serie limitata di movi-      Senior. Campionato del mondo: competizio-             Giovanili: Campionato del mondo giovanile,
menti, 7-8 di media. Bisogna partire con tutti e     ne biennale, a cui possono partecipare atleti         competizione annuale riservata ai ragazzi
quattro gli arti appoggiati su prese obbligate       di ogni nazione, in cui sono presenti le tre di-      under20 di ogni nazione. Campionato euro-
di “start” per completare il percorso che cul-       scipline ufficiali (Lead, Speed e Boulder), più       peo giovanile: competizione annuale riserva-
mina con un “top” (presa finale), che dev’es-        le gare paraolimpiche. Campionato europeo:            ta ai ragazzi under20 di nazionalità europea.
sere tenuto dall’atleta per almeno tre secondi       competizione, che si effettua ad anni alterni ri-     Coppa Europa giovanile: circuito internaziona-
consecutivi. Vengono contati il numero dei           spetto al mondiale, a cui possono partecipare         le di gare, riservata ai ragazzi under20 di na-
tentativi impiegati nel raggiungere il “top” in un   solo atleti di nazionalità europea, in cui sono       zionalità europea, che si svolge ogni anno per
tempo determinato. Si ha, inoltre, una presa         presenti le tre discipline ufficiali.                 ogni singola disciplina.
intermedia chiamata “zona”, che attribuisce          Campionato nazionale: competizione annuale
                                                                                                           Nella pagina a fianco, sempre da sinistra,
un ulteriore punteggio, sempre a seconda del         svolta in ogni nazione, in cui sono presenti le
                                                                                                           in alto: Stefan Glowacz, Catherine Destivelle
numero di tentativi impiegati per raggiungerla.      tre discipline ufficiali. Coppa del mondo: cir-       e Luisa Iovane;
                                                                                                           in basso: Patrick Edlinger e Roberto Bassi.

 Uno sguardo storico
                                                                 Nel 1985 si svolge Sport Roccia, sulla parete storica dei Militi, nell’Alta Valle Stretta
                                                                 sopra Bardonecchia, la prima competizione internazionale di arrampicata della storia.
                                                                 In questa occasione, le gare che si sono svolte dal 5 al 7 luglio, sono state vinte nel
                                                                 settore maschile dal tedesco Stefan Glowacz, davanti al francese Jackie Godoffe.
                                                                 Primo tra gli italiani si classificò Roberto Bassi. Nell’ambito femminile la francese
                                                                 Catherine Destivelle vinse davanti alla nostra Luisa Iovane. Nel 1986 imponente fu la
                                                                 manifestazione organizzata sulle pareti del Colodri ad Arco di Trento e Bardonecchia,
                                                                 dove in rappresentanza di 14 Nazioni, 192 iscritti si dettero battaglia dal 4 al 6 luglio
                                                                 ad Arco e dall’11 al 13 a Bardonecchia. Per la categoria maschile nell’ordine: vinse il
                                                                 francese Patrick Edlinger, secondo si classificò l’inglese Ben Moon: sempre Roberto
                                                                 Bassi primo tra gli italiani. Nella classifica femminile Catherine Destivelle si piazzò al
                                                                 primo posto davanti all’americana Lynn Hill.
                                                                 Nel 1985 e 1986 Sport Roccia viene anche utilizzato per proclamare il Campione
                                                                 italiano, conferendo il titolo agli atleti italiani meglio piazzati. Dato il grande successo
                                                                 delle prime competizioni di arrampicata nel 1987 viene fondata a Torino la Federazio-
                                                                 ne Arrampicata Sportiva Italiana. Nel 1989 si svolge la prima Coppa del mondo Lead
                                                                 di arrampicata organizzata dall’UIAA, circuito di gare organizzato annualmente.
                                                                 Nel 1990 la FASI viene riconosciuta dal CONI Disciplina Sportiva Associata.
                                                                 Nel 1991 si svolge il primo Campionato del mondo di arrampicata, evento a cadenza
                                                                 biennale, e solo dal 1992 si svolge il primo Campionato europeo di arrampicata (sem-
                                                                 pre a cadenza biennale).
                                                                 Dal 1998 si introduce la prima Coppa del Mondo Speed di arrampicata, circuito di
                                                                 gare organizzato annualmente e un anno dopo vede la luce la prima Coppa del mondo
                                                                 Boulder di arrampicata, a cadenza annualmente. Nel 2007 nasce l’International Fe-
                                                                 deration of Sport Climbing (IFSC) staccandosi dall’UIAA (Unione Internazionale delle
                                                                 Associazioni Alpinistiche), passo fondamentale per arrivare al sogno olimpico.
                                                                 Infatti nel 2010 l’IFSC viene riconosciuta dal CIO e solo un anno dopo viene inserita
                                                                 l’arrampicata in una rosa di otto sport, uno dei quali parteciperà ai Giochi olimpici del
                                                                 2020. Nel 2016 il Comitato Olimpico comunica ufficialmente che l’arrampicata sporti-
                                                                 va parteciperà alle Olimpiadi.
                                                                 Le Olimpiadi di Tokjo 2020 segnano l’ingresso ufficiale dell’Arrampicata Sportiva, per
                                                                 questa “prima volta” il CIO ha deciso di attribuire una sola medaglia a questo Sport.
                                                                 L’IFSC per non penalizzare nessuna delle tre discipline ufficiali, ha deciso di parteci-
                                                                 pare con una competizione in cui tutti gli atleti si devono confrontare in tutte, nasce
Non necessita di commenti l’impressionante
affollamento degli appassionati accorsi a Bardonecchia
                                                                 così la Combinata Olimpica. Come prima prova c’è la Speed, seguita dal Boulder e a
per seguire le gare di Sport Roccia ’85.                         chiudere è la Lead. Alle Olimpiadi partecipano 20 uomini e 20 donne selezionate attra-
                                                                 verso un complicato meccanismo del regolamento. Dopo una fase di qualifica i primi
                                                                 otto si confronteranno nella finale ripetendo tutte e tre le discipline per aggiudicarsi
                                                                 le medaglie.

                                                                 Siamo vivamente grati a Roberto Capucciati e Davide Manzoni
                                                                 per la loro competente e preziosa collaborazione,
                                                                 e a Gianmario Besana per il totale contributo fotografico.

                                                                                                                            Uomini&Sport | Novembre 2020 | 13
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