Vr CTG news DICEMBRE 2021

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D I C E M B R E                             2 0 2 1

   Vr CTG news  Notizie ed informazioni a cura del Comitato Provinciale CTG Verona

                                                www.ctgverona.it

“A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai:… riprendere quel tempo che rincorrevi tanto”, così recita una canzone
che da qualche anno spopola in TV anche grazie ad uno spot pubblicitario.
Il mio augurio per questo Natale e per le festività che ci stiamo apprestando a vivere è innanzitutto quello di trascorrere
al meglio questo prezioso momento dell’anno.
Che sia un’occasione per uscire dalla frenesia del vivere quotidiano ed apprezzare il piacere autentico dello stare
insieme all’insegna di preziosi valori.
Da sempre il CTG si adopera per far comprendere, alle tante persone che avvicina, il valore del tempo, un bene oggi
quanto mai prezioso, che non è da consumare in modo errato, ma da vivere pienamente in libertà, da protagonisti.
Auguri a voi tutti di cuore e che il 2022 ci porti nuove e stimolanti esperienze da vivere insieme.

                                                 Il presidente provinciale
                                                      Fabio Salandini
Vr CTG news DICEMBRE 2021
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                                 NATALE: UN MODO NUOVO DI GUARDARE LA VITA

Pensavo che da quando Gesù è nato a Betlemme ed ha aperto per la prima volta gli occhi in questo mondo, ha inaugurato per
l’umanità un modo nuovo di guardare alla vita. Immaginiamo per un attimo gli occhi del Bambino, quegli occhi che dal
presepio si spalancano ed incrociano prima di tutto lo sguardo amorevole di sua mamma, Maria, ... poi quello di Giuseppe.
Quegli occhi girano intorno e vedono una capanna, dei pastori, delle pecore, gli angeli che cantano “Gloria”. Quegli occhi
vedranno poi i magi; vedranno gli sposi di Cana che restano senza vino; vedranno i pescatori del Lago di Tiberiade, il lebbroso,
la peccatrice, le folle, Zaccheo; vedranno anche occhi che non si sono mai aperti cioè quelli del cieco nato; vedranno i gigli del
campo e gli uccelli del cielo; vedranno alla fine gli occhi pieni di odio e di violenza dei suoi nemici, quelli supplichevoli del buon
ladrone … e alla fine, una volta chiusi su questo mondo, vedranno gli occhi di Dio Padre, al di là della morte. E tutto, perché
anche i nostri occhi, quegli occhi che abbiamo aperto a anche noi la prima volta alla nostra nascita, quegli occhi che si
chiuderanno nell’ultima ora, possano contemplare per sempre la gloria del cielo. Tutto è cominciato a Natale, da quel primo
sguardo del Bambino. In un recente intervento, il teologo Armando Matteo, ha offerto sul tema dello sguardo di Gesù, una
interessante riflessione sulla fede cristiana, di cui vorrei riportare alcuni passaggi in occasione della prossima celebrazione del
Natale 2021.
“Cosa testimoniamo al mondo noi che crediamo in Gesù di Nazareth? Qual è il centro della testimonianza di noi cristiani? Qual
è la profezia decisiva del nostro essere uomini e donne della Chiesa di Cristo? Ritengo che la specificità del nostro credere da
cristiani abbia a che fare essenzialmente con una conversione dello sguardo e precisamente con la nostra capacità di
assimilare il modo di “vedere” che fu proprio di Gesù: di fare nostre cioè la traiettoria e l’intensità con cui Gesù ha visto (e
ha insegnato a vedere) Dio, il mondo e sé stesso. Di fare nostri i suoi occhi. 1° La testimonianza e la profezia dei cristiani è
allora, innanzitutto, vedere Dio come Gesù l’ha visto. Dio è Padre. Vedere come Gesù significa, per prima cosa, accogliere la
buona notizia che è al centro del Vangelo e cioè la rivelazione della paternità divina. … La prima forma di testimonianza,
allora, che i cristiani sono chiamati a esprimere, vivendola ovviamente, è esattamente questa della loro fede in un Dio che è
padre: che è padre di ciascuno e perciò di tutti; che è padre e dunque radice ultima della comune umanità che stringe tutti in
un medesimo destino di vita buona; che è padre e dunque garanzia assoluta che nessuno è mai lasciato in balia del male.
L’amore tra gli umani trova perciò il suo sostegno e la sua garanzia nell’amore che ciascuno e ciascuna saprà riconoscere a
colui che Gesù ci ha mostrato essere il Padre di tutti.
2° Alla prima fondante e fondamentale conversione dello sguardo in cui principalmente consiste la fede cristiana, quella
rivolta al riconoscimento della paternità di Dio, sull’esempio e in grazia di Gesù, ne segue una seconda: quella che comporta
un modo diverso di vedere il mondo. È essenziale, per il pensiero e per la prassi cristiana, guardare al mondo non solo nella
sua data fattualità ma anche nella sua possibilità, non solo dunque per ciò che è ma anche per ciò che può diventare … Per
Gesù la “salvezza” del mondo passa attraverso l’impegno per la costruzione del regno di Dio, segno e sogno di un’umanità che
tenta strade di riconciliazione in nome dell’unica paternità divina e che desidera condividere il mondo secondo progetti di
equità e di autentica giustizia. … Ecco il regno di Dio in presa diretta: esso è la radicale possibilità di immaginare un mondo
diverso, un mondo semplicemente più umano. … I cristiani, pertanto, saranno veramente testimoni e profeti nel nostro tempo,
nella misura in cui si impegneranno a dare generosamente forma a comunità che respirino e lascino respirare il profumo
liberante e consolante del Vangelo … ad un mondo realizzato secondo uno stile di generosa accoglienza degli altri, di mite
proposizione di se stessi, di ragionata ricerca del bene comune, di totale attenzione alla costruzione della pace, della giustizia e
della salvaguardia del creato.
3° La terza conversione dello sguardo, in cui si realizza ogni autentica esperienza di fede cristiana e che sostanzia la
testimonianza e la profezia dei battezzati, ha a che fare con l’immagine che il soggetto umano ha di sé stesso. Si tratta di
imparare a vedere il proprio essere umani con gli occhi di Gesù. I credenti sanno che, nascendo al mondo, Gesù ha benedetto
ogni fragilità e limite della terra, riconoscendo all’esistenza di ogni uomo e di ogni donna lo spazio di un compito e di un
impegno che Dio stesso accompagna con amore infinito. Per questo i credenti testimoniano e danno riscontro concreto cioè a
quella verità annunciata da Gesù per la quale la verità di/su ciascun uomo e donna della terra reca il sigillo del futuro, il crisma
dell’incontro definitivo con Dio, cui rinviare ogni giudizio ultimo su sé stessi e sulla storia. Ecco, infine, di cosa i cristiani
debbono oggi diventare testimoni e profeti … Per questo la fede è soprattutto speranza … contro la diffusa sensibilità
depressiva che ovunque ci avvinghia e contro la tentazione di far ripiegare su se stesso il nostro essere anche parte di questo
mondo, dimenticando che, per quanto bello possa risultare, esso non coincide con il paradiso promesso, vero compimento del
Regno che qui ci sforziamo in ogni modo di anticipare”.
Auguriamoci dunque che il Dio-Bambino che celebriamo il 25 dicembre aiuti anche noi a maturare un modo nuovo di guardare
Dio, il mondo e noi stessi … e anche il CTG, per imparare a scambiarci sguardi di fede, di speranza e di carità.
Buon Natale!

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                                                                 2
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                         …UN 2022 TUTTO DA VIVERE…IN COMPAGNIA DEL VISSINEL!!!

Quest’anno siamo stati letteralmente travolti dalla magia del Natale!
Quasi senza accorgercene ci siamo trovati circondati da luminarie e decori, sulle case e nelle vie. Eh si, ormai anche
quest’anno è giunto al termine ed è ora di rinnovare o sottoscrivere la vostra tessera CTG.
Per farlo andate sul nostro sito www.elvissinel.it dove troverete tutte le indicazioni.
Nel frattempo è stata definita la programmazione del XXII corso “Conoscere il Baldo Garda”, che si terrà in modalità duale,
ovvero sia a distanza che in presenza (nel comune di Bussolengo), dal prossimo gennaio fino ai primi di marzo.
Quest’anno affronteremo un tema molto interessante, che permetterà ai vari relatori di focalizzarsi su innumerevoli storie e
curiosità del territorio, oltre che a viaggiare (anche fuori regione) per scoprire i fantastici aspetti legati al fil rouge del
corso...siete curiosi di scoprire qual è? Eccovi qualche anticipazione: il tema scelto parte da una frase di Leon Battista
Alberti “la città è come una grande casa, e la casa a sua volta una piccola città” (De Re Aedificatoria) e, tenendo conto del
tema associativo CTG 2022 Turismo CTG per le Città Ospitali, intende offrire agli iscritti una preziosa occasione culturale e di
conoscenza del territorio, con la possibilità di effettuare anche delle uscite dove approfondire i temi trattati dai vari docenti.
Essendo un corso che verrà svolto anche online, chiunque, potrà, se lo vorrà, iscriversi per conoscere le bellezze del nostro
territorio, attraverso le relazioni di docenti competenti e di grande fama, che sapranno sicuramente tenere alta l’attenzione di
tutti i partecipanti.
Tra questi il prof. A. Buonopane, che ci parlerà di Verona e dell’area del Baldo-Garda in età romana, tra vie d'acqua e percorsi
stradali; oppure don A. Scattolini e mons. M. Signoretto, che ci delizieranno con alcuni interventi incentrati sulla chiesa, come
casa di cui facciamo tutti parte e sulla figura di Maria e del Santuario della Madonna della Corona; avremo poi il piacere di
avere ospite l’architetto Alba di Lieto, che ci parlerà dell’arte di abitare e del celebre Carlo Scarpa.
Tra una lezione e l’altra vi saranno anche delle imperdibili uscite sul territorio, che ci aiuteranno a comprendere meglio le
diverse lezioni.
Tutto è pronto per iniziare il nuovo anno alla grande!
Aspettandovi numerosi alle nostre proposte, concludiamo nel porgervi i nostri più cari auguri di buon Natale e di un rinnovato
2022, che, speriamo, possa portarci tanta gioia e serenità, di cui ormai da qualche anno ormai, ne abbiamo uno smisurato
bisogno!

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                              FAR FILO’ ON LINE IN TEMPO DI PANDEMIA CON IL CTG
Una usanza tipica della società contadina in vigore fino ai primi anni del secondo dopoguerra del XX sec, il filò, viene ora
riproposto dal CTG M. Baldo da gennaio 2022, con modalità moderne ed attuali, on line, dove la stalla diviene il programma
Zoom. “L'intento non è quello di far rivivere un costume che nella società moderna non avrebbe senso, almeno nei connotati
che un tempo lo distinguevano, bensì raccogliere tramite la famigliarità di un ritrovo e di una serata assieme, anche se on line,
ricordi, emozioni, storie personali che hanno fatto parte della nostra identità culturale e sociale” spiegano al CTG. “Prima
dell'avvento della televisione l'abitudine di far filò nelle stalle era molto praticata nell’entroterra gardesano e sul Baldo, in
modo particolare durante la stagione fredda perché la stalla era l'unico ambiente riscaldato gratuitamente dal fiato delle
mucche e i nostri anziani ricordano ancora le belle serate passate nella stalla, che diventava un locale pubblico (non si chiedeva
il permesso di entrare), dove tutti anche se non erano proprietari, si sentivano come a casa loro”. Il nome "filò" deriva
dall'attività praticata un tempo dalle donne di casa di trasformare in filo, con la rocca e il fuso, la lana o steli di canapa e lino
con cui poi si confezionavano indumenti per i componenti della famiglia o tessuti per la casa. Ecco come la stalla diventava il
centro della vita sociale e spesso famigliare: i bambini mangiavano e venivano lavati in stalla. Nella stalla si lavorava, gli uomini
riparavano o rinnovavano gli attrezzi da lavoro, le donne sferruzzavano o rammendavano e cucivano, si dialogava, spesso si
cantava o si pregava, si raccontavano favole o storie, si “smorosava” sotto l’occhio attento degli adulti e anche si combinavano
matrimoni.
A partire da Mercoledì 12 gennaio dalle ore 20.30 alle 22, chi vorrà potrà partecipare a questi filò on line su Zoom, richiedendo
l’apposito link al CTG, tel. 045/6260228, o scrivendo una mail a: m.delibori@alice.it. Il primo filò avrà per tema gli anniversari
più importanti che scadono nel 2022 e quelli capitati nel 2021, dal centenario della morte di Dante a quella di nascita di
Francesco Calzolari, all’anniversario dell’apparizione della Madonna della Corona nel 1522.

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                                     CAVAION: DAL SAN MICHELE AI CAVAIONESI
E’ iniziato a dicembre un progetto di salvaguardia e valorizzazione del Monte San Michele, promosso dal CTG El Preon con un
contributo della Regione Veneto ed in collaborazione con il comune di Cavaion ed altre associazioni ed enti locali, tra cui il
CTG M. Baldo e la Scuola Sec. di primo grado. Il Monte San Michele è il principale rilievo del territorio del comune di Cavaion
Veronese, con i suoi 342 m. s.m. è un “monadrock” un monte-testimone dal punto di vista geo-morfologico per le sue rocce e
fossili risalenti all’Oligocene, ma soprattutto per la sua posizione paesaggistica e panoramica, emergente sull’alta pianura
veronese, e per la sua storia antropica che va dal Paleolitico fino al periodo della Guerra Fredda alla fine del secolo scorso,
comprendendo quasi tutte i le epoche storiche che hanno lasciato su di esso importanti tracce e testimonianze archeologiche
(Bastia, chiesa di San Michele, convento, resti di mura, bunker, ecc.). “Per gli abitanti di Cavaion il colle San Michele è un
monte-simbolo e fa parte del loro orizzonte visuale come una immagine tradizionale della memoria identitaria” spiega
Alessandro Delibori presidente del CTG El Preon “Proprio da questa identità-simbolo, che rappresenta un bene comune, è
nata l’idea di elaborare un progetto di coinvolgimento del volontariato locale, di associazioni e di altri enti del territorio, nel
tentativo di difendere, recuperare e valorizzare questo bene comune, questo simbolo identitario che rischia di degradarsi e
cadere in abbandono anche a causa della minore frequentazione e manutenzione dovuta all’attuale pandemia”. I volontari
hanno già cominciato a sistemare i sentieri che circondano la Bastia mentre dal prossimo gennaio si terranno conferenze on
line per conoscere ed approfondire l’ambiente e la storia di questo singolare territorio.

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           I FORTI DI CERAINO E MONTE NELLA LESSINIA OCCIDENTALE INVOCANO SOCCORSI....
Su di un piccolo ripiano del Monte Pastello a quota 236 m., a dominio dell’ansa del fiume Adige in località Ceraino, nel
territorio comunale di Dolcè, sorge forte Ceraino costruito dagli austriaci tra il 1850 ed il 1851. Raggiunto da una bella strada a
tornanti che parte dalla chiesa di Ceraino, vera opera di ingegneria militare, oggi in buona parte chiusa dalla vegetazione ed in
stato di abbandono, come lo stesso forte Ceraino ed il successivo di Monte, continuando sulla stretta strada che sale a
tornanti. Forte Ceraino fu intitolato al luogotenente feldmaresciallo Johann von Hlavaty (1788 - 1870) come riconoscimento
per la sua attività di architetto militare. Poteva ospitare una guarnigione di 120 uomini e quindici bocche da fuoco di vario
calibro. Dopo il 1866 fu chiamato Forte Ceraino. Faceva parte dei forti della "Chiusa di Rivoli-Ceraino" e doveva battere la Val
Lagarina verso Dolcè, il monte S. Marco ed una parte dell’anfiteatro di Rivoli, incrociando il fuoco con il forte Rivoli. Nel 1884
fu ammodernato e migliorato cambiando la direzione del tiro ed inserendolo nel nuovo sistema difensivo realizzato verso il
confine trentino asburgico. Venne adibito poi a deposito di munizioni. La pianta è irregolare per adattarsi alle asperità del
terreno roccioso. E’ costruito interamente in conci di pietra Rosso Ammonitico, mentre le volte sono in cotto. E’ dotato di una
recinzione esterna che racchiude a Nord le cannoniere in casamatta protette da uno strato di terra battuta spesso oltre due
metri, mentre a Sud si trova il ridotto a forma di parallelepipedo. All’interno vi sono grandi cisterne per l’acqua piovana
raccolta con un sistema ingegnoso di canalizzazioni e pozzetti dalle coperture e dai piazzali. Sulla fronte possiede 8 feritoie
d'artiglieria, delle quali le quattro a sinistra sono alla stessa altezza le quattro a destra sono attigue ma a un'altezza diversa. Il
fianco consiste in due parti, tra loro collegate da un muro distaccato, ad andamento non lineare e munito di feritoie. La parte
nord è costituita da una batteria in casamatta con una feritoia per artiglieria diretta verso nord-ovest e quattro verso ovest; la
parte sud, anch'essa in casamatta, che prosegue sul fronte di gola dietro un angolo a destra, rivela due normali feritoie per
artiglieria rivolte verso ovest. Il blockhaus di gola, in pietra e casamattato, presenta al piano terreno ininterrottamente feritoie
per fucile e dispone di una costruzione di fiancheggiamento che contiene la scala che porta alla terrazza superiore. La terrazza
è fornita di un parapetto con feritoie. Un fossato largo circa 5 metri e profondo da 3 a 4 sulla fronte e sul fianco, circonda il
forte. All'entrata, sul fossato di gola, c'era un ponte levatoio. Pregevoli e ben studiati sono alcuni particolari architettonici che
ne fanno un’opera dalle suggestioni artistiche oltrechè militari. E’ stato da anni dismesso dall’esercito Italiano e dalla
Forestale, ma non è ancora passato in mano al comune di Dolcè che lo vorrebbe gestire come centro culturale e turistico.
Mentre è utilizzato per giochi di guerra, versa in un grave stato di abbandono, con piante e rovi che lo stanno
progressivamente disgregando. Avrebbe bisogno di una urgente giornata di pulizia da parte di associazioni di volontariato. Il
CTG Lessinia si rende disponibile. Nel confinante comune di Sant'Ambrogio di Valpolicella, più a sud ma a 410 m . di quota, i
resti di un altro forte austriaco (Mollinary) della metà del XIX sec. esploso nel 1945 e oggi rudere privato... Bella l’ardita strada
a tornanti che sale da Ceraino, anch'essa abbandonata, mentre sarebbe una interessante pista ciclabile oltre che pedonale.

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