Venerdì 1 febbraio 2019, ore 20,30 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte

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Venerdì 1 febbraio 2019, ore 20,30 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte
venerdì 1 febbraio 2019, ore 20,30
Cappella Andrea Barca
Sir András Schiff
direttore e pianoforte

Mozart - Concerto n. 15 in si bemolle maggiore K 450
- Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K 543
- Concerto n. 17 in sol maggiore K 453

dedicato ad Antonio Magnocavallo
                                                       Foto © Priska Ketterer

154a STAGIONE 2018 | 19
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
Venerdì 1 febbraio 2019, ore 20,30 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte
CONSIGLIERE DI TURNO                                           DIRETTORE ARTISTICO
Maria Majno                                                    Paolo Arcà

SOSTENGONO LA SOCIETÀ
DEL QUARTETTO

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               PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti
               del corso di formazione avanzata tenuto da
               Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli,
               Anna Ferro, Francesca Romana Gaglione,
               Gabriele Merlin, Roberto Moro, Ivan Nocera,
               Erica Portunato, Cristina Troisi

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video,
anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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Venerdì 1 febbraio 2019, ore 20,30 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 - Vienna 1791)

Concerto n. 15 in si bemolle maggiore K 450 (ca. 25’)
I. Allegro II. Andante III. Allegro

Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K 543 (ca. 29’)
I. Adagio. Allegro II. Andante con moto
III. Minuetto e Trio IV. Finale Allegro

I N T E RVA L LO

Concerto n. 17 in sol maggiore K 453 (ca. 30’)
I. Allegro II. Andante III. Allegro

Il concerto è dedicato ad Antonio Magnocavallo
con perenne riconoscenza per il suo fondamentale ruolo
nella storia e nella crescita
della Società del Quartetto di Milano

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La parabola del musicista:
da libero professionista a mito

All’età di 25 anni, nel 1781, Mozart era finalmente un uomo libero:
affrancato dalla condizione di servitore dopo la drastica rottura con il
principe-vescovo Colloredo, giungeva a Vienna impaziente e deciso
a dimostrare il proprio valore. Stretto nei panni di musicista di corte,
reclamava il rispetto per l’artista, indossando abiti eleganti e vivendo
quasi da aristocratico. Divenne imprenditore di se stesso, uno dei primi a
provare la carriera del libero professionista: impartiva lezioni, componeva
per sé e per commissione, si esibiva da virtuoso in sale pubbliche e
salotti privati.

Il concerto per pianoforte e orchestra fu la sua carta vincente, un valido
e convincente biglietto da visita presso il pubblico viennese. “Via di
mezzo tra il troppo facile e il troppo difficile”, i concerti si rivolgevano a
tutti, intenditori e non, perché “brillanti, gradevoli all’orecchio pur senza

Il concerto per pianoforte e orchestra fu per
Mozart la carta vincente, un valido e convincente
biglietto da visita presso il pubblico viennese

cadere nella vuotaggine”. Rappresentavano il perfetto compromesso
tra le esigenze dell’artista e quelle del pubblico, garantendo a Mozart
popolarità e guadagno. Dei 27 concerti ben 14 furono composti durante
il suo soggiorno a Vienna.

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Il concerto, di etimologia non univoca, dal latino cum-certare
(“contrastare”, “gareggiare” ) o da cum-serere (“legare insieme”,
“intrecciare”), era un genere sviluppato a pieno nel corso del Barocco,
caratterizzato dal dialogo tra gli strumenti, che si intrecciano, si
giustappongono per timbro e numero (solo-tutti), si “accordano” tra
loro. Una grande ricchezza di episodi fa sì che diversi materiali siano
proposti dall’orchestra e poi ripresi e sviluppati dal solista in una sorta
di rappresentazione teatrale tutta strumentale, in cui molti hanno visto
la proiezione del confronto tra l’individuo singolo e la società nella sua
complessa articolazione, “orchestrale” per l’appunto. Come il teatro, il
concerto era un genere congeniale a Mozart, contemperando insieme
la narrazione, il dialogo e l’esibizione del solista, protagonista e virtuoso
come i grandi divi dell’opera. Nei concerti mozartiani, la simmetria
della forma barocca si anima del dinamismo drammatico e della
trasformazione motivica tipici della forma-sonata classica. Al solista è
affidata la modulazione e il suo ruolo ne risulta così enfatizzato.

Era stato Bach a scoprire la tastiera come strumento solista,
emancipandola dal ruolo di basso continuo cui era stata fino ad allora
relegata. Quando scriveva Mozart, il pianoforte in particolare era uno
strumento ancora tutto da esplorare nelle sue possibilità tecniche
ed espressive.

Il 1784 fu l’anno più felice a Vienna per il giovane salisburghese, la
cui fama era all’apice: si esibiva quasi quotidianamente nel periodo
della Quaresima, durante il quale i teatri venivano chiusi, e alla serrata
attività concertistica teneva testa uno straordinario fervore compositivo,
così da iniziare e redigere un catalogo delle proprie opere. La prima
composizione registrata fu proprio un concerto per pianoforte e
orchestra (K 449), ma nello stesso anno ne sarebbero seguiti ben altri 5,
tanto ravvicinati quanto ugualmente ispirati.

Il 15 marzo ebbe luogo la prima esecuzione del Concerto K 450 presso la
residenza del conte Johann Eszterházy, poi replicato nella Trattnerschen
Saal di Vienna. Le cosiddette “accademie”, ossia i concerti pubblici per
sottoscrizione, erano infatti molto più remunerativi delle esecuzioni
private, in quanto gli aristocratici erano soliti ricompensare i musicisti

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che si esibivano con oggetti di valore più che con denaro sonante. Il
Concerto in si bemolle maggiore, fu eseguito dallo stesso Mozart, che
lo aveva scritto a misura del proprio talento esecutivo: è un concerto
brillante e di un certo virtuosismo, con scale, arpeggi, ottave spezzate
che “faranno sudare l’esecutore” – come aveva predetto Mozart stesso
al padre. La tecnica è però sempre sottomessa alle ragioni musicali,
secondo un’invenzione melodica continua e ogni volta varia. Nulla è in
fin dei conti prevedibile: Mozart gioca con l’ascoltatore, eludendo le sue

Il 1784 fu l’anno più felice a Vienna per il giovane
salisburghese, la cui fama era all’apice: alla
serrata attività concertistica teneva testa uno
straordinario fervore compositivo

aspettative e le convenzioni della forma. L’Allegro iniziale si apre con una
semplice figura cromatica, scambiata tra legni e violini, ma resa ambigua
ritmicamente dal continuo spostamento di accento nelle sue ripetizioni.
Nel tessuto orchestrale, i fiati acquistano sempre maggiore autonomia. Il
solista fa ingresso con esuberanza, rimandando l’esposizione del primo
tema, quasi improvvisando ad esplorare virtuosisticamente tutto lo
spazio sonoro della tastiera. Anche il secondo tema, dal carattere tenero
e sincopato, che gli aveva porto l’orchestra nel primo ritornello, viene
eluso: il solista ne inventa uno suo. Nell’Andante Mozart sperimenta per
la prima delle tante volte avvenire la forma della variazione, assente
nelle sinfonie: il solista fiorisce ciò che l’orchestra gli porge in un gioco di
proposta e risposta. L’Allegro finale, un rondò-sonata, è scritto all’insegna
della spettacolarità, per congedare l’ascoltatore al massimo dello
sbalordimento: il ritmo si intensifica su un andamento in suddivisione
ternaria, il solista è costretto ad incrociare le mani ma pur sempre
in un’atmosfera di spensieratezza e vitalità. Tra grandeur e intimità, il
compositore stesso considerava questo concerto uno dei suoi lavori
migliori.

Di appena un mese successivo è il Concerto in sol maggiore K 453,
composto e lautamente ripagato dall’allieva Babette Ployer, che lo

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eseguì per la prima volta nella residenza di famiglia a cospetto del
maestro e di un insigne ospite, Giovanni Paisiello, operista allora
molto in voga. Rispetto al precedente, il concerto ha un respiro più
intimo e disteso, ma anche in questo caso Mozart non si risparmia
nell’invenzione, con una moltiplicazione e uno sdoppiamento di
materiali tra solista e orchestra. L’Allegro iniziale si apre ‘teatralmente’
con un ritmo puntato, quasi marziale, tipicamente mozartiano e più volte
usato nel genere concertistico. Il secondo movimento, un Andante, è di
delicata bellezza e, di ispirazione vocale, si richiama al mondo dell’opera:
una stessa frase viene continuamente ripresa e ripetuta, sempre
lasciata in sospeso come una domanda, sempre nuova fino alla coda
in cui trova finalmente risposta. I fiati sono sempre più autonomi, con
giochi contrappuntistici tra le diverse sezioni. L’Allegro finale, anch’esso
in forma di tema e variazioni, sfrutta gli effetti di dialogo tra solista e
orchestra e si conclude ironicamente con una sorta di stretta finale, un
presto d’opera buffa, quasi un finale nel finale.

Sul finire degli anni Ottanta così come della sua breve vita, la sorte
voltava le spalle a Mozart. Era scoppiata la guerra austro-turca, molte
accademie in programma vennero annullate, la musica di Mozart “non
faceva più impressione al pubblico”, perché ritenuta troppo difficile e
solo per intenditori. Si ridussero le commissioni e gli introiti; le ultime
opere, come il Don Giovanni, furono letteralmente un fiasco presso
il pubblico della capitale austriaca. Il compositore fu costretto ad
elemosinare dagli amici e ad abbandonare la propria casa in città per

Sul finire degli anni Ottanta così come della sua
breve vita, la sorte voltava le spalle a Mozart.
La sua musica non faceva più impressione al
pubblico perché ritenuta troppo difficile

trasferirsi nei sobborghi di Vienna, metaforicamente esiliato anche dal
centro dell’attenzione. Fu in quegli anni, nel 1788 che, immerso nella
miseria materiale e nella serenità della campagna, Mozart compose
“tutto d’un fiato” il suo ultimo trittico di sinfonie (K 453, 550 e 551), sotto

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il recente esempio delle Parigine di Haydn. Nei dieci anni trascorsi a
Vienna soltanto 6 delle 41 sinfonie videro la luce: la produzione si era
drasticamente rarefatta per accentuare in proporzione il valore spirituale
e non solo tecnico di ogni singola opera, una creatura musicale unica
e irripetibile. Mozart quasi conquistava, per Beethoven e i musicisti
romantici avvenire, quella dimensione dell’arte che non sarebbe più
stata solo maestria artigianale.

La Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K 543, è la prima del trittico,
dal carattere pacifico ed equilibrato rispetto all’inquietudine della
Sinfonia n. 40 e all’energia dell’ultima, la cosiddetta Jupiter. Dei quattro
classici movimenti, il primo presenta un’insolita introduzione lenta, un
Adagio, con maestose figurazioni puntate degli ottoni e rapide scale
ascendenti a richiamare il modello dell’ouverture francese, cui succede
l’Allegro in forma-sonata. La sostanziale serenità della sinfonia viene
ad essere turbata solo nel secondo movimento, l’Andante con moto, in
contrasto con il carattere semplice del Minuetto e Trio. Qui Mozart si rifà
alla melodia del Ländler austriaco, una danza popolare, il cui tema è
esposto dal clarinetto solista, strumento cui Mozart avrebbe dedicato
l’ultima composizione per solo, scritta insieme all’incompiuto Requiem
pochi mesi prima di morire. La sonorità dei clarinetti, allora rari, scelti
in sostituzione degli oboi, ammorbidisce la strumentazione. Nel Finale
mancano le forti contrapposizioni tematiche a smentire le convenzioni
della forma classica: il gesto scalare ricorre e caratterizza il movimento.

È probabile che i concerti cui erano destinate le sue ultime sinfonie non
ebbero luogo e Mozart non ebbe la possibilità di dirigerle o ascoltarle.
Nell’insuccesso, nella povertà e nella malattia Mozart si incamminava
a divenire ben presto un mito, per di più consacrato da una morte
precoce.

		                 Maria Grazia Campisi
		                 Laureata in Discipline storiche,
		                 critiche e analitiche della musica
		                 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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Foto © Priska Ketterer
Sir András Schiff pianoforte

Nato a Budapest nel 1953, András Schiff ha iniziato a studiare pianoforte
a cinque anni con Elisabeth Vadász. Ha poi proseguito gli studi
all’Accademia Liszt con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados e
infine a Londra con George Malcolm.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti
internazionali tra i quali la nomina a membro onorario del Beethoven-
Haus di Bonn (2006), il Premio Abbiati (2007) e la medaglia della
Wigmore Hall di Londra (2008). Nel 2011 ha meritato il Premio “Robert
Schumann” e, nel 2012, la medaglia d’oro della Internationale Stiftung
Mozarteum e la nomina a membro onorario del Wiener Konzerthaus e
membro speciale del Balliol College di Oxford. È stato inoltre insignito
della Croce al merito della Repubblica federale tedesca. Nel dicembre
2013 ha ricevuto la medaglia d’oro alla carriera della Royal Philharmonic
Society; nel 2014 è stato insignito dalla Regina Elisabetta della
onorificenza di KBE (Knight Commander of the Most Excellent Order
of the British Empire, Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico) e ha
ricevuto la laurea honoris causa dell’Università di Leeds.
Ospite delle maggiori orchestre in tutto il mondo e dei maggiori festival,
nel 1999 ha fondato una propria orchestra da camera, la “Cappella
Andrea Barca” con la quale lavora, come con la Philharmonia Orchestra

                                                                             9
di Londra e la Chamber Orchestra of Europe, nel duplice ruolo di
direttore e solista. Nel 1989 ha fondato il festival “Musiktage Mondsee”
e, con Heinz Holliger nel 1995, i “Concerti di Pentecoste” di Ittingen
in Svizzera. Dal 1998 anima a Vicenza una serie di concerti “Omaggio
a Palladio”. “Artist in residence” per la stagione 2007/08 dei Berliner
Philharmoniker, è stato “in residence” presso la nostra Società per
l’esecuzione integrale delle Sonate di Beethoven nelle stagioni
2012/13 e 2013/14.
Tra le sue incisioni ricordiamo l’integrale dei concerti di Beethoven con
la Staatskapelle di Dresda e Bernhard Haitink e quella dei concerti
di Bartók con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fisher. Nel 2012
ha meritato l’International Classic Music Award per l’incisione delle
Geistervariationen di Schumann.
Dal 2006 collabora con la casa editrice Henle al progetto di
pubblicazione di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart nella versione
originale. Nel 2007 ha inoltre pubblicato un’edizione del Clavicembalo
ben temperato di Bach.
È professore onorario alle Musikhochschulen di Budapest, Detmold e
Monaco di Baviera.
È stato ospite della nostra Società nel 1988, 1993, 1998, 2000, 2006,
2007, 2008, 2009, due volte nel 2010, nel 2011, nelle stagioni 2012/2013
e 2013/2014 con i sei concerti dell’integrale beethoveniana, nel 2016 in
recital e in duo con la violinista Yuuko Shiokawa, nel 2017 con tre recital
dedicati a Bach, Bartók, Janáček e Schumann e due volte nella stagione
scorsa con il ciclo “Intorno a Brahms”.

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Cappella Andrea Barca

Gli strumentisti della Cappella Andrea Barca sono solisti e musicisti di
successo e non fanno parte di alcuna compagine orchestrale. Sono stati
scelti personalmente da András Schiff per l’esecuzione di tutti i Concerti
per pianoforte di Mozart a Salisburgo dal 1999 al 2005. Da allora la
Cappella è ospite regolare della Settimana Mozartiana salisburghese.
L’obiettivo di András Schiff, fin dalla fondazione della Cappella, è stato
quello di formare un “ensemble da camera di solisti”. “Come direttore
lavoro con impegno affinché la Cappella sia un’estensione della musica
da camera. Il quartetto d’archi è del resto la forma più alta del fare
musica”. E aggiunge: “Questo ensemble si basa sull’amicizia, sulla
comprensione reciproca, su identici ideali estetici musicali e umani”.
Per quanto riguarda il nome dell’ensemble, il fondatore Sir András Schiff
(Andrea Barca, in italiano) rivela scherzosamente che “si sa molto poco
della vita di Andrea Barca malgrado gli sforzi della musicologia più
agguerrita. Nacque probabilmente tra il 1730 e il 1735 vicino a Firenze
da una famiglia di contadini. Conobbe personalmente Mozart avendo
partecipato come volta pagine al concerto privato di quest’ultimo il
2 aprile 1770 alla villa Poggio Imperale di Firenze. Da quel giorno decise
di dedicare la sua vita all’interpretazione dell’opera per pianoforte
di Mozart. Il suo entusiasmo lo portò a Salisburgo dove i suoi sforzi
ottennero un debole successo. Cosi tornò a Firenze a lavorare come
compositore e pianista. Tra i suoi numerosi lavori c’è Ribollita bruciata
uno dei punti più brillanti della storia musicale toscana. La morte di
Andrea Barca continua a rimanere un mistero”.
Sotto la direzione di András Schiff l’orchestra ha ampliato sempre più il
suo repertorio. Dal 1999 anima il festival Omaggio a Palladio al Teatro
Olimpico di Vicenza dove, nel 2001, è stata protagonista del Così fan
tutte. Dal 2004 al 2007 è stata ospite del Kunstfest Weimar. È stata
inoltre protagonista di tournée con concerti in numerose città europee
quali Vienna, Innsbruck, Zurigo, Basilea, Ginevra, Atene, Bruxelles,
Francoforte, Lisbona, Brema e Baden Baden. Nel 2006, in occasione
dell’anno mozartiano, è stata invitata alla Carnegie Hall e al Lincoln
Center di New York e al Kennedy Center di Washington. Tra il 2008 e

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il 2010 è stata sovente ospite del Beethoven Fest di Bonn; nel 2012 al
Festival di Lucerna la Cappella Andrea Barca ha eseguito la Messa
si minore di Bach e nel 2014 la Missa Solemnis di Beethoven con il
coro Balthazar Neumann. Ha inoltre preso parte alle Schubertiadi di
Schwarzenberg in Austria (2014 e 2015), nel 2016 al Festival Schleswig-
Holstein di Rheingau e nel 2017 a Gstaad.
È per la prima volta ospite della nostra Società.

Erich Hobarth, Kathrin Rabus, Yuuko Shiokawa, Erika Toth, Georg Egger,
Ottavia Egger-Kostner, Jiři Panocha, Zoltan Tuska violini primi
Kjell A. Jorgensen, Andrea Bischof, Albor Rosenfeld, Armin Brunner,
Regina Florey, Rachel Isserlis, Pavel Zejfart,
Eva Szabo violini secondi
Hariolf Schlichtig, Jean Sulem, Anita Mitterer, Alexander Besa,
Annette Isserlis, Miroslav Sehnoutka viole
Christoph Richter, Xenia Jankovic, Andrew Skidmore,
Heidi Litschauer, Jaroslav Kulhan violoncelli
Christian Sutter, Brita Burgschwendtner contrabbassi
Wolfgang Breinschmid flauto
Louise Pellerin, Reinhold Malzer oboi
Riccardo Crocilla, Toshiko Sakakibara clarinetti
Claudio Alberti, Christoph Hipper fagotti
Marie-Luise Neunecker, Johannes Wache corni
Neil Brough, Simon Gabriel trombe
Stefan Gawlick timpani

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CHOPIN A VILLA NECCHI
          MUSICA NEL TENNIS 2019

VILLA NECCHI CAMPIGLIO via M0zart 14, Milano | ore 17,30

                                           BIGLIETTI
19.1 PIETRO DE MARIA pianoforte
                                           Ingresso intero                    € 15
26.1 ALBERTO FERRO pianoforte              Socio FAI                          € 10
                                           Socio Società del Quartetto        € 10
 2.2 GLORIA CAMPANER pianoforte
                                           Under 26                           € 5
 9.2 LUCA BURATTO pianoforte
                                           ABBONAMENTI
 9.3 LEONORA ARMELLINI pianoforte
                                           Intero                             € 75
23.3 DAVIDE CABASSI pianoforte
                                           Socio FAI                          € 50
                                           Socio Società del Quartetto        € 50

Società del Quartetto, via Durini 24, Milano da lunedì a venerdì ore 13.30 - 17.30
Call Center 89.22.34 (servizio a pagamento)
Punti vendita Vivaticket
online su www.quartettomilano.it e www.vivaticket.it
da un’ora prima del concerto a Villa Necchi Campiglio, secondo disponibilità

                                                                                13
DOMENICA
     A CASA VERDI
     DAL 3.2 AL 24.11

     2019
BIGLIETTI                                     DATE

Concerti solo ad inviti, per la limitata      febbraio 3, 17
capienza del Salone dei Concerti.             marzo 3, 17, 31
Gli inviti possono essere ritirati, nella     aprile 14
settimana precedente il concerto, in          maggio 12, 26
orari d’ufficio, alla Società del Quartetto   giugno 16, 23, 30
e il giorno del concerto, a partire           settembre 1, 15, 22, 29
da 60’ prima dell’inizio in Casa Verdi, in    ottobre 13, 27
entrambi i casi contestualmente               novembre 10,24
al biglietto di ingresso, che dà diritto
all’accesso al Salone dei concerti.

                                              INFORMAZIONI
                                              info@quartettomilano.it
                                              Società del Quartetto di Milano
Casa Verdi                                    via Durini 24 - 20122 Milano
Piazza Buonarroti 29, Milano                  Tel 02 795 393
ORE 17:00                                     www.quartettomilano.it
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PROSSIMI CONCERTI

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

martedì 12 febbraio 2019, ore 20,30
Leonidas Kavakos violino
Enrico Pace pianoforte
Brahms - Sonata n. 3 in re minore op. 108
Skalkottas - Petite suite n. 1
- Petite suite n. 2
Enescu - Sonata n. 3 in la minore op. 25

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30
Benedetto Lupo pianoforte
Schumann - Kinderszenen op. 15
- Kreisleriana op. 16
Čajkovskij - Grande sonata in sol maggiore op. 37

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

            Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano
    Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it

                                                                        15
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     Grazie Presidente!
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