NOTE BIOGRAFICHE A CURA DI CAROLA NICASTRO BOCS ART SESSIONE III (18 GIUGNO - 5 LUGLIO 2018) - COSENZA CULTURA
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Note biografiche a cura di Carola Nicastro BoCs Art Sessione III (18 Giugno – 5 Luglio 2018) Carlo Fei Nato nel 1955, Carlo Fei si forma presso l’Università di Firenze, conseguendo una laurea in Pedagogia, con una tesi sperimentale alla cattedra di Psicodiagnostica sulla fotografia di ritratto. Nel suo curriculum vanta numerose collaborazioni, quali, ad esempio, la Fondazione Pitti Discovery (Pitti Immagine), diretta da Francesco Bonami, il Teatro Politeama Pratese, ma anche artisti, gallerie, riviste, musei di arte contemporanea e istituzioni pubbliche. Le sue opere nascono dalla sua passione per Marcel Duchamp e il minimalismo. Fotografa oggetti di varia natura, rivelandone la loro profondità, attraverso l’ingrandimento di piccoli e semplici particolari, che appartengono alle serie: “niente di più, niente di meno” e “fatto di niente”. Il primo set include soggetti come batterie, palle, nomi; il secondo, talismani, numeri, insetti collezionabili. Nel suo periodo di residenza a Cosenza realizza Esposizione 03: un’installazione sonora, dove la condizione portante risulta essere l’intervento dello spettatore che entra solo e scalzo nel BoCs, per vivere un’esperienza immersiva, visivo-sonora. La Performance, composta dal sonoro “Mi sono scordato di te”, pezzo per violino e sedia, della durata di 5 minuti e 46 secondi, vuole rendere il BoCs, oggetto d’arte, se non esso stesso l’opera. Essa muta ogni qual volta che uno spettatore interagisce con lo spazio, entra nell’opera, rinnovandosi continuamente per tutta la durata della mostra. Corinna Gosmaro Corinna Gosmaro nasce a Savigliano, in provincia di Cuneo, nel luglio del 1987. Si forma presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. La sua indagine si convoglia sulla totalità dell’essere umano, uomo e donna, e sull’espressione dei processi cognitivi e psicofisici che si attivano attraverso la reciprocità con l’ambiente, la cultura e, in particolar modo, la memoria e le emozioni. Attraverso un metodo che nasce al confine tra pittura e scultura, la sua pratica artistica attinge dalla storia della cultura esaminando diversi schemi di fruizione. Costruisce un nuovo linguaggio artistico dove le opere sono in continua comunicazione tra loro, quasi volesse realizzare una mostra utopica della sua esistenza. Nel 2016 è artista in residenza presso la Viborg Kunsthal in Danimarca e nel 2017 partecipa al programma di residenza-studio presso Cripta747 a Torino. La vincitrice, insieme a Thomas Berra, dell’ultima edizione del premio 6Artista, presenta al finissage un disegno, Woman whit cat, libero e recondito, da sempre, elemento di racconto diretto e immediato nella sua produzione Corrado Bove
Corrado Bove nasce a Bergamo, nel maggio del 1974. Si diploma presso l’Istituto d’Arte, sezione metalli oreficeria, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Bari. Già attivo dalla metà degli anni '90, nel 2002 apre il suo atelier. Nel corso degli anni partecipa a numerose mostre d'Arte collettive e personali, a Torino, Como, Venezia, e di design a Bari, Lecce e Roma. Più volte scelto tra i più interessanti creativi italiani, Corrado Bove lavora di getto, colmando il suo bisogno di sperimentazione. Predilige l’utilizzo di alcuni materiali, quali pietra, legno ma adopera anche il ferro o la terra cruda. Capovolge il concetto di scultura classica attraverso l’utilizzo della rete metallica, dove l’artificialità della materia assume nuove e complesse forme, metafore della vita e della creazione artistica. Nel 2012 conia il marchio “Poverimabelli”: brande dell’hanmade, realizzando bijioux in alluminio e argento, con inserti di ulivo, pietre dure, rame e ottone. Manufatti che riepilogano la ricerca monumentale applicata al gioiello: creazioni uniche, vere e proprie opere d’arte. Per la sua prima residenza d’artista, Corrado Bove, propone alla città di Cosenza, uno studio orientato ad alcuni principi fondanti della scultura e dell’immagine, analizzando l’antitesi tra massa e forma, pieno e vuoto, essenza e apparenza e l’interessante stupore della combinazione data dalla tridimensionalità della scultura e la bidimensionalità della fotografia. Daniel Gonzalez Nasce a Buenos Aires, nel 1963, l’artista Daniel Gonzalez. Vive e lavora tra New York e Milano, dove, in collaborazione con Anna Galtarossa, realizza nel 2007 un progetto pubblico su alta scala: Homeless Rocket with Chandeliers, una sorta di “gru- installazione” di 35 metri di altezza, usata in un cantiere, contaminata da oggetti e materiali che si riferiscono alla cultura di strada e alla libertà che essa trasmette. L’artista, attraverso performance e installazioni, inizia la sua inchiesta sul cerimoniale, sullo sconfinamento tra generi. Realizza spazi di libertà dove frantuma regole e schemi, declinandosi in progetti pubblici, banner painting in paillettes cucite a mano e pezzi unici indossabili presentati in performance ad alto impatto. Nel 2018 presenta l’evento collaterale di Manifesta 12 Palermo, “Mi Casa Tu Casa”, architettura effimera per Mondello Italo Belga, installata nel giardino del Mondello Palace Hotel. Ha esposto, inoltre, alla Zabludowicz Collection di Londra, al Musée d’Art Contemporain de Bordeaux, alla Pinakothek der Moderne di Monaco (DE), in Viafarini (Milano), al Neuer Kunstverein di Aachen, alla seconda Biennale di Praga e a Manifesta 7 Trento/Bolzano, e nelle gallerie Studio La Città (Verona), Diana Lowenstein (Miami, USA), Valentina Bonomo (Roma), Boccanera T Gallery (Milano) e Spencer Brownstone (New York City). Scaffali, divani, sedie, tappeti, letti, materassi, lampade, cuscini e oggetti privati di una tipica famiglia cosentina diventano l’opera d’arte “Mi Casa Tu Casa: Soldi per Cosa” che l’artista Daniel González sviluppa all’interno della residenza per artisti BoCs Art. L’artista invita il pubblico a donare un oggetto privato a scelta per la realizzazione
dell’opera. Nell’interazione con l’artista è definito il valore dell’oggetto a cui viene assegnato l’equivalente in dollari in paillettes cucite a mano. “L’affare” è siglato da una stretta di mano e l’oggetto diventa parte dell’opera work in progress, presentata al pubblico nella serata del 5 luglio a conclusione del periodo di residenza. Ricollegandosi all’architettura effimera “Mi Casa Tu Casa” presentata lo scorso 14 giugno a Palermo, Daniel González riflette sul valore degli oggetti che creano la nostra quotidianità, assegnando ad ogni cosa donata un valore immaginario, ma effettivo, espresso in dollari in paillettes cuciti a mano su tela. Il dollaro assurge a valore simbolico del lavoro e della fatica che permettono l’acquisto e la creazione del patrimonio privato di ognuno di noi. “Mi Casa Tu Casa: Soldi per Cosa” è un invito a non dare per scontato le cose che ci circondano tutti i giorni. Il gruppo di oggetti che acquistiamo sono degli status symbol che sintetizzano agli occhi degli altri membri della nostra comunità il nostro grado di welfare. David Reimondo Milanese d’adozione, David Reimondo, nasce a Genova nel 1972. E’ la cinematografia la sua prima passione ma ne risente i limiti e inizia a sperimentare nuove forme d’arte. Londra è la città che apre il suo moderno percorso artistico, dove espone nel 2005 presso la Sausage Factory. Da tempo, l’artista porta avanti un’indagine riguardante il linguaggio: David ha concepito centinaia di nuovi “simboli” ognuno dei quali ha un significato specifico ed è composto da un “grafema” e un “fonema”. Nell’Aprile di quest’anno, realizza un’opera site specific presso il Teatro filodrammatici di Milano. La mostra David Reimondo / Linea etimografica, a cura di Gaspare Luigi Marcone, presenta il suo nuovo “linguaggio”. Il lavoro si sviluppa lungo la scalinata del Teatro, in una movenza di discesa e salita, e la visione ricorda simbolicamente la forma di un’onda che si estende nello spazio e nel tempo. Per la città di Cosenza realizza uno striscione di 23 metri alto 50 centimetri con scritto un proverbio in dialetto cosentino “U nivuru ccuru nivuru nun tingia”. Il nero con il nero non colora. In vari passaggi la frase si altera, traducendosi in italiano e successivamente nei segni grafici coniati dall’artista. La stoffa fuoriesce dalla porta del BoCs che ha accolto David per svilupparsi verso l’esterno, stabilendo una nuova relazione tra l’artista e la città. Ettore Fabio Basentini Ettore Fabio Basentini nasce nel 1992 a Potenza, dove frequenta l’Istituto d’Arte. Si forma nella città di Torino, presso l’Accademia Albertina, diplomandosi in Pittura. L’influenza del professore e artista Marco Cingolani, lo dirige verso una pittura materica, di cui risente però i limiti. Il giovane artista inizia una ricerca del “bello”, caratterizzata da continue sperimentazioni, che lo portano a prediligere una bellezza concettuale, libera dai canoni classici. Setaccia il complesso rapporto tra pittura e scultura, attraverso una ricerca su supporti materici inusuali e sull’estroflessione
tridimensionale dello spazio pittorico. Il suo nome compare tra i giovani artisti vincitori del progetto espositivo itinerante Yong at art ideato dal MACA (MUSEO ARTE CONTEMPORANEA DI ACRI), edizione 2016/17. Durante la residenza, Basentini ha prodotto un libro d’artista esito da un progetto diviso fra il web, tramite un blog - One weekblogs – nato proprio nei giorni di permanenza a Cosenza - e la realtà, estraendo clorofilla e materiale biologico dalla vegetazione del paesaggio circostante e modificandoli in pagine “reali” di un blog: il libro è la trasposizione fisica di qualcosa di immateriale. Nei giorni precedenti al finissage, l’artista ha infatti pubblicato, ogni giorno, tre foto di piante locali, individuandone la specie, attraverso l’utilizzo di un App. l’Opera nasce da un’attenta osservazione del Lungocrati, dall’impatto del verde che accerchia l’area dei BoCs. Federico Chiari Nasce, nel dicembre del 1985, a Milano, Federico Chiari. Sound designer, musicista e field recordist, vive e lavora fra Torino e Milano, dove si forma presso l’Accademia di Brera. Il suo lavoro si incentra sulla produzione del suono: realizza brani musicali e collabora, per la componente sonora, con artisti visivi quali Diego Marcon, Cleo Fariselli, Anna Franceschini e altri. Si interessa di Musicologia e in particolare del fenomeno Techno hardcore che lo porta a scrivere un libro sull’argomento. A Cosenza, Federico Chiari presenta un’installazione composta da un dipinto ad olio e un brano musicale che evoca uno stato di agitazione. Il dipinto, dalle piccole dimensioni, raffigura un re dalla cui bocca e occhi fuoriescono lingue di fuoco. Un’entità che non appartiene al nostro mondo, che sembra manifestarsi, provocando inquietudine e sgomento. Gabriele Di Matteo Nato a Torre del Greco, nel 1957, Gabriele di Matteo si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Convoglia la sua ricerca artistica sul concetto di “riproduzione”, attraverso i meccanismi di funzionamento dell’immagine e le manifestazioni creative nella società contemporanea della comunicazione, scegliendo come sua tecnica espressiva quella pittorica. L’artista pone particolare attenzione alla relazione tra l’immagine e il suo ideatore, al diritto dell’autore a considerarsi ancora come tale di fronte a immagini che così facilmente ormai ci oltrepassano, di cui usufruiamo tutti e che divengono quindi creazione collettiva. Nel 1992 fonda la rivista E il topo, divenuto poi movimento artistico, innovatore e internazionale, composto da circa 20 artisti. Di Matteo attualmente vive e lavora a Milano: insegna all’Accademia di Brera al corso, denominato dall’artista stesso, “Pittura degli altri”, per il semplice piacere di confondere le idee. Durante i giorni di residenza d’artista, Gabriele di Matteo ha lavorato sulla Crocifissione della Calabria di Pier Paolo Pasolini, evidenziando il rapporto tra la nostra
terra e l’intellettuale, assassinato nel 1975. L’opera, costituita da tre immagini estrapolate dal libro, è contraddistinta dalla presenta di cornici che riportano a loro volta, tre targhette con nomi di artisti: R. Del Vecchio, A. Pironti, L. Lamberti. Gaspare Luigi Marcone Artista e curatore, Gaspare Luigi Marcone nasce a Terlizzi, Bari, nel 1983. Dopo un periodo di studio alla Goethe Universität di Francoforte, si laurea nel 2006 in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano, dove collabora con il Dipartimento di Storia dell’arte. Pubblica numerosi contribuiti accademico scientifici, curando mostre su artisti quali Irma Blank, Gianni Caravaggio, Piero Manzoni, Erik Dietman, Claudio Parmigiani, Roman Opalka e altri. Espone inoltre in mostre personali e collettive in Italia e all’estero in spazi sia pubblici che privati, collabora con riviste di arte e cultura contemporanea come Artribune, Nuova Meta, Titolo. È direttore artistico di The Open Box, Milano. Con il suo lavoro, esplora il rapporto ciclico di distruzione e rigenerazione, essere e non-essere, attraverso il fuoco, la cenere, la scrittura e le stratificazioni di materiali differenti. Per il progetto artistico BoCs Art, l’artista utilizza gli elementi della sua indagine, lavorando sui concetti di eterno mutamento, in questo caso, contestuali ai giorni di residenza a Cosenza. Lucia Cristiani Nata a Milano il 21 Dicembre del 1991, Lucia Cristiani si diploma al Liceo Artistico “Caravaggio”, specializzandosi successivamente in Arti Visive, presso l’Accademia delle belle arti di Brera. I suoi lavori hanno una stretta relazione con il paesaggio, inteso in senso antropologico, sociale e politico. Le sue opere infatti sembrano quasi voler comunicare con e dei luoghi in cui lavora. Da una parte troviamo l’influenza di una città come Milano, dall’altra, Sarajevo, luogo di un viaggio a più riprese nei Balcani durato sette anni. Due realtà quasi parallele nella vita di Cristiani, vissute con la medesima profondità. Per questo nuovo progetto, l’artista interviene all’interno dello spazio dei BoCs, collocando l’interesse sulla relazione fra lo spazio dedicato a casa- studio con il paesaggio cosentino. Shigeru Saito Shigeru Saito nasce a Tokyo, Giappone, nel novembre del 1974. Nel 1997 si laurea presso L'Università di Meisei in Belle Arti. Ottiene la specializzazione in Industrial Design e Plastic Arts e nel 2000 e 2002 espone alla mostra Internazionale di Scultura di KAJIMA, a Tokio, ricevendo premi e riconoscimenti in entrambe le edizioni. Si definisce uno “scultore tradizionale” ma si ispira all’arte di Enrico Castellani, traendone spunto per le forme geometriche che caratterizzano il suo lavoro. Le sue opere in marmo così come in metallo, vacillano tra il minimalismo della combinazione e i
virtualismi trigonometrici, concretizzandosi in armoniose composizioni. Attualmente vive e lavora a Cassino. Durante i giorni di residenza, Shigeru realizza Kotodama 2018 – tradotto dal giapponese in Spirito della parola. L’opera scultorea in carta, ricoperta di gesso, custodisce al suo interno i pensieri dell’artista, una segreta confessione redatta nella città di Cosenza. La scultura, che rappresenta la mente dell’artista stesso, è un invito all’osservatore a conoscere lo spirito dell’autore. Silvia Mariotti Silvia Mariotti nasce a Fano, provincia di Pesaro e Urbino, nel 1980. Studia presso l’Accademia di Belle Arti, specializzandosi in Arte Visiva. Allarga la sua ricerca attraverso la fotografia: l’artista pone al centro delle sue analisi la relazione con la natura e la riflessione sul legame luce e ombra e sulle ascendenti letterarie e poetiche nella pratica creativa. La ricerca si estende attraverso la stratificazione di elementi tratti dalla storia e dalla letteratura e di simboli culturali e sociali che celebrano un senso di irrealtà, in bilico tra mistero e marginalità. Attraverso la fotografia e l’installazione, restituisce all’immagine le suggestioni e le esperienze vissute, raccontando di mondi in prevalenza notturni, che creano una sorta di sospensione temporale e al contempo celano nuove forme di verità. Al termine della residenza, l’artista presenta una stampa su carta cotone, dal titolo Lungofiume. La fotografia è frutto di un lavoro artificiale: Mariotti realizza un’immagine evocativa e ambigua, utilizzando canneti e materiale di recupero, ricreando un atmosfera selvaggia all’interno del BoCs. L’immagine confusa del notturno è l’espressione di ciò che può essere, o non può essere, naturale. Valentino Albini Valentino Albini nasce a Reggio Calabria nel 1959, ma vive e lavora a Milano. Si forma come Perito Chimico, ma il suo obiettivo è l’utilizzo delle arti visive come mezzo di comunicazione. Ha una formazione da fotografo professionista: tra gli anni 80 e 90 lavora nell’ambito della moda, del design e della pubblicità, svolgendo inoltre attività di insegnamento per importanti istituti di fotografia. E’ proprio attraverso la sua esperienza nel campo pubblicitario che giunge all’attuale pratica artistica, stravolgendone la funzione evocativa e il linguaggio. Nelle sue opere le pagine pubblicitarie di riviste e quotidiani, diventano strumento ideale per cancellare e ricostruire ideologi miti moderni. La carta si macera e gli inchiostri prendono nuova vita, attraverso una ricerca di rinascita e memoria. Valentino Albini durante la residenza Bocs Art realizza un lavoro inspirato al territorio. Una sorta di riflessione sull’abbandono dei centri abitati del sud contrapposto all’abbandono di aree industriali che sta avvenendo al Nord. L’opera, Tavolo
anatomico 01, evidenzia il dualismo nord/sud, così come il legame di Albini con la nostra terra, attraverso alcune simbologie: il nero, che richiama la pece che veniva estratta nei boschi della Sila, l’impiego di nove fustelle industriali, nove come gli anni dell’artista, che ancora bambino, emigrò dalla Calabria, otto le immagini ricreate, quasi fossero i resti di un industria abbandonata, otto come simbolo di prosperità, della Giustizia bendata che regge le due bilance, l’intelletto che si eleva al di sopra di ciò che è terreno.
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