Uno sguardo nuovo sul dissenso sovietico? La politica culturale del Pci tra gli anni Settanta e Ottanta
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Uno sguardo nuovo sul dissenso sovietico? La politica culturale del Pci tra gli anni Settanta e Ottanta Valentine Lomellini ♦ eSamizdat - (VIII), pp. - ♦ I TERMINI DEL PROBLEMA rente, seppur ancora influente2 . La condan- na dell’intervento del Patto di Varsavia da parte RIMA di delineare i rapporti tra il fenome- P no del dissenso ed il Pci e le sue istituzio- ni culturali, è bene chiarire quali sono le ragio- del Partito comunista italiano e di quello fran- cese creava un vulnus irreparabile in seno al movimento comunista internazionale. Per la ni per le quali il rapporto tra questi due attori prima volta, il più forte e meglio organizzato politici ha un significato, sia nell’ambito dello partito comunista dell’Europa occidentale con- studio della storia contemporanea sia in quello testava un atto di politica internazionale del delle relazioni internazionali1 . Cremlino3 . Utilizzando una suggestione, si può afferma- Il fatto che l’atto sovietico non scuotesse re che il dissenso dei paesi dell’est e il Parti- quelle che ormai erano le solide fondamenta to comunista italiano vissero in una situazione della distensione in Europa – l’indignazione de- non troppo dissimile. Il primo, latore di un’e- gli Stati uniti parve un’eco lontana e poco di- sperienza drammatica, era indotto da una ten- stinguibile – rese l’atto del partito di Longo e sione costante oltre il Muro alla ricerca di un Berlinguer ancora più denso di significato. dialogo che in patria gli era negato. Il secon- A partire da quel momento, una parte del dis- do, portatore di un messaggio socialista nell’e- senso dei paesi dell’est – in particolare quel- misfero dominato dalla logica capitalista, vive- lo di orientamento socialista e marxista – fe- va sul crinale tra i due mondi in un equilibrio ce riferimento a Botteghe oscure come al fron- che talvolta pareva instabile. te occidentale del dissenso in seno al movi- L’appartenenza politico-ideologica e il pro- mento comunista internazionale. Il dialogo prio posizionamento in politica interna porta- con i dissidenti oltre Cortina parve allora non va questi due attori politici a vivere sul confine solo possibile, ma anche auspicabile, a ripro- tra i due blocchi, collocandosi in uno di essi ma va della volontà del Pci di affrancarsi dall’e- sviluppando intense relazioni con l’altro. sperienza del comunismo sovietico, proponen- L’invasione di Praga da parte dei paesi del do un tipo di socialismo differente, caratteriz- Patto di Varsavia impresse una forte accele- zato dalla stretta correlazione tra socialismo e razione al dialogo tra questi due attori politi- democrazia. ci. Con l’agosto del 1968, secondo la calzan- te definizione di Ulam, l’Unione sovietica ini- ziò ad apparire ai “partiti fratelli” dell’Europa 2 A.B. Ulam, The Communists. The Story of Power and Lost Illusions, 1948-1991, New York 1992, p. 334. occidentale come un vecchio e discreditato pa- 3 “Il comunicato della Direzione del PCI”, l’Unità, 24 agosto 1968, p. 1. Per una riflessione sulla posizione del Partito co- munista italiano in comparazione con quella dei comunisti 1 Un ringraziamento particolarmente sentito va alla Dott.ssa francesi si veda: M. di Maggio, “PCI, PCF et la notion de ‘cen- Cristiana Pipitone, che mi ha fornito un sostegno essenzia- tre’. Enjeux stratégiques et questions identitaires des PC de le per la ricerca nell’ambito delle carte dell’Istituto Gramsci, l’Europe occidentale”, Cahiers d’Histoire. Histoire croisées du presso l’omonima Fondazione a Roma. Communisme italien et français, 2010, 112-113, pp. 33-38.
eSamizdat 2010-2011 (VIII) ♦ Il samizdat tra memoria e utopia ♦ In realtà, il rapporto tra Pci e il mondo del dis- Ciò è solamente in apparente contraddizio- senso non fu affatto semplice né lineare. Le re- ne con la strategia dei comunisti italiani. Gli lazioni con il dissenso del blocco sovietico furo- anni Settanta furono infatti gli anni in cui il Pci no lo specchio della strada dell’autonomia in- promuoveva, sul piano interno, la strategia del trapresa da Berlinguer nei confronti di Mosca, “compromesso storico” e, nello scenario inter- un percorso lento e contradditorio, costellato nazionale, il movimento dell’eurocomunismo. da prudenze e ambiguità. Come ha messo giustamente in rilievo Silvio Il rapporto con il dissenso dei paesi dell’est Pons, i due elementi erano strettamente corre- fu infatti il più manifesto simbolo di tale diffi- lati e costituivano l’asse portante della strategia coltosa e – per certi versi – reticente presa di di- berlingueriana5. stanza dal socialismo reale. Partendo dal rap- Essa era saldamente correlata alla necessi- porto tra il Pci e il dissenso nel corso degli an- tà di affermare la diversità del comunismo ni Settanta, lo studio propone alcuni casi che occidentale da quello orientale, ancorandola mostrano l’evoluzione della politica culturale al mantenimento del legame tra socialismo e di Botteghe oscure nei confronti della realtà del democrazia. In una logica conseguente, ciò socialismo reale, con particolare attenzione al avrebbe portato Botteghe oscure a sostenere ruolo giocato dal dissenso in tale ambito. apertamente le ragioni del dissenso nei regimi La ricerca qui presentata affonda le proprie comunisti. In realtà, il supporto del Pci al dis- radici in uno studio più ampio condotto sulle senso non fu palesato, se non attraverso la for- relazioni tra la sinistra italiana ed il dissenso nei mula – più generale – della difesa del binomio regimi comunisti, su un’analisi della documen- tra socialismo e democrazia. Ciò che Botteghe tazione reperibile presso la Fondazione Istituto oscure rifiutò al dissenso fu l’apertura di un ca- Gramsci di Roma (Fondo del Partito comunista nale privilegiato, che consentisse ai dissidenti italiano e Fondo dell’Istituto Gramsci) e di do- di divenire interlocutori politici credibili per il cumenti solo di recente resi disponibili presso principale partito comunista d’occidente. la Biblioteca Roberto Ruffilli di Forlì, con parti- Mancò, in definitiva, la volontà di elaborare colare riferimento ai fondi di Luciano Antonetti una strategia che si spingesse al di là della ge- e di Padre Ricci. nerale difesa del binomio socialismo e demo- crazia, e che riconoscesse al dissenso dell’est lo I L P CI E LA QUESTIONE DEL DISSENSO NEGLI status di interlocutore politico6 . ANNI S ETTANTA Le ragioni di tale scelta – o dell’assenza di una Pur avendo fatto propria la bandiera del bi- scelta precisa – sono varie e difficilmente rias- nomio socialismo e democrazia, nel corso degli sumibili. In termini molto sintetici, possiamo anni Settanta, il Pci si mostrò sempre cauto nel- enunciare tre ordini di ragioni. lo stabilire rapporti organici con il dissenso. Un Innanzitutto, il legame con l’Urss che era, ap- vincolo identitario – prima ancora che finanzia- punto, forse più rilevante per gli aspetti identi- rio – con Mosca rendeva difficile il dialogo con tari che non finanziari: permaneva forte, tra le gli esponenti del dissenso del blocco sovietico4 . mura di Botteghe oscure, la convinzione che il socialismo reale fosse riformabile. 4 In generale, sui rapporti tra il Pci e Mosca tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo, si vedano le diverse inter- 1999. pretazioni offerte da V. Zaslavsky, “Resistenza e resa dei co- 5 S. Pons, Berlinguer e la fine del comunismo, Torino 2006, p. 35. munisti italiani”, Ventunesimo Secolo, 2008, 16, pp. 123-141; 6 Rispetto alla difficoltà di Botteghe oscure di riconoscere nel F. Barbagallo, Enrico Berlinguer, Roma 2006, pp. 229-247. Ri- dissenso una “forza reale”, in grado di incidere nelle dina- guardo al vincolo di carattere economico, in termini generali miche della società si veda: A. Guerra, Comunismo e comu- per il periodo in esame si veda: V. Riva, Oro da Mosca. I finan- nisti. Dalle ‘svolte’ di Togliatti e Stalin del 1944 al crollo del ziamenti sovietici al PCI dalla Rivoluzione d’ottobre al crollo comunismo democratico, Bari 2005, pp. 282-283. dell’URSS, Milano 1999; G. Cervetti, L’oro di Mosca, Milano
V. Lomellini, Uno sguardo nuovo sul dissenso sovietico? In secondo luogo, come corollario all’affer- to sicuro ed operativo” tra Roma e Praga8. Ber- mazione precedente, la volontà di affermazio- linguer non rifiutò certo di farsi portavoce del- ne dell’eurocomunismo, non tanto come pos- le istanze di Smrkovský presso Brežnev, facen- sibile generatore di scismi in seno al movimen- dole anche proprie, ma la richiesta di un col- to comunista internazionale, quanto come mo- legamento privilegiato con la ex classe dirigen- vimento riformatore del movimento comuni- te della Primavera di Praga venne respinta in sta internazionale stesso e, indirettamente, dei toto in quanto ritenuta “non opportuna”9 . Ta- regimi dell’est. le decisione fu inoltre confermata dal membro Infine, terzo elemento, il legame con l’Urss della Direzione Elio Quercioli che, in occasione si nutriva del ruolo internazionale dell’Unio- dei colloqui con i dirigenti cecoslovacchi, co- ne sovietica: la necessità della distensione per sì li rassicurò: “Non abbiamo e non intendia- le realizzazioni di politica interna e interna- mo avere rapporti con gruppi esterni al Pccs sia zionale del Pci rendevano il principale promo- dell’emigrazione che del paese”10 . tore del dialogo tra le due super potenze – il Il secondo episodio è contestualizzabile pro- Cremlino, appunto – un punto di riferimento prio nel pieno del frangente eurocomunista. In irrinunciabile per i comunisti italiani. tale periodo, l’attenzione nei confronti del mo- Il dialogo con i dissidenti dei paesi dell’est vimento del dissenso divenne più visibile e uscì fu dunque sacrificato sull’altare della necessi- dalle mura di Botteghe oscure. tà della realizzazione della distensione interna- Nel 1976-‘77, le porte della sede del Pci si zionale e di un progetto di comunismo che, se- aprirono ad alcuni dei più conosciuti esponen- condo il Pci, avrebbe indirettamente generato ti del dissenso dell’est. Non sempre, tuttavia, un’evoluzione in seno al blocco comunista7 . il dialogo era semplice né, tantomeno, profi- Nel corso degli anni Settanta, vi furono alcu- cuo. La comprensione del fenomeno così co- ne occasioni in cui emerse chiaramente la scel- me l’orientamento politico dei dissidenti erano ta di non creare un collegamento diretto con fattori chiave. il dissenso o il fallimento di un dialogo recen- Così, quando Antonio Rubbi, vice responsa- temente instaurato. In modo molto sintetico, bile della Sezione esteri del Pci, incontrò Adam possiamo certamente individuare almeno un Michnik, esponente di spicco e fondatore del paio di opportunità mancate. Kor – il comitato polacco per la difesa degli ope- La prima si concretizzò nel settembre del rai – l’impressione che ne ricavò il dirigente ita- 1973, quando Joseph Smrkovský, ex Presiden- liano non fu certo positiva. Rubbi non gra- te dell’Assemblea nazionale durante la Prima- dì affatto il tono di presunzione del dissiden- vera di Praga, chiese a Berlinguer di farsi por- te polacco, che si era espresso in modo critico tavoce delle richieste di reale normalizzazione su elementi chiave della strategia del Pci an- della situazione cecoslovacca presso il Segre- che in politica interna. Michnik non parve a tario generale del Partito comunista dell’Unio- Rubbi un interlocutore credibile: il dissiden- ne sovietica Brežnev. Smrkovský, riconoscendo te – commentò Rubbi – sembrava “uno di Lot- il ruolo primario svolto dal Pci nel movimen- ta continua”. Alla luce di questa lettura, Rub- to comunista internazionale, aggiungeva anche bi respingeva la possibilità di instaurare un ca- la richiesta dell’istituzione di un “collegamen- nale di dialogo permanente con il Kor: “La co- 7 Tale interpretazione è sviluppata in modo più articolato in V. 8 Lettera di Smrkovský a Berlinguer, settembre 1973, Roma, Lomellini, L’appuntamento mancato. La Sinistra italiana e il Fondazione Istituto Gramsci, Archivio del Partito comunista Dissenso nei regimi comunisti, 1968-1989, Firenze 2010, pp. italiano [Apci], MF 048, pp. 203-256. 236-240. Una diversa interpretazione sui rapporti del Pci con 9 Lettera del Pci, settembre 1973, Apci, MF 048, p. 252. la leadership cecoslovacca è reperibile in A. Hobel, Il PCI di 10 Nota riservata di Quercioli, 15-20 febbraio 1974, Apci, MF 074, Luigi Longo (1964-1969), Napoli 2010, pp. 517-550. pp. 51-64.
eSamizdat 2010-2011 (VIII) ♦ Il samizdat tra memoria e utopia ♦ sa – concludeva il vice responsabile – oltre che segni della differente valutazione che il Pci dava imbarazzante, può prestarsi a cattive e nocive del dissenso. strumentalizzazioni”11 . A influenzare in modo determinante la politi- ca culturale dei comunisti italiani in questo am- I. P CI E C ESPI NEI PRIMI ANNI OTTANTA , TRA bito fu la convergenza creatasi tra gli ambien- POLITICA E CULTURA ti intellettuali vicini ai centri studi sopra men- zionati e alcuni “quadri” di partito che si erano Questi due episodi – brevemente riportati – occupati, sin dalla fine degli anni Sessanta, di sono testimonianza delle difficoltà nel dialogo mantenere vivo il dialogo con il dissenso dei re- tra il mondo del dissenso e Botteghe oscure. Un gimi comunisti, talvolta anche contravvenendo giudizio risolutamente negativo sul dialogo tra a esplicite richieste di rompere tali relazioni da il Pci e il dissenso nei paesi dell’est appare tut- parte di illustri dirigenti di partito13 . tavia fuorviante. Ciò che era ritenuto impossi- Il dialogo con il dissenso – ritenuto in contra- bile sul piano del riconoscimento del ruolo po- sto con la strategia del partito da alcuni dirigen- litico del dissenso da parte del Pci, era invece ti – divenne così possibile sul piano culturale. concretizzabile a livello culturale. Non casualmente, fu proprio in questi am- Fu così che, a partire dalla seconda metà de- bienti che maturò una lettura più critica del- gli anni Settanta e in modo ancor più marca- le realtà dei paesi dell’est: più liberi dalla lo- to nei primi mesi del decennio successivo, l’at- gica della responsabilità dei piani alti, gli intel- tività culturale di Botteghe oscure apparve co- lettuali che gravitavano intorno ai centri di stu- me la più foriera di cambiamenti sul piano del- di potevano far circolare all’interno del partito la valutazione del socialismo reale e del dialogo analisi scevre dalla fiducia nella politica perse- con il dissenso del blocco sovietico. Tale evolu- guita dalle classi dirigenti dell’est. Non solo le zione fu probabilmente influenzata da un cli- analisi politico-sociali, ma anche le valutazioni ma di particolare attenzione che si era creato economiche elaborate dagli analisti del Cespi, in Italia intorno a questo fenomeno: le inizia- mettevano in rilievo la necessità di una risposta tive promosse dal Partito socialista italiano – dinamica da parte delle classi dirigenti dell’est si pensi a eventi come la Biennale del dissen- alla crisi di un “modello politico sociale” che – si so – e la diffusione della cultura del dissenso a riteneva – aveva funzionato dal periodo succes- opera del Centro studi Europa orientale di Pa- sivo al XX Congresso sino alla metà degli anni dre Ricci portarono tale questione alla ribalta Settanta. Il confronto tra l’Urss e gli altri paesi dell’opinione pubblica nella penisola12 . del blocco comunista metteva in chiaro rilievo In merito alla politica del Pci, furono in par- tale necessità: ticolare due organismi, il Centro studi di poli- Di fronte alle sollecitazioni esterne poste dalla crisi mon- tica internazionale e il Centro di studi e di do- diale hanno dimostrato di poter più positivamente reagire quelle realtà che pur restando all’interno dell’ortodossia, cumentazione sui paesi socialisti, assieme alla sono state in grado di elaborare una propria formulazione stampa di riflessione di partito (in particolare: Rinascita), a mostrare in modo più evidente i 13 È questo, ad esempio, il caso del giornalista ed esperto di af- fari cecoslovacchi Luciano Antonetti. Si vedano F. Caccamo, “Una vita all’ombra della Cecoslovacchia”, Una vita per la Ce- 11 Nota di Rubbi per Berlinguer, Pajetta e la Segreteria, 16 coslovacchia. Il fondo Luciano Antonetti, a cura di S. Bianchi- novembre 1976, Apci, MF 281, pp. 0303-0307. ni, G. Gambetta, S. Mirabella, Bologna 2011, pp. 14-29; C. Na- 12 Si pensi al mensile, edito dal Cseo dal 1967 al 1984, Cseo docu- toli, “Luciano Antonetti, la storia e gli storici della Primavera mentazione: materiali per la conoscenza di chiesa e società al- di Praga”, Ivi, pp. 37-69. Da non dimenticare è poi l’attività l’Est. Il Cseo produsse anche una serie di saggi su questi temi, del Ceses – Centro studi e ricerche sui problemi economici e fra i quali ricordiamo: La chiesa nella transizione socialista, sociali, che – sotto la direzione di Renato Mieli, prima, e di Milano 1973; Un anno di Solidarność: la “rivoluzione” polacca Dario Staffa, poi, diede alle stampe numerosi interventi degli nelle testimonianze dei protagonisti, Bologna 1981. esponenti del dissenso nei paesi comunisti.
V. Lomellini, Uno sguardo nuovo sul dissenso sovietico? autonoma del modello (Ungheria e, dietro ad una facciata co a senso unico”, spesso “in polemica” proprio di rigidità ideologica, la RDT). con i compagni italiani. I casi di discrimina- Oggi come oggi la gravità della crisi in atto richiede da tutti i Paesi, la capacità di rinnovare profondamente il modello zione nei confronti degli esponenti del Pci era- di sviluppo politico-sociale ed economico qui seguito14 . no sempre più numerosi16 . L’unica soluzione, Se forti perplessità sorgevano sul modello a detta dei comunisti italiani, era il ritiro della politico-sociale ed economico rappresentato propria rappresentanza dalla rivista17 . dai paesi dell’est, l’ambito in cui la distanza tra La questione, prettamente culturale, riman- la politica del Pci e le strategie dei paesi dell’Eu- dava a una questione di natura squisitamente ropa orientale era più evidente quella del rap- politica. Era in gioco la possibilità di conferi- porto tra socialismo e democrazia. Tale divario re un nuovo significato all’enunciazione berlin- emerse in modo netto nella definizione della gueriana della fine della spinta propulsiva del- cooperazione culturale con i partiti fratelli nei la rivoluzione d’ottobre, pronunciata in occa- primi anni Ottanta. sione della crisi polacca18 . Compiendo un atto La vicenda sviluppatasi intorno alla parteci- denso di significato come il ritiro della propria pazione del Pci alla rivista Problemi della pa- rappresentanza presso la rivista internaziona- ce e del socialismo, che da Praga operava sin le, il Pci rivendicava la primogenitura della pro- dal 1958 sotto l’impulso di una redazione in- pria riflessione sul socialismo reale. La deci- ternazionale, ne fu il più chiaro esempio. Co- sione, oltre che significativa sul piano delle re- me emerge dalla documentazione di Luciano lazioni internazionali, aveva anche ricadute in Antonetti, inviato italiano nella redazione, nei politica interna: essa era ritenuta la risposta al- primi anni Ottanta i motivi di disaccordo tra i le accuse di ambiguità sul giudizio intorno al comunisti italiani e i rappresentanti degli altri socialismo reale mosse da alcuni attori politi- paesi emergevano ormai quotidianamente e ri- ci italiani, primo fra i quali il Psi, a Botteghe spetto ai temi più disparati: dalle ovvie discus- oscure19 . sioni sulle posizioni italiane intorno alla crisi Contestualmente alla presa di distanza nei polacca del dicembre 1981, al modo in cui veni- confronti della politica culturale dei paesi del- vano presentati i rapporti e i risultati dei partiti l’est, si ebbe un avvicinamento sempre più si- socialisti europei, sino a questioni più pratiche, gnificativo alla proposizione di alcuni esponen- come lo spazio limitato che la versione italiana ti del dissenso come validi analisti delle società della rivista concedeva agli articoli provenienti del blocco sovietico. dall’edizione internazionale15 . Tale svolta affondava le proprie radici in al- Il biasimo di Antonetti – uno degli esponen- cune selettive collaborazioni già instaurate nel ti del Pci che più si era occupato di mantene- corso degli anni Settanta. Sebbene la decen- re vivi i rapporti con il dissenso cecoslovacco nale collaborazione con Roy Medvedev non ab- e con Dubček in particolare, spesso costretto bia lasciato traccia nelle carte d’archivio, è suf- a condurre solo campagne a favore del dissen- so – veniva questa volta condiviso da Pajetta, 16 Bozza di lettera per il Consiglio di redazione della rivista Pro- che dipingeva l’organizzazione come un “cen- blemi della Pace e del Socialismo, 1982; nota di Antonetti per Minucci, 13 agosto 1981; entrambe contenute in FLA, faldone tro di organizzazione e di orientamento politi- 6, fascicolo 3. 17 Riunione, 9 settembre 1980, Apci, Direzione, MF 0487, fasc. 8106, pp. 1-37. 14 Nota di Luigi Marcolungo per il Cespi, 23 aprile 1982, Apci, 18 Tra gli altri, il giovane membro della direzione Massimo D’A- Sezione lavoro – Esteri, MF 0509, pp. 3444-3451. lema fu tra i più puntuali a mettere in rilievo la necessità di 15 Nota di Antonetti sui rapporti finanziari con la rivista di Pra- ridefinire l’immagine del comunismo sovietico sulla stampa ga, 6 novembre 1981; nota sulla Conferenza di Problemi del- di partito. Intervento di D’Alema, riunione, 9 settembre 1980, la pace e del socialismo, Praga, novembre 1981; entrambi Apci, Direzione, MF 0487, fasc. 8106, pp. 1-37. contenuti in Forlì, Biblioteca Roberto Ruffilli, Fondo Luciano 19 A. Occhetto, “Il ritardo è vostro”, Rinascita, 2 febbraio 1983, Antonetti (FLA), faldone 6, fascicolo 3. pp. 1 e 42.
eSamizdat 2010-2011 (VIII) ♦ Il samizdat tra memoria e utopia ♦ ficiente osservare la mole di volumi dello stu- socialisti fossero o meno riformabili – emerse dioso sovietico pubblicati dagli Editori riuni- per la prima volta in modo chiaro, squarcian- ti nel corso degli anni Settanta e Ottanta per do il velo di formule contorte dietro al quale era avere una testimonianza del rapporto privile- stata celata sino a quel momento. giato che univa la casa editrice comunista e il Adriano Guerra, inviato a Mosca nel corso dissidente20 . degli anni Settanta e direttore del Centro di stu- A partire dagli anni Ottanta, tale collabora- di e di documentazione sui paesi socialisti, af- zione passò dall’attività della casa editrice agli frontò in modo diretto questo tema in un volu- ambienti della stampa di partito21 . Questo pas- me pubblicato nel 1983 da Editori riuniti23 . La saggio fu particolarmente importante almeno crisi del socialismo reale non era più ricondotta per due ragioni. Innanzitutto, perché accoglie- solamente all’inettitudine della classe dirigen- va le richieste che alcuni dirigenti – Ingrao, Na- te, ma a ragioni sistemiche che rappresentava- politano – avanzavano da tempo, in merito al- no fattori di continuità tra periodo staliniano e la necessità di rendere la “base” più consape- quello brežneviana24 . La presunta stabilità in vole dell’evoluzione delle analisi dei dirigenti in politica del regime sovietico negli anni Settan- merito al socialismo reale22 . In secondo luogo, ta veniva criticata come segnale di un proces- perché legittimava definitivamente i dissiden- so involutivo che si accompagnava, sul piano ti quali interpreti credibili delle realtà dell’est. internazionale, a un graduale deterioramento L’esempio più evidente di tale politica fu la ci- della distensione, la cui responsabilità andava tata serie di editoriali firmati da Mlynář intor- ricercata a Mosca. Questa ultima affermazio- no allo stalinismo e alle sue conseguenze sulla ne era di una particolare importanza, se si con- società sovietica. sidera che il Pci vedeva e, sino a quel momen- Al coinvolgimento dei principali esponenti to, aveva celebrato il Cremlino come l’elemento del dissenso di orientamento socialista si af- propulsore della distensione internazionale25 . fiancò una politica culturale di riflessione sui All’alba dell’ascesa di Michail Gorbačev alla temi del socialismo reale. La questione a lungo segreteria del Pcus e alla testa dell’Unione so- elusa dagli stessi comunisti italiani – se i regimi vietica, la politica culturale del Pci pareva dun- que aver influenzato in modo determinante la 20 R. Medvedev, Dopo la rivoluzione: primavera 1918, Roma percezione che i comunisti italiani avevano del 1978; Idem, Stalin sconosciuto, Roma 1980; Idem, Tutti gli uo- socialismo reale e del fenomeno del dissenso. mini di Stalin, Roma 1985; G. Chiesa, R. Medvedev, La rivo- luzione di Gorbačev. Cronaca della perestrojka, Milano 1989. Un’eredità che ebbe, tuttavia, una vita breve. Intervista dell’autrice ad Adriano Guerra, Roma, 19 giugno 2007. 23 A. Guerra, Dopo Brežnev. È riformabile l’Unione Sovietica?, 21 A titolo di esempio: Z. Mlynář, “L’ottobre e lo stalinismo”, Ri- Roma 1983. nascita, 14 ottobre 1983, pp. 27-29; Idem, “Il crocevia della 24 Un’analisi particolarmente interessante del periodo stalinia- riforma politica”, Rinascita, 8 novembre 1986, pp. 3-5; R. Med- no venne offerta da Giuseppe Boffa durante un ciclo di lezioni vedev, “Il secondo, contrastato, disgelo”, Rinascita, 8 novem- tenute presso l’Istituto Gramsci, nei giorni 14-21-28 gennaio bre 1986, p. 43; Z. Mlynář, “Emerge il mosaico sociale sovie- 1980, dal titolo: “L’esperienza sovietica del socialismo in un tico”, Rinascita, 15 novembre 1986, pp. 30-31. Mlynář scrisse solo Paese”, Apci, Convegni, busta 82, pp. 1-30. Le opinioni per la rivista di riflessione del Pci cinque saggi focalizzati sulla di Boffa in merito vennero raccolte da Bruno Gravagnuolo in storia sovietica degli anni Ottanta; il suo contributo aprì un “Si può riformare il modello sovietico?”, Rinascita, 4 novem- dibattito sulle pagine del settimanale, con interventi anche bre 1983, pp. 30-31. Il volume di Paolo Spriano, I comunisti da parte di intellettuali sovietici dell’establishment. A titolo europei e Stalin, Torino 1983, fu presentato come un ulteriore di esempio, si cita il saggio di Otto Lazis, della redazione del esempio della necessità di riflettere sullo stalinismo da Aldo Kommunist – la rivista teorica del Pcus: O. Lazis, “Mosca ci Tortorella, “L’ardua e lunga strada per uscire dal ‘legame di scrive”, Rinascita, 13 dicembre 1986, pp. 3-5. ferro’”, Rinascita, 25 marzo 1983, pp. 23-24. 22 Il fatto che l’analisi della situazione in Urss fosse al centro de- 25 A. Guerra, “Eppur si muove”, Rinascita, 23 marzo 1985, pp. gli interessi politici e culturali del partito trova conferma nelle 10-11. Questa riflessione era probabilmente ispirata alle ri- carte della Sezione esteri. Si veda, a titolo di esempio, l’ordine flessioni dell’ultimo Berlinguer, si veda la relazione di Ber- del giorno della riunione del Cespi, del 19 febbraio 1982: Apci, linguer, XVI Congresso del PCI. Atti, risoluzioni, documenti, Sezione lavoro – Esteri, MF 509, pp. 3436-3437. Roma 1983, pp. 21-68.
V. Lomellini, Uno sguardo nuovo sul dissenso sovietico? C ONCLUSIONI . U NO SGUARDO NUOVO SUL Nel dialogo con il dissenso dell’est rimase D ISSENSO SOVIETICO ? tuttavia invariato il limite fondante. Il rappor- Nel corso degli anni Settanta, uno dei limiti to fu sempre a tre: la relazione tra Pci e oppo- principali della politica del Pci nei confronti del sitori rimase condizionata dal legame di Botte- dissenso fu quello di non avere una compiuta ghe oscure con le classi dirigenti dei regimi a strategia di dialogo con gli oppositori nei pae- socialismo reale. si socialisti; l’evoluzione della politica dei co- Il mito della riformabilità dei regimi dell’E- munisti italiani fu chiara nel corso del decen- st condizionò infatti la scelta degli interlocutori nio successivo, quando tale ostacolo venne me- tra il variegato movimento del dissenso. Le va- no. Nel corso degli anni Ottanta, i dissiden- lutazioni critiche e l’eredità della politica cul- ti di orientamento socialista divennero interlo- turale dei primi anni Ottanta furono sostan- cutori e analisti per la stampa del Pci: venne zialmente cancellate dall’avvento della leader- loro riconosciuto un ruolo attivo non solo nel ship gorbačeviana. La fede nella riformabili- proprio paese d’origine, ma anche nella ride- tà del socialismo reale, che pareva scomparsa finizione dell’immagine internazionale del so- nei primi mesi del nuovo decennio, venne riac- cialismo reale. Una lettura preparata dunque cesa dalla politica di glasnost´ e perestrojka. E a livello culturale nel corso degli anni Settan- la fiducia nelle possibilità di Gorbačev compro- ta emerse in modo chiaro nel corso del decen- mise in modo irreversibile la percezione che il nio successivo, divenendo parte fondante della Pci ebbe delle forze di rinnovamento dei paesi politica del partito. dell’est. www.esamizdat.it Valentine Lomellini, “Uno sguardo nuovo sul dissenso sovietico? La politica culturale del Pci tra gli anni Settanta e Ottanta”, eSamizdat, pp. - (VIII), pp. -
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