Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris

Pagina creata da Pietro Leoni
 
CONTINUA A LEGGERE
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Comunicazione politica
(Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica)

Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero
a.a. 2018/2019
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Un oggetto poliedrico
Sconfina in più territori, spazia dalla politologia alla sociologia,
all’antropologia, dalle scienze della comunicazione e dell’opinione
pubblica alla psicologia, alla retorica, alla pubblicità.

Raccoglie sotto il suo cappello fenomeni come il giornalismo politico, la
pubblicità elettorale, i dibattiti tra candidati, i simboli e i riti della politica.

È un terreno «in cui si riflette la concorrenza dei principali paradigmi
della teoria politica e delle scienze sociali. Le teorie rivaleggiano in
ragione della loro concezione della politica, della comunicazione e della
relazione tra queste» (Gerstlé 1992, p.21).
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Uno sguardo alla storia
La storia della comunicazione politica inizia
nello stesso momento in cui la filosofia greca
comincia a riflettere sul potere, sull’autorità,
sulla democrazia. Ovviamente Platone e
Aristotele non usano mai il termine
comunicazione, ma nella loro osservazione
della realtà politica del tempo è ben presente
l’effetto del discorso persuasorio sul pubblico
dei cittadini, ossia il potere della retorica.
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Link: Retorica
                    (R. Silverstone, Perché studiare i media, 2002)

In questo capitolo intendo esaminare la retorica come una
dimensione dei media, quale evidentemente è, e come uno
strumento di analisi dei media, come è augurabile che debba
diventare. Voglio suggerire che gli spazi che i media
costruiscono per noi in pubblico e in privato […] sono costruiti
retoricamente; e che, se dobbiamo dare un senso al modo in cui
i media ci interpellano, non possiamo che rivolgerci, anche se
non in modo pedissequo, ai principi che sostenevano l’esercizio
e l’analisi delle prime espressioni della cultura pubblica orale
[…] Non c’è contraddizione fra retorica e democrazia o fra
retorica e conoscenza […] La retorica è importante per
l’esercizio del potere ma anche per opporsi ad esso.
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Link: Retorica
                     (R. Silverstone, Perché studiare i media, 2002)

Si consideri il risultato retorico forse più importante dei media
contemporanei, soprattutto quelli di informazione: la loro
capacità di persuaderci che quello che essi rappresentano è
realmente accaduto. Il notiziario e il documentario pongono
equivalenti affermazioni di verità, riassumibili nell’espressione
«Credetemi, io sono il mondo» […] In che senso, come si
chiede Jean Baudrillard, la guerra del Golfo non è avvenuta?
[…] In parte, la risposta si trova nella fiducia che riponiamo nelle
istituzioni responsabili di riportarci la storia […] ma in parte si
trova nelle convenzioni della rappresentazione, nelle forme di
espressione, nel fragile ma efficace equilibrio tra il familiare e il
nuovo […] nel linguaggio, nella retorica del testo e nel supporto
di altri testi che lo precedono e lo seguono, quelli che
rienfatizzano e riasseriscono continuamente la realtà affermata.
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Link: Retorica
                      (R. Silverstone, Perché studiare i media, 2002)

Esaminare i testi dei media dal punto di vista retorico significa
esaminare come i significati vengono costruiti e adattati in modo
plausibile, piacevole e persuasivo. Significa poi esaminare la
relazione tra familiare e nuovo, decifrare la strategia testuale,
ma significa anche considerare il pubblico, trovare come e dove
questo è posizionato nel testo; capire come i luoghi comuni
sono collegati al senso comune; comprendere come la novità si
costruisce su basi familiari; infine capire come gli artifici retorici
e i cliché si trasformano in cambiamenti di gusto e di stile […]
Le campagne politiche si vincono e si perdono, retoricamente, a
seconda del modo in cui si costruiscono e si utilizzano immagini
e argomentazioni nelle campagne attraverso i media.
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Uno sguardo alla storia
Nel mondo romano abbiamo esempi di
proto-comunicazione politica durante il
periodo della Repubblica: a Pompei si
possono ancora vedere «graffiti elettorali»; il
termine «candidato» era dato al pretendente
alle cariche pubbliche, che in campagna
elettorale si rivestiva di una toga bianca, e
«comizio» rimanda alla riunione di popolo
attorno a un oratore che espone le sue
posizioni e cerca di convincere l’uditorio;
Cicerone ricevette dal fratello una lettera con
una summa di «marketing politico».
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Uno sguardo alla storia
Solo dopo la Rivoluzione americana e
con la Rivoluzione francese possiamo
ritrovare l’esercizio di forme di
comunicazione politica con l’obiettivo
di contrastare l’arbitrio dei controllori.
Si diffonde un giornalismo libero dalle
censure dei regimi assolutistici.
Le campagne elettorali, con i loro tipici
rituali comunicativi (es. i dibattiti
Lincoln-Douglas) marcano la nascita
della moderna comunicazione politica.
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Uno sguardo alla storia
Il più grande laboratorio di comunicazione
politica del XX secolo furono gli Stati Uniti:
la dialettica tra potere politico e potere
dei media culminata nel Watergate ha
rappresentato un ideale per molti Paesi di
giovane democrazia; mentre l’Europa era
teatro di scontro di ideologie, il marketing
politico celebrava negli USA il connubio
tra pubblicità, marketing, informazione,
sondaggi d’opinione.
Comunicazione politica - (Mazzoleni Parte 1 - Il campo della comunicazione politica) Proff. Marco Binotto, Christian Ruggiero a.a. 2018/2019 - Coris
Sfera pubblica e comunicazione politica
Cruciale nello sviluppo del concetto di comunicazione politica è l’origine e
la trasformazione del modello dello spazio pubblico, come lo chiama
Hannah Arendt (1958), e di quello liberale della sfera pubblica borghese,
come preferisce chiamarla Jürgen Habermas (1962),
modelli che vedono nel pubblico dei cittadini il depositario
delle strutture e dei processi
della democrazia, cioè del
controllo e della gestione del
potere, della rappresentanza
della volontà popolare, della
discussione e dell’opinione
pubblica, della pubblicità.
Link: Sfera pubblica borghese
            (J. Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica, 1984)

Con gli inizi del capitalismo finanziario e commerciale che a cominciare dal
XIII secolo si diffonde dalle città dell’Italia del Nord anche verso l’Europa
occidentale e settentrionale e fa sorgere prima gli empori dei Paesi Bassi
(Bruges, Liittich, Bruxelles, Gand, ecc.), poi le grandi fiere, agli incroci delle
vie commerciali a lunga distanza, si formano gli elementi di un nuovo ordine
sociale: indubbiamente essi vengono dapprima ad integrarsi, ancora senza
difficoltà, nel vecchio ordinamento politico […] Il protocapitalismo è
conservatore […] Fintantoché esso vive dei frutti del vecchio modo di
produzione (della produzione economico-rurale soggetta a vincoli
feudali, propria di una massa contadina non libera e della ristretta
produzione di merci soggetta a vincoli corporativi caratteristica
dell’artigianato cittadino), senza trasformarlo ”, i suoi tratti restano
ambivalenti; questo capitalismo stabilizza da un lato i rapporti di dominio
basati sul ceto e libera dall’altro quegli elementi in cui essi un giorno si
dissolveranno. Ci riferiamo agli elementi della nuova struttura commerciale: la
circolazione delle merci e delle notizie creata dal grande commercio
internazionale del primo capitalismo.
Link: Sfera pubblica borghese
            (J. Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica, 1984)

I veri « borghesi», i vecchi ceti professionali degli artigiani e dei bottegai, sono
socialmente decaduti […] Contemporaneamente i grandi commercianti sono
cresciuti sino a eccedere il ristretto ambito della città e, tramite le compagnie, si
sono collegati direttamente con lo Stato. Così anche i «capitalisti», mercanti,
banchieri, editori e manifatturieri […] appartengono a quel gruppo di borghesi»
che sono tanto poco « borghesi» nel senso tradizionale quanto il nuovo ceto dei
dotti. In questo strato direttamente coinvolto e cointeressato dalla politica
mercantilistica, l’autorità suscita una risonanza che rende il publicum,
l’astratta controparte del potere pubblico, cosciente di sé come
interlocutore, come pubblico di quella nascente sfera pubblica borghese
che si va ora formando. Questa si sviluppa infatti nella misura in cui il pubblico
interesse alla sfera privata della società civile non è più oggetto di cura
esclusivamente da parte del governo, ma è preso in considerazione da tutti i
sudditi come loro proprio interesse. […] Il rapporto governo-sudditi ricade con
ciò nella caratteristica ambivalenza di regolamento pubblico e iniziativa privata.
Diventa così problematica quella zona in cui il potere pubblico mantiene il
collegamento con i privati, tramite continuati atti amministrativi.
Link: Sfera pubblica borghese
           (J. Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica, 1984)

La sfera pubblica borghese può essere concepita in un primo momento come la
sfera dei privati riuniti come pubblico; costoro rivendicano subito contro lo
stesso potere pubblico la regolamentazione della sfera pubblica da parte
dell’autorità per concordare con questa le regole generali del commercio nella
sfera fondamentale privatizzata, ma pubblicamente rilevante, dello scambio di
merci e del lavoro sociale. Peculiare e storicamente senza precedenti è il
tramite di questo confronto politico: la pubblica argomentazione razionale
                                         […]
La sfera pubblica borghese si regge e cade con il principio del libero accesso
per tutti. Una sfera pubblica dalla quale fossero esclusi eo ipso determinati
gruppi, non solo sarebbe imperfetta, ma non sarebbe più neanche una
dimensione pubblica […] Questa dimensione pubblica rimane letteraria anche
quando assume funzioni politiche; la cultura è uno dei suoi criteri di
ammissione, l’altro è la proprietà.
Sfera pubblica e comunicazione politica
Nell’analisi di questi concetti appare un carattere fondamentale della
comunicazione politica, il suo legame con il contesto e le regole della
democrazia […] Ne deriva che le relazioni (la comunicazione) tra gruppi di
interesse e di potere riscontrabili nella vita e nella storia
degli imperi, dei regni, delle dittature antiche e moderne
non si possono a rigore
considerare comunicazione
politica, almeno non forme
della comunicazione politica
come la consideriamo oggi.
Sfera pubblica e comunicazione politica
Dahlgren (1995) distingue opportunamente la nozione di sfera pubblica di
Habermas in sfera pubblica culturale e sfera pubblica politica: la prima
è quella in cui circolano le idee e le discussioni sulla letteratura e sulle arti,
e non è necessariamente in relazione con la democrazia e la politica.

Il concetto idealtipico habermasiano richiama un concetto analogo, quello
di mercato delle idee, secondo il quale il cittadino, grazie all’accesso a
una pluralità di fonti informative e all’esposizione a opinioni differenti sulle
questioni pubbliche può formarsi proprie idee e visioni sulle issues più
importanti, attrezzandosi a partecipare alla vita politica.
Sfera pubblica e comunicazione politica
Il rapporto tra media e sfera pubblica è uno degli elementi più controversi
in letteratura:
• Robert Putnam (2000) addebita esplicitamente alla televisione la
     responsabilità di avere allontanato milioni di cittadini dalla vita pubblica,
     sottraendo loro tempo prezioso che potrebbe essere dedicato ad
     attività più utili per la vita della comunità;
• Joshua Meyrowitz (1985) sostiene al contrario
     che con i moderni media (prima di tutto la TV)
     si realizza effettivamente uno spazio pubblico
     allargato, contribuendo a creare una cultura
     pubblica più democratica e accessibile.
Link: Divertirsi da morire
         (N. Postman, Amusing ourselves to death, 1985)

Entertainment is the supraideology of all discourse on television.
No matter what is depicted or from what point of view, the
overarching presumption is that it is there for our amusement and
pleasure. That is why even on news shows which provide us daily
with fragments of tragedy and barbarism, we are urged by the
newscasters to "join them tomorrow." What for? One would think
that several minutes of murder and mayhem would suffice as
material for a month of sleepless nights. We accept the
newscasters' invitation because we know that the "news" is not to
be taken seriously, that it is all in fun, so to say. Everything about
a news show tells us this—the good looks and amiability of the
cast, their pleasant banter, the exciting music that opens and
closes the show, the vivid film footage, the attractive
commercials—all these and more suggest that what we have just
seen is no cause for weeping.
Sfera pubblica e comunicazione politica
Il concetto di spazio pubblico fa da substrato al concetto più contemporaneo
di spazio pubblico mediatizzato, in cui i media, specialmente quelli
interattivi, occupano il ruolo di perno della comunicazione ascendente e
discendente tra pubblico e cittadini.

         La comunicazione mediata, dai telegiornali ai programmi di intrattenimento,
         svolge funzioni importanti nella sfera pubblica contemporanea. Fornisce
         informazione buona e informazione cattiva, getta ampi e spesso stupefacenti
         sguardi sui problemi sociali, stimola la conversazione tra amici e non, rende note
         le informazioni politiche e scientifiche sia autorevoli che dubbie, che il pubblico
         dei media può far proprie o respingere nella formazione dell’opinione. Situare la
         comunicazione politica all’interno di una definizione ampia di sfera pubblica rende
         possibile una migliore comprensione dei meccanismi attraverso i quali la
         comunicazione influenza la politica e la vita pubblica.
                                                                    (Bennet e Entman, 2001)
Modelli della comunicazione politica
I mass media non sono lo spazio pubblico; contribuiscono a crearlo, ne
sono i principali motori, ma la loro azione va a sommarsi all’azione dialogica
di due attori, tra gli altri: cittadini e politici, che mantengono la capacità
autonoma di comunicazione che possedevano già nella polis greca.

                    Modello «pubblicistico-dialogico»
Modello «pubblicistico-dialogico»
Governo, partiti, leader e candidati (P)
interagiscono con i cittadini (C)
e questi con le istituzioni politiche;
dalla comunicazione «immediata» P/C
nasce uno spazio condiviso (a).
Gli attori politici intrattengono rapporti di
comunicazione con il sistema dei media (M)
dando origine allo spazio comunicativo (b).
I media si relazionano anche con C, prevalentemente attraverso una relazione a
senso unico, che si sostanzia nello spazio di tipo informativo (c).
I tre spazi comunicativi a, b, c costituiscono una rete di scambi di natura politica,
sono comunicazione politica; lo spazio d, che coinvolge contemporaneamente i
tre attori, costituisce invece la comunicazione politica mediatizzata.
Modelli della comunicazione politica
Se articoliamo meglio il concetto di comunicazione politica, non possiamo
non registrare che il peso dei tre attori nelle concrete situazioni dei diversi
contesti politici è di fatto sbilanciato: risulta assai più forte quello dei media.

                              Modello «mediatico»
Modello «mediatico»
Governo, partiti, leader e candidati (P)
comunicano tra loro e con i cittadini-elettori (C)
e viceversa, in un contesto mediale (M).
La comunicazione/interazione politica
che avviene tra i tre attori si verifica
all’interno dello spazio pubblico mediatizzato.
I media cioè forniscono o sono i canali
tra gli attori P e C, fungono da ribalta
dell’azione politica e al tempo stesso
sono interlocutori di entrambi gli attori, condizionano la natura dei loro rapporti,
li obbligano ad adattarsi alle logiche mediali.
La comunicazione politica è il prodotto dell’interazione tra i diversi attori
nello spazio pubblico mediatizzato.
Link: La logica dei media
(D.L. Altheide, R.P. Snow, Media Logic, 1979; ed.it a cura di R. Marini, 2017)

      In senso ampio, il concetto di cultura dei media si riferisce al carattere di certe
      istituzioni quali la religione, la politica e lo sport, carattere che in queste si
      sviluppa attraverso il loro uso dei media. Più specificamente, quando una logica
      mediale viene impiegata per presentare e interpretare i loro fenomeni, la forma
      e il contenuto di queste istituzioni vengono alterati. I cambiamenti possono
      essere di minore importanza, come il modo in cui i candidati politici si vestono e
      si acconciano; oppure possono essere più rilevanti, come nel caso dell’intero
      processo delle campagne politiche attuali, nel quale la retorica politica dice
      molto poco, mentre esibisce un’intensa preoccupazione […] I gruppi che
      aspirano al potere cercano influenza e legittimità attraverso i media. Inoltre,
      certi media promuovono una rappresentazione della vita quotidiana e del potere
      politico che è in accordo con la logica delle istituzioni dominanti […] La nostra
      idea è che nella società contemporanea la logica mediale fornisce la forma per
      condividere una vita sociale «normalizzata». Il nostro scopo quindi è di vedere
      la vita sociale da una prospettiva «mediacentrica», cercando prima di tutto di
      svelare e chiarire come opera la logica dei media, e poi di descrivere quale
      cultura dei media ne deriva.
Link: Il sistema mediale ibrido
(A. Chadwick, The Hybrid Media System, 2013; cit. in S. Parisi e C. Ruggiero, 2018)

             In quell’ambiente mediale che Chadwick ha definito ibrido, l’interdipendenza
             asimmetrica tra le logiche dei vecchi e dei nuovi media si riflette nelle interazioni
             e nei conflitti politici e culturali tra gli attori istituzionali e informali e le logiche
             comunicative che questi esprimono (e che mostrano peraltro margini sempre
             più ampi di sovrapposizione).
             Sullo sfondo del rapporto tra politica, media e società, l’ibridazione che
             Chadwick indaga riguarda qui in qualche misura anche le logiche della nuova e
             vecchia partecipazione, che, coerentemente con lo scenario delineato
             dall’autore, appare attraversata al contempo da un movimento di integrazione,
             per quanto riguarda i mezzi di comunicazione tradizionali e digitali, e un
             processo di frammentazione, per quanto riguarda la distribuzione del contenuto
             attraverso i diversi canali.
             Media, attori politici e pubblici contribuiscono in più stretta interdipendenza ad
             alimentare l’ecosistema informativo e politico, in cui sempre più frequentemente
             si affiancano professionalità e pratiche di produzione informali, anche nel
             perimetro delle news.
Modelli della comunicazione politica
Il ritorno all’idea di media onnipotenti, proposto da Noelle-Neummann nel
1973, dopo lo scetticismo lazarsfeldiano degli anni ‘40 e ‘50, coincide con il
consolidamento del ruolo della televisione nella scena politica.
La prospettiva della mediatizzazione della politica, secondo la quale
l’azione politica pubblica avviene all’interno dello spazio mediale o dipende in
misura rilevante dall’azione dei media, si innesta in tre diverse scuole di
pensieri politologico e sociologico:
• la concezione competitiva e di mercato: l’arena pubblica è il luogo di
      scambio e verifica dei rapporti di forza dei tre attori (Schumpeter, Downs)
• la democrazia del pubblico: a fronte della crisi della politica e dei partiti i
      media e i sondaggi sono il nuovo foro di deliberazione (Manin)
• l’ecosistema mediale che comprende sia i mass media che le reti
      orizzontali (Castells)
Link: La spirale del silenzio
          (E. Noelle-Neumann, La spirale del silenzio, 2002)

Il clima d’opinione dipende da chi parla e da chi resta in
silenzio. Dovevo quest’ipotesi in prima linea alle agitazioni
studentesche alla fine degli anni Sessanta e inizio degli anni
Settanta; forse in particolare a una certa studentessa.
La incontrai un giorno nell’anticamera dell’aula con un distintivo
della CDU sul risvolto della giacca. “Non sapevo che lei fosse
della CDU”, le dissi. “Infatti non lo sono”, rispose. “Ho messo il
distintivo solo così, per vedere che effetto fa…”.
Verso mezzogiorno la incontrai di nuovo. Senza distintivo.
Mi informai. “Sì”, disse, “l’ho tolto, è stato terribile”.
Link: La spirale del silenzio
                                               (E. Noelle-Neumann, La spirale del silenzio, 2002)

                           Nella grande eccitazione degli anni della nuova apertura della Repubblica
                           federale tedesca all'Est […] i sostenitori di SPD e di CDU/CSU potevano
                           essere pari quanto al numero, ma quanto a energia, quanto all’entusiasmo
                           con cui mostravano la propria convinzione, non erano affatto uguali.
                           In pubblico si vedevano solo distintivi della SPD, non era una sorpresa che il
                           rapporto fra le forze a livello di popolazione non fosse valutato correttamente.
                           E ora si sviluppava una dinamica del tutto particolare. Chi era convinto
                           dalla nuova politica dell’Est, sentiva che le proprie convinzioni erano
                           approvate da tutti. E per questo si esprimeva pubblicamente a voce alta
                                       e, pieno di fiducia in sé, esternava i propri punti di vista; quanti
                                       invece rifiutavano la nuova politica dell’Est, si sentivano
                                       abbandonati a se stessi, si ritiravano, ricadevano nel silenzio.
Proprio questo comportamento contribuì a far apparire i primi più forti e i secondi più deboli di quanto in
realtà non fossero. Queste osservazioni nella propria cerchia indussero poi altri a dichiararsi apertamente
oppure a mandar giù le proprie opinioni e tacere, fino a che, come in un processo a spirale, gli uni
dominavano pubblicamente e gli altri erano completamente scomparsi dalla scena pubblica.
Link: La spirale del silenzio
                                               (E. Noelle-Neumann, La spirale del silenzio, 2002)

                         Paul F. Lazarsfeld ha parlato una volta di una gerarchia delle stabilità (1944),
                         ponendo le intenzioni di voto in cima a tale gerarchia, in quanto particolarmente
                         solide e soggette a cambiamenti solo molto lenti in seguito a nuove esperienze,
                         osservazioni, informazioni, opinioni. Alla fine però il clima d’opinione si
                         ripercuote effettivamente sui risultati: due volte è stato rilevato un last-minute
                         swing nella direzione indicata dalla pressione del clima d’opinione con un
                         considerevole aumento di voti, dal 3 al 4 per cento. Lazarsfeld aveva già
                         osservato tutto questo nelle elezioni presidenziali americane del 1940 e lo
                         aveva chiamato bandwagon effect, correre dietro al carro con la banda
                                    musicale in testa al corteo. Ognuno vorrebbe dunque stare dalla
                                    parte del vincitore, appartenere ai vincenti, cosi lo si spiega […]
                                    La paura dell’isolamento sembra essere la forza propulsiva che
                                    mette in atto il processo della spirale del silenzio.
Seguire il branco è la condizione più felice, e quando qualcuno non se la sente perché non è in grado di
condividere apertamente convinzioni comunemente diffuse, può però sempre ricorrere al silenzio, come
male minore, per essere accettato.
Link: La spirale del silenzio
                                                  (E. Noelle-Neumann, La spirale del silenzio, 2002)
                           Nel luglio del 1976, la domanda: “Anche se nessuno può saperlo, chi ritiene che
                           vincerà le prossime elezioni, chi otterrà più voti, la CDU/CSU o SPD/FDPP”,
                           mostrava un peggioramento drammatico del clima d'opinione per CDU/CSU.
                           Solo quanti avevano più spesso osservato il mondo con gli occhi della
                           televisione avevano percepito il mutamento nel clima d’opinione, mentre chi
                           aveva osservato il mondo circostante senza ricorrere agli occhi della televisione
                           non aveva notato un cambiamento nel clima […] Ciò significa che la
                           popolazione ricevette due diverse visioni della realtà, due diverse impressioni
                           del clima d'opinione: quella data dall’osservazione in prima persona e quella
                                        derivata dagli occhi della televisione. Ciò che ne nacque era un
                                        fenomeno affascinante, un “doppio clima d’opinione”.
                                        Più a lungo si è studiata la questione, più è diventato chiaro quanto
                                        sia difficile esaminare gli effetti dei mass media. Poiché' questi effetti
                                        non sopraggiungono a seguito di uno stimolo, ma di norma agiscono
in modo cumulativo, secondo il principio che “la goccia scava la pietra”; poiché il dialogo continuo fra gli
uomini diffonde immediatamente i messaggi dei media […] poiché questi effetti si svolgono per lo più in
modo indiretto, “di rimbalzo”, l’individuo compie l’osservazione del mondo circostante con gli occhi dei
media e adatta il suo comportamento di conseguenza.
Attori e forme della comunicazione politica
Per sistema politico s’intende generalmente l’insieme delle istituzioni
politiche che costituiscono l’ossatura della vita politica di un Paese
(Parlamento, governo, Magistratura, Capo dello Stato), ma anche l’area non
istituzionale (partiti, movimenti, gruppi di pressione).

        La politica non è il terreno esclusivo di azione di attori la cui identità è
        unicamente politica, ma è anche luogo di azione di attori e mondi che non
        si definiscono in prima istanza come politici.
                                        (Cotta, Della Porta e Morlino, 2001)
Attori e forme della comunicazione politica
                  Il sistema dei media è l’insieme delle istituzioni mediali che
                  svolgono attività di produzione e di distribuzione del sapere
                  (informazioni, idee, cultura)
                                                                  (McQuail, 2005)

                  Castells (2009) usa il concetto di «autocomunicazione di massa»
                  per definire le nuove forme di comunicazione digitale interattiva:
è comunicazione di massa perché ha la potenzialità di raggiungere un pubblico
globale, ma è contemporaneamente autocomunicazione perché la produzione del
messaggio è autogenerata, la definizione dei destinatari è autodiretta e il
reperimento di contenuti è autoselezionato.
Attori e forme della comunicazione politica
Il cittadino non è immediatamente identificabile in una struttura organizzata;
inoltre, le sue rappresentazioni collettive (l’opinione pubblica e l’elettorato)
sono più nominalistiche che reali.
Con l’autocomunicazione di massa, si osserva la nascita di pubblici attivi e
attivabili su questioni di natura politica, una nuova sfera pubblica elettronica
e globale (Sampedro 2011). E si riapre la questione dell’accesso.
I flussi e le forme della comunicazione politica

Dal sistema politico al sistema dei media     Regolamentazione; Media e news
                                              management; Fonte di informazione
Dal sistema politico al cittadino-elettore    Comunicazione pubblica / istituzionale;
                                              Contatto personale; Propaganda / pubblicità
Dal cittadino-elettore al sistema politico    Voto; Dibattito pubblico; Interazione diretta
Dal sistema dei media al sistema politico     Informazione; Vigilanza / critica; Partigianeria;
                                              Mediatizzazione
Dal sistema dei media al cittadino-elettore   Informazione; Informazione partigiana;
                                              Pubblicità
Dal cittadino-elettore al sistema dei media   Quasi-interazione mediata (Thompson),
                                              Autocomunicazione di massa (Castells)
Le fasi della comunicazione politica
    • Dopoguerra e anni ’50
    • L’azione dei partiti si innerva sulle fratture e le dinamiche sociali della ricostruzione
1

    • Dagli anni ‘60 agli anni ‘80
    • La televisione incide sul meccanismo di esposizione del cittadino alla comunicazione politica,

2     introduce la possibilità di cambiamenti a breve termine e una nuova importanza dell’informazione

    • Dagli anni ‘90
    • Professionalizzazione del rapporto con l’opinione pubblica, Aumento della competizione tra contenuti
      e formati dell’informazione politica, Crescente importanza del populismo, Comunicazione

3     frammentata diviene centrifuga, Abbondanza dei media porta al consumo occasionale di
      comunicazione politica

    • Dal primo decennio del Duemila
    • Ubiquità delle ICT, Televisione come strumento di allargamento dello spazio pubblico, Ridefinizione

4     dell’idea di cittadinanza comprendendo i rapporti tra pubblico e privato
Puoi anche leggere