UNIVERSITY REPORT 2021 - Quanto vale il titolo di studio nel mercato del lavoro? in collaborazione con - Amazon AWS
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
UNIVERSITY REPORT 2021 Quanto vale il titolo di studio nel mercato del lavoro? in collaborazione con
INDICE INTRODUZIONE 3 1. UN PAESE CHE STUDIA POCO 4 2. ISTRUZIONE E OCCUPAZIONE IN ITALIA 6 3. QUANTO VALE IL LIVELLO DI ISTRUZIONE? 13 4. QUANDO LO STUDIO INIZIA A RENDERE? 15 5. QUAL È L'IMPATTO DEL TITOLO DI STUDIO SULLA CARRIERA? 19 6 LAUREA E RETRIBUZIONE: QUALE FACOLTÀ SCEGLIERE? QUALE ATENEO FREQUENTARE? 22 7. I MIGLIORI ATENEI PER CARRIERA E GUADAGNO 25 8. UNIVERSITY PAYBACK INDEX 28 CONCLUSIONE 31 NOTA METODOLOGICA E GLOSSARIO 32 info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 2
INTRODUZIONE Durante il 2020, la pandemia da Covid-19 ha tenuto a casa gli studenti di ogni ordine e grado di tutto il mondo, per periodi più o meno lunghi, generando una perdita di apprendimento di cui ci si porterà dietro le conseguenze per tantissimo tempo. La buona notizia per l’Italia è che, contrariamente a quanto successo a seguito delle passate crisi finanziarie, non sembra esserci stato il temuto crollo delle immatricolazioni nelle università: secondo le dichiarazioni della Ministra dell’Università Messa, basate sui dati del MIUR , c’è stato un +7% di iscrizioni universitarie, considerando complessivamente triennali e magistrali. Questo risultato è importante, soprattutto in un Paese come l’Italia in cui i numeri della diffusione dell’istruzione nella forza lavoro sono drammatici: la quota di popolazione in possesso di un titolo di studio terziario è il 19,6%, contro una media europea del 33,2 % (Istat 2019). Lo University Report è uno studio di carattere divulgativo sul “valore” dell’istruzione nel mercato del lavoro italiano, con attenzione particolare alla formazione universitaria. Il report, quest’ anno alla sesta edizione, è stato sviluppato col supporto di Spring Professional, società di consulenza internazionale di The Adecco Group, specializzata nella ricerca e selezione di Middle Manager e Professional. Il Database di riferimento è costituito da oltre 450mila profili retributivi di lavoratori del settore privato rilevati dall’Osservatorio JobPricing, tra i quali circa 100mila profili di lavoratori laureati. Obiettivo dello university report è dare un contributo, basato su dati oggettivi, all’importantissimo e sempre attuale dibattito sul ruolo dell’istruzione terziaria nel percorso professionale dei giovani, rispondendo a tal fine ad alcune domande fondamentali: • Conviene conseguire una laurea? Perché? • Quale percorso di studi intraprendere? • Meglio il pubblico o il privato? • Meglio studiare al nord o al sud? • Quali sono gli atenei che offrono le prospettive di carriera migliori? • Quanto tempo occorre per rientrare dell’investimento nell’istruzione terziaria? Ci si augura, pertanto, che tutti coloro che ne hanno un interesse specifico, proprio a partire dai diplomandi che si apprestano a scegliere se proseguire gli studi o meno, leggendo questo report, possano trarre informazioni interessanti e spunti di riflessione utili. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 3
1. UN PAESE CHE STUDIA POCO Sebbene il livello di istruzione della popolazione sia uno dei fattori di competitività che contribuiscono alla crescita economica, all’innovazione e alla produttività di un Paese, in Italia si è ancora ben lontani da raggiungere gli obiettivi che erano stati preposti da Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.1 I punti chiave delle criticità nazionali sono principalmente tre: 1. La spesa per istruzione in termini di PIL tra le più basse d’Europa (circa 4% vs 4,6% media UE) e la più bassa in termini di percentuale della spesa pubblica (8,2% vs 9,9% UE). La categoria più lesa però è l’istruzione terziaria: si spende, infatti, circa 8% sul totale della spesa pubblica in istruzione, contro una media Europea del 16,4%;2 2. Per quanto in lento calo negli ultimi 10 anni, il tasso di abbandono scolastico si attesta al 13,5% (anno 2019) contro un 10,2% europeo.3 La pandemia ha potenzialmente innescato un meccanismo che incentiva l’abbandono scolastico, in quanto la cosiddetta DAD (didattica a distanza) ha negativamente impattato sul coinvolgimento dei ragazzi più a rischio di abbandono, peggiorando ulteriormente una situazione drammatica; 3. L’incidenza dei NEET più alta in Europa: nel 2019 era di circa il 24% dei giovani tra i 15 e i 34 anni, mentre saliva a circa 29% nella fascia d'età tra i 25 e 34.4 Il 2020 ha fatto aumentare questa quota di circa 1 punto percentuale in entrambe le fasce d’età. Il nostro Paese, dunque, non solo era meno competitivo di altri prima della pandemia, ma ora dovrà affrontare più difficoltà per la ripresa rispetto ad altri paesi comunitari. E non solo in Europa, ma anche tra i paesi OECD. La Figura 1.1 riporta la quota di popolazione tra i 25 e 34 anni in possesso di un livello di istruzione terziario nei paesi OECD: solo circa il 28% dei 25-34enni italiani ha un’istruzione terziaria, contro circa il 45% della media OECD e facendo meglio solo del Messico (circa 24%). 1 I quattro obiettivi europei in tema di istruzione e formazione sono definiti dentro il quadro strategico ET 2020. Nello specifico questi abbracciano i temi dell’apprendimento permanente e dell’integrazione dei migranti nell’istruzione e della formazione; il miglioramento della qualità ed efficacia della formazione; la promozione di equità, coesione sociale e cittadinanza attiva; lo sviluppo della creatività, dell’innovazione e la creazione d’impresa. Viene inoltre effettuato un monitoraggio europeo e dei singoli Stati dei seguenti parametri: - almeno il 95% dei bambini dovrebbe frequentare la scuola materna; - meno del 15% dei 15enni dovrebbe avere risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze; - meno del 10% dei giovani dai 18 ai 24 anni dovrebbe abbandonare gli studi o la formazione; - almeno il 40% dei 30-34enni dovrebbe aver completato un percorso di istruzione superiore; - almeno il 15% degli adulti dovrebbe partecipare all'apprendimento permanente; - almeno il 20% dei laureati e il 6% dei 18-34enni con una qualifica professionale iniziale dovrebbe aver trascorso una parte degli studi o della formazione all'estero; - almeno l'82% dei 20-34enni con almeno un diploma di maturità deve aver trovato un lavoro entro 1-3 anni dalla fine degli studi. 2 Commissione Europea (2020). Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione 2020 – Italia. 3 Istat (2020) Rapporto BES 2020; Dati Istat 2021. 4 NEET indica il fenomeno che investe i giovani tra i 15 e 34 anni che non studiano, non sono in nessun percorso di formazione e non lavorano. Dati Istat 2021. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 4
Figura 1.1. Quota di popolazione tra i 25-34 anni con istruzione terziaria, anno 2019 (percentuale) Corea del Sud 69,8 Canada 63,0 Giappone 61,5 Irlanda 55,5 Lituania 55,2 Lussemburgo 55,0 Svizzera 52,7 Australia 52,5 UK 51,8 USA 50,4 Paesi Bassi 49,1 Norvegia 48,7 Svezia 48,4 Francia 48,1 Belgio 47,3 Danimarca 47,1 Islanda 47,1 Israele 47,0 Spagna 46,5 Media OECD 44,9 Slovenia 44,1 Lettonia 43,8 Nuova Zelanda 43,8 Polonia 43,5 Estonia 42,8 Grecia 42,4 Finlandia 41,8 Austria 41,6 Slovacchia 39,2 Portogallo 37,4 Turchia 35,3 Germania 33,3 Repubblica Ceca 32,6 Ungheria 30,6 Italia 27,7 Messico 23,6 Note: Gruppo di paesi selezionato dai dati OECD 2019. L'INCIDENZA DEI NEET IN ITALIA È LA PIÙ ALTA TRA TUTTI I PAESI EUROPEI, PARI A CIRCA IL 25% DEI GIOVANI TRA I 15 E I 34 ANNI. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 5
2. ISTRUZIONE E OCCUPAZIONE IN ITALIA Ma concretamente, perché è così importante raggiungere un alto livello di istruzione? Quali sono i rendimenti dell’istruzione per un individuo? In primo luogo, più si è istruiti, più ci si garantisce un più facile accesso al mercato del lavoro. Investire nella propria formazione permette infatti di avvicinare le competenze possedute a quelle che sono necessarie per operare nell’economia, sia come lavoratori, sia come imprenditori. Se è vero che l’Italia è un Paese con alti livelli di disoccupazione (9,2%), è vero anche che coloro che hanno titoli maggiori hanno livelli di occupazione più alti, per tutte le fasce di età (Tabelle 2.1 e 2.2). Tabella 2.1 Tassi di occupazione e disoccupazione totale e per livello di istruzione per tutta la forza lavoro, anno 2020 (percentuale) TASSO DI TASSO DI LIVELLO DI ISTRUZIONE OCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE licenza di scuola elementare, nessun titolo di studio 29,9 16,7 licenza di scuola media 44,8 12,4 diploma 63,5 8,7 laurea e post-laurea 78,0 5,3 TOTALE 58,1 9,2 Note: Il tasso di occupazione si riferisce ad individui tra i 15 e i 64 anni, il tasso di disoccupazione dai 15 ai 74. Dati Istat 2021. Tabella 2.2. Tassi di occupazione, disoccupazione e inattività per la classe d'età tra 25 e 34 anni, anno 2020 (percentuale) TASSO DI TASSO DI TASSO DI LIVELLO DI ISTRUZIONE OCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE INATTIVITÀ licenza di scuola elementare, nessun titolo 34,2 26,5 53,4 di studio licenza di scuola media 50,8 19,9 36,6 diploma 62,5 13,2 28,0 laurea e post-laurea 66,6 11,3 24,9 TOTALE 60,7 14,1 29,4 Note: I tassi di occupazione e disoccupazione sono da leggersi in percentuale sul totale della forza lavoro tra i 25-34 anni. Gli inattivi, invece, sono individui che sono usciti dalla forza lavoro, cioè non lavorano e non cercano un lavoro: il tasso di inattività è dunque da intendersi in percentuale sul totale della popolazione di riferimento, cioè i giovani tra i 25 e 34 anni. Dati Istat 2021. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 6
Più alti livelli di istruzione garantiscono, inoltre, una maggiore probabilità di permanenza nel mercato del lavoro nei momenti di crisi. Se si guarda alle variazioni in punti percentuali dei tassi di occupazione, disoccupazione e inattività tra il 2019 e il 2020 (Figura 2.1), ci si rende conto di come l’occupazione dei laureati e di chi possiede dei titoli post-laurea abbia retto meglio che per gli altri livelli di istruzione. In questa particolare crisi pandemica, dato il blocco dei licenziamenti in vigore come mezzo a sostegno dell’occupazione, è bene sottolineare che il dato della variazione negativa della disoccupazione non è indicativo di un miglioramento, in quanto il mercato del lavoro è stato come “congelato” per quasi un anno. Per evidenziare la "protezione" fornita da un alto titolo di studio, è invece più importante la variazione registrata per gli inattivi laureati che risulta la più bassa tra tutti i livelli. Figura 2.1. Variazione tra il 2020 e il 2019 dei tre indicatori del mercato del lavoro per livelli di istruzione (punti percentuali) Occupazione Disoccupazione Inattività 9,3 4,4 2,7 1,8 -0,5 -0,4 -0,6 -1,2 -1,0 -2,0 -2,8 Licenza di scuola elementare e nessun Diploma titolo di studio -6,6 Licenza di Laurea e post scuola media laurea Note: Elaborazioni Osservatorio JobPricing su Dati Istat 2021. DURANTE LA CRISI PANDEMICA, L’OCCUPAZIONE DEI LAUREATI È STATA QUELLA CHE MEGLIO HA RETTO AL "CONGELAMENTO" DEL MERCATO DEL LAVORO. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 7
Osservando i tassi di disoccupazione nella fascia 25-34 anni nel tempo, è evidente che malgrado l’aumento generalizzato della disoccupazione, in tutti e tre gli anni considerati, l’aumento per la classe dei più istruiti è stato più contenuto, tanto da essere l’unica classe ad essere rientrata nei livelli del 2009 (Figura 2.2), confermando che un’elevata istruzione aumenta la probabilità di essere occupati. Figura 2.2. Tasso di disoccupazione per la classe d’età 25-34, anni 2009, 2015, 2020 (percentuale). 27,2 26,5 23,1 19,9 17,3 16.2 15,9 13,2 12,3 11,6 11.3 9,0 Licenza di scuola Licenza Diploma Laurea e elementare e di scuola post laurea nessun titolo di media studio Note: Dati Istat 2021 2009 2015 2020 INVESTIRE IN ISTRUZIONE PERMETTE DI SOPPORTARE MEGLIO LE CRISI ECONOMICHE: DALLA CRISI DEL 2008 AD OGGI IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DEI LAUREATI È L’UNICO AD ESSERE RIENTRATO AI LIVELLI PRE CRISI. Nel contesto della crisi pandemica però, sono stati i giovanissimi laureati a pagare il prezzo più alto della crisi sanitaria. L’occupazione della fascia di età 15-24, nell’ultimo anno, è diminuita di 3,9 punti percentuali, a fronte di un aumento della disoccupazione giovanile di 6,3 punti percentuali.5 La pandemia da COVID-19, congelando il mercato del lavoro, ha di fatto impedito ai neolaureati di accedere al mercato del lavoro. A prescindere dalle peculiarità dell’ultimo anno, la disoccupazione dei giovanissimi (15-24 anni) nel nostro paese è comunque tra le più alte d’Europa e dei paesi OECD, attestandosi a circa il 29% contro circa 17% dell’Europa e circa 12% della OECD (Figura 4), inferiore solo al Costa Rica, Spagna e Grecia.6 5 Dati Istat 2021. 6 Essendo il dato medio OECD del 2019, il differenziale con il dato italiano del 2020 (circa 17 punti percentuali) potrebbe essere più piccolo, in quanto il dato medio OECD 2020 potrebbe aumentare a causa delle conseguenze globali della crisi pandemica. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 8
Figura 2.3. Tasso di disoccupazione per la fascia di età 15-24, anno 2020 (percentuale) Costa Rica 42,4 Spagna 38,3 Grecia 35,0 Italia 29,2 Colombia 27,5 Turchia 25,1 Cile 24,8 Svezia 23,8 Lussemburgo 22,9 Portogallo 22,6 Finlandia 21,0 Francia 20,1 Canada 20,0 Lituania 19,6 Slovacchia 19,3 Estonia 17,9 Eurozona - 19 17,4 EU - 27 16,9 Belgio 15,3 Irlanda 15,2 USA 15,1 Lettonia 14,8 Australia 14,3 Slovenia 14,3 UK 13,5 Ungheria 12,8 Nuova Zelanda 12,4 OECD - Media 11,7 Danimarca 11,6 Norvegia 11,3 Polonia 10,9 Corea del Sud 10,5 Austria 10,5 Islanda 9,9 Paesi Bassi 9,1 Svizzera 8,6 Repubblica Ceca 8,0 Israele 7,9 Giappone 4,5 Note: Il dato medio OECD è riferito al 2019 perché non ancora disponibile per il 2020. Dati OECD 2021 Una delle conseguenze più preoccupanti di tassi di disoccupazione così alti e duraturi tra i 15-34enni è il meccanismo di scoraggiamento nella ricerca di lavoro e di formazione, che si innesca nei disoccupati più giovani e li conduce a fare parte della categoria dei cosiddetti NEET (dall’inglese “Not in Education, Employment or Training”), cioè giovani che non sono occupati, né impegnati in nessun percorso di studi o formazione professionale. In Italia, i NEET sono circa 3 milioni, equivalenti a circa il 25% sul totale dei giovani tra i 15-34 anni. La pandemia, dal canto suo, ha esacerbato ancora di più la situazione: a fronte di una lenta diminuzione degli ultimi anni, il tasso di NEET è aumentato di 1 punto percentuale rispetto al 2019. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 9
L’incidenza del fenomeno però non è omogenea tra i 15-34enni (Figura 2.4). Il tasso di NEET è maggiore tra le donne (29% vs. 21%), i non laureati (26% vs. 19%) e i residenti al sud e isole (33% vs. 17% del nord e 20% del centro). LA CRISI PANDEMICA HA INDOTTO UNA CRESCITA DEI NEET DI UN PUNTO PERCENTUALE RISPETTO AL 2019 Figura 2.4. Tasso di incidenza dei NEET per diversi sottogruppi, anno 2020 (percentuale) 32,6 29,3 26,8 26,1 21,0 19,0 19,9 16,8 tro ini a Nor d Cen e Is ole Uom Don ne med ia oma t laure ola Dipl os Sud scu e p alla Laurea Fino Macroregioni Genere Livello di Istruzione Note: Dati Istat 2021 Un’altra conseguenza di alti livelli di disoccupazione giovanili è la presenza dei sotto- occupati.7 In altre parole, una parte degli occupati è costretta a rivedere al ribasso le proprie aspettative e ad adattarsi a svolgere un mestiere per cui è richiesto un titolo di studio inferiore a quello di cui è in possesso. Secondo il Rapporto Almalaurea 2020 sulla condizione degli occupati, questo fenomeno è in crescita: tra il 2008 e il 2018 è cresciuto del 5,7%, attestandosi al 24,6% sul totale degli occupati, se si considera tutta la forza lavoro. Se si guarda alla sola fetta di occupati in possesso di un titolo di studio terziario, l’incidenza sale al 33,5%. Tra le tante cause che alimentano il fenomeno della sovra-istruzione, hanno molto peso l’elevato numero di contratti part-time o a tempo determinato offerti ai giovani, o ancora il fatto che moltissime persone sono occupate in aziende medio-piccole, che spesso fanno fatica a valorizzare i profili altamente qualificati. 7 La sotto-occupazione è definita anche mismatch verticale o sovra-istruzione. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 10
Anche l’area disciplinare della laurea che si consegue ricopre un ruolo nella diffusione della sotto-occupazione. Citando ancora il Rapporto Almalaurea 2020, che stima il peso di diverse variabili sulla probabilità che uno studente ha di essere occupato ad un anno dalla laurea, “l’appartenenza a determinati gruppi disciplinari esercita un effetto sulle chance occupazionali dei neolaureati: a parità di altre condizioni, i laureati dei gruppi ingegneria, scientifico, chimico-farmaceutico e medico (che comprende anche le professioni sanitarie) sono più favoriti. Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico e letterario “.8 Ciò vuol dire che chi si laurea nelle discipline STEM (Scienza, matematica, Tecnologie, Ingegneria e Scienze matematiche) ha maggiori probabilità di trovare lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo. Questo accade perché le competenze possedute dai neolaureati tecnici sono altamente richieste e l’offerta di laureati tecnici non è in grado di soddisfare interamente la domanda.9 D’altra parte nel mercato del lavoro italiano vi è un eccesso di offerta di laureati con competenze meno richieste, e questo contribuisce ad accrescere il fenomeno della sotto-occupazione. Un’altra questione che caratterizza il mercato del lavoro italiano, molto vicina alla sotto-occupazione, e per certi versi complementare, è il cosiddetto mismatch orizzontale, che vede i laureati svolgere delle occupazioni non previste dal titolo di studio conseguito, seppure il livello di istruzione posseduto risulti adeguato (es. un laureato in discipline linguistiche che svolge un ruolo amministrativo).10 Sempre secondo AlmaLaurea, per quanto sia una condizione vissuta con maggiore entità nei primi anni di lavoro e che migliora nel tempo, circa il 15% dei laureati triennali e circa il 10% dei laureati di secondo livello considerano il titolo di studio conseguito poco o per nulla efficace. I laureati italiani sono vittima di un paradosso: sono troppo pochi a livello aggregato, ma eccedono nelle discipline meno richieste dal mercato. IL 33,5% DEGLI OCCUPATI IN POSSESSO DI UN TITOLO DI STUDIO TERZIARIO SVOLGE UN LAVORO PER IL QUALE BASTEREBBE UN TITOLO DI STUDIO INFERIORE. 8 Estratto da AlmaLaurea - Condizione occupazionale dei Laureati. Rapporto 2020. La probabilità è stimata con un modello logistico. Sono inclusi controlli sulle caratteristiche socio-demografiche, caratteristiche dell’ateneo, del percorso di laurea e aspettative del soggetto intervistato su lavoro e apprendimento. Si veda AlmaLaurea - Condizione occupazionale dei Laureati. Rapporto 2020, pp 50-51 per approfondimenti. 9 Per approfondimenti su domanda e offerta di laureati si consulti, ad esempio, l Rapporto Excelsior-Unioncamere “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2021-2025)”. 10 Anche chiamato Skill mismatch o discrepanza di competenze. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 11
Probabilmente, se gli studenti fossero più consapevoli sull'evoluzione della domanda di lavoro, vi sarebbe meno discrepanza in termini di richiesta e offerta di competenze. Inoltre, se le università riuscissero maggiormente ad operare di concerto con le imprese, vi sarebbe, probabilmente, un miglioramento dal punto di vista dello skill-matching, soprattutto con una integrazione più efficace tra le scienze umanistiche e le competenze tech e digitali. D’altro canto, però, per quanto alcune lauree siano più ricercate di altre, l’Italia presenta un tessuto economico che fatica ad accogliere tutti coloro che sono in possesso di titoli di istruzione terziaria e ad alta qualifica, incentivando la cosiddetta “fuga di cervelli”.11 Le piccole imprese, che sono la maggioranza delle imprese italiane, hanno ancora tassi troppo bassi di investimento in Ricerca e Sviluppo, e più in generale dimostrano spesso una limitata capacità di innovazione con la conseguenza di faticare ad assorbire lavoratori altamente qualificati.12 Una soluzione semplice e immediata a questo problema non esiste, ma a livello individuale essere consapevoli delle possibilità lavorative migliora le scelte compiute sulla propria formazione. CIRCA IL 15% DEI LAUREATI GIUDICA IL TITOLO DI STUDIO POCO O PER NULLA EFFICACE A 5 ANNI DAL CONSEGUIMENTO. 11 Nel 2019, ad esempio, sono emigrati circa 30mila cittadini italiani sopra i 25 anni in possesso di una laurea, ed è un trend in costante crescita (Report migrazioni 2019, Istat 2021). Secondo il Referto sul Sistema Universitario della Corte dei Conti 2021, le migrazioni dei laureati italiani sono aumentate del 41% rispetto al 2013. 12 La tendenza però è più che positiva: tra il 2017 e il biennio 2018-2020 vi è stato un aumento del 7,4% di investimenti in R&S soprattutto per le piccole e medie imprese. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 12
3. QUANTO VALE IL LIVELLO DI ISTRUZIONE? Se fino a qui si è sottolineata l’importanza del titolo di studio rispetto ai risultati che si ottengono in termini occupazione, di seguito si analizza il differenziale salariale che è legato all’istruzione. La Tabella 3.1 riporta i salari medi scomposti nelle loro componenti per laureati e non laureati: prevedibilmente i primi guadagnano, in media, più dei secondi. Il differenziale è pari a circa 13mila euro se si considera la retribuzione globale (circa il 46% a favore dei laureati). Tabella 3.1. Retribuzione lorda media fissa, variabile e globale (RAL, VAR, RGA) per livello di istruzione, anno 2020 (euro) LIVELLO DI ISTRUZIONE RAL VAR RGA Non laureati 27.566 436 28.002 Laureati 39.881 1.060 40.941 La Tabella 3.2 fornisce un livello di dettaglio in più: la retribuzione fissa per i diversi titoli di studio. La relazione che esiste tra istruzione e salario è chiara: maggiore è il titolo di studio, maggiore è la retribuzione. Si vede come la crescita salariale non sia regolare, ma vi siano delle soglie. Il primo grande balzo osservato è tra scuola dell’obbligo e diploma di scuola superiore (+17%). Di seguito vi è quello tra diploma e laurea magistrale (+40%) o master di primo livello (+38%). Non si osservano invece significative differenze tra diploma e laurea triennale. Il terzo balzo, seppur di minore entità, si registra tra laurea magistrale e Master di II livello o Dottorato (+14%). Questi scalini di crescita retributiva rispecchiano il fatto che il premio salariale legato all’istruzione non derivi del possesso del titolo in sé, ma dal percorso di carriera che l’istruzione permette di percorrere: più è alto il titolo, più è probabile che si possano ricoprire ruoli importanti e remunerativi. Tabella 3.2. Retribuzione lorda media fissa (RAL) per titolo di studio, anno 2020 (euro) LIVELLO DI ISTRUZIONE RAL 2020 Scuola dell'obbligo 25.374 Diploma di scuola professionale 26.375 Diploma di media superiore 29.761 Laurea triennale 29.671 Master di I livello 41.088 Laurea magistrale 41.930 Master di II livello 47.753 Dottorato di ricerca 47.607 info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 13
Passando alla dinamica dei salari per titolo di studio negli ultimi cinque anni (Figura 3.1), si vede come quelli che più crescono sono i salari dei laureati triennali (+3,1%); al contrario sono rimasti costanti quelli dei possessori di un master di I livello (+0,1%). LO STIPENDIO MEDIO DI UN LAUREATO È IL 46% PIÙ ALTO DELLO STIPENDIO DI UN NON LAUREATO. La differenza di crescita salariale tra laureati magistrali e triennali può essere ricondotta a differenze nella composizione della popolazione dei vari tipi di laureati in termini di esperienza lavorativa. La laurea triennale, infatti, è una tipologia di laurea che ha immesso nel mercato laureati solo a partire dal 2003, in quanto è frutto della riforma dell’università del 1997, che ha adeguato il sistema italiano a quello internazionale.13 Le lauree magistrali biennali e a ciclo unico, invece, hanno immesso laureati nel mercato dal 2005. Ciò vuol dire che i laureati triennali hanno, in media, più anni di esperienza dei colleghi con titoli biennali e a ciclo unico. Nelle statistiche però, tra i laureati magistrali sono inclusi anche i lavoratori in possesso delle vecchie lauree quadriennali, che chiaramente hanno "avuto tempo" di maturare molti più anni di esperienza, ed è più probabile che si trovino in una fase di crescita salariale più “dolce” rispetto ai laureati triennali che verosimilmente si trovano negli anni dei primi scatti salariali consistenti. Figura 3.1. Tasso di crescita della RAL 2015-2020 per livello di istruzione (percentuale) Trend Nazionale 3,1 2,3 2,2 2,2 1,8 0,9 1,0 1,3 0,1 Scuola Diploma Diploma Laurea Master di Laurea Master di Dottorato di dell'obbligo di scuola di media triennale I livello magistrale II livello ricerca professionale superiore 13 Per approfondire sulla riforma e il Processo di Bologna si veda, ad esempio: https://ehea.info/, il portale europeo sull’istruzione superiore. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 14
4.QUANDO LO STUDIO INIZIA A RENDERE? Come accennato nel paragrafo precedente, un titolo di studio elevato garantisce con maggiore probabilità un percorso di carriera più remunerativo, che si apprezza nel tempo. Ogni anno, l’indagine AlmaLaurea sull’occupazione dei laureati analizza le retribuzioni mensili nette a distanza di uno e cinque anni dal conseguimento del titolo: come è lecito attendersi, già dopo i primi 5 anni di lavoro, le retribuzioni medie per ogni tipo di corso hanno visto una crescita. L'analisi dei dati riferiti all'anno 2019 mostra che la differenza media tra i salari netti a un anno e a 5 anni è di circa 204 euro (Figure 4.1 e 4.2). Figura 4.1. Retribuzioni nette medie per tipologia di corso di laurea ad un anno dal conseguimento del titolo Laurea di primo livello Laurea di secondo livello 2019 1.210 2019 1.285 2018 1.175 2018 1.238 2017 1.125 2017 1.173 2016 1.134 2016 1.183 2015 1.107 2015 1.161 2014 1.036 2014 1.086 2013 1.025 2013 1.056 2012 1.086 2012 1.096 2011 1.179 2011 1.153 2010 1.258 2010 1.187 2009 1.305 2009 1.244 2008 1.334 2008 1.316 Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico 2019 1.271 2019 1.331 2018 1.230 2018 1.264 2017 1.172 2017 1.177 2016 1.185 2016 1.172 2015 1.161 2015 1.143 2014 1.092 2014 1.050 2013 1.066 2013 996 2012 1.101 2012 1.064 2011 1.156 2011 1.123 2010 1.184 2010 1.188 2009 1.245 2009 1.242 2008 1.324 2008 1.271 Note: Il primo livello considera solo i laureati non iscritti ad altro corso di laurea; il secondo livello comprende anche i laureati del corso pre-riforma. Rapporto AlmaLaurea 2020. Laureati degli anni 2007-2018 occupati a un anno dal conseguimento del titolo: retribuzione mensile netta per tipo di corso. Anni di indagine 2008-2019 (valori rivalutati in base agli indici Istat dei prezzi al consumo; valori medi in euro) info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 15
Il confronto temporale permette di evidenziare una ulteriore questione: i laureati ad un anno dal conseguimento del titolo ancora non hanno recuperato i livelli di salario in ingresso che si registravano prima della crisi del 2008, ad eccezione dei laureati magistrali a ciclo unico (Figura 4.1). Per quanto riguarda i laureati a cinque anni dal conseguimento del titolo, invece, sembra che i laureati triennali, magistrali e biennali abbiano finalmente recuperato i salari netti pre-crisi (Figura 4.2). Inoltre, confrontando le Figure 4.1 e 4.2 ci si accorge di come nel tempo il tasso di crescita dei salari a uno e cinque anni dal titolo sia diminuito. Figura 4.2. Retribuzioni nette medie per tipologia di corso di laurea a cinque anni dal conseguimento del titolo Laurea di primo livello Laurea di secondo livello 2019 1.418 2019 1.499 2018 1.425 2018 1.466 2017 1.381 2017 1.437 2016 1.399 2016 1.428 2015 1.391 2015 1.408 2014 1.374 2014 1.370 2013 1.394 2013 1.403 2012 1.434 2012 1.482 Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico 2019 1.512 2019 1.485 2018 1.475 2018 1.463 2017 1.451 2017 1.409 2016 1.443 2016 1.391 2015 1.424 2015 1.363 2014 1.390 2014 1.315 2013 1.421 2013 1.364 2012 1.497 2012 1.542 Note: Il primo livello considera solo i laureati non iscritti ad altro corso di laurea; il secondo livello comprende anche i laureati del corso pre-riforma. Rapporto AlmaLaurea 2020. Laureati degli anni 2007-2014 occupati a cinque anni dal conseguimento del titolo: retribuzione mensile netta per tipo di corso. Anni di indagine 2012-2019 (valori rivalutati in base agli indici Istat dei prezzi al consumo; valori medi in euro) info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 16
La dinamica osservata da AlmaLaurea conferma la dinamica osservata nei dati JobPricing (Tabella 4.1). A fronte di una crescita più contenuta tra la prima e la seconda classe di età, dove anche il differenziale con i non laureati è più ridotto, si registrano salari decisamente più alti a partire dai 35 anni in su. Tabella 4.1. Retribuzione media fissa (RAL) per classe di età, titolo di studio e differenza percentuale, anno 2020 (euro e percentuale) LIVELLO DI ISTRUZIONE 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni Non laureati 23.232 24.732 26.874 29.052 Laureati 25.558 29.933 37.760 47.670 Differenza % 10,0 21,0 40,5 64,1 DOPO I 35 ANNI IL DIFFERENZIALE SALARIALE TRA LAUREATI E NON LAUREATI CRESCE ESPONENZIALMENTE, FINO A TOCCARE IL 64,1% DEI LAUREATI TRA I 45 E 54 ANNI. Il basso differenziale tra i laureati e non laureati della prima classe di età è ascrivibile al maggior numero di anni di lavoro che i non laureati, entrando più giovani nel mercato del lavoro, hanno accu- mulato rispetto ai laureati. Di contro, sulle altre classi di età il differenziale salariale legato alla forma- zione universitaria cresce esponenzialmente. Come si è detto, infatti, studiare permette di continuare a coltivare le competenze necessarie per “stare al passo con l’innovazione” e di sviluppare una carriera con prospettive di guadagno nettamente migliori. In aggiunta, questa differenza è abbastanza sta- bile nel tempo (Figura 4.3). Figura 4.3. Differenza delle RAL dei laureati e non laureati per classi di età, anni 2015-2020 (percentuale) 76 70 68 63 63 63 2015 2016 2017 45 2018 42 41 41 2019 40 40 2020 24 22 23 23 24 21 12 12 12 10 10 10 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 17
La Figura 4.4 riporta invece il confronto tra il differenziale salariale tra i 45-54enni e i 25-34enni per gli anni 2015 e 2020, sia per livello di istruzione che medio nazionale. Si possono evidenziare alcuni aspetti interessanti. In primo luogo, il confronto temporale mostra che per quasi tutti i livelli di istruzione il divario tra le fasce d’età si è ridotto, ad eccezione di chi ha frequen- tato solo la scuola dell’obbligo e di chi ha la laurea triennale. Passando al confronto del divario tra i titoli di studio si sottolinea che: • senza istruzione, la prospettiva di crescita salariale nel tempo è estremamente ridotta (11%); • senza una laurea si ha una prospettiva di crescita limitata (circa il 30%); • solo con una carriera universitaria avanzata si registra un divario tra i salari dei 25-34enni e 45-54enni maggiore del 50%; • il differenziale si colloca al di sotto della media nazionale solo quando il titolo di studio è assente o è stato conseguito un diploma di scuola professionale. Figura 4.4. Tasso di crescita tra la classe di età 25-34 e 45-54 per titolo di studio, anni 2015 e 2020 (percentuale) 124 2015 2020 112 99 2015 nazionale 2020 nazionale 70 67 52 45 45 37 30 24 13 24 20 11 11 Scuola Diploma di Diploma di Laurea Master di Laurea Master di II dell'obbligo scuola media triennale I livello magistrale livello professionale superiore I SALARI DI COLORO CHE TRA I 25 E I 54 ANNI HANNO UN MASTER DI SECONDO LIVELLO CRESCONO TRE VOLTE TANTO I SALARI DI CHI HA “SOLO” UN’ISTRUZIONE SUPERIORE info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 18
5. QUAL È L’IMPATTO DEL TITOLO DI STUDIO SULLA CARRIERA? Se un titolo di studio elevato garantisce meno disoccupazione, retribuzioni più alte e crescite salariali più elevate nel corso degli anni rispetto a coloro che hanno titoli di studio più bassi, a parità di inquadramento contrattuale una laurea non assicura un salario maggiore. Come riportato nella Tabella 5.1, la differenza percentuale tra i salari per inquadramento dei laureati e non laureati sono nulle per gli operai, dell’1% per i quadri, 3,2% per gli impiegati e 5,7% per i dirigenti. Questo risultato però non deve stupire, ma bensì essere letto nel modo corretto. Avere una laurea, o titoli post-laurea, non significa avere un salario maggiore nel momento in cui ci si trova nella condizione di sovra-istruzione (ed è per questo che lo stipendio di un laureato operaio è esattamente lo stesso di un operaio non laureato), né implica un salario sostanzialmente maggiore di coloro che sono inquadrati nello stesso livello pur essendo meno istruiti. Tabella 5.1. Retribuzione media fissa (RAL) e differenza per titolo di studio e inquadramento, anno 2020 (euro e percentuale) LIVELLO DI ISTRUZIONE DIRIGENTI QUADRI IMPIEGATI OPERAI Non laureati 99.565 54.220 30.661 24.618 Laureati 105.220 54.764 31.632 24.588 Differenza % 5,7 1,0 3,2 -0,1 Tabella 5.2. Retribuzione media fissa (RAL) per titolo di studio disaggregato e inquadramento, anno 2020 (euro) LIVELLO DI ISTRUZIONE DIRIGENTI QUADRI IMPIEGATI OPERAI Scuola dell'obbligo 100.487 52.494 30.099 24.734 Diploma di scuola professionale 101.727 53.778 31.103 24.567 Diploma di media superiore 97.532 54.331 30.727 24.430 Laurea triennale 96.256 53.167 28.795 23.219 Master di I livello 108.576 54.409 31.205 25.401 Laurea magistrale 104.786 54.896 32.647 26.347 Master di II livello 112.760 55.289 33.383 25.162 Dottorato di ricerca 101.722 53.309 33.115 28.051 ALTI LIVELLI DI ISTRUZIONE PERMETTONO DI RAGGIUNGERE STIPENDI PIÙ ALTI PERCHÉ APRONO LE PORTE A PERCORSI DI CARRIERA PIÙ PRESTIGIOSI info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 19
Figura 5.1. Distribuzione dei laureati e non laureati per inquadramento, anno 2020 (percentuale) Dirigenti 39 61 Non laureati Quadri 42 58 Laureati Impiegati 74 26 Operai 97 3 Note: Elaborazione JobPricing su dati ISTAT - Indagine Trimestrale sulle Forze di Lavoro L’istruzione aumenta la probabilità di accedere a un percorso di carriera che assicura un livello di retribuzione più alto, in quanto, è più probabile che nel corso della carriera si continui a sviluppare nuove competenze professionali che possono portare a ricoprire ruoli più remunerativi. Nelle Figure 5.1 e 5.2 sono rappresentate la distribuzione dei laureati tra inquadramenti e gli inquadramenti per titolo di studio. Figura 5.2. Distribuzione degli inquadramenti per titolo di studio, anno 2020 (percentuale) Scuola dell’obbligo Diploma professionale Diploma si scuola superiore Laurea triennale Master I livello Laurea magistrale Master II livello Dottorato di Ricerca 0 100 Dirigenti Quadri Impiegati Operai Note: Elaborazione JobPricing su dati ISTAT - Indagine Trimestrale sulle Forze di Lavoro I dati presentati fino ad ora supportano l’importanza dell’istruzione terziaria, sia in termini di occupa- zione, sia in termini di accesso a carriere più remunerative. D’altra parte, allargando l’analisi ad una comparazione internazionale, emerge che essere laureati in Italia rende meno che in altri paesi. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 20
In Italia chi possiede un titolo di istruzione terziaria guadagna, in media, il 39% in più rispetto a chi ha un titolo di istruzione secondaria, mentre la media europea è del 51,5% in più e quella OECD 56,7% in più. Il confronto per la fascia d’età 25-34 pone l’Italia in una situazione ancora più sfavorevole: 10,6% contro la media europea di 33% e OCED di 37% (Figure 5.3 e 5.4). Figure 5.3 e 5.4. Salari relativi tra chi possiede un’istruzione terziaria e chi possiede solo il diploma per classi di età, anno 2018 (Diploma=100 25-64 anni 25-34 anni Ungheria 180,2 Irlanda 172,7 Irlanda 180,0 USA 166,7 Lituania 179,3 Lituania 163,2 USA 176,1 Portogallo 151,3 Portogallo 169,6 Ungheria 150,1 Germania 168,0 Turchia 146,1 Turchia 165,8 Messico 145,8 Messico 162,8 Spagna 143,3 Repubblica Ceca 158,1 Francia 141,9 OECD - Media 156,7 UK 138,3 Slovacchia 155,8 Germania 137,8 Francia 155,8 OECD - Media 137,0 Spagna 155,5 Polonia 134,0 Polonia 153,2 Lussemburgo 133,7 Israele 152,2 UE - 23 membri OECD 132,7 Svizzera 151,7 Canada 131,9 UE - 23 membri OECD 151,5 Repubblica Ceca 131,5 Finlandia 148,3 Svizzera 131,1 Austria 148,1 Israele 130,7 Lussemburgo 147,3 Lettonia 129,1 Lettonia 145,3 Finlandia 125,7 Canada 144,5 Nuova Zelanda 125,6 Paesi Bassi 143,5 Slovacchia 125,3 Belgio 141,5 Paesi Bassi 124,2 Corea del Sud 140,4 Austria 123,2 UK 139,8 Estonia 121,7 Italia 139,2 Corea del Sud 120,9 Estonia 133,6 Belgio 119,1 Nuova Zelanda 130,9 Danimarca 114,8 Danimarca 127,5 Australia 112,7 Norvegia 125,2 Italia 110,6 Australia 125,0 Svezia 105,6 Svezia 122,3 Norvegia 105,4 Note: L’anno di riferimento è “il più recente disponibile”. Per la maggior parte dei paesi è il 2018. Lituania 2014; Repubblica Ceca 2016; Estonia, Lettonia, Messico, Svizzera 2017. Dati OECD IL PREMIO CHE IL MERCATO ASSEGNA AI SALARI DEI LAUREATI È RELATIVAMENTE PIÙ BASSO IN ITALIA CHE IN ALTRI PAESI EUROPEI O DELLA OECD info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 21
6. LAUREA E RETRIBUZIONE: QUALE FACOLTÀ SCEGLIERE? QUALE ATENEO FREQUENTARE? Nei capitoli precedenti si è trattato il tema della disoccupazione dei laureati e, tra le diverse cause, si è parlato dell’eccesso di laureati in alcune aree disciplinari. Come è logico aspettarsi, la scelta del percorso di studi ha un’influenza anche sul livello di salario, non solo sulla probabilità di occupazione. La Figura 6.1 evidenzia due cose: la prima è la classifica delle retribuzioni 2020 associate alle aree disciplinari per i lavoratori tra i 25 e i 34 anni, la seconda è quanto queste si scostino dalla media dei laureati per la stessa classe di età. Figura 6.1. Retribuzione media fissa (RAL) per area disciplinare di studio per la classe di età 25-34 anni e scostamento percentuale dalla RAL media dei laureati per la stessa classe di età, anno 2020 (euro e percentuale) Scienze biologiche 35.782 19,5 Scienze giuridiche 34.656 15,8 Scienze fisiche 34.425 15,0 Scienze mediche 32.746 9,4 Ingegneria Gestionale 32.014 7,0 Scienze statistiche 31.576 5,5 Scienze economiche 31.431 5,0 Ingegneria Meccanica, Navale, Aeronautica e Aerospaziale 30.966 3,5 Ingegneria Chimica e dei Materiali 30.590 2,2 Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni 30.234 1,0 Scienze chimiche 29.375 -1,9 Scienze politiche e sociali 28.549 -4,6 Scienze matematiche e informatiche 28.383 -5,2 Ingegneria civile e Architettura 28.319 -5,4 Scienze storiche e filosofiche 25.620 -14,4 Lingue e letterature straniere moderne 25.543 -14,7 Scienze pedagogiche e psicologiche 25.507 -14,8 Ad ogni modo, il salario in ingresso non è per forza un indice affidabile per prevedere quella che sarà l’evoluzione nel corso della carriera. Ad esempio, Ingegneria Chimica e Dei Materiali vede un salto di quasi il 100% (Figura 6.2), partendo da un salario abbastanza in linea con la media dei laureati. Al contrario, Scienze Fisiche vede una retribuzione iniziale del 15% più alta della media ma una crescita retributiva durante il percorso di carriera del 18,3%. Bassi salari iniziali associati a discipline che invece presentano una grande crescita possono essere associati ad un tempo di formazione on the job maggiore. Questo accade sia perché è necessaria più esperienza lavorativa per raggiungere alti livelli remunerativi, sia perché il bagaglio di competenze generaliste fornite dal titolo di studio può avere bisogno di più esperienza per evolversi fino ad arrivare ad essere una figura specializzata. GLI STUDI INGEGNERISTICI, CHIMICI ED ECONOMICI SONO QUELLI CHE, A FRONTE DI UNO STIPENDIO INIZIALE NON AL TOP DELLA CLASSIFICA, GARANTISCONO UNA CRESCITA SALARIALE MAGGIORE NEL CORSO DELLA CARRIERA info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 22
Figura 6.2. Tasso di crescita della RAL tra la classe di età 25-34 e 45-54, anno 2020 (percentuale) Ingegneria Chimica e dei Materiali 98,4 Scienze chimiche 85,6 Scienze economiche 79,4 Ingegneria Meccanica, Navale, Aeronautica e Aerospaziale 78,5 Ingegneria Gestionale 77,9 Scienze politiche e sociali 75,3 Ingegneria civile e Architettura 64,9 Scienze statistiche 64,5 Scienze giuridiche 63,9 Scienze mediche 61,4 Lingue e letterature straniere moderne 59,2 Scienze storiche e filosofiche 53,6 Scienze biologiche 41,7 Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni 38,1 Scienze matematiche e informatiche 35,0 Scienze pedagogiche e psicologiche 30,7 Scienze fisiche 18,3 Le università, poi, non sono tutte uguali. I ranking nazionali ed internazionali sono molteplici, e considerano un ventaglio di indicatori per misurare la qualità delle università sotto tanti punti di vista. Indubbiamente, il percorso di carriera che si riesce a garantire ai propri studenti è un buon indice della qualità dell’università, o per lo meno del valore dell'investimento che uno studente fa nell’iscriversi in quello specifico ateneo. La Tabella 6.1 riporta le RAL medie per tipologia di università: laurearsi in una università privata garantisce un salario più alto del 12% rispetto alle pubbliche e del 2% rispetto ai politecnici. Tabella 6.1. Retribuzione media fissa (RAL) per tipologia di università, anno 2020 (euro) TIPOLOGIA DI UNIVERSITÀ RAL Università private 43.045 Università statali 38.350 Politecnici 42.369 Il rendimento dell’istruzione è legato anche alla “geografia” (Tabella 6.2). Laurearsi al nord fa guadagnare, in media, il 2% in più che laurearsi al centro e il 10% in più che al sud. Il minor rendimento dell'istruzione al Sud è in parte legato alla maggior concentrazione delle università private al nord e al centro, ma soprattutto è dovuto alla minore competitività del tessuto economico che caratterizza il sud del nostro Paese. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 23
Tabella 6.2. Retribuzione media fissa (RAL) per area geografica, anno 2020 (euro) SEDE DELL’UNIVERSITÀ RAL Nord 40.311 Centro 39.623 Sud e Isole 36.554 È molto probabile, infatti, che ci si stabilisca e si lavori vicino al luogo dove si è conseguita la laurea, soprattutto se questo presenta un buon mercato del lavoro e un tessuto imprenditoriale produttivo. Non stupisce, quindi, che il 94% delle persone che si laurea al Nord, ci resti anche a lavorare, mentre i laureati al Sud tendono ad emigrare al Nord e al Centro con più facilità (Figura 6.3). Figura 6.3. Mobilità lavorativa dei laureati, anno 2020 (percentuale) (A) (B) (C) Sede di lavoro per i laureati al Nord Sede di lavoro per i laureati al Centro Sede di lavoro per i laureati al Sud e Isole 94 25 43 5 73 23 1 3 34 Note: Per arrotondamenti i totali possono differire da 100. I LAUREATI NELLE UNIVERSITÀ PRIVATE O DEL NORD HANNO STIPENDI PIÙ ELEVATI RISPETTO A TUTTI GLI ALTRI. info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 24
7. I MIGLIORI ATENEI PER CARRIERA E GUADAGNO Dopo aver chiarito che, da un punto di vista retributivo, privato è meglio di pubblico e Nord è meglio di Sud, proviamo a fornire indicazioni sugli Atenei che possono garantire uno stipendio futuro elevato (e quali conseguentemente uno stipendio più contenuto). A tal fine abbiamo preso in considerazione 40 atenei italiani, verificando per ognuno di essi il livello retributivo medio dei primi 10 anni di carriera di un laureato. Figura 7.1. Retribuzione media fissa (RAL) dei laureati per la classe di età 25-34 per ateneo e scostamento dalla media dei laureati della medesima classe di età, anno 2020 (euro e percentuale) Università Commerciale Luigi Bocconi 34.662 15,8 Politecnico di Milano 32.308 7,9 LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli 31.870 6,5 Università Cattolica del Sacro Cuore 31.735 6,0 Università degli Studi di Siena 31.108 3,9 Politecnico di Torino 31.088 3,9 Università degli Studi di Roma Tor Vergata 31.077 3,8 Università degli Studi di Pavia 30.916 3,3 Università degli Studi di Parma 30.736 2,7 Università degli Studi di Udine 30.727 2,7 Università degli Studi di Padova 30.671 2,5 Università degli Studi di Napoli Federico II 30.638 2,4 Università degli Studi di Pisa 30.595 2,2 Università degli Studi Roma Tre 30.503 1,9 Università degli Studi di Brescia 30.492 1,9 Università degli Studi di Trento 30.489 1,9 Università degli Studi di Genova 30.489 1,9 Politecnico di Bari 30.477 1,8 Università degli Studi di Trieste 30.341 1,4 Università degli Studi di Bergamo 30.300 1,2 Università Politecnica delle Marche 30.287 1,2 Università di Roma La Sapienza 30.274 1,1 Università degli Studi di Palermo 30.196 0,9 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 30.191 0,9 Università degli Studi della Calabria 30.034 0,3 Alma mater studiorum Università di Bologna 30.024 0,3 Università degli Studi di Torino 30.016 0,3 Università degli Studi dell'Aquila 29.946 0,0 Università degli Studi di Milano Bicocca 29.905 -0,1 Università degli Studi di Milano 29.854 -0,3 Università degli Studi di Verona 29.709 -0,7 Università Ca Foscari di Venezia 29.703 -0,8 Università degli Studi di Firenze 29.641 -1,0 Università degli Studi di Catania 29.589 -1,1 Università degli Studi di Ferrara 29.572 -1,2 Università degli Studi di Napoli Parthenope 29.538 -1,3 Università degli Studi di Bari 29.147 -2,6 Università degli Studi di Messina 29.087 -2,8 Università degli Studi di Perugia 29.013 -3,1 Università degli Studi di Cagliari 28.706 -4,1 info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 25
I dati scomposti per ateneo riflettono gli andamenti aggregati presentati nel precedente capitolo. I primi quattro atenei in classifica sono o privati o situati al Nord del paese, o entrambi: l’Università Commerciale Luigi Bocconi (34.662 euro), il Politecnico di Milano (32.308 euro), la Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (31.870 euro) e l’Università Cattolica del Sacro Cuore (31.735 euro). Gli ultimi nella lista sono gli atenei di Perugia (29.013 euro) e Cagliari (28.706 euro). Tabella 7.1. Retribuzione media fissa (RAL) dei laureati per classe di età e ateneo e tasso di crescita tra la prima e l’ultima classe considerata, anno 2020 (migliaia di euro e percentuale) 25-34 35-44 45-54 da 25-34 ATENEO anni anni anni a 45-54 Università Cattolica del Sacro Cuore 31,7 42,0 58,0 82,8 LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli 31,9 42,2 57,1 79,0 Università Commerciale Luigi Bocconi 34,7 44,8 59,3 71,2 Politecnico di Torino 31,1 41,2 52,8 69,7 Università degli Studi di Perugia 29,0 37,4 48,9 68,6 Università degli Studi di Verona 29,7 37,7 49,8 67,6 Politecnico di Milano 32,3 41,7 53,7 66,2 Università degli Studi di Brescia 30,5 39,4 50,7 66,1 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 30,2 40,2 50,1 66,1 Università degli Studi di Bergamo 30,3 38,0 49,7 64,1 Università degli Studi di Milano 29,9 38,2 49,0 64,0 Università di Roma La Sapienza 30,3 38,0 49,3 62,9 Università degli Studi di Parma 30,7 39,1 50,0 62,6 Università degli Studi di Pisa 30,6 38,8 49,7 62,5 Università Politecnica delle Marche 30,3 38,0 48,8 61,1 Alma mater studiorum Università di Bologna 30,0 38,0 48,2 60,6 Università Ca Foscari di Venezia 29,7 38,7 47,3 59,3 Università degli Studi di Roma Tor Vergata 31,1 39,0 49,4 59,1 Università degli Studi di Padova 30,7 39,7 48,7 58,8 Università degli Studi di Siena 31,1 38,0 49,4 58,7 Università degli Studi di Trieste 30,3 37,8 48,1 58,4 Università degli Studi di Udine 30,7 38,4 48,3 57,2 Università degli Studi di Genova 30,5 38,1 47,7 56,4 Università degli Studi di Pavia 30,9 38,5 48,3 56,2 Università degli Studi di Catania 29,6 37,0 46,0 55,5 Università degli Studi di Trento 30,5 39,0 47,3 55,1 Università degli Studi Roma Tre 30,5 38,2 47,3 55,0 Università degli Studi di Torino 30,0 36,8 46,4 54,5 Università degli Studi dell'Aquila 29,9 37,5 46,2 54,4 Università degli Studi di Bari 29,1 35,7 44,9 54,2 Università degli Studi di Cagliari 28,7 35,4 44,2 54,0 Università degli Studi di Milano Bicocca 29,9 38,4 46,0 53,9 Politecnico di Bari 30,5 38,4 46,6 52,8 Università degli Studi di Ferrara 29,6 38,8 44,9 51,8 Università degli Studi di Firenze 29,6 37,4 44,7 50,8 Università degli Studi di Palermo 30,2 36,5 45,1 49,4 Università degli Studi di Napoli Federico II 30,6 37,3 44,8 46,4 Università degli Studi di Messina 29,1 35,8 42,5 46,2 Università degli Studi di Napoli Parthenope 29,5 36,1 43,1 46,0 Università degli Studi della Calabria 30,0 36,0 43,1 43,6 info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 26
Se il segnale che viene dato all’entrata del mercato dai laureati dagli atenei del nord e privati consente un salario iniziale relativamente più alto dei loro pari, anche tutto il loro percorso di carriera viene influenzato. La crescita retributiva che si osserva tra la prima e l’ultima classe di età considerate vede comunque sul podio le tre private con 83% per i laureati della Cattolica, il 79% per chi arriva dalla LUISS e il 71% per chi arriva dalla Bocconi (Tabella 7.1). Non stupiscono, dunque, i risultati riportati in Tabella 7.2. I laureati della Bocconi, della LUISS e del Politecnico di Milano ricoprono più spesso il ruolo di dirigente o quadro. Tabella 7.2. Composizione percentuale dei profili di ogni ateneo per inquadramento ATENEO Dirigenti Quadri Impiegati Università Commerciale Luigi Bocconi 16,1 27,6 56,3 LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli 10,7 24,3 65,1 Politecnico di Milano 9,8 21,5 68,8 Università degli Studi di Genova 8,7 22,7 68,7 Università di Roma La Sapienza 8,6 25,3 66,1 Università degli Studi di Trieste 7,6 16,8 75,6 Università degli Studi di Pavia 7,5 20,6 72,0 Università degli Studi di Milano 7,5 19,9 72,6 Alma mater studiorum Università di Bologna 7,4 16,7 75,9 Politecnico di Torino 7,3 21,7 71,0 Università degli Studi di Firenze 7,1 18,3 74,6 Università Cattolica del Sacro Cuore 7,1 18,7 74,2 Università degli Studi di Pisa 6,9 19,5 73,6 Università degli Studi di Napoli Federico II 6,7 23,7 69,6 Università degli Studi di Padova 6,6 15,7 77,7 Università degli Studi di Torino 6,2 21,7 72,1 Università degli Studi di Siena 6,2 19,3 74,5 Università degli Studi di Brescia 5,9 12,5 81,6 Università degli Studi di Roma Tor Vergata 5,9 21,9 72,2 Università degli Studi di Perugia 5,9 16,9 77,2 Università Ca Foscari di Venezia 5,7 14,9 79,4 Università degli Studi di Parma 5,6 17,1 77,3 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 5,4 12,4 82,2 Università Politecnica delle Marche 5,3 15,1 79,5 Università degli Studi Roma Tre 5,2 19,9 74,9 Università degli Studi di Trento 4,8 12,8 82,4 Università degli Studi di Udine 4,7 12,4 82,9 Università degli Studi di Cagliari 4,6 16,7 78,7 Università degli Studi dell'Aquila 4,5 20,0 75,5 Università degli Studi di Catania 4,1 18,0 77,9 Università degli Studi di Palermo 4,1 21,0 74,9 Università degli Studi di Bari 4,0 18,7 77,3 Università degli Studi di Bergamo 3,9 10,7 85,4 Università degli Studi della Calabria 3,7 16,4 79,9 Università degli Studi di Verona 3,6 11,3 85,1 Università degli Studi di Ferrara 3,6 8,1 88,3 Università degli Studi di Messina 3,5 20,9 75,6 Politecnico di Bari 3,4 20,4 76,2 Università degli Studi di Napoli Parthenope 3,4 16,3 80,3 Università degli Studi di Milano Bicocca 2,3 13,5 84,2 info@jobpricing.it | www.jobpricing.it © JobPricing 2021 - Tutti i diritti riservati - Riproduzione riservata 27
Puoi anche leggere