UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona

Pagina creata da Salvatore Olivieri
 
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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
numero

                                                                                                                                                                                                                                                            02
                                                                                                                                                                                                                                                          Luglio 2020
                                                                                                                                                                                                                                                           Anno XXXI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art. 1, comma 2, DCB - Cremona - Anno XXXI - N. 2 - Luglio 2020

                                                                                                                                                                                                        IL PERIODICO DEL SEMINARIO VESCOVILE DI CREMONA

                                                                                                                                                                             UN “NOI”
                                                                                                                                                                             RIMASTO
                                                                                                                                                                             INTEGRO

                                                                                                                                                                             Preti
                                                                                                                                                                             imbavagliati?
                                                                                                                                                                             Una riflessione
                                                                                                                                                                             del vescovo Antonio

                                                                                                                                                                             Uniti
                                                                                                                                                                             a distanza
                                                                                                                                                                             Il tempo della pandemia
                                                                                                                                                                             nella vita del Seminario
UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
In questo numero                                                                           Editoriale
                                                                                                                                                                                                  di don Marco d’Agostino

                                                                                     CHIESA                          SEMINARIO

                                                                                      Preti                           Il nostro
                                                                                   imbavagliati?                        Triduo
                                                                               Una riflessione                       Dalla morte
                                                                             del vescovo Antonio                         alla
      Il periodico del Seminario
                                                                            dopo la Messa crismale                   Risurrezione
         Vescovile di Cremona

        Numero 2 Anno XXXI
           Luglio 2020
                                                                                        4                                6                                              Tornare a casa
                                                               SEMINARIO                        SEMINARIO                           SEMINARIO

                                                                                                                                                                        N
                                                             Alla radice                              Come                      Miriàm, la serva                              ell’ultimo giorno di Seminario, di quest’anno così particolare, il 6 giugno
                                                           della chiamata                          si chiama?                     del Signore                                 scorso, il Padre Spirituale ha “dettato” una meditazione con questo ti-
                                                           L’esperienza degli                 L’importanza di dare            Le pagine prendono vita                         tolo che mi ha aiutato ad applicare il verbo e il complemento di moto a
                                                              ultimi arrivati                     il nome giusto                con Chiara Tambani                            luogo alla mia vita. Anzitutto “tornare”. Si torna dove si è già stati, nel
                                                                                                                                                                              luogo conosciuto, caro, vicino, che sentiamo “nostro”. Si “torna”. Di-
                                                                  7                                   8                                 9                                     versamente avrebbe detto “si va”. Si torna per “ritrovare” affetti, luoghi,
                                                                                                                                                                        pensieri, soprattutto persone. E, alla fine di un anno di seminario, tutti quanti
                                                                                                                                                                        hanno bisogno di ritrovare le loro famiglie con le quali, sempre, sono stati
                                                               SEMINARIO                           PRETI COSì                       NECROLOGI                           in collegamento, in videochiamata, al telefono o in presenza. Tutti abbiamo
              COPERTINA
                                                                                                                                                                        bisogno di sentire, in quella che chiamiamo “casa”, non solo il profumo delle
      Un “noi” rimasto integro                             Fatiche e gioie                     Tra preghiera                           Servi                            nostre abitudini o i volti della nostra infanzia o gli amici della giovinezza,
                                                                                                                                                                        ma soprattutto lo stare con noi stessi che, da discepoli, significa stare con il
            Uno speciale dedicato                          della distanza                         e carità                          per sempre
         al periodo della pandemia                                                                                                                                      Signore. Avere spazio per ospitare Lui e, in Lui, tutto il mondo in noi. C’è una
                                                         I seminaristi del Togo                  Intervista a                  Il ricordo dei sacerdoti
                                                         dopo tre anni in Italia               don Pier Codazzi              scomparsi durante il Covid                 casa – ci dice il “complemento di moto a luogo” che ci aspetta. è verso quella
                    12                                                                                                                                                  meta che ci dirigiamo. Ci richiama. è lo scopo della nostra esistenza.
                                                                 10                                   11                               15                                 Una casa viva, abitata dal Padre della parabola del figliol prodigo. Una casa
                                                                                                                                                                        che accoglie il malcapitato soccorso dal samaritano o Lazzaro, anche se mai
                                                                                                                                                                        visto dal ricco nella casa terrena. Una casa, quella che Dio abita e ci chiama a
                                                                                                                                                                        raggiungere, che sprigiona misericordia, luce, gioia, forza e bontà. E alla qua-
                                                                                                                                                                        le, definitivamente, nei mesi scorsi sono tornate tante persone, private degli
Progetto                                         Il progetto missionario di quest’anno vuole sostenere due nuove parrocchie
                                                 nelle diocesi di Sao Luis De Montes Belos (Brasile), il cui Vescovo emerito è il
                                                                                                                                                                        abbracci umani, ma abbracciate da Dio che le attendeva sulla soglia di casa.
                                                                                                                                                                        Torniamo a casa. Ogni giorno, a quegli appuntamenti nei quali il Signore ci
                                                 cremonese Monsignor Carmelo Scampa, in cui mancano Chiesa, sale per il ca-
missionario                                      techismo e punti di ritrovo per i giovani. Le offerte raccolte saranno devolute
                                                 per la costruzione di questi ambienti.
                                                                                                                                                                        aspetta. È “casa” se io abito me stesso e permetto che il Signore mi abiti. È
                                                                                                                                                                        “casa” se la mia vita, il mio corpo, la mia preghiera, l’incontro con i fratelli,
                                                                                                                                                                        giovani, adulti, anziani e malati è l’occasione per ospitare il Signore in casa
Un grazie sincero                                Ci affidiamo alla vostra generosità.
                                                                                                                                                                        mia. “Sono a casa” quando non permetto che “altri” o “altro” abitino la mia
a tutti coloro che hanno                         CODICE IBAN: IT60 Z030 6909 6061 0000 0003 195
                                                                                                                                                                        casa, soprattutto chi e cosa mi distoglie dal bene, dalla serenità, dall’incontro
già contribuito                                                                                                                                                         vero e autentico con il Signore e con me stesso. “Abito la mia casa” quando
                                                 INTESTAZIONE: Seminario Vescovile Cremona
                                                                                                                                                                        esprimo il meglio di me, anche nella fatica e nel dolore e quando, a costo di
a questo progetto                                CAUSALE: Progetto missionario Brasile
                                                                                                                                                                        tagliare, sono chiamato a difendere la mia casa perché mi sta a cuore. “Sono
                                                                                                                                                                        a casa” se, come Gesù invita nel vangelo di Matteo, la mia casa è sicura, non
                                                                                                                                                                        perché sono forte io o utilizzo i mezzi di difesa, ma perché le fondamenta
                                                                                                                                                                        costruire le ho scavate sulla roccia della sua Parola e della sua presenza.
                                                                                                                                                                          Tornare e rimanere a casa. Ovunque noi siamo. In famiglia, in seminario,
 CHIESA IN CAMMINO                                                         Abbonamenti                                                                                  in parrocchia, in corsia, nei luoghi della vita sociale ed ecclesiale. Ovunque
                                                                           è possibile ricevere “Chiesa in Cammino” in formato digitale,                                siamo il Signore ci precede e ci aspetta. Non per farci star bene. Questa è
 Direttore responsabile Claudio Rasoli
                                                                           sulla propria mail. Questo servizio permette di leggere il nostro                            un’illusione che col Vangelo ha poco a che fare. Ma per farci sentire il suo
 Redazione Valerio Lazzari, Jacopo Mariotti,                               periodico immediatamente, evitando l’attesa legata ai tempi di                               amore, per nutrirci di Lui, perché ciascuno, lavorando sodo su se stesso, pos-
 Massimo Serina                                                            spedizione. Il costo è di 5,00 € l’anno.                                                     sa esprimere al meglio i talenti e i doni ricevuti. Per questo siamo una “Chie-
                                                                             Per il versamento della quota si può utilizzare il conto corrente                          sa in cammino”, perché la vita, ogni giorno, va verso casa. Si incammina.
 Direzione - Redazione - Amministrazione                                   postale n. 11996261 intestato a “Seminario Vescovile via Mila-
 Via Milano, 5 - 26100 Cremona                                                                                                                                          Verso le persone che Dio abita e verso la pienezza che ci abiterà. Per questo
                                                                           no 5 - 26100 Cremona” oppure attraverso un bonifico bancario
 Telefono 0372 20267 / 21350                                               intestato al Seminario Vescovile presso Banca Prossima, codice
                                                                                                                                                                        la nostra vita, le nostre risposte, il nostro vivere credente è segnato dalla gioia
 chiesaincammino.cremona@gmail.com                                         IT60 Z030 6909 6061 0000 0003 195, specificando la causale. Si                               del vangelo. è la nostra casa e noi la sua.
 www.diocesidicremona.it/seminariovescovile                                prega, poi, di mandare una mail a chiesaincammino.cremona@
 Stampa Industria Grafica Editoriale Pizzorni (CR)                         gmail.com per avvisare dell’avvenuto pagamento e per trasmet-
                                                                           tere l’indirizzo mail cui inviare il nostro periodico.
 Autorizzazione del Tribunale di Cremona n. 222 del 30.12.88                 Per variazioni o annullamento abbonamenti: 331 5068048

                                                                                                                                                          Luglio 2020                                                                                         |3
UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Vita della Chiesa

PRETI
imbavagliati?
                                                                                       di mons. Antonio Napolioni

                                        L’
Il vescovo Antonio,                                                               dei ritmi di vita, il maggior silenzio,                  Spirito, che così hanno recuperato
                                                                                  la solitudine, doversi mettere in ri-                    posti in classifica rispetto all’esube-
a seguito della Mes-                                  impressione è stata for-    cerca dei fedeli in forme inedite,                       ranza delle parole, del rumore, del
                                                      te, il 28 maggio, quando    non poter contare sulle collaudate                       movimento. Come in una sosta sul
sa crismale, celebra-                   finalmente abbiamo potuto celebra-        sicurezze organizzative, la doman-                       monte, che potrebbe tentarci come
ta lo scorso maggio,                    re la Messa crismale. Tra la gioia del    da di senso specie di fronte a tanto                     avvenne per Pietro (“è bello resta-
                                        ritrovarsi e il non poter compiere        dolore… tutto il Signore Gesù abita                      re qui!”), ma che invece dobbiamo
propone una rifles-                     gesti naturali, non è stato facile sen-   con la sua incarnazione in un cor-                       imparare a ritmare come il respiro,
                                        tirsi a proprio agio pur ritrovando-      po umano che, ricevuto da Maria, si                      quello sano, quello ritrovato e guari-
sione legata alle fa-                   ci nella famiglia del presbiterio. La     prolunga in quello della Chiesa, di                      to, della nostra vita in Cristo e nella
tiche dell’annuncio                     mascherina costringeva a ricono-          tutti noi.                                               Chiesa.
                                        scere con attenzione l’interlocuto-         La comunicazione del Vangelo e                           Come le sistole e diastole del no-
del Vangelo in tem-                     re, prima di salutarlo con calore.        della fede non è stata impedita, sem-                    stro cuore, che sa stare con Gesù,
                                        Pena il commettere qualche gaffe.         mai essenzializzata, con il rischio di                   rimanere in ascolto, ritirarsi nel ce-
po di pandemia                          Io, presiedendo a una certa distanza      cadere in opposti estremismi, ma                         nacolo, ricevere lo Spirito e il per-
                                        dagli altri, avevo il privilegio di non   anche con la grazia di incontrare                        dono e… poi, sa uscire incontro al
                                        indossare la mascherina (se non al        cuori feriti, aperti, affamati, mendi-                   mondo, stare con chiunque, servire
                                        momento della distribuzione delle         canti di luce. Se da 50 anni cerchia-                    i bisogni umani, testimoniare il Re-
                                        Comunioni), ma vedere i preti “im-        mo le vie per una evangelizzazione                       gno e la sua più alta giustizia.
                                        bavagliati” costituiva anche per me       che inverta il trend negativo dell’af-                     Non mancheranno, almeno nei
                                        una forte provocazione, che ora pro-      fezione ecclesiale, questi giorni diffi-                 tempi che abbiamo davanti, diffi-
                                        vo ad esplicitare.                        cili sono stati di una schiettezza ine-                  coltà ulteriori che sfidano la nostra
                                          Chi ci ha “tappato la bocca”? Cer-      ludibile: la via è la carne dell’uomo,                   disponibilità a vivere l’obbedienza
                                        to il virus, la paura di ammalarci, il    quella sofferente, fragile e mortale.                    alla realtà, luogo teologico in cui il
                                        senso di responsabilità verso gli al-     Annuncio e liturgia che non ne sia-                      Signore ci chiama a seguirlo, tra-
                                        tri, l’osservanza delle norme… spero      no impastati, con naturalezza e ve-                      endo fuori dal tesoro della Chiesa
                                        e credo però che a “lasciarci a boc-      rità, sono condannati alla sterilità e                   cose nuove e cose antiche. Lo scri-
     Nelle foto                         ca aperta” sia soprattutto il Signore     all’insignificanza.                                      vo sul giornale del Seminario, anche
Alcuni momenti della Messa crismale     Dio, la cui Presenza fedele e creativa      La mascherina ha lasciato aper-                        per chiedere ai giovani in cammino
celebrata nella Cattedrale di Cremona   non è affatto diminuita, anzi sem-        ti gli occhi e gli orecchi, i sensi                      vocazionale e formativo di esserne
lo scorso 28 maggio                     mai si è raffinata e moltiplicata nel     dell’ascolto e dell’osservazione, le                     fiduciosamente e allegramente pro-
(foto: diocesidicremona.it)             tempo della pandemia. Il rallentarsi      finestre dell’anima e il radar dello                     tagonisti.

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Vita di Seminario

il nostro triduo                                                                                                            Alla radice della chiamata
                                                                                                                            L’esperienza degli ultimi arrivati
Da morte a Risurrezione                                                                                                     nella comunità del seminario
di Alex Malfasi                                                                                                             di Alessandro Galluzzi

I                                                                                                                           O
                                         mo non può sostituire l’insieme di       di condivisione con le sorti della no-
                                         azioni, strette di mano, movimenti,      stra Chiesa cremonese, anche i riti
      l Triduo pasquale è compo-         persino profumi, che sono parte es-      in seminario sono stati “ridotti”,                    rmai un anno è quasi
      sto dai giorni più importanti      senziale della liturgia cristiana.       privi cioè di tutte quelle componen-                  passato da quando io e
dell’anno liturgico. Con i suoi riti e      In questo clima, solo richiama-       ti che sono state vietate anche nel-      Massimo abbiamo iniziato la nostra
i suoi simboli antichi e profondi ci     to ma certamente vivo nella mente        le altre chiese, come ad esempio la       esperienza in seminario. Sincera-
consente di fare memoria del fulcro      di tutti, la comunità del seminario      benedizione dell’acqua e del fuoco.       mente nei primi mesi avevo due ti-
della nostra Fede: la passione, morte    ha avuto chiara la consapevolezza        Questo ha permesso ulteriormente          mori principali: di non riuscire ad
e risurrezione di Gesù.                  di aver ricevuto una possibilità, un     di essere in sintonia con la situazio-    adattarmi ad un nuovo stile di vita
  Purtroppo, la pandemia, tra le         dono, ma anche una grande respon-        ne presente, evitando di chiudersi        e di non legare con nessun altro se-
molte altre cose, ci ha privato anche    sabilità.                                nel proprio piccolo mondo ma anzi         minarista a causa del gap generazio-
di queste celebrazioni. Ovviamente          In quanto comunità stabile, infat-    proprio rendendo questo piccolo           nale.
la liturgia è continuata, ma nell’as-    ti, essa ha potuto celebrare il triduo   mondo che è il Seminario attento e           Invece, per fortuna, mi sono do-
senza delle assemblee ha perso uno       insieme. Consapevole di quanto sta-      aperto ai problemi che il Popolo di       vuto ricredere: sono felice di aver
degli elementi fondamentali. Quasi       va succedendo fuori, anche per le        Dio sta attraversando.                    stretto amicizie solide e per certi
tutti i riti si sono svolti, ma quanta   molte notizie che arrivavano dalle          E proprio i problemi e le sofferen-    versi profonde con alcuni seminari-
tristezza nel vedere le chiese deser-    varie parrocchie, la comunità del        ze di questo tempo così particolare       sti e di essermi abituato allo schema
te. I sacerdoti e il vescovo intenti a   seminario ha pregato con partico-        abbiamo affidato a Colui che, il Tri-     giornaliero, soprattutto per quanto
celebrare davanti ai banchi vuoti o a    lare intensità, dandosi tempi diste-     duo ce lo ricorda, ha attraversato in     riguarda la celebrazione eucaristica
fredde telecamere.                       si nella cripta, che mai aveva visto     tutto e per tutto la sofferenza e ci ha   quotidiana. Ci sono state poi diver-
  Anche per i fedeli, chiusi in casa     svolgersi il triduo, per poter contem-   annunciato che la morte, che abbia-       se esperienze che personalmente mi
e già provati dalla quarantena e, in     plare il mistero pasquale e per inter-   mo sentito così vicina e strisciante,     hanno aiutato nel cammino: in pri-
molti casi da lutti e preoccupazio-      cedere per quanti erano toccati più      improvvisa, proprio quella morte          mis la settimana di esercizi spiritua-
ne, non è stato lo stesso. Lo scher-     da vicino dalla malattia. Come segno     non ha l’ultima parola.                  li verso la fine di gennaio, la quale
                                                                                                                            mi ha permesso di riflettere attenta-
                                                                                                                            mente sulla mia scelta vocazionale e     ti di vita di alcuni ospiti. Infine gli   scere nella fede. In questo periodo
                                                                                                                            sul mio rapporto con Dio, grazie alle    stessi mesi di quarantena in semina-      di permanenza in seminario io e
                                                                                                                            meditazioni e all’adorazione eucari-     rio sono stati molto proficui: inizial-   Massimo siamo stati più coinvolti
                                                                                                                            stica ogni giorno.                       mente mi spaventava un po’ l’idea         nella vita della comunità dei teologi,
                                                                                                                               Prima, sul finire di novembre,        di non tornare a casa per dei mesi,       partecipando con loro a tutti i mo-
                                                                                                                            il viaggio a Roma durante il quale       senza rivedere familiari e amici, ma      menti di preghiera della giornata,
                                                                                                                            abbiamo conosciuto un cappellano         adesso posso affermare che per me         sperimentando quindi ciò che ci at-
                                                                                                                            dell’ospedale del Bambin Gesù e          sono praticamente volati quei mesi,       tenderà a settembre quando entre-
                                                                                                                            abbiamo ascoltato la sua testimo-        grazie alla vicinanza della stessa co-    remo formalmente a farne parte.
                                                                                                                            nianza molto toccante, inoltre, per      munità del seminario.                       In conclusione, posso dire che
                                                                                                                            due giorni ci siamo recati al Centro       Infatti, sostenendoci a vicenda e       questo primo anno in seminario si
                                                                                                                            di accoglienza per stranieri “Fer-       con varie iniziative, tra cui il servi-   è concluso in modo molto positivo,
                                                                                                                            rhotel”, che appartiene alla Caritas     zio dei pasti alle persone in quaran-     lasciandomi dei bei ricordi di fede e
                                                                                                                            di Roma, per fornire il nostro aiuto     tena, siamo riusciti a vivere questi      di comunità, soprattutto mi ha con-
                                                                                                                            concreto durante la cena, avendo         mesi anche come un’esperienza             sentito di meglio discernere a che
                                                                                                                            pure occasione di ascoltare i raccon-    costruttiva, che mi ha aiutato a cre-     cosa il Signore mi sta chiamando.

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Vita di Seminario

Come si chiama                                                             Miriàm, la serva del Signore
di Alberto Fà
                                                                           E le pagine prendono vita                                                          di Chiara Tambani

                                                                           Chiara Tambani, insegnante delle scuole elementari, lo scorso

Q           uante volte camminando per strada incon-
            triamo delle persone che, a prima vista, non
riconosciamo forse perché abbiamo saltato l’ultima visi-
ta dall’oculista e non abbiamo fatto mettere le lenti nuo-
                                                                           dicembre ha proposto alla comunità del seminario la dramma-
                                                                           tizzazione del romanzo “In nome della Madre”, di Erri De Luca.
                                                                           Un’occasione interessante per riflettere sul mistero dell’incar-
                                                                           nazione e sulla maternità di Maria
ve e intanto con i nostri vecchi occhiali vediamo a mala

                                                                           Q
pena i contorni, oppure quella persona ha cambiato ta-
glio di capelli. Quante volte diciamo “quello l’ho già visto                                                        dalla gioia. È puro amore quello che
da qualche parte ma adesso non mi viene il nome…”. In                                                               prova Miriàm e questo sentimento
questo periodo poi avendo le mascherine il gioco si fa                                 uesta è una bellissima       ha una forza così travolgente che
ancora più duro. C’è chi saluta con un “buongiorno si-                                 storia d’amore!” ho pen-     Josef le crede.
gnora” e chi, volendo rischiare, prova con un nome che,                    sato, dopo aver letto tutto d’un fiato      La gravidanza è per Miriàm un
più come una parola, esce come un verso per paura di                       il romanzo “In nome della madre”         momento di pura grazia. Vede il
sbagliare. Dare il nome a tutto è impegno e chiamata.                      di Erri De Luca. Ho desiderato subi-     suo ventre crescere come la luna
  Dare un nome alle fatiche che ho nel cuore, senza                        to portarlo in scena, è un testo che     e il suo corpo trasformarsi come le
scandalizzarmi, senza averne paura, in prima istanza                       si presta benissimo al teatro. È bello   stagioni e la natura. “Tutto è una
ridimensiona il potere che queste hanno su di me; in                       portare in scena storie d’amore.         purezza che mi riempie di gioia!”.
seconda battuta mi aiutano a inquadrare quale sia il pro-                     E questa è LA storia d’amore:         Poco importa se le altre donne spu-
blema da dover affrontare. Non è più qualcosa di nebu-                     quella di una mamma per il suo           tano dietro il suo passaggio. Lei ha il
loso che pesa su di me ma diventa più chiaro ciò con                       bambino. Ce la racconta Miriàm,          suo bambino e loro due sono anco-
cui devo fare i conti. È molto simile all’esperienza del                   in prima persona. Con parole belle,      ra una carne sola. Il bambino è nei
buio, finché la luce rimane spenta io ho paura perché                      vere, evocative ed è per questo, cre-    suoi pensieri, nel suo respiro, sente
non vedo ciò che mi circonda anche se in quella stanza                     do, che il suo racconto mi ha con-       il mondo attraverso di lei ed è la bel-
io passo ogni notte, non lo identifico e mi spaventa ma                    quistato subito. Miriàm racconta ed      lezza del mondo che Miriàm vuole
appena accendo la luce vedo che cosa c’è intorno a me                      io inizio a immaginarla. Quali sogni     fargli conoscere. Finché può, finché
e il mio animo si rasserena. Ciascuno di noi porta in                      può avere? Quali desideri custodi-       il piccolo Jeshu è ancora “suo”.
sé delle ferite più o meno profonde, alcune cicatrizzate                   sce nel suo cuore questa ragazza            Perché Miriàm sa. Sa che il suo
altre ancora aperte; il dar loro un nome sarà il primo                     semplice che vive in un villaggio di     Jeshu sarà diverso. Un po’ ne è or-
passaggio per affrontarle, chiamandole col loro nome:                      pastori? Ed eccola Miriàm, travolta      gogliosa, un po’ ha paura. Per i “di-
dolore, delusione, orgoglio, tradimento.                                   da un vento improvviso e in braccio      versi”, si sa, la vita è più difficile.
  È importante dare il giusto nome anche a ciò che è                       a quel vento la voce di un messagge-     “Tu sei stato messo dentro di me da
positivo. Per esempio, quante volte si chiama amore, so-                   ro misterioso quanto l’annuncio che      un fiato di parole, non da un seme”.
prattutto tra gli adolescenti, ciò che amore non è. Ama-                   le porta. Un figlio. Dono del vento.     Sarà un bambino speciale e lei non
re presuppone uno scambio, il saper farsi da parte per                     Un figlio destinato a grandi cose, a     lo terrà dentro le fasce come gli altri
lasciarsi arricchire dall’altro, presuppone il per sempre!                 salvezze. E nel suo grembo, in quel      bambini, lei lo farà correre, lo cre-
Non chiamiamo amore ciò che in realtà è un suo surro-                      momento, si fa spazio per una nuo-       scerà per farlo diventare un uomo
gato perché finiremo per ingannare noi stessi proprio                      va vita.                                 libero, libero di essere se stesso fino
come se dovessimo scambiare le etichette sui barattoli                        Miriàm dovrebbe essere terroriz-      in fondo.
del sale e dello zucchero, non ci accorgeremmo, ma il                      zata, la pena per le gravidanze “fuo-       Miriàm è una ragazza che ha scel-

                                                                                                                                                                                  Illustrazione di Alessandra Cimatoribus
risultato sarebbe deludente.                                               rilegge” è la lapidazione. Invece,       to di amare, sfidando ogni costume
  Dare il nome allora è fondamentale per la nostra esi-                    Miriàm è felice. Corre a dare la no-     e legge del suo tempo. Mi piace im-
stenza e per la nostra crescita, ma abbiamo bisogno di                     tizia a Josef, sono fidanzati e quindi   maginarla come una ragazza che
aiuto, di una guida spirituale altrimenti il rischio è quel-               è giusto che lui lo sappia. E mentre     sognava, Miriàm, che faceva sogni
lo di attribuire ad una cosa il nome sbagliato e così co-                  Josef si torce le mani disperato lei     belli e grandi. E forse, proprio per
struire su un’illusione.                                                  invece vorrebbe mettersi a ballare       questo, è stata scelta.

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Vita di Seminario                                                                                                                                                                                                                      Preti così

fatiche e gioie                                                                                                               Il sacerdote:
                                                                                                                              tra preghiera
della distanza                                                                                                                e carità
                                                                                                   di Godfory e Daniel

                                                                                                                                                                                                                                     di Valerio Lazzari

D
                                          di Gesù e di Maria, potremmo defi-        stata di grande sostegno. Ci ha aiu-
                                          nirla come esperienza degli incontri      tati a vivere la nostra identità prima
           opo tre anni impegnativi       con le persone, di ogni età, sia in se-   di tutto cristiana e poi religiosa. Una
           dal punto di vista scolasti-   minario sia in parrocchia.                delle cose più belle che abbiamo vis-
                                                                                                                              Terzo appuntamento per la rubrica “Preti così”,
co a causa della formazione teologi-        Grazie a questi incontri miglioria-     suto è stata proprio la possibilità di    che racconta delle diverse sfaccettature della vita
ca, vogliamo condividere la nostra        mo la conoscenza della lingua dato        stare in seminario come una sola fa-      presbiterale. Ci parla don Pier Codazzi, dallo scor-
poca esperienza. È poca però, non è       che, come si dice, per imparare una       miglia con i seminaristi e i formatori
niente. Non possiamo dire che è sta-      lingua straniera ci vuole il tempo.       attorno al Maestro e Signore che è il     so settembre responsabile di Caritas cremonese
to un bel niente, infatti è qualcosa di   Così anche per l’integrazione in una      buon pastore e guida le nostre storie.
impressionante. Finora è stata un’e-      cultura diversa dalla nostra ci vuo-      Abbiamo potuto apprezzare anche
sperienza piena di una realtà diversa     le tempo. Questo è davvero ciò che        la grande disponibilità dei formatori.
da quella a cui siamo abituati, quin-     continuiamo a vivere ogni giorno. La      La nostra vita in seminario, sia nelle

                                                                                                                              C
di molto ricca. Questa esperienza di      nostra vita insieme agli altri semina-    preghiere, sia nella condivisione, ci
tre anni in Italia, per noi Missionari    risti durante tutto questo periodo è      ricorda sempre la nostra vocazione                                                                         occasioni di difficoltà. L’incontro con l’altro è arricchen-
                                                                                    e ci porta alla sorgente di ciò che                                                                        te ma a volte anche difficile. A volte bisogna dire dei no
                                                                                    siamo chiamati a vivere. Viviamo i                   osa comporta l’incarico di Direttore della Ca-        che non sono compresi.
                                                                                    tempi delle nostre attività con una                  ritas diocesana?
                                                                                    grande gioia animati dallo spirito di         Questo incarico mi piace definirlo “mandato”. Il                 L’emergenza dovuta al virus vi ha toccato partico-
                                                                                    un detto molto diffuso dalle nostre       vescovo, che è il presidente di tutta la Caritas sceglie         larmente?
                                                                                    parti, in Togo: «c’est le travail qui     e incarica un direttore, il quale ha il ruolo di guida e             Tenendo sempre la distinzione Caritas e “Casa
                                                                                    fait l’homme» (è il lavoro che fa l’uo-   tramite tra la figura del vescovo e tutta la macchina or-        dell’accoglienza”, c’è da dire che su quest’ultima ha in-
                                                                                    mo). Non possiamo dimenticare, tra        ganizzativa. Capita che, soprattutto all’interno dell’opi-       fluito come per tutti. È stato chiesto di restare nelle pro-
                                                                                    i momenti importanti, quelli di riti-     nione pubblica, si vada a creare il parallelo tra Caritas e      prie case e avere determinati accorgimenti, anche a chi
                                                                                    ro spirituale.                            “Casa dell’accoglienza”. L’impegno della Caritas è quello        abita qui nella struttura. Per quanto riguarda la Caritas
                                                                                      COVID 19, una novità! Non pos-          di educare alla carità nel territorio e nelle varie parroc-      a livello più generale è stato riscontrato che le diverse
                                                                                    siamo concludere senza parlare di         chie, i diversi gruppi e le associazioni. Il mandato nello       Caritas parrocchiali si sono scontrate con molte difficol-
                                                                                    questa epidemia. È stato un momen-        specifico è quindi quello di essere promotori di opere di        tà. A tal proposito, verrà attuato un progetto di ascolto
                                                                                    to bruttissimo quello che abbiamo         carità.                                                          perché questa emergenza ha segnato sia fisicamente ma
                                                                                    vissuto in comunione con le nostre                                                                         soprattutto psicologicamente molte persone.
                                                                                    comunità di servizio e anche con il            È difficile gestire tutta la macchina organizzativa
                                                                                    nostro Paese d’origine; un momento        della Caritas facendolo non da laico ma da sacerdote?                Un passo biblico che sente particolarmente vicino?
                                                                                    di paura nonostante noi fossimo re-            È inscindibile essere prete, quindi vivere una certa            Sono tanti i passaggi a me cari: uno fra tutti è la sto-
                                                                                    lativamente al sicuro in seminario.       vocazione. È bene coltivare una certa spiritualità e vive-       ria di Giona. Ha sempre segnato in qualche modo la mia
                                                                                    Non solo il Coronavirus, che ha tolto     re con intensità la preghiera. Risulta quindi inseparabile       vita. Mi ha sempre colpito e coinvolto il tema dell’incon-
                                                                                    la vita alle persone, ha lasciato un      il tema dell’incontro con l’altro, nelle sue fragilità, quindi   tro con l’altro. Scoprire che l’altro, che consideri lonta-
                                                                                    segno, ma soprattutto la “corona-fo-      il prossimo, quello che si va a incontrare. Certo, ci sono       no, inaspettatamente ti stupisce. La vicenda di Giona,
                                                                                    bia”, la paura del virus. Notiamo,        sì anche delle responsabilità gestionali come in parroc-         ovvero quella di essere cercato e chiamato, mi ha sempre
                                                                                    però, come questo momento sia sta-        chia o in altri uffici, ma l’identità del sacerdote c’è sem-     attirato fin da quando ero ragazzo. Un inatteso che ti ca-
                                                                                    to anche un momento di preghiera          pre. L’impegno più bello è quindi vivere ciò che sei e la        pita addosso, un invito a vivere in profondità. Una chia-
                                                                                    intensa per noi.                          tua vocazione. Ogni momento è occasione di annuncio.             mata, una fatica nella risposta che dice allo stesso tempo
                                                                                      Grazie.                                La propria fede fa anche da ancora di salvezza in tante          quanto è bello buttarsi in una nuova avventura. 

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Speciale Covid

Uniti
                                                                                                                                                                              Seminaristi
                                                                                                                                                                     ai tempi del Covid-19
  A DISTANZA                                                                                                                                                                                                                         di Alberto Bigatti

                                                                                                                                A
In queste pagine ripercorriamo insieme quello che è stato un mo-                                                                                                                               ragazzi delle nostre comunità: incontri semplici, brevi,
                                                                                                                                                                                               ma significativi perché sono stati l’occasione per condi-
mento impegnativo per la vita di tutti: il tempo della pandemia.                                                                             nche noi seminaristi, come molti nostri co-       videre emozioni e paure che questo tempo ha fatto na-
Ci guideranno alcune riflessioni legate a nuovi modi di vivere il                                                                            etanei, abbiamo vissuto in questi mesi una        scere in ciascuno di noi, facendo tesoro delle esperienze
seminario, l’annuncio del Vangelo, il servizio di ciascuno                                                                      “reclusione forzata” a causa dell’epidemia che ha colpito
                                                                                                                                il nostro Paese. Reclusione che però non ci ha impedito
                                                                                                                                                                                               dell’altro, che sempre possono arricchire.
                                                                                                                                                                                                 Non è stato facile trovare nuovi linguaggi, nuove for-
                                                                                                                                di ripensare al nostro modo di fare pastorale e così stare     me per comunicare la bellezza della nostra fede, ma ci
                                                                                                                                vicini alle comunità cristiane presso cui abitualmente         abbiamo provato, ciascuno nel suo piccolo e secondo le
                                                                                                                                svolgiamo il nostro servizio nel fine settimana.               proprie capacità, scambiandosi suggerimenti e proposte
                                                                                                                                   Ci siamo scoperti abili utilizzatori di quelle piattafor-   per cercare di essere il più possibile vicino ai giovani
di Gabriele Donati                                                                                                              me di comunicazione virtuale che ormai sono entrate            delle nostre comunità. È innegabile che questo tempo
                                                                                                                                a far parte del gergo comune di molte persone e molti          ci ha costretto a ridurre la nostra socialità, impeden-
                                                                                                                                ragazzi. Attraverso questi mezzi, oltre che cimentarci         doci per esempio di vivere la celebrazione dell’Eucare-
                                                                                                                                nella partecipazione alle lezioni scolastiche svolte, come     stia insieme alle nostre comunità, di stare accanto alle
                                                                                                                                per tutti gli studenti, in videoconferenza, abbiamo soste-     persone che ogni fine settimana popolano i cortili dei

C
                                                                                                                                nuto gli esami di fine semestre. È stato anche per noi un      nostri oratori e i sagrati delle nostre chiese, tuttavia il
                                          situazioni nelle quali ci sentiamo          lezza quando vengono a mancare.           modo nuovo di stare sui banchi di scuola, e sicuramente        desiderio di farsi prossimi, soprattutto di chi si trovava
                                          impotenti: occorre accettarle, ini-            Ci siamo accorti in maniera mol-       ha avuto il vantaggio di farci risparmiare un cospicuo         nel dolore a causa della malattia o del lutto, non è mai
             hi avrebbe mai pensato       ziando a viverle nel proprio piccolo        to evidente di come i quattro ambiti      numero di chilometri e di tempo che abitualmente spen-         venuto meno.
             che a febbraio che sa-       e cercando di mettersi a disposizio-        della formazione del seminario siano      diamo nel tragitto che ci separa dal seminario di Lodi,          Ogni giorno ciascuno di noi, nei momenti di preghie-
remmo arrivati a vivere una situa-        ne per quel poco che si può fare di         complementari: la dimensione spiri-       dove abitualmente partecipiamo alle lezioni scolastiche.       ra, portava con sé molti volti di persone care, di amici,
zione così inedita? Ritrovandoci a        bene; se il nostro essere cristiani è       tuale è fondamentale per affrontare          Probabilmente molti avranno pensato che, data l’e-          di conoscenti e tutti erano idealmente insieme alla no-
vivere il ‘lockdown’ in seminario ci      vero e determinante allora qualsiasi        le altre; la dimensione umana ne è        mergenza sanitaria, tutte le attività pastorali siano state    stra comunità attorno alla Mensa del Signore. In quel
siamo sentiti un po’ come i semina-       circostanza può diventare occasione         l’applicazione concreta sia nei rap-      sospese. Per molti di noi non è stato così, e grazie al PC     luogo il legame si faceva più vero perché reso vivo dalla
risti del secolo scorso, che trascor-     di cammino e provocazione, se vis-          porti di comunità, che si sono ap-        o al tablet abbiamo potuto partecipare a diversi incon-        presenza del Signore risorto che ci chiama alla vera co-
revano lunghi periodi tra le mura di      suta in rapporto col Padre e a servi-       profonditi, ma anche in quelli con        tri ideati appositamente per tenere uniti le ragazze e i       munione e rende vere tutte le nostre relazioni.
via Milano 5, senza uscire. L’anoma-      zio dei fratelli.                           famiglia e amici di cui abbiamo ri-
lia della situazione si è respirata fin     In questo periodo prolungato di           scoperto la sana esigenza; la forma-
da subito; siamo normalmente abi-         emergenza ci siamo, in parte, ‘rein-        zione intellettuale è possibile anche
tuati ad andare a Lodi per le lezioni,    ventati’ un modo per mettere a frut-        a distanza ma certo non è parago-
in parrocchia per il weekend e ogni       to il nostro tempo nella maniera più        nabile alla possibilità preziosa di un
tanto a casa per un saluto in famiglia    proficua possibile.                         incontro diretto con insegnanti e
e invece questa situazione ha reso          Alcuni inseganti si sono attivati         altri seminaristi; l’assenza dell’espe-
tutto ciò impossibile.                    con le lezioni a distanza. Noi, insie-      rienza pastorale nelle parrocchie ha
   Intensificandosi, l’epidemia, era      me ad altri servizi, ci siamo dedicati      fatto emergere l’importanza di que-
palpabile in noi la preoccupazione        ad una serie di attività di pulizia e ri-   sta occasione di condivisione della
per le persone più anziane e fragi-       ordino della struttura del seminario        propria fede e del proprio cammino
li che conosciamo; le immagini dei        e dei cortili che raramente facciamo        con famiglie, adolescenti, giovani e
media hanno aperto in noi interro-        in prima persona.                           comunità diverse. Usciamo quindi
gativi nel vedere decine di camion          È stata un’esperienza inedita di          da questo periodo col desiderio di
dell’esercito uscire dalla vicina Ber-    condivisione fra noi ma è stata an-         rimetterci in gioco ma soprattutto
gamo, carichi di salme o nel sentire      che un’occasione per rivalorizzare          con una più chiara consapevolezza
continuamente ambulanze passare           tanti aspetti del nostro cammino            del valore di tutte le opportunità che
sotto le nostre finestre.                 che consideriamo spesso scontati e          ordinariamente abbiamo per vivere
   Sperimentiamo talvolta nella vita      che emergono invece nella loro bel-         il nostro cammino.

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Speciale Covid

L’«io» divenuto «noi»
La riflessione di chi
ha toccato con mano la pandemia
di don Maurizio Lucini

S
                                         non potevamo più accedere libera-           Appena siamo ripartiti nell’assi-                     sostituendo la prima persona singo-
                                         mente ai reparti per motivi di sicu-      stenza spirituale letto per letto ab-                   lare con la prima persona plurale. Mi
        volgo il mio servizio di assi-   rezza sanitaria: era necessario scon-     biamo incontrato una grandissima                        auguro tanto che questa consapevo-
        stente spirituale all’Hospice    giurare il più possibile la diffusione    accoglienza da parte dei malati e,                      lezza, di essere membra di un unico
e nel reparto infettivi dell’ospedale    del contagio e poi dovevamo evitare       devo dire, porto nel cuore la gioia e                   corpo - come direbbe S. Paolo – o di
Maggiore di Cremona. Da quando,          di sottrarre DPI, all’inizio scarsi, al   la gratitudine che moltissimi ci han-                   essere tutti sulla medesima barca –
però, è esplosa l’epidemia, e l’ospe-    personale sanitario. Iniziano in que-     no espresso nel vederci. Ricordo in                     come disse il Papa nella sua stupen-
dale è diventato praticamente solo       sta prima fase alcuni contatti telefo-    particolare un signore che mi disse:                    da meditazione la sera del 27 marzo
per COVID, mi sono occupato anche        nici con parenti che chiedevano dei       “Se lei entra in questa stanza, anche                   - sia custodita a lungo.
degli altri reparti dividendomi con i    loro cari e li raccomandavano alle        se sta lì, fermo, senza dire niente io                     Anche io ho contratto il virus, ma
miei due confratelli.                    nostre preghiere.                         sono già contento”. Vorrei sottoline-                   grazie al cielo non ho avuto gravi
   In quel periodo il nostro servizio      Nella seconda fase, quella di as-       are un particolare, che non mi sem-                     sintomi. La respirazione è sempre
di cappellani è stato naturalmente       sestamento dell’emergenza, è dimi-        bra di poco conto: durante i tanti                      stata buona, ma le notizie che mi
stravolto: ci siamo dovuti adeguare      nuita di molto la nostra assistenza a     dialoghi ho avuto la percezione che                     giungevano dall’esterno non mi fa-
ad un sistema che andava modifi-         tappeto nei reparti, poiché sempre        questa malattia abbia portato nelle                     cevano stare tranquillo: lo spettro
candosi di giorno in giorno sia come     più venivano convertiti in reparti        persone colpite dal virus, ma non                       di una polmonite e di una eventuale
logistica dei vari reparti, sia anche    COVID e quindi chiusi. Aumenta-           solo, una sorta di nuova consapevo-                     intubazione erano presenti nei miei
come possibilità di interventi con i     vano, però, le visite dei pazienti su     lezza, ovvero quella di appartenere                     pensieri in solitudine. Comunque,
degenti e con i loro familiari, ma an-   chiamata anche nei reparti COVID,         a un popolo. Spesso escono frasi del                    anche quei giorni sono stati impor-
che con gli operatori sanitari.          limitandoci, però, alla stanza della      tipo: “Perché mi è capitata questa                      tanti in quanto, ritornando in ospe-
   Dal mio punto di vista ho constata-   persona per cui eravamo stati chia-       malattia? Perché a me?”, oppure:                        dale, avevo una maggiore consape-
to che dal momento dell’esplosione       mati. In tal modo saltavamo da un         “Cosa ho fatto di male per meritare                     volezza delle condizioni psicofisiche
dell’epidemia fino ad oggi, all’inter-   reparto all’altro. L’assistenza tele-     tutto ciò?”, ecc. Ebbene in questo                      dei malati.
no dell’ospedale si sono susseguite      fonica con i parenti era aumentata        preciso contesto si è passati dall’io                      Ma soprattutto in alcuni casi, lo
tre grandi fasi.                         sensibilmente.                            al noi: “Che cosa ci è capitato?”,                      dico sorridendo, avveniva una sor-
   Nella primissima fase di grandis-       La terza fase, che chiamo di len-       “Riusciremo a saltarcene fuori?”,                       ta di assistenza spirituale a doppio
sima emergenza abbiamo cercato           ta uscita dall’emergenza, è quella        “Che ne sarà di noi?”. Sotto questo                     senso poiché c’erano malati che
di operare, come sempre, passando        che stiamo vivendo da inizio aprile.      virus si è formata la coscienza di es-                  ascoltando il racconto della mia
di reparto in reparto, con le adegua-    Grazie, forse, ad un assestamento         sere un popolo, certamente dolente,                     quarantena mi volevano consolare e
te attenzioni. Via via con l’acuirsi     dei protocolli di cura e intervento       fatto di malati e sani, ma con la per-                  dicevano: “Mi raccomando si riguar-
dell’emergenza, in alcuni reparti,       all’interno dei reparti, ad una dispo-    cezione che tutti apparteniamo ad                       di!”, “Ma poverino! Non si strapaz-
per motivi di sicurezza, non pote-       nibilità maggiore di DPI e un allenta-    un’umanità fragile e che ciascuno ha                    zi!”. Insomma, un altro bel momen-
vamo più accedere senza la precisa       mento degli ingressi di degenti gravi,    bisogno dell’aiuto degli altri.                         to per sentirsi parte di una grande
richiesta inoltrata dai degenti, o dai   tutti i reparti COVID hanno iniziato        Il medesimo sentire è emerso an-                      comunità. Sono stati certamente
loro familiari, agli operatori sanita-   ad aprirsi anche alla nostra presen-      che nel dialogo con i parenti e il per-                 giorni di apprensione, ma anche, so-
ri. L’ospedale nel frattempo veniva      za e quindi abbiamo ripreso l’assi-       sonale sanitario: “Pregate per noi!”                    prattutto quando cominciavo a star
chiuso ad ogni esterno. Ovviamente,      stenza stanza per stanza.                 ci dicevano certi infermieri e medici                   meglio, di riflessione.

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Speciale Covid                                                                                                                                                                             Non dimentichiamoli

“Prese un asciugamano                                                                                                       SERVI PER SEMPRE
e se lo cinse
intorno alla vita”                                                     Gv 13,4
                                                                                                                            Mons. Mario Cavalleri
                                                                                                                                          Si è spento lunedì 9 marzo all’età di 104 anni, mons. Mario Cavalleri. Classe 1915, era
di Jacopo Mariotti                                                                                                                        il sacerdote più longevo della diocesi. Il 18 maggio 1940 l’ordinazione sacerdotale per
                                                                                                                                          le mani dell’arcivescovo Cazzani. Don Mario fu quindi destinato alla comunità di Sesto

N
                                                             sto. Noi seminaristi, dopo la preghiera comunitaria, li                      Cremonese. Nel 1949 il trasferimento a Rivolta d’Adda. Una grave malattia costrinse il
                                                             raggiungevamo in cucina per preparare i pacchi da di-                        giovane prete a un ricovero in ospedale.
          ei mesi di marzo e aprile, la cucina del Semina-   stribuire. Alcuni volontari della Cooperativa “Varietà” di                      Quando fu dimesso fu inviato al ricovero di Castelverde, dove c’era un piccolo reparto
          rio Vescovile ha decisamente cambiato volto:       via Bonomelli erano poi impegnati nella distribuzione.                       per sacerdoti. In seguito, fu nominato vicario della Cattedrale e mansionario del Capito-
se prima dell’emergenza i nostri cuochi erano impegnati        Dietro mascherine e camici, una cosa saltava all’oc-                       lo, compito che attese per ben cinquant’anni fino a quando, nel 2006, il vescovo Lafran-
a cucinare per gli studenti del Liceo Vida, negli ultimi     chio: lo sguardo di chi è contento di fare del bene, aiu-                    coni lo nominò canonico effettivo. Don Mario è conosciuto a Cremona soprattutto per
due mesi si sono dati da fare nel preparare i pasti di nu-   tando chi ha necessità. Carità e preghiera in questo                         la sua Casetta, un’esperienza di carità e di accoglienza durata circa trent’anni. Le porte
merosi anziani della nostra città e delle zone limitrofe.    periodo così particolare devono sempre andare di pari                        della Casetta sono state aperte a una moltitudine di persone: poveri della città, etilisti,
  In questo cambio di “clientela” noi seminaristi abbia-     passo. Devono convivere e fare da sfondo nella vita di                       tossicodipendenti e poi profughi in cerca di un futuro migliore.
mo visto una bella occasione per poter renderci utili in     ciascun cristiano, chiamato a seguire l’esempio del Si-
questa difficile situazione, aiutando chi è nel bisogno.     gnore che, cinto il grembiule alla vita, lava i piedi ai di-
Per i cuochi la giornata iniziava la mattina, molto pre-     scepoli.

                                                                                                                            Mons. Vincenzo Rini
                                                                                                                                          Si è spento nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo monsignor Vincenzo Rini che
La quarantena
non ci ha ferma-                        Il servizio non va in vacanza                                                                     da poco aveva compiuto 75 anni. Il canonico della Cattedrale originario di Spinadesco
                                                                                                                                          era molto conosciuto in diocesi in particolare per aver diretto per oltre 30 anni il setti-
                                                                                                                                          manale diocesano “La Vita Cattolica. Nel suo ministero mons. Rini aveva dedicato gran-
to: il Seminario,                                                                                                                         de passione alla comunicazione, che lo aveva portato a distinguersi e a farsi apprezzare
                                        di Francesco Tassi                                                                                non soltanto in diocesi, ma anche nelle istituzioni della Chiesa Nazionale, ricoprendo
in questo perio-                                                                                                                          incarichi importanti come quello di presidente della Agenzia di Stampa Sir e della Fisc,

                                        T
do difficile, si è                                                                di Cremona e all’aiuto per la spesa
                                                                                                                                          la Federazione italiana dei settimanali cattolici.
                                                                                  alle famiglie bisognose in suppor-
deciso per aiu-                                    empo di quarantena ma          to all’”Auser”, ci siamo messi a di-
tare chi ha più                                    anche opportunità di ser-      sposizione anche collaborando con
                                        vizio: questa è stata la provocazione     la nostra san Vincenzo cremonese.
bisogno.                                che noi seminaristi abbiamo raccol-
                                                                                                                            Don Albino Aglio
                                                                                  Abbiamo infatti prestato aiuto per
                                        to in questo periodo di epidemia.         la distribuzione dei beni di prima
Jacopo e France-                        L’esperienza di questi mesi, pur “ri-     necessità a quanti erano più in diffi-
                                                                                                                                          Nella serata di mercoledì 18 marzo è morto don Albino Aglio. Classe 1926, originario
sco raccontano                          tirati” in seminario ci ha spronato       coltà in questi mesi di affanno e in-
                                                                                                                                          di Casalbuttano, don Albino Enrico Costante Aglio era stato ordinato l’11 giugno 1949
                                        a riflettere su come stavamo impie-       certezza. Pur nella semplicità che il
il servizio svolto                      gando questo tempo che avevamo a          servizio richiedeva, l’abbiamo potu-                    dall’arcivescovo Giovanni Cazzani. I primi 14 anni di ministero lo hanno visto impegna-
                                        disposizione. La “missione” è stata       to vivere come una bella esperienza                     to come “prete d’oratorio” prima a Cremona, nella parrocchia di S. Abbondio (1949-
in questi mesi                          proprio quella di mettersi a servizio     di servizio con e per gli altri, cono-                  1956) e poi nell’allora unica parrocchia di Cassano d’Adda (1956-1962), assumendo
                                        sul territorio, spendendosi con ge-       scendo e collaborando con persone                       poi l’incarico di economo spirituale nella parrocchia di S. Maria Immacolata e S. Zeno.
                                        nerosità e impegno nelle situazioni       davvero speciali che fanno del loro                       Nel 1963 fu nominato parroco di Calvatone; nel 1969 il trasferimento a Romanengo;
                                        più varie di necessità.                   servizio umile e generoso, la rispo-                    per poi tornare a Cremona come parroco di S. Imerio nel 1981. Nel 2002 rinunciò alla
                                          Oltre al servizio pasti a domicilio     sta con la loro vita alle necessità dei                 guida della parrocchia per limiti di età, continuando a risiedere in città.
                                        in collaborazione col “Civico 81”         più bisognosi.

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UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
Non dimentichiamoli

Mons. Giuseppe Aresi                                                                                                                                                               Don Arnaldo Peternazzi
             È deceduto nel pomeriggio di mercoledì 18 marzo mons. Giuseppe Aresi. Il sacerdote,           Giovedì 26 marzo è salito alla Casa del Padre don Arnaldo Peternazzi. Originario di
             originario di Brignano Gera d’Adda, 91 anni, era canonico onorario del Capitolo della         Scandolara Ravara don Arnaldo aveva 86 anni. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1960,
             Cattedrale. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1953, iniziò il proprio ministero come vica-      è stato vicario a Castelverde (dal 1960 al 1963) e a Mozzanica (dal 1963 al 1975). Nel
             rio a Trigolo; dopo un anno il trasferimento a Cremona, come vicario della parrocchia         1975 la partenza come “fidei donum” per il Brasile dove è rimasto fino al 1987, quando
             di S. Sebastiano. Nel 1956 fu nominato parroco di Monticelli Ripa d’Oglio (frazione del       è rientrato in diocesi di Cremona diventando parroco delle comunità di San Martino
             comune di Pessina Cremonese), comunità che nel 1960 ha lasciato per Ca’ d’Andrea.             del Lago e Ca’ de’ Soresini. Lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età nel 2017, don
             Nel 1974 fu nominato parroco a Casirate d’Adda e, dopo 19 anni, continua il proprio           Peternazzi ha continuato a risiedere a San Martino del Lago ancora un anno, poi il tra-
             ministero come sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Nel 1997 fu           sferimento nella casa di riposo di Cingia de’ Botti.
             scelto dal vescovo Giulio Nicolini come canonico del Capitolo della Cattedrale e vice-pe-
             nitenziere, ricoprendo poi l’incarico di penitenziere dal 2001 al 2003, quando si ritirò.

                                                                                                                                                                                     Mons. Alberto Franzini
Don Achille Baronio                                                                                        Monsignor Alberto Franzini è nato il 7 aprile 1947, originario della parrocchia di Bozzo-
                                                                                                           lo. Ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 dal vescovo Bolognini, fu inviato subito a Roma
             È deceduto nel pomeriggio di lunedì 23 marzo don Achille Baronio. Classe 1936, origi-
                                                                                                           a perfezionare gli studi in Teologia presso la Pontifica Università Lateranense dove con-
             nario di Vescovato, ordinato sacerdote il 27 giugno 1964, ha iniziato il proprio ministero
                                                                                                           seguì la laurea. Rientrato in diocesi nel 1975 è stato nominato vicario nella parrocchia
             come vicario a Martignana Po nel 1964, dal 1966 a Soncino e a Cristo Re in Cremona
                                                                                                           cittadina di Sant’Imerio (fino al 1984), oltre che insegnante in Seminario (fino al 1999)
             dal 1971. Alle fine di settembre del 1976 è stato nominato parroco di Fengo (frazione
                                                                                                           con anche l’incarico, dal 1985, di preside dell’istituto teologico. Per un anno, dal 1984 al
             di Acquanegra Cremonese), quindi nel 1985 il trasferimento a Scandolara Ravara. Il 1°
                                                                                                           1985, ha diretto il settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. Nel 1990 è stato nominato
             giugno 1990 è stato scelto come parroco di San Bartolomeo apostolo in Ca’ de’ Stefani,
                                                                                                           dal vescovo Enrico Assi direttore del Centro pastorale diocesano, ricoprendo anche, tra
             frazione di Vescovato, cui ha rinunciato, per raggiunti limiti d’età, nel luglio 2012. Per
                                                                                                           il 1994 e il 1996, l’incarico di responsabile della pastorale del mondo politico e ammi-
             due anni è stato quindi collaboratore parrocchiale a Scandolara Ripa d’Oglio, Grontardo
                                                                                                           nistrativo. Nel 1997 il vescovo Giulio Nicolini lo ha nominato parroco della parrocchia
             e Levata. Successivamente ha offerto il proprio aiuto a Cremona, nella parrocchia di
                                                                                                           Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore. Nel 2012 il vescovo Dante Lafranconi gli
             Borgo Loreto.
                                                                                                           ha affidato anche la guida pastorale della comunità di San Leonardo, l’altra parrocchia
                                                                                                           di Casalmaggiore. Nell’estate 2014 il trasferimento a Cremona come parroco della Cat-
                                                                                                           tedrale di Cremona e membro del Capitolo della Cattedrale.

Don Vito Magri
             È morto nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 marzo don Vito Magri. Originario di Bri-                                                                                    Don Francesco Nisoli
             gnano Gera d’Adda, avrebbe compiuto 89 anni a metà maggio. Classe 1931, diplomato
             in Scienze sociali, don Vito è stato ordinato sacerdote il 27 giugno del 1954. I suoi pri-    Giovedì 26 maggio è venuto a mancare don Francesco Nisoli, 71 anni, dal 2017 collabo-
             mi anni di sacerdozio sono stati come vicario negli oratori: a Sesto Cremonese (1955-         ratore parrocchiale presso la parrocchia dei Santi Fermo e Rustico in Caravaggio (Bg).
             1956), Romanengo (1956-1957), Cremona nella parrocchia di Sant’Abbondio (1957-                Originario della parrocchia di Brignano Gera d’Adda, è nato l’11 febbraio 1949. Ordi-
             1965), Calcio (1965-1969) e Fornovo San Giovanni (1969-1974).                                 nato sacerdote il 22 giugno 1974, ha iniziato il proprio ministero come vicario parroc-
               Nel 1974 la nomina a parroco di Isengo, fino al trasferimento nel 1998 a Fiesco, sem-       chiale prima a Covo (1974-1982) e poi a Pumenengo (1982-1987). Nel 1987 è diventato
             pre come parroco. Dal 1999 al 2010 ha assunto l’incarico di sacerdote cooperatore al          parroco di Cella Dati.
             Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio, dove ha poi continuato a risiedere           Dopo un anno, la decisione di partire per la missione. Per quasi trent’anni, dal 1989
             svolgendo ancora il proprio ministero. Dalla fine del 2017 risiedeva presso la casa di        al 2017, è stato missionario in America Latina come “fidei donum”. Rientrato in diocesi
             riposo di Vailate.                                                                            si era messo a servizio della parrocchia di Caravaggio come collaboratore parrocchiale.

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Con il cuore ancora ricco di
      gioia, auguriamo ogni bene a
        suor Veronica, suor Silvia e
         suor Serena, adoratrici del
     S. Sacramento, che il 7 giugno
       hanno celebrato la loro pro-
                  fessione semplice.

     L’11 luglio, fra Andrea, cremo-
       nese dell’ordine domenicano,
      riceverà l’ordinazione presbi-
       terale per l’imposizione delle
          mani di mons. Napolioni.
       Preghiamo per lui e per l’ini-
               zio del suo ministero.

Auguri!
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