UN "NOI" RIMASTO INTEGRO - Diocesi di Cremona
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numero 02 Luglio 2020 Anno XXXI Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art. 1, comma 2, DCB - Cremona - Anno XXXI - N. 2 - Luglio 2020 IL PERIODICO DEL SEMINARIO VESCOVILE DI CREMONA UN “NOI” RIMASTO INTEGRO Preti imbavagliati? Una riflessione del vescovo Antonio Uniti a distanza Il tempo della pandemia nella vita del Seminario
In questo numero Editoriale di don Marco d’Agostino CHIESA SEMINARIO Preti Il nostro imbavagliati? Triduo Una riflessione Dalla morte del vescovo Antonio alla Il periodico del Seminario dopo la Messa crismale Risurrezione Vescovile di Cremona Numero 2 Anno XXXI Luglio 2020 4 6 Tornare a casa SEMINARIO SEMINARIO SEMINARIO N Alla radice Come Miriàm, la serva ell’ultimo giorno di Seminario, di quest’anno così particolare, il 6 giugno della chiamata si chiama? del Signore scorso, il Padre Spirituale ha “dettato” una meditazione con questo ti- L’esperienza degli L’importanza di dare Le pagine prendono vita tolo che mi ha aiutato ad applicare il verbo e il complemento di moto a ultimi arrivati il nome giusto con Chiara Tambani luogo alla mia vita. Anzitutto “tornare”. Si torna dove si è già stati, nel luogo conosciuto, caro, vicino, che sentiamo “nostro”. Si “torna”. Di- 7 8 9 versamente avrebbe detto “si va”. Si torna per “ritrovare” affetti, luoghi, pensieri, soprattutto persone. E, alla fine di un anno di seminario, tutti quanti hanno bisogno di ritrovare le loro famiglie con le quali, sempre, sono stati SEMINARIO PRETI COSì NECROLOGI in collegamento, in videochiamata, al telefono o in presenza. Tutti abbiamo COPERTINA bisogno di sentire, in quella che chiamiamo “casa”, non solo il profumo delle Un “noi” rimasto integro Fatiche e gioie Tra preghiera Servi nostre abitudini o i volti della nostra infanzia o gli amici della giovinezza, ma soprattutto lo stare con noi stessi che, da discepoli, significa stare con il Uno speciale dedicato della distanza e carità per sempre al periodo della pandemia Signore. Avere spazio per ospitare Lui e, in Lui, tutto il mondo in noi. C’è una I seminaristi del Togo Intervista a Il ricordo dei sacerdoti dopo tre anni in Italia don Pier Codazzi scomparsi durante il Covid casa – ci dice il “complemento di moto a luogo” che ci aspetta. è verso quella 12 meta che ci dirigiamo. Ci richiama. è lo scopo della nostra esistenza. 10 11 15 Una casa viva, abitata dal Padre della parabola del figliol prodigo. Una casa che accoglie il malcapitato soccorso dal samaritano o Lazzaro, anche se mai visto dal ricco nella casa terrena. Una casa, quella che Dio abita e ci chiama a raggiungere, che sprigiona misericordia, luce, gioia, forza e bontà. E alla qua- le, definitivamente, nei mesi scorsi sono tornate tante persone, private degli Progetto Il progetto missionario di quest’anno vuole sostenere due nuove parrocchie nelle diocesi di Sao Luis De Montes Belos (Brasile), il cui Vescovo emerito è il abbracci umani, ma abbracciate da Dio che le attendeva sulla soglia di casa. Torniamo a casa. Ogni giorno, a quegli appuntamenti nei quali il Signore ci cremonese Monsignor Carmelo Scampa, in cui mancano Chiesa, sale per il ca- missionario techismo e punti di ritrovo per i giovani. Le offerte raccolte saranno devolute per la costruzione di questi ambienti. aspetta. È “casa” se io abito me stesso e permetto che il Signore mi abiti. È “casa” se la mia vita, il mio corpo, la mia preghiera, l’incontro con i fratelli, giovani, adulti, anziani e malati è l’occasione per ospitare il Signore in casa Un grazie sincero Ci affidiamo alla vostra generosità. mia. “Sono a casa” quando non permetto che “altri” o “altro” abitino la mia a tutti coloro che hanno CODICE IBAN: IT60 Z030 6909 6061 0000 0003 195 casa, soprattutto chi e cosa mi distoglie dal bene, dalla serenità, dall’incontro già contribuito vero e autentico con il Signore e con me stesso. “Abito la mia casa” quando INTESTAZIONE: Seminario Vescovile Cremona esprimo il meglio di me, anche nella fatica e nel dolore e quando, a costo di a questo progetto CAUSALE: Progetto missionario Brasile tagliare, sono chiamato a difendere la mia casa perché mi sta a cuore. “Sono a casa” se, come Gesù invita nel vangelo di Matteo, la mia casa è sicura, non perché sono forte io o utilizzo i mezzi di difesa, ma perché le fondamenta costruire le ho scavate sulla roccia della sua Parola e della sua presenza. Tornare e rimanere a casa. Ovunque noi siamo. In famiglia, in seminario, CHIESA IN CAMMINO Abbonamenti in parrocchia, in corsia, nei luoghi della vita sociale ed ecclesiale. Ovunque è possibile ricevere “Chiesa in Cammino” in formato digitale, siamo il Signore ci precede e ci aspetta. Non per farci star bene. Questa è Direttore responsabile Claudio Rasoli sulla propria mail. Questo servizio permette di leggere il nostro un’illusione che col Vangelo ha poco a che fare. Ma per farci sentire il suo Redazione Valerio Lazzari, Jacopo Mariotti, periodico immediatamente, evitando l’attesa legata ai tempi di amore, per nutrirci di Lui, perché ciascuno, lavorando sodo su se stesso, pos- Massimo Serina spedizione. Il costo è di 5,00 € l’anno. sa esprimere al meglio i talenti e i doni ricevuti. Per questo siamo una “Chie- Per il versamento della quota si può utilizzare il conto corrente sa in cammino”, perché la vita, ogni giorno, va verso casa. Si incammina. Direzione - Redazione - Amministrazione postale n. 11996261 intestato a “Seminario Vescovile via Mila- Via Milano, 5 - 26100 Cremona Verso le persone che Dio abita e verso la pienezza che ci abiterà. Per questo no 5 - 26100 Cremona” oppure attraverso un bonifico bancario Telefono 0372 20267 / 21350 intestato al Seminario Vescovile presso Banca Prossima, codice la nostra vita, le nostre risposte, il nostro vivere credente è segnato dalla gioia chiesaincammino.cremona@gmail.com IT60 Z030 6909 6061 0000 0003 195, specificando la causale. Si del vangelo. è la nostra casa e noi la sua. www.diocesidicremona.it/seminariovescovile prega, poi, di mandare una mail a chiesaincammino.cremona@ Stampa Industria Grafica Editoriale Pizzorni (CR) gmail.com per avvisare dell’avvenuto pagamento e per trasmet- tere l’indirizzo mail cui inviare il nostro periodico. Autorizzazione del Tribunale di Cremona n. 222 del 30.12.88 Per variazioni o annullamento abbonamenti: 331 5068048 Luglio 2020 |3
Vita della Chiesa PRETI imbavagliati? di mons. Antonio Napolioni L’ Il vescovo Antonio, dei ritmi di vita, il maggior silenzio, Spirito, che così hanno recuperato la solitudine, doversi mettere in ri- posti in classifica rispetto all’esube- a seguito della Mes- impressione è stata for- cerca dei fedeli in forme inedite, ranza delle parole, del rumore, del te, il 28 maggio, quando non poter contare sulle collaudate movimento. Come in una sosta sul sa crismale, celebra- finalmente abbiamo potuto celebra- sicurezze organizzative, la doman- monte, che potrebbe tentarci come ta lo scorso maggio, re la Messa crismale. Tra la gioia del da di senso specie di fronte a tanto avvenne per Pietro (“è bello resta- ritrovarsi e il non poter compiere dolore… tutto il Signore Gesù abita re qui!”), ma che invece dobbiamo propone una rifles- gesti naturali, non è stato facile sen- con la sua incarnazione in un cor- imparare a ritmare come il respiro, tirsi a proprio agio pur ritrovando- po umano che, ricevuto da Maria, si quello sano, quello ritrovato e guari- sione legata alle fa- ci nella famiglia del presbiterio. La prolunga in quello della Chiesa, di to, della nostra vita in Cristo e nella tiche dell’annuncio mascherina costringeva a ricono- tutti noi. Chiesa. scere con attenzione l’interlocuto- La comunicazione del Vangelo e Come le sistole e diastole del no- del Vangelo in tem- re, prima di salutarlo con calore. della fede non è stata impedita, sem- stro cuore, che sa stare con Gesù, Pena il commettere qualche gaffe. mai essenzializzata, con il rischio di rimanere in ascolto, ritirarsi nel ce- po di pandemia Io, presiedendo a una certa distanza cadere in opposti estremismi, ma nacolo, ricevere lo Spirito e il per- dagli altri, avevo il privilegio di non anche con la grazia di incontrare dono e… poi, sa uscire incontro al indossare la mascherina (se non al cuori feriti, aperti, affamati, mendi- mondo, stare con chiunque, servire momento della distribuzione delle canti di luce. Se da 50 anni cerchia- i bisogni umani, testimoniare il Re- Comunioni), ma vedere i preti “im- mo le vie per una evangelizzazione gno e la sua più alta giustizia. bavagliati” costituiva anche per me che inverta il trend negativo dell’af- Non mancheranno, almeno nei una forte provocazione, che ora pro- fezione ecclesiale, questi giorni diffi- tempi che abbiamo davanti, diffi- vo ad esplicitare. cili sono stati di una schiettezza ine- coltà ulteriori che sfidano la nostra Chi ci ha “tappato la bocca”? Cer- ludibile: la via è la carne dell’uomo, disponibilità a vivere l’obbedienza to il virus, la paura di ammalarci, il quella sofferente, fragile e mortale. alla realtà, luogo teologico in cui il senso di responsabilità verso gli al- Annuncio e liturgia che non ne sia- Signore ci chiama a seguirlo, tra- tri, l’osservanza delle norme… spero no impastati, con naturalezza e ve- endo fuori dal tesoro della Chiesa e credo però che a “lasciarci a boc- rità, sono condannati alla sterilità e cose nuove e cose antiche. Lo scri- Nelle foto ca aperta” sia soprattutto il Signore all’insignificanza. vo sul giornale del Seminario, anche Alcuni momenti della Messa crismale Dio, la cui Presenza fedele e creativa La mascherina ha lasciato aper- per chiedere ai giovani in cammino celebrata nella Cattedrale di Cremona non è affatto diminuita, anzi sem- ti gli occhi e gli orecchi, i sensi vocazionale e formativo di esserne lo scorso 28 maggio mai si è raffinata e moltiplicata nel dell’ascolto e dell’osservazione, le fiduciosamente e allegramente pro- (foto: diocesidicremona.it) tempo della pandemia. Il rallentarsi finestre dell’anima e il radar dello tagonisti. 4| Anno XXXI Luglio 2020 |5
Vita di Seminario il nostro triduo Alla radice della chiamata L’esperienza degli ultimi arrivati Da morte a Risurrezione nella comunità del seminario di Alex Malfasi di Alessandro Galluzzi I O mo non può sostituire l’insieme di di condivisione con le sorti della no- azioni, strette di mano, movimenti, stra Chiesa cremonese, anche i riti l Triduo pasquale è compo- persino profumi, che sono parte es- in seminario sono stati “ridotti”, rmai un anno è quasi sto dai giorni più importanti senziale della liturgia cristiana. privi cioè di tutte quelle componen- passato da quando io e dell’anno liturgico. Con i suoi riti e In questo clima, solo richiama- ti che sono state vietate anche nel- Massimo abbiamo iniziato la nostra i suoi simboli antichi e profondi ci to ma certamente vivo nella mente le altre chiese, come ad esempio la esperienza in seminario. Sincera- consente di fare memoria del fulcro di tutti, la comunità del seminario benedizione dell’acqua e del fuoco. mente nei primi mesi avevo due ti- della nostra Fede: la passione, morte ha avuto chiara la consapevolezza Questo ha permesso ulteriormente mori principali: di non riuscire ad e risurrezione di Gesù. di aver ricevuto una possibilità, un di essere in sintonia con la situazio- adattarmi ad un nuovo stile di vita Purtroppo, la pandemia, tra le dono, ma anche una grande respon- ne presente, evitando di chiudersi e di non legare con nessun altro se- molte altre cose, ci ha privato anche sabilità. nel proprio piccolo mondo ma anzi minarista a causa del gap generazio- di queste celebrazioni. Ovviamente In quanto comunità stabile, infat- proprio rendendo questo piccolo nale. la liturgia è continuata, ma nell’as- ti, essa ha potuto celebrare il triduo mondo che è il Seminario attento e Invece, per fortuna, mi sono do- senza delle assemblee ha perso uno insieme. Consapevole di quanto sta- aperto ai problemi che il Popolo di vuto ricredere: sono felice di aver degli elementi fondamentali. Quasi va succedendo fuori, anche per le Dio sta attraversando. stretto amicizie solide e per certi tutti i riti si sono svolti, ma quanta molte notizie che arrivavano dalle E proprio i problemi e le sofferen- versi profonde con alcuni seminari- tristezza nel vedere le chiese deser- varie parrocchie, la comunità del ze di questo tempo così particolare sti e di essermi abituato allo schema te. I sacerdoti e il vescovo intenti a seminario ha pregato con partico- abbiamo affidato a Colui che, il Tri- giornaliero, soprattutto per quanto celebrare davanti ai banchi vuoti o a lare intensità, dandosi tempi diste- duo ce lo ricorda, ha attraversato in riguarda la celebrazione eucaristica fredde telecamere. si nella cripta, che mai aveva visto tutto e per tutto la sofferenza e ci ha quotidiana. Ci sono state poi diver- Anche per i fedeli, chiusi in casa svolgersi il triduo, per poter contem- annunciato che la morte, che abbia- se esperienze che personalmente mi e già provati dalla quarantena e, in plare il mistero pasquale e per inter- mo sentito così vicina e strisciante, hanno aiutato nel cammino: in pri- molti casi da lutti e preoccupazio- cedere per quanti erano toccati più improvvisa, proprio quella morte mis la settimana di esercizi spiritua- ne, non è stato lo stesso. Lo scher- da vicino dalla malattia. Come segno non ha l’ultima parola. li verso la fine di gennaio, la quale mi ha permesso di riflettere attenta- mente sulla mia scelta vocazionale e ti di vita di alcuni ospiti. Infine gli scere nella fede. In questo periodo sul mio rapporto con Dio, grazie alle stessi mesi di quarantena in semina- di permanenza in seminario io e meditazioni e all’adorazione eucari- rio sono stati molto proficui: inizial- Massimo siamo stati più coinvolti stica ogni giorno. mente mi spaventava un po’ l’idea nella vita della comunità dei teologi, Prima, sul finire di novembre, di non tornare a casa per dei mesi, partecipando con loro a tutti i mo- il viaggio a Roma durante il quale senza rivedere familiari e amici, ma menti di preghiera della giornata, abbiamo conosciuto un cappellano adesso posso affermare che per me sperimentando quindi ciò che ci at- dell’ospedale del Bambin Gesù e sono praticamente volati quei mesi, tenderà a settembre quando entre- abbiamo ascoltato la sua testimo- grazie alla vicinanza della stessa co- remo formalmente a farne parte. nianza molto toccante, inoltre, per munità del seminario. In conclusione, posso dire che due giorni ci siamo recati al Centro Infatti, sostenendoci a vicenda e questo primo anno in seminario si di accoglienza per stranieri “Fer- con varie iniziative, tra cui il servi- è concluso in modo molto positivo, rhotel”, che appartiene alla Caritas zio dei pasti alle persone in quaran- lasciandomi dei bei ricordi di fede e di Roma, per fornire il nostro aiuto tena, siamo riusciti a vivere questi di comunità, soprattutto mi ha con- concreto durante la cena, avendo mesi anche come un’esperienza sentito di meglio discernere a che pure occasione di ascoltare i raccon- costruttiva, che mi ha aiutato a cre- cosa il Signore mi sta chiamando. 6| Anno XXXI Luglio 2020 |7
Vita di Seminario Come si chiama Miriàm, la serva del Signore di Alberto Fà E le pagine prendono vita di Chiara Tambani Chiara Tambani, insegnante delle scuole elementari, lo scorso Q uante volte camminando per strada incon- triamo delle persone che, a prima vista, non riconosciamo forse perché abbiamo saltato l’ultima visi- ta dall’oculista e non abbiamo fatto mettere le lenti nuo- dicembre ha proposto alla comunità del seminario la dramma- tizzazione del romanzo “In nome della Madre”, di Erri De Luca. Un’occasione interessante per riflettere sul mistero dell’incar- nazione e sulla maternità di Maria ve e intanto con i nostri vecchi occhiali vediamo a mala Q pena i contorni, oppure quella persona ha cambiato ta- glio di capelli. Quante volte diciamo “quello l’ho già visto dalla gioia. È puro amore quello che da qualche parte ma adesso non mi viene il nome…”. In prova Miriàm e questo sentimento questo periodo poi avendo le mascherine il gioco si fa uesta è una bellissima ha una forza così travolgente che ancora più duro. C’è chi saluta con un “buongiorno si- storia d’amore!” ho pen- Josef le crede. gnora” e chi, volendo rischiare, prova con un nome che, sato, dopo aver letto tutto d’un fiato La gravidanza è per Miriàm un più come una parola, esce come un verso per paura di il romanzo “In nome della madre” momento di pura grazia. Vede il sbagliare. Dare il nome a tutto è impegno e chiamata. di Erri De Luca. Ho desiderato subi- suo ventre crescere come la luna Dare un nome alle fatiche che ho nel cuore, senza to portarlo in scena, è un testo che e il suo corpo trasformarsi come le scandalizzarmi, senza averne paura, in prima istanza si presta benissimo al teatro. È bello stagioni e la natura. “Tutto è una ridimensiona il potere che queste hanno su di me; in portare in scena storie d’amore. purezza che mi riempie di gioia!”. seconda battuta mi aiutano a inquadrare quale sia il pro- E questa è LA storia d’amore: Poco importa se le altre donne spu- blema da dover affrontare. Non è più qualcosa di nebu- quella di una mamma per il suo tano dietro il suo passaggio. Lei ha il loso che pesa su di me ma diventa più chiaro ciò con bambino. Ce la racconta Miriàm, suo bambino e loro due sono anco- cui devo fare i conti. È molto simile all’esperienza del in prima persona. Con parole belle, ra una carne sola. Il bambino è nei buio, finché la luce rimane spenta io ho paura perché vere, evocative ed è per questo, cre- suoi pensieri, nel suo respiro, sente non vedo ciò che mi circonda anche se in quella stanza do, che il suo racconto mi ha con- il mondo attraverso di lei ed è la bel- io passo ogni notte, non lo identifico e mi spaventa ma quistato subito. Miriàm racconta ed lezza del mondo che Miriàm vuole appena accendo la luce vedo che cosa c’è intorno a me io inizio a immaginarla. Quali sogni fargli conoscere. Finché può, finché e il mio animo si rasserena. Ciascuno di noi porta in può avere? Quali desideri custodi- il piccolo Jeshu è ancora “suo”. sé delle ferite più o meno profonde, alcune cicatrizzate sce nel suo cuore questa ragazza Perché Miriàm sa. Sa che il suo altre ancora aperte; il dar loro un nome sarà il primo semplice che vive in un villaggio di Jeshu sarà diverso. Un po’ ne è or- passaggio per affrontarle, chiamandole col loro nome: pastori? Ed eccola Miriàm, travolta gogliosa, un po’ ha paura. Per i “di- dolore, delusione, orgoglio, tradimento. da un vento improvviso e in braccio versi”, si sa, la vita è più difficile. È importante dare il giusto nome anche a ciò che è a quel vento la voce di un messagge- “Tu sei stato messo dentro di me da positivo. Per esempio, quante volte si chiama amore, so- ro misterioso quanto l’annuncio che un fiato di parole, non da un seme”. prattutto tra gli adolescenti, ciò che amore non è. Ama- le porta. Un figlio. Dono del vento. Sarà un bambino speciale e lei non re presuppone uno scambio, il saper farsi da parte per Un figlio destinato a grandi cose, a lo terrà dentro le fasce come gli altri lasciarsi arricchire dall’altro, presuppone il per sempre! salvezze. E nel suo grembo, in quel bambini, lei lo farà correre, lo cre- Non chiamiamo amore ciò che in realtà è un suo surro- momento, si fa spazio per una nuo- scerà per farlo diventare un uomo gato perché finiremo per ingannare noi stessi proprio va vita. libero, libero di essere se stesso fino come se dovessimo scambiare le etichette sui barattoli Miriàm dovrebbe essere terroriz- in fondo. del sale e dello zucchero, non ci accorgeremmo, ma il zata, la pena per le gravidanze “fuo- Miriàm è una ragazza che ha scel- Illustrazione di Alessandra Cimatoribus risultato sarebbe deludente. rilegge” è la lapidazione. Invece, to di amare, sfidando ogni costume Dare il nome allora è fondamentale per la nostra esi- Miriàm è felice. Corre a dare la no- e legge del suo tempo. Mi piace im- stenza e per la nostra crescita, ma abbiamo bisogno di tizia a Josef, sono fidanzati e quindi maginarla come una ragazza che aiuto, di una guida spirituale altrimenti il rischio è quel- è giusto che lui lo sappia. E mentre sognava, Miriàm, che faceva sogni lo di attribuire ad una cosa il nome sbagliato e così co- Josef si torce le mani disperato lei belli e grandi. E forse, proprio per struire su un’illusione. invece vorrebbe mettersi a ballare questo, è stata scelta. 8| Anno XXXI Luglio 2020 |9
Vita di Seminario Preti così fatiche e gioie Il sacerdote: tra preghiera della distanza e carità di Godfory e Daniel di Valerio Lazzari D di Gesù e di Maria, potremmo defi- stata di grande sostegno. Ci ha aiu- nirla come esperienza degli incontri tati a vivere la nostra identità prima opo tre anni impegnativi con le persone, di ogni età, sia in se- di tutto cristiana e poi religiosa. Una dal punto di vista scolasti- minario sia in parrocchia. delle cose più belle che abbiamo vis- Terzo appuntamento per la rubrica “Preti così”, co a causa della formazione teologi- Grazie a questi incontri miglioria- suto è stata proprio la possibilità di che racconta delle diverse sfaccettature della vita ca, vogliamo condividere la nostra mo la conoscenza della lingua dato stare in seminario come una sola fa- presbiterale. Ci parla don Pier Codazzi, dallo scor- poca esperienza. È poca però, non è che, come si dice, per imparare una miglia con i seminaristi e i formatori niente. Non possiamo dire che è sta- lingua straniera ci vuole il tempo. attorno al Maestro e Signore che è il so settembre responsabile di Caritas cremonese to un bel niente, infatti è qualcosa di Così anche per l’integrazione in una buon pastore e guida le nostre storie. impressionante. Finora è stata un’e- cultura diversa dalla nostra ci vuo- Abbiamo potuto apprezzare anche sperienza piena di una realtà diversa le tempo. Questo è davvero ciò che la grande disponibilità dei formatori. da quella a cui siamo abituati, quin- continuiamo a vivere ogni giorno. La La nostra vita in seminario, sia nelle C di molto ricca. Questa esperienza di nostra vita insieme agli altri semina- preghiere, sia nella condivisione, ci tre anni in Italia, per noi Missionari risti durante tutto questo periodo è ricorda sempre la nostra vocazione occasioni di difficoltà. L’incontro con l’altro è arricchen- e ci porta alla sorgente di ciò che te ma a volte anche difficile. A volte bisogna dire dei no siamo chiamati a vivere. Viviamo i osa comporta l’incarico di Direttore della Ca- che non sono compresi. tempi delle nostre attività con una ritas diocesana? grande gioia animati dallo spirito di Questo incarico mi piace definirlo “mandato”. Il L’emergenza dovuta al virus vi ha toccato partico- un detto molto diffuso dalle nostre vescovo, che è il presidente di tutta la Caritas sceglie larmente? parti, in Togo: «c’est le travail qui e incarica un direttore, il quale ha il ruolo di guida e Tenendo sempre la distinzione Caritas e “Casa fait l’homme» (è il lavoro che fa l’uo- tramite tra la figura del vescovo e tutta la macchina or- dell’accoglienza”, c’è da dire che su quest’ultima ha in- mo). Non possiamo dimenticare, tra ganizzativa. Capita che, soprattutto all’interno dell’opi- fluito come per tutti. È stato chiesto di restare nelle pro- i momenti importanti, quelli di riti- nione pubblica, si vada a creare il parallelo tra Caritas e prie case e avere determinati accorgimenti, anche a chi ro spirituale. “Casa dell’accoglienza”. L’impegno della Caritas è quello abita qui nella struttura. Per quanto riguarda la Caritas COVID 19, una novità! Non pos- di educare alla carità nel territorio e nelle varie parroc- a livello più generale è stato riscontrato che le diverse siamo concludere senza parlare di chie, i diversi gruppi e le associazioni. Il mandato nello Caritas parrocchiali si sono scontrate con molte difficol- questa epidemia. È stato un momen- specifico è quindi quello di essere promotori di opere di tà. A tal proposito, verrà attuato un progetto di ascolto to bruttissimo quello che abbiamo carità. perché questa emergenza ha segnato sia fisicamente ma vissuto in comunione con le nostre soprattutto psicologicamente molte persone. comunità di servizio e anche con il È difficile gestire tutta la macchina organizzativa nostro Paese d’origine; un momento della Caritas facendolo non da laico ma da sacerdote? Un passo biblico che sente particolarmente vicino? di paura nonostante noi fossimo re- È inscindibile essere prete, quindi vivere una certa Sono tanti i passaggi a me cari: uno fra tutti è la sto- lativamente al sicuro in seminario. vocazione. È bene coltivare una certa spiritualità e vive- ria di Giona. Ha sempre segnato in qualche modo la mia Non solo il Coronavirus, che ha tolto re con intensità la preghiera. Risulta quindi inseparabile vita. Mi ha sempre colpito e coinvolto il tema dell’incon- la vita alle persone, ha lasciato un il tema dell’incontro con l’altro, nelle sue fragilità, quindi tro con l’altro. Scoprire che l’altro, che consideri lonta- segno, ma soprattutto la “corona-fo- il prossimo, quello che si va a incontrare. Certo, ci sono no, inaspettatamente ti stupisce. La vicenda di Giona, bia”, la paura del virus. Notiamo, sì anche delle responsabilità gestionali come in parroc- ovvero quella di essere cercato e chiamato, mi ha sempre però, come questo momento sia sta- chia o in altri uffici, ma l’identità del sacerdote c’è sem- attirato fin da quando ero ragazzo. Un inatteso che ti ca- to anche un momento di preghiera pre. L’impegno più bello è quindi vivere ciò che sei e la pita addosso, un invito a vivere in profondità. Una chia- intensa per noi. tua vocazione. Ogni momento è occasione di annuncio. mata, una fatica nella risposta che dice allo stesso tempo Grazie. La propria fede fa anche da ancora di salvezza in tante quanto è bello buttarsi in una nuova avventura. 10| Anno XXXI Luglio 2020 |11
Speciale Covid Uniti Seminaristi ai tempi del Covid-19 A DISTANZA di Alberto Bigatti A In queste pagine ripercorriamo insieme quello che è stato un mo- ragazzi delle nostre comunità: incontri semplici, brevi, ma significativi perché sono stati l’occasione per condi- mento impegnativo per la vita di tutti: il tempo della pandemia. nche noi seminaristi, come molti nostri co- videre emozioni e paure che questo tempo ha fatto na- Ci guideranno alcune riflessioni legate a nuovi modi di vivere il etanei, abbiamo vissuto in questi mesi una scere in ciascuno di noi, facendo tesoro delle esperienze seminario, l’annuncio del Vangelo, il servizio di ciascuno “reclusione forzata” a causa dell’epidemia che ha colpito il nostro Paese. Reclusione che però non ci ha impedito dell’altro, che sempre possono arricchire. Non è stato facile trovare nuovi linguaggi, nuove for- di ripensare al nostro modo di fare pastorale e così stare me per comunicare la bellezza della nostra fede, ma ci vicini alle comunità cristiane presso cui abitualmente abbiamo provato, ciascuno nel suo piccolo e secondo le svolgiamo il nostro servizio nel fine settimana. proprie capacità, scambiandosi suggerimenti e proposte Ci siamo scoperti abili utilizzatori di quelle piattafor- per cercare di essere il più possibile vicino ai giovani di Gabriele Donati me di comunicazione virtuale che ormai sono entrate delle nostre comunità. È innegabile che questo tempo a far parte del gergo comune di molte persone e molti ci ha costretto a ridurre la nostra socialità, impeden- ragazzi. Attraverso questi mezzi, oltre che cimentarci doci per esempio di vivere la celebrazione dell’Eucare- nella partecipazione alle lezioni scolastiche svolte, come stia insieme alle nostre comunità, di stare accanto alle per tutti gli studenti, in videoconferenza, abbiamo soste- persone che ogni fine settimana popolano i cortili dei C nuto gli esami di fine semestre. È stato anche per noi un nostri oratori e i sagrati delle nostre chiese, tuttavia il situazioni nelle quali ci sentiamo lezza quando vengono a mancare. modo nuovo di stare sui banchi di scuola, e sicuramente desiderio di farsi prossimi, soprattutto di chi si trovava impotenti: occorre accettarle, ini- Ci siamo accorti in maniera mol- ha avuto il vantaggio di farci risparmiare un cospicuo nel dolore a causa della malattia o del lutto, non è mai hi avrebbe mai pensato ziando a viverle nel proprio piccolo to evidente di come i quattro ambiti numero di chilometri e di tempo che abitualmente spen- venuto meno. che a febbraio che sa- e cercando di mettersi a disposizio- della formazione del seminario siano diamo nel tragitto che ci separa dal seminario di Lodi, Ogni giorno ciascuno di noi, nei momenti di preghie- remmo arrivati a vivere una situa- ne per quel poco che si può fare di complementari: la dimensione spiri- dove abitualmente partecipiamo alle lezioni scolastiche. ra, portava con sé molti volti di persone care, di amici, zione così inedita? Ritrovandoci a bene; se il nostro essere cristiani è tuale è fondamentale per affrontare Probabilmente molti avranno pensato che, data l’e- di conoscenti e tutti erano idealmente insieme alla no- vivere il ‘lockdown’ in seminario ci vero e determinante allora qualsiasi le altre; la dimensione umana ne è mergenza sanitaria, tutte le attività pastorali siano state stra comunità attorno alla Mensa del Signore. In quel siamo sentiti un po’ come i semina- circostanza può diventare occasione l’applicazione concreta sia nei rap- sospese. Per molti di noi non è stato così, e grazie al PC luogo il legame si faceva più vero perché reso vivo dalla risti del secolo scorso, che trascor- di cammino e provocazione, se vis- porti di comunità, che si sono ap- o al tablet abbiamo potuto partecipare a diversi incon- presenza del Signore risorto che ci chiama alla vera co- revano lunghi periodi tra le mura di suta in rapporto col Padre e a servi- profonditi, ma anche in quelli con tri ideati appositamente per tenere uniti le ragazze e i munione e rende vere tutte le nostre relazioni. via Milano 5, senza uscire. L’anoma- zio dei fratelli. famiglia e amici di cui abbiamo ri- lia della situazione si è respirata fin In questo periodo prolungato di scoperto la sana esigenza; la forma- da subito; siamo normalmente abi- emergenza ci siamo, in parte, ‘rein- zione intellettuale è possibile anche tuati ad andare a Lodi per le lezioni, ventati’ un modo per mettere a frut- a distanza ma certo non è parago- in parrocchia per il weekend e ogni to il nostro tempo nella maniera più nabile alla possibilità preziosa di un tanto a casa per un saluto in famiglia proficua possibile. incontro diretto con insegnanti e e invece questa situazione ha reso Alcuni inseganti si sono attivati altri seminaristi; l’assenza dell’espe- tutto ciò impossibile. con le lezioni a distanza. Noi, insie- rienza pastorale nelle parrocchie ha Intensificandosi, l’epidemia, era me ad altri servizi, ci siamo dedicati fatto emergere l’importanza di que- palpabile in noi la preoccupazione ad una serie di attività di pulizia e ri- sta occasione di condivisione della per le persone più anziane e fragi- ordino della struttura del seminario propria fede e del proprio cammino li che conosciamo; le immagini dei e dei cortili che raramente facciamo con famiglie, adolescenti, giovani e media hanno aperto in noi interro- in prima persona. comunità diverse. Usciamo quindi gativi nel vedere decine di camion È stata un’esperienza inedita di da questo periodo col desiderio di dell’esercito uscire dalla vicina Ber- condivisione fra noi ma è stata an- rimetterci in gioco ma soprattutto gamo, carichi di salme o nel sentire che un’occasione per rivalorizzare con una più chiara consapevolezza continuamente ambulanze passare tanti aspetti del nostro cammino del valore di tutte le opportunità che sotto le nostre finestre. che consideriamo spesso scontati e ordinariamente abbiamo per vivere Sperimentiamo talvolta nella vita che emergono invece nella loro bel- il nostro cammino. 12| Anno XXXI Luglio 2020 |13
Speciale Covid L’«io» divenuto «noi» La riflessione di chi ha toccato con mano la pandemia di don Maurizio Lucini S non potevamo più accedere libera- Appena siamo ripartiti nell’assi- sostituendo la prima persona singo- mente ai reparti per motivi di sicu- stenza spirituale letto per letto ab- lare con la prima persona plurale. Mi volgo il mio servizio di assi- rezza sanitaria: era necessario scon- biamo incontrato una grandissima auguro tanto che questa consapevo- stente spirituale all’Hospice giurare il più possibile la diffusione accoglienza da parte dei malati e, lezza, di essere membra di un unico e nel reparto infettivi dell’ospedale del contagio e poi dovevamo evitare devo dire, porto nel cuore la gioia e corpo - come direbbe S. Paolo – o di Maggiore di Cremona. Da quando, di sottrarre DPI, all’inizio scarsi, al la gratitudine che moltissimi ci han- essere tutti sulla medesima barca – però, è esplosa l’epidemia, e l’ospe- personale sanitario. Iniziano in que- no espresso nel vederci. Ricordo in come disse il Papa nella sua stupen- dale è diventato praticamente solo sta prima fase alcuni contatti telefo- particolare un signore che mi disse: da meditazione la sera del 27 marzo per COVID, mi sono occupato anche nici con parenti che chiedevano dei “Se lei entra in questa stanza, anche - sia custodita a lungo. degli altri reparti dividendomi con i loro cari e li raccomandavano alle se sta lì, fermo, senza dire niente io Anche io ho contratto il virus, ma miei due confratelli. nostre preghiere. sono già contento”. Vorrei sottoline- grazie al cielo non ho avuto gravi In quel periodo il nostro servizio Nella seconda fase, quella di as- are un particolare, che non mi sem- sintomi. La respirazione è sempre di cappellani è stato naturalmente sestamento dell’emergenza, è dimi- bra di poco conto: durante i tanti stata buona, ma le notizie che mi stravolto: ci siamo dovuti adeguare nuita di molto la nostra assistenza a dialoghi ho avuto la percezione che giungevano dall’esterno non mi fa- ad un sistema che andava modifi- tappeto nei reparti, poiché sempre questa malattia abbia portato nelle cevano stare tranquillo: lo spettro candosi di giorno in giorno sia come più venivano convertiti in reparti persone colpite dal virus, ma non di una polmonite e di una eventuale logistica dei vari reparti, sia anche COVID e quindi chiusi. Aumenta- solo, una sorta di nuova consapevo- intubazione erano presenti nei miei come possibilità di interventi con i vano, però, le visite dei pazienti su lezza, ovvero quella di appartenere pensieri in solitudine. Comunque, degenti e con i loro familiari, ma an- chiamata anche nei reparti COVID, a un popolo. Spesso escono frasi del anche quei giorni sono stati impor- che con gli operatori sanitari. limitandoci, però, alla stanza della tipo: “Perché mi è capitata questa tanti in quanto, ritornando in ospe- Dal mio punto di vista ho constata- persona per cui eravamo stati chia- malattia? Perché a me?”, oppure: dale, avevo una maggiore consape- to che dal momento dell’esplosione mati. In tal modo saltavamo da un “Cosa ho fatto di male per meritare volezza delle condizioni psicofisiche dell’epidemia fino ad oggi, all’inter- reparto all’altro. L’assistenza tele- tutto ciò?”, ecc. Ebbene in questo dei malati. no dell’ospedale si sono susseguite fonica con i parenti era aumentata preciso contesto si è passati dall’io Ma soprattutto in alcuni casi, lo tre grandi fasi. sensibilmente. al noi: “Che cosa ci è capitato?”, dico sorridendo, avveniva una sor- Nella primissima fase di grandis- La terza fase, che chiamo di len- “Riusciremo a saltarcene fuori?”, ta di assistenza spirituale a doppio sima emergenza abbiamo cercato ta uscita dall’emergenza, è quella “Che ne sarà di noi?”. Sotto questo senso poiché c’erano malati che di operare, come sempre, passando che stiamo vivendo da inizio aprile. virus si è formata la coscienza di es- ascoltando il racconto della mia di reparto in reparto, con le adegua- Grazie, forse, ad un assestamento sere un popolo, certamente dolente, quarantena mi volevano consolare e te attenzioni. Via via con l’acuirsi dei protocolli di cura e intervento fatto di malati e sani, ma con la per- dicevano: “Mi raccomando si riguar- dell’emergenza, in alcuni reparti, all’interno dei reparti, ad una dispo- cezione che tutti apparteniamo ad di!”, “Ma poverino! Non si strapaz- per motivi di sicurezza, non pote- nibilità maggiore di DPI e un allenta- un’umanità fragile e che ciascuno ha zi!”. Insomma, un altro bel momen- vamo più accedere senza la precisa mento degli ingressi di degenti gravi, bisogno dell’aiuto degli altri. to per sentirsi parte di una grande richiesta inoltrata dai degenti, o dai tutti i reparti COVID hanno iniziato Il medesimo sentire è emerso an- comunità. Sono stati certamente loro familiari, agli operatori sanita- ad aprirsi anche alla nostra presen- che nel dialogo con i parenti e il per- giorni di apprensione, ma anche, so- ri. L’ospedale nel frattempo veniva za e quindi abbiamo ripreso l’assi- sonale sanitario: “Pregate per noi!” prattutto quando cominciavo a star chiuso ad ogni esterno. Ovviamente, stenza stanza per stanza. ci dicevano certi infermieri e medici meglio, di riflessione. 14| Anno XXXI Luglio 2020 |15
Speciale Covid Non dimentichiamoli “Prese un asciugamano SERVI PER SEMPRE e se lo cinse intorno alla vita” Gv 13,4 Mons. Mario Cavalleri Si è spento lunedì 9 marzo all’età di 104 anni, mons. Mario Cavalleri. Classe 1915, era di Jacopo Mariotti il sacerdote più longevo della diocesi. Il 18 maggio 1940 l’ordinazione sacerdotale per le mani dell’arcivescovo Cazzani. Don Mario fu quindi destinato alla comunità di Sesto N sto. Noi seminaristi, dopo la preghiera comunitaria, li Cremonese. Nel 1949 il trasferimento a Rivolta d’Adda. Una grave malattia costrinse il raggiungevamo in cucina per preparare i pacchi da di- giovane prete a un ricovero in ospedale. ei mesi di marzo e aprile, la cucina del Semina- stribuire. Alcuni volontari della Cooperativa “Varietà” di Quando fu dimesso fu inviato al ricovero di Castelverde, dove c’era un piccolo reparto rio Vescovile ha decisamente cambiato volto: via Bonomelli erano poi impegnati nella distribuzione. per sacerdoti. In seguito, fu nominato vicario della Cattedrale e mansionario del Capito- se prima dell’emergenza i nostri cuochi erano impegnati Dietro mascherine e camici, una cosa saltava all’oc- lo, compito che attese per ben cinquant’anni fino a quando, nel 2006, il vescovo Lafran- a cucinare per gli studenti del Liceo Vida, negli ultimi chio: lo sguardo di chi è contento di fare del bene, aiu- coni lo nominò canonico effettivo. Don Mario è conosciuto a Cremona soprattutto per due mesi si sono dati da fare nel preparare i pasti di nu- tando chi ha necessità. Carità e preghiera in questo la sua Casetta, un’esperienza di carità e di accoglienza durata circa trent’anni. Le porte merosi anziani della nostra città e delle zone limitrofe. periodo così particolare devono sempre andare di pari della Casetta sono state aperte a una moltitudine di persone: poveri della città, etilisti, In questo cambio di “clientela” noi seminaristi abbia- passo. Devono convivere e fare da sfondo nella vita di tossicodipendenti e poi profughi in cerca di un futuro migliore. mo visto una bella occasione per poter renderci utili in ciascun cristiano, chiamato a seguire l’esempio del Si- questa difficile situazione, aiutando chi è nel bisogno. gnore che, cinto il grembiule alla vita, lava i piedi ai di- Per i cuochi la giornata iniziava la mattina, molto pre- scepoli. Mons. Vincenzo Rini Si è spento nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo monsignor Vincenzo Rini che La quarantena non ci ha ferma- Il servizio non va in vacanza da poco aveva compiuto 75 anni. Il canonico della Cattedrale originario di Spinadesco era molto conosciuto in diocesi in particolare per aver diretto per oltre 30 anni il setti- manale diocesano “La Vita Cattolica. Nel suo ministero mons. Rini aveva dedicato gran- to: il Seminario, de passione alla comunicazione, che lo aveva portato a distinguersi e a farsi apprezzare di Francesco Tassi non soltanto in diocesi, ma anche nelle istituzioni della Chiesa Nazionale, ricoprendo in questo perio- incarichi importanti come quello di presidente della Agenzia di Stampa Sir e della Fisc, T do difficile, si è di Cremona e all’aiuto per la spesa la Federazione italiana dei settimanali cattolici. alle famiglie bisognose in suppor- deciso per aiu- empo di quarantena ma to all’”Auser”, ci siamo messi a di- tare chi ha più anche opportunità di ser- sposizione anche collaborando con vizio: questa è stata la provocazione la nostra san Vincenzo cremonese. bisogno. che noi seminaristi abbiamo raccol- Don Albino Aglio Abbiamo infatti prestato aiuto per to in questo periodo di epidemia. la distribuzione dei beni di prima Jacopo e France- L’esperienza di questi mesi, pur “ri- necessità a quanti erano più in diffi- Nella serata di mercoledì 18 marzo è morto don Albino Aglio. Classe 1926, originario sco raccontano tirati” in seminario ci ha spronato coltà in questi mesi di affanno e in- di Casalbuttano, don Albino Enrico Costante Aglio era stato ordinato l’11 giugno 1949 a riflettere su come stavamo impie- certezza. Pur nella semplicità che il il servizio svolto gando questo tempo che avevamo a servizio richiedeva, l’abbiamo potu- dall’arcivescovo Giovanni Cazzani. I primi 14 anni di ministero lo hanno visto impegna- disposizione. La “missione” è stata to vivere come una bella esperienza to come “prete d’oratorio” prima a Cremona, nella parrocchia di S. Abbondio (1949- in questi mesi proprio quella di mettersi a servizio di servizio con e per gli altri, cono- 1956) e poi nell’allora unica parrocchia di Cassano d’Adda (1956-1962), assumendo sul territorio, spendendosi con ge- scendo e collaborando con persone poi l’incarico di economo spirituale nella parrocchia di S. Maria Immacolata e S. Zeno. nerosità e impegno nelle situazioni davvero speciali che fanno del loro Nel 1963 fu nominato parroco di Calvatone; nel 1969 il trasferimento a Romanengo; più varie di necessità. servizio umile e generoso, la rispo- per poi tornare a Cremona come parroco di S. Imerio nel 1981. Nel 2002 rinunciò alla Oltre al servizio pasti a domicilio sta con la loro vita alle necessità dei guida della parrocchia per limiti di età, continuando a risiedere in città. in collaborazione col “Civico 81” più bisognosi. 16| Anno XXXI Luglio 2020 |17
Non dimentichiamoli Mons. Giuseppe Aresi Don Arnaldo Peternazzi È deceduto nel pomeriggio di mercoledì 18 marzo mons. Giuseppe Aresi. Il sacerdote, Giovedì 26 marzo è salito alla Casa del Padre don Arnaldo Peternazzi. Originario di originario di Brignano Gera d’Adda, 91 anni, era canonico onorario del Capitolo della Scandolara Ravara don Arnaldo aveva 86 anni. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1960, Cattedrale. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1953, iniziò il proprio ministero come vica- è stato vicario a Castelverde (dal 1960 al 1963) e a Mozzanica (dal 1963 al 1975). Nel rio a Trigolo; dopo un anno il trasferimento a Cremona, come vicario della parrocchia 1975 la partenza come “fidei donum” per il Brasile dove è rimasto fino al 1987, quando di S. Sebastiano. Nel 1956 fu nominato parroco di Monticelli Ripa d’Oglio (frazione del è rientrato in diocesi di Cremona diventando parroco delle comunità di San Martino comune di Pessina Cremonese), comunità che nel 1960 ha lasciato per Ca’ d’Andrea. del Lago e Ca’ de’ Soresini. Lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età nel 2017, don Nel 1974 fu nominato parroco a Casirate d’Adda e, dopo 19 anni, continua il proprio Peternazzi ha continuato a risiedere a San Martino del Lago ancora un anno, poi il tra- ministero come sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Nel 1997 fu sferimento nella casa di riposo di Cingia de’ Botti. scelto dal vescovo Giulio Nicolini come canonico del Capitolo della Cattedrale e vice-pe- nitenziere, ricoprendo poi l’incarico di penitenziere dal 2001 al 2003, quando si ritirò. Mons. Alberto Franzini Don Achille Baronio Monsignor Alberto Franzini è nato il 7 aprile 1947, originario della parrocchia di Bozzo- lo. Ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 dal vescovo Bolognini, fu inviato subito a Roma È deceduto nel pomeriggio di lunedì 23 marzo don Achille Baronio. Classe 1936, origi- a perfezionare gli studi in Teologia presso la Pontifica Università Lateranense dove con- nario di Vescovato, ordinato sacerdote il 27 giugno 1964, ha iniziato il proprio ministero seguì la laurea. Rientrato in diocesi nel 1975 è stato nominato vicario nella parrocchia come vicario a Martignana Po nel 1964, dal 1966 a Soncino e a Cristo Re in Cremona cittadina di Sant’Imerio (fino al 1984), oltre che insegnante in Seminario (fino al 1999) dal 1971. Alle fine di settembre del 1976 è stato nominato parroco di Fengo (frazione con anche l’incarico, dal 1985, di preside dell’istituto teologico. Per un anno, dal 1984 al di Acquanegra Cremonese), quindi nel 1985 il trasferimento a Scandolara Ravara. Il 1° 1985, ha diretto il settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. Nel 1990 è stato nominato giugno 1990 è stato scelto come parroco di San Bartolomeo apostolo in Ca’ de’ Stefani, dal vescovo Enrico Assi direttore del Centro pastorale diocesano, ricoprendo anche, tra frazione di Vescovato, cui ha rinunciato, per raggiunti limiti d’età, nel luglio 2012. Per il 1994 e il 1996, l’incarico di responsabile della pastorale del mondo politico e ammi- due anni è stato quindi collaboratore parrocchiale a Scandolara Ripa d’Oglio, Grontardo nistrativo. Nel 1997 il vescovo Giulio Nicolini lo ha nominato parroco della parrocchia e Levata. Successivamente ha offerto il proprio aiuto a Cremona, nella parrocchia di Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore. Nel 2012 il vescovo Dante Lafranconi gli Borgo Loreto. ha affidato anche la guida pastorale della comunità di San Leonardo, l’altra parrocchia di Casalmaggiore. Nell’estate 2014 il trasferimento a Cremona come parroco della Cat- tedrale di Cremona e membro del Capitolo della Cattedrale. Don Vito Magri È morto nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 marzo don Vito Magri. Originario di Bri- Don Francesco Nisoli gnano Gera d’Adda, avrebbe compiuto 89 anni a metà maggio. Classe 1931, diplomato in Scienze sociali, don Vito è stato ordinato sacerdote il 27 giugno del 1954. I suoi pri- Giovedì 26 maggio è venuto a mancare don Francesco Nisoli, 71 anni, dal 2017 collabo- mi anni di sacerdozio sono stati come vicario negli oratori: a Sesto Cremonese (1955- ratore parrocchiale presso la parrocchia dei Santi Fermo e Rustico in Caravaggio (Bg). 1956), Romanengo (1956-1957), Cremona nella parrocchia di Sant’Abbondio (1957- Originario della parrocchia di Brignano Gera d’Adda, è nato l’11 febbraio 1949. Ordi- 1965), Calcio (1965-1969) e Fornovo San Giovanni (1969-1974). nato sacerdote il 22 giugno 1974, ha iniziato il proprio ministero come vicario parroc- Nel 1974 la nomina a parroco di Isengo, fino al trasferimento nel 1998 a Fiesco, sem- chiale prima a Covo (1974-1982) e poi a Pumenengo (1982-1987). Nel 1987 è diventato pre come parroco. Dal 1999 al 2010 ha assunto l’incarico di sacerdote cooperatore al parroco di Cella Dati. Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio, dove ha poi continuato a risiedere Dopo un anno, la decisione di partire per la missione. Per quasi trent’anni, dal 1989 svolgendo ancora il proprio ministero. Dalla fine del 2017 risiedeva presso la casa di al 2017, è stato missionario in America Latina come “fidei donum”. Rientrato in diocesi riposo di Vailate. si era messo a servizio della parrocchia di Caravaggio come collaboratore parrocchiale. 18| Anno XXXI Luglio 2020 |19
Con il cuore ancora ricco di gioia, auguriamo ogni bene a suor Veronica, suor Silvia e suor Serena, adoratrici del S. Sacramento, che il 7 giugno hanno celebrato la loro pro- fessione semplice. L’11 luglio, fra Andrea, cremo- nese dell’ordine domenicano, riceverà l’ordinazione presbi- terale per l’imposizione delle mani di mons. Napolioni. Preghiamo per lui e per l’ini- zio del suo ministero. Auguri!
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