Al Forte TRA SANTI, EROI E STRANI COMPAGNI - Festival della Comunicazione
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21/07/2019 diffusione:226923 Pag. 66 N.30 - 21 luglio 2019 tiratura:321093 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I luoghi degli scrittori Al Forte TRA SANTI, EROI E STRANI COMPAGNI di Emanuele Coen illustrazione di Carlo Stanga 66 21 luglio 2019
21/07/2019 diffusione:226923 Pag. 66 N.30 - 21 luglio 2019 tiratura:321093 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Idee E ravamo rimasti al- la rivoluzione russa. Fabio Genovesi ha costruito la sua identità Non quella di Lenin, ma quella dei 4x4 Hum- letteraria sul mito della provincia: creativa, mer esagerati, «delle fontane che zampilla- eccentrica, fiera. Viaggio con l’autore no vodka, delle bouti- que con selezione clienti all’ingresso, in Versilia. Per scoprire com’è cambiata degli edifici della ex polveriera dipin- ti di rosa e usati come ripostigli del degli industriali e degli intellettuali di affogare il pianeta sotto le bombe vicino golf club». La Forte dei Marmi chic messa in ombra dallo «tsuna- nucleari», così Genovesi descrisse dei ricconi di Mosca e San Pietro- mi di denaro» venuto dall’Est. «Noi l’invasione. burgo illuminata con sarcasmo da quando sono arrivati i russi non ce Come è cambiata la zona da allora? Fabio Genovesi in “Morte dei Mar- ne siamo mica accorti. Nessuno ci «Ciò che avevo descritto a livello lo- mi” (Laterza), il libro cult dal titolo aveva detto dei nuovi ricchi post cale ha dilagato su scala nazionale. profetico-apocalittico che qualche Unione Sovietica, dei magnati di gas Il mio paese è la cartina di tornaso- anno fa rimodellò il mito della loca- e petrolio. Per noi i russi erano un le d’Italia, dove ha preso piede come lità vacanziera più esclusiva d’Italia. popolo fiero e modesto, e insieme valore umano, non solo turistico, la La spiaggia morbida, i bagni con le meschino e invidioso, tutto preso a parola “esclusivo”, che considero del tende, privacy e business sottovoce, portare avanti una causa comune tutto negativa perché collegata a l’aristocrazia di Vestivamo alla ma- che era quella di regalare il paradi- un’altra parola: “escludere”, tenere rinara di Susanna Agnelli, l’estate so socialista al mondo intero oppure fuori. Come fanno certi ristorato- 21 luglio 2019 67
21/07/2019 diffusione:226923 Pag. 66 N.30 - 21 luglio 2019 tiratura:321093 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I luoghi degli scrittori ri e gestori di locali», dice lo scrit- tore 45enne, mentre passeggiamo Nei suoi libri ha costruito mondi popolati sull’ordinato e pulito lungomare del Forte: «Nel frattempo i russi si sono da personaggi ruspanti, autentici. Lontani aggiornati, spesso sono più sobri di molti italiani: ci consola chiamar- li russi ma oggi i protagonisti delle dal soffio glamour che ormai accompagna scene più memorabili di ricchezza cafona sono nostri connazionali. Ora l’immagine di Forte dei Marmi i russi siamo noi». Che non si trovi a proprio agio in mezzo a tanta opulenza lo scrittore non lo ha mai nascosto. Anzi, lo ha messo nero su bianco con eleganza nei suoi bei romanzi - tra cui “Chi manda le onde”, premio Strega Gio- vani 2015, e “Il mare dove non si toc- ca”, pubblicati da Mondadori - in cui ha costruito mondi popolati da per- sonaggi ruspanti, autentici, strani, insoliti e al tempo stesso familiari, agli antipodi del soffio glamour che accompagna l’immagine della Ver- silia. E lo dimostra con il suo stile casual: alto, molto snello, barba, ma- glietta scolorita, pantaloncini scuri (mai a righe bianche e celesti) e cia- batte infradito, Genovesi inforca fie- ro la sua bici Graziella anni Sessanta, qualche traccia di vernice arancione sotto la ruggine, che lega a un palo mentre nel vialetto alberato una si- gnora in caftano blu sfreccia su una Lo scrittore Fabio Genovesi scintillante city bike. «Scrivere il se- guito di “Morte dei Marmi”? Non ci Novecento ospitava tra gli altri Ga- viene spesso, d’inverno e in estate, penso neppure», taglia corto lo scrit- briele D’Annunzio, che amava caval- per pescare e trovare un po’ di tran- tore. «Detesto le polemiche sterili, care tra le dune assolate e lungo la quillità. che in Italia abbondano. All’epoca battigia, ma apprezzava anche il pa- Nato e cresciuto a Vittoria Apuana, in cui ho scritto il libro si poteva fa- esaggio dove «la macchia è attraver- frazione settentrionale di Forte dei re ancora qualcosa, poi mi sono reso sata da larghi viali sòffici su cui si ga- Marmi decisamente meno elitaria conto che di fronte ai soldi non si può loppa senza rumore, come in sogno». e più cementificata del centro, Ge- nulla, oggi farei la figura del bacchet- Questa vasta macchia selvaggia di novesi è sempre stato un solitario. tone, del moralista. Quando incontri pini marittimi e lecci è l’habitat idea- «Un po’ troppo devo dire, arrivo a un diciottenne che dice all’amico: le di Genovesi, che invece di tornare inventare scuse pur di andare a cena “Stasera andiamo a mangiarci un con la scrittura sulla deriva dell’og- da solo», ammette. Quando non va a sushino” ti rendi conto che è troppo gi preferisce rafforzare i miti di ieri, piedi o in bici sale sulla sua vecchia tardi. Se vedi un incendio ha senso quando in questa terra abitavano i jeep militare portando con sé la can- spegnerlo mentre il bosco brucia an- liguri apuani «popolo gretto e primi- na da pesca, diretto in qualche posto cora, piuttosto che criticare chi lo ha tivo che mangiava i sassi e beveva i sperduto. È così da sempre, da quan- lasciato nell’incuria». cazzotti», e «i romani pur di non pas- do era bambino, i tempi in cui aveva Già, il bosco. Quello della Versiliana sarci facevano il giro di là dai monti due genitori e una decina di nonni. ai piedi delle alpi Apuane, ottanta et- che è cento volte più lungo». Unico figlio della famiglia Mancini, tari con un fronte di un chilometro Nella selva quasi ci perdiamo tra sen- il cognome di sua madre, conteso lungo la costa tra Forte dei Marmi e tieri semideserti e silenziosi canali tra i tanti fratelli del suo vero nonno, Marina di Pietrasanta, ai primi del dall’acqua verdastra, dove Genovesi che lo trascinavano nelle loro mille 68 21 luglio 2019
21/07/2019 diffusione:226923 Pag. 66 N.30 - 21 luglio 2019 tiratura:321093 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Idee imprese, tra attività poco fanciulle- sche, caccia e, appunto, pesca. L’uni- «Il mio paese è la cartina di tornasole verso narrato nel romanzo “Il mare dove non si tocca” (premio Viareggio dell’Italia: tutto qui è diventato “esclusivo”. Rèpaci 2018), coloratissimo affresco familiare che si intreccia con la sto- ria di un pezzo di Penisola, che l’au- Parola che odio, collegata a “escludere”. tore dedica «ai miei strani maestri». «Mi trovo bene con i bambini perché Come fanno i buttafuori nei locali» non hanno ancora capito il mondo e con gli anziani perché, avendolo ca- pito davvero, tornano bambini. Con gli adulti, presi dalla loro vita piani- ficata per cui hanno fatto sacrifici folli, non mi ci ritrovo», sintetizza lo scrittore, che ha ultimato il suo pri- mo libro per ragazzi, “Rolando del camposanto”, in uscita a settembre per Mondadori. Riaffiorano nei ricordi vicende lonta- ne, quando il nonno barbiere si reca- va in bici a Pisa per affilare i rasoi e la nonna, con un sacco di sale in spalla, in pieno inverno attraversava le Alpi Apuane a piedi scalzi per andare a vendere la sua mercanzia ai norcini emiliani per la stagionatura dei pro- sciutti. In cambio, invece del denaro, riceveva salumi. «Non era un’eroina, era normale, così come mio nonno. Mi interessa raccontare cose che oggi sembrano fantascientifiche e un tem- po erano ordinarie», prosegue. La spiaggia di Forte dei Marmi Sfogliando le pagine gli spunti non mancano: quando Fabio bambino Chiesa e comunismo, nei giorni e nel ne messo a sedere sul mobile muto. passava il pomeriggio nel cortile del- cervello del bambino protagonista «Raccontaci una storia, dài, stasera la chiesa a staccare i petali delle rose erano una cosa sola. «Da una parte la televisione sei te». Ce n’è abba- per scriverci “Viva Maria” sulla stra- c’erano i santi e dall’altra gli eroi, e stanza per sprofondare nella nostal- da quando passava la processione. dappertutto un sacco di ideali e di gia, a sentire tutte queste storie. Non E poi arrivava uno zio a caso «tutto martiri, e un futuro luccicante che a caso, dal romanzo lo scrittore ha incazzato e diceva alle donne che ci aspettava lì a un passo». Sembra la tratto “I canti della tv rotta”, il mo- avevano un nipote solo e non poteva- preistoria se si pensa che in Versilia, nologo che porterà al Festival della Foto per gentile concessione di: C. Sforza, J. Ventura - IPA no rischiare che diventasse un prete. alle ultime elezioni europee, la Lega Comunicazione a Camogli, vicino a Mi prendeva e mi buttava sul casso- di Matteo Salvini ha incassato il 38 Genova (12-15 settembre). ne dell’Ape insieme ai rastrelli e alle per cento dei voti. «Non amo la nostalgia quando diven- vanghe, e in cinque minuti eccomi E quella volta che si ruppe la tv del- ta “era tutto meglio prima”. Spesso il alla Festa dell’Unità a sparecchiare la nonna, «l’unico televisore bello al cinema, la pubblicità e anche la po- allo stand “vodka e salsicce”, dove la Villaggio Mancini», rigorosamen- litica speculano su questa emozione. vodka era la grappa che facevano gli te fabbricato di là dalla Cortina di Qualche anno fa, in occasione di una zii al Villaggio Mancini e le salsicce Ferro, dove tutti si radunavano per reunion dei Guns N’ Roses, il chitar- erano appunto salsicce, accompa- guardare il Giro d’Italia. L’immagi- rista Slash disse: “Tornare a suonare gnato dalla musica di tre ragazzi del ne si sgrana, un bel cazzotto dello insieme non ci farà tornare ventenni posto che suonavano con un poncho zio Aldo e addio televisore, sovietico e neanche voi”. Ecco, quel tipo di no- addosso e il sombrero in testa, sotto il e impossibile da riparare. Risultato: stalgia è una trappola, per me invece nome di Finti Illimani». Fabio, unico bambino di casa, vie- vuol dire cercare cose molto belle 21 luglio 2019 69
21/07/2019 diffusione:226923 Pag. 66 N.30 - 21 luglio 2019 tiratura:321093 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Idee I luoghi degli scrittori stiche, non trova spazio nelle grandi città. E neanche in banlieue: il cicli- smo non è diventato, o non ancora, uno sport nero-bianco-maghrebi- no». La bici come metafora, esempio di eroismo contro lo scorrere ineso- rabile degli anni. «Il ciclismo poteva finire il giorno in cui hanno inventa- to i motori, e invece ha deciso di usci- re dal tempo. La fatica dei muscoli è eterna, durerà per sempre», chiosa lo scrittore, che sul mito della provincia ha costruito la sua identità letteraria. «Mi prendono in giro perché quando vado in America non visito le metro- poli, preferisco il Tennessee, il Wyo- ming, il Montana. Le grandi città si assomigliano tutte, nei paesini in- vece si ha più diritto a essere strani. Come narratore li trovo più interes- santi, popolati di persone che fanno cose visionarie e spesso affascinanti, Il Parco della Versiliana che in una città sarebbero chiuse in casa o in un istituto. Da bambino mi e importanti, per scoprire che po- tappa dopo tappa, lo ha portato fino affidavano a individui che oggi non tranno esserlo di nuovo, non uguali in Francia, in cima al Galibier, sali- avrebbero posto nella società, ora il ma con la stessa intensità», continua ta storica del Tour de France a 2642 canone è molto più semplice: se hai Genovesi, chiamando in causa la leg- metri di altitudine (in via ecceziona- i soldi sei accettato, altrimenti vieni gendaria band heavy metal, genere le tappa del Giro), che ha visto trion- escluso», aggiunge Genovesi, mentre musicale che lo appassiona almeno fare campioni come Coppi, Bartali e percorriamo il pontile di Forte dei quanto i film horror. anche il “Pirata” Pantani. Quest’an- Marmi, bandiera dell’identità forte- La storia minore riletta in contro- no Genovesi ha seguito il Giro come marmina insieme alle focaccine di luce tramite il filtro della memoria commentatore per la Rai e in queste Valè, al mercato, alla Capannina. E familiare e dei ricordi personali. La settimane anche il Tour. agli anziani che frequentano il pon- rivincita della provincia, con le sue A proposito di riscatto, viene in tile e lo chiamano “ponte” per un mo- strade secondarie spesso dimenti- mente il libro “Le Tour de France et tivo preciso. «Porta in mezzo al ma- cate, sulle metropoli. Come per il Gi- la France du Tour” (Calmann Lévy re, un luogo dell’anima lontano dal ro d’Italia, al quale Genovesi fin da editore), in cui la giornalista fran- rumore della costa. È come un’altra bambino sognava di partecipare vi- cese Béatrice Houchard ripercorre terra, giusto chiamarlo ponte e non sto che del calcio non gli importava la storia della gara sportiva e le sue pontile», dice Genovesi, che guarda nulla, diventato poi “Tutti primi sul implicazioni socio-politiche. «Se il con orgoglio i compaesani con i ca- traguardo del mio cuore”, di recente Tour assomiglia alla Francia, è anche pelli bianchi intenti a pescare. «Be- ripubblicato da Solferino, diario on il riflesso di un Paese che cambia e stemmiano, guardano le donne che the road della gara di ciclismo che soffre», scrive: «Riempie di piacere la passano, giocano a carte. Ogni tanto attraversa la Penisola. Il racconto, Francia rurale ma, per ragioni logi- qualche esperto di marketing o uomo d’immagine propone di spostarli. So- no riusciti ad abbattere gli alberi ma Foto: S. Montanari - De Agostini / IPA «Le grandi città si assomigliano tutte. loro resteranno per sempre», conclu- de lo scrittore. Hanno resistito ai Vip, Nei paesini e nei piccoli centri alla rivoluzione russa, quella dei Suv e delle valigie piene di soldi, e ora che la gente fa cose visionarie e affascinanti. i russi siamo noi gli anziani del For- te continuano a presidiare il pontile Si ha più diritto a essere strani» con la canna in mano. Aspettando i pesci e la prossima sfida. n 70 21 luglio 2019
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