Terzo Pilastro di Basilea 3 - Informativa al pubblico al 31 marzo 2018 - Intesa Sanpaolo
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Questo documento contiene previsioni e stime che riflettono le attuali opinioni del management Intesa Sanpaolo in merito ad eventi futuri. Previsioni e stime sono in genere identificate da espressioni come “è possibile,” “si dovrebbe,” “si prevede,” “ci si attende,” “si stima,” “si ritiene,” “si intende,” “si progetta,” “obiettivo” oppure dall’uso negativo di queste espressioni o da altre varianti di tali espressioni oppure dall’uso di terminologia comparabile. Queste previsioni e stime comprendono, ma non si limitano a, tutte le informazioni diverse dai dati di fatto, incluse, senza limitazione, quelle relative alla posizione finanziaria futura di Intesa Sanpaolo e ai risultati operativi, la strategia, i piani, gli obiettivi e gli sviluppi futuri nei mercati in cui Intesa Sanpaolo opera o intende operare. A seguito di tali incertezze e rischi, si avvisano i lettori che non devono fare eccessivo affidamento su tali informazioni di carattere previsionale come previsione di risultati effettivi. La capacità del Gruppo Intesa Sanpaolo di raggiungere i risultati previsti dipende da molti fattori al di fuori del controllo del management. I risultati effettivi possono differire significativamente (ed essere più negativi di) da quelli previsti o impliciti nei dati previsionali. Tali previsioni e stime comportano rischi ed incertezze che potrebbero avere un impatto significativo sui risultati attesi e si fondano su assunti di base. Le previsioni e le stime ivi formulate si basano su informazioni a disposizione di Intesa Sanpaolo alla data odierna. Intesa Sanpaolo non si assume alcun obbligo di aggiornare pubblicamente e di rivedere previsioni e stime a seguito della disponibilità di nuove informazioni, di eventi futuri o di altro, fatta salva l’osservanza delle leggi applicabili. Tutte le previsioni e le stime successive, scritte ed orali, attribuibili a Intesa Sanpaolo o a persone che agiscono per conto della stessa sono espressamente qualificate, nella loro interezza, da queste dichiarazioni cautelative.
Terzo Pilastro di Basilea 3 Informativa al pubblico al 31 marzo 2018 Intesa Sanpaolo S.p.A. Sede Legale: Piazza San Carlo, 156 10121 Torino Sede Secondaria: Via Monte di Pietà, 8 20121 Milano Capitale Sociale Euro 8.731.984.115,92. Numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Torino e codice fiscale 00799960158 Partita IVA 10810700152 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e al Fondo Nazionale di Garanzia Iscritta all’Albo delle Banche al n. 5361 e Capogruppo del gruppo bancario “Intesa Sanpaolo”, iscritto all’Albo dei Gruppi Bancari
Sommario Introduzione 7 Fondi propri 11 Requisiti di capitale 21 Rischio di liquidità 27 Leverage ratio 29 Dichiarazione del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili 31 societari Contatti 33 5
Introduzione Note esplicative sull’Informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 3 A partire dal 1° gennaio 2014, sono state trasposte nell’ordinamento dell’Unione europea le riforme degli accordi del Comitato di Basilea (“Basilea 3”) volte a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, nonché a rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche stesse. Nel far ciò, il Comitato ha mantenuto l’approccio fondato su tre Pilastri che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come “Basilea 2”, integrandolo e rafforzandolo per accrescere quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari, nonché introducendo strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria. In particolare, al fine di favorire la disciplina di mercato, anche il Terzo Pilastro, riguardante gli obblighi di informativa al pubblico sull’adeguatezza patrimoniale, sull’esposizione ai rischi e sulle caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo, è stato rivisto. Le modifiche sono tese ad introdurre, fra l’altro, maggiori requisiti di trasparenza, maggiori informazioni sulla composizione del capitale regolamentare e sulle modalità con cui la banca calcola i ratios patrimoniali. Ciò premesso, in ambito comunitario i contenuti di “Basilea 3” sono stati recepiti in due atti normativi: – il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR), che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del Primo Pilastro e le regole sull’informativa al pubblico (Terzo Pilastro); – la direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV), che riguarda, fra l'altro, le condizioni per l'accesso all'attività bancaria, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale, le riserve patrimoniali addizionali. Alla normativa dell’Unione europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d’Italia in particolare con la Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione europea, nonché per tener conto delle esigenze emerse nell’esercizio della vigilanza sulle banche e sugli altri intermediari. La suddetta Circolare non detta specifiche regole per la predisposizione e pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l’elenco delle disposizioni allo scopo previste dalla CRR. La materia, quindi, è direttamente regolata da: – la CRR stessa, Parte 8 “Informativa da parte degli enti” (art. 431 – 455) e Parte 10, Titolo I, Capo 3 “Disposizioni transitorie in materia di informativa sui fondi propri” (art. 492); – i Regolamenti della Commissione europea la cui preparazione è demandata all’EBA (European Banking Authority) recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni. Il tema dell’informativa al pubblico Pillar 3 è stato anche oggetto di analisi da parte del Comitato di Basilea con il suo Standard “Revised Pillar 3 disclosure requirements” del gennaio 2015. Tale documento dà indicazioni agli organismi di vigilanza, che dovrebbero farle recepire nella normativa nazionale (nel nostro caso UE) affinché entrino in vigore. In tale ambito l’EBA il 14 dicembre 2016 ha pubblicato la versione finale degli “Orientamenti sugli obblighi di informativa ai sensi della parte otto del regolamento (UE) n. 575/2013” (EBA/GL/2016/11) fornendo orientamenti finalizzati ad accrescere e migliorare la coerenza e la comparabilità delle informazioni da fornire nel terzo Pilastro che hanno previsto a partire dal 31/12/2017, per le banche G-SII e O-SII, la pubblicazione nel Pillar III di nuove tavole, specificandone le frequenze di pubblicazione, con dettagli informativi relativi a rischio di credito e controparte - comprese le tecniche di attenuazione del rischio e la qualità del credito – nonché il rischio di mercato. Tali orientamenti sono stati, altresì, recepiti nella proposta di modifica alla CRR 575 pubblicata a novembre 2016. A fine marzo 2017, il Comitato di Basilea ha pubblicato il suo Standard “Pillar 3 disclosure requirements - consolidated and enhanced framework” che costituisce la seconda fase della revisione del quadro normativo di riferimento dell’informativa al pubblico, avviata con il citato documento del gennaio 2015. Tale revisione mira a promuovere ulteriormente la disciplina di mercato attraverso il consolidamento di tutti i requisiti già introdotti e la previsione di una selezione degli indicatori più rappresentativi delle principali dimensioni di natura prudenziale per supportare il mercato nell’analisi dei dati, rendendoli tra loro più comparabili. Nel mese di febbraio 2018 il Comitato di Basilea ha pubblicato il documento “Pillar 3 disclosure requirements - updated framework”, in consultazione fino al 25 maggio 2018, che rappresenta la terza fase di revisione dei requisiti di disclosure emanati nel 2004. La proposta in esame, in continuità con le precedenti fasi di revisione, ha l’obiettivo di costituire un framework di riferimento unico. Il documento ha l’obiettivo di promuovere la disciplina di mercato attraverso i requisiti regolamentari in tema di disclosure e contiene: requisiti nuovi o rivisti legati al consolidamento delle riforme nell’ambito del framework Basilea 3 emanate nel dicembre 2017 e che coprono in particolare i seguenti aspetti: o il rischio di credito (inclusi gli accantonamenti ai fini del trattamento prudenziale delle attività); o i rischi operativi, il leverage ratio e del credit valuation adjustment (CVA); o la determinazione degli attivi ponderati per il rischio (risk-weighted assets - RWA) calcolati con i metodi interni da legare a quelli calcolati con il metodo standard; 7
Introduzione o una panoramica della gestione del rischio, delle principali metriche prudenziali e degli RWA; requisiti relativi all’asset encumbrance; requisiti sui vincoli relativi alla distribuzione del capitale; modifica all’ambito di applicazione della disclosure sulla composizione del capitale regolamentare introdotta nel marzo 2017. Indicazioni ulteriori sul Pillar 3 sono state fornite dall’EBA (European Banking Authority) con uno specifico documento riguardante gli orientamenti sulla rilevanza, esclusività e riservatezza e sulla frequenza delle informazioni da fornire nel terzo pilastro (Guidelines on materiality, proprietary and confidentiality and on disclosures frequency under Articles 432(1), 432(2) and 433 of Regulation No (EU) 575/2013) che regola ulteriori aspetti di rilievo nella redazione del Pillar 3: – applicazione da parte degli enti del criterio della Rilevanza dell’informativa; – applicazione da parte degli enti dell‘Esclusività e della Riservatezza dell’informativa; – necessità di pubblicare le informazioni con maggiore Frequenza di quella annuale. L’EBA ha, inoltre, integrato quanto previsto dai suddetti orientamenti, emanando nel giugno 2017 le “Guidelines on LCR disclosure to complement the disclosure of liquidity risk management under Article 435 of Regulation (EU) No 575/2013” (EBA/GL/2017/01) con ulteriori requisiti informativi sul rischio di liquidità misurato attraverso il liquidity coverage ratio. Da ultimo, l’EBA nel gennaio 2018 ha emesso le “Guidelines on uniform disclosures under Article 473a of Regulation (EU) No 575/2013 as regards the transitional period for mitigating the impact of the introduction of IFRS 9 on own funds” (EBA/GL/2018/01) che definiscono gli schemi idonei a pubblicare le informazioni relative agli impatti sui fondi propri derivanti dall’introduzione del regolamento (EU) 2017/2395 contenente “Disposizioni transitorie volte ad attenuare l'impatto dell'introduzione dell'IFRS 9 sui fondi propri”. Considerato che il Gruppo ISP ha optato per il trattamento transitorio con il c.d. approccio “statico” per attenuare tale impatto, è tenuto a fornire al mercato anche le informazioni relative agli importi dei fondi propri, del capitale primario di classe 1, del capitale di classe 1, del CET1 ratio, del Tier 1 ratio, del Total ratio e del Leverage ratio a regime («fully loaded»), come se non avesse applicato tale trattamento transitorio. ****** Il presente documento è redatto, in base alle suddette disposizioni, su base consolidata con riferimento ad un’area di consolidamento “prudenziale” che coincide sostanzialmente con la definizione di Vigilanza di gruppo bancario. L’area di consolidamento prudenziale non ha evidenziato variazioni significative rispetto al 31 dicembre 2017, fatta eccezione per l’inclusione nel perimetro di consolidamento, dal 31 marzo 2018, di Eximbank s.a. (Moldavia). Per quest’ultima, riveniente dall’acquisizione di determinate attività e passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il requisito del controllo da parte di Intesa Sanpaolo era condizionato alla cessione dei crediti deteriorati della partecipata, così come certificati dal Collegio degli Esperti a seguito della due diligence, a Veneto Banca in LCA; l’atto di cessione dei suddetti crediti è stato formalizzato il 28 febbraio 2018 e in data 13 marzo 2018 si è proceduto al trasferimento delle azioni e alla registrazione di Intesa Sanpaolo in qualità di nuovo socio. In relazione al perimetro di applicazione delle disposizioni della CRR, che è riferito - come in precedenza indicato - ad un’area di consolidamento “prudenziale”, e alle prescrizioni della CRR stessa, nel presente documento non vengono illustrate tutte le tipologie di rischio cui il Gruppo Intesa Sanpaolo è esposto. Informazioni sui fondi propri e sui coefficienti di solvibilità sono pubblicate anche nei Resoconti Trimestrali e nella Relazione semestrale consolidati. Con particolare riferimento alle informazioni riguardanti la leva finanziaria, si segnala che nel febbraio 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale UE il Regolamento di esecuzione 2016/200 della Commissione, che stabilisce le norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l’informativa sul coefficiente di Leva Finanziaria, ai sensi del regolamento UE 575/2013. Di conseguenza, il Gruppo Intesa Sanpaolo ha pubblicato, a partire dal 31 marzo 2016, l’indicatore di leva finanziaria sulla base delle disposizioni contenute nell’Atto Delegato. A decorrere dal 2016 hanno trovato applicazione anche gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale anticicliche. A partire dal 31 dicembre 2016, l’informativa include quindi – oltre all'importo della riserva di capitale anticiclica – il dettaglio della distribuzione geografica delle esposizioni creditizie rilevanti ai fini del calcolo della riserva di capitale anticiclica secondo il dettaglio prescritto. Sulla base dell’art. 433 della CRR, le banche pubblicano le informazioni al pubblico previste dalla normativa comunitaria almeno su base annua, congiuntamente ai documenti di bilancio. È, inoltre, richiesto che venga valutata la necessità di pubblicare alcune o tutte le informazioni più frequentemente, alla luce delle caratteristiche rilevanti dell’attività in essere. Gli enti devono valutare, in particolare, l'eventuale necessità di pubblicare con maggiore frequenza le informazioni relative ai “Fondi propri” (art. 437) e ai “Requisiti di capitale” (art. 438), nonché le informazioni sull'esposizione al rischio o su altri elementi suscettibili di rapidi cambiamenti. In proposito occorre anche considerare le esplicite indicazioni introdotte dalle nuove Linee Guida EBA (EBA/GL/2016/11), che prevedono, per alcune informazioni, disclosure infrannuali. Tutti gli importi riportati nella presente informativa, se non altrimenti indicato, sono da intendersi in milioni di euro. Attesa la rilevanza pubblica della presente informativa, il documento è sottoscritto dal Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari ed è sottoposto ai controlli e alle verifiche stabilite dalle “Linee guida di governo amministrativo finanziario” del Gruppo, documento che definisce le regole di applicazione dell’art.154 bis del TUF nel Gruppo Intesa Sanpaolo. In particolare, il presidio del sistema dei controlli interni relativi all’informativa contabile e finanziaria è configurato per verificare in via continuativa l’adeguatezza e l’effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili a livello di Gruppo. 8
Introduzione Sul sito internet del Gruppo vengono pubblicate, alle scadenze previste, le informazioni sul valore degli indicatori dell’importanza sistemica a livello mondiale (Sezione Governance \ Risk management del sito: “Indicatori della assessment methodology per individuare le banche di rilevanza sistemica a livello globale”). 9
Fondi propri Informativa qualitativa e quantitativa Premessa Dal 1° gennaio 2014 è applicabile la disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nella Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) e nel Regolamento 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (cd. framework Basilea 3). Le disposizioni normative sopra citate sono state recepite, a livello nazionale, attraverso le seguenti circolari: Circolare Banca d’Italia n. 285: Disposizioni di vigilanza per le Banche; Circolare Banca d’Italia n. 286: Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le Banche e le Società di Intermediazione Immobiliare; Aggiornamento della Circolare Banca d’Italia n.154: Segnalazioni di vigilanza delle Istituzioni Creditizie e Finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi. Si fa presente che le disposizioni segnaletiche armonizzate presenti nelle Circolari n. 286 e 154 saranno gradualmente abrogate da quelle europee contenute nel Regolamento n. 680/2014 e dalle sue successive modifiche e integrazioni. Tale framework normativo prevede che i Fondi Propri (o Patrimonio di vigilanza) siano costituiti dai seguenti livelli di capitale: Capitale di Classe 1 (Tier 1 Capital), a sua volta composto da: o Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1); o Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1); Capitale di Classe 2 (Tier 2 - T2). La forma predominante del Tier 1 è il Common Equity, composto principalmente da strumenti di capitale (es. azioni ordinarie al netto delle azioni proprie), sovrapprezzi di emissione, riserve di utili, riserve da valutazione, interessi di minoranza computabili, oltre agli elementi in deduzione. Gli strumenti di capitale emessi, per essere computati nel Common Equity devono garantire l’assorbimento delle perdite “on going concern”, attraverso il rispetto delle seguenti caratteristiche: massimo livello di subordinazione; possibilità di sospensione del riconoscimento di dividendi/cedole a totale discrezione dell’ente emittente e in modo non cumulativo; irredimibilità; assenza di incentivi al rimborso. Allo stato attuale, con riferimento al Gruppo Intesa Sanpaolo, nessun altro strumento di capitale oltre alle azioni ordinarie rientra nel computo del Common Equity. Sono inoltre previsti alcuni filtri prudenziali con effetto sul Common Equity: filtro su utili legati a margini futuri derivanti da operazioni di cartolarizzazione; filtro sulle riserve per coperture di Cash Flow Hedge (CFH); filtro su utili o perdite su passività al fair value (derivative e no) connessi alle variazioni del proprio merito creditizio; rettifiche di valore su attività al fair value connesse alla cosiddetta “Prudent valuation”. La normativa prevede anche una serie di elementi da dedurre dal Capitale primario di Classe 1: perdite relative all’esercizio in corso; avviamento, intangibili e attività immateriali residuali; attività per imposte anticipate (DTA) connesse alla redditività futura ma non derivanti da differenze temporanee (es. DTA su perdite portate a nuovo); eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive (shortfall reserve) per le posizioni ponderate secondo metodi IRB; attività nette derivanti da piani pensionistici a benefici definiti; gli strumenti di capitale primario di classe 1 detenuti dall’ente direttamente, indirettamente e sinteticamente; esposizioni per le quali si è scelta l’opzione della deduzione in luogo della ponderazione al 1.250% tra gli RWA; investimenti non significativi in strumenti di CET1 emessi da società del settore finanziario (dedotti per la parte che eccede la franchigia prevista dalla normativa); attività per imposte anticipate (DTA) che dipendono dalla redditività futura e che derivano da differenze temporanee (dedotte per l’ammontare che eccede le franchigie previste dalla normativa); investimenti significativi in strumenti di CET1 emessi da società del settore finanziario (dedotti per la parte che eccede le franchigie previste dalla normativa). 11
Fondi Propri Nella categoria dell’AT1 vengono in genere ricompresi gli strumenti di capitale diversi dalle azioni ordinarie (che sono computabili nel Common Equity) e che rispettano i requisiti normativi per l’inclusione in tale livello dei Fondi propri (ad esempio le azioni di risparmio o gli strumenti di capitale AT1). Il Capitale di Classe 2 (Tier 2) è composto principalmente dalle passività subordinate computabili e dalle eventuali eccedenze delle rettifiche di valore rispetto alle perdite attese (excess reserve) per le posizioni ponderate secondo i metodi IRB. Fatta eccezione per l’applicazione dell’art. 473 del Regolamento UE 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013, relativo all’introduzione delle modifiche allo IAS 19 per il solo 2018, al 31 dicembre 2017 si è conclusa la fase transitoria relativa all’introduzione del framework regolamentare “Basilea 3” che prevedeva la parziale computabilità o deducibilità dai Fondi Propri di taluni elementi secondo quanto previsto dalla Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) e dalla CRR. Anche per gli strumenti subordinati che non rispettano i requisiti previsti dalle nuove disposizioni normative sono previste specifiche disposizioni transitorie, volte all’esclusione graduale dai Fondi propri (in un arco temporale di 8 anni che si concluderà nel 2021) degli strumenti non più computabili. A partire dal 1° gennaio 2018, per contro, ha preso avvio il periodo transitorio (2018-2022) volto a mitigare gli impatti patrimoniali legati all’introduzione del nuovo principio contabile IFRS 9. Il Gruppo Intesa Sanpaolo, infatti, avvalendosi della facoltà prevista dal Regolamento UE 2935/2017, ha optato per adottare l’approccio “statico” che consente di sterilizzare nel proprio CET1 una quota progressivamente decrescente dell’impatto IFRS 9 relativo alla sola componente di FTA relativa all’impairment. In particolare, la risultante dal confronto tra le rettifiche di valore IAS 39 al 31/12/2017 e quelle IFRS 9 all’1/1/2018 - relative ai crediti e titoli in bonis (stage 1 e 2) ed alle rettifiche su NPL (stage 3) al netto della fiscalità e azzerata l’eventuale shortfall reserve - viene re-inclusa nel patrimonio secondo percentuali di phase-in pari a 95% nel 2018, 85% nel 2019, 70% nel 2020, 50% nel 2021 e infine 25% nel 2022. Nel corso del periodo transitorio, il Gruppo potrà inoltre scegliere di cambiare tale approccio una sola volta, previa autorizzazione da parte dell’autorità di vigilanza, passando così dall’approccio “statico” a quello “dinamico” o eventualmente sospendendo l’applicazione del trattamento transitorio a favore del regime “fully loaded”. 12
Fondi Propri Composizione dei Fondi propri La composizione dei Fondi propri del Gruppo Intesa Sanpaolo al 31 marzo 2018 è sintetizzata nella tavola sottostante. (milioni di euro) 31.03.2018 31.12.2017 A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 45.515 48.219 di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie - - B. Filtri prudenziali del CET1 (+ / -) -1.457 -1.272 C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/- B) 44.058 46.947 D. Elementi da dedurre dal CET 1 -9.922 -10.176 E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-) 3.373 1.280 F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) (C-D +/-E) 37.509 38.051 G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio) 5.432 5.640 di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie 820 1.025 H. Elementi da dedurre dall'AT1 - - I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-) - -226 L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) (G - H +/- I) 5.432 5.414 M. Capitale di classe 2 (Tier 2 - T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio 9.456 8.776 di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie 741 541 N. Elementi da dedurre dal T2 -827 -821 O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+ / -) -903 -47 P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 - T2) (M - N +/- O) 7.726 7.908 Q. Totale fondi propri (F + L + P) 50.667 51.373 Nelle tabelle successive viene riepilogato il dettaglio dei diversi livelli di capitale prima delle rettifiche regolamentari e delle rettifiche del regime transitorio, nonché la riconciliazione del Capitale primario di Classe 1 con il Patrimonio netto contabile. Relativamente alle rettifiche del regime transitorio, si segnala che per la computabilità di: strumenti in Grandfathering; interessi di minoranza; filtro IAS 19 su riserve da valutazione per utili o perdite attuariali su piani a benefici definiti (per il 2018); filtro FTA IFRS 9 (ex art 473 bis che emenda il Regolamento UE 575/2013); altre voci minori; è stato previsto dalla normativa un trattamento specifico, che favorisce un’entrata a regime graduale delle regole, da applicare durante il periodo transitorio. A tale proposito sono state previste percentuali specifiche per le deduzioni e per la computabilità nel Common Equity. In particolare si segnala che i fondi propri consolidati hanno beneficiato della norma che consente di rilevare gradualmente nel patrimonio di vigilanza gli effetti derivanti dall’applicazione dello IAS 19 entrato in vigore il 1° gennaio 2013. L’ammontare del “filtro prudenziale” a valere sulla riserva di Utili (Perdite) attuariali su piani previdenziali a benefici definiti, negativa per circa 662 milioni, risulta pari a circa 115 milioni. 13
Fondi Propri Riconciliazione tra il Patrimonio netto contabile e il Capitale primario di Classe 1 (milioni di euro) Voci 31.03.2018 31.12.2017 Patrimonio netto di Gruppo 54.552 56.205 Patrimonio netto di terzi 342 399 Patrimonio netto dallo Stato patrimoniale 54.894 56.604 Rettifiche per strumenti computabili nell'AT1 o nel T2 e utile di periodo - Capitale delle azioni di risparmio computabile nell'AT1 -485 -485 - Altri strumenti di capitale computabili nell'AT1 -4.121 -4.121 - Interessi di minoranza computabili nell'AT1 -5 -9 - Interessi di minoranza computabili nel T2 -3 -5 - Interessi di minoranza non computabili a regime -305 -335 - Utile di periodo non computabile (a) -1.102 -3.500 - Azioni proprie incluse tra le rettifiche regolamentari 94 94 (b) - Altre componenti non computabili a regime -3.452 -24 Capitale primario di Classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari 45.515 48.219 (c) Rettifiche regolamentari (incluse rettifiche del periodo transitorio) -8.006 -10.168 Capitale primario di Classe 1 (CET1) al netto delle rettifiche regolamentari 37.509 38.051 (a) Nel Capitale primario di Classe 1 al 31 marzo 2018 si è tenuto conto dell’utile del 1° trimestre 2018, al netto del relativo dividendo, calcolato tenendo conto del payout previsto dal Piano d’Impresa 2018-2021 (85% per il 2018), e degli altri oneri prevedibili (rateo cedolare sugli strumenti di Additional Tier 1). (b) L'importo al 31 marzo 2018 include principalmente il dividendo e la quota destinata a beneficenza a valere sull'utile 2017, deliberati dall'Assemblea del 27 aprile 2018. (c) Le rettifiche del periodo transitorio al 31 marzo 2018 tengono conto del filtro prudenziale che consente la re-introduzione nel Common Equity di una quota progressivamente decrescente fino al 2022 (95% nel 2018) dell’impatto dell’IFRS 9. Di seguito si riportano informazioni di maggior dettaglio sulla composizione dei singoli livelli di capitale che costituiscono i Fondi propri. 14
Fondi Propri Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) (milioni di euro) Informazione 31.03.2018 31.12.2017 Capitale primario di Classe 1 (CET1) Capitale - azioni ordinarie 8.247 8.247 Sovrapprezzi di emissione 26.006 26.006 Riserve (a) 14.843 10.890 (b) Riserve other comprehensive income -331 -790 Utile o Perdita di periodo 1.252 7.316 Utile o Perdita di periodo non computabile -1.102 - (c) Dividendi in distribuzione e altri oneri prevedibili -3.426 -3.500 Interessi di minoranza 26 50 Capitale primario di Classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari 45.515 48.219 Capitale primario di Classe 1 (CET1): Rettifiche regolamentari Azioni proprie -94 -94 Avviamento -4.076 -4.079 Altre immobilizzazioni immateriali -3.022 -3.103 Attivita fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e che non derivano da differenze temporanee -1.360 -1.417 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese (shortfall reserve) -247 -530 Attività dei fondi pensione a prestazioni definite - - Filtri prudenziali 795 756 - di cui Riserve di Cash Flow Hedge 944 1.000 - di cui Utili o Perdite derivanti dalla variazione del proprio merito creditizio (DVA) 46 -36 - di cui Rettifiche di valore di vigilanza (prudent valuation) -195 -208 - di cui Altri filtri prudenziali - - Esposizioni verso cartolarizzazioni dedotte anziché ponderate con fattore di ponderazione pari a 1250% -226 -252 Investimenti non significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, - - indirettamente e sinteticamente che superano la soglia del 10% del Common Equity Detrazioni con soglia del 10% (d) -2.026 -1.776 - di cui Attività fiscali differite (DTA) che dipendono dalla redditività futura e che derivano da differenze temporanee - - - di cui Investimenti significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, -2.026 -1.776 indirettamente e sinteticamente Detrazioni con soglia del 17,65% (e) -706 -560 Elementi positivi o negativi - altri -417 -393 Totale delle rettifiche regolamentari al Capitale primario di Classe 1 (CET1) -11.379 -11.448 Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (CET1) 3.373 1.280 Capitale primario di Classe 1 (CET1) - Totale 37.509 38.051 (a) Quota computabile nel CET1, comprende un effetto negativo pari a circa 3.265 milioni derivante dall'applicazione dell'IFRS9. (b) La voce "Riserve Other Comprehensive Income" comprende un effetto positivo pari a circa 328 milioni derivante dall'applicazione dell'IFRS9. (c) Al 31 Dicembre 2017 il dato tiene conto dei dividendi a valere sui risultati 2017, della quota parte della remunerazione degli strumenti AT1 emessi alla data e della quota di utile 2017 destinata a beneficenza, al netto dell'effetto fiscale. (d) Per il dettaglio del calcolo delle soglie per la deduzione si rinvia alla tabella apposita. (e) Le detrazioni segnalate fanno riferimento solamente alle DTA e agli Investimenti significativi non dedotti nella soglia del 10%. Nel Capitale primario di Classe 1 si è tenuto conto dell’utile di periodo, in quanto sono state rispettate le condizioni regolamentari per la sua inclusione (art. 26, comma 2 della CRR) al netto del relativo dividendo, calcolato tenendo conto del payout previsto dal Piano d’Impresa 2018-2021 (85% per il 2018), e degli altri oneri prevedibili. Come previsto dall’articolo 258 del Regolamento (UE) n.575/2013 che disciplina la fattispecie, in luogo della ponderazione delle posizioni verso cartolarizzazioni che possiedono i requisiti per ricevere una ponderazione del 1.250%, si è scelto di procedere con la deduzione diretta di tali esposizioni dai Fondi Propri. Il valore di tale deduzione al 31 marzo 2018 è pari a 226 milioni. 15
Fondi Propri Gli “Elementi negativi – altri” includono principalmente la sterilizzazione nel capitale primario dei benefici patrimoniali per imposte prepagate (DTA - Deferred Tax Asset) connesse con affrancamenti plurimi di un medesimo avviamento. L’importo del filtro al 31 marzo 2018 è pari a 204 milioni. Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) (milioni di euro) Informazione 31.03.2018 31.12.2017 Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) Azioni di risparmio 485 485 Altri strumenti di AT1 4.121 4.121 Interessi di minoranza 6 9 Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 4.612 4.615 Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1): Rettifiche regolamentari Investimenti non significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, - - indirettamente e sinteticamente Investimenti significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, - - indirettamente e sinteticamente Elementi positivi o negativi - altri - - Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) - - Totale delle rettifiche nel periodo transitorio inclusi interessi di minoranza (AT1) - -226 Strumenti di AT1 computabili in Grandfathering 820 1.025 Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) - Totale 5.432 5.414 I termini e le condizioni completi di tutti gli strumenti di capitale primario di classe 1, di capitale aggiuntivo di classe 1 e di capitale di classe 2 sono stati riportati nell’Allegato 1 del Terzo Pilastro di Basilea 3 - Informativa al pubblico al 31 dicembre 2017. 16
Fondi Propri Strumenti del Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) computabili in Grandfathering e Altri strumenti di AT1 Emittente Tasso di Step- Data Data Rimborso Val. Oggetto Importo Apporto al Concedente interesse up di di anticipato di grand- originario patrimonio emissione scadenza a partire fathering in unità di di dal valuta vigilanza (milioni di euro) 8,375% fisso fino al 14/10/2019; poi Euribor Intesa Sanpaolo SI 14-ott-2009 perpetuo 14-ott-2019 Eur SI 1.500.000.000 387 a 3 mesi + 687 b.p./anno fino al 20/6/2018 escluso: 8,047%; Intesa Sanpaolo SI 20-giu-2008 perpetuo 20-giu-2018 Eur SI 1.250.000.000 303 successivamente Euribor 3 mesi + 4,10% 8,698% fino al 24/9/2018 escluso; Intesa Sanpaolo SI 24-set-2008 perpetuo 24-set-2018 Eur SI 250.000.000 130 successivamente Euribor 3 mesi+5.05% Totale strumenti del capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a disposizioni transitorie 820 Intesa Sanpaolo 6,25% fisso NO 16-mag-2017 perpetuo 16-mag-2024 Eur NO 750.000.000 750 7,70% fisso (fino alla Intesa Sanpaolo NO 19-gen-2016 perpetuo 19-gen-2021 Eur NO 1.250.000.000 1.250 prima data di call) 7,75% fisso (fino alla Intesa Sanpaolo NO 11-gen-2017 perpetuo 11-gen-2027 Eur NO 1.250.000.000 1.250 prima data di call) 7,70% fisso (fino alla Intesa Sanpaolo NO 17-set-2015 perpetuo 17-set-2025 Usd NO 1.000.000.000 871 prima data di call) Totale strumenti del capitale aggiuntivo di classe 1 non soggetti a disposizioni transitorie 4.121 Totale strumenti del capitale aggiuntivo di classe 1 4.941 Capitale di Classe 2 (Tier 2 - T2) (milioni di euro) Informazione 31.03.2018 31.12.2017 Capitale di Classe 2 (T2) Strumenti di T2 7.809 8.105 Interessi di minoranza 3 5 Eccedenza delle rettifiche di valore rispetto alla perdite attese (excess reserve) 903 125 Capitale di Classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 8.715 8.235 Capitale di Classe 2 (T2): Rettifiche regolamentari Investimenti non significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, - - indirettamente e sinteticamente Investimenti significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, -827 -821 indirettamente e sinteticamente Elementi positivi o negativi - altri - - Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di Classe 2 (T2) -827 -821 Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (T2) -903 -47 Strumenti di T2 computabili in Grandfathering 741 541 Capitale di Classe 2 (T2) - Totale 7.726 7.908 17
Fondi Propri Strumenti del Capitale di Classe 2 (Tier 2 - T2) Emittente Concedente Tasso di interesse Step- Data Data Rimborso Val. Oggetto Importo Apporto al up di di anticipato di grand- originario patrimonio emissione scadenza a partire fathering in unità di di dal valuta vigilanza (milioni di euro) 8,375% fisso fino al Intesa Sanpaolo (*) 14/10/2019; poi Euribor a 3 SI 14-ott-2009 perpetuo 14-ott-2019 Eur SI 1.500.000.000 344 mesi + 687 b.p./anno fino al 20/6/2018 escluso: Intesa Sanpaolo (*) 8,047%; successivamente SI 20-giu-2008 perpetuo 20-giu-2018 Eur SI 1.250.000.000 269 Euribor 3 mesi + 4,10% 8,698% fino al 24/9/2018 Intesa Sanpaolo (*) escluso; successivamente SI 24-set-2008 perpetuo 24-set-2018 Eur SI 250.000.000 116 Euribor 3 mesi+5.05% fino al 18/3/2019 escluso: 5,625% p.a.; 18-mar- 18-mar- Intesa Sanpaolo SI 18-mar-2004 Gbp SI 165.000.000 12 successivamente: Sterling 2024 2019 Libor 3 mesi + 1,125 p.a. Totale strumenti del capitale di classe 2 soggetti a disposizioni transitorie 741 Intesa Sanpaolo Euribor 3 mesi+1,9%/4 NO 26-set-2017 26-set-2024 NO Eur NO 724.000.000 724 Intesa Sanpaolo 5,017% fisso NO 26-giu-2014 26-giu-2024 NO Usd NO 2.000.000.000 1.592 Intesa Sanpaolo 6,6625% fisso NO 13-set-2013 13-set-2023 NO Eur NO 1.445.656.000 1.409 Intesa Sanpaolo 5,71% fisso NO 15-gen-2016 15-gen- NO Usd NO 1.500.000.000 1.190 2026 Intesa Sanpaolo 3,928% fisso NO 15-set-2014 15-set-2026 NO Eur NO 1.000.000.000 980 Intesa Sanpaolo Euribor 3 mesi + 237 p.b./4 NO 30-giu-2015 30-giu-2022 NO Eur NO 781.962.000 665 Intesa Sanpaolo 5,15% fisso NO 16-lug-2010 16-lug-2020 NO Eur NO 1.250.000.000 423 Intesa Sanpaolo 5% fisso NO 23-set-2009 23-set-2019 NO Eur NO 1.500.000.000 310 Intesa Sanpaolo 2,855% fisso NO 23-apr-2015 23-apr- NO Eur NO 500.000.000 480 2025 Intesa Sanpaolo 6,625% fisso NO 08-mag-2008 08-mag- NO Eur NO 1.250.000.000 17 2018 5,75% fisso; dal 28/05/2013 28-mag- Intesa Sanpaolo SI 28-mag-2008 NO Eur NO 1.000.000.000 8 Euribor 3 mesi +1.98% 2018 Intesa Sanpaolo 6,16 % fisso NO 27-giu-2008 27-giu-2018 NO Eur NO 120.000.000 6 fino al 26/6/2013 escluso: 4,375% p.a.; Intesa Sanpaolo SI 26-giu-2006 26-giu-2018 NO Eur NO 500.000.000 5 successivamente: Euribor 3 mesi + 1,00% p.a. Totale strumenti del capitale di classe 2 non soggetti a disposizioni transitorie 7.809 Totale strumenti del capitale di classe 2 8.550 (*) Strumento oggetto di "Grandfathering" nel capitale aggiuntivo di classe 1, quota oggetto di cap ex art. 486 del regolamento UE 575/2013 (CRR). 18
Fondi Propri Soglie per la deduzione delle DTA e degli investimenti in società del settore finanziario (milioni di euro) Informazione 31.03.2018 31.12.2017 A. Soglia del 10% per gli investimenti non significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore finanziario 3.687 3.912 B. Soglia del 10% per gli investimenti significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore finanziario e per le 3.687 3.912 DTA che dipendono dalla redditività futura e che derivano da differenze temporanee C. Soglia del 17,65% per gli Investimenti significativi e le DTA non dedotti nella soglia descritta al punto B 5.121 5.517 La normativa prevede che per alcune rettifiche regolamentari, quali quelle previste per le DTA che si basano sulla redditività futura e che derivano da differenze temporanee e per gli investimenti significativi e non in strumenti di CET1 emessi da società del settore finanziario, vengano applicate determinate soglie o “franchigie” per la deduzione, calcolate sul Common Equity determinato con modalità differenti. Per gli investimenti non significativi in strumenti di CET1 emessi da società del settore finanziario è prevista la deduzione degli importi che superano il 10% del CET1, ante deduzioni derivanti dal superamento delle soglie. Per gli investimenti significativi in strumenti di CET1 e le DTA è invece prevista una prima soglia per la deduzione sempre calcolata come 10% del CET1, ante deduzioni derivanti dal superamento delle soglie, adeguato per tenere conto dell’eventuale superamento della soglia descritta al punto precedente. È prevista poi un’ulteriore soglia, calcolata sul 17,65% del Common Equity rettificato come per la soglia precedente al 10%, da applicarsi in aggregato sugli importi non dedotti con la prima soglia. Tutti gli importi non dedotti relativi alle quota di investimenti significativi e alle attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee verranno inclusi tra le attività ponderate per il rischio secondo un fattore di ponderazione pari a 250%. Rettifiche nel regime transitorio al 31 marzo 2018 Di seguito si riportano informazioni di maggior dettaglio riguardo l’impatto del regime transitorio sui diversi livelli di capitale per il periodo in esame. (milioni di euro) Voce RETTIFICHE AL CET1 RETTIFICHE RETTIFICHE ALL'AT1 AL T2 Valori Rettifiche Effetto computabili al netto /deducibili CET1 sul a regime CET1 alla data Strumenti computabili in Grandfathering - - - 820 741 Interessi di minoranza 26 - 26 - - Altre rettifiche nel periodo transitorio 655 - 655 - - - di cui Utili non realizzati derivanti da attività al Fair value 655 - 655 - - - di cui Perdite non realizzate derivanti da attività al Fair value - - - - - Rettifiche regolamentari -4.295 399 -3.896 - - - di cui Attivita fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e che non -1.360 - -1.360 - - derivano da differenze temporanee - di cui Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese -247 - -247 - - (shortfall reserve) - di cui Riserve IAS 19 -662 117 -545 - - - di cui Investimenti non significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore - - - - - finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente - di cui Attivita fiscali differite (DTA) che dipendono dalla redditività futura e che - - - - - derivano da differenze temporanee - di cui Investimenti significativi in strumenti di CET1 di soggetti del settore -2.026 282 -1.744 - - finanziario detenuti direttamente, indirettamente e sinteticamente Altri filtri e rettifiche - 272 272 - - Aggiustamenti dovuti a disposizioni transitorie dell'IFRS9 -2.845 2.702 -143 - -903 Totale delle rettifiche nel periodo transitorio e strumenti computabili in -6.459 3.373 -3.086 820 -162 Grandfathering 19
Requisiti di capitale Informativa qualitativa e quantitativa Sulla base delle disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche (Circolare di Banca d’Italia n.285 del 17 dicembre 2013 e successivi aggiornamenti), che recepiscono gli ordinamenti in materia di misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali (Basilea 3), a marzo 2018 i fondi propri complessivi del Gruppo devono rappresentare almeno l’11,59% (Total capital ratio comprensivo del requisito minimo di Pillar I, del requisito aggiuntivo di Pillar II pari all’1,5%, della riserva di conservazione del capitale, pari all’1,875% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018, del requisito aggiuntivo O-SII Buffer, pari allo 0,19% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018, e della riserva di capitale anticiclica specifica dell’ente, pari a 0,02% nel primo trimestre 2018) del totale delle attività ponderate derivanti dai rischi tipici dell’attività bancaria e finanziaria (rischi di credito, di controparte, di mercato e operativi), pesati in base alla segmentazione regolamentare delle controparti debitrici e tenendo conto delle tecniche di mitigazione del rischio di credito e della riduzione dei rischi operativi a seguito di coperture assicurative. Le autorità competenti, nell’ambito del processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process - SREP), possono prevedere requisiti patrimoniali più alti rispetto a quelli risultanti dall’applicazione delle disposizioni normative. Come già illustrato nella Sezione dedicata ai “Fondi propri”, il Patrimonio di vigilanza complessivo è composto dalla somma algebrica degli elementi di seguito specificati: – Capitale di Classe 1 o Tier 1 (in grado di assorbire le perdite in condizioni di continuità d’impresa). Tale patrimonio si suddivide in Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1) e Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1); – Capitale di Classe 2 o Tier 2 (in grado di assorbire le perdite in caso di crisi). Gli elementi indicati in precedenza sono soggetti ai seguenti limiti: – il Common Equity Tier 1 deve essere pari, in qualsiasi momento, ad almeno il 4,5% delle attività ponderate per il rischio; – il Tier 1 deve essere pari, in qualsiasi momento, ad almeno il 6% delle attività ponderate per il rischio; – i Fondi propri (il Patrimonio di vigilanza complessivo), pari al Capitale di Classe 1 più il Capitale di Classe 2, devono essere pari in qualsiasi momento ad almeno l’8,0% delle attività ponderate per il rischio. A seguito del Supervisory Review and Evaluation Process (SREP), la BCE fornisce annualmente la decisione finale del requisito patrimoniale che Intesa Sanpaolo deve rispettare a livello consolidato. Il 22 dicembre 2017 Intesa Sanpaolo ha ricevuto la decisione finale della BCE riguardante il requisito patrimoniale da rispettare complessivamente in termini di Common Equity Tier 1 ratio a partire dal 1° gennaio 2018, fissato all’ 8,065% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018 e a 9,25% secondo i criteri a regime. A determinare il requisito relativo al Common Equity Tier 1 ratio per il 2018 concorrono: a) il requisito SREP in termini di Total Capital ratio pari a 9,5%, che comprende il requisito minimo di Pillar I dell’8%, nel cui ambito 4,5% in termini di Common Equity Tier 1 ratio, e 1,5% di requisito aggiuntivo di Pillar II, interamente in termini di Common Equity Tier 1 ratio; b) il requisito aggiuntivo relativo al Capital Conservation Buffer, pari all’1,875% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018 e a 2,5%, secondo i criteri a regime nel 2019 e il requisito aggiuntivo O-SII Buffer (Other Systemically Important Institutions Buffer), pari allo 0,19% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018 e a 0,75% secondo i criteri a regime nel 2021. Considerando il requisito aggiuntivo costituito dalla riserva di capitale anticiclica specifica dell’ente (Institution specific Countercyclical Capital Buffer) pari a 0,07%1, in base alle ultime informazioni disponibili, il requisito di Common Equity Tier 1 ratio da rispettare risulta pari a 8,135% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018 e a 9,32% secondo i criteri a regime. Per quanto riguarda i rischi creditizi, non si segnalano variazioni nell’ambito di applicazione dei modelli interni rispetto al 31 dicembre 2017. Lo sviluppo dei sistemi IRB procede secondo un piano presentato all’Organo di Vigilanza. Non si segnalano infine variazioni nell’ambito di applicazione dei modelli interni relativi al rischio di controparte per i derivati OTC e ai rischi operativi rispetto al 31 dicembre 2017. Il resoconto annuale del processo di controllo prudenziale ai fini di adeguatezza patrimoniale (ICAAP), basato sull’utilizzo esteso delle metodologie interne di misurazione dei rischi, di determinazione del capitale interno e del capitale complessivo disponibile, è stato approvato e inviato alla BCE nel mese di aprile 2018. 1 Calcolata considerando l’esposizione al 31 marzo 2018 nei vari Paesi in cui è presente il Gruppo e i rispettivi requisiti stabiliti dalle competenti autorità nazionali, nel corso del 2018-2019 se disponibili o al più recente aggiornamento del periodo di riferimento (requisito pari a zero per l’Italia per il secondo trimestre 2018). 21
Requisiti di capitale EU OV1 – Overview delle esposizioni ponderate per il rischio (RWA) (milioni di euro) REQUISITI DI RWA CAPITALE MINIMI 31.03.2018 31.12.2017 31.03.2018 1 Rischio di Credito (escluso CCR) 223.090 224.426 17.847 Art 438(c)(d) 2 di cui: con metodo standardizzato 87.886 89.908 7.031 Art 438(c)(d) 3 Di cui con metodo IRB di base (IRB Foundation) 1.240 1.319 99 Art 438(c)(d) 4 Di cui con metodo IRB avanzato (IRB Advanced) 127.888 129.078 10.231 Di cui strumenti di capitale con metodo della ponderazione Art 438(d) 5 6.076 4.121 486 semplice o PD/LGD Art 107, Art 6 CCR 7.892 7.922 631 438(c)(d) Art 438(c)(d) 7 Di cui metodo del valore di mercato 1.786 1.852 143 Art 438(c)(d) 8 Di cui esposizione originaria - - - 9 Di cui con metodo standardizzato - - - 10 Di cui con metodo dei modelli interni (IMM) 4.675 4.652 374 Di cui importo dell’esposizione al rischio per i contributi Art 438(c)(d) 11 544 473 43 al fondo di garanzia di una controparte centrale (CCP) Art 438(c)(d) 12 Di cui CVA 887 945 71 Art 438(e) 13 Rischio di regolamento 1 1 - Esposizioni verso le cartolarizzazioni incluse nel Art 449(o)(i) 14 3.032 3.247 242 portafoglio bancario (tenendo conto del massimale) 15 Di cui con metodo IRB 264 237 21 16 Di cui con metodo della formula di vigilanza IRB (SFA) 495 663 39 17 Di cui con metodo della valutazione interna (IAA) - - - 18 Di cui con metodo standardizzato 2.273 2.347 182 Art 438(e) 19 Rischio di Mercato 15.752 17.832 1.261 20 Di cui con metodo standardizzato 2.469 2.607 198 21 Di cui con IMA 13.283 15.225 1.063 Art 438(e) 22 Grandi Esposizioni - - - Art 438(f) 23 Rischio Operativo 18.617 18.597 1.489 24 Di cui con metodo base 779 759 62 25 Di cui con metodo standardizzato 2.325 2.325 186 26 Di cui con metodo avanzato 15.513 15.513 1.241 Art 437(2), Importi al di sotto delle soglie per la deduzione (soggetti 27 14.046 14.800 1.124 48,60 a fattore di ponderazione del rischio del 250 %) Art 500 28 Rettifiche per l’applicazione della soglia minima - - - 29 TOTALE 282.430 286.825 22.594 22
Requisiti di capitale L’ammontare complessivo delle esposizioni ponderate per il rischio rilevate al 31 marzo 2018 è pari a 282.430 milioni, con una variazione di circa -4,4 miliardi rispetto al 31 dicembre 2017. I contributi che concorrono a tale variazione sono: – Rischi di Credito per -1,3 miliardi: la riduzione dei modelli interni IRB (-1,3 miliardi) e Standard (-2 miliardi) è in parte compensata dall’incremento delle esposizioni in strumenti di capitale con ponderazione semplice e ponderazione basata sul metodo PD/LGD (+2 miliardi), che risentono del termine della facoltà transitoria Grandfathering concessa per il calcolo dei requisiti di capitale delle partecipazioni acquisite prima del 31 dicembre 2007; – Rischi di Mercato per -2,1 miliardi, di cui -1,9 miliardi relativi a movimentazioni con metodo IMA; – Esposizioni al di sotto delle soglie per la deduzione per -0,75 miliardi; – Esposizioni verso cartolarizzazioni per -0,2 miliardi. Per quanto riguarda le movimentazioni degli RWA con metodi IRB, IMM e IMA, si rimanda ai commenti qualitativi in calce alle tavole di RWA Flow Statement (EU CR8, EU CCR7 e EU MR2-B). EU CR8 - Movimentazione degli RWA delle esposizioni soggette al rischio di credito in base al metodo IRB nel 1° trimestre (milioni di euro) IMPORTI DEGLI REQUISITI RWA DI CAPITALE 1 RWA al 31 dicembre 2017 136.625 10.930 2 Effetto volumi 1.128 90 3 Qualità delle attività -6.218 -497 4 Aggiornamenti del modello 5.011 401 5 Metodologia e variazioni regolamentari 972 78 6 Acquisizioni e dismissioni - - 7 Effetto del tasso di cambio 389 31 8 Altro 6.027 482 9 RWA al 31 marzo 2018 (*) 143.934 11.515 (*) Al 31 marzo 2018 il valore di RWA riferito ai modelli IRB pari a 143.934 milioni è attribuibile per 1.240 milioni al metodo IRB di base (Riga 3 EU OV1), per 127.888 milioni al metodo IRB avanzato (Riga 4 EU OV1), per 6.076 milioni a strumenti di capitale valutati con metodo della ponderazione semplice o PD/LGD (Riga 5 EU OV1), per 8.730 milioni ad importi al di sotto delle soglie per la deduzione (Riga 27 EU OV1). Con riferimento alle variazioni dei RWA relative alle esposizioni soggette al rischio di credito valutate con metodologia avanzata (per le quali l’importo ponderato per il rischio è determinato conformemente alla parte tre, titolo II, capo 3, della CRR e il relativo requisito di capitale è determinato conformemente all’articolo 92, paragrafo 3, lettera a), si rilevano i seguenti importi: 136.625 milioni al 31 dicembre 2017 e 143.934 milioni a fine marzo 2018. La variazione positiva pari a 7.309 milioni intercorsa tra i due periodi è scomponibile nei seguenti effetti: +1.128 milioni imputabili all’effetto volumi; +5.011 milioni attribuibili all’assegnazione di nuovi valori di LGD per il portafoglio Corporate bonis a seguito dell’aggiornamento annuale delle serie storiche (Aggiornamenti del modello); +972 milioni ascrivibili alla scadenza, normativamente prevista (grandfathering), del regime transitorio per il trattamento a Standard delle partecipazioni acquisite prima del 31 dicembre 2007 (Metodologia e variazioni regolamentari); +389 milioni imputabili alle variazione sui tassi di cambio per le esposizioni in valuta originaria diversa dall’euro; +6.027 milioni principalmente attribuibili alla riclassificazione a IRBA degli investimenti significativi di capitale, ancorché con il mantenimento della ponderazione fissa del 250%, a fronte della scadenza del regime transitorio già commentato in precedenza (Altro). Gli effetti di cui sopra sono parzialmente compensati da una riduzione dei RWA pari a -6.218 milioni, dovuta al miglioramento della qualità del credito concesso alle controparti presenti in portafoglio (Qualità delle attività). 23
Requisiti di capitale EU CCR7 - Movimentazioni degli RWA delle esposizioni soggette al rischio di controparte in base a IMM nel 1° trimestre (milioni di euro) Importi degli RWA Requisiti di capitale 1 RWA al 31 dicembre 2017 4.652 372 2 Effetto volumi 150 12 3 Qualità creditizia delle controparti -288 -23 4 Aggiornamenti nei modelli di rischio (solo IMM) 160 13 5 Metodologia e variazioni regolamentari (solo IMM) - - 6 Acquisizioni e dismissioni - - 7 Effetto del tasso di cambio 1 - 8 Altro - - 9 RWA al 31 marzo 2018 4.675 374 Con riferimento alle variazioni sui RWA relative alle esposizioni al CCR (derivati e SFT, determinate in base all’IMM, conformemente alla parte tre, titolo II, capo 6, della CRR) si rilevano i seguenti importi: 4.652 milioni al 31 dicembre 2017 e 4.675 milioni a fine marzo 2018. La variazione positiva pari a +23 milioni intercorsa tra i due periodi è scomponibile nei seguenti effetti: +150 milioni imputabili all’effetto volumi; +160 milioni ascrivibili al recepimento di una nuova griglia di LGD per il portafoglio Corporate bonis a seguito dell’aggiornamento annuale delle serie storiche (Aggiornamenti nei modelli di rischio IMM) e +1 milione relativo agli effetti sui tassi di cambio; i suddetti impatti sono parzialmente compensati dall’effetto, pari a - 288 milioni, a seguito del miglioramento della qualità del credito concesso alle controparti (Qualità creditizia delle controparti). EU MR2-B – Movimentazione degli RWA delle esposizioni soggette al rischio di mercato in base al metodo IMA nel 1° trimestre (milioni di euro) VaR SVaR IRC Comprehensive Altro Totale Totale risk measure RWA requisiti di capitale 1 RWA al 31 dicembre 2017 3.076 9.956 2.107 - 86 15.225 1.218 1a Aggiustamenti regolamentari - - - - - - - RWA alla fine del trimestre precedente (end-of- 1b 2.635 8.747 1.630 - 84 13.096 1.048 day) 2 Variazioni dei livelli di rischio -447 -1.373 -80 - -42 -1.942 -155 3 Aggiornamenti/modifiche del modello - - - - - - - 4 Metodologia e policies - - - - - - - 5 Acquisizioni e dismissioni - - - - - - - 6 Effetti del tasso di cambio - - - - - - - 7 Altro - - - - - - - RWA alla fine del periodo di segnalazione (end- 8a 2.611 8.631 1.842 - 42 13.126 1.050 of-day) 8b Aggiustamenti regolamentari - - - - - - - 8 RWA al 31 marzo 2018 2.629 8.583 2.027 - 44 13.283 1.063 Gli RWA relativi ai rischi di mercato sono calati di circa due miliardi rispetto al trimestre precedente. Le misure di VaR risultano in diminuzione (-447 milioni) a seguito della riduzione della volatilità degli spread creditizi. Le misure di Stressed VaR (-1.373 milioni) beneficiano della riduzione delle esposizioni su indici di credito. Riserva di capitale anticiclica specifica dell’ente Di seguito si riporta l’informativa relativa alla “Riserva di capitale anticiclica”, predisposta sulla base dei coefficienti applicabili al 31 marzo 2018 e del Regolamento Delegato (UE) 2015/1555 della Commissione del 28 maggio 2015 che integra il regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (c.d. CRR) per quanto riguarda le norme tecniche di regolamentazione attinenti alla pubblicazione di informazioni in relazione alla conformità degli enti all'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica a norma dell'articolo 440 della CRR stessa. Come stabilito all'articolo 140, paragrafo 1, della direttiva 2013/36/UE (c.d. CRD IV), il coefficiente anticiclico specifico dell'ente consiste nella media ponderata dei coefficienti anticiclici che si applicano nei paesi in cui sono situate le esposizioni creditizie rilevanti dell'ente. La CRD IV ha stabilito l’obbligo per le autorità nazionali designate di attivare un quadro operativo per la definizione del coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) a decorrere dal 1° gennaio 2016. Il coefficiente è soggetto a revisione con cadenza trimestrale. La normativa europea è stata attuata in Italia con la circolare n. 24
Puoi anche leggere