Teoria e Storia della traduzione 1 a.a. 2019/2020 - STORIA DELLA TRADUZIONE - UniCa

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Teoria e Storia della
       traduzione 1

     a.a. 2019/2020

         STORIA DELLA TRADUZIONE
STORIA DELLA TRADUZIONE
George Steiner, ‘After Babel’, 1975
La torre di Babele come simbolo della traduzione.
Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno
    tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e
    ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro
    impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro
    lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua
    dell'altro".
STORIA DELLA TRADUZIONE
  George Steiner, ‘After Babel ‘
  I 4 periodi secondo una suddivisione storico-ideologica:
1.   Dall’epoca romana alla pubblicazione di Essay on the
     principles of translation diTytler (1791).
  ‘analisi e dichiarazioni embrionali’ e ‘focalizzazione
  empirica’

La discussione sulla traduzione veniva formulata a partire
  dall’esperienza pratica
George Steiner – After Babel
2. Fino al 1946, trattato di Valery Larbaud Sous l'invocation de
   Saint Jérôme.

  Primi trattati teorici che mirano ad una ricerca ermeneutica
  (interpretazione del testo, ricostruzione autentica,
  linguaggio )

  Principali teorici: Schleiermacher, “Sui diversi metodi del
  tradurre”;
George Steiner – After Babel
3.   Terza fase, fine gli anni ’40 del Novecento.
 Il grande “sogno computazionale”.
 Ricerche sulla traduzione automatica e applicazione delle
 teorie linguistiche alla traduzione.
 Impronta del formalismo russo che, aspirando a rendere
 scientifica, formalizzabile, l’arte letteraria, proponeva metodi
 d’indagine rigorosa per rendere “oggettivo” lo studio dei testi.

4.   Ultima fase, anni ‘60, reazione al “pensiero forte”,
     formalistico, scientistico e deterministico. Nuovo ritorno
     all’ermeneutica ed interesse interdisciplinare. Benjamin “Il
     compito del traduttore”
Le conseguenze del pensiero di Steiner
After Babel: descrizioni ragionate di procedimenti e negazione di
una teoria della traduzione.
Steiner e “the claims of theory - le pretese della teoria”. Non c’è
una teoria perché la domanda è sempre la stessa: traduzione
letterale o del senso? Traducibilità o intraducibilità?
scisma tra gli studi linguistici sui processi e gli studi culturali sui
testi.

Il traduttore è visto non come un professionista dotato di
conoscenze teoriche e tecniche, ma come un demiurgo

La traduzione letteraria non può essere oggetto di studi scientifici,
e la traduzione non letteraria non merita l’attenzione degli
studiosi dei testi e dell’ermeneutica testuale.
Nuove suddivisioni storiche

Folena:
‘Non si dà teoria senza esperienza storica. Né si può
parlare di ‘teoria della traduzione’ se non come parti di
teoria generali della letteratura, della linguistica,
dell’ermeneutica filosofica’
Nuove suddivisioni storiche
  Siri Neergard, Teoria della Traduzione nella storia, 2002
➢Il periodo classico
➢Il Medioevo
➢L’Umanesimo e il Rinascimento
➢Il XVII e XVIII secolo
➢Il Romanticismo
➢Il Vittorianesimo
➢Dalla fine del XIX all’epoca moderna
Il periodo romano-classico
    Cicerone, De optimo genere oratorum, 46 a.c. Bisogna essere fedeli
    alle parole del testo (traduzione letterale, interpres ) o al pensiero
    contenuto nel testo (traduzione libera o letteraria, orator)?
    ‘nec converti ut interpres, sed ut orator’: Non da traduttore, ma da
    scrittore.
    Mantiene le stesse idee del ST ma le organizza in modo da
    armonizzarle alla TL
•   Orazio: Ars Poetica e Epistola ad Pisones: «Nec verbum verbo
    curabis reddere fidus interpres» - Non cercare di rendere,
    scrupoloso interprete, parola per parola.
➢evitare imitazione del modello di partenza;
➢Sì ai prestiti, che arricchiscono il lessico;
    Cicerone e Orazio: Non verbum de verbo ,sed sensum exprimere de
    sensu;
Il periodo romano-classico
•   Forte influenza della cultura classica greca. Metà del III secolo
    a.C., Livio Andronico traduce in latino l'Odissea; testo usato per
    l'insegnamento del latino nelle scuole. Cicerone: i discorsi di
    Demostene ed Eschine;
•   Per i Romani la T. era un mezzo per divulgare il sapere.
•   Il romano colto era in grado di leggere un’opera nel suo originale
    greco = la lingua e la cultura ellenica rappresentavano un’insegna
    d’erudizione.
•   La traduzione di un classico poteva rappresentare un esercizio
    letterario e di retorica. Confronto con il testo originale ma persino
    la valutazione dell’estro.
•   MA ANCHE: Traduzione e politica. INTERPRETI E TRADUTTORI,
    capire e quindi controllare le popolazioni conquistate.
Il periodo romano-classico

Quintiliano, Institutio oratoria: La traduzione di testi greci
come esercizio stilistico, arte retorica del Trivium.
Plinio, nona Lettera dell’ Epistolario : tradurre sia dal greco
in latino che dal latino in greco; proprietà e il decoro della
lingua, l'imitazione delle figure.

maggior importanza al valore estetico del prodotto nella
lingua d'arrivo più che al concetto di "fedeltà" rigidamente
inteso: imitazione creativa, prediligendone la qualità allo
scopo di arricchire sia la letteratura che la lingua.
La Traduzione nel Medioevo
• La Spagna, 'centro interlinguistico’ OCCIDENTALE -
  ORIENTALE’ a Toledo: il Collége.
• Movimento traduttivo di opere scientifiche dall'arabo tra il XII
  e il XIII secolo. Alfonso X: promuove le traduzioni dall'arabo
  in latino, ma anche dall'arabo in castigliano (Bibbia Alfonsina).
  scopi didattici e politici.
• Testi (biblioteche per ricerca)+ mecenati + traduttori
• traduzione collaborativa e multidisciplinare: matematica,
  algebra, medicina, filosofia. Gerardo da Cremona, Arabo-
  Latino: Avicenna e il suo trattato di medicina.
• il metodo: traduzione "mediata" : dal testo di partenza arabo
  veniva fatta una versione orale, in lingua romanza per poi
  trasferire contemporaneamente per scritto in latino.
La Traduzione nel Medioevo
•   1199, Maimonide:
•   [ .. . ] chi pretenda di tradurre da una lingua in un'altra e si
    proponga di tradurre sempre una data parola solo con un'altra
    che le corrisponda, mantenendo l'ordine dei testi e quello dei
    termini, dovrà sforzarsi molto; e, alla fine, il risultato sarà una
    traduzione incerta e confusa. Questo metodo non è corretto. Il
    traduttore deve, soprattutto, chiarire lo sviluppo del
    ragionamento, e poi scriverlo, commentarlo e spiegarlo in modo
    che lo stesso ragionamento sia chiaro e comprensibile nell'altra
    lingua. E ciò soltanto si può ottenere cambiando, talvolta, tutto
    ciò che lo precede e lo segue, traducendo un unico termine
    mediante più parole e varie parole con una sola, separando
    alcune espressioni e mettendo assieme delle altre, fino a quando
    lo sviluppo del ragionamento non sarà perfettamente chiaro e
    ordinato, e la stessa espressione non diventerà comprensibile,
    come se fosse propria della lingua in cui si traduce (Vega 1994:
    87)
La Traduzione nel Medioevo

• Dante: ‘nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de
  la sua loquela in altra trasmutare senza rompere tutta la sua
  dolcezza’ (Convivio)
• La traduzione medievale è un fatto didattico; importanza
  dell’imitatio
• Traduzione verticale e traduzione orizzontale (Gianfranco
  Folena (1973-1991)
• Tradizione – traduzione: i copisti-filologi.
La Traduzione nel Medioevo
ST Socrates [… ] duas habebat uxores. Que cum crebro inter se
iurgarentur et ille eas solitus esset irridere, quod propter se, fedissimum
hominem, simis naribus, recalva fronte, pilosis humeris, repandis
cruribus, disceptarent, novissime verterunt in eum impetum et male
mulctatum fugientemque diu persecutae sunt.

TT Socrate [… ] fue molto laido uomo a vedere, ch’elli era piccolo
malamente, el volto piloso, le nari ampie e rincazzate [rincagnate,
camuse], la testa calva e cavata, piloso il collo e gli omeri, le gambe
sottili e ravolte [storte]. E avea due mogli in uno tempo, le quali
contendevano e garriano [strillavano] molto spesso perché ’l marito
mostrava amore oggi piú all’una e domane piú all’altra. E questi, quando
le trovava garrire, sí le innizzava [aizzava] per farle venire a’ capelli e
facèasine beffe, veggendo ch’elle contendeano per cosí sozzissimo
uomo. Sí che un giorno, faccendo questi beffe di loro, che si traeano i
capelli, quelle in concordia si lasciaro e vengorli indosso e méttollosi [se
lo mettono] sotto e pélallo [lo pelano], sí che di pochi capelluzzi ch’egli
avea no li ne rimase uno in capo. E quelli lievasi e viene fuggendo e
quelle co li bastoni battendolo tanto li diedero che per morto il lasciaro.
La Traduzione nel Medioevo

• Confine molto negoziabile tra traduzione (o
  volgarizzamento) e rifacimento
• Presenza forte di revisioni linguistiche, ideologiche
Es. Milione di Marco Polo, “libro irrequieto e instabile”
(Manganelli1982: IX): nessuno dei testimoni manoscritti può
essere considerato la riproduzione pura e semplice del ST.
La traduzione del testo sacro
Problema religioso E letterario+filologico.
Cristianizzare equivale sempre a tradurre
San Gerolamo, autore dall’ebraico della Vulgata alla fine del IV secolo.
  Liber de optimo genere interpretandi, introduce il binomio
  fedeltà/libertà. Mentre per tradurre le lettere del vescovo Epifanio
  aveva adottato i principi ciceroniani per vivificare il testo, la Bibbia
  richiedeva una particolare attenzione alle strutture.
il criterio della “libertà” non poteva essere applicato alle Sacre
   Scritture, poiché in quel caso “anche l’ordine delle parole racchiude
   un mistero” (cfr Salmon 2017)
•   testi sacri vs. altri testi = bi-teoria. Testi di status diverso
    necessitano di due diversi sistemi di regole, in certi casi
    contrapposti tra loro.
La traduzione del testo sacro

• I testi sacri delle religioni rivelate presentano enormi problemi
  di tipo filologico. Ebraismo, Cristianesimo e Islam dispongono
  di copie dei rispettivi testi sacri, spesso posteriori di secoli
  rispetto ai testi originari.
• le varianti codificate per i fedeli in edizioni canoniche vengono
  ufficializzate dalle autorità della comunità religiosa secondo
  criteri storici e ideologico-interpretativi.
• la mancanza degli “originali” rende la traduzione dei testi
  ‘sacri’ particolarmente problematica.
La traduzione del testo sacro

• L’Antico Testamento ebraico è perno principale di alcune
  note teorie della traduzione (cfr. Nida 1945) ma è
  importante per discutere di traduzione, filologia,
  interpretazione.
• È impossibile leggere e comprendere i manoscritti antichi
  senza la procedura filologica delle congetture     vacilla
  l’idea che possa esistere una “Verità” assoluta.
La traduzione del testo sacro
• Da  cosa derivano queste congetture? l’ alfabeto ebraico è
  consonantico, cioè trascrive per lo più i soli suoni delle
  consonanti che costituiscono la radice della parola (eccetto,in
  alcuni casi, la ‘i’ e la ‘o’/‘u’), formata per lo più da tre
  consonanti.
• i suoni delle vocali venivano omessi nella scrittura.
• Es. in italiano: MLT: decidere in base alla verosimiglianza
  contestuale se la parola adatta è amuleto, molto, milite, malto,
  multa.
• gli interventi ecdotici sull’AT hanno portato, in differenti
  epoche e contesti, a esiti interpretativi diversi. Pur
  disponendo oggi del testo originale perduto, sarebbe
  comunque impossibile leggerlo senza congetture, impossibile
  un’interpretazione del tutto oggettiva.
La traduzione del testo sacro

• lo studio della lingua ebraica e del testo biblico è un
  dovere degli ebrei osservanti. Chiunque ha il diritto e il
  dovere di studiare la Torah.
• l’ebraismo, a differenza di Cristianesimo e Islam, non è mai
  incline al proselitismo esterno: QUINDI non è dedito a
  diffondere la propria religione tra i non ebrei.
• Non c’è mai stata l’esigenza di tradurre la Torah per
  diffusione esterna, ma solo la necessità di renderla
  accessibile ai meno dotti ebrei (la Bibbia dei Settanta, III -II
  secolo a.C.)
La traduzione del testo sacro

  In ambito cristiano, l’ebraico dell’AT è stato considerato a
  lungo una lingua fondamentale per lo studio delle Scritture,
  tuttavia:
• Il cristianesimo estende il patto divino dell’AT a tutta l’umanità
  (l’ebraico non è più la lingua del ‘popolo eletto’)
• Il cristianesimo si fonda sul proselitismo e sul rendere la ‘buona
  novella’ accessibile tutti i popoli della terra.
• L’ elezione a lingua sacra era stata rivendicata dal greco (lingua
  evangelica) e poi estesa al latino
La traduzione del testo sacro

• San Gerolamo: la Bibbia non può essere tradotta secondo il
  principio funzionale di Cicerone.
• Lutero: afferma la priorità della funzione comunicativa e della
  coerenza pragmatica del testo tradotto.
  “Epistola sul tradurre” del 1530 annulla per la prima volta la
  contrapposizione tra testi ‘alti’ e ‘bassi’.
  Es. il saluto dell’angelo a Maria (Luca, I, 28). Da un lato la
  versione latina nel noto e poco funzionale “Ave, Maria, piena di
  grazia”. Nel tedesco vivo: “Dio ti saluta, cara Maria” (Lutero
  1993, 108).
La traduzione del testo sacro

• Anche Lutero cade nella trappola fideistica: il ‘bravo traduttore’
  è un “cuore veramente pio, fedele, zelante, timoroso, cristiano,
  dotto, sperimentato, esercitato” (111).
• La bontà del testo tradotto dipende a priori da doti umane
  indefinibili, non da approccio scientifico.
‘Errori’ di traduzione del testo sacro

 La MELA:
 ‘albero del bene e del male’ . Nella traduzione in latino,
 MALUM : male (accento breve) E mela (accento lungo).
 Probabile errore del copista o di epoca medievale,
 quando i segni vocalici si affievolirono.
‘Errori’ di traduzione del testo sacro
❖Quasimodo e l’Ecce Homo nella Vulgata. Vangelo secondo
  Giovanni.

  Scopre un errore di trascrizione da testo greco a latino (quello
  di San Gerolamo), che aggiunge un soggetto, ‘et Pilatus’,
  assente nel greco (idou anthropos: eccomi).
  ‘Credo sia stato fatto apposta nella Volgata, col tentativo di
  aiutare Pilato a riconoscere in Cristo l’uomo per eccellenza. Ma
  la frase nel testo greco ha un significato più potente. Cristo
  stesso si offre alla vista dei nemici, del giudice iniquo, ed è lui
  che appare il più forte’. (Casoli 2005 : 102)
   L’imprimatur della Chiesa arriva dopo lunghissime
  osservazioni teologiche.
‘Errori’ di traduzione del testo sacro

❖AnticoTestamento: il Dio vendicativo?

‘sono un Dio geloso, che punisce le colpe del padri nei figli
fino alla terza e quarta generazione…’.
  Punire Pahad: ‘Verificare , considerare, perseguire
  esattamente’.

  Non punire, ma esaminare.
‘Errori’ di traduzione del testo sacro
❖Il mestiere di Giuseppe.
  dal Vangelo di Matteo: ‘non è costui il figlio del
  falegname? ‘
  Greco Téktón, tradotta però dall’aramaico Naggar ,che
  indica sia un artigiano sia un uomo di cultura.
  Téktón :Falegname ma anche costruttore edile,
  scalpellino,imprenditore edile (in un vangelo apocrifo:
  tornò Giuseppe dalle sue costruzioni)
‘Errori’ di traduzione dei comandamenti
❖Non uccidere. L’ebraico ratsach: riferito ad uccisione ingiusta,
  illegale. Quindi non tutte le uccisioni sono ingiustificate.
❖Non desiderare la donna d’altri / la roba d’altri Inizialmente erano
  due comandamenti uniti. L’ebraico Chamad: ‘gettare l’occhio
  addosso’, lanciare il malaugurio su una proprietà altrui per
  poi impadronirsene.
❖Non commettere adulterio. L’ebraico na’af: condanna non solo
  l’adulterio, bensì qualsiasi adulterazione del
  comportamento dell’uomo o della donna nei loro rapporti
  con gli altri o con se stessi. San Girolamo ha usato un
  verbo latin, prestito dal greco: un termine gergale che
  designa l’azione di lasciarsi andare alle dissolutezze ma
  mentre in greco il verbo è innanzitutto un termine giuridico,
  in latino appartiene al registro morale. (cfr Salmon 2017)
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