Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020

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Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020
Tecniche e tecnologie della pittura
    Professoressa Iaria Teresa
          Chiara Colaci
       A. A. 2019 — 2020
Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020
Premessa
Il lavoro nasce da una serie di suggestioni che ruotando tutte intorno ad un
unico elemento protagonista: l’acqua.

La scelta di quest’ultimo è innegabilmente affettiva, poiché sin dall’infanzia vi
è sempre stata un’affinità.
Il mare fa da sfondo a molteplici ricordi di gioventù, felici ma anche angu-
stianti, che d’altronde ben riflettono la volubilità del soggetto in questione.

L’acqua è per me anche l’elemento in cui meglio si è propensi al pensiero. Se
vi si immerge, la maggioranza dei suoni vengono annullati, portandoci in un
mondo dove, almeno noi esseri umani, siamo sospesi e isolati. La maggior
parte dei nostri sensi diventano inutilizzabili: non possiamo parlare, ancor me-
no respirare o odorare, i suoni risultano ovattati e la vista si offusca, a patto
che non s’indossino lenti. L’unica nostra guida parrebbe il tatto.
Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020
Anche il rimanere sul filo della superficie, specie se al di sotto di noi vi sono
diversi metri di profondità, è un’esperienza unica. Il lasciarci cullare
dall’acqua ci riporta ad una dimensione quasi prenatale. D’altronde è anche
l’elemento nel quale per primo si è formata la vita e in cui tutt’ora hanno luo-
go scenari biologici emozionanti.
Tuttavia in essa non possiamo però non rimanere vigili, poiché al dolce tra-
sporto della corrente, può subito subentrare un’agitazione delle masse, soprat-
tutto in ambiente marino, portandoci in una situazione di pericolo. L’uomo,
per quanto vi possa trovare conforto e piacere, non è fatto per poterci vivere.
Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020
La documentazione
Il primo passo, per approcciarmi al tema, è stato una ricerca visiva.
Come l’Atlas di Richter, ho cercato di raggruppare una serie di immagini, fru-
gando fra gli archivi di famiglia e in quell’immenso mondo che è internet.
All’inizio cercavo di focalizzarmi sul piano personale e quindi sui ricordi, sui
luoghi a me familiari ai quali l’acqua faceva da sfondo. Per cui la scelta è rica-
duta su fotografie raffiguranti il luogo in cui ho sempre passato le mie estati,
dove ho imparato a nuotare e che, anche se involontariamente, ricorre in molte
mie riflessioni o progetti.
Parallelamente ho cercato altre tracce dello stesso tema nella storia dell’arte,
selezionando una serie di dipinti, disegni o incisioni, senza alcun criterio pre-
ciso, se non l’immediatezza con la quale si palesavano nella mia mente.
Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020
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Artisti
Come dichiarato precedentemente, ho voluto, prima di dedicarmi ad una ri-
flessione personale, osservare come alcuni artisti nelle diverse epoche storiche
si erano approcciati al medesimo tema.

Leonardo da Vinci
La scelta è caduta inizialmente sugli studi sul movimento delle acque, eseguiti
a penna da Leonardo da Vinci. Sebbene egli si focalizzasse sull’aspetto scien-
tifico dei fenomeni e su una ricerca del reale, non si può non apprezzare la
fluidità del segno, che cerca di restituire elementi inconsistenti come l’aria o
indelineabili come i movimenti delle masse liquide o il caos del diluvio.

Giovanni Antonio Canal detto Canaletto
Le calme acque dei canali di Venezia sono un soggetto ricorrente nelle vedute
del Canaletto. Si dice che il capoluogo veneto abbia una luce unica, dettata
probabilmente dall’ambiente lacustre. Ho sempre trovato che questo dato si
rifletta particolarmente nelle atmosfere suggestive delle opere del maestro set-
tecentesco.
William Turner
Ciò che mi ha sempre colpito del pittore romantico William Turner è la sua
volontà di trasmettere un’esperienza, la sua. Si dice che l’artista prima di di-
pingere l’opera “Tempesta di neve” si sia fatto legare all’albero della nave in
balia delle intemperie, come un novello Ulisse. La cosa non è accertata e forse
è solo una leggenda.

Caspar David Friedrich
Se con Turner non si poteva rimanere indifferenti di fronte alla potenza, anche
terrificante delle forze naturali, Friedrich d’altro canto, senza ricorrere
all’elemento spettacolare della furia degli elementi, riesce con le sue atmosfe-
re silenziose, che invitano alla meditazione, a mostrarci la finitezza dell’uomo
di fronte alla vastità del mare, all’imponenza dei ghiacciai ed in generale della
Natura.
Claude Monet
Lasciando da parte la rappresentazione fedele della realtà, Monet ci invita ad
osservare la sua visione soggettiva, l’impressione di ciò che ha di fronte, resti-
tuita tramite veloci e materiche pennellate. La luce che viene riflessa
dall’acqua ci appare in un caleidoscopio di colori, restituendoci una visione
diversa ogni volta che ci approcciamo ad osservare l’opera.

Edward Hopper
Nonostante il soggetto delle due opere selezionate dovrebbe richiamare il mo-
vimento delle masse acquatiche, l’energia dei marinai intenti a dirigere la vela,
Hopper è riuscito a catturare un istante e a renderlo eterno. Ho sempre avuto
l’impressione che in quella luce onirica, siamo più di fronte a delle sculture di
marmo che alle dinamiche onde che dovrebbero infrangersi a riva.
Stanley William Hayter
Ho sempre ammirato Hayter per il suo desiderio di sperimentazione che ha
portato lui e l’Atelier 17 ad introdurre diverse innovazioni nel campo della
grafica d’arte. Sulla scia del Surrealismo, quest’artista credeva che il segno
potesse far emergere e manifestare le energie dell’inconscio, ma nonostante i
suoi lavori vengano annoverati come astratti, lui riesce a non perdere mai il
suo legame con la realtà. È il caso anche delle due opere proposte, nelle quali,
grazie ad un particolare tipo di pellicola che permetteva la stampa a colori tra-
mite un’unica matrice, riesce ad evocare l’immagine del sole che attraversa le
distese d’acqua e che disegna linee di luce sul fondale sottostante.

Gerhard Richter
Come già citato precedentemente, l’atlante di immagini dell’artista Gerhard
Richter è stato senza ombra di dubbio fonte di ispirazione per l’inizio della ri-
cerca. Trovo affascinante come egli abbia ammesso che la fotografia in un cer-
to senso, svincola l’artista dalla scelta del soggetto e della composizione, in
modo che possa focalizzarsi su altri problemi, come nel suo caso il rapporto
fra oggettività e soggettività nella pittura.
Leonardo Da Vinci

Leonardo da Vinci, “Vortici d’acqua”, 1508-10, penna e inchiostro su   Leonardo da Vinci, “Diluvio”, 1517-18, gesso nero, penna e inchiostro su carta,
carta, 29x20 cm, Royal Collection Windsor                                                                  16,2x20,3 cm, Royal Collection Windsor
Giovanni Antonio Canal detto Canaletto

Canaletto,   “The Grand Cana-Venice, Looking South toward the Rialto Bridge”,   Canaletto, “Il Canal Grande dalla chiesa di Santa Maria di Nazareth alla chie-
1730, olio su tela, 46.4 × 77.5 cm, Metropolitan Museum New York                sa di Santa Croce”, 1738, olio su tela, 120x151 cm, Pinacoteca Agnelli,Torino
William Turner

                 (In alto) William Turner,
                 “Tempesta di neve-battello a
                 vapore al largo di Harbour's
                 Mouth “, 1842, olio su tela,
                 91x122 cm, Tate Britain,
                 Londra

                 (A destra) William Tur-
                 ner, “Venezia-la foce del
                 Canal Grande”, 1840, acque-
                 rello su carta, 22.2 x 31.8 cm
                 Yale Center for British Art,
                 USA
Caspar David Friedrich

Caspar David Friedrich, “Monaco in riva al mare”, 1808-10,olio su tela,   Caspar David Friedrich, “Il mare di ghiaccio”, 1823-24, olio su tela, 98x128 cm,
110×171,5 cm, Alte Nationalgalerie, Berlino                                                                              Hamburger Kunsthalle, Amburgo
Claude Monet

Claude Monet, “Impressione-levar del sole”, 1872, olio su tela, 48x63 cm,   Claude Monet, “Il mare a Pourville”, 1882, olio su tela, 54x73 cm, Philadelphia
Musée Marmottan Monet, Parigi                                                                                                 Museum of Art, Philadelphia
Edward Hopper

Edward Hopper, “The long leg”, 1930, olio su tela, 76x50 cm, Huntington   Edward Hopper, “Ground Swell”, 1939, olio su tela, 91x127 cm, National Gallery
Library, USA.                                                                                                                        of Art, Washington
Stanley William Hayter

Stanley William Hayter, “Sea Serpent”, 1976, incisione, 53x41 cm, collezione   Stanley William Hayter, “Carribbean sea”, 1969, incisione,
privata                                                                                              64x48 cm, collezione privata Parigi
Gerhard Richter

Gerhard Richter, “Paesaggio marino”,1975, olio su tela, 200x300 cm, Froehlich   Gerhard Richter, “Paesaggio marino”, 1970, olio su tela, 200x200 cm, Staat-
Collection, Stoccarda, Germania                                                                                 liche Museen zu Berlin, Berlino, Germania
Primi disegni

                (In basso a sinistra e particolare a destra) “Paesaggio”, 2019,
                china e pastello su carta, 23, 7x33 cm
“Cerchi nell’acqua”, 2019, pastello su carta, 15x18 cm
“Superficie d’acqua”, 2019, olio su carta, 14,2x21 cm
“Paesaggio marino 2”, 2019, acquerello su carta, 17x23,6 cm
Superficie dell’acqua
Partendo da una fotografia da me scattata, ho cercato di trasporre l’immagine
con un dipinto ad olio. Il mio intento non era solo la mera riproduzione, ma
anche di integrare in essa quelli che erano stati alcuni miei pensieri, dei ricordi
legati a quel momento. Per farlo avevo deciso di applicare dei frammenti di un
testo stampato, che avevo precedentemente imbevuto con l’olio per rendere la
carta trasparente e far risaltare solo le scritte.
Pensavo di comporre il mio lavoro a strati, stendendo prima sulla superficie il
colore di base e poi, pian piano, inglobandovi la carta, che a sua volta sarebbe
stata parzialmente ricoperta con altri strati di colore, in modo tale che le scritte
dessero l’effetto di voler riaffiorare.
Tuttavia, mentre procedevo, il risultato non mi soddisfaceva, per cui decisi di
rimuovere le scritte e di accantonarlo momentaneamente. Tutt’ora avrei inten-
zione di proseguire il dipinto, senza però inglobarvi i frammenti di carta.
“Superficie dell’acqua”, 2019-20, olio su tela, 30x40 cm
Meduse
Il mondo acquatico riserva creature straordinarie e affascinanti, tra le quali è
molto difficile effettuare una scelta, ma sicuramente fra le più poetiche vi sono
le meduse.
Queste creature sono composte al 98% d’acqua e possono assumere le forme e
le dimensioni più disparate. Alla loro eleganza, come succede frequentemente
in natura, è associata anche una componente che ahimè in molti casi è anche
letale e sto parlando ovviamente dei loro tentacoli urticanti, anche se non vale
per tutte le specie.
D’altronde forse, questo legame col pericolo rientra un po’ anche nel fascino
che accomuna lo stesso tema acquatico e marino. Se pensiamo alla storia
dell’arte, gli esempi non mancano.
Ma per questo lavoro ho voluto soltanto immaginare come deve essere rilas-
sante l’esistenza di questi celenterati che possono vivere, lasciandosi sempli-
cemente trasportare dalle correnti, creando con i loro simili quelle che a volte
sembrano delle dolci e flemmatiche danze.
In un certo senso, anche per questa scelta direzionale, i ricordi sono stati la
spinta iniziale.
Forse ciò che ha favorito la selezione del tema è stata in qualche modo la no-
stalgia, che ad ottobre era quella di un’estate conclusa da ormai due mesi. Eb-
bene, le meduse sono legate ad un episodio non propriamente simpatico, lega-
to proprio all’agosto scorso, durante il quale, nel mio primo giorno di vita bal-
neare mi sono ritrovata circondata da questi piccoli celenterati, che all’epoca
mi causarono del leggero panico e anche confusione, poiché gli altri bagnanti
non sembravano curarsene troppo, anzi i bambini si divertivano persino a
prenderle in mano. Evidentemente era una specie non urticante, ma salvo evi-
tare spiacevoli incidenti, io per precauzione ero tornata a riva.
L’immagine, però, di queste masse gelatinose che volteggiavano sott’acqua è
ciò che più mi è rimasto impresso di quell’esperienza, che è stata poi fonte
d’ispirazione per i primi schizzi e per la tela che ha accolto alcune mie rifles-
sioni.
Su una superficie che comunque risultava abbastanza grezza, per via della
scelta della juta, ho voluto far emergere, dal fondo sulle sfumature del blu scu-
ro, queste sagome semitrasparenti, con l’ausilio di un acrilico molto diluito,
quasi steso come un acquerello.
Le meduse stesse inoltre forniscono l’unica fonte luminosa del quadro.
(In alto)“Meduse 1”, 2019, acrilico e pastello su carta, 21x14,8 cm

(A destra) “Meduse 2”, 2019, Acrilico e pastello su carta, 14,9x21 cm
(A destra) “Meduse 3”, 2019, pastello su carta, 33,2x 23,7 cm

(In alto) Particolare
“Meduse”, 2019, acrilico su tela, 40x30 cm
(In alto) Particolare di “Meduse”

(A destra) Particolare di “Meduse”
Onde
Mantenendo sempre un fondo scuro, in comune con il dipinto precedente, in
questo caso ho lasciato da parte ogni aspetto rilassante, per cercare di ricreare
la dinamica dell’acqua data dai moti ondosi.
Paradossalmente parlando, il punto di partenza era stata la fotografia della pel-
le di una balena, dalla quale avevo realizzato un primo schizzo con i gessetti.
Ero rimasta colpita dalle striature che vi si erano formate, anche grazie alla
presenza di molluschi estranei che si erano stabiliti come ospiti sul corpo del
cetaceo, che in qualche modo mi ricordavano la schiuma marina che si forma
quando l’onda s’infrange.
Un corpo da sempre emblema della pesantezza, si trasforma così in qualcosa
di dinamico e turbolento, che ha ugualmente una potenza anche distruttiva. U-
na sorta di ribaltamento dei ruoli, che d’altronde in acqua, nel regno dove il
peso alle volte si annulla, è possibile.
A differenza del precedente, questo lavoro è stato realizzato ad olio, su una te-
la di lino. La scelta della tecnica, oltre ad essere stata dettata dalla voglia di
sperimentare, si è rivelata più vicina al mio modo di dipingere, per la possibi-
lità, all’apparenza più semplice, di ottenere delle sfumature e per i tempi più
lunghi di asciugatura; infatti è stata adottata anche per alcuni lavori successivi.
“Balena”, 2019, gessetto su carta, 15,5x21 cm
“Onde”, 2019, olio su tela, 30x40 cm
Grotta gelata
Se prima cercavo di esprimere la dinamica, l’energia dell’acqua, in questa par-
te del percorso ho voluto in un certo senso fermare il flusso congelandolo.
L’ispirazione per questo dipinto è giunta indubbiamente in seguito alla visione
de Il mare di ghiaccio di Caspar David Friedrich, dei paesaggi innevati e dalla
serie sugli Iceberg di Gerhard Richter, ma soprattutto dall’opera di Frederic
Edwin Church Gli iceberg, per quelle sfumature tendenti al verde che le masse
di ghiaccio assumono e che nell’angolo in basso a destra creano un tunnel
congelato.
Io stessa ho cercato di dare quella tinta alla serie di stalattiti e stalagmiti che
spuntavano dalla parte superiore ed inferiore del dipinto, senza dare una coor-
dinata certa del verso giusto dell’opera, insieme ai toni del viola e dell’azzurro
blu. Il risultato è stato uno scenario di una grotta a più entrate, scandagliate da
quelle che sembrano colonne, dalle quali s’irradia una luce di un giallo canari-
no. Per dare un’idea di profondità ho cercato di rendere le sagome sullo sfon-
do più sfumate e impalpabili, fino a rendere quelle più in primo piano mag-
giormente definite.
(A destra) Gerhard Richter,
“Eisberg”, 1982, olio su tela,
101x151 cm

(In basso) Frederic Edwin
Church, “The Icebergs”, 1861,
olio su tela, 164x285 cm
“Grotta gelata”, 2019, olio su tela, 30x40 cm
(In alto) Particolare di “Grotta gelata”

(A destra) Particolare di “Grotta gelata”
Flussi
Per questi lavori ho voluto tentare la via dell’astrazione.
L’idea di partenza era quella di giocare proprio con l’elemento acqua presente
nelle tecniche pittoriche.
Per cui la scelta si è spostata indubbiamente sull’acquerello.
Ricreando delle tenui sfumature di colore in diagonale, da un angolo all’altro
di un foglio di carta, con una grammatura non troppo spessa e non propria-
mente indicato per la tecnica, ho deciso di giocare anche con la qualità del sale
di assorbire l’acqua e il colore, se posto su una superficie ancora umida.
Quest’ultimo, infatti, ha creato delle macchie, talvolta bianche, altre di qual-
che tono più chiaro rispetto alla base, originando delle trame che potevano ri-
cordare talvolta quella di un tessuto spugnoso, altre delle piccole bolle. Nei
primi due lavori ho voluto ridurre il contrasto fra il bianco e lo sfondo, andan-
do a rendere più omogenea e sfumata la superficie pittorica con dell’acrilico
bianco.
“Flusso 1”, 2020, acquerello su carta, 50x70 cm
(A sinistra) Particolare di “Flussi 1”

(A destra) Particolare di “Flussi 1”
“Flusso 2”, 2020, acquerello su carta, 50x70 cm
(In alto) Particolare di “Flussi 2”

(A destra) Particolare di Flussi 2”
“Flusso 3”, 2020, acquerello su carta, 50x70 cm
(In alto) Particolare di “Flussi 2”

(A destra) Particolare di Flussi 2”
Fondali astratti
Dai presupposti precedenti, ho deciso di continuare la sperimentazione in que-
sta direzione, riducendo il formato.
Al posto dell’andamento diagonale ho cercato di presentare forme nuove, cir-
colari, spiraliformi, ondulate o semplicemente estese a tutta la superficie di-
sponibile.
Gli effetti imprevedibili del sale sono rimasti il punto in comune con i lavori
precedenti e il caso ha dato il via a nuove composizioni, sempre differenti. I-
noltre il primo è diventato parte inglobante del lavoro, perché mi soddisfaceva
la lieve tridimensionalità e brillantezza che vi conferiva.
Oltre ai toni dell’azzurro e del violetto ho inserito in qualche foglio i toni
dell’ocra, che possono sempre però essere ricondotti all’immaginario marino.
Inoltre nell’ultimo elemento della serie risulta più evidente il riferimento visi-
vo della barriera corallina.
“Fondale astratto 1”, 2020, acquerello su carta, 23,5x32,5 cm   “Fondale astratto 2”, 2020, acquerello su carta, 23,5x27 cm
“Fondale astratto 3”, 2020, acquerello su carta, 21x29,7 cm (particolari)
(In alto) “Fondale astratto 4”, 2020, acquerello su carta, 16,5x23,8 cm

(In basso) “Fondale astratto 5”, 2020, acquerello su carta, 13,4x21 cm
Bolle
In quest’altra serie di lavori, sempre di piccolo formato, ho voluto sempre spe-
rimentare con l’acquerello, ma aggiungendo la gomma arabica.
Il colore infatti, se prima veniva applicato con la tecnica del bagnato su bagna-
to, in questo caso aveva come base proprio una stesura del legante sopracitato.
La conseguenza era quasi l’annullamento del mescolarsi del pigmento, che av-
veniva solo in alcuni punti di contatto, e la creazione di una superficie legger-
mente sporgente e liscia al tatto.
Anche in questa fase, il caso ha giocato un ruolo fondamentale, poiché era
quasi impossibile sapere quali direzioni avrebbero preso le scie di colore o
quanto si sarebbero fuse fra di loro.
(In alto) “Bolle 1”, 2020, acquerello su carta e gomma arabica su carta,
16,5x23,7 cm

(In alto a sinistra) “Bolle 2”, 2020, acquerello su carta e gomma arabica su
carta, 16,5x24 cm

(In basso a destra) “Bolle 4”, 2020, acquerello su carta e gomma arabica su
carta,16,5x23,6 cm
Fondali astratti con bolle
Il passo successivo è stato l’integrazione delle due sperimentazioni.
Infatti, su delle forme che ricordano le ramificazioni dei coralli, ho voluto in-
serire questi piccoli mondi o bolle colorate galleggianti.
Anche in tali lavori ho inserito il sale, lasciando che il caso facesse il suo cor-
so nella creazione del dipinto.
È stato interessante notare, come l’acquerello delle ramificazioni non intaccas-
se la gomma arabica e le piccole masse colorate all’interno.
(In alto a sinistra) “Fondali astratti con bolle 1”, 2020, acquerello e
gomma arabica su carta, 15x21 cm

(In alto a destra) “Fondali astratti con bolle 2”, 2020, acquerello e
gomma arabica su carta, 16,5x24 cm

(In basso a destra) “Fondali astratti con bolle 3”, 2020, acquerello e
gomma arabica su carta, 16,5x24 cm
Coralli
Per concludere la serie, ho voluto provare a miscelare non più l’acquerello, ma
direttamente il pigmento in polvere con la gomma arabica. Le figure risultanti
erano in un certo senso più vellutate, potevano godere di ombre più marcate
per l’intensità del pigmento stesso, ma le cui forme sono sempre riconducibili
alla vegetazione marina.
Nell’ultimo schizzo le sagome realizzate con il pigmento si stagliano su uno
sfondo realizzato anch’esso con acquerello con l’aggiunta del sale.
“Coralli 1”, 2020, pigmento e gomma arabica su carta, 16x21 cm   “Coralli 2”, 2020, acquerello e pigmento su carta, 15x21 cm
Onda
Il lavoro è stato realizzato su della carta da spolvero sulla quale è stato appli-
cato del colore acrilico con l’ausilio di un pennello legato ad un’asta di quasi
due metri di lunghezza. Per tutta la preparazione, la superficie è stata mante-
nuta poggiata sul pavimento.
Tramite un andamento un po’ ondeggiante o a pendolo, ho cercato di ricreare,
non aspirando a toni realistici, l’idea delle acque agitate. Le masse delle onde
si scontrano fra di loro, si infrangono, lasciando intravedere l’arancio di un i-
potetico cielo al tramonto, che al contempo si riflette sull’acqua, fino ad arri-
vare ai toni più profondi del blu violetto, nella parte inferiore. Anche in questo
caso, il movimento cercava di restituire l’energia e la dinamica del mare o
dell’oceano, giocando anche sull’uso dei complementari.
(In alto) foto dell’esperienza in aula

(In alto a sinistra) Particolare di “Onda”

(A destra) Particolare di “Onda”
“Onda”, 2020, acrilico su carta, 100x176 cm
Grotta gelata II

                   Preparazione
                   Segue la realizzazione passo passo dell’ultimo lavoro. Il
                   supporto utilizzato è stato un lenzuolo di cotone, fissato
                   alla parete con delle puntine, in modo tale da poterlo tira-
                   re, in caso di necessità, senza il problema dei chiodi.
Il primo passo per la preparazione del supporto è stata la stesura della colla di coniglio. Dopo aver messo
in acqua per una notte la granella, ho proceduto con lo scioglimento a bagnomaria, finché la consistenza
non è diventata liquida. Una volta pronta, ho provveduto a stenderla con una pennellessa sul lenzuolo, fa-
cendo due passate.

Una volta asciutto, ho proceduto con la preparazione del secondo strato, questa volta composto da una mi-
scela di colla di coniglio, gesso, qualche goccia di olio di lino cotto e un pizzico di pigmento verde per fare
una leggera base. Una volta sciolto il composto, l’ho applicato sulla tela, aspettato i tempi di asciugatura e
tirato laddove si erano formate delle imperfezioni.
Segue una prima stesura del colore. La tec-
nica utilizzata è stata l’olio. Per cui il primo
strato di colore è stato diluito con
dell’acquaragia, per fare una base. In segui-
to ho applicato del colore, non diluito, tra-
mite campiture piatte.
(In alto a sinistra) Prime velature   (In basso a sinistra) Particolare   (A destra) Ultime fasi realizzazione
(A sinistra) Particolare          (In alto a destra) Particolare

(In basso a destra) Particolare
L’ultimo lavoro nasce dal desiderio di sperimentare il grande formato.
Per il soggetto ho voluto riprendere la tela precedente della grotta ghiacciata.
L’intento in questo caso era cercare di dare la sensazione allo spettatore di po-
tersi addentrare all’interno dello scenario, rimanendo coinvolto dall’ambiente.
Ancora una volta una luce calda entra attraverso aperture delineate da dei pila-
stri congelati, illuminando il resto dell’antro. Più si avanza in primo piano, più
le stalattiti e stalagmiti acquistano consistenza e toni più scuri, fino ad arrivare
alle tinte quasi nere del primissimo piano.
“Grotta gelata II”, 2020, olio su tela, 135x194 cm
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