Tecniche e tecnologie della pittura Professoressa Iaria Teresa Chiara Colaci - A. A. 2019 2020
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Premessa Il lavoro nasce da una serie di suggestioni che ruotando tutte intorno ad un unico elemento protagonista: l’acqua. La scelta di quest’ultimo è innegabilmente affettiva, poiché sin dall’infanzia vi è sempre stata un’affinità. Il mare fa da sfondo a molteplici ricordi di gioventù, felici ma anche angu- stianti, che d’altronde ben riflettono la volubilità del soggetto in questione. L’acqua è per me anche l’elemento in cui meglio si è propensi al pensiero. Se vi si immerge, la maggioranza dei suoni vengono annullati, portandoci in un mondo dove, almeno noi esseri umani, siamo sospesi e isolati. La maggior parte dei nostri sensi diventano inutilizzabili: non possiamo parlare, ancor me- no respirare o odorare, i suoni risultano ovattati e la vista si offusca, a patto che non s’indossino lenti. L’unica nostra guida parrebbe il tatto.
Anche il rimanere sul filo della superficie, specie se al di sotto di noi vi sono diversi metri di profondità, è un’esperienza unica. Il lasciarci cullare dall’acqua ci riporta ad una dimensione quasi prenatale. D’altronde è anche l’elemento nel quale per primo si è formata la vita e in cui tutt’ora hanno luo- go scenari biologici emozionanti. Tuttavia in essa non possiamo però non rimanere vigili, poiché al dolce tra- sporto della corrente, può subito subentrare un’agitazione delle masse, soprat- tutto in ambiente marino, portandoci in una situazione di pericolo. L’uomo, per quanto vi possa trovare conforto e piacere, non è fatto per poterci vivere.
La documentazione Il primo passo, per approcciarmi al tema, è stato una ricerca visiva. Come l’Atlas di Richter, ho cercato di raggruppare una serie di immagini, fru- gando fra gli archivi di famiglia e in quell’immenso mondo che è internet. All’inizio cercavo di focalizzarmi sul piano personale e quindi sui ricordi, sui luoghi a me familiari ai quali l’acqua faceva da sfondo. Per cui la scelta è rica- duta su fotografie raffiguranti il luogo in cui ho sempre passato le mie estati, dove ho imparato a nuotare e che, anche se involontariamente, ricorre in molte mie riflessioni o progetti. Parallelamente ho cercato altre tracce dello stesso tema nella storia dell’arte, selezionando una serie di dipinti, disegni o incisioni, senza alcun criterio pre- ciso, se non l’immediatezza con la quale si palesavano nella mia mente.
Artisti Come dichiarato precedentemente, ho voluto, prima di dedicarmi ad una ri- flessione personale, osservare come alcuni artisti nelle diverse epoche storiche si erano approcciati al medesimo tema. Leonardo da Vinci La scelta è caduta inizialmente sugli studi sul movimento delle acque, eseguiti a penna da Leonardo da Vinci. Sebbene egli si focalizzasse sull’aspetto scien- tifico dei fenomeni e su una ricerca del reale, non si può non apprezzare la fluidità del segno, che cerca di restituire elementi inconsistenti come l’aria o indelineabili come i movimenti delle masse liquide o il caos del diluvio. Giovanni Antonio Canal detto Canaletto Le calme acque dei canali di Venezia sono un soggetto ricorrente nelle vedute del Canaletto. Si dice che il capoluogo veneto abbia una luce unica, dettata probabilmente dall’ambiente lacustre. Ho sempre trovato che questo dato si rifletta particolarmente nelle atmosfere suggestive delle opere del maestro set- tecentesco.
William Turner Ciò che mi ha sempre colpito del pittore romantico William Turner è la sua volontà di trasmettere un’esperienza, la sua. Si dice che l’artista prima di di- pingere l’opera “Tempesta di neve” si sia fatto legare all’albero della nave in balia delle intemperie, come un novello Ulisse. La cosa non è accertata e forse è solo una leggenda. Caspar David Friedrich Se con Turner non si poteva rimanere indifferenti di fronte alla potenza, anche terrificante delle forze naturali, Friedrich d’altro canto, senza ricorrere all’elemento spettacolare della furia degli elementi, riesce con le sue atmosfe- re silenziose, che invitano alla meditazione, a mostrarci la finitezza dell’uomo di fronte alla vastità del mare, all’imponenza dei ghiacciai ed in generale della Natura.
Claude Monet Lasciando da parte la rappresentazione fedele della realtà, Monet ci invita ad osservare la sua visione soggettiva, l’impressione di ciò che ha di fronte, resti- tuita tramite veloci e materiche pennellate. La luce che viene riflessa dall’acqua ci appare in un caleidoscopio di colori, restituendoci una visione diversa ogni volta che ci approcciamo ad osservare l’opera. Edward Hopper Nonostante il soggetto delle due opere selezionate dovrebbe richiamare il mo- vimento delle masse acquatiche, l’energia dei marinai intenti a dirigere la vela, Hopper è riuscito a catturare un istante e a renderlo eterno. Ho sempre avuto l’impressione che in quella luce onirica, siamo più di fronte a delle sculture di marmo che alle dinamiche onde che dovrebbero infrangersi a riva.
Stanley William Hayter Ho sempre ammirato Hayter per il suo desiderio di sperimentazione che ha portato lui e l’Atelier 17 ad introdurre diverse innovazioni nel campo della grafica d’arte. Sulla scia del Surrealismo, quest’artista credeva che il segno potesse far emergere e manifestare le energie dell’inconscio, ma nonostante i suoi lavori vengano annoverati come astratti, lui riesce a non perdere mai il suo legame con la realtà. È il caso anche delle due opere proposte, nelle quali, grazie ad un particolare tipo di pellicola che permetteva la stampa a colori tra- mite un’unica matrice, riesce ad evocare l’immagine del sole che attraversa le distese d’acqua e che disegna linee di luce sul fondale sottostante. Gerhard Richter Come già citato precedentemente, l’atlante di immagini dell’artista Gerhard Richter è stato senza ombra di dubbio fonte di ispirazione per l’inizio della ri- cerca. Trovo affascinante come egli abbia ammesso che la fotografia in un cer- to senso, svincola l’artista dalla scelta del soggetto e della composizione, in modo che possa focalizzarsi su altri problemi, come nel suo caso il rapporto fra oggettività e soggettività nella pittura.
Leonardo Da Vinci Leonardo da Vinci, “Vortici d’acqua”, 1508-10, penna e inchiostro su Leonardo da Vinci, “Diluvio”, 1517-18, gesso nero, penna e inchiostro su carta, carta, 29x20 cm, Royal Collection Windsor 16,2x20,3 cm, Royal Collection Windsor
Giovanni Antonio Canal detto Canaletto Canaletto, “The Grand Cana-Venice, Looking South toward the Rialto Bridge”, Canaletto, “Il Canal Grande dalla chiesa di Santa Maria di Nazareth alla chie- 1730, olio su tela, 46.4 × 77.5 cm, Metropolitan Museum New York sa di Santa Croce”, 1738, olio su tela, 120x151 cm, Pinacoteca Agnelli,Torino
William Turner (In alto) William Turner, “Tempesta di neve-battello a vapore al largo di Harbour's Mouth “, 1842, olio su tela, 91x122 cm, Tate Britain, Londra (A destra) William Tur- ner, “Venezia-la foce del Canal Grande”, 1840, acque- rello su carta, 22.2 x 31.8 cm Yale Center for British Art, USA
Caspar David Friedrich Caspar David Friedrich, “Monaco in riva al mare”, 1808-10,olio su tela, Caspar David Friedrich, “Il mare di ghiaccio”, 1823-24, olio su tela, 98x128 cm, 110×171,5 cm, Alte Nationalgalerie, Berlino Hamburger Kunsthalle, Amburgo
Claude Monet Claude Monet, “Impressione-levar del sole”, 1872, olio su tela, 48x63 cm, Claude Monet, “Il mare a Pourville”, 1882, olio su tela, 54x73 cm, Philadelphia Musée Marmottan Monet, Parigi Museum of Art, Philadelphia
Edward Hopper Edward Hopper, “The long leg”, 1930, olio su tela, 76x50 cm, Huntington Edward Hopper, “Ground Swell”, 1939, olio su tela, 91x127 cm, National Gallery Library, USA. of Art, Washington
Stanley William Hayter Stanley William Hayter, “Sea Serpent”, 1976, incisione, 53x41 cm, collezione Stanley William Hayter, “Carribbean sea”, 1969, incisione, privata 64x48 cm, collezione privata Parigi
Gerhard Richter Gerhard Richter, “Paesaggio marino”,1975, olio su tela, 200x300 cm, Froehlich Gerhard Richter, “Paesaggio marino”, 1970, olio su tela, 200x200 cm, Staat- Collection, Stoccarda, Germania liche Museen zu Berlin, Berlino, Germania
Primi disegni (In basso a sinistra e particolare a destra) “Paesaggio”, 2019, china e pastello su carta, 23, 7x33 cm
“Cerchi nell’acqua”, 2019, pastello su carta, 15x18 cm
“Superficie d’acqua”, 2019, olio su carta, 14,2x21 cm
“Paesaggio marino 2”, 2019, acquerello su carta, 17x23,6 cm
Superficie dell’acqua Partendo da una fotografia da me scattata, ho cercato di trasporre l’immagine con un dipinto ad olio. Il mio intento non era solo la mera riproduzione, ma anche di integrare in essa quelli che erano stati alcuni miei pensieri, dei ricordi legati a quel momento. Per farlo avevo deciso di applicare dei frammenti di un testo stampato, che avevo precedentemente imbevuto con l’olio per rendere la carta trasparente e far risaltare solo le scritte. Pensavo di comporre il mio lavoro a strati, stendendo prima sulla superficie il colore di base e poi, pian piano, inglobandovi la carta, che a sua volta sarebbe stata parzialmente ricoperta con altri strati di colore, in modo tale che le scritte dessero l’effetto di voler riaffiorare. Tuttavia, mentre procedevo, il risultato non mi soddisfaceva, per cui decisi di rimuovere le scritte e di accantonarlo momentaneamente. Tutt’ora avrei inten- zione di proseguire il dipinto, senza però inglobarvi i frammenti di carta.
“Superficie dell’acqua”, 2019-20, olio su tela, 30x40 cm
Meduse Il mondo acquatico riserva creature straordinarie e affascinanti, tra le quali è molto difficile effettuare una scelta, ma sicuramente fra le più poetiche vi sono le meduse. Queste creature sono composte al 98% d’acqua e possono assumere le forme e le dimensioni più disparate. Alla loro eleganza, come succede frequentemente in natura, è associata anche una componente che ahimè in molti casi è anche letale e sto parlando ovviamente dei loro tentacoli urticanti, anche se non vale per tutte le specie. D’altronde forse, questo legame col pericolo rientra un po’ anche nel fascino che accomuna lo stesso tema acquatico e marino. Se pensiamo alla storia dell’arte, gli esempi non mancano. Ma per questo lavoro ho voluto soltanto immaginare come deve essere rilas- sante l’esistenza di questi celenterati che possono vivere, lasciandosi sempli- cemente trasportare dalle correnti, creando con i loro simili quelle che a volte sembrano delle dolci e flemmatiche danze. In un certo senso, anche per questa scelta direzionale, i ricordi sono stati la spinta iniziale.
Forse ciò che ha favorito la selezione del tema è stata in qualche modo la no- stalgia, che ad ottobre era quella di un’estate conclusa da ormai due mesi. Eb- bene, le meduse sono legate ad un episodio non propriamente simpatico, lega- to proprio all’agosto scorso, durante il quale, nel mio primo giorno di vita bal- neare mi sono ritrovata circondata da questi piccoli celenterati, che all’epoca mi causarono del leggero panico e anche confusione, poiché gli altri bagnanti non sembravano curarsene troppo, anzi i bambini si divertivano persino a prenderle in mano. Evidentemente era una specie non urticante, ma salvo evi- tare spiacevoli incidenti, io per precauzione ero tornata a riva. L’immagine, però, di queste masse gelatinose che volteggiavano sott’acqua è ciò che più mi è rimasto impresso di quell’esperienza, che è stata poi fonte d’ispirazione per i primi schizzi e per la tela che ha accolto alcune mie rifles- sioni. Su una superficie che comunque risultava abbastanza grezza, per via della scelta della juta, ho voluto far emergere, dal fondo sulle sfumature del blu scu- ro, queste sagome semitrasparenti, con l’ausilio di un acrilico molto diluito, quasi steso come un acquerello. Le meduse stesse inoltre forniscono l’unica fonte luminosa del quadro.
(In alto)“Meduse 1”, 2019, acrilico e pastello su carta, 21x14,8 cm (A destra) “Meduse 2”, 2019, Acrilico e pastello su carta, 14,9x21 cm
(A destra) “Meduse 3”, 2019, pastello su carta, 33,2x 23,7 cm (In alto) Particolare
“Meduse”, 2019, acrilico su tela, 40x30 cm
(In alto) Particolare di “Meduse” (A destra) Particolare di “Meduse”
Onde Mantenendo sempre un fondo scuro, in comune con il dipinto precedente, in questo caso ho lasciato da parte ogni aspetto rilassante, per cercare di ricreare la dinamica dell’acqua data dai moti ondosi. Paradossalmente parlando, il punto di partenza era stata la fotografia della pel- le di una balena, dalla quale avevo realizzato un primo schizzo con i gessetti. Ero rimasta colpita dalle striature che vi si erano formate, anche grazie alla presenza di molluschi estranei che si erano stabiliti come ospiti sul corpo del cetaceo, che in qualche modo mi ricordavano la schiuma marina che si forma quando l’onda s’infrange. Un corpo da sempre emblema della pesantezza, si trasforma così in qualcosa di dinamico e turbolento, che ha ugualmente una potenza anche distruttiva. U- na sorta di ribaltamento dei ruoli, che d’altronde in acqua, nel regno dove il peso alle volte si annulla, è possibile. A differenza del precedente, questo lavoro è stato realizzato ad olio, su una te- la di lino. La scelta della tecnica, oltre ad essere stata dettata dalla voglia di sperimentare, si è rivelata più vicina al mio modo di dipingere, per la possibi- lità, all’apparenza più semplice, di ottenere delle sfumature e per i tempi più lunghi di asciugatura; infatti è stata adottata anche per alcuni lavori successivi.
“Balena”, 2019, gessetto su carta, 15,5x21 cm
“Onde”, 2019, olio su tela, 30x40 cm
Grotta gelata Se prima cercavo di esprimere la dinamica, l’energia dell’acqua, in questa par- te del percorso ho voluto in un certo senso fermare il flusso congelandolo. L’ispirazione per questo dipinto è giunta indubbiamente in seguito alla visione de Il mare di ghiaccio di Caspar David Friedrich, dei paesaggi innevati e dalla serie sugli Iceberg di Gerhard Richter, ma soprattutto dall’opera di Frederic Edwin Church Gli iceberg, per quelle sfumature tendenti al verde che le masse di ghiaccio assumono e che nell’angolo in basso a destra creano un tunnel congelato. Io stessa ho cercato di dare quella tinta alla serie di stalattiti e stalagmiti che spuntavano dalla parte superiore ed inferiore del dipinto, senza dare una coor- dinata certa del verso giusto dell’opera, insieme ai toni del viola e dell’azzurro blu. Il risultato è stato uno scenario di una grotta a più entrate, scandagliate da quelle che sembrano colonne, dalle quali s’irradia una luce di un giallo canari- no. Per dare un’idea di profondità ho cercato di rendere le sagome sullo sfon- do più sfumate e impalpabili, fino a rendere quelle più in primo piano mag- giormente definite.
(A destra) Gerhard Richter, “Eisberg”, 1982, olio su tela, 101x151 cm (In basso) Frederic Edwin Church, “The Icebergs”, 1861, olio su tela, 164x285 cm
“Grotta gelata”, 2019, olio su tela, 30x40 cm
(In alto) Particolare di “Grotta gelata” (A destra) Particolare di “Grotta gelata”
Flussi Per questi lavori ho voluto tentare la via dell’astrazione. L’idea di partenza era quella di giocare proprio con l’elemento acqua presente nelle tecniche pittoriche. Per cui la scelta si è spostata indubbiamente sull’acquerello. Ricreando delle tenui sfumature di colore in diagonale, da un angolo all’altro di un foglio di carta, con una grammatura non troppo spessa e non propria- mente indicato per la tecnica, ho deciso di giocare anche con la qualità del sale di assorbire l’acqua e il colore, se posto su una superficie ancora umida. Quest’ultimo, infatti, ha creato delle macchie, talvolta bianche, altre di qual- che tono più chiaro rispetto alla base, originando delle trame che potevano ri- cordare talvolta quella di un tessuto spugnoso, altre delle piccole bolle. Nei primi due lavori ho voluto ridurre il contrasto fra il bianco e lo sfondo, andan- do a rendere più omogenea e sfumata la superficie pittorica con dell’acrilico bianco.
“Flusso 1”, 2020, acquerello su carta, 50x70 cm
(A sinistra) Particolare di “Flussi 1” (A destra) Particolare di “Flussi 1”
“Flusso 2”, 2020, acquerello su carta, 50x70 cm
(In alto) Particolare di “Flussi 2” (A destra) Particolare di Flussi 2”
“Flusso 3”, 2020, acquerello su carta, 50x70 cm
(In alto) Particolare di “Flussi 2” (A destra) Particolare di Flussi 2”
Fondali astratti Dai presupposti precedenti, ho deciso di continuare la sperimentazione in que- sta direzione, riducendo il formato. Al posto dell’andamento diagonale ho cercato di presentare forme nuove, cir- colari, spiraliformi, ondulate o semplicemente estese a tutta la superficie di- sponibile. Gli effetti imprevedibili del sale sono rimasti il punto in comune con i lavori precedenti e il caso ha dato il via a nuove composizioni, sempre differenti. I- noltre il primo è diventato parte inglobante del lavoro, perché mi soddisfaceva la lieve tridimensionalità e brillantezza che vi conferiva. Oltre ai toni dell’azzurro e del violetto ho inserito in qualche foglio i toni dell’ocra, che possono sempre però essere ricondotti all’immaginario marino. Inoltre nell’ultimo elemento della serie risulta più evidente il riferimento visi- vo della barriera corallina.
“Fondale astratto 1”, 2020, acquerello su carta, 23,5x32,5 cm “Fondale astratto 2”, 2020, acquerello su carta, 23,5x27 cm
“Fondale astratto 3”, 2020, acquerello su carta, 21x29,7 cm (particolari)
(In alto) “Fondale astratto 4”, 2020, acquerello su carta, 16,5x23,8 cm (In basso) “Fondale astratto 5”, 2020, acquerello su carta, 13,4x21 cm
Bolle In quest’altra serie di lavori, sempre di piccolo formato, ho voluto sempre spe- rimentare con l’acquerello, ma aggiungendo la gomma arabica. Il colore infatti, se prima veniva applicato con la tecnica del bagnato su bagna- to, in questo caso aveva come base proprio una stesura del legante sopracitato. La conseguenza era quasi l’annullamento del mescolarsi del pigmento, che av- veniva solo in alcuni punti di contatto, e la creazione di una superficie legger- mente sporgente e liscia al tatto. Anche in questa fase, il caso ha giocato un ruolo fondamentale, poiché era quasi impossibile sapere quali direzioni avrebbero preso le scie di colore o quanto si sarebbero fuse fra di loro.
(In alto) “Bolle 1”, 2020, acquerello su carta e gomma arabica su carta, 16,5x23,7 cm (In alto a sinistra) “Bolle 2”, 2020, acquerello su carta e gomma arabica su carta, 16,5x24 cm (In basso a destra) “Bolle 4”, 2020, acquerello su carta e gomma arabica su carta,16,5x23,6 cm
Fondali astratti con bolle Il passo successivo è stato l’integrazione delle due sperimentazioni. Infatti, su delle forme che ricordano le ramificazioni dei coralli, ho voluto in- serire questi piccoli mondi o bolle colorate galleggianti. Anche in tali lavori ho inserito il sale, lasciando che il caso facesse il suo cor- so nella creazione del dipinto. È stato interessante notare, come l’acquerello delle ramificazioni non intaccas- se la gomma arabica e le piccole masse colorate all’interno.
(In alto a sinistra) “Fondali astratti con bolle 1”, 2020, acquerello e gomma arabica su carta, 15x21 cm (In alto a destra) “Fondali astratti con bolle 2”, 2020, acquerello e gomma arabica su carta, 16,5x24 cm (In basso a destra) “Fondali astratti con bolle 3”, 2020, acquerello e gomma arabica su carta, 16,5x24 cm
Coralli Per concludere la serie, ho voluto provare a miscelare non più l’acquerello, ma direttamente il pigmento in polvere con la gomma arabica. Le figure risultanti erano in un certo senso più vellutate, potevano godere di ombre più marcate per l’intensità del pigmento stesso, ma le cui forme sono sempre riconducibili alla vegetazione marina. Nell’ultimo schizzo le sagome realizzate con il pigmento si stagliano su uno sfondo realizzato anch’esso con acquerello con l’aggiunta del sale.
“Coralli 1”, 2020, pigmento e gomma arabica su carta, 16x21 cm “Coralli 2”, 2020, acquerello e pigmento su carta, 15x21 cm
Onda Il lavoro è stato realizzato su della carta da spolvero sulla quale è stato appli- cato del colore acrilico con l’ausilio di un pennello legato ad un’asta di quasi due metri di lunghezza. Per tutta la preparazione, la superficie è stata mante- nuta poggiata sul pavimento. Tramite un andamento un po’ ondeggiante o a pendolo, ho cercato di ricreare, non aspirando a toni realistici, l’idea delle acque agitate. Le masse delle onde si scontrano fra di loro, si infrangono, lasciando intravedere l’arancio di un i- potetico cielo al tramonto, che al contempo si riflette sull’acqua, fino ad arri- vare ai toni più profondi del blu violetto, nella parte inferiore. Anche in questo caso, il movimento cercava di restituire l’energia e la dinamica del mare o dell’oceano, giocando anche sull’uso dei complementari.
(In alto) foto dell’esperienza in aula (In alto a sinistra) Particolare di “Onda” (A destra) Particolare di “Onda”
“Onda”, 2020, acrilico su carta, 100x176 cm
Grotta gelata II Preparazione Segue la realizzazione passo passo dell’ultimo lavoro. Il supporto utilizzato è stato un lenzuolo di cotone, fissato alla parete con delle puntine, in modo tale da poterlo tira- re, in caso di necessità, senza il problema dei chiodi.
Il primo passo per la preparazione del supporto è stata la stesura della colla di coniglio. Dopo aver messo in acqua per una notte la granella, ho proceduto con lo scioglimento a bagnomaria, finché la consistenza non è diventata liquida. Una volta pronta, ho provveduto a stenderla con una pennellessa sul lenzuolo, fa- cendo due passate. Una volta asciutto, ho proceduto con la preparazione del secondo strato, questa volta composto da una mi- scela di colla di coniglio, gesso, qualche goccia di olio di lino cotto e un pizzico di pigmento verde per fare una leggera base. Una volta sciolto il composto, l’ho applicato sulla tela, aspettato i tempi di asciugatura e tirato laddove si erano formate delle imperfezioni.
Segue una prima stesura del colore. La tec- nica utilizzata è stata l’olio. Per cui il primo strato di colore è stato diluito con dell’acquaragia, per fare una base. In segui- to ho applicato del colore, non diluito, tra- mite campiture piatte.
(In alto a sinistra) Prime velature (In basso a sinistra) Particolare (A destra) Ultime fasi realizzazione
(A sinistra) Particolare (In alto a destra) Particolare (In basso a destra) Particolare
L’ultimo lavoro nasce dal desiderio di sperimentare il grande formato. Per il soggetto ho voluto riprendere la tela precedente della grotta ghiacciata. L’intento in questo caso era cercare di dare la sensazione allo spettatore di po- tersi addentrare all’interno dello scenario, rimanendo coinvolto dall’ambiente. Ancora una volta una luce calda entra attraverso aperture delineate da dei pila- stri congelati, illuminando il resto dell’antro. Più si avanza in primo piano, più le stalattiti e stalagmiti acquistano consistenza e toni più scuri, fino ad arrivare alle tinte quasi nere del primissimo piano.
“Grotta gelata II”, 2020, olio su tela, 135x194 cm
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