SVILUPPO SOSTENIBILE IN SVIZZERA UNA GUIDA
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SVILUPPO SOSTENIBILE IN SVIZZERA UNA GUIDA
Impressum Editore Comitato interdipartimentale sullo sviluppo sostenibile (CISvS) C/o Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) Sezione Sviluppo sostenibile CH-3003 Berna Autori Prima edizione 2007 Regula Bärtschi, Doris Angst, Pietro Cattaneo, Anne DuPasquier, Nathalie Gigon, Christine Richard, Daniel Wachter, Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) Collaborazione di Aurélie Massin e Andrea Meier Seconda edizione rielaborata 2012 Christine Richard e Daniel Wachter, Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) Redazione Pieter Poldervaart, 4001 Basel Traduzione Servizi linguistici DATEC Realizzazione grafica Desk Design, 3032 Hinterkappelen Desk Design, 3032 Hinterkappelen (foto prima pagina, pagina 4, 59) Keystone (foto pagine 8, 14, 46) Henri Leuzinger, 4310 Rheinfelden (foto pagine 24, 29, 35, 43, 49) Stampato su carta riciclata al 100 % Produzione Rudolf Menzi, Stato maggiore dell’informazione, ARE Citazione Comitato interdipartimentale sullo sviluppo sostenibile (CISvS) 2012: Sviluppo sostenibile in Svizzera – Una guida, Berna Distribuzione UFCL, Vendita di pubblicazioni federali, CH-3003 Berna www.pubblicazionifederali.admin.ch N. art. 812.054.i In versione elettronica: www.are.admin.ch Aprile 2012 500 860287412
P R E FA Z I O N E La nozione di sviluppo sostenibile è un tema ricorrente sin dalla Confe- renza sull’ambiente e lo sviluppo di Rio del 1992. Tuttavia, il suo concetto di base è ancora troppo poco conosciuto. È perciò necessario chiarirne meglio il significato e promuovere il dialogo a livello politico e con le cer- chie interessate del ramo economico, dell’istruzione e della società civile. L’obiettivo della Conferenza dell’ONU sullo sviluppo sostenibile nel 2012 («Rio+20») è rinnovare l’impegno politico mondiale a favore dello svilup- po sostenibile, ponendo in primo piano lo sviluppo dell’«economia verde» in relazione allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà e le condizioni quadro istituzionali per uno sviluppo sostenibile. Un altro obiettivo riguarda il decennio 2005–2014 dell’«Educazione allo Sviluppo Sostenibile» (ESS). L’idea è di integrare il concetto dello svi- luppo sostenibile a tutti i livelli del sistema educativo, nel quadro sia dell’educazione formale (scuola dell’obbligo e gradi di formazione su- periore), sia dell’educazione informale in senso ampio, comprendente corsi di formazione professionale e altre iniziative formative. Ma anche attraverso sistemi educativi più informali, ad esempio nei corsi di forma- zione continua o nelle manifestazioni varie. Il decennio ESS pone dunque le basi per una società sostenibile. Questa pubblicazione offre uno sguardo d’insieme sul concetto di svilup- po sostenibile e ne illustra l’attuazione in Svizzera. Dovrebbe servire da guida e aiutare il lettore ad orientarsi in questa materia piuttosto com- plessa. I siti Internet indicati forniscono informazioni supplementari per chi volesse approfondirne le singole tematiche. In questo modo, tutti gli interessati potranno partecipare alle discussioni sul tema e contribuire allo sviluppo sostenibile dell’ambiente nel quale vivono. Tutti coloro che, in ambito professionale o privato, si interessano allo sviluppo sostenibile troveranno nella guida una panoramica esaustiva sulle principali tematiche. Dott.ssa Maria Lezzi, Direttrice dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE)
SOMMARIO Prospettive e sfide 4 Nel mondo 4 In Svizzera 5 Definizione e nozione di sviluppo sostenibile 8 Concetto di base 8 Come la Svizzera interpreta lo sviluppo sostenibile 10 Contesto internazionale 14 Tappe principali a livello mondiale 14 Principali documenti sullo sviluppo sostenibile 18 Principali attori a livello internazionale 22 La politica della Svizzera 24 Strategia per uno sviluppo sostenibile del Consiglio federale 25 Attori e istituzioni a livello federale 29 Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) 29 Comitato interdipartimentale sullo sviluppo sostenibile (CISvS) 30 Forum sviluppo sostenibile 34 Dialogo sviluppo sostenibile Svizzera 34 Sviluppo sostenibile nei Cantoni e nei Comuni 35 Processi di sostenibilità a livello locale 35 Impostazione di un processo di sostenibilità 36 La situazione in Svizzera 39 Offerte per attori locali 42 Economia privata 43 Prodotti e processi sostenibili 43 Norme e standard 43 Educazione 46
Misurare e valutare lo sviluppo sostenibile 49 Sistemi di indicatori 49 Valutazione della sostenibilità 54 Quanto sostenibile è la Svizzera? 59 Vi è ancora molto da fare 60 Allegati 66 Abbreviazioni 66 La dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo 68 I principi del sistema di indicatori MONET in Svizzera (versione abbreviata) 72 Bibliografia 77
PROSPETTIVE E SFIDE NEL MONDO P O P O L A Z I O N E E S O C I E TA La popolazione mondiale è in continua crescita ed entro il 2050 raggiun- gerà la soglia dei 9,6 miliardi di persone, la maggior parte delle quali vivrà nelle megalopoli dei paesi in via di sviluppo. La crescita della po- 4 polazione mondiale, il persistente divario economico fra Paesi ricchi e poveri, ma anche le guerre e i cambiamenti climatici si tradurranno in un costante aumento del numero potenziale di persone migranti. Prosegue intanto anche la lotta contro la povertà a livello mondiale. Tra il 1990 e il 2005 si è riusciti a ridurre la percentuale di persone che nei Paesi in via di sviluppo vive con meno di un dollaro al giorno (dal 46 al 27 per cento). Ciononostante, per effetto della crescita della popolazione mondiale il numero di persone molto povere è diminuito solo in maniera minima. Crescono inoltre le disparità nella ripartizione del reddito: il numero dei ricchi è in continuo aumento, ma ci sono anche sempre più persone estremamente povere. ECONOMIA La concorrenza fra i poli d’attrazione economici aumenta. In Europa, la crisi dell’Euro e del debito ha messo in evidenza profondi deficit struttu- rali che compromettono ancora più seriamente la competitività dei Paesi europei. Mentre lo Stato-nazione perde la propria influenza, crescono il peso e il potere delle società multinazionali e delle istituzioni multi- nazionali economiche come l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), il Fondo monetario internazionale (FMI) o la Banca mondiale. La ripartizione del lavoro su scala mondiale è sempre più massiccia. Paesi economicamente forti diventano «società della conoscenza», il cui be-
nessere si basa sulla crescita del sapere e sull’impiego di nuove tec- nologie dell’informazione e della comunicazione. Allo stesso tempo, la produzione industriale si trasferisce in maniera crescente verso Paesi emergenti e in via di sviluppo. R I S O R S E N AT U R A L I A livello globale, i principali problemi ambientali del 21° secolo sono lega- ti ai cambiamenti climatici e alle catastrofi naturali sempre più frequenti, alla penuria di acqua dolce, al degrado della diversità delle specie (bio- diversità), all’inquinamento dei mari e delle coste, alla perdita massiccia di terreno agricolo, nonché ai rischi chimici, nucleari e dell’ingegneria genetica correlati ai nostrimetodi produttivi e alle nostre abitudini di consumo. A causa dell’aumento della domanda di consumo da parte dei Paesi del nord, ma anche di quelli in rapida crescita come la Cina e l’In- dia, le risorse naturali sono sempre più richieste. I dati sui cambiamenti climatici mostrano quanto allarmante sia questa situazione: secondo il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC, Inter- 5 governmental Panel on Climate Change), per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 2°C e prevenire conseguenze gravi per l’uomo, entro il 2050 si dovrebbero ridurre del 50 percento le emissioni globali di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990). Ai Paesi industrializza- ti si chiedono sforzi nettamente più grandi (ovvero ridurre le emissioni dell’80 o addirittura del 95 % entro il 2050). Sempre secondo l’IPCC, se si vorranno evitare conseguenze irreversibili e su vasta scala riconducibili ai cambiamenti climatici si dovrà intervenire entro e non oltre il 2020. CONCLUSIONE Dopo questo primo decennio del 21° secolo risulta sempre più chiaro che a livello mondiale è necessario indirizzare lo sviluppo in un’altra direzio- ne, ossia verso una maggiore sostenibilità. IN SVIZZERA P O P O L A Z I O N E E S O C I E TA Fra le sfide che attendono la Svizzera sul piano demografico non vi è tanto la crescita della popolazione quanto il suo invecchiamento. Attual- mente vi sono 33 pensionati su 100 persone attive, nel 2050 saranno
invece all’incirca 61. Le riforme del sistema delle assicurazioni sociali avranno un impatto forte sui rapporti intergenerazionali. L’invecchiamen- to e la crescita della popolazione hanno ripercussioni anche in altri am- biti: il mercato del lavoro, la mobilità, gli insediamenti. La politica migra- toria della Svizzera lascia presagire che anche in futuro le persone che immigrano in Svizzera proverranno principalmente dai Paesi dell’Unione Europea. Si presume che la migrazione in provenienza da Paesi non eu- ropei non cesserà e che quindi la politica d’integrazione continuerà a svolgere un ruolo decisivo. A causa della crescente concorrenza, le persone con un livello di istru- zione basso, o svantaggiate per altri motivi, avranno sempre più difficol- tà ad adeguarsi alle esigenze del mercato del lavoro. Sarà sempre più importante riuscire a integrare i giovani con problemi di apprendimento scolastico. La povertà colpisce soprattutto i disoccupati di lungo periodo, le persone con redditi bassi («working poor»), le famiglie monoparentali 6 e le famiglie con figli numerosi. ECONOMIA La Confederazione, i Cantoni e i Comuni si adoperano per creare condi- zioni quadro più favorevoli alla crescita economica, allo scopo di man- tenere il benessere materiale. In questo contesto sono spesso messe in dubbio questioni d’importanza centrale per lo sviluppo sostenibile. Le offerte di servizio pubblico nell’ambito della posta, delle ferrovie, delle telecomunicazioni, dell’approvvigionamento di acqua e di elettricità, ma anche il sistema sanitario nel suo insieme sono sempre più esposti alla concorrenza. Le istituzioni sociali come ad esempio l’assicurazione vec- chiaia obbligatoria o la scuola pubblica vengono riformate. Allo stesso tempo soluzioni individuali mettono in questione l’equità sociale. R I S O R S E N AT U R A L I In Svizzera l’impatto dei cambiamenti climatici si fa sentire in particolare nelle regioni di montagna. Si prevede che i pericoli naturali aumente- ranno e rappresenteranno una minaccia per le infrastrutture regiona- li. Secondo diversi pronostici, nei prossimi 50 anni il riscaldamento del pianeta farà scomparire ampi settori dei ghiacciai svizzeri. Si devono inoltre mettere in conto ripercussioni negative sull’approvvigionamento idrico e sulla forza idrica (produzione di elettricità). La ristrutturazione
del settore energetico svizzero in seguito alla decisione del Parlamento e del Consiglio federale di abbandonare gradualmente il nucleare, con il conseguente potenziamento delle energie rinnovabili, metteranno a dura prova la natura e il paesaggio. Lo sfruttamento intensivo del suolo agrico- lo, il moltiplicarsi delle infrastrutture e di altre costruzioni rappresentano una minaccia anche per la biodiversità della Svizzera. LA POSIZIONE DELLA SVIZZERA NEL MONDO La Svizzera è uno dei Paesi più globalizzati al mondo. Le sfide globali diventano dunque sempre più rilevanti per la Svizzera. Allo stesso tempo è necessario che le sfide cui la Svizzera è confrontata nel suo interno vengano inquadrate in un contesto internazionale. Un franco su due è guadagnato all’estero e quasi un terzo dei patrimoni mondiali investiti al di fuori dei confini nazionali è gestito in Svizzera. Inoltre, i suoi stan- dard di produzione e di consumo richiedono quasi il triplo delle risorse naturali disponibili nel Paese. Un’interconnessione così forte impone alla Svizzera di assumersi le proprie responsabilità a favore di uno sviluppo 7 sostenibile a livello mondiale.
DEFINIZIONE E NOZIONE DI SVILUPPO SOSTENIBILE CONCETTO DI BASE LA DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE BRUNDTLAND Nel 1987 la Commissione mondiale dell’ambiente e dello sviluppo («Com- missione Brundtland») ha elaborato la seguente definizione del concetto di sviluppo sostenibile: 8 «Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibili- tà delle generazioni future di soddisfare i loro.» Sin dalla Conferenza di Rio del 1992 la nozione di sviluppo sostenibile si è diffusa ed è stata comunemente accettata. Due concetti di base sono fondamentali per comprenderne a fondo il significato: il concetto del soddisfacimento dei bisogni di base di ogni individuo e l’idea che ci sia un limite alla sostenibilità del sistema ecologico globale.
Il concetto delle tre dimensioni Nord Società Generazione Generazione attuale futuro Ambiente Economia 9 Pensare e agire in modo: – complessivo – duraturo – globale Sud / Est Lo sviluppo sostenibile è spesso rappresentato con tre cerchi che indi- cano le tre dimensioni di riferimento (ambiente, economia e società), distribuite lungo l’asse temporale (est-ovest) e quello spaziale (nord- sud). Questa raffigurazione va intesa come segue: • Visione d’insieme dell’economia, della società e dell’ambiente I processi economici, sociali ed ambientali sono strettamente legati tra loro e si influenzano a vicenda. L’intervento degli attori pubblici e privati non deve avvenire in modo isolato e settoriale, bensì tenere conto delle interazioni tra queste tre dimensioni (ambiente, economia, società).
• Solidarietà con le generazioni future Lo sfruttamento eccessivo delle risorse e dello spazio vitale, ma così anche l’indebitamento, limitano lo sviluppo delle generazioni future. Lo sviluppo è sostenibile solo quando tiene conto dei bisogni delle generazioni future (solidarietà intergenerazionale) e non li pregiudica. • Solidarietà all’interno della generazione attuale Uno sviluppo duraturo e stabile del pianeta è possibile solo se tutte le persone hanno pari diritti di sfruttamento delle risorse disponibili (solidarietà intragenerazionale). Lo schema delle tre dimensioni è una rappresentazione semplificata del- lo sviluppo sostenibile. Anche gli aspetti culturali e istituzionali hanno una valenza centrale per la pianificazione e l’attuazione dei cambiamenti necessari a livello politico. 10 I concetti di «economia verde» e «crescita verde», che hanno preso forma negli ultimi anni, evidenziano singoli settori dello sviluppo sostenibile, ad esempio la gestione delle risorse e l’efficienza energetica, approfonden- do nello specifico le correlazioni tra le problematiche di politica econo- mica e ambientale, ma anche singoli aspetti della dimensione sociale. I due concetti rappresentano in tal senso aspetti complementari rilevanti, certo non sostitutivi, della tematica più ampia dello sviluppo sostenibile. COME LA SVIZZERA INTERPRETA LO SVILUPPO SOSTENIBILE I CRITERI DEL CONSIGLIO FEDERALE Nella Strategia per uno sviluppo sostenibile il Consiglio federale defini- sce 15 criteri di sostenibilità per la Svizzera ricavati dalle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile. Questi criteri generali sono stati differenziati in diversi progetti, ad esempio nei 45 principi di MONET o nei 35 ambiti d’intervento del «Cercle Indicateurs».
I 15 criteri di sviluppo sostenibile della «Strategia per uno sviluppo sostenibile» («criteri del Consiglio federale») Ambiente Economia Società Conservare gli spazi Mantenere i redditi e Tutelare e promuovere naturali e la diversità l’occupazione e incre- in senso globale la sa- delle specie. mentarli in funzione dei lute e la sicurezza delle bisogni, tenendo conto persone. di una distribuzione com- patibile con le esigenze sociali e territoriali. Mantenere il consumo Conservare almeno e Garantire la formazione e di risorse rinnovabili migliorare qualitativa- quindi lo sviluppo nonché al di sotto del livello di mente il capitale produt- la piena espressione rigenerazione o della tivo basato sulle risorse e l’identità del singolo disponibilità naturale. sociali e umane. individuo. Mantenere il consumo di Migliorare la competitivi- Promuovere la cultura risorse non rinnovabili al tà e la capacità innovati- nonché la conservazione 11 di sotto del potenziale va dell’economia. e lo sviluppo dei valori e di sviluppo delle risorse delle risorse sociali intesi rinnovabili. come capitale sociale. Ridurre a un livello Nell’economia, lasciare Garantire a tutti eguali innocuo l’inquinamento agire in primo luogo i diritti e la certezza del dell’ambiente naturale meccanismi di mercato diritto, segnatamente e il carico per l’uomo (prezzi) tenendo conto per quanto concerne la dovuto alle emissioni dei fattori determinanti parità dei sessi, l’egua- (sostanze nocive). di scarsità e dei costi glianza dei diritti, rispet- esterni. tivamente la tutela delle minoranze nonché il riconoscimento dei diritti dell’uomo. Ridurre gli effetti delle Promuovere una gestione Promuovere la solida- catastrofi ambientali e tol- da parte dell’apparato rietà intergenerazionale lerare i rischi di incidenti pubblico che non vada a nonché a livello globale. soltanto nella misura in scapito delle generazioni cui anche in caso di mas- future. simo incidente possibile non si verifichino danni che perdurino oltre una generazione.
«SOSTENIBILITà DEBOLE PLUS» Il modello degli stock di capitale completa lo schema delle tre dimensio- ni. Esso costituisce un ulteriore fondamento per la politica della Svizzera in materia di sviluppo sostenibile. Questo modello si basa sull’idea dei tre stock di riserve: ambiente, economia e società. Il capitale della soste- nibilità è costituito dalla somma dei tre stock di risorse: K Sostenibilità = K Ambiente + K Economia + K Società Introducendo le nozioni di «sostenibilità forte» e «sostenibilità debole» è possibile analizzare la sostituibilità degli stock. La sostenibilità forte implica che nessuno dei tre stock di capitale si riduca a lungo termine, mentre la sostenibilità debole presuppone questa condizione solo per il capitale di sostenibilità globale. La sostenibilità debole consente per esempio di ridurre lo stock di capitale relativo all’ambiente, a condizione 12 però che venga compensato aumentando il capitale sociale o economico. Il Consiglio federale ha adottato una posizione intermedia tra la soste- nibilità forte e quella debole. Negli ambienti scientifici essa è indicata come «sostenibilità debole plus». È così ammessa una sostituibilità limi- tata tra gli stock di capitale, a patto che non siano oltrepassati i limiti critici di ciascuno stock. Questi limiti, per esempio le norme ambientali in materia di salute (inquinamento atmosferico) o la garanzia dei diritti della persona, costituiscono esigenze minime non negoziabili. A F F R O N TA R E I C O N F L I T T I T R A O B I E T T I V I Lo sviluppo sostenibile non è un concetto armonioso. Fra i diversi obiet- tivi economici, sociali e ambientali è possibile che sorgano conflitti. Oc- corre perciò armonizzare gli obiettivi e gli interessi in parte contrastanti delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, raggiungendo un equili- brio fra i vari interessi. I conflitti devono essere affrontati a livello inter- nazionale e locale in modo corretto e democratico. Il compito politico comune consiste dunque nel ricercare soluzioni ottimali e sinergie che consentano di risolvere i conflitti fra le diverse dimensioni della sosteni- bilità e al loro interno.
Di principio si devono osservare le seguenti regole: – prendere le decisioni in modo tale da evitare che a medio e lungo termine uno degli ambiti dello sviluppo sostenibile venga sistematica- mente svantaggiato a favore degli altri; – la ponderazione degli interessi ambientali, economici e sociali presup- pone il rispetto delle esigenze minime non negoziabili in tutti e tre i settori; – le strategie adottate nei singoli Paesi vanno perseguite evitando di trasferire i costi ambientali e i problemi sociali verso Paesi terzi. 3 www.are.admin.ch/svilupposostenibile > Comprensione dello sviluppo sostenibile 13
CONTESTO INTERNAZIONALE TA P P E P R I N C I PA L I A L I V E L L O M O N D I A L E 1 9 7 2 : I L I M I T I D E L L A C R E S C I TA Il dibattito sullo sviluppo sostenibile è iniziato con la pubblicazione del rapporto sullo stato dell’umanità del Club di Roma dal titolo «I limiti della crescita». Esso afferma che una crescita illimitata delle risorse fisiche 14 non è possibile in un sistema-Terra limitato. 1 9 7 2 : C O N F E R E N Z A D E L L’ O N U S U L L’ A M B I E N T E U M A N O , STOCCOLMA Un miglioramento duraturo delle condizioni di vita necessita il manteni- mento delle basi di vita naturali. A questa conclusione è giunta la confe- renza di Stoccolma del 1972. La firma della dichiarazione di Stoccolma può essere considerata l’atto iniziale di ciò che qualche anno più tardi sarebbe stato definito lo «sviluppo sostenibile». 1987: IL RAPPORTO BRUNDTLAND Il rapporto «Il nostro futuro comune» della Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo dell’ONU («Rapporto Brundtland») individua nella grande povertà dell’emisfero sud e nei modelli di produzione e di consu- mo non sostenibili del nordi principali responsabili dei problemi ambien- tali a livello globale. Il rapporto chiede una strategia in grado di conciliare gli obiettivi di sviluppo con quelli ambientali. È utilizzato il concetto di «sviluppo sostenibile» conforme alla sua definizione attuale.
1 9 9 2 : C O N F E R E N Z A D E L L’ O N U S U L L’ A M B I E N T E E L O S V I L U P P O , RIO DE JANEIRO L’idea e il concetto di sviluppo sostenibile vengono diffusi su scala pla- netaria. La protezione dell’ambiente e lo sviluppo sociale ed economico sono ora posti sullo stesso livello. Per la prima volta si chiede agli Stati di elaborare delle strategie improntate allo sviluppo sostenibile. I Paesi partecipanti sottoscrivono tre accordi non vincolanti a livello interna- zionale (Agenda 21, Dichiarazione di Rio, Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste) e due convenzioni giuridicamente vincolanti (Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, Convenzione sulla biodiversità). 1 9 9 4 : C A R TA D I A A L B O R G La Carta è sottoscritta ad Aalborg, in Danimarca, dai partecipanti alla Conferenza europea sulle città e i Comuni sostenibili. Essa concretizza l’Agenda 21 a livello locale. Le città e i Comuni firmatari si impegnano ad avviare procedure locali dell’Agenda 21 e a sviluppare programmi di 15 azione sostenibili. Dieci anni più tardi, le città e i Comuni coinvolti sot- toscrivono i «Commitments» (impegni), che rafforzano l’impegno per una visione comune dello sviluppo sostenibile. 1 9 9 7 : C O N F E R E N Z A D E L L’ O N U R I O + 5 , N E W Y O R K Dal 1992 non sono stati compiuti progressi. L’ingiustizia sociale, la pover- tà, le emissioni di gas a effetto sera, la fuoruscita di sostanze velenose e la quantità di rifiuti solidi hanno continuato a crescere. Viene sottoscritto un programma di lavoro per l’attuazione dell’Agenda 21 nei cinque anni successivi. Vengono presentate le prime strategie nazionali per lo svilup- po sostenibile, fra cui quella della Svizzera. 2 0 0 0 : O B I E T T I V I D I S V I L U P P O D E L M I L L E N N I O D E L L’ O N U L’Assemblea generale dell’ONU fissa otto obiettivi misurabili da conse- guire entro il 2015: eliminare fame e povertà estrema, istruzione primaria per tutti, pari opportunità fra i sessi e un rafforzamento del ruolo delle donne, ridurre la mortalità infantile, migliorare l’assistenza sanitaria alle madri, combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie gravi, garantire la sostenibilità ambientale, sviluppare un’alleanza globale per lo svilup- po.
2 0 0 1 : S T R AT E G I A E U R O P E A P E R L O S V I L U P P O S O S T E N I B I L E In essa, il Consiglio dell’Unione Europea afferma esplicitamente che la crescita economica e lo sfruttamento delle risorse devono essere di- saccoppiati. La strategia viene rinnovata nel 2006. I principi guida della strategia 2006 sono: promozione e protezione dei diritti fondamentali, giustizia intragenerazionale e intergenerazionale, salvaguardia di una società aperta e democratica, coinvolgimento della popolazione, delle aziende e dei partner sociali, coerenza politica e integrazione, impiego delle migliori conoscenze disponibili, attuazione del principio di preven- zione e del principio «chi inquina paga». 2001: MILLENNIUM ECOSYSTEM ASSESSMENT (MA) Uno studio di ampia portata dell’ONU getta uno sguardo sistematico sullo stato dei 24 principali ecosistemi presenti sulla terra. I risultati del MA pubblicati nel 2005 mostrano che il nostro pianeta si trova in uno stato di distruzione: 15 dei 24 ecosistemi esaminati (vale a dire il 60 percento) 16 sono in uno stato di degrado avanzato. 2 0 0 2 : V E R T I C E M O N D I A L E D E L L’ O N U S U L L O S V I L U P P O SOSTENIBILE, JOHANNESBURG I temi principali del vertice sono la giustizia sociale, il dialogo tra le cul- ture, la salute e lo sviluppo. I partecipanti ribadiscono il loro impegno a favore dell’Agenda 21, della Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo svi- luppo e degli Obiettivi di sviluppo del millennio. Vengono sottoscritti una dichiarazione di carattere politico, con obblighi e proposte di attuazio- ne per lo sviluppo sostenibile, e il Piano di attuazione di Johannesburg, giuridicamente non vincolante. Inoltre, le iniziative di partenariato tra il mondo economico, le organizzazioni non governative e la società civile dovrebbero contribuire a raggiungere gli obiettivi. 2 0 0 5 : V E R T I C E M O N D I A L E M + 5 D E L L’ O N U , N E W Y O R K L’esame dei risultati intermedi conseguiti dagli Stati nell’ottica degli obiettivi del millennio consente di chiarire le priorità dello sviluppo so- stenibile. Tra i compiti principali figurano la lotta contro la povertà, la pace e la sicurezza, il rispetto dei diritti umani. Questi compiti richiedono un rafforzamento della governance globale e, quindi, riforme istituzionali in seno all’ONU.
2 0 0 5 : D I C H I A R A Z I O N E D I PA R I G I S U L L’ E F F I C A C I A D E L L A COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO Con la Dichiarazione di Parigi oltre 90 Stati si impegnano a rispettare criteri comuni per una cooperazione allo sviluppo efficace nei seguenti ambiti: assunzione di responsabilità da parte dei governi dei Paesi be- neficiari per il loro sviluppo, armonizzazione delle pratiche dei donatori, definizione di obiettivi comuni e concordati, presentazione di risultati misurabili. 2 0 0 5 : D E C E N N I O D E L L’ E D U C A Z I O N E A L L O S V I L U P P O S O S T E N I B I L E 2 0 0 5 – 2 0 1 4 D E L L’ O N U Considerata l’importanza dell’educazione come base di un agire impron- tato allo sviluppo sostenibile, l’ONU avvia su scala globale il Decennio di educazione sullo sviluppo sostenibile, la cui responsasbilità è affidata all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza, la cul- tura e la comunicazione (UNESCO). 17 2 0 1 1 : S T R AT E G I A O C S E P E R U N A « C R E S C I TA V E R D E » L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) svi- luppa il principio della «crescita verde». Nel quadro della Green Growth Strategy, il Consiglio dell’OCSE a livello ministeriale emana alcune racco- mandazioni destinate ai Paesi membri che illustrano come, avvalendosi di strumenti di politica adeguati, sia possibile crescere economicamente aumentando l’efficienza nell’impiego delle risorse, ad esempio stabilen- do una corrispondenza dei costi ecologici o promuovendo l’innovazione in maniera mirata. 2 0 1 1 : G R E E N E C O N O M Y R E P O R T D E L L’ U N E P Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) si ispira dal 2008 a un principio analogo nel quadro della «Green Economy Initiative». Que- sta iniziativa promuove gli investimenti pubblici e privati in metodi pro- duttivi più rispettosi dell’ambiente. Questa ecologizzazione degli investi- menti mira ad allentare la pressione sull’ambiente naturale, promuovere l’occupazione e sostenere la lotta contro la povertà.
2 0 1 2 : C O N F E R E N Z A D E L L’ O N U S U L L O S V I L U P P O S O S T E N I B I L E («RIO+20») A vent’anni dalla Conferenza dell’ONU sull’ambiente e lo sviluppo del 1992 ha luogo a Rio de Janeiro una Conferenza dell’ONU sullo sviluppo sostenibile. L’obiettivo del vertice è rinnovare l’impegno politico a favo- re dello sviluppo sostenibile. Verrà tracciato un bilancio sull’attuazione delle linee guida sullo sviluppo sostenibile e si illustreranno le prospet- tive per il futuro. La conferenza ruota intorno a due tematiche centra- li: «L’economia verde nel quadro dello sviluppo sostenibile e della lotta contro la povertà» e le «condizioni quadro istituzionali per uno sviluppo sostenibile». P R I N C I PA L I D O C U M E N T I S U L L O S V I L U P P O S O S T E N I B I L E D I C H I A R A Z I O N E D I R I O S U L L’ A M B I E N T E E L O S V I L U P P O , 18 1992 La Dichiarazione di Rio definisce 27 principi di base che fungono pure da «costituzione» per lo sviluppo sostenibile. Lì si afferma, in sostanza, che a lungo termine il progresso economico è realizzabile solo se legato alla tutela dell’ambiente e alla solidarietà sociale. Ciò è possibile se gli Stati creano una nuova e equa alleanza con la partecipazione di governi, popoli e altri attori principali della società. Per tutelare l’ambiente gli Stati si impegnano a trovare accordi internazionali. La Dichiarazione di Rio contiene i seguenti principi di base: – la priorità alla lotta contro la povertà e ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo (Principi 5 e 6); – gli Stati hanno delle responsabilità comuni ma differenziate. Sono so- prattutto i ricchi Paesi industrializzati a dover intraprendere sforzi particolari per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile (Principio 7); – l’importanza delle interazioni fra lo sviluppo sostenibile e un sistema economico internazionale aperto e non discriminatorio (Principio 12); – l’approccio cautelativo che richiede dagli Stati misure a favore dell’ambiente anche qualora mancasse la totale certezza scientifica in taluni ambiti (Principio 15);
– «chi inquina paga»: chi causa danni all’ambiente deve anche sostene- re i relativi costi (Principio 16). 3 Vedi Allegato AGENDA 21, 1992 L’Agenda 21 è, assieme alla Dichiarazione di Rio, l’accordo centrale rag- giunto al vertice di Rio del 1992. Si tratta di un programma d’azione a livello globale che riguarda tutti gli ambiti dello sviluppo sostenibile. È stato concepito in modo da poter essere applicato a livello nazionale, ma anche a tutti gli altri livelli istituzionali. Nel capitolo 28 del documento i Comuni sono incitati a mettere in piedi i propri programmi per uno sviluppo sostenibile, poiché molti problemi globali vanno risolti a livello locale. La Dichiarazione di Rio e l’Agenda 21 sono state sottoscritte quali dichia- razioni d’intenti e non sono giuridicamente vincolanti. 19
L’Agenda 21 contiene 40 capitoli 1. Preambolo 2. Cooperazione internazionale 3. Lotta contro la povertà 4. Cambiamento dei comportamenti di consumo 5. Dinamiche demografiche e sostenibilità 6. Protezione e promozione della salute 7. Promozione di forme di insediamento sostenibili 8. Integrazione dello sviluppo e dell’ambiente nei processi decisionali 9. Protezione dell’atmosfera 10. Approccio integrato per la pianificazione e gestione del suolo e delle risorse 11. Lotta alla deforestazione 20 12. Gestione di ecosistemi fragili: lotta alla desertificazione e alla siccità 13. Gestione di ecosistemi fragili: sviluppo sostenibile delle zone di montagna 14. Promozione dell’agricoltura sostenibile e dello sviluppo rurale 15. Conservazione della diversità biologica 16. Impiego sostenibile delle biotecnologie 17. Protezione degli oceani 18. Protezione della qualità e delle riserve di acque dolci 19. Gestione dei prodotti chimici tossici rispettosa dell’ambiente 20. Gestione dei rifiuti industriali rispettosa dell’ambiente 21. Gestione dei rifiuti solidi e degli scarichi rispettosa dell’ambiente 22. Gestione dei rifiuti radioattivi rispettosa dell’ambiente e sicura 23. Preambolo ai capitoli sul rafforzamento del ruolo degli attori 24. Piano d’azione globale delle donne verso uno sviluppo equo e sostenibile 25. Il ruolo dei bambini e dei giovani nello sviluppo sostenibile 26. Riconoscimento e potenziamento del ruolo delle popolazioni indigene e delle loro comunità 27. Rafforzamento del ruolo delle organizzazioni non governative: partner per uno sviluppo sostenibile
28. Iniziative dei Comuni (Agenda locale 21) 29. Rafforzamento del ruolo dei lavoratori e dei sindacati 30. Rafforzamento del ruolo delle imprese e della finanza 31. Scienza e tecnologia 32. Rafforzamento del ruolo degli agricoltori 33. Risorse e meccanismi finanziari 34. Trasferimento di tecnologie rispettose dell’ambiente 35. L’impiego della scienza per lo sviluppo sostenibile 36. Promozione dell’istruzione 37. Meccanismi nazionali e cooperazione internazionale 38. Condizioni quadro istituzionali a livello internazionale 39. Strumenti e meccanismi giuridici internazionali 40. Informazioni per i processi decisionali 3 www.un.org//esa/sustdev/documents/agenda21/french/action0.htm 21 P I A N O D I AT T U A Z I O N E D I J O H A N N E S B U R G, 2 0 0 2 Il Piano di attuazione del vertice di Johannesburg non è giuridicamente vincolante, ma conferma gli orientamenti di base dell’Agenda 21 e pre- senta un programma completo sulla futura applicazione dei suoi principi. Il Piano di attuazione contiene i seguenti 11 capitoli: I. Introduzione II. Lotta alla povertà III. Promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo IV. Protezione e conservazione delle risorse naturali in quanto fonda- mento per uno sviluppo economico e sociale V. Sviluppo sostenibile in un mondo globalizzato VI. Promozione della salute e sviluppo sostenibile VII. Sviluppo sostenibile in piccoli Stati insulari in via di sviluppo VIII. Sviluppo sostenibile in Africa IX. Altre iniziative regionali X. Supporto per gli strumenti di attuazione XI. Quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile 3 www.un.org/esa/sustdev/documents/WSSD_POI_PD/French/POIToc.htm
G L I I M P E G N I D I A A L B O R G, 2 0 0 4 La Carta di Aalborg – nel frattempo sottoscritta da oltre 2500 città, Co- muni e regioni d’Europa – è una dichiarazione sulla promozione dello svi- luppo sostenibile a livello locale. Con gli impegni di Aalborg, definiti dieci anni più tardi, vengono concretizzati gli obiettivi della Carta. Gli impegni sono suddivisi in dieci capitoli: 1. Processi decisionali più democratici (governance) 2. Gestione locale improntata alla sostenibilità 3. Protezione delle risorse naturali comuni 4. Consumo più responsabile e stili di vita più sostenibili 5. Pianificazione e sviluppo urbano sostenibili 6. Migliore mobilità, meno traffico 7. Provvedimenti di promozione della salute 8. Economia locale dinamica, sostenibile e rispettosa dell’ambiente 22 9. Equità e giustizia sociale 10. Responsabilità a livello globale 3 www.aalborgplus10.dk P R I N C I PA L I AT T O R I A L I V E L L O I N T E R N A Z I O N A L E A livello internazionale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è stata la principale iniziatrice e promotrice dello sviluppo sostenibile. Gli accordi sottoscritti sotto la sua egida rappresentano, per i processi di sviluppo sostenibile su scala mondiale, un insieme di regole di ordine superiore. Vi sono diversi programmi e organizzazioni in seno all’ONU che operano nell’ambito dello sviluppo sostenibile: il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP, in inglese) con sede a Nairobi (Ken- ya), l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a Ginevra, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP, in inglese) con sede a New York. Occorre, in modo particolare, sottolineare l’importanza della Commissione delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (UNCSD, in inglese). Questa Commissione ha sin qui accompagnato e sorvegliato l’applicazione dell’Agenda 21 e
del Piano di attuazione di Johannesburg. Eventuali adeguamenti verranno decisi nel quadro di «Rio+20». 3 www.un.org/en/development/desa/index.html L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) con sede principale a Ginevra promuove la liberalizzazione del commercio internazionale. Il suo obiettivo è il libero mercato. Dal punto di vista dello sviluppo so- stenibile, ciò comporta diversi vantaggi e svantaggi che possono essere suddivisi in due categorie: le interazioni con lo sviluppo dei Paesi poveri e con la lotta alla povertà, e le correlazioni fra commercio e ambiente. 3 www.wto.org L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) con sede a Parigi raggruppa i Paesi industrializzati e svolge quindi un importante ruolo nella politica dello sviluppo sostenibile. Essa emana raccomandazioni e basi scientifiche che favoriscono il dialogo politico fra i Paesi industriali anche nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Con la 23 strategia per una «crescita verde» del 2011, l’OCSE ha presentato alcu- ni strumenti (ad es. strumenti di mercato) per l’integrazione di principi ecologici nella politica economia. Fra i temi contenuti nel programma di lavoro sullo sviluppo sostenibile troviamo la riduzione di sussidi nocivi per l’ambiente, il rafforzamento degli strumenti di mercato (vedi tasse ecologiche), il disaccoppiamento tra crescita economica e degrado dello stato dell’ambiente, nonché lo sfruttamento sostenibile delle risorse. 3 www.oecd.org > Topics > Sustainable development Anche per l’Unione Europea (UE) lo sviluppo sostenibile è un obiettivo di ordine superiore che funge da riferimento per tutti gli ambiti politici e le relative attuazioni. L’UE raccomanda agli Stati membri di elaborare strategie nazionali improntate alla sostenibilità. La maggior parte di essi ha finora onorato questo impegno. In seno alla Rete europea per lo svi- luppo sostenibile (European Sustainable Development Network, ESDN) ha luogo un intenso scambio di esperienze e informazioni che permettono di migliorare e sviluppare ulteriormente le strategie nazionali. La Svizzera è pienamente integrata in questo processo. 3 www.sd-network.eu
LA POLITICA DELLA SVIZZERA Sottoscrivendo i documenti finali della Conferenza dell’ONU di Rio del 1992 la Svizzera si è impegnata ad elaborare una politica improntata allo sviluppo sostenibile e ad attuare di conseguenza le misure richieste. In seguito alla Conferenza il Consiglio federale ha istituito il Comitato in- terdipartimentale Rio (CIRio), che più tardi sarebbe diventato il Comitato interdipartimentale sullo sviluppo sostenibile (CISvS). In seno al CISvS, 24 circa 30 Uffici federali coordinano i propri sforzi in favore dello sviluppo sostenibile. Con la revisione della Costituzione federale del 1999 la Svizzera si è dotata di una base costituzionale esplicita sullo sviluppo sostenibile. Ciò significa che per la Confederazione e i Cantoni lo sviluppo sostenibile è un compito vincolante e non semplicemente facoltativo. Ciononostante, questo compito costituzionale non è finora stato concretizzato in nes- suna legge federale. Per questo motivo, le disposizioni sullo sviluppo sostenibile hanno valore di linee guida basate su una visione comune. Gli articoli della Costituzione federale sullo sviluppo sostenibile Art. 2 Scopo 2 [La Confederazione] promuove in modo sostenibile la comune prosperità, la coesione interna e la pluralità culturale del Paese. 4 Si impegna per la conservazione duratura delle basi naturali della vita e per un ordine internazionale giusto e pacifico.
Art. 54 Affari esteri 2 La Confederazione si adopera per salvaguardare l’indipendenza e il benessere del Paese; contribuisce in particolare ad aiutare le popolazioni nel bisogno e a lottare contro la povertà nel mondo, contribuisce a far rispettare i diritti umani e a promuovere la democrazia, ad assicurare la convivenza pacifica dei popoli nonché a salvaguardare le basi naturali della vita. Art. 73 Sviluppo sostenibile La Confederazione e i Cantoni operano a favore di un rapporto durevolmente equilibrato tra la natura, la sua capacità di rinnovamento e la sua utilizzazione da parte dell’uomo. S T R AT E G I A P E R U N O S V I L U P P O S O S T E N I B I L E D E L CONSIGLIO FEDERALE S I T U A Z I O N E I N I Z I A L E E M A N D AT O 25 Il Consiglio federale ha accolto anzitempo il mandato configurato nell’Agenda 21 per la messa a punto di strategia nazionali improntate allo sviluppo sostenibile. Nel contesto dei «cinque anni dopo Rio» il Con- siglio federale ha approvato una prima «Strategia per uno sviluppo soste- nibile» in Svizzera nel 1997, una seconda nel 2002, alla vigilia del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile in programma a Johannesburg. A ini- zio 2008, la terza Strategia per uno sviluppo sostenibile è stata definita non più in un contesto internazionale, bensì nel quadro del nuovo pe- riodo di legislatura che si stava per aprire. Nel 2009 il Consiglio fede- rale ha integrato formalmente la Strategia per uno sviluppo sostenibile nelle strategie del programma di legislatura. Con la Strategia 2012–2015 il Consiglio federale ribadisce il proprio impegno a favore dello sviluppo sostenibile in vista della Conferenza dell’ONU sullo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro nel 2012 («Rio+20»). 5 LINEE GUIDA Il Consiglio federale ha precisato nelle seguenti linee guida la concezione svizzera dello sviluppo sostenibile.
1. Assumersi responsabilità per il futuro I bisogni delle generazioni attuali vanno soddisfatti senza compro- mettere le opportunità delle generazioni future di far fronte ai loro bisogni. 2. Tener conto in maniera equilibrata delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile La politica persegue globalmente i tre obiettivi della «responsabilità ecologica», dell’«efficienza economica» e della «solidarietà sociale»; cerca soluzioni di ottimizzazione e assicura una ponderazione equa dei conflitti d’interesse. 3. Integrare lo sviluppo sostenibile in tutte le politiche settoriali Lo sviluppo sostenibile va integrato globalmente in tutte le politiche settoriali. 26 4. Intensificare il coordinamento fra politiche settoriali e migliorare la coerenza La Strategia per uno sviluppo sostenibile è implementata trasversal- mente, oltre i limiti dipartimentali e dei singoli Uffici federali. 5. Realizzare lo sviluppo sostenibile tramite la partecipazione Occorre coinvolgere la Confederazione, i Cantoni e i Comuni, ma an- che attori del settore privato e della società civile. S F I D E P R I N C I PA L I La Strategia per uno sviluppo sostenibile contiene un piano di azione con un ampio spettro di campi d’attività e misure concrete concepiti per attuare le linee guida menzionate sopra. Vi sono indicate le tappe che il Consiglio federale intende seguire per realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. 1 . C L I M A E P E R I C O L I N AT U R A L I In Svizzera, i cambiamenti climatici provocano precipitazioni estreme e di riflesso fenomeni di piena e colate di fango, ondate di caldo e periodi di siccità più frequenti. Oltre agli obiettivi di riduzione delle emissioni si devono pertanto adottare misure di adeguamento per gestire le conse- guenze dei cambiamenti climatici.
2. ENERGIA Un’utilizzazione sostenibile delle risorse energetiche significa soddisfare i bisogni dell’economia e della società sfruttando l’energia in maniera più razionale, dunque riducendo notevolmente il consumo di risorse e facendo dove possibile ricorso alle energie rinnovabili. 3. SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO I processi che hanno un impatto sul territorio sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile: la pianificazione del territorio deve garantire la de- finizione di requisiti territoriali per l’economia, infrastrutture efficienti, un’utilizzazione parsimoniosa del territorio e la tutela delle basi naturali della vita. 4. ECONOMIA, PRODUZIONE E CONSUMO Si tratta di intensificare gli sforzi per rendere la Svizzera più competitiva e, al tempo stesso, di approfondire il dibattito su una politica economica più sostenibile. Dal punto di vista della dimensione sociale dello sviluppo 27 sostenibile occorre mettere in primo piano il servizio universale nell’am- bito delle infrastrutture (servizio pubblico). Incentivi e condizioni qua- dro appropriati possono contribuire a modernizzare l’economia in modo r ispettoso dell’ambiente. 5 . U T I L I Z Z A Z I O N E D E L L E R I S O R S E N AT U R A L I Il disaccoppiamento dello sfruttamento delle risorse dalla crescita eco- nomica non è ancora sufficiente. Cresce la pressione sulle risorse na- turali dovuta allo sviluppo e alla modernizzazione nell’economia, nei trasporti, nelle tecnologie e nel turismo. Gli ambiti prioritari sono la pro- tezione del clima, la salvaguardia della biodiversità e la protezione delle acque e del suolo. 6. COESIONE SOCIALE, SVILUPPO DEMOGRAFICO E MIGRAZIONE In molti casi, lo sviluppo ha effetti negativi sulla coesione sociale. Lo Stato deve promuovere le pari opportunità e la partecipazione alla vita sociale e culturale creando condizioni quadro favorevoli. Coordinando meglio la politica sociale si possono contrastare fenomeni indesiderati tra cui la disparità nella distribuzione del reddito, la povertà, timori per le possibili conseguenze legate ai flussi migratori regolari o irregolari e alle nuove forme di famiglia.
7. SALUTE DELLA POPOLAZIONE La salute psichica e fisica sono una premessa essenziale per migliorare la qualità di vita delle persone. Esse sono fortemente influenzate dall’am- biente. L’evoluzione dei costi della salute grava sullo sviluppo economico e rappresenta un fattore di rischio. 8 . S F I D E G L O B A L I P E R L O S V I L U P P O E L’ A M B I E N T E Un acuirsi delle disparità economiche e sociali su scala globale e l’in- sorgere di nuove dipendenze tra nord e sud sono la sfida che si profila nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Questi fenomeni sono spesso as- sociati a un consumo eccessivo di risorse. La comunità internazionale è chiamata a sancire formalmente il principio di causalità e a fissare regole in materia di giustizia intergenerazionale. L’accesso equo alle risorse so- ciali ed economiche, condizioni quadro che favoriscono l’innovazione e lo sviluppo sostenibile a livello globale nonché riaggiustamenti compor- tamentali da parte di tutti gli attori interessati sono il presupposto per 28 poter gestire le sfide legate all’ambiente e allo sviluppo. 9. FINANZE PUBBLICHE Lo Stato ha bisogno di finanze sane per avere un ampio margine di mano- vra e per adempiere i propri compiti. Non è auspicabile, e perciò va evi- tato, che le generazioni future debbano sopportare i costi causati dalle generazioni attuali. Incentivi volti ad assicurare un utilizzo parsimonioso delle risorse dovrebbero permettere alla politica finanziaria di orientarsi maggiormente verso lo sviluppo sostenibile. 1 0 . F O R M A Z I O N E , R I C E R C A E I N N O VA Z I O N E Per far fronte a una concorrenza internazionale sempre più agguerrita occorre puntare sulla conoscenza. Ciò è importante anche per poter ca- pire le correlazioni fra società, politica, economia e ambiente. In settori come la formazione, la ricerca e la tecnologia si deve perciò puntare a un livello formativo di elevata qualità, a una grande apertura nei confronti del mondo, a una migliore competenza interculturale e alla formazione continua. 3 www.are.admin.ch/sss
ATTORI E ISTITUZIONI A LIVELLO FEDERALE UFFICIO FEDERALE DELLO SVILUPPO TERRITORIALE (ARE) A livello federale le attività che riguardano lo sviluppo sostenibile sono coordinate dall’ARE. In seno a questo Ufficio federale, la Sezione sviluppo sostenibile funge da centro di competenza della Confederazione per tut- te le questioni relative allo sviluppo sostenibile. L’obiettivo è di integrare il concetto di sviluppo sostenibile in modo trasversale in tutti i settori 29 della politica. Al di là di questa sua funzione di «stato maggiore per lo sviluppo so- stenibile», l’ARE è pure responsabile della pianificazione del territorio e del traffico e ha quindi, in questi due settori, un’influenza diretta sullo sviluppo sostenibile in Svizzera. Questioni specifiche relative allo svilup- po sostenibile e che interessano i singoli settori politici sono invece di competenza di altre unità amministrative della Confederazione. 3 www.are.admin.ch/svilupposostenibile > Comprensione dello sviluppo sostenibile
ARE 30 C O M I TAT O I N T E R D I PA R T I M E N TA L E S U L L O S V I L U P P O SOSTENIBILE (CISVS) Nel CISvS sono coinvolte tutte le unità amministrative – circa 30 – che svolgono attività e compiti politici rilevanti nell’ambito dello sviluppo so- stenibile. Gli obiettivi principali di questo comitato sono l’elaborazione e il coordinamento delle politiche e delle attività della Confederazione nel settore dello sviluppo sostenibile. Nell’organo direttivo del CISvS, pre- sieduto dall’ARE, sono rappresentati l’Ufficio federale della sanità pub- blica (UFSP), l’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG), l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) e la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione
(DSC), che a turno ne assumono la vicepresidenza. Alla vicepresidenza di questo organo spetta la gestione delle attività internazionali del CISvS, in particolare la partecipazione della Svizzera agli organismi e ai processi rilevanti in seno alle Nazioni Unite. L E P R I N C I P A L I U N I T A A M M I N I S T R A T I V E C O I N V O LT E N E L C I S V S E L E L O R O A T T I V I T A N E L L’ A M B I T O D E L L O S V I L U P P O SOSTENIBILE U F F I C I O F E D E R A L E D E L L’ A M B I E N T E ( U FA M ) All’UFAM compete la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile. Questo Ufficio si impegna in particolare per salvaguardare le basi natu- rali della vita e la biodiversità, nonché per proteggere la popolazione da danni eccessivi e dai pericoli naturali. I capisaldi della strategia di poli- tica ambientale sono principi economici (ad es. il principio di causalità), strumenti di mercato e misure politiche efficaci a favore dell’ambiente. 3 www.bafu.admin.ch/index.html?lang=it 31 DIREZIONE DELLO SVILUPPO E DELLA COOPERAZIONE (DSC) La DSC è l’agenzia svizzera responsabile della cooperazione internazio- nale allo sviluppo. Essa è impegnata nella la lotta contro la povertà nel mondo e nella promozione delle pari opportunità. I suoi compiti prioritari sono l’attuazione degli obiettivi del millennio per ridurre la povertà, la gestione di rischi sistematici nelle situazioni di crisi e nei conflitti, la conservazione delle basi naturali della vita e l’impegnoper una globaliz- zazione favorevole allo sviluppo. 3 www.dsc.admin.ch U F F I C I O F E D E R A L E D E L L A S A N I TA P U B B L I C A ( U F S P ) L’UFSP è il servizio competente in materia di promozione della salute, presupposto chiave dello sviluppo sostenibile. Le condizioni socioeco- nomiche e lo stato dell’ambiente hanno un impatto diretto sulla salute delle persone. Vi è dunque una forte correlazione tra salute e dimensione economica e ambientale dello sviluppo sostenibile 3 www.bag.admin.ch/aktuell/index.html?lang=it
U F F I C I O F E D E R A L E D E L L’ A G R I C O LT U R A ( U FA G ) L’UFAG è responsabile della politica agricola della Confederazione. Que- sto ufficio si impegna per un’agricoltura orientata al mercato e social- mente sostenibile in Svizzera. Grazie alle condizioni quadro politiche, l’agricoltura fornisce un contributo essenziale alla sicurezza d’approvvi- gionamento della popolazione, al mantenimento delle basi naturali della vita, alla cura del paesaggio rurale e a una decentralizzazione degli inse- diamenti sul territorio nazionale. 3 www.blw.admin.ch/index.html?lang=it U F F I C I O F E D E R A L E D I S TAT I S T I C A ( U F S ) All’UFS spetta il compito di misurare lo sviluppo sostenibile in Svizzera. L’Ufficio mette a disposizione una banca dati con una serie di indicatori sullo sviluppo sostenibile e partecipa all’elaborazione e all’impiego di indicatori di sostenibilità per i Cantoni e le Città. 3 www.monet.admin.ch 32 S E G R E T E R I A D I S T A T O D E L L’ E C O N O M I A ( S E C O ) La SECO è il centro di competenza della Confederazione per tutte le que- stioni di politica economica. A livello internazionale, la SECO sostiene la cooperazione economica allo svilulppo e l’integrazione duratura dei Pae- si in via di sviluppo ed emergenti nei meccanismi dell’economia mondia- le, ad esempio promuovendo il commercio equo e il trasferimento delle tecnologie dell’ambiente. Anche a livello nazionale la SECO tiene conto degli aspetti ecologici e sociali, ad esempio nel quadro della strategia di crescita per la piazza turistica svizzera o della politica regionale. 3 www.seco.admin.ch/index.html?lang=it U F F I C I O F E D E R A L E D E L L’ E N E R G I A ( U F E ) L’UFE è competente per tutte le questioni riguardanti l’approvvigiona- mento e l’impiego energetico. Esso crea i presupposti per un approvvi- gionamento energetico sufficiente, stabile, economico e sostenibile. Si adopera per un’utilizzazione efficiente dell’energia, per l’aumento della quota di energie rinnovabili e per la riduzione delle emissioni di CO 2 . Promuove e coordina inoltre la ricerca nazionale in campo energetico e
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