SURPLUS FOOD MANAGEMENT AGAINST FOOD WASTE - Paola Garrone
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Paola Garrone Marco Melacini Alessandro Perego
SURPLUS
FOOD
MANAGEMENT
AGAINST
FOOD
WASTE
Il recupero delle eccedenze alimentari.
Dalle parole ai fatti.
2. 2. | I L M A R C H I O, I L LO G OT I P O : L E D E C L I N A Z I O N IPaola Garrone Marco Melacini Alessandro Perego SURPLUS FOOD MANAGEMENT AGAINST FOOD WASTE Il recupero delle eccedenze alimentari. Dalle parole ai fatti.
SURPLUS FOOD MANAGEMENT AGAINST FOOD WASTE // Prefazione
Fondazione Banco Alimentare Onlus ringrazia i curatori della ricerca Tre anni fa uscì alle stampe Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come
Paola Garrone, Marco Melacini e Alessandro Perego; opportunità (Guerini, 2012), primo studio a carattere scientifico sullo spreco in Italia. Esso
si ringrazia anche Francesca Vidali per la collaborazione fu pubblicato in una atmosfera di iniziale interesse pubblico al tema, spesso giocato più
all’analisi dei dati e alla redazione del volume. su effetti sensazionalistici o di forte richiamo etico (o moralistico?) contro il disinteresse
per il fenomeno delle gravi carenze alimentari di ampie fasce di popolazione, attribuite
Un particolare ringraziamento va a Kellogg 5
più spesso a popolazioni di paesi di altri emisferi. Negli anni successivi, si sono susseguiti
per aver contribuito alla realizzazione
eventi e dinamiche che hanno fortemente accresciuto l’informazione disponibile e hanno
del presente volume.
influenzato la coscienza pubblica e privata sulla contraddizione ben sintetizzata dalla frase
“c’é cibo per tutti ma non tutti hanno da mangiare”. A questa incrementata attenzione, si
é aggiunta la voce tonante e insistente di Papa Francesco che più volte ha sottolineato il
grave paradosso in atto, invitando i potenti e gli uomini di buona volontà ad intervenire.
Va inoltre reso atto ad Expo2015 di aver costituito, in questi mesi, una quotidiana vetrina
di provocazioni culturali e di opportunità mediatiche per rinforzare la conoscenza un po’
più documentata e meno scandalistica del fenomeno.
Banco Alimentare ed il popolo di volontari e collaboratori della sua Rete hanno sempre
Progetto generale: Fondazione Banco Alimentare Onlus, Politecnico di Milano accompagnato le occasioni di comunicazione, riaffermando una propria azione instan-
Project direction: Marco Lucchini cabile di pratiche di recupero degli alimenti ancora commestibili pur non essendo più
Project management: Francesca Vidali commercializzabili e quindi destinati a diventare spreco. La stessa organizzazione, unica
Direzione Creativa: Guglielmo Incerti Caselli
vincitrice italiana, ha ottenuto anche il premio di “Best Practices”, proposto da Feeding
Art Direction: Marco Smiroldo
Knowledge, programma di Expo Milano 2015, per la cooperazione nella ricerca e l’inno-
vazione sulla sicurezza alimentare, con il progetto FIRST AID (Food Is A Resource To Se-
©2015 La Fabbrica S.p.A.
cure Tangibile Assistance and Inclusion to the Deprived). Per questo, oggi siamo entusiasti
Via Bernardino Lanino, 5 - 20144 Milano
partner di questa ripresa scientifica di alcuni temi sullo spreco e sul recupero, forti della
contatti@lafabbrica.net - www.lafabbrica.net
nostra attività quotidiana ma anche interessati a sostenere la conoscenza e la divulgazione
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta,
di questo sapere. La diffusione di informazioni e giudizi é diretta a tutti i nostri interlo-
memorizzata o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo, elettronico, meccanico,
cutori ma in prima istanza ai nostri operatori, così che il nostro lavoro, pur ampiamente
in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, volontario, sia sviluppato su una base solida e non velleitaria, nella applicazione di metodi
senza autorizzazione scritta de La Fabbrica. rigorosi, raggiungendo così condizioni di vera sostenibilità. Non dimentichiamo mai che la
Rete Banco Alimentare é responsabile, in forma sussidiaria, del sostentamento di quasi due
ISBN 9788861280038 milioni di persone e quindi ad esse di fatto risponde. Sono certo che una platea ben più
ampia saprà apprezzare il testo, non solo per la componente informativa ma anche per la
modalità agile e intuitiva nello spiegare e quantificare i fenomeni e nel derivarne giudizi e
Stampato in Italia proposte operative, allargando ad ogni tipo di lettore la possibilità di apprendere.SURPLUS FOOD MANAGEMENT AGAINST FOOD WASTE // Prefazione SURPLUS FOOD MANAGEMENT AGAINST FOOD WASTE // Introduzione
Gli autori illustrano anche la tematica della recuperabilitá delle eccedenze, fattore deter- Il presente volume è frutto di una ricerca che a partire dal 2011 ha coinvolto il Politecnico di
minante per il compito di organizzazioni come Banco Alimentare. Milano sul tema delle eccedenze alimentari.
L’approfondimento di questo aspetto permette una corretta posizione politica, culturale, Obiettivo principale del volume è offrire a chi legge un quadro di insieme di un fenomeno
economica ed operativa di fronte alle eccedenze e allo spreco e una seria presa di co- complesso e di grande attualità come lo spreco alimentare e la sua prevenzione.
scienza di cosa implichi la “non gestione” delle eccedenze. Per illustrare le modalità con cui è possibile ridurre lo spreco, viene presentato il sistema di
6 7
La gestione non accurata delle eccedenze alimentari infatti può generare “spreco sociale”, gestione delle eccedenze alimentari composto da aziende della filiera, Organizzazioni Non
quando l’attività di recupero non viene finalizzata all’alimentazione umana, “spreco zoo- Profit e attori pubblici, con particolare attenzione al recupero a fini sociali.
tecnico”, quando l’alimento diventa rifiuto valorizzato, e “spreco ambientale” quando tutto Come illustrato nella nota metodologica, le stime di eccedenze e spreco riportate nel pre-
finisce in discarica, realizzando così la massima perdita di valore possibile a carico della so- sente volume sono il frutto di un aggiornamento al 2015 della quantificazione che era stata
cietà e dell’ambiente. Questo chiarimento permette di porsi obiettivi realistici di recupero svolta nel 2011 per l’Italia. Più in generale, i risultati presentati nel seguito derivano sia dagli
e quindi di riduzione del fenomeno dello spreco alimentare. Siamo grati ai professori del oltre 120 studi di caso svolti nel 2011, sia da 25 nuovi studi di caso svolti nel 2014-’15. I nuovi
Politecnico di Milano per la chiarezza della comunicazione ed insieme per il rigore del loro studi di caso hanno permesso di condurre un approfondimento sui processi e sui costi di
scritto che desta vivo interesse a moltissime realtà profit e non profit, attente a fattori etici gestione delle eccedenze nei settori della trasformazione, distribuzione e ristorazione. L’ap-
ma anche ad una immediata azione. profondimento di tali aspetti per il settore primario viene invece lasciato a future analisi, data
Dalle parole ai fatti, appunto. Questo é il grande beneficio che offre a tutti chi divulga e ren- la presenza di numerosi aspetti distintivi nella generazione e nella gestione delle eccedenze.
de operabili le parole, i dati e i processi qui descritti. A tutti noi sta ora raccogliere la sfida e Infine, nella realizzazione del volume si è scelta una forma di scrittura e di comunicazione
trasformarla in azione seria ed intelligente, per una maggior dignità dell’intera nostra società e grafica che favorisse la più ampia diffusione dei concetti, delle evidenze e dei suggerimenti
delle persone meno fortunate. prodotti in questi anni di ricerca.
Andrea Giussani Paola Garrone
Presidente Fondazione Banco Alimentare Onlus Marco Melacini
Alessandro Perego
Politecnico di MilanoSURPLUS FOOD MANAGEMENT AGAINST FOOD WASTE // Indice
Il problema
Paradosso Costo
Filiera Eccedenze Spreco
della scarsità dello spreco
agroalimentare alimentari alimentare
nello spreco alimentare
pag. 10 pag. 14 pag. 18 pag. 22 pag. 26
8 9
L’origine e le alternative di gestione
Non tutte
le eccedenze Gerarchia Cause
Ridistribuzione
sono uguali: di utilizzo di generazione
delle eccedenze
recuperabilità delle eccedenze delle eccedenze
pag. 42 pag. 38 pag. 34 pag. 30
La ridistribuzione
Organizzazioni
Catene Organizzazioni Non Profit Gestione
Non Profit Una partnership aziendale
di ridistribuzione back line strutturata
front line (food bank) delle eccedenze
pag. 46 pag. 50 pag. 54 pag. 58 pag. 62
Le azioni possibili
Politiche per
la prevenzione Buone pratiche
Ruolo degli nella Benefici e costi
dello spreco attori pubblici della donazione
alimentare ridistribuzione
pag. 78 pag. 74 pag. 70 pag. 66> Il problema <
3,9 miliardi
di tonnellate di cibo
prodotte ogni anno nel mondo 1
Paradosso
10 11
Paradosso della scarsità nello spreco
della scarsità
nello spreco 1,3 miliardi
di tonnellate di cibo
sprecate ogni anno
nel mondo
La povertà alimentare costituisce oggi un paradosso.
Una parte della popolazione, anche nei paesi più ric- 4 volte la quantità di cibo
necessaria a sfamare
chi, si trova in stato di insicurezza alimentare. La dispo-
795 milioni
nibilità di materie prime e prodotti alimentari sarebbe di persone denutrite nel mondo 2
sufficiente a soddisfare il fabbisogno di ognuno, ma
tonnellate di cibo vengono sprecate.
Fonti:
1
FAO, 2011
2
FAO, 2015> Il problema < > Il problema <
La dimensione del fenomeno
In situazione di povertà alimentare si trovano circa 795 milioni di persone nel mondo.
Allo stesso tempo si sprecano ogni anno più di un miliardo di tonnellate di cibo.
Insicurezza alimentare. L’insicurezza Eccesso di cibo. Restano però ancora
Globale Paesi in via di sviluppo Paesi sviluppati
alimentare è definita dalla FAO come la degli angoli bui: il mancato coordinamen-
“mancanza di un sicuro accesso ad un to tra gli attori della filiera, l’estrema dif-
ammontare sufficiente di cibo nutriente ferenziazione dei consumi, talvolta anche
12 per una crescita ed uno sviluppo nor- in direzioni lontane dalla qualità e dal 13
male ed una vita attiva e sana”1. L’attuale risparmio, alcune imperfezioni dei mer-
795 milioni 780 milioni 15 milioni
Paradosso della scarsità nello spreco
Paradosso della scarsità nello spreco
situazione alimentare globale risulta pre- cati globali, comportano inefficienze nel
occupante nei paesi non sviluppati o in sistema ad oggi ancora irrisolte. Come di persone denutrite di persone denutrite di persone denutrite
via di sviluppo, dove le difficoltà tecnolo- diretta conseguenza si assiste alla gene-
giche, infrastrutturali, politiche ed econo- razione, all’interno della filiera, di quantità 10,9% 12,9% < 5%
miche spesso si combinano, ostacolando significative di materie prime e prodotti della popolazione della popolazione della popolazione
la risoluzione del problema. alimentari, perfettamente utilizzabili, che
Sebbene le cause siano differenti, anche non vengono tuttavia immessi sul mer- Fonte: FAO, 2015
nei paesi sviluppati il rischio di soffrire di cato e non raggiungono il consumatore
insicurezza alimentare appare in aumen- finale.
to, soprattutto per le fasce più deboli Paradosso. Si tratta del paradosso della
della popolazione, e tutto ciò nonostan- scarsità (presenza di insicurezza alimen-
te lo sviluppo tecnologico continuo abbia tare) nello spreco (presenza di eccesso 280
permesso la progressiva ottimizzazione di cibo). La dimensione del fenome- kg/pro capite
anno
UE
Spreco
dei processi agricoli, di trasformazione, di no è tale da poter contribuire, almeno alimentare globale
2.472
stoccaggio e di trasporto. in parte, alla risoluzione del problema
dell’insicurezza alimentare. Pertanto la
comprensione di come agire per contra- kg/minuto
stare questa inefficiente ed inefficace di- USA 300
kg/pro capite
stribuzione e gestione del cibo nei paesi anno
sviluppati risulta un tema fondamentale
per uno sviluppo sostenibile del pianeta.
Fonte: FAO, 2011
Fonte: 1 FAO, 2014> Il problema <
Primario Trasformazione Distribuzione Ristorazione Consumo
Filiera
14 15
Filiera agroalimentare
CARATTERIZZAZIONE DELLO
SEGMENTI DELLO STADIO CATEGORIE DI PRODOTTO
agroalimentare
STADIO DELLA FILIERA
Alimenti secchi, bevande, succhi,
Ambiente
conserve, vino e olio
Prodotti lattiero-caseari, carni, salumi, uova
La produzione, la distribuzione e il consumo del cibo Freschi
e prodotti di quarta gamma
coinvolgono diverse tipologie di realtà nella filiera: le Surgelati Ortofrutta e piatti pronti surgelati, gelati,
aziende agricole, la pesca e gli allevamenti, le aziende semilavorati per bar/pasticceria
di trasformazione, il mondo della distribuzione, la ri- ASSETTO LOGISTICO PRODUTTIVO
storazione, fino ad arrivare al consumo domestico.
Mercato
Stabilimenti
Deposito
centrale
Depositi locali> Il problema < > Il problema <
CASO A
L’assetto logistico produttivo delle aziende
di trasformazione operanti in Italia
Stadi della filiera. La filiera agroalimen- della filiera i prodotti delle aziende di Le aziende dello stadio della trasformazione hanno in generale più stabilimenti produttivi (nazionali o eu-
ropei) e depositi nazionali di distribuzione, che gestiscono le scorte dell’azienda per il mercato nazionale.
tare coinvolge diverse realtà. Si posso- trasformazione raggiungono il mondo A seconda della dimensione aziendale e dell’articolazione e della complessità del mercato servito hanno
no identificare cinque stadi principali. Il della distribuzione, composto dalla distri- un secondo livello di depositi, distribuiti sul territorio italiano e caratterizzati in genere da livelli di stock
primo è costituito dal settore primario, buzione moderna, dai negozi tradizionali bassi e da una gestione data in outsourcing ad un provider logistico. Sono presenti poi delle peculiarità
16 in cui operano produttori agricoli, al- e dai venditori ambulanti. Il consumo del delle diverse aziende in funzione della temperatura di conservazione degli alimenti prodotti. Le realtà 17
operanti a temperatura ambiente o che gestiscono prodotti surgelati tendono ad avere una gestione
levatori e pescatori. Accanto a questi prodotto può poi avvenire negli esercizi dei flussi fisici di tipo MTS (Make to Stock), con produzione per il magazzino sulla base di una previsione
Filiera agroalimentare
Filiera agroalimentare
operatori, nella maggior parte dei casi, di ristorazione (quarto stadio della filie- della domanda. Per i surgelati l’anticipo della produzione sulla domanda è legata anche alla stagionalità
sono presenti dei consorzi (ad esempio ra) oppure a livello domestico (quinto dell’approvvigionamento dei materiali o delle vendite.Viceversa per i prodotti a temperatura controllata,
le Organizzazioni dei Produttori) o in- stadio della filiera). ossia che devono essere gestiti a determinate temperature (ad esempio fra 0 e 4 °C per i formaggi e i
salumi), è frequente la produzione (in primis il confezionamento) solo a fronte degli effettivi ordini dei
termediari (si pensi ai grossisti dell’orto- Differenze tra gli stadi. Gli stadi della clienti. In tal modo si riduce il rischio di creare overstock (prodotti in eccesso). Si tratta quindi di flussi
frutta). Il settore primario ha il compito filiera si differenziano per le caratteristi- molto tesi e volumi a scorta relativamente ridotti. In Italia il settore è composto da oltre 70.000 aziende
di produrre la materia prima che viene che dei prodotti e per la configurazio- di differenti dimensioni che appartengono a diverse categorie merceologiche.
successivamente venduta all’industria di ne logistico-produttiva. Ad esempio i
trasformazione. Esiste inoltre una parte prodotti del primo stadio sono spesso
di produzione (relativa ad esempio al non direttamente utilizzabili dall’uomo. Si CASO B
pesce fresco o ai prodotti ortofrutticoli) pensi al riso, che appena raccolto (detto La rilevanza degli stadi della filiera in Italia
che può raggiungere direttamente la di- risone) non è commestibile, ma lo diven-
stribuzione e il consumatore finale. Nel ta solo dopo varie lavorazioni da parte I 5 stadi della filiera agroalimentare sono suddivisibili in segmenti di analisi omogenei sulla base delle
caratteristiche dei prodotti e dell’assetto logistico-produttivo. Di seguito si riporta il volume di prodotti
secondo stadio operano sia le aziende dell’industria risiera. Relativamente alla gestito per ciascun segmento in Italia.
che effettuano la trasformazione delle configurazione logistica, accanto a stadi
materie prime realizzando semilavora- come la distribuzione o segmenti come 72 46 30 3 30
ti (ad esempio le aziende che dal gra- le catene di ristorazione o la ristorazione milioni di tonnellate
annue gestite
milioni di tonnellate
annue gestite
milioni di tonnellate
annue gestite
milioni di tonnellate
annue gestite
milioni di tonnellate
annue gestite
no realizzano la farina), sia aziende che collettiva, che presentano ottime capa-
Primario Trasformazione Distribuzione Ristorazione Consumo
realizzano prodotti finiti, ossia prodotti cità logistiche, esistono parti della filiera,
utilizzabili dal consumatore finale (come come i singoli esercizi commerciali, dove
per esempio la pasta). Nel terzo stadio le capacità logistiche sono molto ridotte.
Ortofrutticolo 37,5 Ambiente 37 Centri Ristorazione Consumatore 30
Freschi 7,5 distributivi 23* collettiva 1
Cerealicolo 19
Surgelati 1,5 Punti Ristorazione
Allevamento 15 vendita 30 commerciale 2
Pesca 0,5
* flussi già compresi
in quelli dei punti
vendita
Fonte: Si veda la Nota metodologica, pagina 82> Il problema <
DISPONIBILITÀ
ALIMENTARE
Primario
SCARTO
Eccedenze
18 + ALIMENTARE 19
Eccedenze alimentari
Trasformazione
alimentari
+
Le eccedenze alimentari sono cibo buono e sicuro Distribuzione
che per qualche ragione “avanza” nei diversi stadi ECCEDENZA
ALIMENTARE
della filiera, ovvero non viene venduto o non viene
consumato secondo le previsioni. Può essere spre- +
cato oppure può essere recuperato.
Ristorazione
CONSUMO
+ ALIMENTARE
Consumo> Il problema < > Il problema <
Entità dell’eccedenza alimentare nella filiera
agroalimentare italiana
Disponibilità alimentare. L’ecceden- Eccedenza alimentare. L’eccedenza In Italia la maggior parte dell’eccedenza (57%) viene generata dagli attori economici, ma anche il consu-
matore influisce notevolmente sul fenomeno (43%). Concentrando l’attenzione sull’eccedenza generata
za alimentare rappresenta una parte di alimentare è la componente comme- dagli attori economici e sul contributo dei diversi stadi, si osserva che il 64% dell’eccedenza viene gene-
quella che viene definita “disponibilità stibile che viene realizzata, trasformata, rata nel settore primario, il 5% nello stadio di trasformazione, il 24% nello stadio di distribuzione e il 7%
alimentare”. Con il termine disponibilità distribuita o servita ma che per varie nello stadio di ristorazione.1
20 alimentare si intende il totale della pro- ragioni non viene venduta o consumata. 21
duzione alimentare lungo tutta la filiera. Include cibo realizzato nel settore pri- Peso dello
Incidenza
Eccedenze alimentari
Eccedenze alimentari
Essa comprende i prodotti alimentari mario, trasformato nello stadio di tra- Eccedenza stadio sulla Flussi annui
dell’eccedenza
Stadio eccedenza gestiti
nei diversi stadi della filiera (ad esem- sformazione, distribuito nello stadio di [ton] generata [ton]
per ogni stadio
[%]
pio i frutti appena raccolti dagli alberi, le distribuzione, preparato nello stadio di [%]
confezioni di biscotti realizzate da uno ristorazione, ma che non riesce a per-
stabilimento, le confezioni di pasta pre- correre tutta la filiera e a giungere al Primario 2.045.000 37% 71.975.000 2,8%
senti in un deposito) a diversi gradi di consumatore. Non solo, è considerata
trasformazione: materia prima (ad esem- eccedenza alimentare anche quella par-
pio il grano appena raccolto dai campi o te di alimenti acquistati dal consumatore Trasformazione 175.000 3% 46.085.000 0,4%
i chicchi di caffè), semilavorato (ad esem- ma non consumati.
pio la frutta tagliata utilizzata nella produ- Scarto alimentare. Lo scarto alimen-
zione dello yogurt alla frutta, il cioccolato tare è la componente non commestibile, Distribuzione 755.000 13% 29.810.000 2,5%
utilizzato nella produzione dei gelati) e non destinata al consumo umano (ad
prodotto finito (ad esempio le conser- esempio gli “sfridi” della produzione di
ve di frutta o i salumi). La disponibilità cioccolatini o i noccioli della frutta). Ristorazione 210.000 4% 3.280.000 6,4%
alimentare è data da tre componenti: il Evoluzione delle componenti. La di-
consumo umano, l’eccedenza alimentare stinzione fra queste tre componenti di
e lo scarto alimentare. disponibilità alimentare, in particolare Consumo 2.405.000 43% 29.935.000 8,0%
Consumo umano. Il consumo umano fra scarto ed eccedenza alimentare, si
è la componente commestibile che ar- modifica nel tempo. Al crescere dello
riva al consumatore attraverso i canali sviluppo tecnologico e dello sviluppo dei TOTALE
5.590.000
tradizionali e viene consumata dagli es- processi industriali, l’incidenza dello scar- DI ECCEDENZA
seri umani. to alimentare tende a ridursi sempre più,
permettendo alle altre due componenti
di crescere.
Fonte: 1 Si veda la Nota metodologica, pagina 82> Il problema <
CONSUMO ECCEDENZA SCARTO
ALIMENTARE ALIMENTARE
ALIMENTARE
Spreco
22 23
Spreco alimentare
alimentare Alimentazione
umana
Lo spreco alimentare “sociale” indica le eccedenze ali- SPRECO
mentari che non vengono recuperate per il consumo
SOCIALE
umano. In un’ottica ambientale, sono spreco tutte le Alimentazione
animale
eccedenze che non vengono recuperate e valorizzate
in alcun modo e diventano rifiuti da smaltire. SPRECO
ZOO-
TECNICO
Rifiuto
valorizzato
SPRECO
AMBIENTALE
Rifiuto non
valorizzato
Fonte: Garrone et al., 2012> Il problema < > Il problema <
Entità dello spreco alimentare sociale
nella filiera agroalimentare italiana
Molteplici definizioni di spreco. Pos- razione dei pasti. Allo stesso modo non Ogni anno vengono sprecate 5,1 milioni di tonnellate di cibo, che rappresentano il 15,4% dei consumi
vengono considerati spreco gli “sfridi” di annui alimentari (realizzati in esercizi commerciali o a livello domestico) e il 91,4% dell’eccedenza alimen-
sono essere date molteplici definizioni
tare. Lo spreco alimentare viene generato in parte (53%) dalle aziende della filiera e in parte dai consu-
di spreco alimentare in funzione della produzione delle imprese di trasforma- matori finali (47%). Focalizzando l’attenzione sullo spreco generato dalle sole aziende e sul contributo
gerarchia di gestione delle eccedenze a zione alimentare (ad esempio le foglie dei diversi stadi, si osserva che il 65% dello spreco viene generato nel settore primario, il 3% nello stadio
24 cui si fa riferimento e della prospettiva esterne di insalata eliminate durante il di trasformazione, il 25% nello stadio di distribuzione e il 7% nello stadio di ristorazione. 25
considerata. processo di pulitura).
Spreco alimentare
Spreco alimentare
Prospettiva sociale. In accordo ad una Prospettiva zootecnica. Secondo
prospettiva sociale, si definisce spreco una prospettiva zootecnica, si definisce Incidenza
Peso dello
alimentare quella parte di eccedenza spreco alimentare l’eccedenza alimenta- Eccedenza Spreco stadio sullo dello spreco
Stadio sull’eccedenza
non utilizzata per lo scopo primario della re che non viene recuperata né ai fini [ton] [ton] spreco generata
generato [%]
filiera agro-alimentare, ovvero soddisfare dell’alimentazione umana né di quella [%]
i fabbisogni alimentari umani, in quanto animale. In quest’ottica quindi, non co-
costituisce un caso particolarmente ri- stituisce spreco alimentare l’eccedenza Primario 2.045.000 1.755.000 34% 86%
levante di utilizzo inefficiente di risorse utilizzata per realizzare mangimi o, in ge-
(terreno, acqua, energia, lavoro). Si può nerale, per alimentare gli animali.
quindi considerare spreco solo la parte Prospettiva di sistema. Da ultimo, in Trasformazione 175.000 75.000 1% 43%
commestibile e sana della disponibilità accordo ad una prospettiva di sistema
alimentare che non viene recuperata (che comprende l’uomo, gli animali e
per il consumo umano (attraverso ad l’ambiente) si definisce spreco alimenta- Distribuzione 755.000 690.000 14% 91%
esempio la vendita a mercati secondari re tutta l’eccedenza alimentare che non
o il conferimento a Organizzazioni Non viene valorizzata in nessuna forma, os-
Profit). Nella definizione dello spreco sia che viene smaltita senza recuperare Ristorazione 210.000 185.000 4% 88%
domestico, per esempio, non si conside- nemmeno i materiali e l’energia che da
rano gli scarti generati durante la prepa- essa si potrebbero ricavare.
Consumo 2.405.000 2.405.000 47% 100%
TOTALE 5.590.000 5.110.000
Fonte: Si veda la Nota metodologica, pagina 82> Il problema <
SPRECO
ALIMENTARE
IN ITALIA
Costo dello spreco
26 27
Costo spreco alimentare
alimentare
L’impatto dello spreco alimentare non è solo sociale,
ma anche economico e ambientale. Insieme al pro- 13 MILIONI 1,5 MILIONI
DI TONNELLATE CO2 EQ € DI FAMIGLIE
dotto alimentare vengono sprecate le risorse utilizza-
EMESSE/ANNO IN POVERTÀ
PER CIBO ELIMINATO1 ASSOLUTA3
te per produrlo. 12,6 MILIARDI
DI EURO/ANNO
VALORE DELLO SPRECO
ALIMENTARE 2
IMPATTO IMPATTO
AMBIENTALE SOCIALE
IMPATTO
ECONOMICO
Fonti:
1
Stima effettuata dagli autori sulla base dell’intensità di “carbon footprint” calcolata da FAO, 2013
2
Si veda la Nota metodologica, pagina 82
3
ISTAT, 2015> Il problema < > Il problema <
Il costo dello spreco alimentare in Italia
Impatto sociale. Lo spreco alimentare Il valore differisce molto a seconda Con riferimento alla realtà italiana si riporta il valore economico del cibo sprecato lungo la filiera ottenu-
dell’ente coinvolto (pubblico/privato), to a partire dai dati di spreco alimentare e dalla densità di valore per i diversi stadi della filiera. Comples-
ha in primis un impatto sociale. Il cibo
sivamente risulta un valore annuo dello spreco alimentare pari a circa 12,6 miliardi di euro. Rapportando
“prodotto” non viene utilizzato per il suo dell’area geografica e del tipo di prodot- tale valore al numero di persone residenti in Italia si evince valore dello spreco alimentare pari a circa
scopo primario laddove una parte rile- to. Come ordine di grandezza si arriva 210 euro per persona all’anno.
28 vante della popolazione si trova in situa- a valori di circa 100 €/tonnellata (per le 29
zione di “povertà alimentare”, quindi in aziende di trasformazione).
Primario Volume sprechi:
Costo spreco alimentare
Costo spreco alimentare
presenza di una “domanda inevasa”. Impatto ambientale. Vi è poi un im-
1.755.000 ton
Impatto economico. Lo spreco di patto ambientale, legato innanzitutto
Valore economico:
cibo ha anche un valore economico. alle risorse impiegate lungo la filiera ma €
1 miliardo € Volume sprechi:
Per la produzione del cibo sono state poi sprecate, sia dirette (terra, acqua ed Ristorazione
impiegate risorse e altri input (mano- energia) sia indirette (imballi per la mo- 185.000 ton
dopera, materie prime, terra, energia, vimentazione dei prodotti, in cartone Valore economico:
Trasformazione Volume sprechi: €
acqua,..) dai diversi attori della filiera. Il o legno). Secondariamente vi è l’impat- 2,6 miliardi €
75.000 ton
valore unitario del cibo sprecato risulta to generato sull’ambiente (con svariate Valore economico:
crescente passando dagli stadi a monte conseguenze, ad esempio sul clima), mi-
€
0,3 miliardi € Volume sprechi:
della filiera (agricoltura ed allevamento) surabile da diversi punti di vista fra cui Consumo
2.405.000 ton
verso gli stadi più a valle (distribuzione, le emissione di inquinanti nel terreno e
Valore economico:
ristorazione, consumo). Il costo dello nell’aria e l’emissione di gas serra. Secon- Distribuzione Volume sprechi:
€
spreco alimentare non si esaurisce nel do uno studio della FAO1 l’impatto del- 6,8 miliardi €
690.000 ton
costo per la realizzazione del prodotto, lo spreco alimentare sull’ambiente è al Valore economico:
ma comprende anche il costo per il suo terzo posto dopo quello generato dalle
€
1,9 miliardi €
smaltimento. Conferire le eccedenze a attività industriali delle due più grandi na-
enti di smaltimento comporta un costo zioni (USA e Cina).
spesso proporzionale ai volumi ceduti.
€
Volume sprechi totale: Valore economico totale:
5.110.000 ton 12,6 miliardi €
Fonte: 1 FAO, 2013 Fonte: Si veda la Nota metodologica, pagina 82> L’origine e le alternative di gestione <
Non conformità
67% Raggiungimento 12% agli standard
sell-by-date interna di mercato
Trasformazione
Resi contestuali
Cause 15% alla consegna
e resi per invenduto
30 31
di generazione
Cause di generazione delle eccedenze
6% Non conformità
del packaging
delle eccedenze Cause di generazione delle eccedenze negli stadi
della trasformazione e della distribuzione in Italia
Le cause di generazione delle eccedenze sono diffe-
renti a seconda dello stadio della filiera considerato.
Nella maggior parte dei casi le eccedenze sono legate 49% Raggiungimento
sell-by-date interna
a uno squilibrio fra domanda e offerta. Tale disalline-
amento a sua volta deriva da diversi fattori quali le Distribuzione Resi contestuali
28% alla consegna
difficoltà previsionali o le imperfezioni del mercato. e resi per invenduto
Non conformità
10% del packaging Non conformità
13% agli standard
di mercato
Fonte: Si veda la Nota metodologica, pagina 82> L’origine e le alternative di gestione < > L’origine e le alternative di gestione <
Cause di generazione dell’eccedenza nella
filiera agroalimentare italiana
con riferimento all’Italia, il raggiungimen- Come ricordato, le motivazioni alla base della generazione delle eccedenze sono molteplici. Si riportano
Cause di generazione. La generazione
alcuni casi esemplificativi in relazione alla parte meno nota ai più: le aziende di trasformazione.
delle eccedenze all’interno della filiera è to della sell-by-date interna rappresenta
legata a diverse cause: non conformità quasi il 70% dei casi per le aziende di
CASO A1
del prodotto o del packaging agli stan- trasformazione e poco meno del 50%
Un’azienda di trasformazione, produttrice di alimenti pronti conservabili a temperature ambiente, realizza
32 dard richiesti dal mercato, sovrapprodu- per le aziende di distribuzione. prodotti con una shelf life (tempo intercorrente fra la data di produzione dell’alimento e la data in cui 33
zione, deterioramento del prodotto du- Disallineamento domanda e offerta. deve essere consumato) di 18 mesi. Per accordi contrattuali con le aziende della distribuzione, l’azienda
Cause di generazione delle eccedenze
Cause di generazione delle eccedenze
rante lo stoccaggio, raggiungimento della Una tendenza generale fra i diversi sta- deve garantire, al momento della vendita, almeno 12 mesi di shelf life del prodotto. Vi sono poi canali
distributivi diretti con i quali l’azienda di trasformazione detiene accordi meno stringenti, mediante i quali
“sell-by-date” (ossia la data entro cui un di vede nel disallineamento fra quantità
riesce a vendere il prodotto anche con 10 mesi di shelf life residui. La sell-by-date interna dell’azienda
prodotto deve essere venduto a un’altra prodotta o acquistata e quantità venduta è quindi 6/8 mesi a seconda dei canali distributivi. Ciò significa che, oltrepassata la sell-by-date interna,
impresa della filiera affinché quest’ultima o utilizzata la principale causa. Ciò vuol l’azienda genera eccedenza con vita residua anche pari a 10 mesi.
abbia il tempo necessario per rivendere dire, ad esempio, per lo stadio primario
a sua volta il prodotto o utilizzarlo), resi una sovra-produzione (si pensi ad anna-
(contestuali alla consegna o per inven- te con raccolti molto abbondanti, come CASO B1
duto). A sua volta ogni singola causa di è stato nel 2014 per le pesche nettari- In un’azienda di trasformazione la linea produttiva realizza erroneamente un’intera partita di merce con
generazione dell’eccedenza è legata ad ne) o per le aziende della ristorazione un’imprecisione estetica. Nello specifico, il marchio del produttore, apposto sul prodotto mediante una
crema di un colore scuro, non è identificabile. L’azienda non destina tali prodotti alla vendita poichè essi
altri fattori, dal lato dell’offerta e/o dal una preparazione di pasti superiore alla non rispettano gli standard estetici di mercato sebbene il prodotto sia qualitativamente perfetto.Viene in
lato della domanda. Ad esempio, il rag- domanda (si pensi alla difficoltà non solo questo modo generata eccedenza pari all’intera partita di merce.
giungimento della sell-by-date interna di gestire le fasce orarie di affluenza, ma
per le aziende di trasformazione è legata anche di prevedere i pasti effettivamen-
a errori di pianificazione della produzio- te scelti dai consumatori). Le eccedenze
ne, alla dimensione dei lotti minimi di per il consumatore finale sono invece
produzione e a errori previsionali. A sua costituite da pietanze cucinate e non
volta gli errori previsionali sono legati servite a tavola, o da prodotti in scorta
alla variabilità della domanda dei clienti e che non vengono consumati ad esempio
all’incidenza delle promozioni. perché acquistati in quantità maggiore ri-
Le cause di generazione dell’ecceden- spetto ai consumi.
za hanno un peso differente a seconda
dello stadio della filiera considerato e
della tipologia di prodotto. Ad esempio,
1
Per motivi di riservatezza non vengono riportati i nomi delle organizzazioni a cui si fa riferimento.> L’origine e le alternative di gestione <
PREVENZIONE DELLO SPRECO “SOCIALE”
PREVENZIONE
Miglioramento nella previsione
della domanda, riduzione dei lotti
Gerarchia di utilizzo
34 35
di acquisto e di vendita, etc.
Gerarchia di utilizzo delle eccellenze
delle eccedenze
RIDISTRIBUZIONE
Canali secondari, Organizzazioni
Non Profit.
Una volta generata, l’eccedenza alimentare può es-
sere gestita secondo quattro modalità principali: ri- RICICLO
Produzione di fertilizzanti
o mangimi per animali.
distribuzione per l’alimentazione umana; produzione
di mangimi e di altri materiali; recupero energetico; RECUPERO
smaltimento come rifiuto. Valorizzazione
energetica
dei rifiuti.
SMALTIMENTO
GESTIONE DEI RIFIUTI
Fonte: Elaborazione degli autori a partire da House of Lords, 2014.> L’origine e le alternative di gestione < > L’origine e le alternative di gestione <
Applicazione della gerarchia di utilizzo
dell’eccedenza alimentare
CASO A1
Settore ortofrutticolo. In una Organizzazione di Produttori (OP) italiana, con aree di coltivazione ubi-
Modalità di gestione. Una volta che e come concimi), mantenendo come ul-
cate prevalentemente nel nord Italia, gli agricoltori associati raccolgono i prodotti dai campi ed effettuano
l’eccedenza alimentare si manifesta, essa tima opzione lo smaltimento in discarica. una prima cernita dei prodotti, scartando mediamente 1.000 tonnellate di prodotti all’anno. Circa la metà
può essere gestita secondo diverse mo- Si tratta di una prospettiva basata sull’i- di essi (pari a 500 tonnellate) vengono scartati a causa di problemi qualitativi; la restante parte (500
dalità. E’ possibile ridistribuirla, ovvero re- dentificazione di due fasi nella gestione tonnellate), invece, viene scartata a causa di problemi estetici. Questi ultimi vengono in parte venduti a
mercati secondari (industria alimentare), in parte utilizzati per l’alimentazione animale e la concimazione
36 cuperarla per l’alimentazione umana, at- dell’eccedenza alimentare: una prima fase 37
del terreno agricolo.
traverso ad esempio sconti, rilavorazioni, in cui gli alimenti non costituiscono anco- I prodotti idonei alla commercializzazione (39.000 tonnellate), invece, vengono conferiti interamente
Cause di generazione delle eccedenze
Gerarchia di utilizzo delle eccellenze
vendita a mercati secondari e donazione ra “rifiuto” e una seconda in cui gli alimen- all’OP, che al momento dell’accettazione controlla nuovamente la merce. In questa fase altre 3.000 ton-
a Organizzazioni Non Profit. Seconda- ti sono “rifiuto”, ossia diventano non più nellate circa vengono scartate. Buona parte di questo scarto è rappresentata da prodotti di seconda
categoria, che vengono venduti in mercati secondari (industria alimentare), donati a Organizzazioni Non
riamente è possibile riciclare l’eccedenza idonei per il consumo umano.
Profit per il consumo umano o conferite a canili per l’alimentazione animale. Una piccola parte, invece, è
per ottenere altri materiali (ad esempio Fasi di gestione delle eccedenze. Nel- gestita come rifiuto e smaltita in discarica.
fertilizzanti o mangimi per animali) e/o la prima fase è possibile innanzitutto un’a-
energia. Alternativamente l’eccedenza ali- zione da parte delle realtà della filiera per Mercato
mentare può essere conferita ad aziende prevenire la generazione stessa dell’ecce- primario RACCOLTO
specializzate nel ritiro e trattamento dei denza. Vanno lette in questa direzione gli Non
rifiuti, in cui può esserci ancora un recu- investimenti per migliorare la qualità della Organizzazioni
Conferito conferito
ad Organizzazioni al mercato
pero di energia, oltre alla destinazione in previsione della domanda, la riduzione dei Non Profit di Produttori primario
discarica. lotti di produzione o di acquisto. A valle
Priorità nelle modalità di gestione. Sia della prevenzione vi è il riutilizzo dell’ec- Mercati Non 50% 50%
nella comunità scientifica che nell’ambito cedenza principalmente per lo scopo ori- secondari conferito
al mercato
delle politiche pubbliche è in corso un di- ginario, l’alimentazione umana. L’ecceden- primario Motivi Motivi
Alimentazione estetici qualitativi
battito su quale sia la priorità con cui se- za viene ridistribuita attraverso la vendita animale
guire le diverse alternative. Nel presente a mercati secondari, a prezzi molto vicini a
studio si ritiene utile riferirsi alla cosiddetta quelli di produzione, o attraverso la dona-
Rifiuto
“Food Use Hierarchy”1 derivata dalla più zione a Organizzazioni Non Profit.
generale “Waste Hierarchy”. La priorità Seguono le attività di riciclaggio e da ul- Mercati Alimentazione Concimi
secondari animale
nella gestione delle eccedenze è posta timo, in alternativa allo smaltimento in
sulle azioni di prevenzione e di ridistribu- discarica, è possibile che le aziende spe-
CASO B1
zione del cibo alle persone, impedendo cializzate nella gestione dei rifiuti riesca-
Settore allevamento. L’azienda produce alimenti a base di carne e provvede a venderli su tutto il
che le eccedenze diventino spreco. A se- no almeno in parte ad attivare azioni di
territorio nazionale. Gli scarti generati durante il processo di lavorazione, come ossa e sfridi, o eventuali
guire si considerano le azioni relative al recupero. eccedenze, vengono utilizzati per la produzione di alimenti per animali domestici, oppure conferiti alle
riciclaggio e quelle di recupero (termico aziende di produzione di mangimi o ad aziende di produzione di energia, nel rispetto delle norme igie-
nico-sanitarie.
Fonte: 1 House of Lord UK, 2014 1
Per motivi di riservatezza non vengono riportati i nomi delle organizzazioni a cui si fa riferimento.> L’origine e le alternative di gestione <
PREVENZIONE
Ridistribuzione
38 39
RIDISTRIBUZIONE
Ridistribuzione delle eccedenze
delle eccedenze RICICLO
Esistono diverse alternative per la ridistribuzione RECUPERO
dell’eccedenza alimentare.Tra queste un ruolo chiave SMALTI-
è rappresentato dalla donazione alle Organizzazioni
MENTO
Non Profit, che utilizzano le eccedenze alimentari a
fini di solidarietà sociale. mercati donazione
secondari> L’origine e le alternative di gestione < > L’origine e le alternative di gestione <
Entità della donazione di eccedenze
alimentari
Il sostegno agli indigenti, alimentata soprattutto con donazioni da parte delle aziende della filiera, risulta in
Alternative disponibili. La ridistribu- Donazione e aziende. Pur non esisten-
forte crescita negli ultimi anni. In Inghilterra le principali realtà coinvolte nel supporto agli indigenti (Trus-
zione delle eccedenze generate può do statistiche ufficiali in merito, il trend sell, Fareshare and Food Cycle1) testimoniano una crescita dei pasti serviti da 13 milioni nel 2012-13 a 20
seguire diverse strade. Ad esempio è crescente di cibo conferito agli indigenti milioni nel 2013-14. Nel 2010 negli USA sono stati serviti 2,6 miliardi di pasti che hanno raggiunto quota
possibile vendere i prodotti attraverso dalle Organizzazioni Non Profit testimo- 3,3 miliardi nel 2014 2. In Italia la Rete Banco Alimentare, sviluppata su tutto il territorio nazionale, ha rac-
colto circa 18.000 tonnellate di cibo dalle aziende della filiera nel 2011 e quasi 30.000 tonnellate nel 2014,
40 canali alternativi. Nel settore alimentare si nia il peso crescente che gli attori della 41
con una quota significativa di approvvigionamento di prodotti ottenuta dalle aziende di trasformazione1.
stanno affermando operatori specializzati filiera alimentare stanno dando a questa
Ridistribuzione delle eccedenze
Ridistribuzione delle eccedenze
nell’acquisto a basso prezzo di “stock” di alternativa.
prodotti prossimi alla scadenza, che riven- Sempre più le aziende della filiera inse- Quantità recuperate (ton) dalla Rete Banco Alimentare in Italia3
dono successivamente al dettaglio. L’al- riscono la donazione di beni alimentari
ternativa che però sta acquisendo sem- all’interno di programmi di CSR (Corpo- 2014 9.731 11.801 7.440 476
pre maggior importanza è la donazione rate Social Responsibility), affiancando tale
dell’eccedenza ad Organizzazioni Non strumento (della donazione) a iniziative di
2013 3.221 12.125 5.171 309
Profit, considerata tecnicamente come realizzazione o finanziamento di iniziative 2012 5.274 11.109 4.517 295
una “cessione a titolo gratuito” di prodot- a fini sociali ed ambientali. La donazione
to ancora commestibile. può essere parte integrante o meno di
2011 3.940 10.020 3.000 360
Per una mensa “donare” può significare un processo di collaborazione strutturata
conferire i pasti preparati, ma non servi- e continua con Organizzazioni Non Profit, Primario Trasformazione Distribuzione Ristorazione
ti; per un produttore invece può trattarsi oppure una soluzione implementata dagli
di prodotti a stock non più vendibili sul attori della filiera in occasione di situazioni
mercato per il raggiungimento della sell- di emergenza umanitaria, come terremoti
by-date, ma ancora sani e buoni. o alluvioni, in cui la donazione di alimenti,
non necessariamente eccedenze, risulta
di primaria importanza per un intervento
immediato.
Fonti:
1
Report prodotto da Oxfam, Church Action on Poverty e Trussell Trust, 2014
2
Annual report Feeding America, 2014
3
Fondazione Banco Alimentare Onlus> L’origine e le alternative di gestione <
RECUPERABILITÀ
BASSA MEDIA ALTA
Primario
Cerealicolo
Allevamento Ortofrutticolo
Pesca
Non tutte
42 43
Non tutte le eccedenze sono uguali: recuperabilità
Trasformazione
Freschi
le eccedenze sono Surgelati Ambiente
uguali: recuperabilità Distribuzione
Punti vendita Centri
distributivi
La “semplicità” con cui l’eccedenza alimentare può
essere recuperata ai fini dell’alimentazione umana è
diversa a seconda sia della tipologia di prodotto sia
Ristorazione
Ristorazione Ristorazione
dello stadio della filiera in cui si genera. commerciale collettiva
Consumo
Consumatore> L’origine e le alternative di gestione < > L’origine e le alternative di gestione <
La rilevanza dello spreco alimentare in
funzione della recuperabilità delle eccedenze
Dei circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari generate ogni anno in Italia, solo il 3% circa
Recuperabilità. Se da una parte l’ecce- neficiari finali. Si consideri ad esempio lo
presenta un alto livello di recuperabilità. Più del 49% presenta un grado di recuperabilità medio e circa
denza alimentare può essere ridistribuita, sforzo necessario per preservare la qua- il 48% basso.Il differente grado di recupero nei settori della filiera è in buona parte legato alla diversa
destinandola alla donazione, dall’altra lità del prodotto da parte di una azienda recuperabilità della tipologia di eccedenza gestita. Il 3% delle eccedenze totali della filiera sono legate al
tale operazione non richiede uno sforzo donatrice, o la necessità per le Organizza- settore della trasformazione, e di queste, oltre il 65% è ad alta recuperabilità. La ristorazione commerciale
e il consumo domestico, che insieme generano circa il 45% del totale delle eccedenze, gestiscono invece
44 uguale per tutte le tipologie di prodotti zioni Non Profit di ritirare e conservare in 45
prodotti a bassa recuperabilità, più complessi da trattare e più difficili da recuperare.
e attori della filiera. La “semplicità” rela- celle frigorifere i prodotti surgelati donati. L’immagine sottostante mostra i valori di eccedenza generata e recuperata (non solo in termini di dona-
Non tutte le eccedenze sono uguali: recuperabilità
Non tutte le eccedenze sono uguali: recuperabilità
tiva con cui l’eccedenza alimentare può Tanto maggiore è il livello delle eventuali zione) in alcuni segmenti della filiera a titolo esemplificativo.
essere recuperata ai fini dell’alimentazio- attività aggiuntive, tanto minore è la re-
ne umana può essere espressa in termini cuperabilità. Ad esempio, i prodotti orto- 1.915.000
di “recuperabilità”. La recuperabilità di un frutticoli hanno un minore tasso di recu- Eccedenza [ton] Eccedenza recuperata [ton]
prodotto, di una determinata categoria in perabilità in quanto implicano un lavoro Eccedenza recuperata sul totale delle eccedenze generate [%]
un determinato stadio della filiera, è fun- di raccolta, confezionamento e stoccaggio
zione di due aspetti. da parte delle aziende agricole e poi di
Facilità di utilizzo. Il primo riguarda trasporto rapido da parte delle Organiz-
la facilità di utilizzo diretto da parte dei zazioni Non Profit, pena il deperimento 255.000
consumatori anche in assenza di ulterio- del prodotto.
ri attività di gestione. Esso dipende dal Differenze tra gli stadi. In generale
tipo di prodotto in termini di necessità la recuperabilità si riduce passando da- 115.000
di conservazione e dalle attività svolte gli stadi più a monte della filiera (azien- 90.000
dall’azienda (ad esempio la precottura de di trasformazione) a quelli più a valle 65.000
81.000
70.000
dell’alimento). Per esempio, un prodotto (ad esempio realtà di ristorazione), con
commestibile precotto e confezionato, l’eccezione del settore primario che pre-
24.000 18.000
non venduto in un punto vendita a causa senta mediamente livelli di recuperabilità 1.000
ton
di un’ammaccatura della confezione ha bassi. Esistono poi delle specificità a livello
un livello di recuperabilità alto. di singolo stadio, per cui ad esempio nel
Impegno delle aziende. Il secondo settore primario la recuperabilità dei pro-
aspetto invece è inerente all’impegno ri- dotti ortofrutticoli è molto maggiore di
chiesto alle aziende e agli intermediari (ad quella dei prodotti cerealicoli.
esempio alle Organizzazioni Non Profit) 1% 13% 70% 35% 20%
per rendere gli alimenti utilizzabili dai be- Centri Ristorazione
Cerearicolo Ortofrutta Ambiente distributivi collettiva
Settore primario Settore primario Trasformazione Distribuzione Ristorazione
Fonte: Si veda la Nota metodologica, pagina 82> La ridistribuzione <
AZIENDE
ortofrutticole di trasformazione di distribuzione di ristorazione
Catene
46 47
Catene di ridistribuzione
di ridistribuzione Organizzazoni Non Profit
Organizzazoni
Non Profit
IBRIDE
BACK LINE
La ridistribuzione delle eccedenze può essere svolta (food bank)
da varie tipologie di Organizzazioni Non Profit, carat-
terizzate da una forte attenzione alla persona assistita. Organizzazoni Non Profit
Alcune di queste svolgono attività di recupero dell’ec- FRONT LINE
cedenza in virtù di maggiori capacità logistiche e ge-
mense food social piattaforma
stionali, altre operano principalmente a livello locale. pantry market online
INDIGENTI
1
Si vedano “Foodsaving: innovazione sociale per il recupero delle eccedenze alimentari”, 2015
e Baglioni et al. 2015> La ridistribuzione < > La ridistribuzione <
Il mondo del sostegno agli indigenti in Italia
In Italia operano oltre 15.000 realtà front line di assistenza agli indigenti. Una realtà back line come la
Attori coinvolti. Il recupero dell’ecce- Il funzionamento è simile a quello dei su-
Rete Banco Alimentare collabora con quasi 2.000 realtà donatrici costituite da ortomercati, aziende di
denza alimentare “donata” da parte delle permercati (merce a scaffale, cassa, etc.), trasformazione, di distribuzione e di ristorazione e conferisce gli alimenti raccolti ad oltre 8.900 realtà
aziende della filiera può vedere coinvolte con alcune peculiarità: l’accesso al super- front line.
diverse tipologie di attori, nella maggior mercato è riservato a persone a rischio
Organizzazioni Non Profit di sostegno agli indigenti in Italia1
48 parte dei casi Organizzazioni Non Profit, povertà ed è controllato con tessere di 49
con specificità legate alla storia e al paese identificazione; generalmente l’assorti-
Catene di ridistribuzione
Catene di ridistribuzione
di appartenenza. Come illustrato nella ri- mento è limitato. Nel secondo caso si
cerca Foodsaving1 si possono distinguere trovano le tradizionali “mense per i po-
due tipologie di organizzazioni: veri”, o “soup kitchen”, realtà che servono
249 15.067 134 milioni
Numero interventi
BACK LINE FRONT LINE
> Realtà “front line” con un contatto di- piatti caldi gratuitamente. Una variante è E IBRIDE
di assistenza
retto con gli indigenti e limitata capacità costituita dai “social restaurants o social
di interazione con le aziende della filiera coffee shops”, che forniscono pasti a un
“donatrici”. prezzo simbolico. Questi luoghi vogliono
> Realtà “back line” senza contatto di- anche favorire il più possibile l’incontro fra
Aziende donatrici alla rete Banco Alimentare2
retto con gli indigenti e con alta capacità le persone.
di interazione con le aziende della filiera Back line. Vi sono poi le realtà di “back
“donatrici”. line”, caratterizzate da una forte capacità
Front line. Relativamente alla prima ti- logistica per la raccolta e la redistribuzione
pologia di realtà si può introdurre un ul- delle eccedenze. L’esempio più sviluppato
teriore asse di classificazione in funzione in tal senso è dato dalle food bank, che
della tipologia di alimenti “donati”, a se- fungono da intermediario fra le aziende
conda che si tratti di prodotti alimentari
per il consumo domestico (es. pasta, ver-
della filiera e le realtà “front line”.
Ibride. Esistono poi dei casi intermedi 995 820 366
dure, scatolame) oppure di pasti pronti. (realtà “ibride”), dove vi è un pari svilup- AZIENDE PUNTI VENDITA MENSE
appartenenti a 28 catene di cui:
Nel primo caso si trovano le cosiddette po delle due funzioni. Si tratta soprattutto 158 mense aziendali
“food pantries”, realtà che consegnano di realtà dove l’approvvigionamento e la 208 mense scolastiche
all’indigente pacchi di prodotti alimentari. distribuzione hanno carattere fortemente
Un secondo modello è costituito dai “so- locale.
cial market”.
Fonti:
1
Si vedano “Foodsaving: innovazione sociale per il recupero delle eccedenze alimentari”, 2015 1
Agea, 2013
e Baglioni et al. 2015 2
Fondazione Banco Alimentare Onlus, 2014> La ridistribuzione <
Network
di relazioni con:
Organiz.
Non Profit
Organizzazioni
50 51
DIMENSIONE
Organizzazioni Non Profit front line
ORGANIZZATIVA
Capacità
Non Profit front line Istituzioni ORGANIZZAZIONI
NON PROFIT
FRONT LINE
di finanziamento
Sviluppo
reportistica
Le Organizzazioni Non Profit di sostegno agli indigen-
Donatori
ti sempre più affiancano ad una dimensione caritativa IM
PAT LE
e solidaristica una capacità organizzativa e relazionale TO SOCIA
con gli altri attori della filiera (pubblici e privati).
SOSTEGNO COINVOLGIMENTO
AGLI INDIGENTI COMUNITÀ LOCALI> La ridistribuzione < > La ridistribuzione <
CASO A1
Front line. Le realtà di assistenza agli proprio operato. Questa può avvenire La cooperativa nasce all’inizio degli anni ’90 in una provincia del Nord Italia con l’obiettivo di diminuire
indigenti costituiscono la “front line” del con erogazioni sia private (donazioni di l’emarginazione e il disagio sociale attraverso l’impiego di persone e di operare per una maggiore tu-
tela dell’ambiente. Oggi conta più di 300 dipendenti e di 100 volontari che lavorano ogni giorno per
processo di recupero dell’eccedenza, cittadini, filantropia aziendale) sia pubbli-
il recupero e la valorizzazione delle eccedenze alimentari e di prodotti generici. L’obiettivo primario è
come ben documentato dalla recente che (progetti finanziati, sussidi delle real- quello di evitare che gli alimenti in eccedenza e gli scarti vengano smaltiti in discarica, cercando quindi
52 ricerca del progetto Foodsaving1. Tali re- tà locali), fino allo sviluppo di iniziative di di indirizzarli verso tutte le alternative disponibili. Per questo motivo essa richiede alle aziende con cui 53
altà si caratterizzano innanzitutto per una imprenditorialità a supporto dell’attività collabora di conferire non solamente prodotti ancora idonei alla donazione per il consumo umano, ma
tutti i prodotti invenduti. A valle della raccolta svolge internamente la cernita dei prodotti. Quelli ancora
Organizzazioni Non Profit front line
Organizzazioni Non Profit front line
spiccata “vocazione sociale”, che le con- sociale. L’esigenza di mostrare il “valore”
commestibili vengono conferiti agli indigenti direttamente serviti o ad altre Organizzazioni Non Profit
duce a rapportarsi con persone in con- del proprio operato, in particolare verso per la ridistribuzione. Quelli invece non più utilizzabili vengono venduti ad allevatori locali per il consumo
dizione di insicurezza alimentare e con la i finanziatori non locali, porta a sviluppare animale. Mediamente ogni anno la cooperativa recupera 3.000 tonnellate di alimenti (commestibili e
comunità in cui la realtà è insediata. sistemi di reportistica dell’efficacia (con non). La missione sociale si basa non solo sul soddisfare il bisogno primario delle persone, ma nel favorire
il recupero sociale, impegnandole in cooperative sociali che spaziano dalla cura del verde a interventi
Caratteristiche. Un elemento comu- indicatori quali il numero di pasti eroga-
edilizi. La realtà presenta buona autonomia finanziaria legata sia alla attività di recupero alimenti, sia alle
ne è il forte coinvolgimento di volon- ti o le tonnellate di cibo consegnato) e attività svolte dalle cooperative sociali oltre che alla partecipazione a numerosi progetti di finanziamento
tari; vi sono inoltre esempi di realtà che dell’efficienza del proprio operato (con nazionali ed europei.
lavorano per un re-inserimento della indicatori quali la quantità di cibo donata
persona indigente nel tessuto sociale ed per ogni euro investito nel funzionamen-
economico, con casi in cui alcuni assistiti to della struttura). Da ultimo il funziona- CASO B1
diventano collaboratori; si può osservare, mento di queste realtà richiede sempre L’Organizzazione Non Profit in oggetto nasce negli anni 2000 in una provincia della Lombardia. Il modello
più una capacità di fare “rete” e di svilup- di assistenza si basa su una rete di volontari che crea pacchi alimentari ad hoc a seconda delle esigenze
infine, una forte attività di sensibilizzazio-
degli individui riceventi. I pacchi sono portati dai volontari (in genere almeno due persone) a casa degli
ne della comunità locale (coinvolgimento pare relazioni con il contesto in cui sono indigenti. A seconda che si tratti di singole persone o di famiglie, vengono consegnati mix di alimenti
degli studenti in alcune iniziative, incontri inserite: da una parte si tratta di relazioni consoni a garantire una dieta sana ed equilibrata. I costi di funzionamento sono minimi e coperti da
di presentazione del problema, etc). Una con altre Organizzazioni Non Profit, sia finanziamenti degli enti pubblici locali. L’associazione ritira frequentemente gli alimenti dal Banco Alimen-
di tipo front line ma soprattutto di tipo tare presente nella sua regione e ha un piccolo circuito di raccolta soprattutto presso i punti vendita
seconda dimensione, sempre più rilevan-
della provincia.
te, è quella economica e organizzativa. Le back line (per garantire la disponibilità di
realtà di assistenza si trovano a sostene- alimenti), dall’altra con le istituzioni a cui
re delle spese per il funzionamento delle spesso esse sono fortemente legate in un
strutture, per cui risulta necessario svilup- quadro di welfare sul territorio.
pare una capacità di finanziamento del
Fonte: 1 “Foodsaving: innovazione sociale per il recupero delle eccedenze alimentari”, 2015 1
Per motivi di riservatezza non vengono riportati i nomi delle organizzazioni a cui si fa riferimento.Puoi anche leggere