Studio faunistico - Portale Valutazioni Ambientali
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Progetto definitivo di ammodernamento dell’impianto eolico sito in Contrada Ferla del Comune di Petrosino (TP) mediante sostituzione dell’aerogeneratore Sigla Progetto: TP16 VIA R1 Studio di Incidenza Ambientale Proponente: Eolica S.p.A. Elaborato integrativo Studio faunistico Francesco Lillo PhD Dottore Naturalista Luglio 2020
Introduzione Nel ambito della Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. comprensiva della procedura di V.INC. A. ex art. 5 del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii., relativa al Progetto definitivo di ammodernamento dell’impianto eolico sito in Contrada Ferla del Comune di Petrosino (TP) mediante sostituzione dell’aerogeneratore, la Commissione Tecnica Specialistica dell’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente – Regione Siciliana, ha emesso Parere Interlocutorio Intermedio (C.T.S. n. 24/2020 del 29.04.2020) evidenziando la presenza delle seguenti problematicità e/o criticità riferite ad aspetti faunistici: - Lo Studio di Impatto Ambientale e lo Studio di Incidenza non chiariscono se la maggiore altezza della torre eolica in progetto unitamente alla nuova velocità tangenziale delle pale costituiscano o meno una minaccia maggiore per l’avifauna stanziale e migratrice di cui ai siti Natura 2000 sopracitati, a causa del potenziale aumento del rischio di collisioni; - Lo Studio di Incidenza non contiene uno Studio faunistico puntuale riferito allo stato attuale di conservazione delle specie di uccelli di cui al Formulario Natura 2000 a corredo della Z.S.C. ITA010014 “Sciare di Marsala” né dell’avifauna migratrice di cui ai Formulari Natura 2000 a corredo delle Z.P.S. ITA010006 “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò” e ITA010031 “Laghetti di Preola, e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone” e della chirotterofauna, tutte specie faunistiche potenzialmente impattate dall’impianto in progetto. - In ottemperanza alle “Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza” (G.U.R.I. n. 303 del 28/12/2019), è necessario che lo Studio faunistico in parola sia redatto da un professionista in possesso di effettive competenze faunistiche comprovate da specifico Curriculum Vitae, e che la medesima Relazione indichi l'origine, le caratteristiche principali e il livello di completezza delle informazioni utilizzate. A seguito del suddetto parere, il Proponente Eolica s.p.a. ha incaricato lo scrivente dottore Naturalista Francesco Lillo a redigere il presente elaborato integrativo al fine di completare in maniera adeguata le informazioni già presentate in fase di procedura di Valutazione di Impatto Ambientale comprensiva di Valutazione di Incidenza Ambientale. In ottemperanza alle “Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza” (G.U.R.I. n. 303 del 28/12/2019) è possibile desumere le effettive competenze faunistiche dello scrivente dall’allegato Curriculum Vitae. 1
L’origine, le caratteristiche e il livello di completezza delle informazioni utilizzate per la stesura della presente relazione sono desumibili dalla bibliografia che la accompagna e dai relativi richiami inseriti nel testo. Le informazioni originali, in particolare riferiti alla chirotterofauna del sito di progetto, sono frutto di apposita indagine di campo e analisi dei dati effettuata per l’occasione dallo scrivente con le metodologie descritte nel testo. 2
Confronto tra le caratteristiche salienti dell’attuale impianto eolico e le caratteristiche del nuovo impianto come da progetto Il progetto di ammodernamento dell’impianto eolico di contrada Ferla, Comune di Petrosino (TP), prevede la completa sostituzione dell’aerogeneratore esistente con uno di nuova generazione, di maggiore grandezza e potenza, più performante e dal miglior rendimento. Una tale operazione, oltre ad essere necessaria per la raggiunta obsolescenza dell’attuale generatore, rientra nell’ottica del ripotenziamento degli impianti eolici della precedente generazione che sono per la maggior parte giunti alla fine della loro vita utile, sollevando problematiche anche di tipo ambientale dovuti al potenziale impatto determinato dall’inserimento nel paesaggio di generatori di maggiori dimensioni, più alti e con velocità differenti rispetto ai precedenti. Questo argomento non è ancora definitivamente risolto, e sorgono ancora dubbi se l’utilizzo di aerogeneratori più grandi rappresentino un vantaggio o uno svantaggio complessivo da un punto di vista ambientale. Da un punto di vista energetico, e per quel che riguarda l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, risulta evidente come una maggiore produzione energetica da fonti completamente rinnovabili e a zero emissioni rappresenti un indubbio vantaggio nell’ottica degli obiettivi chiave della Commissione Europea che prevedono una riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990) e il raggiungimento di una quota almeno del 32% di energia rinnovabile entro il 2030 (fonte UE). Tuttavia ad oggi si dispone di prove ancora limitate relativamente al modo in cui i rischi legati agli incidenti mortali che coinvolgono la fauna selvatica dovuti a episodi di collisione possano variare in relazione alla sostituzione di turbine esistenti con turbine di più grandi dimensioni e più efficienti. Ad oggi, le esperienze maturate in Europa e in Nord America suggeriscono che il ripotenziamento ha ridotto il rischio di collisione per gli uccelli, ma potrebbe averlo aumentato per i pipistrelli. La maggiore altezza della torre della turbina sembra non influenzare gli uccelli, ma, a parità di altre caratteristiche, potrebbe fare aumentare i rischi per i pipistrelli, in quanto essi possono volare ad altezze differenti rispetto a quella degli uccelli con il rischio che le turbine più grandi di nuova generazione possano interferire con lo spazio aereo utilizzato (UE 2011). In realtà, come sarà descritto in seguito, i più recenti studi e osservazioni forniscono ottime opportunità di una drastica riduzione dell’impatto anche sui chirotteri, qualora vengano apportate accortezze specifiche possibili grazie ai sistemi di controllo propri degli aerogeneratori di nuova concezione. Tali strategie vengono descritte e suggerite da EUROBATS, l’accordo internazionale afferente all’UNEP per la conservazione delle popolazioni di chirotteri in Europa (Rodrigues et al. 2015) che saranno esaminate più avanti. Come richiesto dal Parere Interlocutorio Intermedio C.T.S. n. 24/2020 del 29.04.2020 della Procedura di Valutazione impatto ambientale (VIA) comprensiva della procedura di V.INC.A., si rende necessario approfondire alcuni aspetti derivanti dalle differenze tecniche e funzionali del nuovo impianto in progetto rispetto alle caratteristiche dell’impianto attualmente in essere. Vengono di seguito riassunte le 3
caratteristiche tecniche dei due impianti in riferimento agli aspetti che potrebbero determinare differenze di impatto sulla fauna selvatica. Impianto attuale Impianto di progetto Numero aerogeneratori 1 1 Modello Vestas V44 Repower MM92 Potenza 600 kW 2.000 kW Altezza al mozzo 45 m 78,5 m Giri/minuto max. (rpm) 28,5 15 Diametro rotore 44 m 92 m Velocità tangenziale max. 64,5 m/s 72,25 m/s Altezza max. dal suolo 89 m 125 m Altezza min. rotore dal suolo 23 m 32,5 m Sulla base di queste caratteristiche viene richiesto di approfondire se la maggiore altezza della torre eolica in progetto unitamente alla nuova velocità tangenziale delle pale costituiscano o meno una minaccia maggiore per l’avifauna stanziale e migratrice e sulla chirotterofauna a causa del potenziale aumento del rischio di collisioni. In particolare le variazioni che possono suscitare preoccupazione sono le seguenti: - Maggiore altezza al mozzo e maggiore altezza massima Una altezza assoluta più elevata del rotore potrebbe interferire maggiormente con specie di uccelli e pipistrelli che abbiano abitudini di volo caratterizzati da maggiori quote. Diverse specie di veleggiatori e alcune specie di pipistrelli, ad esempio, tendono a volare abitualmente ben sopra i 30-50 m, rischiando quindi di collidere con le strutture rotanti. - Maggiore velocità tangenziale Sebbene il numero di giri per minuto del rotore sia minore per il nuovo impianto, la velocità tangenziale dell’estremità di esso è maggiore come risultato del maggiore raggio della pala. In particolare il numero di giri/minuto diminuiscono del 47,4% rispetto alla attuale configurazione, mentre la velocità tangenziale vede un incremento del 12%. - Maggiore altezza dal suolo al limite inferiore della pala Nel suo punto più basso, l’elica raggiunge una quota pari a 32,5 m contro i 23 m dell’attuale configurazione. Ciò vuol dire che la luce tra suolo e area spazzata si alza di 9,5 m. Ciò di per se potrebbe rappresentare un 4
fattore di vantaggio per le specie che compiono voli a bassa quota, poiché hanno un maggiore margine di sicurezza per evitare collisioni con le parti mobili. Le possibili variazioni di incidenza sull’avifauna, sulla chirotterofauna, e sulle altre specie faunistiche presenti presso la Z.S.C. “Sciare di Marsala” vengono di seguito esaminate nel dettaglio. Inoltre vengono esaminate le possibili variazioni di incidenza rispetto all’attuale configurazione a riguardo dell’avifauna migratrice di cui ai Formulari Natura 2000 a corredo delle Z.P.S. ITA010006 “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò” e ITA010031 “Laghetti di Preola, e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone”. 5
Descrizione dello stato di conservazione delle specie di uccelli di cui al formulario standard della Z.S.C. ITA010014 “Sciare di Marsala” Il Formulario standard della Z.S.C. ITA010014 “Sciare di Marsala”, aggiornato al 12/2019 (www.minambiente.it) riporta la presenza di due specie inserite nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE: Calandrella (Calandrella brachydactyla) e Calandra (Melanocorypha calandra). Di seguito vengono esaminate le caratteristiche salienti delle due specie e ne viene discusso lo stato di conservazione. Calandrella brachydactyla > Calandrella Stato di conservazione Dir. 2009/147/CE: All. I IUCN: LC IUCN Italia: EN BirdLife Int (IT): SPEC 3 L'areale della specie in Italia risulta essere vasto (maggiore di 20000 km², Boitani et al. 2002) e la popolazione italiana è stimata in 30000-60000 individui maturi. Sulla base delle circa 300 coppie mediamente contattate ogni anno dal progetto MITO2000, risulta per la popolazione italiana un decremento del 66% calcolato per l'arco temporale 2000-2010 (LIPU & Rete Rurale Nazionale 2011, www.mito2000.it). La continua trasformazione degli ambienti agricoli, soprattutto di pianura e collina, è da considerarsi la minaccia maggiore per la specie. Per tali ragioni la popolazione italiana viene classificata “In Pericolo” (EN) per i criteri A2bc della IUCN Italia (http://www.iucn.it/scheda.php?id=608956456). La situazione italiana sembra essere in linea con il resto d'Europa, dove la Calandrella è in declino nella gran parte dei paesi (BirdLife International 2017); per tale ragione non è ipotizzabile immigrazione da fuori regione e pertanto la valutazione per la popolazione italiana rimane invariata. Presente in tutta la Penisola italiana anche se in maniera non continua, in particolare nel settore sud- orientale, Sicilia e Sardegna (Boitani et al. 2002). In Sicilia le popolazioni di questa specie sono rimaste relativamente stabili tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’90 dello scorso secolo (Lo Valvo et al. 1994) per poi subire un deciso decremento valutato intorno al 21% dell’areale fino alla metà degli anni 2000 (AA. VV.2008). Nidifica in ambienti aridi e aperti con vegetazione rada, lungo i litorali o greti sabbiosi e ciottolosi, non oltre i 1300 m s.l.m. (Boitani et al. 2002), non oltre i 900 m s.l.m. in Sicilia (Lo Valvo et al., 1994). La nidificazione avviene sul terreno, generalmente allo scoperto, con nido parzialmente celato da una pianta o da un ciuffo d’erba. 6
La specie sta subendo un generale declino in buona parte del suo areale europeo, a causa dei cambiamenti di uso del suolo e in particolare la sostituzione delle pratiche agricole tradizionali ed estensive con coltivazioni fitte e irrigate (Boitani et al. 2002). A livello mondiale, la valutazione dello stato di conservazione della specie della IUCN aggiornato al 2018 (https://www.iucnredlist.org/species/103766207/132042070) non desta particolare preoccupazione. La calandrella è infatti inserita in categoria LC (minimo livello di preoccupazione) avendo areale particolarmente ampio e non frammentato in maniera preoccupante e popolazioni consistenti, con trend non sufficientemente conosciuto. Melanocorypha calandra > Calandra Stato di conservazione Dir. 2009/147/CE: All. I IUCN: LC IUCN Italia: VU BirdLife Int (IT): SPEC 3 L'areale della specie in Italia risulta essere maggiore di 20000 km² (Boitani et al. 2002) ma in diminuzione, risulta infatti scomparsa nella fascia costiera del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto, in Pianura Padana e Toscana (Baccetti & Meschini 1986). Anche in Sardegna la specie sembra aver subito un parziale declino e una contrazione dell'areale (Meschini & Frugis 1993, Grussu 1996). La popolazione italiana è stimata in più di 10000 individui maturi (BirdLife International 2017, Brichetti & Fracasso 2007) ma è in declino che si sospetta essere almeno del 30% negli ultimi 10 anni sulla base della contrazione di areale e habitat idoneo per la specie (Massa & La Mantia 2010). Per queste ragioni la specie in Italia viene classificata Vulnerabile (VU). A livello europeo la specie è in declino pertanto non è ipotizzabile immigrazione da fuori regione e la valutazione per la popolazione italiana rimane quindi invariata. Popolazione stimata in 6.000-12.000 coppie con trend in decremento (BirdLife International 2017, Brichetti & Fracasso 2007). Sebbene in declino, solo le popolazioni della Sardegna e della Puglia possono essere considerate ancora consistenti, le altre in pericolo di estinzione o estinte. In Sicilia su un'area campione di 68 km2, Salvo (1997) ha stimato una popolazione di 500 coppie nel 1965, ha mappato appena 75 coppie nel 1990 e 37 nel 1995, fatto che mostra un declino consistente della specie, peraltro dimostrato dall'Atlante Siciliano (Ientile & Massa 2008) che per il periodo 1979-1992 riporta un totale di 101 quadranti di 10x10 km in cui la specie è presente, mentre nel periodo 1993-2006 solo 37 quadranti, con un decremento del 21,5% dei quadranti occupati (inteso come numero di quadranti perduti sul totale dei quadranti della Sicilia) ed un cambiamento 7
di copertura dal 34% al 12,5% (inteso come copertura effettiva nei due periodi). Quindi, in questo ultimo senso la perdita è stata verosimilmente più alta del 21,5% (Massa & La Mantia 2010). Specie legata ad ambienti aperti e steppici come anche le colture cerealicole non irrigue (Boitani et al. 2002). Le principali cause di minaccia derivano dalla trasformazione dell'habitat della specie dovuto principalmente all'aumento delle pratiche agricole intensive (Boitani et al. 2002) e bracconaggio, talvolta dovuto a abbattimenti erronei (o incidentali) durante l'attività venatoria. A livello mondiale, la valutazione dello stato di conservazione della specie della IUCN aggiornato al 2016 (https://www.iucnredlist.org/species/22717285/87485192 non desta particolare preoccupazione. La calandra è infatti inserita in categoria LC (minimo livello di preoccupazione) avendo areale particolarmente ampio e non frammentato in maniera preoccupante e popolazioni consistenti, pur considerate in declino. Le due specie sono quindi fortemente condizionate dalla modificazione degli habitat, soprattutto a causa delle attività agricole. Entrambe le specie adottano un comportamento tipico di molti uccelli appartenenti alla famiglia degli Alaudidi, ovvero si esibiscono in canti nuziali eseguiti in volo semi stanziali che vengono emessi ad una certa altezza: 25 - 100 m per la calandra, 30 – 50 m per la calandrella (Mullarney et al. 2001). Questo comportamento espone gli uccelli ad un certo rischio di collisione con i rotori degli aerogeneratori (Gomez- Catasus et al. 2017). Tuttavia, la maggiore altezza tra suolo e area spazzata derivante dalla maggiore altezza al mozzo prevista da progetto, annulla tale rischio nei primi 32 m dal suolo, con un guadagno di 9 m di quota sicura. Come sarà evidenziato più avanti, un ulteriore riduzione del rischio è dato dalla minore numero di giri al minuto del rotore, che consente agli uccelli una più efficace percezione dell’ostacolo in movimento (si veda la parte riguardante l’analisi delle possibili incidenze sulle specie di uccelli in riferimento al progetto in esame). 8
Possibili cause di impatto sulle specie di uccelli L’analisi che segue fa riferimento a quanto indicato dal Documento di Orientamento – Energia Eolica e Natura 2000 edito dalla Commissione Europea (UE 2011) che, come specificato nel documento stesso riflette l’opinione dei servizi della Commissione e non è giuridicamente vincolante. Altra fonte di riferimento di particolare interesse è rappresentata dal documento Mitigation Measures for Wildlife in Wind Energy Development, Consolidating the State of Knowledge (Gartman et al. 2016). Entrambi i documenti offrono fondamentali indicazioni per quel che riguarda i possibili impatti sia sull’avifauna sia sulla chirotterofauna. Le possibili tipologie di impatto sull’avifauna individuate dal Documento di Orientamento UE sono le seguenti: - Perdita e degrado di habitat: la portata della perdita diretta di habitat a seguito della costruzione di una centrale eolica e delle relative infrastrutture dipende dalla sua dimensione, collocazione e progettazione. Lo spazio occupato può anche essere relativamente scarso, ma gli effetti sono di ben più ampia portata se gli impianti interferiscono con schemi idrogeologici o processi geomorfologici. La gravità della perdita dipende dalla rarità e dalla vulnerabilità degli habitat colpiti (ad esempio torbiere di copertura o dune di sabbia) e/o dalla loro importanza come sito di foraggiamento, riproduzione o ibernazione, soprattutto per le specie europee importanti ai fini della conservazione. Inoltre si deve considerare il potenziale ruolo di alcuni habitat come componenti di corridoi o punti di partenza per distribuzione e migrazione, oltre che per movimenti più localizzati, ad esempio tra siti di foraggiamento e nidificazione. - Effetto barriera: le centrali eoliche, specialmente gli impianti di grandi dimensioni con decine di turbine eoliche singole, possono costringere gli uccelli a cambiare direzione, sia durante le migrazioni sia in modo più localizzato, durante la normale attività di approvvigionamento. Ciò può essere o meno un problema, a seconda di vari fattori, tra cui la grandezza della centrale eolica, la distanza tra le turbine, la portata dello spostamento delle specie e la loro abilità a compensare l’aumentato dispendio energetico, oltre che dal grado di disturbo ai collegamenti tra i siti di foraggiamento, riposo e riproduzione. - Perturbazione e spostamento: la perturbazione può causare spostamento ed esclusione, dunque perdita di habitat utilizzabile. Si tratta di un rischio potenzialmente rilevante nel caso si presenti un importante impatto visivo, acustico e delle vibrazioni. La perturbazione può inoltre essere causata da maggiori attività umane durante interventi edili e di manutenzione, e/o dall’accesso di altri al sito mentre si costruiscono nuove strade di accesso, ecc. La portata e l’importanza dell’impatto sono determinate dalla portata e 9
dall’entità della perturbazione, nonché dalla disponibilità e dalla qualità di altri habitat adatti che possono accogliere le specie animali spostate dal proprio habitat di origine. - Rischio di collisione: gli uccelli si possono scontrare con varie parti della turbina eolica, oppure con strutture collegate quali cavi elettrici e pali meteorologici. Il livello del rischio di collisione dipende in maniera determinante dalla collocazione del sito e dalle specie presenti, oltre che dalle condizioni meteorologiche e dalla visibilità. Le specie che vivono a lungo, che hanno bassi tassi di riproduzione e/o che sono rare ovvero già vulnerabili dal punto di vista della conservazione (come aquile, avvoltoi e altri veleggiatori di grandi dimensioni) possono essere particolarmente a rischio. Le prove attualmente disponibili dimostrano che nei parchi eolici posizionati lontano da aree dove si concentrano animali selvatici oppure da aeree importanti per la fauna selvatica si registrano tassi di mortalità relativamente bassi. 10
Analisi delle possibili incidenze sulle specie di uccelli in riferimento al progetto in esame - Perdita e degrado di habitat: il rischio di incidenza dovuto a questa tipologia di impatto risulta non rilevante, in quanto non è prevista modificazione degli habitat. Il nuovo generatore sarà infatti realizzato a circa 10 m di distanza dall’attuale, all’interno dell’area di pertinenza della centrale. Non sarà necessario realizzare nuove vie di comunicazione o nuovi elettrodotti. Inoltre a seguito della rimozione del vecchio aerogeneratore la porzione di suolo attualmente occupata sarà riportata allo stato originale anche grazie alla piantumazione di specie vegetali autoctone già presenti in loco. - Effetto barriera: l’effetto barriera dell’attuale centrale eolica è da considerarsi trascurabile in conseguenza del fatto che la centrale è costituita da un unico aerogeneratore. Inoltre, le modifiche previste non cambiano nella sostanza la configurazione spaziale complessiva considerando anche la presenza di strutture esterne alla centrale. La nuova configurazione non muta quindi la condizione attuale, pertanto si ritiene possibile considerare trascurabile la variazione di rischio per questa tipologia di impatto. - Perturbazione e spostamento: analogamente a quanto considerato sopra, questa tipologia di impatto è da considerarsi trascurabile sia per l’attuale configurazione sia in conseguenza della sostituzione dell’aerogeneratore. Come indicato dal Documento di Orientamento UE, il potenziale rischio di perturbazione e spostamento si presenta in caso di importante impatto visivo, acustico e di vibrazioni, oppure può essere causato da maggiori attività umane durante interventi edili e di manutenzione, e/o dall’accesso di altri al sito mentre si costruiscono nuove strade di accesso. Ad esclusione della limitata differenza di impatto visivo, comunque considerabile come non rilevante per l’avifauna trattandosi di un unico aerogeneratore che non costituisce una barriera visiva consistente per gli uccelli, tutte le altre fattispecie vedono condizioni migliorative rispetto ad una potenziale fonte di impatto. La nuova macchina, di moderna generazione, possiede una tecnologia tale da ridurre le fonti di disturbo potenziale (vibrazione, rumore), oltre al fatto che una macchina già obsoleta ha necessità di maggiore manutenzione e quindi determina un maggiore transito di uomini e mezzi per la gestione in fase di esercizio. L’unico disturbo potenziale riscontrabile può essere dovuto alla fase di cantiere per la rimozione dell’attuale generatore e la costruzione del nuovo, fase che sarà comunque programmata in periodi non sensibili per l’avifauna selvatica. Si ritiene pertanto possibile considerare trascurabile la variazione di rischio per questa tipologia di impatto. 11
- Rischio di collisione: il rischio di collisione degli uccelli contro gli aerogeneratori è un fatto concreto e documentato. Tuttavia è noto che diversi fattori contribuiscono a rendere tale rischio più o meno elevato. A tal proposito il Documento di Orientamento – Energia Eolica e Natura 2000 (UE, 2011), riporta esaustive e approfondite indicazioni sulle più corrette prassi di progettazione e realizzazione di centrali eoliche all’interno di aree Natura 2000, o potenzialmente incidenti con esse, oltre ovviamente alle corrette prassi per lo studio e la valutazione delle possibili incidenze ambientali. Il documento sopra citato riporta che, in base ai modelli teorici dei rischi di collisione degli uccelli, si evidenzia come la diminuzione del numero di pale del rotore e il basso numero di giri contribuiscono a ridurre il rischio di collisione. Inoltre, “esistono sempre più prove a dimostrazione del fatto che l’utilizzo di un minor numero di turbine più grandi ed efficienti permette di ridurre i rischi di incidenti da collisione per gli uccelli di grandi dimensioni”. Tuttavia ciò non fa diminuire le preoccupazioni relative ai pipistrelli”. Tali osservazioni sono state suggerite anche da modelli matematici, come ad esempio gli articoli di riferimento pubblicati da Tucker e collaboratori (1996a, 1996b) e in seguito corroborati da studi sperimentali (vedi ad esempio Krijgsveld et al. 2009). Altri studi suggeriscono che a fare aumentare il rischio di incidenti in modo esponenziale è la vicinanza tra i generatori, mentre la loro grandezza e l’area battuta ha un influenza poco rilevante sul potenziale impatto (si veda ad esempio Eichhorn et al. 2012). La recente pubblicazione prodotta da Gartman e collaboratori (2016) aggiorna ulteriormente le conoscenze riguardanti le raccomandazioni per mitigare nella maniera più efficace possibile gli impatti sulla fauna selvatica in presenza di centrali eoliche. Le informazioni che seguono sono tratte dalla suddetta pubblicazione: Il primo aspetto da tenere in considerazione nella pianificazione di una centrale eolica al fine di ridurre al minimo il possibile impatto sulle specie di fauna selvatica è la scelta oculata della localizzazione geografica in cui realizzarla (Macro Siting). Le strutture eoliche dovrebbero essere collocate in luoghi a bassa resistenza spaziale, con una pianificazione che eviti le aree che includono specifici elementi del paesaggio che costituiscono un'alta qualità dell'habitat per la fauna selvatica al fine di ridurre gli impatti negativi. È ovviamente il motivo per cui si tende ad evitare l’ubicazione di nuove centrali eoliche all’interno di aree protette (incluse i siti Natura 2000), sebbene le indicazioni del Documento di Orientamento – Energia Eolica e Natura 2000 non escluda la possibilità di far coesistere la produzione di energia eolica e la conservazione della biodiversità, allorquando sussistano le dovute condizioni, incluso all’interno dei siti Natura 2000. Oltre alla posizione geografica e topografica della struttura, la scelta della disposizione e del design delle turbine è altrettanto cruciale. Per minimizzare il rischio di collisioni, le migliori raccomandazioni sono di evitare corridoi di volo (Hüppop et al., 2006), posizionare le turbine parallele (non perpendicolari) alla direzione del volo (Drewitt e Langston, 2006) e disporre le turbine in gruppi o file (Smallwood e Thelander, 2005; Larsen e Madsen, 2000). La disposizione spaziale delle turbine all'interno della struttura è altrimenti 12
nota come Micro Siting. Per gli uccelli, è importante comprendere i corridoi di volo e stabilire buffer spaziali lontano da queste aree, o fornire corridoi tra i gruppi di turbine allineati con le principali traiettorie di volo per le specie da attraversare (Drewitt e Langston, 2006). La raccomandazione è inoltre di raggruppare le turbine in modo da evitare allineamento perpendicolare alle principali rotte di volo o movimenti noti di uccelli. Di fatto, la maggior parte di queste raccomandazioni non sussistono nel caso di centrali eoliche composte da un unico aerogeneratore, che lascia comunque massima libertà di movimento intorno a quest’ultimo, rendendo estremamente basso il rischio di collisioni a causa dell’interruzione e dell’interferenza con le normali linee di volo degli uccelli. Quando si progetta l'impianto eolico, ci sono inoltre una serie di fattori tecnici da tenere in considerazione come il design degli aerogeneratori (ad es. tipo di torre), le dimensioni (ad es. l’estensione verticale e altezza dell'area spazzata dal rotore), le visibilità (ad es. Illuminazione e colore della torre). Questi fattori dipendono da dove deve essere sviluppata la struttura, in quanto i modelli meteorologici, i movimenti della fauna selvatica e le dimensioni della struttura determinano il modello e il design della turbina più appropriati, nonché in base agli obiettivi nazionali e industriali. Le torri tubolari autoportanti (Manville, 2005; Johnson et al. 2007) sono diventate standard nello sviluppo dell'energia eolica poiché l'uso delle torri reticolari può consentire agli uccelli di posarsi e nidificare, aumentando il rischio di collisione con la pala. Ove possibile si consiglia anche di prendere in considerazione l'altezza della torre della turbina (Manville, 2005) poiché l'area spazzata dal rotore rappresenta il rischio maggiore per uccelli e pipistrelli. Attraverso le indagini di Grajetzky e Nehls (2014), è risultato evidente come l'altezza della turbina influenza il rischio di collisioni. Per alcuni uccelli, si raccomandano torri più alte in combinazione con alcuni tipi di turbina poiché le loro traiettorie di volo possono trovarsi al di sotto della zona spazzata dal rotore. Ad esempio, un'indagine condotta da Krijgsveld et al. (2009) ha studiato il tasso di collisione degli uccelli con turbine da 78 m di altezza rispetto alle turbine di vecchia generazione (67 m) nei Paesi Bassi, concludendo che il rischio complessivo è tre volte inferiore in caso di rotori con grande superficie e altitudine più elevata. Gli uccelli sono maggiormente in grado di volare al di sotto della zona spazzata dal rotore e sono anche in grado di passare in modo più sicuro tra le turbine nel caso in cui l’impianto eolico sia costituito da più aerogeneratori (Krijgsveld et al., 2009). Un rischio di collisione inferiore con turbine più moderne può anche essere dovuto al minor numero di giri per minuto del rotore (Krijgsveld et al., 2009). Ciò sembra dipendere dal fatto che, fisiologicamente, gli uccelli sono maggiormente in grado di distinguere un oggetto in movimento apparente più lento rispetto ad un oggetto con velocità assoluta minore ma moto apparente maggiore. È il caso appunto della differenza tra la velocità assoluta dell’estremità della pala in movimento (velocità tangenziale) e numero di giri al minuto del rotore (Hodos et al. 2001), per cui in definitiva il rischio di collisione è minore nel caso in cui il rotore compia un minore numero di giri al minuto, piuttosto che la velocità tangenziale sia minore. 13
Da quanto fin qui esaminato, il confronto tra l’attuale configurazione della centrale eolica di Contrada Ferla e il progetto di sostituzione dell’aerogeneratore presenta diversi aspetti migliorativi, mantenendo per altro alcuni aspetti cruciali che rendono minimo il rischio di collisione: - Entrambe le configurazioni prevedono un unico aerogeneratore. Ciò consente di lasciare massima libertà di movimento per l’avifauna, non interrompere le normali linee di volo e non creare barriere fisiche e/o visive che costringano gli uccelli a modificare le proprie rotte. - Entrambe le configurazioni prevedono strutture tubolari autoportanti, senza reticolari ne cavi di trazioni o elettrodotti sospesi. Questo aspetto risulta fondamentale per la riduzione del rischio di impatto, non lasciando spazio per eventuali posatoi o luoghi adatti alla nidificazione in seno alla struttura e non presentando cavi poco visibili contro cui gli uccelli potrebbero collidere. - La nuova configurazione lascia una maggiore luce tra il livello del suolo e l’area spazzata dal rotore (23 m contro 32,5 m nella nuova configurazione) lasciando maggiore spazio per un volo sicuro al di sotto del rotore. - La nuova configurazione riduce del 47,4% il numero di giri per minuto del rotore (da 28,5 rpm a 15 rpm) aumentando solo del 12% la velocità tangenziale dell’estremità di esso. Ciò rappresenta un fattore migliorativo rilevante, influenzato in maniera poco significativa dall’aumentata area spazzata, dall’altezza massima dell’aerogeneratore e dalla velocità tangenziale massima. In definitiva, per quel che riguarda il rischio di collisione con l‘avifauna, la configurazione che prevede l’istallazione di un aerogeneratore di maggiori dimensioni, con altezza assoluta maggiore, maggiore luce tra suolo e area spazzata, minore numero di giri per minuto e maggiore velocità tangenziale massima, non presenta un maggiore rischio rispetto alla configurazione attuale, rischio che, date le attuali conoscenze scientifiche, può risultare attenuato proprio dall’adozione di un aerogeneratore di maggiori dimensioni e di nuova concezione. 14
Analisi della possibile incidenza del progetto sull’avifauna migratrice in relazione ai siti Natura 2000 Z.P.S. ITA010006 “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò” e ITA010031 “Laghetti di Preola, e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone” Localizzazione dell’impianto eolico di Contrada Ferla rispetto agli altri siti Natura 2000 L’impianto eolico di Contrada Ferla si trova approssimativamente nella parte centrale della ZSC ITA010014. I siti Natura 2000 più prossimi sono ITA010006 “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò”, il cui punto più vicino dista all’incirca 8 km dalla localizzazione del generatore eolico, ITA010031 “Laghetti di Preola, e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone” che si trova ad una distanza minima di circa 13 km e la ITA010021 “Saline di Marsala”, che ha una distanza minima di circa 13,5 km. Di seguito viene presentata una rappresentazione cartografica che mette in evidenza posizione e distanza della ZSC ITA010014 e del punto in cui è presente il generatore eolico rispetto ai siti Natura 2000 più prossimi. Fig. 1. Cartografia che evidenzia il punto in cui è ubicato l’impianto eolico di Contrada Ferla (stella arancione) rispetto ai siti Natura 2000 più prossimi 15
Rotte migratorie L’analisi delle possibili interferenze nei confronti dell’avifauna migratrice dovute alla sostituzione del generatore eolico di Contrada Ferla con un nuovo generatore di maggiori dimensioni, prende in considerazione come punto di partenza quanto descritto dal Piano Faunistico Venatorio della Regione Siciliana (Lo Valvo, 2013) riguardo le rotte migratorie. Come analizzato nel documento, il precedente PFV (2006-2011) individuava tre principali direttive di migrazioni nel contesto territoriale siciliano: 1) Sicilia orientale, direttrice sud-nord, da Isola delle Correnti a Messina). 2) Sicilia sud occidentale, direttrice sud- ovest nord-est (dalle isole Pelagie a Termini Imerese). 3) Sicilia settentrionale, direttrice ovest-nord-ovest, dalle isole Egadi a Buonfornello. Vengono individuati i limiti geografici che delimitano, seppure in maniera approssimativa, le aree geografiche maggiormente interessate al fenomeno migratorio. Da qui se ne deriva una cartografia, riportata di seguito, che evidenzia le aree in questione. Fig. 2. Individuazione delle aree a maggiore interesse migratorio secondo quanto riportato dal Piano Faunistico Venatorio e Ambientale 2006-2011. Tratto da PFVA 2013-2018. Tale descrizione esclude di fatto il sito delle Sciare di Marsala ITA010014 dalle principali rotte migratorie. Tuttavia, il PFVA attualmente in vigore rivede in maniera più approfondita le conoscenze riguardanti le rotte migratorie, proponendo una descrizione e una cartografia più dettagliata basata sulle osservazioni condotte sugli uccelli migratori. In particolare viene individuata una direttrice secondaria che, in direzione nord-sud, proveniente dalla rotta tirrenica, sfruttando lo stepping-stone offerto dall’isola di Ustica, giunge alle coste 16
del trapanese e ne costeggia il litorale per poi dirigersi verso il continente africano sfruttando l’appoggio delle isole Egadi, staccandosi dalla Sicilia in prossimità delle zone umide di Marsala e di Trapani, oppure proseguendo verso sud fino a Sciacca (attraversando quindi le aree umide dei Gorghi Tondi e di Lago Preola), per poi attraversare il Canale di Sicilia sfruttando la possibilità di sosta offerta dall’isola di Pantelleria. Quest’ultima direttrice sembra quindi lambire il sito delle Sciare di Marsala, mettendolo in connessione con due siti Natura 2000 di particolare rilevanza per la migrazione degli uccelli: la ZPS ITA010006 “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò” e ITA010031 “Laghetti di Preola, e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone”. Fig. 3 Immagine tratta dal PFVA 2013-2018 in cui si evidenziano le probabili principali rotte di migrazione dell’avifauna in Sicilia. Come specificato nel citato PFVA “Non è mai stato realizzato uno studio accurato per l’individuazione delle rotte di migrazione e quindi molte delle informazioni sulle aree interessate dalla migrazione, storiche ed attuali, seppur ancora parziali, sono state ricavate dalla letteratura ornitologica e naturalistica, sia in ambito nazionale che locale, dalle relazioni tecnico-scientifiche di professionisti, o derivate da censimenti ed osservazioni, realizzate da tecnici faunistici esperti o da parte del personale delle Ripartizioni Faunisticho- venatorie, e dai dati di inanellamento”. A ciò va aggiunto che l’istituto di conservazione della ZSC delle Sciare di Marsala ha una memoria risalente almeno al 1998, data della prima compilazione del Formulario Standard Natura 2000, aggiornato in successivi passi fino all’ultimo aggiornamento del 2019. Tale procedura di aggiornamento è atta a garantire una sufficiente e aggiornata conoscenza anche delle specie di uccelli che frequentano il sito, da utilizzarsi in caso di studio e valutazione di incidenza, come nel caso in esame. 17
Occasione di revisione e studio delle informazioni riguardanti la gestione della fauna selvatica, e dei possibili fattori di pressione è stata la stesura dei Piani di Gestione dei siti Natura 2000 pubblicati nel 2011 (ARTA 2011). Le analisi svolte in questa occasione hanno riguardato non soltanto il sito delle Sciare di Marsala, ma tutti i siti ricadenti nell’area geografica, e in particolare, oltre al suddetto, il SIC ITA010005, il SIC ITA010012 e la ZPS ITA010031, complessivamente nominati “Sciare e zone umide di Mazara e Marsala”. Un’analisi così a larga scala ha quindi potuto prendere in considerazione le caratteristiche e le pressioni non solo della fauna in generale, ma ha potuto porre l’attenzione nello specifico sulle problematiche legate alla migrazione degli uccelli. A tal riguardo l’aggiornamento del formulario standard dell’allora SIC ITA010014, oggi ZSC, ha confermato la presenza delle due specie di uccelli elencati in Appendice I della direttiva 2009/147/CE (Calandra e Calandrella), mentre come altre specie di uccelli importanti, non elencate in direttiva, vengono citate solamente le seguenti: Averla capirossa (Lanius senator), Rigogolo (Oriolus oriolus), Codirosso (Phoenicurus phoenicurus), Lui verde (Phylloscopus sibilatrix). Una così limitata quantità di specie ornitiche rilevanti, verosimilmente rappresenta una sottostima che, tuttavia, è certamente indice di un’area che non presenta caratteristiche di particolare rilevanza per la migrazione. In particolare non viene segnalata la presenza di uccelli rapaci o di altri veleggiatori, generalmente considerati potenzialmente suscettibili alla presenza di impianti eolici. Ciò anche tenuto conto del fatto che i Formulari Standard dei siti ITA010006 e ITA010031, a cui si rimanda per maggiori dettagli, individuano nei rispettivi territori circa 50 specie ognuno tra stanziali, migratori nidificanti e svernati, mostrano come l’area vasta in esame è stata negli anni sottoposta a studi ornitologici sufficientemente approfonditi. D’altro canto lo stesso Piano di Gestione, per il sito ITA 010014 “SCIARE DI MARSALA” individua fra i principali fenomeni di disturbo per i vari habitat - con ripercussioni sulla flora e la fauna –, gli incendi, assai frequenti, che portano anche ad una costante erosione del suolo, esposto all’azione degli agenti meteorici, il taglio non regolamentato, le discariche abusive (con accumulo di materiali e di inerti), l’apertura di nuove strade. Non viene quindi citato, tra i fattori di disturbo, la presenza del generatore eolico già presente al momento della stesura del Piano stesso. Più in dettaglio vengono di seguito riproposti i contenuti della tabella sinottica delle pressioni e minacce dei vari siti Natura 2000 della zona. Fattori di pressione SIC SIC SIC ZPS Livello Priorità ITA010005 ITA010014 ITA010012 ITA010031 Attività agricole X X X X Minaccia Alta (serre) Attività estrattiva X X X Minaccia Alta con fenomeni di erosione del suolo e dissesto geomorfologico (cave) 18
Discariche abusive e X X X X Minaccia Alta abbandono di rifiuti inerti Inquinamento della X X Minaccia Alta falda acquifera e vulnerabilità dell’acquifero Rifiuti pericolosi X X X X Minaccia Alta (amianto, resti di palma infestata da “Punteruolo rosso”, teloni in materiale plastico) Taglio boschivo con X X X X Criticità Media Eliminazione delle fitocenosi forestali e relativa perdita della continuità ecologica Apertura di nuove X X X X Criticità Media strade Captazione delle X X X Criticità Media acque Presenza di specie X X Criticità Media ittiche alloctone Presenza di specie X X X X Criticità Media vegetali alloctone invasive Frammentazione X X X X Criticità Media degli habitat Fruizione X X X X Criticità Bassa irregolamentata Bracconaggio X X X X Criticità Bassa Attività pascoliva X X X X Criticità Bassa Anche in questo caso non viene pertanto individuata la presenza degli impianti eolici esistenti tra i fattori di minaccia per la fauna selvatica e gli ecosistemi naturali. Gli impianti eolici vengono invece menzionati nel paragrafo relativo agli obbiettivi e strategie di gestione dei siti delle “Sciare e zone umide di Mazara e Marsala”: Fermo restando quanto previsto dalle norme di tutela presenti sul territorio, si propone: - il divieto di esercizio venatorio prima della terza domenica di settembre e l’applicazione di deroghe in materia; - il divieto di attività venatoria per i cacciatori che non risultino residenti nei comuni interessati territorialmente dai SIC; - il divieto d’istituzione di nuove zone cinologiche, di aziende Faunistico-venatorie e di aziende Agro- venatorie o di ampliare le esistenti; - il divieto di introduzione di fauna alloctona allo stato selvatico o semiselvatico; 19
- il divieto di realizzazione di impianti eolici o impianti fotovoltaici, fatti salvi gli impianti per i quali, alla data di emanazione del presente piano, sia stato avviato il procedimento di autorizzazione, mediante deposito del progetto comprensivo di valutazione di incidenza. Il documento di riferimento sulla corretta gestione del Sito e delle sue risorse naturali non individua la presenza dell’impianto eolico esistente come causa di rilevante incidenza negativa, ne d’altro canto suggerisce il divieto di un ripotenziamento dello stesso. In sintesi, e tenuto conto di quanto già osservato in precedenza, l’analisi del possibile impatto determinato dalla sostituzione dell’aerogeneratore della centrale eolica di Contrada Ferla, evidenzia quanto segue: - La sostituzione dell’aerogeneratore non rappresenta una modifica sostanziale per quel che riguarda la possibile interferenza con le normali linee di volo degli uccelli migratori - La riduzione del numero di giri per minuto del rotore riduce il rischio di impatto in conseguenza della maggiore possibilità di individuare le pale in movimento (si veda quanto descritto in precedenza per dettagli e approfondimenti) - L’aumento dello spazio sicuro tra suolo e area spazzata dal rotore favorisce il passaggio a bassa quota da parte degli uccelli - L’aumento dell’altezza massima dell’aerogeneratore e della velocità tangenziale massima influenza in modo poco rilevante il rischio di collisione con la fauna migratrice - Il sito ITA010014 dista all’incirca 8 km dal sito ITA010006, circa 13 km dal sito ITA010031 e circa 13,5 km dal sito ITA010021, distanze sufficientemente ampie per non avere una influenza diretta con gli uccelli stanziali e migratori che frequentano abitualmente queste aree - I vari aggiornamenti e approfondimenti delle check list ornitologiche confermano la bassa frequentazione del sito ITA010014 da parte dell’avifauna migratrice. Ciò viene in parte confermato da quanto descritto nel Piano Faunistico Venatorio e Ambientale attualmente in vigore Alla luce di quanto osservato si ritiene possibile affermare che l’incremento del rischio di incidenza sull’avifauna migratrice dovuto alle opere di ammodernamento della centrale eolica di Contrada Ferla, anche in riferimento alle specie che frequentano i siti Natura 2000 ITA010006 “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò” e ITA010031 “Laghetti di Preola, e Gorghi Tondi, Sciare di Mazara e Pantano Leone”, non risulti di rilevante entità. 20
Chirotterofuna Conoscenze pregresse Il Formulario standard della ZSC ITA010014 non riporta specie di Chirotteri, suggerendo una carenza di indagine per il sito in questione. Il Piano di Gestione riferito alle aree SIC ITA 010005, ITA010012, ITA 010014 e della ZPS ITA 010031, quindi l’intera area delle “Sciare e zone umide di Mazara e Marsala”, cita: “Per quanto riguarda i chirotteri è riportata la presenza di tre specie, due Vespertilionidi (Pipistrellus kuhlii e Pipistrellus pipistrellus) e un Rinolofide (Rhinolophus euryale)”. Anche in questo caso risulta poco probabile che in un’area così vasta e diversificata da un punto di vista ambientale possano coesistere solamente tre specie di chirotteri. Nuove indagini Al fine di colmare almeno in parte tale lacuna ed effettuare un esame il più completo possibile delle eventuali incidenze delle opere di ammodernamento dell’impianto eolico di Contrada Ferla, è stata condotta una campagna di studio per verificare la presenza di chirotterofauna nei pressi della turbina eolica attualmente presente. L’indagine è stata condotta attraverso l’utilizzo di un bat-detector full spectrum (modello Pettersson DX500) per registrazione automatica in continuo. Durante la prima settimana di luglio 2020 è stata effettuata una sessione di registrazione dei segnali ultrasonori per una intera notte. I sonogrammi così ottenuti sono quindi stati esaminati tramite il software Pettersson BatSound seguendo le indicazioni per le identificazioni suggerite da Russo e Jones (2002) e Barataud (2015). Il metodo di analisi consente di attribuire ai segnali ultrasonori registrati la specie di appartenenza, a partire dalle caratteristiche dei sonogrammi (durata in ms, frequenze caratteristiche in kHz, ecc.). 21
Fig. 4. Particolare dei sonogrammi di una delle registrazioni ultrasonore effettuate presso il sito di indagine. Nell’immagine è possibile riconoscere due distinti individui di Pipistrellus kuhlii (in alto) e un individuo di Tadarida teniotis (in basso). Risultati e considerazioni Le analisi condotte hanno consentito di raccogliere un totale di 1957 tracce sonore, di cui solamente 23 contenenti eco-localizzazioni di chirotteri, mentre le rimanenti contengono sonogrammi di ortotteri, non utili ai fini della presente indagine. Le tracce sonore appartenenti a chirotteri sono attribuibili con buona certezza ad almeno 3 differenti specie: Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), Pipistrello di Savi (Hypsugo savii), e Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis), oltre a due tracce sonore di incerta attribuzione, una appartenente verosimilmente a Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), e una con caratteristiche che non ne consentono l’identificazione. Nome comune Nome scientifico Numero tracce Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii 10 Pipistrello di Savi Hypsugo savii 8 Molosso di Cestoni Tadarida teniotis 4 Pipistrello nano* Pipistrellus pipistrellus* 1* ND - 1 Riepilogo delle specie identificate nei pressi dell’attuale generatore eolico e numero di tracce registrate per ogni specie. * Identificazione probabile ma non certa. I risultati ottenuti offrono spunto per le seguenti riflessioni: 22
- I dati consentono di aggiornare le informazioni contenute nel Formulario standard della ZSC ITA010014, che non indica la presenza di chirotteri, verosimilmente per mancanza di indagini pregresse. - La quantità assoluta di tracce sonore registrate (23) contenenti segnali sonori di chirotteri sono relativamente poche, tenuto in considerazione che la sessione di registrazione è avvenuta durante una intera notte estiva (luglio 2020) con condizioni meteorologiche ottimali. Ciò può indicare una bassa frequentazione del sito da parte della chirotterofauna. - Le 3 - 4 specie di chirotteri individuate godono di un soddisfacente stato di conservazione, non sono elencate nelle appendici della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), hanno una attribuzione LC (minore preoccupazione) sia nella lista rossa IUCN, sia nella lista rossa IUCN Italia. - Pipistrello albolimbato, Pipistrello di Savi e Pipistrello nano hanno una attività di foraggiamento caratterizzata da voli a bassa quota, rispettivamente tra i 5 e i 14m, tra i 3 e i 15m, tra i 2 e i 10m (Lanza, 2012), spingendosi a quote più elevate solo in casi eccezionali. Il Molosso di Cestoni, pur avendo attività di volo generalmente compresa entro i 20m, può spingersi anche fino a 200-300m dal suolo dove, in particolari condizioni, si possono verificare particolari concentrazioni di insetti. Analisi delle incidenze sulla Chirotterofauna Come già fatto in precedenza per le specie ornitiche, anche l’analisi delle possibili incidenze sulla chirotterofauna prende spunto dalle indicazioni suggerite dal Documento di Orientamento – Energia Eolica e Natura 2000 edito dalla Commissione Europea (2011). Negli ultimi anni l’attenzione sui potenziali impatti dei parchi eolici sulle specie di chirotteri è cresciuta, soprattutto in relazione al rischio di collisione con i rotori e le torri delle turbine eoliche e al barotrauma provocato dalla rapida riduzione della pressione dell’aria in prossimità delle pale della turbina. Il tipico ciclo annuale nella vita dei pipistrelli prevede un periodo in cui gli animali sono attivi (da marzo/aprile a ottobre/novembre) e un periodo in cui sono meno attivi o in ibernazione (da novembre a marzo). In gran parte dei casi i pipistrelli si spostano o migrano fra le zone di riposo estive e i siti di ibernazione. I tempi variano da una specie all’altra a seconda dell'area geografica e da un anno all’altro in base alle condizioni atmosferiche, tuttavia numerosi studi hanno dimostrato che le percentuali massime di mortalità si registrano di norma a fine estate e in autunno durante le fasi della dispersione e della migrazione, colpendo in modo particolare le specie migranti. Si ritiene comunemente che i pipistrelli utilizzino l'ecolocalizzazione per evitare le turbine eoliche, tuttavia potrebbero a volte non ricorrervi per risparmiare energia durante gli spostamenti su lunghe distanze in zone aperte. Le percentuali più elevate di episodi di collisione si riscontrano nei parchi eolici situati in prossimità di foreste e di zone umide. L’ubicazione di parchi eolici in importanti siti di 23
foraggiamento scelti dai pipistrelli per l’approvvigionamento prima e dopo l’ibernazione deve essere attentamente valutata e possibilmente evitata, qualora si accerti che causerebbe significativi impatti negativi. In relazione ai rischi di collisione, è opportuno considerare anche una serie di caratteristiche paesaggistiche importanti per la concentrazione di diverse specie di pipistrelli. Tra queste caratteristiche figurano elementi lineari del paesaggio, come boschi, siepi e corsi d’acqua, zone umide, terreni paludosi e praterie umide con zone marine poco profonde o zone lacustri di acqua dolce adiacenti. Tali zone possono essere impiegate come corridoi per lo spostamento fra i siti di foraggiamento, riproduzione e riposo. La perdita o il degrado degli habitat possono verificarsi se la turbina eolica è posizionata all’interno o in prossimità di una foresta abitata da pipistrelli, ovvero in paesaggi più aperti utilizzati per l’approvvigionamento. La rimozione degli alberi per l’installazione della turbina eolica e le strutture correlate non solo comporta la perdita potenziale di habitat per i pipistrelli, ma può anche creare nuove caratteristiche lineari in grado di attrarre i pipistrelli per l'approvvigionamento nelle immediate vicinanze della turbina stessa. Sono state avanzate varie ipotesi sul perché i pipistrelli possano essere effettivamente attratti dalle turbine eoliche. Secondo una spiegazione generalmente accettata, gli insetti tendono a concentrarsi attorno alle turbine eoliche, sia negli impianti terrestri che in quelli offshore, in quanto sono attratti dalle radiazioni termiche emesse dalla turbina. È possibile quindi che a determinate condizioni atmosferiche, i pipistrelli possono essere attratti da queste concentrazioni di insetti. Anche i tempi necessari alla realizzazione del parco eolico possono causare un impatto potenzialmente rilevante per determinate specie di pipistrelli, se interferiscono ad esempio con il loro comportamento di approvvigionamento o se la costruzione avviene in periodi di migrazione e dispersione. Tutto ciò richiede quindi di conoscere le specie di pipistrelli presenti e le loro esigenze ecologiche. L’accordo internazionale EUROBATS afferente all’UNEP (Agreement on the Conservation of Popuation of Europeran Bats) individua una serie di potenziali impatti sui pipistrelli attribuibili agli impianti eolici, che vengono riassunti nella seguente tabella (Rodrigues et al., 2015). Possibili impatti sui chirotteri in funzione dell’ubicazione del parco eolico Impatto Periodo estivo Periodo di migrazione Perdita di habitat di caccia Impatto di entità da lieve a media, Impatto di lieve entità. durante la costruzione di vie a seconda del sito e delle specie d'accesso, fondamenta, ecc. in esso presenti. Perdita di habitat di caccia a Impatto probabilmente di entità Impatto di entità elevata o molto causa della costruzione di vie elevata o molto elevata, a elevata, ad es. perdita di sedi per d'accesso, fondamenta, ecc. seconda del sito e delle specie in l’accoppiamento. esso presenti. Possibili impatti relativi al funzionamento del parco eolico Impatto Periodo estivo Periodo di migrazione Emissioni di ultrasuoni. Impatto di entità probabilmente Impatto di entità probabilmente limitata. limitata. Perdita di aree di caccia, evitate Impatto di entità da media a Impatto di entità lieve dai pipistrelli. elevata. probabilmente in primavera, da 24
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