STRATEGIA BASATA SUL COINVOLGIMENTO DEI PARI - www.smontailbullo.it

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Filmografia bullismo, violenza, conflitto, diversità

                                                          STRATEGIA BASATA
                                                       SUL COINVOLGIMENTO
                                                                   DEI PARI

                                                                              www.smontailbullo.it
Strategia basata sul coinvolgimento dei pari

               Tratto da Azione antibullismo di Daniele Fedeli, in “Psicologia e scuola”,
               n. 0, novembre-dicembre 2008, pp. 47-57
               © copyright 2008 Giunti Editore S.p.A.

                                                                     2                      www.smontailbullo.it
STRUMENTI

Azione antibullismo
Step operativi per la costruzione
di una scuola prosociale
Daniele Fedeli (Università di Udine)                • la partecipazione ad un gruppo diminuisce le
                                                    inibizioni sociali, come viene dimostrato siste-
                                                    maticamente da decenni di ricerche nel cam-

I
                                                    po della psicologia sociale;
                                                    • infine il gruppo determina il ben noto effetto di
                                                                               “diluizione” delle re-
I fenomeni di bullismo,      Il bullismo è un fenomeno sociale,                sponsabilità, in virtù del
riportati con sempre               caratterizzato dal relativo                 quale i singoli membri
maggiore frequenza                                                             sperimentano dei sensi
                                   isolamento della vittima e
dai mass media, im-                                                            di colpa ridotti per gli
plicano spesso l’azione           dall’appoggio di cui spesso                  atti compiuti dal gruppo
congiunta di gruppi di        i comportamenti da bullo godono                  nel suo insieme.
piccoli bulli, al punto          presso il gruppo dei coetanei.                La conseguenza prin-
tale da giustificare                                                           cipale di questa di-
                                Per questo motivo, un’efficace
l’espressione “baby                                                            mensione di gruppo ri-
gang”. In altri termini,
                             azione    antibullismo    passa     spesso        siede nel ridottissimo
gli atti di bullismo sono    attraverso la responsabilizzazione                tasso di denunce di atti
spesso compiuti da                          degli allievi                      di bullismo a scuola.
gruppi medio-piccoli,                                                          Numerose ricerche,
composti generalmente da un leader e da una         condotte sia in Italia che all’estero, stimano che
serie di complici, che possono eseguire in pri-     appena il 25% degli episodi di bullismo venga
ma persona gli atti aggressivi, ovvero possono      denunciato agli insegnanti o ai genitori (Sullivan,
semplicemente fornire appoggio e copertura          2000). Molto più spesso, il bullismo rimane na-
(Fedeli, 2007a).                                    scosto anche per molti anni, determinando nel-
                                                    la vittima delle conseguenze profonde e talvol-
LE BABY GANG ENTRANO A SCUOLA                       ta difficilmente reversibili. In questo processo di
Quali sono i possibili motivi che spiegano il dif-  “occultamento” degli atti di bullismo svolgono
fondersi di atti di bullismo collettivi? Fonda-     un ruolo centrale altri due elementi relazionali:
mentalmente, possiamo descrivere tre ragio-         in primo luogo, la paura delle possibili ritorsio-
ni principali (Olweus, 1993):                       ni. Chi denuncia atti di bullismo, infatti, speri-
• il bullo rappresenta spesso per i suoi com-       menta facilmente una serie di ritorsioni, che ra-
pagni un modello positivo, che sfida l’autori-      ramente assumono connotazioni fisiche. Molto
tà degli insegnanti e ottiene il rispetto da par-   più spesso, si concretizzano nell’isolamento so-
te degli altri ragazzi;                             ciale della vittima, che viene esclusa e rifiutata

                                                                                 PSICOLOGIA e scuola / 47
STRUMENTI

   anche da quei compagni di classe che non                 date esplicitamente sul coinvolgimento e sul
   hanno partecipato direttamente all’aggressione.          protagonismo degli stessi allievi. Si tratta di ap-
   Il secondo elemento oggetto di considerazione            procci che hanno trovato ormai ampia diffu-
   riguarda la pressione esercitata dal gruppo dei          sione soprattutto in altri paesi europei e che han-
   pari: infatti, appartenere ad un gruppo sembra           no fornito numerose prove di efficacia. In spe-
   implicare spesso una regola informale ma mol-            cifico, ci riferiamo a tre strategie (Lee, 2004):
   to rigida, in virtù della quale è proibito ricorre-      1. il peer mentoring;
   re all’aiuto esterno per risolvere problemi sorti        2. la peer mediation;
   all’interno del gruppo stesso. Nel caso di grup-         3. il peer counseling.
   pi preadolescenziali ed adolescenziali, poi, vie-        L’implementazione di questi approcci, tuttavia,
   ne ancor meno tollerato il coinvolgimento di fi-         non si risolve solamente a livello strettamente
   gure adulte (Fedeli, 2007b; Fonzi, 1999).                operativo, ma richiede un differente approccio
   La riflessione su tali dinamiche gruppali evi-           educativo. Infatti, mentre nella gestione della
   denzia in maniera chiara che, nell’analisi degli         disciplina tradizionalmente intesa i conflitti ven-
   atti di bullismo, non si dovrebbe mai trascura-          gono risolti da una figura d’autorità (l’inse-
   re la matrice sociale all’interno della quale si ma-     gnante o il genitore) che impone dall’esterno
                              nifestano. Infatti, ciò che   una soluzione ed eventuali punizioni, nelle
           Gli atti
                              permette molti atti de-       forme di mediazione tra pari invece la soluzione
    di bullismo sono
                              vianti è proprio un am-       scaturisce da un processo negoziale che coin-
     spesso favoriti
                              biente omertoso, in cui       volge i protagonisti dello scontro. Si tratta di un
     da un ambiente
                              i compagni di classe          cambiamento non trascurabile, che deve essere
         omertoso
                              non si accorgono di nul-      condiviso sia dagli insegnanti che dalle fami-
   la o preferiscono fingere di non vedere. Ovvia-          glie. Infatti, qualora alcuni insegnanti conti-
   mente, queste dimensioni relazionali devono es-          nuassero con i tradizionali metodi disciplina-
   sere modificate, altrimenti qualsiasi intervento         ri, senza favorire le abilità negoziali dei ragaz-
   antibullismo rischia di fallire. Infatti basta un solo                                zi, l’intero intervento ri-
                                                                 Le strategie
   bullo in una scuola per creare problemi, se tut-                                      sulterebbe depotenzia-
                                                                  basate sul
   ti gli altri ragazzi sono spettatori passivi e si-                                    to. In altri termini, le
                                                             coinvolgimento
   lenziosi. Viceversa, i bulli non hanno possibili-                                     strategie illustrate in
                                                                   dei pari
   tà d’azione e rimangono bloccati, se i compagni                                       questo curricolo non
                                                               implicano una
   di classe sono disposti ad intervenire a difesa del-                                  devono essere consi-
                                                             diversa filosofia
   la vittima. Per questi motivi, contrastare il bul-                                    derate delle semplici
                                                                  educativa
   lismo significa coinvolgere tutti coloro che vi-                                      tecniche, quanto una
   vono in una scuola, a partire dagli spettatori pas-      diversa filosofia educativa. È un obiettivo si-
   sivi, senza adottare un approccio patologizzan-          curamente ambizioso, tuttavia molte espe-
   te sul singolo ragazzo aggressivo.                       rienze fino ad oggi condotte portano dei risultati
                                                            positivi. Infatti, si stima che interventi basati sul-
   IL GRUPPO DEI COETANEI:                                  le risorse del gruppo dei coetanei, se ben pro-
   DA PROBLEMA A RISORSA                                    gettati ed attuati, possano risolvere oltre l’80%
   Il ruolo delle dinamiche relazionali all’origine         dei conflitti. Oltre a questo dato, già di per sé
   di molti episodi di bullismo ha indotto allo svi-        sufficientemente esplicativo, possiamo ri-
   luppo di una serie di strategie educative, fon-          scontrare ulteriori vantaggi sul piano della cre-

PSICOLOGIA e scuola / 48
Azione antibullismo

scita emotivo-comportamentale dei ragazzi                      come ad esempio la ricreazione. In questo
(Orpinas e Horne, 2006):                                       modo, inoltre, la gestione dei conflitti avviene
1. viene favorito lo sviluppo di una visione dei               nel momento e nel luogo in cui insorgono, evi-
conflitti come evenienze gestibili in modo au-                 tando pericolose escalation emozionali;
tonomo e costruttivo;                                          4. viene favorito lo sviluppo di un clima coo-
2. vengono acquisite una serie di abilità sociali              perativo, che può avere delle ripercussioni po-
e comunicative, utilizzabili in differenti conte-              sitive anche a livello di apprendimento.
sti, sia interni che esterni alla scuola;
3. gli episodi conflittuali si riducono soprattutto            STEP 1. LA SCELTA DELLA STRATEGIA
ai momenti poco strutturati e supervisionati,                  Le tre strategie prima elencate permettono di

 SCHEDA 1 CARATTERISTICHE RELAZIONALI E STRATEGIE D’INTERVENTO

 Caratteristiche e dinamiche relazionali                                                   Strategia d’intervento
 tipiche della scuola                                                                           consigliabile
 L’ambiente scolastico è contrassegnato da atti di prepotenza dei ragazzi più
 grandi nei confronti di allievi più giovani?
 Le vittime degli atti di bullismo sono spesso allievi arrivati recentemente a scuola?
 Si riscontra una forte asimmetria relazionale tra aggressore, appoggiato da                     PEER
 gruppi di complici, e vittima, relativamente isolata?                                         MENTORING
 Le vittime mostrano forti componenti di inibizione e timidezza?
 Le vittime manifestano difficoltà di inserimento scolastico, soprattutto con
 riferimento al gruppo dei coetanei?

 L’ambiente scolastico è caratterizzato da frequenti scontri verbali e/o fisici tra
 gli allievi?
 I conflitti tra allievi si manifestano soprattutto nei momenti destrutturati:
 a ricreazione, a mensa, durante gli spostamenti nei corridoi?
 Gli allievi danno luogo a significativi conflitti per motivazioni relativamente futili?         PEER
                                                                                               MEDIATION
 Si registra tra gli allievi un forte grado di competitività, soprattutto con riguardo
 alla dominanza nel gruppo?
 Gli allievi manifestano difficoltà generalizzate nelle abilità di negoziazione,
 ad esempio durante i lavori di gruppo o i giochi di squadra?

 Sono presenti a scuola numerosi ragazzi multiproblematici sul piano emozionale
 e comportamentale?
 Gli atti aggressivi si accompagnano ad altre problematiche emozionali?
                                                                                                 PEER
 Si registrano in classe stati di malessere emotivo?
                                                                                              COUNSELING
 Si rilevano un elevato tasso di abbandono scolastico ed altre difficoltà
 d’apprendimento?
 Si manifestano svariate tipologie di fenomeni aggressivi, spesso non riconducibili
 a specifici stimoli elicitanti?

                                                                                           PSICOLOGIA e scuola / 49
STRUMENTI

   affrontare problematiche relativamente di-              della scuola. Viceversa, le matricole spesso
   verse e, pertanto, possono in realtà essere con-        agiscono in assenza di un’approfondita cono-
   siderate degli step da implementare in maniera          scenza delle regole informali e dei rituali esi-
   successiva, in base alle caratteristiche e alle dif-    stenti nella nuova realtà, il che le espone a mag-
   ficoltà relazionali della scuola. Ovviamente, non       giori rischi di infrangere qualche regola e di su-
   è esclusa la possibilità di una loro combina-           birne le conseguenze. Ovviamente, i rischi di-
   zione, ma si tratta di valutarne la fattibilità pra-    ventano ancor più rilevanti se la matricola è un
   tica, considerando che ciascuno di tali approcci        ragazzo timido, inibito e privo di adeguate abi-
   richiede una particolare formazione e super-            lità sociali. Il peer mentoring consiste nell’af-
   visione dei ragazzi coinvolti. La scheda 1 aiu-         fiancare un ragazzo con buone abilità sociali ed
   ta nella scelta della strategia da privilegiare.        una certa conoscenza dell’ambiente scolastico
   Come si può notare, passando dal peer men-              ad un altro allievo più inesperto, timido o iso-
   toring al peer counseling, assistiamo all’esca-         lato socialmente. In questo modo, si cerca di
   lation da difficoltà legate a specifiche condizioni     raggiungere due obiettivi fondamentali: da un
   contestuali scatenanti (ad esempio, lo scarso in-       lato, introdurre l’allievo nell’ambiente scolastico
   serimento nel nuovo gruppo di coetanei o la             in modo attivo, favorendo il suo inserimento in
   presenza di un conflitto più o meno motivato)           reti di amicizia; dall’altro lato, aiutarlo nell’ac-
   verso forme di disagio più pervasive e strut-           quisizione di una serie di abilità sociali, attra-
   turate. Parallelamente, si assiste anche ad una         verso l’imitazione del mentore. Per raggiungere
   crescita dell’impegno richiesto sia ai ragazzi          questi obiettivi, il peer mentoring si articola in
   coinvolti nelle strategie, sia alla scuola e agli in-   tre componenti (Smith, Pepler e Rigby, 2004):
   segnanti che dovranno formarli e supervisio-            1. condivisione di attività tra il mentore e l’al-
   nare l’intero processo.                                 lievo, in modo tale da favorire lo sviluppo di un
                                                           rapporto di fiducia reciproca;
   STEP 2. IL PEER MENTORING OVVERO                        2. discussione sulla vita nella scuola e sulle re-
   LA CREAZIONE DI UNA SCUOLA                              gole formali ed informali in essa esistenti;
   ACCOGLIENTE                                             3. supporto emotivo per eventuali difficoltà re-
   Spesso, le vittime di bullismo sono gli allievi del-    lazionali, nel caso in cui l’allievo sia coinvolto
   le prime classi di ogni ciclo, che non conosco-         in situazioni di bullismo, al fine di trovare pos-
   no ancora in maniera approfondita le regole in-         sibili soluzioni.
   formali e l’ambiente scolastico, ad esempio: qua-
                             li sono i luoghi più pe-      STEP 2A. SELEZIONE DEI MENTORI
        Le vittime di
                             ricolosi? Esistono dei        Il primo passo riguarda l’individuazione e la se-
    bullismo spesso
                             gruppi di bulli da evita-     lezione degli allievi che avranno il ruolo di
     non conoscono
                             re? Chi è l’insegnante        mentore. In realtà, non bisogna richiedere re-
       le regole non
                             più severo? In che            quisiti troppo elevati; infatti, sarà la successiva
     scritte e i rituali
                             modo è possibile sfug-        fase di training a fornire agli allievi le abilità di
        della nuova
                             gire ad una punizione?        cui si serviranno. Fondamentalmente, è neces-
           scuola
                             Questi sono solo alcuni       saria soltanto una forte motivazione ad aiutare
   degli interrogativi ai quali gli allievi più esper-     i compagni in difficoltà. Tuttavia, non dovrebbero
   ti riescono a dare una risposta, ottenendo un           essere trascurati dei possibili fattori di esclusione
   maggiore adattamento alla vita quotidiana               dal programma: la presenza di disturbi emoti-

PSICOLOGIA e scuola / 50
Azione antibullismo

vi (ansiosi, depressivi, ecc.), l’attuale coinvolgi-           Il peer mentoring         preparati sul piano del-
mento in qualche situazione critica di bullismo                 si rivolge a bulli,      le abilità, ovvero con-
ed infine la rilevazione di importanti difficoltà                     vittime            fusi riguardo al pro-
d’apprendimento. In tutti questi casi, l’allievo non               e spettatori          prio ruolo, è fortissi-
avrebbe la serenità necessaria per svolgere                           passivi            mo il rischio di ricadu-
adeguatamente il suo ruolo di mentore. Vice-                                             te negative:
versa, i ragazzi che in passato sono stati vittime             1. una ridotta confidenzialità di quanto vie-
o autori di bullismo e che hanno superato com-                 ne appreso nello svolgimento della propria
pletamente il problema possono svolgere tale                   funzione;
ruolo con particolare sensibilità. È importante                2. un carente autocontrollo emozionale, so-
un’ultima raccomandazione: dovrebbero esse-                    prattutto in presenza di situazioni relaziona-
re coinvolti soprattutto ragazzi delle classi d’età            li difficili;
superiori, che hanno acquisito ormai una buo-                  3. l’esercizio eccessivamente autoritario del pro-
na esperienza del proprio contesto scolastico.                 prio ruolo, che finisce col produrre un atteg-
                                                               giamento ancor più passivo e dipendente da
STEP 2B. LA FORMAZIONE DEI MENTORI                             parte del compagno assistito. La struttura di
Il secondo passo è sicuramente quello più de-                  questa fase formativa iniziale potrebbe artico-
licato, da cui dipende il successo dell’intera                 larsi in tre settimane, da svolgersi ad inizio anno
strategia. Infatti, in presenza di mentori poco                scolastico, come evidenziato nella scheda 2.

  SCHEDA 2 TRAINING FORMATIVO PER IL PEER MENTORING
  Fase Durata         Composizione del gruppo      Argomenti

   I     2 incontri             9 allievi          Vengono discusse le caratteristiche del bullismo, le tipologie, le pos-
          di 2 ore         più l’insegnante        sibili cause e le conseguenze per la vittima, ecc. Al tal fine, viene
         ciascuno                                  impiegato un approccio dialogico, basato sulla discussione di casi
                                                   e su alcune attività pratiche.

   II    2 incontri             9 allievi          Vengono descritte in maniera dettagliata le funzioni del mentoring.
          di 2 ore         più l’insegnante        In particolare, si deve sottolineare che l’obiettivo finale è quello di
         ciascuno                                  rendere l’allievo assistito più autonomo nel prendere decisioni e nel
                                                   risolvere i propri problemi. Pertanto, dovranno essere evitati, da par-
                                                   te del mentore, tutti quegli atteggiamenti che possono relegare il
                                                   compagno in una posizione di dipendenza e di passività.

   III   4 incontri             3 gruppi           Vengono presentate le abilità di cui dovrà servirsi il mentore:
          di 2 ore      di tre allievi ciascuno,   1) abilità di ascolto attivo
         ciascuno        con la supervisione       2) capacità di fornire feedback attraverso la parafrasi
                            dell’insegnante        3) capacità di supportare emotivamente il compagno
                                                   Dopo la discussione iniziale, queste abilità vengono praticate at-
                                                   traverso esercizi di role playing: un ragazzo agisce da mentore, uno
                                                   da assistito ed uno da osservatore. Poi ci si scambia i ruoli. L’in-
                                                   segnante agisce da supervisore, aiutando i ragazzi a riflettere sui
                                                   passaggi più difficili.

                                                                                               PSICOLOGIA e scuola / 51
STRUMENTI

   STEP 2C. LA PRESENTAZIONE                            STEP 3. LA PEER MEDIATION OVVERO
   DEL PROGRAMMA                                        UNA SCUOLA SENZA CONFLITTI
   Il programma deve essere successivamente             Il terzo step del nostro percorso verso una scuo-
   presentato a tutta la comunità scolastica,           la antibullismo consiste nella mediazione tra
   evidenziando le sue funzioni e le caratteristi-      pari. Rispetto al peer mentoring, in questo caso
   che principali. Questa presentazione può ar-         l’attenzione viene focalizzata su specifici e
   ticolarsi in due momenti: conferenza generale,       concreti episodi di conflitto interpersonale.
   con il coinvolgimento di tutte le classi, e poi      In particolare, il mediatore interviene nei con-
   incontri di approfondimento in ogni classe.          flitti tra allievi, offre ai contendenti l’opportu-
                                                        nità di risolvere in modo non aggressivo la dia-
   STEP 2D. SUPERVISIONE IN ITINERE                     triba e li aiuta a negoziare una soluzione sod-
   Periodicamente, con cadenza quindicinale,            disfacente per ambo le parti. Questo tipo di in-
   deve essere prevista una supervisione ai ra-         tervento può essere proposto agli allievi coin-
   gazzi che agiscono come mentori. Durante             volti come un’alternativa alle più tradizionali
   questi incontri, possono essere affrontate           forme di sanzione (Fedeli, 2007c).
   una serie di questioni molto delicate:
   • deroghe alla confidenzialità: le informazioni      STEP 3A. LA SELEZIONE DEI MEDIATORI
   emerse durante i colloqui tra il mentore e l’al-     Anche in questo caso, il primo step consiste
   lievo assistito devono rimanere strettamente         nell’adeguata selezione dei possibili mediato-
   confidenziali. Tuttavia, in presenza di comu-        ri, che dovrebbero presentare le seguenti ca-
   nicazioni particolari (riguardanti ad esempio        ratteristiche:
   uno stato di pericolo per l’allievo, un abuso su-    • buone abilità comunicative e verbali;
   bito, ecc.) il mentore dovrà rivolgersi imme-        • status sociale, ossia rispetto per e da parte de-
   diatamente all’insegnante, infrangendo in            gli altri ragazzi;
   questo caso l’obbligo della confidenzialità;         • capacità di iniziativa autonoma;
   • limiti del programma: il mentore ha come           • adeguato autocontrollo emozionale;
   compito quello di aiutare l’allievo ad inserirsi     • forte motivazione all’interazione sociale.
   nel contesto scolastico, fornirgli supporto          Il numero complessivo dei mediatori dipenderà
   emotivo ed aiutarlo a prendere alcune deci-          dall’ampiezza della scuola. Si tenga tuttavia con-
   sioni. La gestione di particolari fenomeni di        to del fatto che un numero adeguato permet-
   violenza o sofferenza (minaccia con armi, ag-        te sia una supervisione efficace di tutti gli am-
   gressività a sfondo sessuale, ideazioni suici-       bienti scolastici, sia una rotazione dei media-
   darie, ecc.) ovviamente travalica i compiti del      tori, al fine di evitare fenomeni di affaticamento.
   mentore e richiede l’intervento diretto della        Inoltre, è importante assicurare la rappresen-
   scuola;                                              tatività dei mediatori rispetto al sesso e alla pro-
   • durata del rapporto di mentoring: la durata        venienza culturale.
   del rapporto tra il mentore ed il ragazzo as-
   sistito non può essere infinita. Infatti, l’obiet-   STEP 3B. LA FORMAZIONE DEI MEDIATORI
   tivo deve essere quello di rendere l’allievo         La formazione dei mediatori presenta un li-
   sempre più autonomo. Generalmente, una               vello di strutturazione particolarmente ele-
   durata di 3-4 mesi è considerata ampiamen-           vato, come mostrato nella scheda 3. Alla
   te sufficiente.                                      fase 2 del processo di formazione, viene illu-

PSICOLOGIA e scuola / 52
Azione antibullismo

strato lo svolgimento di un incontro di me-                    trovare insieme una soluzione, senza che
diazione, che riassumiamo brevemente nel-                      debba intervenire l’adulto in maniera san-
le righe seguenti. Nel momento in cui rileva                   zionatoria. Se la proposta viene accettata, il
un conflitto, il mediatore si avvicina ai con-                 mediatore chiarisce subito le regole della me-
tendenti, verificando se è presente un pro-                    diazione:
blema interpersonale. In caso di risposta af-                  1. i litiganti devono ascoltare senza inter-
fermativa, chiede ai due ragazzi se vogliono                   rompere;

 SCHEDA 3 TRAINING FORMATIVO PER I MEDIATORI

 Fase Durata         Composizione del gruppo Argomenti

   I    1 incontro         9-12 allievi         Viene presentato ai ragazzi selezionati il programma di mediazione,
         di 2 ore                               illustrando in particolare la filosofia di fondo e gli obiettivi che si pre-
                                                figge, ovvero trovare soluzioni negoziate ai conflitti tra studenti. È mol-
                                                to importante che siano definiti con chiarezza gli ambiti di questo in-
                                                tervento, per evitare che i mediatori si debbano confrontare con pro-
                                                blematiche per le quali non sono preparati (stati depressivi, abuso di
                                                sostanze, minacce gravi, ecc.).

   II   2 incontri         9-12 allievi         Vengono presentati, anche avvalendosi di esempi pratici e filmati, i
         di 2 ore                               passaggi di un processo di mediazione, con i compiti svolti dal me-
        ciascuno                                diatore.

  III   3 incontri           3 gruppi           Attraverso differenti procedure, come ad esempio il role playing, ven-
         di 2 ore     di 3-4 allievi ciascuno   gono insegnate le abilità fondamentali di cui si dovrà servire il mediatore:
        ciascuno                                abilità di ascolto, capacità di comprendere e sintetizzare il punto di
                                                vista altrui, abilità di problem solving, ecc.

  IV    3 incontri           3 gruppi           Impiegando le abilità apprese al passo precedente, il mediatore deve
         di 2 ore     di 3-4 allievi ciascuno   gestire alcuni processi di mediazione in condizioni simulate. Può es-
        ciascuno                                sere utile dividere i ragazzi in gruppi di 4: due interpretano i sogget-
                                                ti in conflitto, uno agisce come mediatore e il quarto osserva e regi-
                                                stra i comportamenti. Quindi, si procede alla discussione e alla cor-
                                                rezione delle azioni del mediatore. Infine, i ruoli cambiano e si ripete
                                                il processo, finché tutti i ragazzi non hanno ricoperto i diversi ruoli.

   V    2 incontri         9-12 allievi         In questa fase, attraverso l’analisi di casi reali, viene formata la ca-
         di 2 ore                               pacità del soggetto di rilevare rapidamente i conflitti, distinguendoli
        ciascuno                                da un lato dai semplici giochi o scherzi (che non richiedono ovviamente
                                                mediazione) e dall’altro lato da comportamenti pericolosi e violenti (che
                                                non possono essere gestiti dal mediatore, ma devono essere ripor-
                                                tati all’adulto).

  VI    3 episodi       Coppie di allievi       Infine, ciascun mediatore deve affrontare casi reali, con una super-
                       con la supervisione      visione iniziale. Dopo tre episodi gestiti in modo efficace, il mediato-
                          di un adulto          re potrà agire in autonomia.

                                                                                                PSICOLOGIA e scuola / 53
STRUMENTI

   2. ognuno avrà la possibilità di raccontare la          gici della scuola; oppure, si può organizzare una
   propria versione dei fatti;                             conferenza, durante la quale i mediatori stes-
   3. bisogna mantenere un atteggiamento ri-               si presentano il programma e le modalità di
   spettoso verso l’altro, evitando pertanto insulti,      funzionamento. In ogni caso, la dirigenza ed il
   gesti volgari, derisioni, ecc.;                         corpo docente devono mostrare il loro pieno
   4. infine, i due contendenti devono essere mo-          supporto all’iniziativa, che altrimenti risulte-
   tivati a trovare una soluzione;                         rebbe screditata in partenza.
   5. la violazione di queste regole comporterà
   l’interruzione del processo di mediazione.              STEP 3D. L’ORGANIZZAZIONE
   A questo punto, il mediatore chiede ad uno dei          DEI GRUPPI DI MEDIATORI
   due contendenti di raccontare cosa è succes-            Una volta formati e presentati al resto della
   so, ma soprattutto quali stati emotivi ha provato.      scuola, i mediatori si organizzano in gruppi di
   Quindi, riassume brevemente quanto è stato              5-6, con un responsabile per ognuno di essi.
   detto, al fine di chiarire eventuali equivoci. An-      Quest’ultimo può essere indicato dagli stessi
   che il secondo litigante viene invitato a forni-        membri del gruppo, oppure può essere scel-
   re la sua versione. Ovviamente, è molto pro-            to dall’insegnante. L’importante è che si tratti
   babile che le versioni dei fatti siano diverse, so-     del ragazzo con maggiore esperienza e più for-
   prattutto riguardo al responsabile principale del       ti competenze relazionali, in quanto avrà due
   conflitto. Il mediatore, tuttavia, deve chiarire che    funzioni molto importanti: in primo luogo, di-
   l’obiettivo non è quello di arrivare alla verità ul-    slocare i singoli mediatori nelle aree critiche
   tima, quanto quello di raccogliere tutte le in-         della scuola; in secondo luogo, fornire una pri-
   formazioni utili per trovare una soluzione con-         ma assistenza al mediatore che incontrasse
   divisa. A questo punto, attraverso un vero e            qualche difficoltà.
   proprio processo di brainstorming, il mediatore
   invita i due litiganti a proporre alcune possibili      STEP 3E. LA SUPERVISIONE PERIODICA
   soluzioni che vengono successivamente va-               Una variabile critica per il successo di questo
   gliate in base ai costi ed ai benefici di ciascu-       programma è rappresentata dalla supervisione
   na. L’obiettivo è quello di trovare una soluzio-        periodica dei mediatori. Con cadenza quindi-
   ne che, sebbene non sia ideale, risulti tuttavia        cinale o settimanale, i mediatori si incontrano col
   soddisfacente per entrambe le parti. Infine, vie-       supervisore, in modo tale da rivedere casi par-
   ne fissato un altro incontro, a distanza di qual-       ticolarmente problematici, discutere i possibi-
   che giorno, durante il quale si verificherà se la       li miglioramenti del servizio e rinforzare posi-
   soluzione è stata implementata con successo.            tivamente i successi ottenuti.
                                                           Anche in questo caso, come per il peer mento-
   STEP 3C. LA PRESENTAZIONE                               ring, è fondamentale porre attenzione ad alcu-
   DEL PROGRAMMA                                           ne evoluzioni patologiche:
   Dopo la formazione dei mediatori, l’intero              • accanimento terapeutico: i mediatori po-
   programma di mediazione viene presentato alla           trebbero essere così determinati nel tentativo di
   comunità scolastica. Questo obiettivo può es-           attuare un intervento di successo da diventare
   sere raggiunto in molti modi: ad esempio, può           essi stessi aggressivi e minacciosi nei confron-
   essere prevista una comunicazione scritta, in-          ti dei ragazzi assistiti. Mentre il mediatore deve
   viata a tutti gli allievi e affissa nei punti strate-   saper accettare anche eventuali fallimenti nel-

PSICOLOGIA e scuola / 54
Azione antibullismo

la sua azione, senza sperimentare sentimenti di       ze della specifica scuola. Di seguito, pertanto, for-
frustrazione o rabbia;                                niamo solamente alcune indicazioni generali.
• ricerca di potere: i gruppi di mediatori non de-
vono trasformarsi in caste di privilegiati. Rela-     STEP 4A. LA SELEZIONE DEI COUNSELOR
tivamente a questo pericolo, è fondamentale           Gli allievi che agiranno come consulenti devono
l’azione del supervisore, che dovrà prevedere un      essere selezionati con estrema cura, indivi-
ricambio di soggetti nel ruolo di mediatore. Inol-    duando i ragazzi con maggiori capacità di em-
tre, dovrà vigilare con attenzione, al fine di in-    patia e migliore autocontrollo emozionale.
dividuare quei ragazzi che sfruttano il proprio
ruolo per acquisire una posizione di dominan-         STEP 4B. LA FORMAZIONE DEI COUNSELOR
za nel gruppo;                                        In questo caso, il training è molto più lungo ri-
• vittimizzazione del mediatore: è sempre pre-        spetto ai precedenti e deve essere condotto da
sente il rischio che il mediatore possa divenire      un counselor professionista. In maniera estre-
a sua volta vittima di bullismo da parte dei ra-      mamente schematica, possiamo individuare
gazzi che cerca di conciliare. Pertanto, è im-        un training suddiviso in tre ampie fasi:
portante che il supervisore rimanga vigile ri-        • introduzione del programma: vengono spie-
spetto a questa eventualità e, in caso, interven-     gate le finalità del counseling e le sue modali-
ga prontamente a difesa del ragazzo.                  tà di funzionamento. Inoltre, vengono discus-
                                                      se una serie di conoscenze relative al bullismo;
STEP 4. IL PEER COUNSELING OVVERO                     • presentazione delle abilità: vengono introdotte
UNA SCUOLA PER TUTTI                                  le varie abilità consulenziali, dalle più basilari (ad
L’ultima e più complessa strategia è costituita dal   esempio l’ascolto attivo) alle più complesse
peer counseling, ossia la consulenza tra pari. A      (come la soluzione di problemi interpersonali);
differenza che nel peer mentoring, in questo caso     • esercizio delle abilità: attraverso il role playing
è previsto un rapporto più limitato nel tempo ma      vengono esercitate le suddette abilità. Anche in
molto più strutturato, volto ad affrontare e a ri-    questo caso può essere utile lavorare con grup-
solvere un concreto problema di bullismo, che         pi di nove allievi, che si suddividono in gruppi
tuttavia si estende su un periodo di tempo più        da tre durante il role playing: uno agisce come
lungo rispetto ad un singolo conflitto (come av-      counselor, uno come allievo in difficoltà e il ter-
viene nella mediazione tra pari).                     zo da osservatore. Poi i ruoli si scambiano.
Da questo punto di vista, allora, la consulenza
tra pari è un passo ulteriore, che richiede al-       STEP 4C. LA PRESENTAZIONE
l’allievo-consulente una serie di abilità molto so-   DEL PROGRAMMA
fisticate. La complessità di questo approccio con-    Data l’elevata strutturazione di questo percor-
siglia comunque estrema cautela nella sua im-         so, anche l’informazione all’intera comunità sco-
plementazione, che dovrebbe essere praticata          lastica deve essere molto attenta. Ad esempio,
solo in realtà scolastiche che presentino soddi-      è opportuno dedicare alcuni ambienti alle atti-
sfacenti esperienze pregresse con le già discusse     vità consulenziali, con orari di accesso, possibilità
strategie “tra pari”. L’intero programma do-          di contatti telefonici e nominativi dei consulenti.
vrebbe comunque essere gestito da un coun-            Relativamente a questi ultimi, dovrebbe essere
selor esperto, che modellerà la struttura dello       prevista una rappresentanza dei due sessi e del-
stesso in base alla caratteristiche e alle esigen-    le varie realtà culturali ed etniche.

                                                                                  PSICOLOGIA e scuola / 55
STRUMENTI

   STEP 4D. L’ORGANIZZAZIONE                                3. interviste con i consulenti, volte a valutare
   DEI COUNSELOR                                            l’efficacia della formazione iniziale, della rete
   Un accorgimento operativo molto importante è             di supporto e della supervisione.
   rappresentato dall’inserimento dei counselor al-
   l’interno di una rete, che fornisca loro suppor-         CONCLUSIONI
   to ed aiuto nei momenti di difficoltà, evitando pe-      Un approccio basato sui pari, come quello de-
   ricolosi rischi di burn-out e di sovraccarico            scritto in questo articolo, ha come finalità
   emozionale. Inoltre, è fondamentale una costante         principale quella di modificare la struttura re-
   azione di supervisione da parte del counselor            lazionale che permette il verificarsi di molti epi-
   professionista, che affronti eventuali situazioni        sodi di aggressività. Infatti, tipicamente in si-
   di disagio, riveda coi ragazzi i casi affrontati, di-    tuazioni di bullismo assistiamo ad una situa-
   scuta possibili soluzioni, ecc.                          zione come quella illustrata nella figura 1.
                                                            In questo triangolo, escono sconfitti tutti i pro-
   STEP 4E. LA VERIFICA PERIODICA                           tagonisti: la vittima subisce una serie di con-
   È consigliabile prevedere una valutazione pe-            seguenze fisiche ed emotive anche gravi; gli
   riodica del programma, al fine di verificarne            spettatori passivi sperimentano stati crescen-
   l’efficacia. Questa indagine può essere com-             ti di ansia, legati alla consapevolezza di vive-
   piuta su tre binari paralleli:                           re in un ambiente poco sicuro; il bullo vede ag-
   1. un questionario per tutti gli allievi e gli in-       gravarsi le sue problematiche comportamen-
   segnanti, volto a raccogliere una prima serie di         tali, con una pericolosa escalation verso fe-
   informazioni sulla funzionalità del programma;           nomeni di sempre maggior devianza.
   2. interviste con alcuni allievi assistiti, per ve-      L’obiettivo in questi casi non può ridursi alla
   rificare l’utilità dell’intervento consulenziale,        semplice punizione dell’aggressore, il che spes-
   soprattutto in termini di mantenimento a                 so non determina l’interruzione degli atti di bul-
   lungo termine;                                           lismo ed il benessere emozionale dei soggetti

   FIG. 1 IL TRIANGOLO DEL BULLISMO (tratta da Fedeli, 2007c)
                                                      VITTIMA
                                               NON RIESCE A DIFENDERSI
                                                  E RIMANE ISOLATA

                     SPETTATORE                                                       BULLO
                   FA FINTA DI NULLA                                           AGGREDISCE LA VITTIMA
                   E NON INTERVIENE                                              E OTTIENE POTERE

   FIG. 2 IL TRIANGOLO PROSOCIALE (tratta da Fedeli, 2007c)
                                                      VITTIMA
                                             DIFENDE IN MODO ASSERTIVO
                                                   I PROPRI DIRITTI

                     SPETTATORE                                                       BULLO
                      SUPPORTA                                              VIENE AIUTATO A COMPRENDERE
                      LA VITTIMA                                             GLI EFFETTI DELLE SUE AZIONI

PSICOLOGIA e scuola / 56
Azione antibullismo

coinvolti; piuttosto, deve essere quello di alte-
                                                               PER APPROFONDIRE
rare le dinamiche relazionali in modo tale da mi-
gliorare il più generale clima emozionale (fig. 2).         Strategie antibullismo di Daniele Fedeli
Dal corretto utilizzo delle tre strategie de-               Giunti, Firenze (2007)
scritte tutti escono vincenti: la vittima è sup-            Alcuni fatti di cronaca hanno indotto molti
                                                            osservatori a parlare di una vera e propria
portata nel difendere in modo autonomo ed as-
                                                            emergenza bullismo. Di fronte a fenomeni di
sertivo i propri diritti; gli spettatori sviluppa-          aggressività più o meno gravi, il genitore è
no abilità sociali di aiuto reciproco; infine, il bul-      completamente
lo viene aiutato a modificare il proprio com-               disarmato oppure può
                                                            fare qualcosa? Spesso,
portamento e ad acquisire un atteggiamento
                                                            in collaborazione
empatico verso gli altri. Questa evoluzione rap-            con la scuola, è
presenta un obiettivo sicuramente molto am-                 possibile gestire con
bizioso, ma le strategie precedentemente de-                successo
                                                            problematiche di
scritte, basate proprio sulle relazioni tra pari,           questo tipo se si ha la
possono rivelarsi preziose.                                 capacità di individuare
                                                            precocemente le
                                                            situazioni di bullismo,
                                                            spezzando sul nascere
  LE PAROLE DELLA PSICOLOGIA                                pericolosi circoli viziosi.
  • Counseling: traducibile in “consulenza”,
  indica un’attività di aiuto psicologico finalizzata
  a orientare e sviluppare le potenzialità
  e l’autonomia di chi chiede aiuto. Si tratta
  di una procedura posta spesso in alternativa            INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
  agli approcci psicoterapeutici tradizionali,            La letteratura italiana ed internazionale sul bullismo si sta
  in quanto in questo caso l’obiettivo è quello           sviluppando con un ritmo esponenziale, con contributi
  di promuovere nella persona un atteggiamento            spesso di alto valore. Un punto di partenza irrinunciabile ri-
  attivo nei confronti della propria vita.                mane tuttavia il classico testo di Olweus Bullismo a scuola.
  • Mentoring: sviluppatosi in ambito lavorativo,
  consiste nell’affiancamento di un soggetto              • Fedeli D. (2007a), Strategie antibullismo, Giunti, Firenze.
  inesperto da parte di un collega più anziano            • Fedeli D. (2007b), Il bullismo: oltre, vol. 1: Dai miti alla realtà: la
  (il mentore), in modo tale da facilitare                comprensione del fenomeno, Vannini, Brescia.
  e supportare il processo di inserimento                 • Fedeli D. (2007c), Il bullismo: oltre, vol. 2: Verso una scuola pro-
                                                          sociale: strategie preventive e di intervento sulla crisi, Vannini, Brescia.
  e di apprendimento del neoassunto. Nel tempo,
                                                          • Fonzi A. (1999), Il gioco crudele. Studi e ricerche sui correlati psi-
  il mentoring ha conosciuto interessanti
                                                          cologici del bullismo, Giunti, Firenze.
  sperimentazioni in ambito scolastico, al fine di
                                                          • Lee C. (2004), Preventing bullying in schools, Paul Chapman, Lon-
  ridurre i rischi di drop-out e di esclusione sociale.   don.
  • Step: si tratta dei passi operativi di cui si         • Olweus D. (1993), Bullismo a scuola (trad. it.), Giunti, Firenze, 1996.
  compongono un’attività o un percorso educativo.         • Orpinas P., Horne A.M. (2006), Bullying prevention. Creating a po-
  Generalmente, vengono descritti in termini              sitive school climate and developing social competence, American Psy-
  operazionali, ossia esplicitando le specifiche          chological Association, Washington.
  operazioni motorie, verbali o cognitive che il          • Smith P.K., Pepler D., Rigby K. (2004), Bullying in schools. How suc-
  soggetto deve compiere nello svolgimento                cessful can interventions be?, Cambridge University Press, Cambridge.
  dell’attività.                                          • Sullivan K. (2000), The anti-bullying handbook, Oxford University Press,
                                                          Oxford.

                                                                                                  PSICOLOGIA e scuola / 57
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