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Filmografia bullismo, violenza, conflitto, diversità STRATEGIA BASATA SUL COINVOLGIMENTO DEI PARI www.smontailbullo.it
Strategia basata sul coinvolgimento dei pari Tratto da Azione antibullismo di Daniele Fedeli, in “Psicologia e scuola”, n. 0, novembre-dicembre 2008, pp. 47-57 © copyright 2008 Giunti Editore S.p.A. 2 www.smontailbullo.it
STRUMENTI Azione antibullismo Step operativi per la costruzione di una scuola prosociale Daniele Fedeli (Università di Udine) • la partecipazione ad un gruppo diminuisce le inibizioni sociali, come viene dimostrato siste- maticamente da decenni di ricerche nel cam- I po della psicologia sociale; • infine il gruppo determina il ben noto effetto di “diluizione” delle re- I fenomeni di bullismo, Il bullismo è un fenomeno sociale, sponsabilità, in virtù del riportati con sempre caratterizzato dal relativo quale i singoli membri maggiore frequenza sperimentano dei sensi isolamento della vittima e dai mass media, im- di colpa ridotti per gli plicano spesso l’azione dall’appoggio di cui spesso atti compiuti dal gruppo congiunta di gruppi di i comportamenti da bullo godono nel suo insieme. piccoli bulli, al punto presso il gruppo dei coetanei. La conseguenza prin- tale da giustificare cipale di questa di- Per questo motivo, un’efficace l’espressione “baby mensione di gruppo ri- gang”. In altri termini, azione antibullismo passa spesso siede nel ridottissimo gli atti di bullismo sono attraverso la responsabilizzazione tasso di denunce di atti spesso compiuti da degli allievi di bullismo a scuola. gruppi medio-piccoli, Numerose ricerche, composti generalmente da un leader e da una condotte sia in Italia che all’estero, stimano che serie di complici, che possono eseguire in pri- appena il 25% degli episodi di bullismo venga ma persona gli atti aggressivi, ovvero possono denunciato agli insegnanti o ai genitori (Sullivan, semplicemente fornire appoggio e copertura 2000). Molto più spesso, il bullismo rimane na- (Fedeli, 2007a). scosto anche per molti anni, determinando nel- la vittima delle conseguenze profonde e talvol- LE BABY GANG ENTRANO A SCUOLA ta difficilmente reversibili. In questo processo di Quali sono i possibili motivi che spiegano il dif- “occultamento” degli atti di bullismo svolgono fondersi di atti di bullismo collettivi? Fonda- un ruolo centrale altri due elementi relazionali: mentalmente, possiamo descrivere tre ragio- in primo luogo, la paura delle possibili ritorsio- ni principali (Olweus, 1993): ni. Chi denuncia atti di bullismo, infatti, speri- • il bullo rappresenta spesso per i suoi com- menta facilmente una serie di ritorsioni, che ra- pagni un modello positivo, che sfida l’autori- ramente assumono connotazioni fisiche. Molto tà degli insegnanti e ottiene il rispetto da par- più spesso, si concretizzano nell’isolamento so- te degli altri ragazzi; ciale della vittima, che viene esclusa e rifiutata PSICOLOGIA e scuola / 47
STRUMENTI anche da quei compagni di classe che non date esplicitamente sul coinvolgimento e sul hanno partecipato direttamente all’aggressione. protagonismo degli stessi allievi. Si tratta di ap- Il secondo elemento oggetto di considerazione procci che hanno trovato ormai ampia diffu- riguarda la pressione esercitata dal gruppo dei sione soprattutto in altri paesi europei e che han- pari: infatti, appartenere ad un gruppo sembra no fornito numerose prove di efficacia. In spe- implicare spesso una regola informale ma mol- cifico, ci riferiamo a tre strategie (Lee, 2004): to rigida, in virtù della quale è proibito ricorre- 1. il peer mentoring; re all’aiuto esterno per risolvere problemi sorti 2. la peer mediation; all’interno del gruppo stesso. Nel caso di grup- 3. il peer counseling. pi preadolescenziali ed adolescenziali, poi, vie- L’implementazione di questi approcci, tuttavia, ne ancor meno tollerato il coinvolgimento di fi- non si risolve solamente a livello strettamente gure adulte (Fedeli, 2007b; Fonzi, 1999). operativo, ma richiede un differente approccio La riflessione su tali dinamiche gruppali evi- educativo. Infatti, mentre nella gestione della denzia in maniera chiara che, nell’analisi degli disciplina tradizionalmente intesa i conflitti ven- atti di bullismo, non si dovrebbe mai trascura- gono risolti da una figura d’autorità (l’inse- re la matrice sociale all’interno della quale si ma- gnante o il genitore) che impone dall’esterno nifestano. Infatti, ciò che una soluzione ed eventuali punizioni, nelle Gli atti permette molti atti de- forme di mediazione tra pari invece la soluzione di bullismo sono vianti è proprio un am- scaturisce da un processo negoziale che coin- spesso favoriti biente omertoso, in cui volge i protagonisti dello scontro. Si tratta di un da un ambiente i compagni di classe cambiamento non trascurabile, che deve essere omertoso non si accorgono di nul- condiviso sia dagli insegnanti che dalle fami- la o preferiscono fingere di non vedere. Ovvia- glie. Infatti, qualora alcuni insegnanti conti- mente, queste dimensioni relazionali devono es- nuassero con i tradizionali metodi disciplina- sere modificate, altrimenti qualsiasi intervento ri, senza favorire le abilità negoziali dei ragaz- antibullismo rischia di fallire. Infatti basta un solo zi, l’intero intervento ri- Le strategie bullo in una scuola per creare problemi, se tut- sulterebbe depotenzia- basate sul ti gli altri ragazzi sono spettatori passivi e si- to. In altri termini, le coinvolgimento lenziosi. Viceversa, i bulli non hanno possibili- strategie illustrate in dei pari tà d’azione e rimangono bloccati, se i compagni questo curricolo non implicano una di classe sono disposti ad intervenire a difesa del- devono essere consi- diversa filosofia la vittima. Per questi motivi, contrastare il bul- derate delle semplici educativa lismo significa coinvolgere tutti coloro che vi- tecniche, quanto una vono in una scuola, a partire dagli spettatori pas- diversa filosofia educativa. È un obiettivo si- sivi, senza adottare un approccio patologizzan- curamente ambizioso, tuttavia molte espe- te sul singolo ragazzo aggressivo. rienze fino ad oggi condotte portano dei risultati positivi. Infatti, si stima che interventi basati sul- IL GRUPPO DEI COETANEI: le risorse del gruppo dei coetanei, se ben pro- DA PROBLEMA A RISORSA gettati ed attuati, possano risolvere oltre l’80% Il ruolo delle dinamiche relazionali all’origine dei conflitti. Oltre a questo dato, già di per sé di molti episodi di bullismo ha indotto allo svi- sufficientemente esplicativo, possiamo ri- luppo di una serie di strategie educative, fon- scontrare ulteriori vantaggi sul piano della cre- PSICOLOGIA e scuola / 48
Azione antibullismo scita emotivo-comportamentale dei ragazzi come ad esempio la ricreazione. In questo (Orpinas e Horne, 2006): modo, inoltre, la gestione dei conflitti avviene 1. viene favorito lo sviluppo di una visione dei nel momento e nel luogo in cui insorgono, evi- conflitti come evenienze gestibili in modo au- tando pericolose escalation emozionali; tonomo e costruttivo; 4. viene favorito lo sviluppo di un clima coo- 2. vengono acquisite una serie di abilità sociali perativo, che può avere delle ripercussioni po- e comunicative, utilizzabili in differenti conte- sitive anche a livello di apprendimento. sti, sia interni che esterni alla scuola; 3. gli episodi conflittuali si riducono soprattutto STEP 1. LA SCELTA DELLA STRATEGIA ai momenti poco strutturati e supervisionati, Le tre strategie prima elencate permettono di SCHEDA 1 CARATTERISTICHE RELAZIONALI E STRATEGIE D’INTERVENTO Caratteristiche e dinamiche relazionali Strategia d’intervento tipiche della scuola consigliabile L’ambiente scolastico è contrassegnato da atti di prepotenza dei ragazzi più grandi nei confronti di allievi più giovani? Le vittime degli atti di bullismo sono spesso allievi arrivati recentemente a scuola? Si riscontra una forte asimmetria relazionale tra aggressore, appoggiato da PEER gruppi di complici, e vittima, relativamente isolata? MENTORING Le vittime mostrano forti componenti di inibizione e timidezza? Le vittime manifestano difficoltà di inserimento scolastico, soprattutto con riferimento al gruppo dei coetanei? L’ambiente scolastico è caratterizzato da frequenti scontri verbali e/o fisici tra gli allievi? I conflitti tra allievi si manifestano soprattutto nei momenti destrutturati: a ricreazione, a mensa, durante gli spostamenti nei corridoi? Gli allievi danno luogo a significativi conflitti per motivazioni relativamente futili? PEER MEDIATION Si registra tra gli allievi un forte grado di competitività, soprattutto con riguardo alla dominanza nel gruppo? Gli allievi manifestano difficoltà generalizzate nelle abilità di negoziazione, ad esempio durante i lavori di gruppo o i giochi di squadra? Sono presenti a scuola numerosi ragazzi multiproblematici sul piano emozionale e comportamentale? Gli atti aggressivi si accompagnano ad altre problematiche emozionali? PEER Si registrano in classe stati di malessere emotivo? COUNSELING Si rilevano un elevato tasso di abbandono scolastico ed altre difficoltà d’apprendimento? Si manifestano svariate tipologie di fenomeni aggressivi, spesso non riconducibili a specifici stimoli elicitanti? PSICOLOGIA e scuola / 49
STRUMENTI affrontare problematiche relativamente di- della scuola. Viceversa, le matricole spesso verse e, pertanto, possono in realtà essere con- agiscono in assenza di un’approfondita cono- siderate degli step da implementare in maniera scenza delle regole informali e dei rituali esi- successiva, in base alle caratteristiche e alle dif- stenti nella nuova realtà, il che le espone a mag- ficoltà relazionali della scuola. Ovviamente, non giori rischi di infrangere qualche regola e di su- è esclusa la possibilità di una loro combina- birne le conseguenze. Ovviamente, i rischi di- zione, ma si tratta di valutarne la fattibilità pra- ventano ancor più rilevanti se la matricola è un tica, considerando che ciascuno di tali approcci ragazzo timido, inibito e privo di adeguate abi- richiede una particolare formazione e super- lità sociali. Il peer mentoring consiste nell’af- visione dei ragazzi coinvolti. La scheda 1 aiu- fiancare un ragazzo con buone abilità sociali ed ta nella scelta della strategia da privilegiare. una certa conoscenza dell’ambiente scolastico Come si può notare, passando dal peer men- ad un altro allievo più inesperto, timido o iso- toring al peer counseling, assistiamo all’esca- lato socialmente. In questo modo, si cerca di lation da difficoltà legate a specifiche condizioni raggiungere due obiettivi fondamentali: da un contestuali scatenanti (ad esempio, lo scarso in- lato, introdurre l’allievo nell’ambiente scolastico serimento nel nuovo gruppo di coetanei o la in modo attivo, favorendo il suo inserimento in presenza di un conflitto più o meno motivato) reti di amicizia; dall’altro lato, aiutarlo nell’ac- verso forme di disagio più pervasive e strut- quisizione di una serie di abilità sociali, attra- turate. Parallelamente, si assiste anche ad una verso l’imitazione del mentore. Per raggiungere crescita dell’impegno richiesto sia ai ragazzi questi obiettivi, il peer mentoring si articola in coinvolti nelle strategie, sia alla scuola e agli in- tre componenti (Smith, Pepler e Rigby, 2004): segnanti che dovranno formarli e supervisio- 1. condivisione di attività tra il mentore e l’al- nare l’intero processo. lievo, in modo tale da favorire lo sviluppo di un rapporto di fiducia reciproca; STEP 2. IL PEER MENTORING OVVERO 2. discussione sulla vita nella scuola e sulle re- LA CREAZIONE DI UNA SCUOLA gole formali ed informali in essa esistenti; ACCOGLIENTE 3. supporto emotivo per eventuali difficoltà re- Spesso, le vittime di bullismo sono gli allievi del- lazionali, nel caso in cui l’allievo sia coinvolto le prime classi di ogni ciclo, che non conosco- in situazioni di bullismo, al fine di trovare pos- no ancora in maniera approfondita le regole in- sibili soluzioni. formali e l’ambiente scolastico, ad esempio: qua- li sono i luoghi più pe- STEP 2A. SELEZIONE DEI MENTORI Le vittime di ricolosi? Esistono dei Il primo passo riguarda l’individuazione e la se- bullismo spesso gruppi di bulli da evita- lezione degli allievi che avranno il ruolo di non conoscono re? Chi è l’insegnante mentore. In realtà, non bisogna richiedere re- le regole non più severo? In che quisiti troppo elevati; infatti, sarà la successiva scritte e i rituali modo è possibile sfug- fase di training a fornire agli allievi le abilità di della nuova gire ad una punizione? cui si serviranno. Fondamentalmente, è neces- scuola Questi sono solo alcuni saria soltanto una forte motivazione ad aiutare degli interrogativi ai quali gli allievi più esper- i compagni in difficoltà. Tuttavia, non dovrebbero ti riescono a dare una risposta, ottenendo un essere trascurati dei possibili fattori di esclusione maggiore adattamento alla vita quotidiana dal programma: la presenza di disturbi emoti- PSICOLOGIA e scuola / 50
Azione antibullismo vi (ansiosi, depressivi, ecc.), l’attuale coinvolgi- Il peer mentoring preparati sul piano del- mento in qualche situazione critica di bullismo si rivolge a bulli, le abilità, ovvero con- ed infine la rilevazione di importanti difficoltà vittime fusi riguardo al pro- d’apprendimento. In tutti questi casi, l’allievo non e spettatori prio ruolo, è fortissi- avrebbe la serenità necessaria per svolgere passivi mo il rischio di ricadu- adeguatamente il suo ruolo di mentore. Vice- te negative: versa, i ragazzi che in passato sono stati vittime 1. una ridotta confidenzialità di quanto vie- o autori di bullismo e che hanno superato com- ne appreso nello svolgimento della propria pletamente il problema possono svolgere tale funzione; ruolo con particolare sensibilità. È importante 2. un carente autocontrollo emozionale, so- un’ultima raccomandazione: dovrebbero esse- prattutto in presenza di situazioni relaziona- re coinvolti soprattutto ragazzi delle classi d’età li difficili; superiori, che hanno acquisito ormai una buo- 3. l’esercizio eccessivamente autoritario del pro- na esperienza del proprio contesto scolastico. prio ruolo, che finisce col produrre un atteg- giamento ancor più passivo e dipendente da STEP 2B. LA FORMAZIONE DEI MENTORI parte del compagno assistito. La struttura di Il secondo passo è sicuramente quello più de- questa fase formativa iniziale potrebbe artico- licato, da cui dipende il successo dell’intera larsi in tre settimane, da svolgersi ad inizio anno strategia. Infatti, in presenza di mentori poco scolastico, come evidenziato nella scheda 2. SCHEDA 2 TRAINING FORMATIVO PER IL PEER MENTORING Fase Durata Composizione del gruppo Argomenti I 2 incontri 9 allievi Vengono discusse le caratteristiche del bullismo, le tipologie, le pos- di 2 ore più l’insegnante sibili cause e le conseguenze per la vittima, ecc. Al tal fine, viene ciascuno impiegato un approccio dialogico, basato sulla discussione di casi e su alcune attività pratiche. II 2 incontri 9 allievi Vengono descritte in maniera dettagliata le funzioni del mentoring. di 2 ore più l’insegnante In particolare, si deve sottolineare che l’obiettivo finale è quello di ciascuno rendere l’allievo assistito più autonomo nel prendere decisioni e nel risolvere i propri problemi. Pertanto, dovranno essere evitati, da par- te del mentore, tutti quegli atteggiamenti che possono relegare il compagno in una posizione di dipendenza e di passività. III 4 incontri 3 gruppi Vengono presentate le abilità di cui dovrà servirsi il mentore: di 2 ore di tre allievi ciascuno, 1) abilità di ascolto attivo ciascuno con la supervisione 2) capacità di fornire feedback attraverso la parafrasi dell’insegnante 3) capacità di supportare emotivamente il compagno Dopo la discussione iniziale, queste abilità vengono praticate at- traverso esercizi di role playing: un ragazzo agisce da mentore, uno da assistito ed uno da osservatore. Poi ci si scambia i ruoli. L’in- segnante agisce da supervisore, aiutando i ragazzi a riflettere sui passaggi più difficili. PSICOLOGIA e scuola / 51
STRUMENTI STEP 2C. LA PRESENTAZIONE STEP 3. LA PEER MEDIATION OVVERO DEL PROGRAMMA UNA SCUOLA SENZA CONFLITTI Il programma deve essere successivamente Il terzo step del nostro percorso verso una scuo- presentato a tutta la comunità scolastica, la antibullismo consiste nella mediazione tra evidenziando le sue funzioni e le caratteristi- pari. Rispetto al peer mentoring, in questo caso che principali. Questa presentazione può ar- l’attenzione viene focalizzata su specifici e ticolarsi in due momenti: conferenza generale, concreti episodi di conflitto interpersonale. con il coinvolgimento di tutte le classi, e poi In particolare, il mediatore interviene nei con- incontri di approfondimento in ogni classe. flitti tra allievi, offre ai contendenti l’opportu- nità di risolvere in modo non aggressivo la dia- STEP 2D. SUPERVISIONE IN ITINERE triba e li aiuta a negoziare una soluzione sod- Periodicamente, con cadenza quindicinale, disfacente per ambo le parti. Questo tipo di in- deve essere prevista una supervisione ai ra- tervento può essere proposto agli allievi coin- gazzi che agiscono come mentori. Durante volti come un’alternativa alle più tradizionali questi incontri, possono essere affrontate forme di sanzione (Fedeli, 2007c). una serie di questioni molto delicate: • deroghe alla confidenzialità: le informazioni STEP 3A. LA SELEZIONE DEI MEDIATORI emerse durante i colloqui tra il mentore e l’al- Anche in questo caso, il primo step consiste lievo assistito devono rimanere strettamente nell’adeguata selezione dei possibili mediato- confidenziali. Tuttavia, in presenza di comu- ri, che dovrebbero presentare le seguenti ca- nicazioni particolari (riguardanti ad esempio ratteristiche: uno stato di pericolo per l’allievo, un abuso su- • buone abilità comunicative e verbali; bito, ecc.) il mentore dovrà rivolgersi imme- • status sociale, ossia rispetto per e da parte de- diatamente all’insegnante, infrangendo in gli altri ragazzi; questo caso l’obbligo della confidenzialità; • capacità di iniziativa autonoma; • limiti del programma: il mentore ha come • adeguato autocontrollo emozionale; compito quello di aiutare l’allievo ad inserirsi • forte motivazione all’interazione sociale. nel contesto scolastico, fornirgli supporto Il numero complessivo dei mediatori dipenderà emotivo ed aiutarlo a prendere alcune deci- dall’ampiezza della scuola. Si tenga tuttavia con- sioni. La gestione di particolari fenomeni di to del fatto che un numero adeguato permet- violenza o sofferenza (minaccia con armi, ag- te sia una supervisione efficace di tutti gli am- gressività a sfondo sessuale, ideazioni suici- bienti scolastici, sia una rotazione dei media- darie, ecc.) ovviamente travalica i compiti del tori, al fine di evitare fenomeni di affaticamento. mentore e richiede l’intervento diretto della Inoltre, è importante assicurare la rappresen- scuola; tatività dei mediatori rispetto al sesso e alla pro- • durata del rapporto di mentoring: la durata venienza culturale. del rapporto tra il mentore ed il ragazzo as- sistito non può essere infinita. Infatti, l’obiet- STEP 3B. LA FORMAZIONE DEI MEDIATORI tivo deve essere quello di rendere l’allievo La formazione dei mediatori presenta un li- sempre più autonomo. Generalmente, una vello di strutturazione particolarmente ele- durata di 3-4 mesi è considerata ampiamen- vato, come mostrato nella scheda 3. Alla te sufficiente. fase 2 del processo di formazione, viene illu- PSICOLOGIA e scuola / 52
Azione antibullismo strato lo svolgimento di un incontro di me- trovare insieme una soluzione, senza che diazione, che riassumiamo brevemente nel- debba intervenire l’adulto in maniera san- le righe seguenti. Nel momento in cui rileva zionatoria. Se la proposta viene accettata, il un conflitto, il mediatore si avvicina ai con- mediatore chiarisce subito le regole della me- tendenti, verificando se è presente un pro- diazione: blema interpersonale. In caso di risposta af- 1. i litiganti devono ascoltare senza inter- fermativa, chiede ai due ragazzi se vogliono rompere; SCHEDA 3 TRAINING FORMATIVO PER I MEDIATORI Fase Durata Composizione del gruppo Argomenti I 1 incontro 9-12 allievi Viene presentato ai ragazzi selezionati il programma di mediazione, di 2 ore illustrando in particolare la filosofia di fondo e gli obiettivi che si pre- figge, ovvero trovare soluzioni negoziate ai conflitti tra studenti. È mol- to importante che siano definiti con chiarezza gli ambiti di questo in- tervento, per evitare che i mediatori si debbano confrontare con pro- blematiche per le quali non sono preparati (stati depressivi, abuso di sostanze, minacce gravi, ecc.). II 2 incontri 9-12 allievi Vengono presentati, anche avvalendosi di esempi pratici e filmati, i di 2 ore passaggi di un processo di mediazione, con i compiti svolti dal me- ciascuno diatore. III 3 incontri 3 gruppi Attraverso differenti procedure, come ad esempio il role playing, ven- di 2 ore di 3-4 allievi ciascuno gono insegnate le abilità fondamentali di cui si dovrà servire il mediatore: ciascuno abilità di ascolto, capacità di comprendere e sintetizzare il punto di vista altrui, abilità di problem solving, ecc. IV 3 incontri 3 gruppi Impiegando le abilità apprese al passo precedente, il mediatore deve di 2 ore di 3-4 allievi ciascuno gestire alcuni processi di mediazione in condizioni simulate. Può es- ciascuno sere utile dividere i ragazzi in gruppi di 4: due interpretano i sogget- ti in conflitto, uno agisce come mediatore e il quarto osserva e regi- stra i comportamenti. Quindi, si procede alla discussione e alla cor- rezione delle azioni del mediatore. Infine, i ruoli cambiano e si ripete il processo, finché tutti i ragazzi non hanno ricoperto i diversi ruoli. V 2 incontri 9-12 allievi In questa fase, attraverso l’analisi di casi reali, viene formata la ca- di 2 ore pacità del soggetto di rilevare rapidamente i conflitti, distinguendoli ciascuno da un lato dai semplici giochi o scherzi (che non richiedono ovviamente mediazione) e dall’altro lato da comportamenti pericolosi e violenti (che non possono essere gestiti dal mediatore, ma devono essere ripor- tati all’adulto). VI 3 episodi Coppie di allievi Infine, ciascun mediatore deve affrontare casi reali, con una super- con la supervisione visione iniziale. Dopo tre episodi gestiti in modo efficace, il mediato- di un adulto re potrà agire in autonomia. PSICOLOGIA e scuola / 53
STRUMENTI 2. ognuno avrà la possibilità di raccontare la gici della scuola; oppure, si può organizzare una propria versione dei fatti; conferenza, durante la quale i mediatori stes- 3. bisogna mantenere un atteggiamento ri- si presentano il programma e le modalità di spettoso verso l’altro, evitando pertanto insulti, funzionamento. In ogni caso, la dirigenza ed il gesti volgari, derisioni, ecc.; corpo docente devono mostrare il loro pieno 4. infine, i due contendenti devono essere mo- supporto all’iniziativa, che altrimenti risulte- tivati a trovare una soluzione; rebbe screditata in partenza. 5. la violazione di queste regole comporterà l’interruzione del processo di mediazione. STEP 3D. L’ORGANIZZAZIONE A questo punto, il mediatore chiede ad uno dei DEI GRUPPI DI MEDIATORI due contendenti di raccontare cosa è succes- Una volta formati e presentati al resto della so, ma soprattutto quali stati emotivi ha provato. scuola, i mediatori si organizzano in gruppi di Quindi, riassume brevemente quanto è stato 5-6, con un responsabile per ognuno di essi. detto, al fine di chiarire eventuali equivoci. An- Quest’ultimo può essere indicato dagli stessi che il secondo litigante viene invitato a forni- membri del gruppo, oppure può essere scel- re la sua versione. Ovviamente, è molto pro- to dall’insegnante. L’importante è che si tratti babile che le versioni dei fatti siano diverse, so- del ragazzo con maggiore esperienza e più for- prattutto riguardo al responsabile principale del ti competenze relazionali, in quanto avrà due conflitto. Il mediatore, tuttavia, deve chiarire che funzioni molto importanti: in primo luogo, di- l’obiettivo non è quello di arrivare alla verità ul- slocare i singoli mediatori nelle aree critiche tima, quanto quello di raccogliere tutte le in- della scuola; in secondo luogo, fornire una pri- formazioni utili per trovare una soluzione con- ma assistenza al mediatore che incontrasse divisa. A questo punto, attraverso un vero e qualche difficoltà. proprio processo di brainstorming, il mediatore invita i due litiganti a proporre alcune possibili STEP 3E. LA SUPERVISIONE PERIODICA soluzioni che vengono successivamente va- Una variabile critica per il successo di questo gliate in base ai costi ed ai benefici di ciascu- programma è rappresentata dalla supervisione na. L’obiettivo è quello di trovare una soluzio- periodica dei mediatori. Con cadenza quindi- ne che, sebbene non sia ideale, risulti tuttavia cinale o settimanale, i mediatori si incontrano col soddisfacente per entrambe le parti. Infine, vie- supervisore, in modo tale da rivedere casi par- ne fissato un altro incontro, a distanza di qual- ticolarmente problematici, discutere i possibi- che giorno, durante il quale si verificherà se la li miglioramenti del servizio e rinforzare posi- soluzione è stata implementata con successo. tivamente i successi ottenuti. Anche in questo caso, come per il peer mento- STEP 3C. LA PRESENTAZIONE ring, è fondamentale porre attenzione ad alcu- DEL PROGRAMMA ne evoluzioni patologiche: Dopo la formazione dei mediatori, l’intero • accanimento terapeutico: i mediatori po- programma di mediazione viene presentato alla trebbero essere così determinati nel tentativo di comunità scolastica. Questo obiettivo può es- attuare un intervento di successo da diventare sere raggiunto in molti modi: ad esempio, può essi stessi aggressivi e minacciosi nei confron- essere prevista una comunicazione scritta, in- ti dei ragazzi assistiti. Mentre il mediatore deve viata a tutti gli allievi e affissa nei punti strate- saper accettare anche eventuali fallimenti nel- PSICOLOGIA e scuola / 54
Azione antibullismo la sua azione, senza sperimentare sentimenti di ze della specifica scuola. Di seguito, pertanto, for- frustrazione o rabbia; niamo solamente alcune indicazioni generali. • ricerca di potere: i gruppi di mediatori non de- vono trasformarsi in caste di privilegiati. Rela- STEP 4A. LA SELEZIONE DEI COUNSELOR tivamente a questo pericolo, è fondamentale Gli allievi che agiranno come consulenti devono l’azione del supervisore, che dovrà prevedere un essere selezionati con estrema cura, indivi- ricambio di soggetti nel ruolo di mediatore. Inol- duando i ragazzi con maggiori capacità di em- tre, dovrà vigilare con attenzione, al fine di in- patia e migliore autocontrollo emozionale. dividuare quei ragazzi che sfruttano il proprio ruolo per acquisire una posizione di dominan- STEP 4B. LA FORMAZIONE DEI COUNSELOR za nel gruppo; In questo caso, il training è molto più lungo ri- • vittimizzazione del mediatore: è sempre pre- spetto ai precedenti e deve essere condotto da sente il rischio che il mediatore possa divenire un counselor professionista. In maniera estre- a sua volta vittima di bullismo da parte dei ra- mamente schematica, possiamo individuare gazzi che cerca di conciliare. Pertanto, è im- un training suddiviso in tre ampie fasi: portante che il supervisore rimanga vigile ri- • introduzione del programma: vengono spie- spetto a questa eventualità e, in caso, interven- gate le finalità del counseling e le sue modali- ga prontamente a difesa del ragazzo. tà di funzionamento. Inoltre, vengono discus- se una serie di conoscenze relative al bullismo; STEP 4. IL PEER COUNSELING OVVERO • presentazione delle abilità: vengono introdotte UNA SCUOLA PER TUTTI le varie abilità consulenziali, dalle più basilari (ad L’ultima e più complessa strategia è costituita dal esempio l’ascolto attivo) alle più complesse peer counseling, ossia la consulenza tra pari. A (come la soluzione di problemi interpersonali); differenza che nel peer mentoring, in questo caso • esercizio delle abilità: attraverso il role playing è previsto un rapporto più limitato nel tempo ma vengono esercitate le suddette abilità. Anche in molto più strutturato, volto ad affrontare e a ri- questo caso può essere utile lavorare con grup- solvere un concreto problema di bullismo, che pi di nove allievi, che si suddividono in gruppi tuttavia si estende su un periodo di tempo più da tre durante il role playing: uno agisce come lungo rispetto ad un singolo conflitto (come av- counselor, uno come allievo in difficoltà e il ter- viene nella mediazione tra pari). zo da osservatore. Poi i ruoli si scambiano. Da questo punto di vista, allora, la consulenza tra pari è un passo ulteriore, che richiede al- STEP 4C. LA PRESENTAZIONE l’allievo-consulente una serie di abilità molto so- DEL PROGRAMMA fisticate. La complessità di questo approccio con- Data l’elevata strutturazione di questo percor- siglia comunque estrema cautela nella sua im- so, anche l’informazione all’intera comunità sco- plementazione, che dovrebbe essere praticata lastica deve essere molto attenta. Ad esempio, solo in realtà scolastiche che presentino soddi- è opportuno dedicare alcuni ambienti alle atti- sfacenti esperienze pregresse con le già discusse vità consulenziali, con orari di accesso, possibilità strategie “tra pari”. L’intero programma do- di contatti telefonici e nominativi dei consulenti. vrebbe comunque essere gestito da un coun- Relativamente a questi ultimi, dovrebbe essere selor esperto, che modellerà la struttura dello prevista una rappresentanza dei due sessi e del- stesso in base alla caratteristiche e alle esigen- le varie realtà culturali ed etniche. PSICOLOGIA e scuola / 55
STRUMENTI STEP 4D. L’ORGANIZZAZIONE 3. interviste con i consulenti, volte a valutare DEI COUNSELOR l’efficacia della formazione iniziale, della rete Un accorgimento operativo molto importante è di supporto e della supervisione. rappresentato dall’inserimento dei counselor al- l’interno di una rete, che fornisca loro suppor- CONCLUSIONI to ed aiuto nei momenti di difficoltà, evitando pe- Un approccio basato sui pari, come quello de- ricolosi rischi di burn-out e di sovraccarico scritto in questo articolo, ha come finalità emozionale. Inoltre, è fondamentale una costante principale quella di modificare la struttura re- azione di supervisione da parte del counselor lazionale che permette il verificarsi di molti epi- professionista, che affronti eventuali situazioni sodi di aggressività. Infatti, tipicamente in si- di disagio, riveda coi ragazzi i casi affrontati, di- tuazioni di bullismo assistiamo ad una situa- scuta possibili soluzioni, ecc. zione come quella illustrata nella figura 1. In questo triangolo, escono sconfitti tutti i pro- STEP 4E. LA VERIFICA PERIODICA tagonisti: la vittima subisce una serie di con- È consigliabile prevedere una valutazione pe- seguenze fisiche ed emotive anche gravi; gli riodica del programma, al fine di verificarne spettatori passivi sperimentano stati crescen- l’efficacia. Questa indagine può essere com- ti di ansia, legati alla consapevolezza di vive- piuta su tre binari paralleli: re in un ambiente poco sicuro; il bullo vede ag- 1. un questionario per tutti gli allievi e gli in- gravarsi le sue problematiche comportamen- segnanti, volto a raccogliere una prima serie di tali, con una pericolosa escalation verso fe- informazioni sulla funzionalità del programma; nomeni di sempre maggior devianza. 2. interviste con alcuni allievi assistiti, per ve- L’obiettivo in questi casi non può ridursi alla rificare l’utilità dell’intervento consulenziale, semplice punizione dell’aggressore, il che spes- soprattutto in termini di mantenimento a so non determina l’interruzione degli atti di bul- lungo termine; lismo ed il benessere emozionale dei soggetti FIG. 1 IL TRIANGOLO DEL BULLISMO (tratta da Fedeli, 2007c) VITTIMA NON RIESCE A DIFENDERSI E RIMANE ISOLATA SPETTATORE BULLO FA FINTA DI NULLA AGGREDISCE LA VITTIMA E NON INTERVIENE E OTTIENE POTERE FIG. 2 IL TRIANGOLO PROSOCIALE (tratta da Fedeli, 2007c) VITTIMA DIFENDE IN MODO ASSERTIVO I PROPRI DIRITTI SPETTATORE BULLO SUPPORTA VIENE AIUTATO A COMPRENDERE LA VITTIMA GLI EFFETTI DELLE SUE AZIONI PSICOLOGIA e scuola / 56
Azione antibullismo coinvolti; piuttosto, deve essere quello di alte- PER APPROFONDIRE rare le dinamiche relazionali in modo tale da mi- gliorare il più generale clima emozionale (fig. 2). Strategie antibullismo di Daniele Fedeli Dal corretto utilizzo delle tre strategie de- Giunti, Firenze (2007) scritte tutti escono vincenti: la vittima è sup- Alcuni fatti di cronaca hanno indotto molti osservatori a parlare di una vera e propria portata nel difendere in modo autonomo ed as- emergenza bullismo. Di fronte a fenomeni di sertivo i propri diritti; gli spettatori sviluppa- aggressività più o meno gravi, il genitore è no abilità sociali di aiuto reciproco; infine, il bul- completamente lo viene aiutato a modificare il proprio com- disarmato oppure può fare qualcosa? Spesso, portamento e ad acquisire un atteggiamento in collaborazione empatico verso gli altri. Questa evoluzione rap- con la scuola, è presenta un obiettivo sicuramente molto am- possibile gestire con bizioso, ma le strategie precedentemente de- successo problematiche di scritte, basate proprio sulle relazioni tra pari, questo tipo se si ha la possono rivelarsi preziose. capacità di individuare precocemente le situazioni di bullismo, spezzando sul nascere LE PAROLE DELLA PSICOLOGIA pericolosi circoli viziosi. • Counseling: traducibile in “consulenza”, indica un’attività di aiuto psicologico finalizzata a orientare e sviluppare le potenzialità e l’autonomia di chi chiede aiuto. Si tratta di una procedura posta spesso in alternativa INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE agli approcci psicoterapeutici tradizionali, La letteratura italiana ed internazionale sul bullismo si sta in quanto in questo caso l’obiettivo è quello sviluppando con un ritmo esponenziale, con contributi di promuovere nella persona un atteggiamento spesso di alto valore. Un punto di partenza irrinunciabile ri- attivo nei confronti della propria vita. mane tuttavia il classico testo di Olweus Bullismo a scuola. • Mentoring: sviluppatosi in ambito lavorativo, consiste nell’affiancamento di un soggetto • Fedeli D. (2007a), Strategie antibullismo, Giunti, Firenze. inesperto da parte di un collega più anziano • Fedeli D. (2007b), Il bullismo: oltre, vol. 1: Dai miti alla realtà: la (il mentore), in modo tale da facilitare comprensione del fenomeno, Vannini, Brescia. e supportare il processo di inserimento • Fedeli D. (2007c), Il bullismo: oltre, vol. 2: Verso una scuola pro- sociale: strategie preventive e di intervento sulla crisi, Vannini, Brescia. e di apprendimento del neoassunto. Nel tempo, • Fonzi A. (1999), Il gioco crudele. Studi e ricerche sui correlati psi- il mentoring ha conosciuto interessanti cologici del bullismo, Giunti, Firenze. sperimentazioni in ambito scolastico, al fine di • Lee C. (2004), Preventing bullying in schools, Paul Chapman, Lon- ridurre i rischi di drop-out e di esclusione sociale. don. • Step: si tratta dei passi operativi di cui si • Olweus D. (1993), Bullismo a scuola (trad. it.), Giunti, Firenze, 1996. compongono un’attività o un percorso educativo. • Orpinas P., Horne A.M. (2006), Bullying prevention. Creating a po- Generalmente, vengono descritti in termini sitive school climate and developing social competence, American Psy- operazionali, ossia esplicitando le specifiche chological Association, Washington. operazioni motorie, verbali o cognitive che il • Smith P.K., Pepler D., Rigby K. (2004), Bullying in schools. How suc- soggetto deve compiere nello svolgimento cessful can interventions be?, Cambridge University Press, Cambridge. dell’attività. • Sullivan K. (2000), The anti-bullying handbook, Oxford University Press, Oxford. PSICOLOGIA e scuola / 57
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