STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO (A.A. 2020-21) - PROF. STEFANO GENSINI (DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA) EMAIL
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STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO (A.A. 2020-21) PROF. STEFANO GENSINI (DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA) EMAIL: STEFANO.GENSINI@UNIROMA1.IT
LA RIFLESSIONE SUL LINGUAGGIO DALL’ANTICHITÀ …. • Platone: Cratilo, Il Sofista • Concentrata su alcuni temi tipici: • Aristotele: De interpretatione, Politica • Il rapporto linguaggio-realtà (se sia o no • Stoici: Frammenti «mímesis tès ousías») • Epicuro e Lucrezio • L’origine del linguaggio (se per convenzione, thései, o naturale, phúsei) • Agostino di Ippona: De doctrina christiana, De magistro… • La funzione retorica e educativa
…. AL RINASCIMENTO • Prime grandi raccolte linguistiche • Messa in grammatica delle lingue volgari • Bibliander, De ratione communi omnium • Nebrija (spagnolo/castigliano) 1492 linguarum (1548) • Bembo (italiano) 1525 • Gessner, Mithridates, de differentiis • Meigret (francese) 1531 linguarum tum veterum tum quam hodie, (1555) • Ickelsamer (tedesco) 1541 • Roccha, Bib.Apostolica Vaticana, Appendix • Graves (inglese) 1594….. de dialectis, (1591…. )
RUOLO FONDAMENTALE DEI MISSIONARI E DELLA COMPAGNIA DI GESÙ • Esplorazione di paesi e culture diverse e necessaria presa di contatto con le rispettive lingue; • A partire dalla metà del XVI secolo, i missionari rimandano in patria i primi sketches grammaticali e i primi lessici di lingua altrimenti ignote: il Pater noster
ALLARGAMENTO DELL’ORIZZONTE LINGUISTICO: GLI INIZI DELLA COMPARAZIONE FRA LINGUE «La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una lingua di struttura meravigliosa, più perfetta del greco, più copiosa del latino, e più squisitamente raffinata di ambedue, nonostante abbia con entrambe un'affinità più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme della grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe potuto accadere per puro caso; così forte, infatti, che nessun filologo potrebbe indagarle tutt'e tre, senza credere che esse siano sorte da qualche fonte comune, la quale, forse, non esiste più. C'è un'altra ragione simile, sebbene non altrettanto cogente, per supporre che tanto il gotico quanto il celtico, sebbene mescolati con un idioma molto differente, abbiano avuto la stessa G. W. Leibniz (1646- William Jones origine del sanscrito e l'antico persiano potrebbe 1716) esorta eruditi e essere aggiunto alla medesima famiglia» (1746-1794) viaggiatori a divulga dall’India (William Jones, Discorso presidenziale alla Royal Asiatic raccogliere campioni la «scoperta» Society of Bengala, 2 febbraio 1786) lessicali. (Da una del sanscrito. lettera del 1795)
GLI INIZI DELLA LINGUISTICA (SPRACHWISSENSCHAFT) STORICO-COMPARATA • Nel 1820, per impulso di W. V. Friedrich Schlegel (1772-1829), Humboldt, viene istituita a autore di Sulla lingua e la Berlino la prima cattedra di Sapienza degli Indiani (1808). sanscrito e grammatica Prima classificazione morfologica comparata. Il suo titolare è delle lingue: flessive, isolanti e Franz Bopp autore del agglutinanti (una più precisa definizione pionieristico Über das è dovuta al fratello, v. sotto). Konjugationssystem der Sanskritsprache in Vergleichung August Wilhelm Schegel (1767- mit jenem der 11845), letterato romantico e griechischen, lateinischen, persis indianista, autore di Osservazioni chen und germanischen sulla lingua e la letteratura Sprache (1816) provenzali (1818)
IL «MITO» DEL SANSCRITO • Il sanscrito vedico è la lingua di antichissimi testi a carattere religioso, pervenutici nella scrittura alfabetica detta davanagari. • Ipoemi epici Mahābhārata e Rāmāyaṇa sono fra le più importanti attestazioni letterarie del sanscrito («lingua perfetta»).
…E LA SUA COMPONENTE IDEOLOGICA • Le origini delle lingue non flessive • Le origini delle lingue flessive seguono seguono lo schema della teoria invece (pur senza fare direttam. «naturale» dell’origine del linguaggio, riferimento alla tesi dell’ispirazione propria della tradizione epicurea: divina) uno schema che insiste sulla un’origine «ferina», guidata dal bisogno e innata riflessività e quindi superiorità caratterizzata da un rapporto spirituale delle rispettive comunità elementare, onomatopeico, fra i primitivi parlanti. suoni prodotti e le entità reali
ECCO UN PASSO STRATEGICO • «…la condizione dell’uomo non è iniziata dappertutto da uno stato di ottusità ferina, sulla quale dopo un lungo e faticoso sforzo si è infine depositata qua e là un po’ di ragione (Vernunft); ma tale lingua [= il sanscrito] dimostra che, quand’anche non dappertutto, certo almeno proprio là dove ci riconduce la nostra ricerca, subito fin dall’inizio si è manifestata la più limpida e penetrante capacità riflessiva (Besonnenheit). Opera e prodotto di una tale capacità è infatti questa lingua, che già nei suoi primi e più semplici elementi esprime i più alti concetti di un puro universo di pensiero, direi quasi l’intero profilo della coscienza (Bewußtsein), non in modo figurato, ma con immediata chiarezza» (Sulla lingua e la sapienza degli Indiani, ed. it. cit., p. 48).
QUALCHE ESEMPIO CITATO DA F. SCHLEGEL • Corrispondenze sanscrito/tedesco Corrispondenze sanscrito/greco • Shrityoti – er schreitet dodami, dodasi ecc. - dídomi • Vindoti – er findet son - syn • Onto –Ende prothomo – prôtos • Monuschyo – Mensch etoron – éteron • Svostri – Schwester labho – lábo, lambáno
CENTRALITÀ DELLA NOZIONE DI ‘FLESSIONE’ • Cfr. lingue come • C’è un nucleo semantico originario, la • Il sanscrito «radice», che si presenta come una forma dotata di una forza organica, quasi • Il latino di natura vivente. • Il greco • Essa si flette (flessioni, casi) modulandosi • Il tedesco…. in modo da esprimere relazioni fra entità o concetti. • A differenza di lingue come il cinese o le lingue amerindiane
A. W. SCHLEGEL, OBSERVATIONS SUR LA LANGUE ET LA LITTÉRATURE PROVENÇALES (1818)
TRE DIVERSE CLASSI DI LINGUE
PER FISSARE LE IDEE… • Un esempio di lingua agglutinante (il • isolante, lingua Lingua in cui gli elementi lessicali sono portatori soltanto di significato e le finlandese) determinazioni morfologiche sono indipendenti. • kirja = libro Una lingua i. non ha declinazioni o flessioni, non si esprime tramite modificazioni delle parole; è • kirjani = il mio libro costituita da due ingredienti: da una parte il lessico, • kirjassa = nel libro che consta di parole significanti, invariabili e autonome; dall’altra i mezzi morfologici, quali la • kirjassani = nel mio libro varietà di collocazione nella frase, d’intonazione, o • kirjassanikin = anche nel mio libro un repertorio di parole svuotate di significato e dotate di funzione grammaticale. Un esempio è il cinese.
LA RIFLESSIONE FILOSOFIA SULLE LINGUE E IL LINGUAGGIO: WILHELM VON HUMBOLDT • Sue opere chiave disponibili in italiano: Wilhelm v. Humboldt (1767-1835), filosofo, • Scritti sul linguaggio (1795-1827), a c. di A. politico, grandissimo Carrano, Guida, Napoli 1989 conoscitore e studioso di lingue, nonché primo • La diversità delle lingue, a c. di D. Di autentico filosofo del Cesare, Laterza, Roma-Bari 1991 (è la linguaggio. A lui dobbiamo inoltre il trad. ampiamente commentata del 1 modello dell’università volume del capolavoro di H., noto come «umanistica» Einleitung zum Kawi-Werk, 1836) tradizionale.
DA «SULLO • «Non si potrebbe inventare il linguaggio se il suo tipo non preesistesse nell’intelletto umano. Perché l’uomo comprenda STUDIO davvero anche una sola parola, non come mero impulso COMPARATO sensibile, ma come suono articolato designante un concetto, il linguaggio deve già essere in lui intero e nel suo nesso. Nel DELLE linguaggio non vi è nulla di isolato, ciascuno dei suoi elementi si LINGUE» annuncia solo come parte di un intero. Come è naturale l’ipotesi di un graduale perfezionarsi delle lingue, così solo di (1820) colpo poté avvenir la loro invenzione. L’uomo è tale solo attraverso il linguaggio, ma per inventare il linguaggio egli doveva già essere uomo. […] se si può confrontare [il linguaggio] con qualcos’altro di cui non esiste in fondo nulla di uguale in tutta la sfera del pensabile, si può rammentare l’istinto naturale degli animali e chiamare il linguaggio un istinti intellettuale della ragione» (Scritti, p. 125).
ÉRGON O ENÉRGHEIA? • «La lingua, nella sua essenza reale, è qualcosa di continuamente, in ogni attimo transeunte. Perfino la sua conservazione attraverso la scrittura è sempre soltanto una conservazione incompleta e mummificata, che richiede sempre a sua volta che vi si rende sensibile la vera dizione. La lingua stessa non è un’opera (érgon), ma un’attività (enérgheia). La sua vera definizione perciò non può essere che genetica. Essa è cioè il lavoro eternamente reiterato dello spirito, volto a rendere il suono articolato capace di esprimere il pensiero. […] la lingua propriamente detta risiede nell’atto del suo reale prodursi. Ed è solo al discorso in quanto tale che si deve sempre pensare come al vero e primo elemento i tutte le ricerche che intendono penetrare l’essenza vivente della lingua. La frantumazione in parole e regole non è che un morto artificio dell’analisi scientifica» (Diversità, § 8, p. 36)
LINGUAGGIO • «Il linguaggio è l’organo formativo del pensiero. L’attività dell’intelletto, del tutto spirituale, del tutto interiore, che E PENSIERO quasi svanisce senza lasciare traccia, si estrinseca mediante il suono nel discorso e diviene percepibile ai sensi. Quest’attività è pertanto tutt’uno col linguaggio, essi sono inseparabili l’una dall’altro. Ma, anche considerata in sé, tale attività è legata alla necessità di contrarre un’allenza con i suoni del linguaggio, poiché altrimenti il pensiero non potrebbe pervenire a chiarezza, né la rappresentazione potrebbe divenire concetto. L’alleanza indissolubile che unisce il pensiero, gli organi vocali e l’udito al linguaggio risiede in modo irrevocabile nella costituzione originaria, non ulteriormente esplicabile, della natura umana» (Diversità, § 9, p. 42)
USO INFINITO DI MEZZI FINITI • «Con l’articolazione è data la possibilità di formare, anche in singole parole, a partire dai loro elementi, un numero davvero indefinito di altre parole, sulla base di un insieme di sentimenti e di regole che ne determinano il procedimento di formazione, stabilendo così fra tutte un’affinità corrispondente all’affinità dei concetti. […] Il linguaggio non può essere considerato un materiale già dato, che si possa abbracciare con lo sguardo nel suo insieme e comunicare poco per volta, ma bensì deve essere visto come qualcosa che eternamente si produce, dove, mentre le leggi della produzione sono determinate, l’estensione e in un certo senso anche la modalità di essa rimangono del tutto indeterminati» (Diversità, § 9, p. 45).
UNA VISIONE • «L’uomo si circonda di un mondo di suoni per accogliere in sé ed elaborare il mondo degli oggetti. […] L’uomo vive LINGUISTICA principalmente con gli oggetti, e quel che è più, poiché in lui DEL MONDO patire e agire dipendono dalle sue rappresentazioni, egli vive con gli oggetti percepiti esclusivamente nel modo in cui glieli porge la lingua. Con lo stesso atto, in forza del quale ordisce dal suo interno la rete della propria lingua, egli vi si inviluppa, e ogni lingua traccia intorno al popolo cui appartiene un cerchio da cui è possibile uscire solo passando, nel medesimo istante, nel cerchio di un’altra lingua. L’apprendimento di una lingua straniera dovrebbe essere pertanto l’acquisizione di una nuova prospettiva nella visione del mondo fino allora vigente e lo è in effetti in certo grado, dato che ogni lingua contiene l’intera trama dei concetti e la maniera di rappresentazione di una parte dell’umanità» (Diversità, § 9, p. 47)
AUGUST SCHLEICHER: LA NATURALIZZAZIONE DELLA LINGUISTICA • (…) Dalla Linguistica (Sprachwissenschaft) o Glottica (gr. glotta, “lingua”, die Zunge, die Sprache), bisogna distinguere anzitutto la Filosofia del linguaggio (Sprachphilosophie), la dottrina dell’idea di linguaggio, al modo stesso in cui dalla scienza della natura va distinta la filosofia della natura. La Linguistica ha a che fare immediatamente con la lingua stessa; l’oggetto della Linguistica è insomma qualcosa di concreto, di reale, ovvero le lingue date, determinate, mentre l’oggetto della Filosofia del linguaggio al contrario è qualcosa di astratto, di ideale. La Filosofia del linguaggio appartiene dunque a una sfera spirituale del tutto diversa da quella della Linguistica; essa non ne rappresenta una parte, ma appartiene alla filosofia.
La Filologia è una disciplina storica. Suo compito è la trattazione della vita spirituale di popoli o gruppi significativi, e la loro descrizione, la loro tradizione fino a noi. Solo là dove vi sia una vita spirituale dei popoli, una storia, dove, anzitutto, vi sia una letteratura, la Filologia può dispiegare la sua attività. (…) Al contrario la Linguistica non è una disciplina storica, ma una disciplina storico- naturale. Il suo oggetto non è la vita spirituale dei popoli, la storia in senso lato, ma solamente la lingua; non la libera attività dello spirito (la storia), ma la lingua data(ci) dalla natura, soggetta a leggi di formazione immutabili, il cui carattere è tanto al di fuori della determinazione volontaria dei singoli, quanto, ad es., lo è per l’usignolo modificare il suo canto; l’oggetto della Glottica è pertanto August Schleicher un organismo naturale (Naturorganismus). Che il portatore di una lingua, che il popolo che la parla (1821-1868). sia importante oppure no, che possieda una letteratura, una storia, o non sia neppure in grado di La sua opera scrivere, non ha alcun significato per la Glottica. Per questa, le letterature hanno importanza solo in principale, il quanto comodo ausilio per la comprensione delle lingue, e anche e soprattutto perché grazie ad Compendio della grammatica esse si possono ottenere notizie (documenti) immediate di epoche linguistiche passate, di antiche comparativa delle forme linguistiche. La Linguistica è qui fine a sé stessa. Diversamente dalla Filologia, per la quale per lingue indoeuropee, un verso la lingua è il presupposto tramite il quale essa può pervenire alla vita spirituale dei popoli, 1861-1862, è una per un altro la lingua è in questo modo anche oggetto della filologia, che in lei e tramite lei perviene delle pietre miliari a illustrare la vita spirituale dei popoli (Die deutsche Sprache, 1860, 1874 3 ed., pp. 119-120). della linguistica indoeuropea.
L’AVVENTO DEGLI JUNGGRAMMATIKER («NEOGRAMMATICI») • Si differenziano dalla linguistica comparativa delle origini assumendo: (1) una certa concezione generale dei fatti linguistici, basata su fattori (I.1) fisici e (1.2) psicologici; (II) un paradigma metodologico condiviso. • Precursore: Wilhelm Scherer, Zur Geschichte der deutschen Sprache (1868) • Formazione del paradigma: Herman Osthoff, Karl Brugmann, Morphologische Untersuchungen auf dem Gebiete der indogermanischen Sprachen 1878 • Grandi teorici: • Berthold Delbrück, Einleitung in das Sprachstudium. Ein Beitrag zur Geschichte und Methodik der vergleichende Sprachforschung (1880, tr. It. 1881) • Hermann Paul Prinzipien der Sprachgeschichte (1880, 1886, tr. ingl. 1888), ultima ed. 1920.
I PRINCÌPI-BASE (DA OSTHOFF-BRUGMANN, 1878) • «Alla base di questi princìpi [della nuova linguistica] sta il doppio pensiero, di immediata evidenza, anzitutto che la lingua non è qualcosa che si trova al di fuori e al di sopra delle persone e che conduce vita a sé, ma, al contrario, [qualcosa che] solo nell’individuo realmente esiste, e pertanto tutti i mutamenti che intervengono nella vita della lingua possono partire solamente dagli individui parlanti; secondo, che l’attività fisica e psichica delle persone, sia nell’acquisizione di una lingua ereditata dal passato, sia nella riproduzione e ristrutturazione dei modelli fonici assorbiti nella coscienza, dev’esser stato essenzialmente la stessa in ogni tempo. • I due assunti metodologici più importanti della corrente ‘neogrammaticale’ sono quelli che seguono: • Primo. Tutti i cambiamenti fonetici, nella misura in cui sono meccanici, si compiono secondo leggi prive di eccezioni, vale a dire che la direzione dello spostamento fonetico, in tutti gli appartenenti a una certa comunità linguistica, a meno che non subentri una suddivisione in dialetti, è la medesima, e tutte le parole in cui il suono sottoposto a spostamento fonetico appare sotto le stesse condizioni, sono senza eccezione interessate dal mutamento. • Secondo. Essendo chiaro che l’associazione formale, ovvero il modellamento di nuove forme linguistiche attraverso l’analogia, gioca un ruolo molto importante nella vita delle lingue recenti, questa modalità di innovazione linguistica va riconosciuta anche per i periodi precedenti e i più antichi, e non solo va riconosciuta qui in generale, ma questo principio di spiegazione va utilizzato allo stesso modo per la spiegazione dei fenomeni linguistici di periodi successivi, e non deve affatto stupire se forme analogiche ci vengono incontro nei periodi più tardi o recenti di storia linguistica in misura identica o ancor maggiore che nei periodi anteriori o più antichi».
ANCORA SULLE «LEGGI FONETICHE INECCEPIBILI» (AUSNAHMSLOSE LAUTGESEZTE) • «Solo chi si attiene rigorosamente alle leggi fonetiche, questi pilastri di tutta la nostra scienza, ha nella sua ricerca un terreno solido sotto i piedi. Chi, al contrario, senza necessità, solo per poter soddisfare certe voglie, ammette eccezioni alle leggi che governano un certo dialetto, chi ritiene che singole parole o categorie lessicali non siano toccate da un’innovazione fonetica, che ha invece comprovatamente riguardano tutte le altre forme dello stesso tipo, o che ritiene che uno spostamento fonetico si sia verificato solo presso singole forme, o che ritiene che solo sporadicamente, presso singole forme, sia intervenuto uno spostamento fonetico di cui nulla sanno tutte le altre forme dello stesso tipo, o finalmente che ritiene che lo stesso suono, nelle identiche condizioni, si sia modificato in una parola in una certa direzione e in un’altra parola in un’altra direzione, o che ancora, in tutte queste da lui amate e immotivate eccezioni vede proprio la normalità che deriva dalla natura meccanica del cambiamento fonetico, e poi, come spessissimo accade, usa queste eccezioni come base per ulteriori derivazioni che debbono superare la conseguenza già osservata della legge fonetica, costui soggiace necessariamente al soggettivismo e all’arbitrio, e può in taluni casi mettere sul mercato almeno combinazioni spiritose, ma nessuna che meriti fiducia, e non deve pertanto lamentarsi se gli viene opposta una fredda negazione. Che l’orientamento ‘neogrammaticale’ oggi non sia ancora in condizione di spiegare tutte le “eccezioni” alle leggi fonetiche non può naturalmente rappresentare un’obiezione contro il suo principio».
UN ESEMPIO DI LEGGE FONETICA SONO LE ROTAZIONI CONSONANTICHE STUDIATE DA J. GRIMM • «Lautverschiebung In linguistica, alterazione di pronuncia che tocca sistematicamente intere classi di articolazioni (per es., tutte le consonanti sorde, tutte le consonanti sonore ecc., salvo eventualmente quelle che si trovino in particolari posizioni). Il termine, variamente tradotto in italiano (mutazione, o rotazione consonantica), fu introdotto dai comparatisti tedeschi della prima metà del 19° sec. a indicare quei mutamenti sistematici che il consonantismo delle lingue germaniche presenta rispetto a quello delle altre lingue indoeuropee (1ª L.) e gli altri mutamenti che il consonantismo del tedesco meridionale presenta rispetto a quello del germanico più antico (2ª L.). Le due L. sono state e sono tuttora argomento di indagine così che la concezione odierna diverge per molti aspetti da quella dominante nel 19° secolo. Anche altre lingue presentano analoghe e indipendenti L. (per es., l’armeno)». (Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/lautverschiebung/)
I CARDINI DELLA «SPRACHWISSENSCHAFT» DI FINE OTTOCENTO • La linguistica si qualifica come «scienza» • Filone indoeuropeistico (dove la base di in quanto: comparazione è una lingua non più attestata) • - basata sull’esistenza di leggi naturali • Filone romanistico (dove la base di comparazione è una lingua solidamente dello sviluppo del linguaggio; attestata, il latino) • - fondata su dati obiettivi, empiricamente • Due risorse di base del 2° filone: dati (ispirazione positivistica) • Zeitschrift für romanische Philologie (1877-) • - strutturata secondo metodi di analisi • Gustav Gröber (hg.) Grundriss der standardizzati. romanischen Philologie (2 ed. 1904-1906)
PER QUANTO RIGUARDA L’AMBITO ITALIANO, DUE NOMI FONDAMENTALI • Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907) • Wilhelm Meyer-Lübke (1861-1936) • «grande maestro» degli studi • Italienische Grammatik (1890) dialettologici (ci torneremo in seguito) • (tr. it. Grammatica storica della lingua it. e dei dialetti toscani, rid. e trad. da M. Bartoli e G. Braun; 2ª ed. riv. da M. Bartoli, • Teorico delle partizioni dialettali della Torino 1927) penisola («L’Italia dialettale», 1880) e del • Romanisches etymologisches Wörterbuch fenomeno del «sostrato», riguardante le (1911-1920) «reazioni etniche» dei dialetti sull’articolazione della lingua nelle varie regioni.
CRONOLOGIA DELLA LINGUISTICA COMPARATIVA • 1786 William Jones, The third anniversary discourse, on the Hindus (Works, 1807, • 1820 Wilhelm von Humboldt, Ueber das vergleichende Sprachstudium in Beziehung London, John Stockdale a. John Walker, vol. 3) auf die verschiedennen Epochen der Sprachenentwicklung (Belin, Reimer 1822) • 1790 Paolino di San Bartolomeo, Gramatica Samscrdamica etc. (Romae, De • 1822 Jacob Grimm, Deutsche Grammatik, 2 voll, (Göttingen, in der Dieterischen propaganda fide) Buchhandlung) • 1808 Friedrich Schlegel, Ueber die Sprache und Weisheit der Indier (Heidelberg, • 1833-36 A. F. Pott, Etymologische Forschungen auf dem Gebiete der Mohr u. Zimmer) indogermanischen Sprachen (2ª ed. 1859-76 in 6 voll.) (Lemgo u. Detmold, im Verlage der meyer’schen Hofbuchhandlung). • 1816 Franz Bopp, Ueber das Conjugationsystem der Sanskritsprache im Vergleichung mit jenem der griechischen, leteinischen, persischen und germanischen Sprache • 1833-37 Franz Bopp, Vergleichende Grammatik des Sanskrit, Zend, Griechischen, (Frankfurt, in de Andräischen Buchhandlung) Lateinischen, Litthauischen, Gothischen und Deutschen, 6 vols. (Berlin, 1833-1857; 2d ed., 1856-1861; 3d ed., 1868. English translation, London, 1845-54; French translation • 1818 Ramus C. Rask, Undersøgelse om det gamle Nordiske eller Islandske Sprogs by Michel Bréal, Paris, 1866-74). Oprindelse (“Ricerche sull'origine della lingua nordica antica o islandese”) (Copenaghen, Gyldendalske Boghandling Forlag) • 1836 Wilhelm v. Humboldt, Ueber die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues un ihren Einfluß auf die geostige Entwicklung des Menschengeschlechts (Berlin, • 1818 August Wilhelm Schlegel, Observations sur la langue et la littérature Druckerei der Königlichen Akademie der Wissenschaften) provençales (Paris, à la librairie greque-latine-allemande) • 1843 Friedrich Diez, Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprachen (2ª ed. • 1869)
LINGUISTICA COMPARATIVA (SEGUE) • 1850 August Schleicher, Die Sprachen Europas in systematischer Übersicht • [1875 William D. Whitney, The Life and Growth of Language (N. Y. (Bonn, König) Appleton and Co.)] • [1859 Charles Darwin, The Origin of Species by Means of Natural Selection, • 1878-79 Herman Osthoff, Karl Brugmann, Morphologische London, Murray] Untersuchungen, 2 voll, (Leipzig, S. Hirzel) • [1861 Friedrich Max Müller, Lectures on the Science of Language, London, • 1879 Ferdinand de Saussure, Mémoire sur le système primitif des voyelles Longman, Green]. dans les langues indo-européennes, Leipzick, Teubner, • 1861 Graziadio I. Ascoli, Studj critici, Milano, Edizioni del Politecnico. • 1880 Graziaio Isaia Ascoli, Italia dialettale (nell’Enciclopedia Britannica, poi nel 1882 in AGI) • 1861-62, August Schleicher, Compendium der vergleichenden Grammatik der indogermanischen Sprachen. 2 vol. (Weimar, H. Boehlau). • 1886 Herman Paul, Prinzipien der Sprachgeschichte, 2nda ed., Halle, Max Niemeyer (ultima ed. 1920). • 1865 August Schleicher, Die Bedeutung der Sprache für die Naturgeschichte des Menschen (Weimar, H. Böhlau) • 1886-1916 Karl Brugmann, Berthold Delbrück, Grundriss der vergleichenden Grammatik der indogermanischen Sprachen • [1871 Charles Darwin, The Descent of Man and Selection in relation to Sex (London, Murray, 2nd ed. 1874) ] • 1890-1902 Wilhelm Meyer-Lübke, Grammatik der romanischen Sprachen, 4 voll. (Leipzig, Fues's Verlag ) • 1873 Graziadio I. Ascoli inaugura l’Archivio glottologico italiano (AGI, tutt’oggi attivo), con il celebre Proemio sulla questione della lingua ed i suoi Saggi ladini •
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