Stagione teatrale 2017 | 2018 - direzione artistica Nino D'Angelo - Teatro Trianon
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TRIANON VIVIANI SPA società soggetta a direzione e coordinamento della REGIONE CAMPANIA consiglio di amministrazione Giovanni Pinto, presidente Michele Monetta, consigliere Francesco Somma, consigliere direttore artistico Nino D’Angelo
E ccoci qui, alla vigilia di una nuova stagione e spero di una nuova era per il teatro Trianon. Non possiamo nasconderci che la stagione passata è stata problematica sotto molti aspetti; ma si sapeva che non sarebbe stata così semplice. Purtroppo il ritardo dei lavori è stato determinante: il teatro avrebbe dovuto aprire a ottobre, secondo gli accordi, ma ci è stato consegnato solamente a fine novembre, cosa che non ci ha permesso di effettuare un’adeguata pubblicità e ha comportato un danno alla campagna abbonamenti. Finalmente il 2 dicembre il Trianon è stato riaperto. Riaprire un teatro chiuso da debiti e volontà politica, in un quartiere come Forcella, dove la cultura, è una medicina importante per curare il malessere e l’ignoranza dei diritti e dei doveri, poteva essere una missione impossibile. Non ho ricordo di nessun altro teatro chiuso, messo all’asta e poi riaperto. Noi invece siamo riusciti a riaprirlo e questo è merito di tutti: lavoratori e cittadini; ma soprattutto del presidente De Luca che l’aveva promesso e, se permettete, anche un poco mio, in quanto promotore dell’incontro tra il presidente e il quartiere di Forcella durante l’ultima campagna elettorale. Siamo veramente ripartiti da un cantiere, abbiamo venduto 650 abbonamenti tra la polvere e la pittura, pochi se si pensa a quando lo stesso teatro ne faceva 4.000, durante il mio primo incarico da direttore, tanti invece se si pensa al tempo che avevamo a disposizione per ripartire: appena un mese. Senza dubbio è stato difficile ricominciare, soprattutto quando il motore per andare avanti è costituito dai soldi pubblici, che sulla carta ci sono sempre ma sul conto corrente mai. Comunque, con dedizione, siamo riusciti a portare avanti un cartellone pagando ogni compagnia. Forse si poteva fare di più? Noi abbiamo fatto quanto era possibile fare, con il cuore e tutta la forza dell’amore che abbiamo per il nostro teatro. Vorrei scusarmi con i nostri abbonati per qualche disagio dovuto alla fretta di ricominciare e per qualche promessa non mantenuta, come quella della produzione de L’ultimo scugnizzo con me protagonista; ma ci faremo perdonare con il nuovo cartellone. Il mio obiettivo per il futuro è che il Trianon diventi un teatro che produce i suoi spettacoli attraverso serî laboratori curati da attori e registi veri, che aiutano i giovani, soprattutto dei quartieri difficili, a inserirsi nel mondo del teatro e della musica; e ospitare compagnie che faticano a trovare spazio nei cartelloni di altri teatri. Il sogno invece è quello di portare le produzioni del Trianon anche all’estero. Certo ci serve l’aiuto di qualche ente o sponsor che creda nei nostri progetti. Difatti, uno spettacolo che produrremo quest’anno sarà Forcella strit, che ho speranza di riuscire a portare negli Stati Uniti e in Europa. Ho raccontato l’idea all’amico presidente De Luca, che, ancòra una volta, mi ha aiutato e ha determinato questa realizzazione. È una commedia musicale ricca di teatro e canzoni, dedicata proprio al Popolo di Forcella. Un gruppo composto da attori-cantanti affermati e allievi di un laboratorio che faremo proprio per questo spettacolo. Abbiamo deciso di fare un cartellone, mettendo insieme il teatro più tradizionale con quello più contemporaneo. NINO D’ANGELO
stagione teatrale 2017 | 2018 da giovedì 9 a domenica 19 novembre 2017 da giovedì 23 a lunedì 27 novembre 2017 CARLO BUCCIROSSO PAOLO CAIAZZO Il pomo della discordia Per fortuna che sono terrone con la partecipazione di MARIA NAZIONALE da giovedì 30 novembre a lunedì 4 dicembre 2017 da giovedì 7 a domenica 17 dicembre 2017 OSCAR DI MAIO Novecento napoletano Nu bambeniello e tre san Giuseppe regia BRUNO GAROFALO da giovedì 21 dicembre 2017 a domenica 14 gennaio 2018 da giovedì 18 a lunedì 22 gennaio 2018 NINO D’ANGELO Mal’essere L’ultimo scugnizzo di Raffaele Viviani di DAVIDE IODICE da giovedì 25 a lunedì 29 gennaio 2018 da giovedì 1° a domenica 11 febbraio 2018 ENZO MOSCATO FABIO BRESCIA Ritornanti ‘O scarfalietto da giovedì 15 a lunedì 19 febbraio 2018 da giovedì 22 a lunedì 26 febbraio 2018 EDUARDO TARTAGLIA TONI SERVILLO VERONICA MAZZA Toni Servillo legge Napoli Tutto il mare o due bicchieri? da giovedì 1° a lunedì 5 marzo 2018 da giovedì 15 a domenica 25 marzo 2018 fuori abbonamento fuori abbonamento NINO D’ANGELO Forcella strit Dangelocantabruni regia ABEL FERRARA da giovedì 5 a lunedì 9 aprile 2018 da giovedì 12 a lunedì 16 aprile 2018 La paranza dei bambini I VIRTUOSI DI SAN MARTINO di ROBERTO SAVIANO e MARIO GELARDI Totò che tragedia! da giovedì 26 a lunedì 30 aprile 2018 da giovedì 19 a lunedì 23 aprile 2018 LUCIO PIERRI, DAVIDE MAROTTA, YULIYA MAYARCHUK ROSALIA PORCARO Tfr – trattamento di fine rapporto Core ‘ngrato con la partecipazione di ROSARIA DE CICCO, ERNESTO LAMA da giovedì 3 a lunedì 7 maggio 2018 da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2018 COMÉDIE NAPOLITAINE GIGI SAVOIA La figliata di Raffaele Viviani I casi sono due regia NELLO MASCIA il programma potrebbe subire variazioni
da giovedì 9 a domenica 19 novembre 2017 ENTE TEATRO CRONACA VESUVIOTEATRO presenta Carlo Buccirosso ne Il pomo della discordia commedia scritta e diretta da Carlo Buccirosso con la partecipazione di Maria Nazionale e con (in ordine di apparizione) Monica Assante di Tatisso, Giordano Bassetti Claudiafederica Petrella, Elvira Zingone Matteo Tugnoli, Mauro de Palma, Peppe Miale Fiorella Zullo e con la partecipazione di Gino Monteleone scene Gilda Cerullo e Renato Lori costumi Zaira de Vincentiis musiche Sal Da Vinci aiuto regia Martina Parisi luci Francesco Adinolfi personaggi e interpreti Nicola Tramontano Carlo Buccirosso Angela Tramontano, moglie di Nicola Maria Nazionale Achille Tramontano, figlio di Nicola e Angela Giordano Bassetti Francesca Tramontano, sorella di Achille Claudiafederica Petrella Adelina Monica Assante di Tatisso Sara Elvira Zingone Cristian Matteo Tugnoli Manuel Mauro de Palma Oscar D’Ambrosio, avvocato Peppe Miale Marianna Formisano, psicologa Fiorella Zullo avvocato Zambrano Gino Monteleone «Doveva essere un giorno felice, si celebravano le nozze della dea del mare con un uomo bellissimo, e tutti gli dei erano venuti a festeggiare gli sposi, portando loro dei doni!... La sala del banchetto splendeva di mille luci e sulla tavola brillavano caraffe e coppe preziose, colme di nettare ed ambrosia, e tutti gli invitati erano felici e contenti... solo Eris, dea della discordia, non era stata invitata, ma nel bel mezzo del banchetto, arrivò, lanciò una mela d’oro sul tavolo imbandito e scappò via, creando dissapori e contrasti tra i tutti i presenti.» Tutto ciò, in breve, appartiene alla classica mitologia greca, ma proviamo a trasferirla ai giorni d’oggi, in una normale famiglia benestante, dove l’atmosfera e l’euforia di una festa di compleanno organizzata a sorpresa per Achille, primogenito dei coniugi Tramontano, potrebbe essere turbata non da una mela, non da un frutto, bensì da un pomo, un pomo d’Adamo, o meglio, il pomo di Achille, il festeggiato, ritenuto un po’ troppo sporgente... E se aggiungiamo che Achille, vivendo un rapporto molto difficile con suo padre Nicola, è continuamente difeso a spada tratta da sua madre, la epica Angela, non essendosi ancora dichiarato gay, e non avendo mai presentato Cristian, il proprio fidanzato, che da anni bazzica in casa spacciandosi per il compagno di sua sorella Francesca... se aggiungiamo poi che alla festa sarà presente anche Sara, prima e unica fiamma al femminile della sua tormentata adolescenza, Manuel, estroso trasformista, Marianna, garbata psicologa di famiglia, e Oscar, un bizzarro vicino di casa che non ha mai tenuto nascoste le proprie simpatie nei confronti di Achille... beh, allora possiamo realmente comprendere come a volte la realtà, possa di gran lunga superare le fantasie, anche quelle più remote della antica mitologia... Omero mi perdoni! CARLO BUCCIROSSO 1
da giovedì 23 a lunedì 27 novembre 2017 TUNNEL PRODUZIONI presenta Paolo Caiazzo in Per fortuna che sono terrone spettacolo di teatro prosa – cabaret in due atti scritto e diretto da Paolo Caiazzo Emidio Ausiello, percussioni Franco Ponzio, chitarra Mimmo Maglionico, fiati Roberto Giangrande, contrabbasso Anna Rita Di Pace, violino e voce scene Roberto Crea realizzazione della scenografia Retroscena trucco e parrucco Ciro Florio service audio e luci Enzo Esposito | grafica Max Laezza Monologhi e momenti musicali per raccontare la sua meridionalità. Pochi ingredienti ma genuini, come uno spaghetto al pomodoro fresco. Due ore di comicità scritte e portate in scena da un comico, cioè da una persona che vede la realtà da un’angolazione differente. Anche situazioni difficili e drammatiche nascondono un aspetto che può innescare una risata. Disperarsi è comunque un atteggiamento di resa, un sorriso è l’anticipo di una vittoria. Forse basta il titolo per farci capire il discorso che l’autore ci propone, descrivendo i pregi e difetti del Sud in una critica costruttiva. Nelle sue mani, tra risate e gags, monologhi e personaggi, attraverseremo la nostra storia con le sue glorie, e le défaillances che ci hanno tarpato le ali. E rifletteremo sulle cose positive e negative che nel bene e nel male dobbiamo affrontare per essere consapevoli delle nostre potenzialità. Il termine «terrone» inserito nel titolo è una dichiarazione d’amore e Paolo Caiazzo, come contadino della propria terra, intende coltivarla. 2
da giovedì 30 novembre a lunedì 4 dicembre 2017 Culturificio vesuviano presenta Oscar Di Maio in Nu bambeniello e tre san Giuseppe commedia in due tempi di Gaetano Di Maio e Nino Masiello scenografie Quintessenza regia Oscar Di Maio personaggi e interpreti Pasquale Oscar Di Maio Eleonora, moglie di Pasquale Alessandra Borrelli Carmelina, figlia di Pasquale Marzia Di Maio Filiberto, amico di Pasquale Stefano Sannino Giovannino, fidanzato di Carmelina Antonio Fiorillo Luigino, pretendente di Carmelina Claudio Iodice Nicolino, pretendente di Carmelina Antonio Apicella avvocato Pianese, pretendente di Carmelina Ciro Scherma dottoressa Petrosina, amica di Carmelina Valentina Nicolella La coppia Oscar Di Maio – Alessandra Borrelli, che mantiene viva l’eredità del grande repertorio della famiglia Di Maio da oltre venti anni, propone questo classico del teatro di tradizione campano, portato al successo, già al suo debutto nel 1981, dai grandi Nino Taranto e Luisa Conte. Oscar Di Maio ha adattato la pièce per un’interpretazione più moderna diretta e veloce, nel rispetto dello spirito originale. La commedia è ambientata agli inizî degli anni Sessanta in un piccolo paesino alle porte di Napoli, dove Carmelina, spinta dalla madre Eleonora ma non dal padre Pasquale, per sfuggire a una realtà claustrofobica e provinciale, accetta di recarsi a Roma, a Cinecittà, dove, contrariamente ai sogni e alle speranze che aveva riposto nel mondo incantato della celluloide, ai facili guadagni e alla grossolana popolarità, si ritroverà a girare un volgare filmetto hard, destinato a un pubblico dalle semplici e becere emozioni. Pasquale racconta la terribile vicenda all’amico Filiberto, il quale sembra molto interessato a vedere Carmelina nuda come l’ha fatta la madre. La ragazza verrà così bollata dai suoi compaesani come «svergognata, donna dai facili costumi». In sèguito scoprirà di essere incinta, tesi confermata anche dall’ostetrica del paese. Il padre del nascituro sarà per tutti incerto: potrebbero essere lo scemo del villaggio Luigino, l'avvocato Pianese, Nicolino l’uccellaio, o il vero fidanzato della ragazza Giovannino, emigrato in Germania per guadagnarsi da vivere. Quella piccola inquadratura nel film da parte di Carmelina, suscita l’interesse di un grosso produttore cinematografico, cosa che potrebbe significare per la ragazza di paese soldi e fama. Tutti i pretendenti dalla probabile paternità, allora, faranno a gara per dichiararsi ai “suoceri”. Doppio il finale a sorpresa in questo allestimento curato da Oscar Di Maio, che dà un tocco di originalità rispetto alle interpretazioni tradizionali susseguitesi negli anni. 3
da giovedì 7 a domenica 17 dicembre 2017 Novecento napoletano scritto e diretto da Bruno Garofalo coreografie Enzo Castaldo costumi Mariagrazia Nicotra scene Bruno Garofalo Novecento Napoletano è il fortunato spettacolo musicale che celebra il cosiddetto «secolo d'Oro» della canzone napoletana d’autore, applaudito internazionalmente. Questo omaggio alla tradizione musicale partenopea si dipana dalla seconda metà dell’Ottocento fino alla fine della seconda guerra mondiale, con l’arrivo delle truppe alleate e con queste i ritmi jazz e afrocubani. Così come è accaduto per altri momenti dell’espressione musicale napoletana, fatta oggetto di ricerche storiche e filologiche approfondite e lontana da ogni forma di folklore strapaesano, ci sembrava che fosse ora di ricordare anche questo momento alto della produzione napoletana nel campo della musica popolare d’autore, recuperando questo episodio così creativo della nostra storia, sfrondandolo da tutti gli orpelli, dai luoghi comuni, dalla retorica ovvia e modesta nella quale dal dopoguerra in poi è scivolata la canzone napoletana, fatte le doverose quanto rare eccezioni. Siamo partiti dalla ricerca di una corretta interpretazione canora scevra da lamentosità e gorgheggi nasali malamente arabeggianti e vibrati ghirigori vocali senza alcun nesso con la tradizione, privilegiando come nelle origini, la dizione, l’interpretazione, il gusto della lettura poetica, e nel contempo recuperando l’uso di un’orchestra rigorosamente acustica, che rispettasse nei limiti del possibile le sonorità e gli smalti richiesti nelle accurate partiture originali. Questo grazie al lavoro del m. Tonino Esposito, impegnato nel recupero di musicisti di grande levatura, in grado di seguirlo in questo lavoro di ricerca, di esecuzione e di recupero di sonorità ormai perdute, rimpiazzate negli ultimi anni da infiltrazioni ritmiche e jazzistiche provenienti da altre culture e altri paesi. L’altra operazione felicemente compiuta, consisteva nella ricerca di atmosfere che scenograficamente potessero evocare insieme alla musica, tutte le atmosfere, gli atteggiamenti, i costumi di un’epoca, prima documentandoci sulle tante pitture ispirate all’argomento e realizzate da artisti come Scoppetta, Matania, Dal Bono, e ora nella nuova versione, con l’apporto di affascinanti e rari filmati d’epoca, e di una particolare tecnica di realizzazione illuminotecnica ed elettronica, siamo riusciti a comporre degli autentici bozzetti dove le immagini, le canzoni, i movimenti coreografici curati da Enzo Castaldo, le figure di cantanti, attori, danzatori, mimi, rappresentanti della musica popolare e di strada, evocate e ricostruite con cura da Mariagrazia Nicotra, riescono a calarci in un’atmosfera magica e surreale che solo il teatro e l’illusione che poeticamente ne deriva, sa ricreare e coinvolgerci con emozione e amore. Una piacevole visita tra un mondo indimenticato e una coinvolgente confusione di sentimenti che ci accomunano un po’ tutti, noi napoletani, e tutti ci legano alle nostre radici, a una Napoli che non c’è più e della quale ci piacerebbe conservare il meglio, senza la presunzione di essere ricercatori e studiosi, ma con l’amore di figli affettuosi ma anche un po’ disillusi, delusi da quello che a volte si vive, senza mai però abbandonare la speranza del recupero di una nostra dignità, della nostra cultura, e questo nel senso più ampio del termine, grazie anche a una poesia, grazie anche a una “canzone”… BRUNO GAROFALO 4
da giovedì 21 dicembre 2017 a domenica 14 gennaio 2018 Nino D’Angelo ne L’ultimo scugnizzo commedia di Raffaele Viviani Con L’ultimo scugnizzo (la commedia che gli conquistò definitivamente Milano nel 1933), Raffaele Viviani creava un altro dei suoi famosi personaggi: quell’Antonio Esposito che «cresciuto alla scuola della strada, dove si passa senza esami» sente, nell’imminenza di essere padre, la responsabilità di trovare un’occupazione qualsiasi, che gli permetta di sposare la ragazza ch’è stata sua e far sì che il neonato abbia uno stato civile. La sua necessità d’inserirsi nella società, che lo ha «lassato» da bambino, lo porta a entrare in casa di un avvocato filisteo e a coprire tutte le storture di una famiglia, piccolo-borghese, immoralista e bigotta. Egli è consapevole tuttavia di macchiarsi la coscienza onde sbrigare le pratiche «pulite e sporche» che il suo benefico sfruttatore gli affida. Ma il figlio gli muore appena nato; e Antonio, nel suo schianto invoca un impossibile ritorno all’infanzia. È la tragedia dello scugnizzo. Egli è un “bambino sacro”. Il lirismo vivianesco splende alto (oltre che nel finale della commedia) in un secondo atto corale, notturno, dove i compagni di ‘Ntonio – ormai uomini «sistemati» – si ritrovano, in un ritorno festoso di memoria; che si concreta in voci e canti e gridi da marciapiede dove gli scugnizzi lasciavano la notte le loro persone «incustodite... e ‘a matina appriesso truvavemo là». È un contrappunto di mielismi della più lucente suggestione, è la Rumba degli scugnizzi, adesione morale agli spirituals negri, che Raffaele Viviani crea con uno dei suoi più icastici e surreali ritmi giullareschi. Chesta è ‘a Rumba d’‘e scugnizze, ca s’abballa a tutte pizze. Truove ‘a dama ‘mpizze ‘mpizze, ca te fa squase e carizze. Si te fa passa’ ‘e vernizze – strette ‘e mmane, vase e frizze – pruove gusto e te nce appizze. Comme a tanta pire nizze te ne scinne a sghizze a sghizze fino a quanno nun scapizze. da VITTORIO VIVIANI, Storia del teatro napoletano, Guida editori 5
da giovedì 18 a lunedì 22 gennaio 2018 TEATRO STABILE DI NAPOLI–TEATRO NAZIONALE con SARDEGNA TEATRO presenta Mal’essere dall’Amleto di William Shakespeare ideazione, drammaturgia e regia di Davide Iodice riscrittura in napoletano di Gianni ‘o Iank De Lisa (Fuossera) Pasquale Sir Fernandez (Fuossera) foto Pino Miraglia Alessandro Joel Caricchia Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta Damiano Capatosta Rossi con Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza Marco Palumbo, Antonio Spiezia e con i rapper attori Gianni ‘o Iank De Lisa, Vincenzo Oyoshe Musto, Paolo Sha One Romano Damiano Capatosta Rossi, Peppe Oh Sica spazio scenico, maschere, pupazzi Tiziano Fario costumi Daniela Salernitano disegno delle luci Angelo Grieco, Davide Iodice musiche composte ed eseguite dal vivo Massimo Gargiulo aiuto regia Michele Vitolini | assistente alle scene volontario Tommaso Caruso assistente ai costumi e sarta Ilaria Barbato | direttore di scena e foto Pino Miraglia macchinista Luigi Sabatino | fonici Salvatore Addeo, Daniele Piscicelli capo elettricista Angelo Grieco | elettricista Pasquale Piccolo | parrucca Antonio Fidato | trucco Sveva Viesti Covo da anni il sogno di un Amleto, studiato più volte, più volte apparso come fantasma, ricacciato sempre per pudore e per paura, nell’attesa di una giusta distanza dalle grandi lezioni dei padri: perché Amleto è l’emblema stesso del fare teatro ed è questione di maturità. Ritrovo questa necessità ora, come ritrovo la necessità di dire tra tante, una parola mia su Napoli, da Napoli, tentando uno scarto dall’imperante e cinica oleografia criminale che tutto scolora. In questo tempo di «paranze d’‘e ccriature» e di criature morti ammazzati, di padri che mandano – ancora – i figli alla strage, nell’Elsinore dove vivo, tra Forcella e Sanità, qui mi riappare l’ombra di Amleto, qui sento che non è tanto questione di essere o non essere ma di mal’essere, nel senso doppio della nostra lingua che dice insieme di persona cattiva ma anche di un profondo scoramento, esistenziale: essere o non essere il male, piuttosto. Nessuno più e meglio dei rapper della periferia urbana (come dell’entroterra) sa esprimere questo malessere: continuando a lanciare il proprio grido ritmico, elaborando disagi e inquietudini. Tento di farlo con loro allora, con “paranze” vitali, con chi continua a scegliere l’arte al posto della violenza e il microfono al posto del “ferro”. Ho chiesto per questo ad alcuni nomi della scena hip hop napoletana, dagli storici Sha One, Joel e Fuossera fino ai più giovani talenti come ‘Op rot e Capatosta, di tradurre (riscrivere) ciascuno un atto dell’Amleto, ognuno con il proprio bit, con la propria lingua, secondo il proprio sentire. In scena poi gli stessi mc, cantatori, parlatori, urlatori e alcuni attori daranno voce e corpo a questa battle che ancora ci riguarda. DAVIDE IODICE 6
da giovedì 25 a lunedì 29 gennaio 2018 COMPAGNIA TEATRALE ENZO MOSCATO CASA DEL CONTEMPORANEO presenta Ritornanti spettacolo di prosa in un tempo di e con Enzo Moscato e con Giuseppe Affinito foto Fiorenzo de Marinis Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-pronunciare, è, forse, l’atteggiamento che pratico di più, e più spesso, con le mie cose di teatro. Soprattutto all’indomani della prima di un nuovo spettacolo, quando, magari (e miracolosamente) mi sia riuscito di mettere a punto qualche significativa svolta, formale o tematica, lungo il mio, non sempre lineare, camminare drammaturgico: qualche nuova rottura, qualche nuovo azzardo, qualche inedito desiderio di “ferita” o salto, linguistici, nell’ignoto vuoto dell’“espressivo” (rubo, con piacere, questo termine, ad Anna Maria Ortese). Del resto, nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro. Nessun movimento, nessun gesto, nessun respiro, già vissuti, dovrebbero venir considerati finiti, de-finiti, esautorati. Morti. Il nomadismo della ricerca, lo spostamento continuo del limite attraverso i suoi territori, non dovrebbe esser disgiunto mai dal rassicurante, naturale, portarsi appresso sempre le proprie cose, il proprio passato, le proprie masserizie, ideologiche o grammaticali: passi già percorsi, sentieri già battuti, contagi e mali già esperiti, o, magari, chissà?, per quale grazia o imperscrutabile sventura, già scampati, mai avuti. Non per riproporli, certo, così come sono o come sono stati, bensì per fare esattamente il contrario: farli agire, respirare, dibattersi, accanto o dentro un nostro spirito cambiato, nuovo; accanto o dentro un nostro differente modo di capirli o percepirli, e, con essi, con questi “altri” sentimenti, investirli, nutrirli, vivificarli. In una parola: ri-amarli. E, attraverso noi, sperare che anche il pubblico sia colto dallo stesso, medesimo, irresistibile coup de foudre. ENZO MOSCATO 7
da giovedì 1° a domenica 11 febbraio 2018 LAB di Tiziana Beato presenta ‘O scarfalietto uno spettacolo in due tempi di Fabio Brescia adattamento dalla commedia originale di Eduardo Scarpetta realizzazione dei costumi Vip realizzazione delle scene Luciano Quagliozzi trucco e parrucco Vincenzo Cucchiara personaggi e interpreti Rosella Nicola Vorelli Michele Rosario Ippolito Felice Salvatore Catanese Amalia Stefano Ariota Clotilde Ciro Sannino Saverio Mattia Grillo Totòr Moreno Granata Anselmo Salvatore Totaro Antonio Mariano Grillo Gaetano Carmine De Luca Pasquale Gregorio Del Prete Dorotea Fabio Brescia Emma Giorgio Sorrentino Raffaele Rino Grillo Amalia e Felice litigano in continuazione, sono una coppia “scoppiata” come si direbbe oggi. Si scoprirà che litigano a causa di qualcuno che in casa mette zizzania tra di loro. Una denuncia scatenata da uno scaldasonno aperto che ha inzuppato di acqua bollente i materassi, sarà tradotta nella causa civile più famosa del teatro italiano del Novecento (benché scritta, nel 1881, proprio a ridosso dell’inizio del secolo breve). Lo spettacolo è il secondo della trilogia che ci vede in scena con tre Scarpetta trasportati ai giorni nostri, con tutti attori uomini, a mo’ dei Legnanesi, per dimostrare che un attore può interpretare qualunque ruolo, in quanto attore, appunto, sia maschile che femminile, e anche per mostrare l’universalità della drammaturgia scarpettiana che non è mai anacronistica ma sempre surreale. Il primo spettacolo della trilogia è stato (tanta) Miseria e (poca) Nobiltà; il terzo sarà Tre cazune furtunate. FABIO BRESCIA 8
da giovedì 15 a lunedì 19 febbraio 2018 COMMEDIA FUTURA presenta Eduardo Tartaglia Veronica Mazza in Tutto il mare o due bicchieri? commedia in due tempi di Eduardo Tartaglia con la partecipazione di Stefano Sarcinelli e con Salvatore Misticone con Pierluigi Iorio e Antonio Dell’Isola scene Luigi Ferrigno costumi Nunzia Russo musiche Paolo Coletta regia Eduardo Tartaglia personaggi e interpreti Angiolino Spertoso Eduardo Tartaglia Lucia Ianuaria Veronica Mazza commissario Ercole Portone Stefano Sarcinelli Gerardo Stanco Salvatore Misticone dott. Pranzacena Pierluigi Iorio Agente Antonio Dell’Isola Il vicecommissario di Polizia Ercole Portone indaga sul trafugamento delle ampolle con il sangue di san Gennaro. Le sue indagini sono rese più difficili a causa delle testimonianze sconclusionate e involontariamente esilaranti del frastornato Angiolino Spertoso, aiutante del sagrestano nonché unico testimone, spalleggiato dalla moglie Lucia, affetta tra l’altro dalla sindrome di Tourette, e dall’amico Gerardo, logorroico e in perenne conflitto con sintassi e grammatica. Quando poi tutte le ipotesi investigative vengono meno (terrorismo islamico, gesto dimostrativo della camorra, azione di un mitomane, furto a scopo estorsivo) l’investigatore scopre che chi si è impossessato del preziosissimo sangue ha lo scopo folle di clonare san Gennaro: vuole estrarre, cioè, una cellula dal liquido posto nell’ampolla per riprodurre vivo e vegeto il Santo in carne e ossa. Di qui una pirotecnica e irresistibile ridda di interrogativi e di risposte giocati sul filo del paradosso: san Gennaro potrebbe assumere le vesti di un vero e proprio supereroe dotato di super poteri a difesa della città? oppure essere un guaritore su scala mondiale collegato via internet con l’intero universo? Questa commedia – solo apparentemente grottesca e surreale – presenta ancòra una volta tutti i tratti distintivi e le caratteristiche più tipiche della drammaturgia di Tartaglia che ben ha saputo rinverdire in questi ultimi anni i fasti della grande tradizione. Giudicato dal pubblico e dalla critica come «l’esponente più vicino alla lezione eduardiana della fiorente scuola napoletana contemporanea», l’autore nuovamente mette in luce la sua straordinaria capacità di affrontare temi di grande impatto sociale e civile con la leggerezza tipica dello scrittore comico; confermando quella eccezionale alchimia tra la serietà degli argomenti narrati e la capacità di costruire personaggi e situazioni di irresistibile divertimento, che è stata alla base di tanti suoi successi (basti citare almeno Ci sta un Francese, un Inglese e un Napoletano e La valigia sul letto, le cui affermazioni teatrali sono state bissate con gli omonimi film prodotti e distribuiti dalla Medusa nel 2008 e nel 2010, e Questo bimbo a chi lo do?, anch’esso ormai prossimo a essere trasposto dal palcoscenico al grande schermo). 9
da giovedì 22 a lunedì 26 febbraio 2018 TEATRI UNITI presenta Toni Servillo in Toni Servillo legge Napoli Lassammo fa’ a Dio Salvatore Di Giacomo Vincenzo De Pretore Eduardo De Filippo ‘A Madonna d’‘e mandarine Ferdinando Russo ‘E sfogliatelle Ferdinando Russo Fravecature Raffaele Viviani ‘A sciaveca Mimmo Borrelli Litoranea Enzo Moscato ‘O vecchio sott’‘o ponte Maurizio De Giovanni Sogno napoletano Giuseppe Montesano Napule Mimmo Borrelli Primitivamente Raffaele Viviani Cose ‘sta lengua sperduta Michele Sovente ‘A livella Antonio de Curtis (Totò) ‘A casciaforte Alfonso Mangione foto Mimmo Jodice Napoli, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni nella quale da sempre convivono vitalità e disperazione, prende vita nella voce di Toni Servillo. Toni Servillo legge Napoli è un viaggio nelle parole di Napoli, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, da Raffaele Viviani a Eduardo De Filippo e Antonio de Curtis, fino alle voci contemporanee di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Maurizio De Giovanni e Giuseppe Montesano. Una serata dedicata alla cultura partenopea, che l’attore rende immergendosi nella sostanza verbale di poeti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. Tra pulsioni e pratiche, carne e sangue, lo spettacolo sostiene la necessità perentoria di non rinunciare a una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Accanto a poemetti ormai considerati fra i grandi classici del Novecento come Lassamme fa’ a Dio di Salvatore di Giacomo e Vincenzo De Pretore di Eduardo de Filippo, ci sono due liriche di Ferdinando Russo, ‘A Madonna d’‘e mandarine e ‘E sfogliatelle, nonché l’attualissima Fravecature di Raffaele Viviani. Servillo dà poi voce alla sanguigna e veemente invettiva de ‘A sciaveca di Mimmo Borrelli e alla lingua contemporanea, colta e allusiva di Litoranea di Enzo Moscato, tagliente riflessione sulle contraddizioni e sul degrado di Napoli, che, nel 1991, costituiva il finale di Rasoi, spettacolo-manifesto di Teatri uniti. Composte per la circostanza sono ‘O vecchio sott’‘o ponte di Maurizio De Giovanni, a raccontare l’inumano dolore per la perdita di un figlio, e Sogno napoletano di Giuseppe Montesano, in cui, dichiarata la dimensione onirica, l’apocalisse lascia il passo a un salvifico, auspicato, risveglio delle coscienze. Entrambe si infrangono nella successiva sequenza, aspra e feroce, di Napule, crudo ritratto della città scritto da Mimmo Borrelli. Ho voluto fare un ritratto di una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, divisa fra l’estrema vitalità e lo smarrimento più profondo, una città di cui la lingua è il più antico segno, forgiato dal tempo e dalle contaminazioni. I testi che ho scelto fanno emergere una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo. Poeti e scrittori, testimoni della città nel passato e nel presente, offrono attraverso emblematici scritti il quadro sintetico di una realtà impietosa ai limiti del paradosso... Oltre la lingua il filo rosso che attraversa e unisce la serata è il rapporto speciale, caratteristico di tantissima letteratura napoletana, con la morte e con l’aldilà, il commercio intenso e frequente con le anime dei defunti, i santi del paradiso e Dio stesso. TONI SERVILLO 10
da giovedì 1° a lunedì 5 marzo 2018 fuori abbonamento Nino D’Angelo in Dangelocantabruni A distanza di dieci anni, Nino D’Angelo riporta sul palcoscenico del Trianon Viviani questo spettacolo di successo, nato proprio nel teatro del popolo e poi portato in tour internazionale. Dangelocantabruni è un concerto teatrale dedicato a Sergio Bruni, l’omaggio dell’ex caschetto biondo al Maestro che Eduardo definì «‘a Voce ‘e Napule»: in programma i maggiori successi dell’artista scomparso nel 2003, intervallati dai ricordi personali di D’Angelo. 11
da giovedì 15 a domenica 25 marzo 2018 fuori abbonamento Forcella strit regia Abel Ferrara progetto speciale Remiam – Databenc foto Paolo Animato Forcella strit è lo spettacolo diretto da Abel Ferrara, frutto di un laboratorio intensivo, a partecipazione gratuita, finalizzato alla ricerca di nuove forme di spettacolo, basate sulla integrazione di scenarî digitali, proiezioni 3d e rappresentazioni con attori reali in teatri tradizionali per la valorizzazione delle tradizioni del territorio, attraverso la selezione e formazione di gruppi di lavoro per le produzioni di teatro musicale del Trianon Viviani. Aperto ad allievi con sensibilità al canto e alla musica, il laboratorio si articola in una fase di formazione del gruppo – con esercizî individuali e collettivi di sensibilizzazione al movimento e alla relazione scenica, nonché lavoro sulla voce e il canto – e in una fase finale di preparazione dello spettacolo. 12
da giovedì 5 a lunedì 9 aprile 2018 MISMAONDA in collaborazione con MARCHE TEATRO presenta La paranza dei bambini di Roberto Saviano e Mario Gelardi progetto Nuovo teatro Sanità con Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone Carlo Caracciolo, Antimo Casertano Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti Giampiero de Concilio, Simone Fiorillo Carlo Geltrude, Enrico Maria Pacini scene Armando Alovisi musica Tommy Grieco costumi Irene De Caprio per 0770 regia Mario Gelardi luci Paco Summonte progetto grafico Luciano Correale responsabile di produzione Luigi Marsano ufficio stampa Milena Cozzolino foto di scena Cesare Abbate assistente alla regia Mario Ascione aiuto regia Irene Grasso programmazione Mismaonda Gianluca Russino e Laura Montagna collaborazione alla regia Carlo Caracciolo Nel gergo camorristico «paranza» significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L’espressione «paranza dei bambini» indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti, proprio come quei giovanissimi legati alla camorra che Roberto Saviano racconta nel suo ultimo libro. Ora quel romanzo è diventato uno spettacolo teatrale che racconta una verità cruda, violenta, senza scampo. Non a caso lo spettacolo nasce nel Nuovo teatro Sanità, un luogo nel cuore di Napoli, dove si tenta di costruire un presente reale e immaginare un futuro possibile. I “bambini” di Saviano e di Gelardi, sono una categoria dell’innocenza, della sfrontatezza con cui i giovani protagonisti di queste storie affrontano la vita, non certo una classificazione legata all’età. «L'infanzia è una malattia, un malanno da cui si guarisce crescendo», diceva William Golding, l’autore de Il signore delle mosche. E, come nel romanzo di Saviano, così anche nello spettacolo i protagonisti creano una loro comunità che impone regole feroci per perdere l’innocenza e diventare grandi. Dopo la felice esperienza dello spettacolo Gomorra, Roberto Saviano e Mario Gelardi si sono uniti di nuovo in questo progetto teatrale per raccontare la controversa ascesa di una tribù poco più che adolescente verso il potere, pronta a piombare nel buio della tragedia scespiriana e nel nero infinito dei fumetti di Frank Miller. «Io per diventare bambino ci ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo». Il Nuovo teatro Sanità e Mario Gelardi non sono solo resistenza e non sono semplicemente teatro. Loro sono il nucleo intorno al quale alla Sanità, a Napoli, si costruisce un presente reale, che si può toccare vedere e ascoltare. Un futuro che si può immaginare. Loro sono voci che sovrastano urla, sono mani tese. Con loro, con Mario Gelardi, ho lavorato per portare in scena La paranza dei bambini. Solo loro possono trasformare in corpi, volti e voci le mie parole. ROBERTO SAVIANO 13
da giovedì 12 a lunedì 16 aprile 2018 TEATRI UNITI presenta i Virtuosi di san Martino in Totò che tragedia! Roberto Del Gaudio, voce, drammaturgia Federico Odling, violoncello, rielaborazioni musicali Vittorio Ricciardi, flauto Carmine Ianniciello, violino Carmine Terracciano, chitarra disegno delle luci Lucio Sabatino assistente alla regia Victoria De Campora direzione tecnica Lello Becchimanzi I Virtuosi di san Martino (premio Ciampi 2014) sono un quintetto (flauto traverso, violino, violoncello, chitarra e voce) che lavora sulla rivisitazione di materiale di repertorio, attingendo alla tradizione della canzone popolare degli anni Trenta in una formula che occhieggia alla musica “colta” e al teatro, tra avanspettacolo e opera. In Totò che tragedia! l’ensemble affronta il repertorio del grande attore napoletano, scoprendone anche il mondo più privato e una storia sentimentale poco nota: il tormentato amore con la ballerina Liliana Castagnola, il cui tragico epilogo fa da contraltare alla potenza spettacolare di uno dei maggiori comici del Novecento. Il punto di partenza è la militanza artistica di Totò nell’avanspettacolo e nella rivista; le sue frequentazioni con i De Filippo al teatro Nuovo di Napoli, e poi con Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Nino Taranto e Mario Castellano, nella costruzione della sua personale macchina comica: il burattino, il cantante, l’attore, l’autore, facoltà virtuosistiche rivolte all’arte della risata. Ma dietro questa c’è l’uomo e la sua storia con Liliana, la sua “militanza sentimentale”. Totò che tragedia! è il racconto di un doppio binario di dolore e di gioia, di parole e musica, sul quale si fonda il mito del Principe de Curtis. 14
da giovedì 19 a lunedì 23 aprile 2018 SUONI&SCENE PRODUZIONI presenta Rosalia Porcaro in Core ‘ngrato spettacolo di prosa con musica in un atto di Rosalia Porcaro e Corrado Ardone con Gianluca Brugnano, batteria e percussioni Carmine Ioanna, fisarmonica Rosanna Pavarini, controfigura regia Carlos Branca foto Giambalvo & Napolitano Rosalia Porcaro torna al teatro con la tragicomica storia di una madre e di una figlia nella fase della terza età di un genitore. Quando i ruoli s’invertono e le madri diventano figlie e le figlie assumono il ruolo di madre. Quando la memoria di una madre svanisce e con sé la propria storia, nasce l’occasione di conoscersi nel profondo, incontrandosi non come madre e figlia ma come persone. I toni grotteschi danno la possibilità ai personaggi di camminare sul filo fortemente comico e drammatico insieme. Rosalia Porcaro Dopo aver frequentato le compagnie di Antonio Casagrande, Rino Marcelli e Renato Carpentieri, intraprende una fortunata attività come autrice e attrice comica, dando vita a personaggi – divenuti di grande popolarità – ripresi dalla quotidianità proletaria e verace, che impersonano i difetti e le debolezze dell'italiano medio. In varie trasmissioni di successo di Rai, Mediaset e La7 interpreta, tra le altre, Veronica, operaia in una fabbrica di borse, Natasha, cantante neomelodica, Assundam, donna afghana del sud che parla della sua vita con il velo, e Filly, aspirante cantante lirica napoletana, Partecipa anche alle fiction Notte prima degli esami, diretta da Elisabetta Marchetti, e Area Paradiso, di Diego Abatantuono. Nel 2011 debutta in scena, al teatro Ariston di Sanremo, con Una donna sola, suo adattamento del testo di Franca Rame e Dario Fo. Nel 2012 veste i panni di Elena, moglie del ragioniere Luigi Iannello, nella commedia di Eduardo De Filippo Sabato, domenica e lunedì, andata in onda su Raiuno con la regia di Massimo Ranieri e Franza Di Rosa. Corrado Ardone Oltre a essere attore stimato in produzioni fiction nazionali, come Un posto al sole, La squadra, Un medico in famiglia, è anche autore teatrale, sceneggiatore e scrittore di narrativa. Nel 2007 pubblica il libro Cronache di una mente fumata. Tra i lavori teatrali di maggior successo si ricordano Tonino Cardamone giovane in pensione, Il mistero fatto in casa, Ardone Peluso Massa leggono gli Squallor. Come attore comico ha partecipato alle trasmissioni televisive di maggior successo, come Colorado cafè, Striscia la notizia, Zelig e Tintoria. Carlos Branca Regista argentino, è collaboratore di Luis Bacalov, con cui ha curato opere liriche rappresentate nei principali teatri italiani e argentini. Per il teatro, interpreta Jorge Luis Borges nell’opera-balletto diretta da Giorgio Barberio Corsetti e, come regista, cura Con el respiro del tango, spettacolo ispirato al noto ballo sudamericano con la voce recitante di Michele Placido. 15
da giovedì 26 aprile a lunedì 30 aprile 2018 ENTE TEATRO CRONACA VESUVIOTEATRO presenta Lucio Pierri, Davide Marotta, Yuliya Mayarchuk in Tfr – trattamento di fine rapporto social comic comedy di Lello Marangio e Lucio Pierri con la partecipazione straordinaria di Rosaria De Cicco, Ernesto Lama e con Massimo Carrino scenografia fratelli Giustiniani luci Francesco Adinolfi assistente alla regia Maranta De Simone regia Lucio Pierri personaggi e interpreti (in o.a.) onorevole Casalino Massimo Carrino Beatrice Borromeo Rosaria De Cicco Francesco Pistone Ernesto Lama Michelangelo Castro Lucio Pierri Karina Olenko Yuliya Mayarchuk Teng Tsei Chiang Davide Marotta Tre operai disposti a tutto pur di salvaguardare il proprio posto di lavoro; un imprenditore cinese a capo di una cordata, pronto a rilevare l’azienda per trasformarla in un enorme polo industriale orientale; un europarlamentare colluso con la malavita; e al centro una fabbrica per la produzione di pannelli fotovoltaici. Potrebbe sembrare la storia di un thriller americano, il racconto di un’avventura di spionaggio industriale in stile mission impossible, la denuncia della connivenza tra politica e malaffare… In realtà è la trama della nuova commedia comica-social di Lello Marangio e Lucio Pierri, che raccontano come oggi sia sempre più arduo mantenere il posto di lavoro e vedere riconosciuti i proprî diritti di fronte a chi, spesso, dimentica i proprî doveri. In fondo, in anni come questi che viviamo, anche ottenere il tfr, il trattamento di fine rapporto, è o non è una mission impossible? Agli spettatori l’ardua sentenza. 16
da giovedì 3 a lunedì 7 maggio 2018 COMÉDIE NAPOLITAINE presenta Attori indipendenti ne La figliata commedia in due atti di Raffaele Viviani con Nello Mascia, Francesco Paolantoni Franco Iavarone, Giovanni Mauriello Rosaria De Cicco, Cloris Brosca e con Maria Basile Scarpetta, Antonella Cioli Valentina Elia, Giuseppe Marramao Roberto Mascia, Matteo Mauriello Marianna Mercurio, Ciccio Merolla Gennaro Monti, Ciro Olimpio, Priscilla Avolio Paola Cannatello scene Raffaele Di Florio costumi Tonia Rendina disegno delle luci Cesare Accetta arrangiamenti musicali Mariano Bellopede regia Nello Mascia direttore di scena Peppe Sabatino amministratrice Francesca Buzzurro scenografia Laboratori flegrei foto Pino Finizio costumi atelier Canzanella personaggi e interpreti don Gennaro Nello Mascia Totore Matteo Mauriello don Peppino Francesco Paolantoni Maria Marianna Mercurio don Attanasio Franco Iavarone donna Adelaide Antonella Cioli Tenore Giovanni Mauriello Assuntina Priscilla Avolio ‘Ngiulina Rosaria De Cicco Bastiano Gennaro Monti Vicenza Cloris Brosca Schippa Roberto Mascia Cantante Ciccio Merolla 1° Suonatore Davide De Rosa donna Rafela Maria Basile Scarpetta 2° Suonatore Antonello Guetta Levatrice Paola Cannatello 1° Scugnizzo Giuseppe Marramao Ermelinda Valentina Elia 2° Scugnizzo Ciro Olimpio La figliata è una sintesi efficacissima della poetica di Raffaele Viviani. In essa sono presenti tutti gli elementi più significativi che compongono questa drammaturgia straordinaria. Una sorta di confluenza del Viviani popolare prima maniera – quello degli atti unici, dei vicoli e delle piazze, quello di diretta provenienza dal varietà – con il Viviani maturo della seconda parte della sua produzione, quello che affronta ambientazioni e tematiche di stampo più nettamente proto-borghesi. Ma c'è un altro elemento importante in questa commedia che rappresenta una caratteristica di distinzione dell'opera vivianesca: il coro. Gli eroi di Viviani anche quando vivono un dramma intimo, anche quando il conflitto drammatico è di natura prevalentemente personale, per esprimersi compiutamente, per vivere sulla scena la loro storia umana, devono stabilire un contatto con il coro, devono uscire dal chiuso delle loro case per incontrare gli altri, e per così dire, stemperare nell'aria i sentimenti e le passioni che li travolgono. Come nelle tragedie greche, in Viviani, notava Paolo Ricci, il coro costruisce il personaggio, lo accompagna e ne commenta, continuamente, or feroce, or pietoso, le azioni e le parole. Ne La figliata il coro assurge a ruolo di protagonista assoluto del dramma. Stabilendo un rapporto continuo di complicità e di identità con lo spettatore. Don Gennaro, ingenuo impiegatuccio, «miope al sommo grado» è la figura centrale dell'opera. Sua moglie ha partorito un figlio concepito con un altro uomo a sua volta ammogliato. Don Gennaro è un omino buono, ignaro di tutto, raggiante per questa paternità inattesa. Ed è costantemente vittima del dileggio della comunità dei vicini. Ma la tragedia incombe. Nel bel mezzo del festino battesimale l'irruzione della gelosissima moglie tradita provoca lo scandalo. La reazione di don Gennaro è agghiacciante. Nel frattempo il coro avrà coinvolto lo spettatore in questa iterata e insistita azione di derisione. Lo avrà coinvolto a tal punto da accoglierlo sul palcoscenico, lì a contatto diretto con i personaggi, lì a partecipare attivamente alla vicenda. Il violento e repentino cambiamento di sentimenti è una scudisciata. Lo spettatore è lì e non potrà evitarla. E non potrà evitare di sentirsi responsabile. NELLO MASCIA 17
da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2018 SUONI&SCENE presenta Gigi Savoia ne I casi sono due commedia di Armando Curcio con Gianni Parisi scene Max Comune costumi Isa Di Lena regia Gigi Savoia I casi sono due è un capolavoro di intelligenza e comicità, ricco di colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo minuto dello spettacolo, dove un finale imprevedibile e un po’ malinconico riconcilia tutti i fili della trama. La vicenda è ambientata nella Napoli degli anni ‘40, in casa del barone Ottavio del Duca e della moglie Aspasia. I due coniugi vanno d’accordo ma le loro giornate, pur senza screzî, procedono mestamente verso la vecchiaia, senza la consolazione di un figlio, di un erede, che non hanno potuto avere. La baronessa sublima l’istinto materno nelle esagerate attenzioni verso il vecchio cane; il barone invece somatizza la frustrazione in una serie di malattie psicosomatiche. Finché si decide a rintracciare un figlio illegittimo, nato dalla fugace relazione con una cantante. Quando l’improbabile investigatore contattato dal barone dichiara di aver scoperto l’identità del ragazzo le cose sembrano cambiare, ma la situazione prende subito una piega inattesa: diverse circostanze e coincidenze indicano che l’erede è il cuoco di casa del Duca, Vincenzo Esposito, bugiardo matricolato e furbone patentato, che si trova così improvvisamente elevato al rango di baronetto. Vincenzo, acquisito il nuovo status di nobile, non perderà occasione per vessare la servitù e sfoggiare un comportamento tutt’altro che aristocratico; la situazione non può dunque che esplodere in una catena di equivoci e rovesciamenti, dove camerieri, cuochi e maggiordomi assistono a un via vai di figli e cani, legittimi e illegittimi, confusi o morti. 18
con la collaborazione della coordinamento Lina Gisonna la fotografia del frontespizio è di Andrea Falasconi i contenuti iconografici sono forniti dalle produzioni degli spettacoli in programmazione il logo del TEATRO DEL POPOLO TRIANON VIVIANI è opera di Mimmo Paladino a cura di Paolo Animato ufficio stampa & comunicazione teatrotrianon.org/media.html animato@teatrotrianon.org 081 2258285, interno 19 direzione artistica Nino D’Angelo piazza Vincenzo Calenda, 9 80139 Napoli teatrotrianon.org teatrotrianon trianon@teatrotrianon.org trianon@pec.teatrotrianon.org 081 2258285 081 0124472
direzione artistica Nino D’Angelo abbonamenti a sette spettacoli a scelta prezzi comprensivi dei diritti di prevendita venerdì, sabato, domenica altri giorni ridotto * intero ridotto * intero lunedì, giovedì I settore platea galleria di platea 155 € 125 € 125 € 105 € palchi I ordine II settore palchi II ordine 125 € 100 € 105 € 85 € palchi III ordine * abbonamento ridotto per ultrasessantenni, pensionati, minorenni, universitarî orarî delle rappresentazioni • giovedì ore 21 • venerdì ore 21 • sabato ore 21 • domenica ore 18 • lunedì ore 21 ufficio biglietteria • dal lunedì al sabato > 10÷13:30 | 15:30÷19 • domenica e festivi > 10÷14 081 2258285, interno 1 081 0124472 teatrotrianon.org boxoffice@teatrotrianon.org trianon@pec.teatrotrianon.org
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