LA STORIA DI GIORGIO PERLASCA IN SCENA AL GIOVANNI DA UDINE MARTEDI 14 GENNAIO 2020 - Il Discorso
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LA STORIA DI GIORGIO PERLASCA IN SCENA AL GIOVANNI DA UDINE MARTEDI 14 GENNAIO 2020 Perlasca. Il coraggio di dire no” sarà in scena martedì 14 gennaio 2020 con doppia recita: matinée per le scuole con inizio alle 10.30 e poi, alle 20.45, per tutti (pubblico in palco) Udine, 10 gennaio 2020 – Un eroe dei nostri giorni, una persona semplice e normale. È dedicato al commerciante italiano che in Ungheria, nel 1944, salvò oltre 5200 persone dalla deportazione lo spettacolo Giorgio Perlasca. Il coraggio di dire no, in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine martedì 14 gennaio 2020 con doppio appuntamento: alle 10.30 in una matinée per le scuole e alle 20.45 (recita con pubblico in palco). Protagonista sulle tavole del palcoscenico e autore del testo è Alessandro Albertin, diretto da Michela Ottolini in un racconto travolgente, che suona come un avvertimento per tutti noi affinché restiamo uomini e donne liberi dall’orrore della guerra e dalle ingiustizie. Siamo a Budapest, è il 1944. Un commerciante di carne italiano, Giorgio Perlasca, è ricercato dalle SS perché ha rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Ma in tasca ha un salvacondotto, una lettera che lo invita a rifugiarsi presso una qualunque ambasciata spagnola in caso di bisogno. È il suo cavallo di Troia: Perlasca si spaccia per un ambasciatore, sfodera un coraggio da leone, salva migliaia e migliaia di ebrei (ma non solo) perseguitati. Di tutto questo, una volta rientrato in Italia, Perlasca non parlerà con nessuno, per decenni. Soltanto nel 1988, rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli deve la
vita, la sua storia e quella delle tante persone che ha salvato dai campi di concentramento diventano di dominio pubblico. Ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem. “Davanti a qualcosa di terribile si può reagire in due modi: commentare la cosa, oppure occuparsi della cosa – spiega Alessandro Albertin nelle note di regia -. La prima soluzione è quella più comoda e ci conduce inesorabilmente al tasto “mi piace” di Facebook. La seconda soluzione è quella più scomoda, richiede coraggio ed eroismo. E umiltà. A commentare siamo capaci tutti. Per occuparsi di un problema e risolverlo, serve la volontà di farlo. Questa è la grande lezione che ci ha lasciato Giorgio Perlasca. E da qui siamo partiti per raccontare al meglio questa storia meravigliosa. Lo facciamo con uno spettacolo semplice, senza fronzoli. Affidandoci alla straordinarietà degli eventi e ad un’interpretazione che mescola tecnica ed emotività, accompagnandoci per mano alla scoperta di un capitolo della nostra storia che è necessario conoscere. In quanto italiani. In quanto uomini.” Perlasca. Il coraggio di dire no, in scena al Giovanni da Udine per la rassegna “Tempi Unici”, è prodotto da Teatro de gli Incamminati con il patrocinio della Fondazione Giorgio Perlasca. Luci di Emanuele Lepore. Diplomatosi attore alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi di Milano, Alessandro Albertin ha lavorato, tra gli altri, con Gianrico Tedeschi, Andrée Ruth Shammah, Gigi Proietti, Alessandro Gassmann, Damiano Michieletto, Giuseppe Emiliani e Franco Branciaroli. È autore dei testi di Overlord Teatro. Biglietteria del Teatro Nuovo Giovanni da Udine aperta dal martedì al sabato dalle 16.00 alle 19.00. Chiuso il lunedì e giorni festivi. L’acquisto dei biglietti è possibile anche online su www.teatroudine.it e www.vivaticket.it, nei punti
vivaticket e alla Libreria Feltrinelli di Udine (Via Canciani), il venerdì mattina dalle 9.30 alle 13.00. Per info: tel. 0432 248418 e biglietteria@teatroudine.it. Previste speciali riduzioni per i possessori della G-Teatrocard. TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE martedì 14 gennaio 2020 – ore 20.45 (pubblico in placo) martedì 14 gennaio 2020 – ore 10.30 recita riservata alle scuole PERLASCA. Il coraggio di dire no scritto e interpretato da Alessandro Albertin luci Emanuele Lepore regia Michela Ottolini produzione Teatro de gli Incamminati con il patrocinio della Fondazione Giorgio Perlasca E.L. LAMEZIA TERME: MOSTRA VIDE Viaggio Dell’Emozione Fino al 29 febbra LAMEZIA TERME Città: Lamezia Terme (Catanzaro)
Nome del Museo: Museo archeologico lametino Nome del reperto: Hydrìa di Cerzeto Datazione: 380-370 a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nel mondo femminile tra realtà e mito L’Hydrìa è nota per il suo ricco apparato figurativo che rimanda con forza al tema del mondo femminile greco. Le immagini principali rappresentano scene di toilette e alludono alla sfera nuziale e alla preparazione per il primo incontro d’amore. Dopo un bagno rituale all’aperto presso una rocciosa fonte sacra, la protagonista, avvolta in un sottile abito trasparente e adorna di gioielli, si rimira allo specchio per verificare la conquista di quel potere di seduzione che le permetterà di abbandonare lo status di adolescente per diventare finalmente sposa (in greco nymphe) e poi madre. Suggestiva è l’ipotesi di identificarla con la ninfa Terina, dea locale da cui i crotoniati trassero il nome della loro colonia, spostando il nostro viaggio dal mondo reale a quello dell’immaginario mitico. COSENZA Città: Cosenza
Nome del Museo: Galleria nazionale di Cosenza Nome dell’opera: Riposo durante la fuga in Egitto, Francesco De Rosa detto Pacecco Datazione: 1645 ca Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio come salvezza Il tema del viaggio, generalmente inteso come piacere di scoprire luoghi nuovi, è declinato, nel dipinto Riposo nella fuga in Egitto di Pacecco De Rosa, come “itinerario” indicato da Dio per la salvezza del suo Figlio unigenito: è così che la Sacra Famiglia, in fuga verso la terra straniera d’Egitto, scampa all’atroce strage di innocenti ordinata da Erode e trova un momento di pace. Il dipinto manifesta grande intensità di accenti e, per intelligenza emotiva, figura a pieno titolo nell’ambito del “naturalismo affettivo” messo a fuoco dalla critica per questa fase della pittura napoletana. AMENDOLARA Città: Amendolara (Cosenza) Nome del Museo: Museo archeologico nazionale di Amendolara Nome del reperto: Aegyptiaca Datazione: VIII-VII sec. a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Un viaggio lungo rotte commerciali e scambi culturali nel Mediterraneo Dalle terre d’Oriente alle coste della Sibaritide, navi mercantili di provenienza greca e fenicia trasportavano amuleti d’imitazione di tipo egizio, oggetti ritenuti magici poiché legati alle credenze della cultura faraonica della tutela, della fecondità femminile e della salute infantile. Tali oggetti erano destinati all’aristocrazia locale e
conservati per generazioni come cimeli. La loro presenza nell’area di Amendolara è una testimonianza inequivocabile degli scambi culturali che direttamente o indirettamente attraverso i commerci, ponevano l’antico centro preellenico tra gli scali delle rotte battute da naviganti lungo le coste del Mediterraneo. SIBARI Città: Cassano all’Ionio (Cosenza) Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale della Sibaritide Nome del reperto: Pettorale in oro e argento Datazione: 599-575 a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio degli Achei e la fondazione della colonia di Sibari Ritrovato nell’area di Stombi, il prezioso oggetto faceva parte di un antico pettorale utilizzato probabilmente come ornamento per una veste rituale. Tale reperto riassume nella propria materia d’oro e argento e nella lavorazione decorativa, formata da coppie di palmette a sette petali contrapposte a fiori di loto, i fasti di Sybaris, la città fondata dagli Achei nel 720 a.C., che tra il VII e il VI sec. a.C. conquistò, grazie alla sua floridezza, la supremazia sulle città di confine. Tale ruolo fu perduto dopo due secoli di splendore, quando decadde a seguito della dolorosa sconfitta infertale dall’esercito dei Crotoniati guidati dall’atleta Milone. VIBO VALENTIA Città: Vibo Valentia Nome del Museo: Museo archeologico nazionale “Vito Capialbi”
Nome del reperto: Laminetta orfica di Hipponion Datazione: IV sec. a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nell’oltretomba Piccole lamine d’oro databili fra IV e III sec. a. C. venivano create per essere seppellite insieme al defunto e per accompagnare la sua anima nel viaggio verso l’oltretomba. Legate al culto orfico, tali laminette possono essere considerate delle vere e proprie istruzioni di guida sul percorso da seguire nel viaggio finale. Tra queste, quella di Hipponion è la più completa. Ritrovata sul petto di una donna, ripiegata quattro volte su se stessa, presenta un’iscrizione greca incisa su sedici righe. Grazie alle indicazioni descritte, l’anima, aiutata dalla dea memoria Mnemosyne non si sarebbe accostata alla prima fonte che avrebbe trovato lungo il cammino, la fonte dell’oblio, ma avrebbe proseguito fino alla fonte della memoria, da lì avrebbe pronunciato le sacre parole alle porte degli Inferi che l’avrebbero condotta finalmente nell’aldilà. BOVA Città: Bova Marina (Reggio Calabria) Nome del Museo: Museo e Parco archeologico “Archeoderi” Nome del reperto: Colonna miliaria proveniente dalla località Amigdalà Datazione: 306-367 d. C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Strade per viaggiare, strade per dominare A partire dal II sec. a.C., Roma, divenuta ormai una grande potenza, aveva sentito l’esigenza di costruire delle strade per agevolare i collegamenti al Sud; così nacquero la via
Capua-Regium, meglio nota come via Popilia, e sulla costa ionica l’asse viario che collegava Reggio con Taranto. Lungo questi tratti, furono costruite delle stazioni di sosta (stationes) che permettevano ai viaggiatori di rifocillarsi e cambiare i cavalli. Uno di questi punti di sosta, denominato Scilleum o Sileum, secondo l’Itinerario Guidonense, era situato nella vallata del S. Pasquale, in località Deri di Bova Marina. Su questo sistema stradale si colloca la colonna miliaria monolitica di calcare granitico locale, frammentata alle due estremità, che conserva due iscrizioni contrapposte, indice del suo riutilizzo in età successiva, una con dedica all’imperatore Massenzio e l’altra agli imperatori Valentiniano e Valente. GIOIA TAURO Città: Gioia Tauro (Reggio Calabria) Nome del Museo: Museo archeologico Metauros Nome del reperto: Anfora di produzione calcidese Datazione: 550-500 a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nell’oltretomba: le necropoli di Mètauros L’antica Métauros fu fondata dagli abitanti di Zancle (odierna Messina) per motivi espansionistico-commerciali e nel VI secolo a.C. passò sotto l’influenza della colonia magno-greca di Locri. L’intensa urbanizzazione del secolo scorso non ha permesso la conduzione di indagini approfondite ed in estensione nella zona di Pian delle Fosse, sede probabile dell’abitato antico: solo quelle condotte lungo la fascia litoranea hanno restituito numerosi dati di conoscenza della necropoli in uso tra VII e V secolo a.C. I ricchi corredi attestano anche gli stretti legami di Métauros con i centri di Mylae, Zancle e Rhegion. Da segnalare, l’anfora con scena di auriga su biga, una delle numerose testimonianze di produzione
ceramica calcidese rinvenute nel corso delle indagini. LOCRI Città: Locri (Reggio Calabria) Nome del Museo: Musei e Parco archeologico nazionale di Locri – Museo del territorio di Palazzo Teotino Nieddu del Rio Nome del reperto: Modellini di ninfei e reperti dal Santuario di Grotta Caruso Datazione: dal VI sec. a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nel territorio ionico: tra elementi naturali e rituali Gli antichi vedevano le risorse naturali come elementi vitali per la sopravvivenza della comunità e l’acqua, elemento rigenerante presente nei miti di fondazione della terra, occupa un posto importante anche in occasione di cerimonie sacre in luoghi di culto dedicati a diverse divinità. A Locri, la scoperta di Grotta Caruso che presentava alle pareti una serie di nicchie e un bacino lustrale raggiungibile attraverso sette gradini, ne è una chiara testimonianza. Vi erano venerate le Ninfe, legate tradizionalmente ai luoghi d’acqua, che sovrintendono ai riti prenuziali con il passaggio dalla condizione di fanciulla vergine a quella di sposa. Frequentato dagli inizi del IV sec. a.C. fino alla metà del II secolo a.C., il suggestivo luogo di culto ha restituito un ricco deposito votivo di terrecotte: modellini di grotte-ninfeo in terracotta, figurine femminili nude sedute, piccoli rilievi (erme) con le teste delle Ninfe. MONASTERACE Città: Monasterace Marina (Reggio Calabria) Nome del Museo: Museo e Parco archeologico dell’Antica Kaulon
Nome del reperto: I kadoi Datazione: I sec. a.C. – I sec. d.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nell’antica colonia di Kaulonía, tra mare e zona aspromontana I Kadoi erano particolari contenitori in terracotta utilizzati per la conservazione e per il trasporto della pece. E’ un rinvenimento abbastanza raro e non altrimenti documentato in Calabria che attesta come nell’antichità venissero sfruttate alcune delle risorse a disposizione. La città di Kaulonía, grazie alla sua localizzazione tra mare e zona aspromontana, offriva ai suoi abitanti e a quanti risiedevano nel suo territorio, la possibilità di procurarsi legname e pece, quella pece perfettamente conservata nei Kadoiesposti al museo, utilizzata oltreché per i fabbisogni quotidiani anche per uso commerciale. Va ricordato infatti, che il centro acheo era inserito nei circuiti commerciali marini dell’area mediterranea sia in età greca che romana. SCOLACIUM Città: Borgia (Catanzaro) Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale di Scolacium Nome del reperto: Reperti provenienti dalla Necropoli Sud-Est Datazione reperti: fine I sec. a.C. – I sec. d.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: Ultra limina leti – Oltre le porte della morte. L’ultimo viaggio dei cittadini di Scolacium Le necropoli di Scolacium testimoniano l’importanza del centro. Con la crescita economica e sociale della città si organizzarono e iniziarono ad estendersi anche le “città dei morti”. Le ricerche archeologiche hanno permesso di scoprire
le diverse tipologie di sepolcri, dalle inumazioni alle tombe ad incinerazione, fino ai mausolei monumentali che, lungo le vie e sotto gli occhi dei cittadini, plasmavano la fisionomia del suburbio e erano uno dei punti di riferimento per i viaggiatori. Il contesto proposto per rappresentare l’ultimo viaggio proviene dalla necropoli sud-est, che ha restituito sepolture databili tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C.: una tomba ad inumazione in cassone di mattoni e due urne cinerarie (in terracotta e in lamina di piombo) con i loro corredi, manufatti in vetro deposti insieme alla salma e alcuni oggetti rinvenuti fusi all’esterno delle tombe, in relazione ai rituali post mortem. MILETO Città: Mileto (Vibo Valentia) Nome del Museo: Museo statale di Mileto Nome dell’opera: Turibolo in argento Datazione: fine XV sec. – inizi XVI sec. Descrizione relativa al tema del viaggio: Viaggio alla riscoperta di un artigianato locale Proveniente dal Tesoro dell’antica Cattedrale, il turibolo è il vaso metallico utilizzato per bruciare l’incenso e diffonderne il profumo durante le celebrazioni eucaristiche. Interrogare questo antico manufatto significa arretrare fino al XII secolo, al viaggio compiuto dall’abate Gioacchino da Fiore alla volta di Longobucco, sede di miniere in argento, per la fornitura di un calice. Tale notizia, ricavata dalla biografia del religioso, è stata di fondamentale importanza per stabilire l’esistenza e l’attività di una “scuola argentaria” nei pressi di Longobucco, e quindi collegare anche la realizzazione dell’incensiere di Mileto all’operosità di qualche officina locale e non già alla scuola napoletana. Il viaggio di Gioacchino da Fiore, quindi, è il viaggio alla
riscoperta di un artigianato locale di lontanissime origini, ancora difficile da documentare, ma sicuramente esistito. CROTONE Città: Crotone Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale di Capo Colonna Nome del reperto: Parti di statue in marmo raffiguranti cavalli Datazione: secondo quarto del V secolo a. C. Descrizione relativa al tema del viaggio: La figura del cavallo come compagno di viaggio Gli elementi equini esposti a Capo Colonna rappresentano parti considerevoli di gruppi statuari raffiguranti presumibilmente i carri delle divinità. Essi componevano l’apparato decorativo dei frontoni del grande tempio di ordine dorico eretto nel 475-460 a.C., di cui oggi si conservano le enormi fosse di fondazione del basamento ed una delle sei colonne del lato orientale, affacciata sul mare, che dà oggi nome al sito, Capo Colonna. CROTONE Città: Crotone Nome del Museo: Museo e Parco archeologico nazionale di Crotone Nome dell’opera: Museruola in bronzo Datazione: seconda metà del IV secolo a.C. Descrizione relativa al tema del viaggio: La figura del cavallo come compagno di viaggio
Si tratta di una museruola per cavallo che doveva fungere da offerta votiva all’interno del santuario collocato nell’attuale località Vigna Nuova. Tale santuario rappresenta uno dei principali luoghi di culto di epoca greca individuati in corrispondenza dell’antica area urbana. La scelta di un tema legato al cavallo vuole mettere in collegamento due musei che convivono nello stesso Comune, Crotone. Mezzo di trasporto sin dall’antichità più remota ma anche segno di prestigio sociale, il cavallo verrà raccontato in maniera da porre in risalto le sue varie funzioni nel corso della storia, con particolare riguardo alle peculiarità che lo mettono in relazione con le culture greca e italica pre-romana in genere. ISOLA DI CAPO RIZZUTO Città: Isola di Capo Rizzuto (Crotone) Nome del sito: Le Castella Nome dell’architettura: Fortezza di Le Castella Datazione: XIII – XVI secolo Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio tra terra e mare. Le Castella crocevia di popoli e di epoche L’isolotto su cui sorge la fortezza di Le Castella è localizzato all’estremità orientale del golfo di Squillace. Collegato alla costa da un sottile lembo di terra, realizza una suggestiva simbiosi scenografica tra architettura costruita e architettura naturale. L’impianto del XIII secolo, costruito su preesistenze di epoca greca, rientrava nella politica di difesa del litorale attuato dagli angioini all’acquisizione del regno meridionale. Gli aragonesi ne entrarono in possesso dalla fine del XV secolo, trasformando la fortificazione, della quale la torre cilindrica costituiva il nucleo originario, adeguata alle nuove esigenze di difesa contro le armi da fuoco. Intorno al 1520 nacque a Le Castella Giovanni Dionigi Galeni, meglio conosciuto come Uluç Alì
Pascià, corsaro dal nome turco da cui deriva il nostro “Uccialì” o “Occhialì”, figura esemplare per rappresentare il tema del viaggio come intreccio di relazioni, scambi, interazioni e migrazioni da sempre esistito nel mar Mediterraneo e in territorio calabrese. GERACE Città: Gerace (Reggio Calabria) Nome del sito: Chiesa di San Francesco d’Assisi Nome dell’architettura: Chiesa di San Francesco d’Assisi Datazione: fine XIII – inizio XIV secolo Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nella spiritualità francescana Importante esempio di architettura dell’ordine mendicante in Italia meridionale, la Chiesa, costruita tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento sui resti di un precedente edificio romanico, apparteneva ad un complesso conventuale di cui rimangono il pozzo e una parte del chiostro. Nonostante le trasformazioni di età barocca, conserva nelle sobrie forme la volontà di aderire ai dettami pauperistici dei suoi fondatori. Attraverso un monumentale portale trecentesco con decorazioni di ispirazione arabo-normanna si accede all’ampia aula rettangolare, coperta da tetto a capriate e illuminata da una serie di monofore. Arricchisce l’interno il magnifico altare seicentesco a tarsie marmoree, che disegnano mirabili elementi paesaggistici, fitomorfi e zoomorfi, fra cui un grazioso uccellino che sembra evocare il messaggio del fraticello d’Assisi “Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature”. STILO Città: Stilo (Reggio Calabria) Nome del sito: La Cattolica Nome dell’architettura: La Cattolica
Datazione: fine X – inizio XI sec. Descrizione relativa al tema del viaggio: Il viaggio nella spiritualità bizantina Inserita in un suggestivo contesto paesaggistico, la Cattolica di Stilo è il monumento simbolo della Calabria bizantina. Di esigue dimensioni, è impostata su una pianta a croce greca inscritta in un quadrato con tre absidi orientate. L’interno è suddiviso in nove spazi da quattro colonne di spoglio e la luce vi filtra enfatizzandone la dimensione mistica. Le pareti e le cupole sono affrescate con immagini sacre che per il culto bizantino rappresentano una “…finestra aperta sul mondo soprannaturale al di là del tempo e dello spazio”. Colpiscono i vibranti colori degli affreschi, tra cui quelli della scena dell’Annunciazione, in cui Maria nel momento del concepimento, divenendo “…cielo senza cessare di rappresentare la terra…”, permise il riavvicinamento tra il divino e l’umano. ————————————————————————————————————— MOSTRA VIDE Viaggio Dell’Emozione Fino al 29 febbraio 2020 Nasce la Academy Woman Cycling La neonata società ciclistica femminile nasce da un progetto promosso e curato dai dirigenti della società forlivese ReArtù General System. L’obiettivo primario è promuovere l’attività ciclistica nel territorio, ponendosi come punto di riferimento
per quelle ragazze che fanno della passione per lo sport del ciclismo l’opportunità di crescita sportiva e personale. Forli – 9 gennaio 2020 – Con il ritiro di inizio anno, tenutosi a Fratta Terme (FC) presso l’Hotel Romagna, la nuova società di ciclismo femminile giovanile Academy Woman Cycling ha iniziato la programmazione dell’attività per la nuova stagione in cui si pone come punto di riferimento nel territorio romagnolo per quelle ragazze che fanno della passione per lo sport del ciclismo l’opportunità di crescita sportiva e personale. In realtà di nuovo c’è soltanto il nome della società. Il collaudato staff è guidato dal Team Manager Nanni Fausto, dal Presidente Silvagni Andrea, la Vice presidente Villa Caterina, e i consiglieri Filippi Stefano e Pregnolato Gabriella con la doppia mansione in quanto con il D.S. Orlati Mauro gestiscono insieme agli altri componenti dello staff dei D.S. la preparazione e la gestione dell’attività agonistica. Terminata la campagna acquisti le squadre Esordienti, Allieve e Juniores, hanno iniziato la preparazione invernale e il ritiro di inizio gennaio è servito per dare l’opportunità a tutte di fare conoscenza sia con le compagne di squadra che con il personale che le accompagneranno nell’avventura 2020. Il roster della squadra Esordienti è costituito dall’imolese Andrenacci Alena, dalle cesenati Candela Sara e Casadei Aurora, della ravennate Dollaku Nikol che insieme alla confermata Di Pilato Alessia formano il quintetto di giovani speranze.
Le nove ragazze della squadra Allieve formata dalle confermate nella categoria Bolognesi Gaia, Malucelli Sara e Mazzotti Amy, a cui si sono aggiunte le ragazze che sono approdate quest’anno nella categoria. Capellari Sara, Guglielmi Elena, Lazzari Camilla, Ostolani Anna, Urbinati Melissa e Zanzi Valentina. La novità della stagione 2020 è la squadra Juniores, il sogno nel cassetto che si è avverato dopo tanti anni e che impegnerà, la società e lo staff tecnico, a fondo per gestire le dieci ragazze che ne fanno parte, dalle torinesi Caudera Beatrice e Colombo Francesca, alla reggiana Beltrami Matilde, le ravennati Cassandra Chiara e Pedrelli Chiara, la forlivese Cipressi Carlotta, la savignanese Pepoli Melany, la riccionese Morelli Margherita, le marchigiane Gorini Sara e Palazzi Alice. La società sta organizzando l’attività e i programmi futuri per ottimizzare la preparazione in vista dell’inizio delle gare con ritiri, allenamenti di squadra organizzando al meglio possibile il ciclismo e gli impegni scolastici.
Metropolis, il capolavoro di Fritz Lang che nel 1929 creò un nuovo immaginario nel cinema di fantascienza Pochi film hanno lasciato un impronta così profonda nell’immaginario collettivo come Metropolis, del 1927, di Fritz Lang. Una pellicola costata una cifra iperbolica in quegli anni, che alla sua uscita costituì un fiasco commerciale che mise a rischio bancarotta la UFA, compagnia di produzione tedesca, destinata a diventare un organo della propaganda nazista. Ma il tempo ha reso onore a questo capolavoro del cinema. La storia narrata è una distopia, che vede gli abitanti di Metropolis suddivisi in due categorie: i ricchi, che vivono una vita idilliaca rinchiusi nei loro maestosi palazzi, e i
poveri, destinati a spaccarsi la schiena nei sotterranei della città, trascinandosi lungo un’esistenza miserevole. Ma la stratificazione verticale della città del futuro è ancora più articolata: il creatore di Metropolis, Joh Fredersen, vive nell’edificio più alto e imponente dell’area urbana, l’immaginifica New Tower of Babel, mentre, nelle catacombe che si celano sotto la città dei lavoratori, avvengono delle riunioni segrete, nelle quali una giovane donna, Maria, esorta gli operai ad avere fede nella venuta di un mediatore, destinato a porre rimedio alle differenze di classe inumane esistenti nella città. La città dei ricchi (a destra), sulla quale svetta la New Tower of Babel, e la città dei lavoratori (a sinistra) Il figlio di Joh, Freder, rimane affascinato dalla figura di Maria, che ha l’ardire di fargli vedere le miserevoli condizioni dei bambini poveri, da lei portati negli immaginifici Eternal Gardens, dove il rampollo del creatore di Metropolis vive una vita dorata, in una sorta di harem ipertecnologico. Ma Joh Fredersen sorveglia suo figlio, e quando si rende conto che esiste un pericolo per l’ordine costituito, non esita a rivolgersi a Rotwang, figura e metà strada tra l’alchimista e lo scienziato, chiedendogli di dare le sembianze di Maria e un robot da lui costruito, per incitare i lavoratori alla rivolta e giustificare in tal modo la loro repressione. Le cose vanno in modo diverso da quanto calcolato dal padre, perché i lavoratori, distruggendo le macchine che li rendevano schiavi, provocano l’inondazione dei sotterranei e la distruzione della principale centrale energetica della città, mettendo a repentaglio l’esistenza della stessa Metropolis. Alla fine ci sarà una riconciliazione tra Joh e i lavoratori,
nella cattedrale della città, che vede suo figlio Freder nel ruolo di mediatore. Nel film vengono mescolate simbologie religiose e esoteriche, che convivono in un’ambientazione futuristica. Rotwang: un nuovo immaginario per la scienza e lo scienziato Il personaggio di Rotwang è particolarmente interessante, perché portatore di una nuova iconografia della scienza, destinata ad avere un duraturo impatto nel cinema di fantascienza successivo al capolavoro di Lang. Al di là dell’acconciatura scapigliata, destinata a caratterizzare la figura di innumerevoli scienziati nei decenni successivi, esso personifica il prototipo del mad doctor, che mette il suo sapere al servizio del potere e dei propri capricci personali. Lo scienziato Rotwang La sua casa-laboratorio è l’unica in Metropolis a non essere in stile moderno o futuribile. Sembra quasi un relitto di un passato ormai dimenticato. Si tratta di un piccolo edificio isolato, dal tetto spiovente, privo di finestre, la cui porta di ingresso è marchiata con la stella a cinque punte. Nel laboratorio, pieno di macchine dal funzionamento misterioso, c’è il robot creato dal genio di Rotwang, inizialmente progettato per dare una nuova vita a Hem, avvenente donna di cui lo scienziato è innamorato, ma che è morta nel dare alla
luce il figlio di Joh. Ma nei sotterranei della casa si nasconde anche un accesso segreto alle catacombe della città. In pratica la casa di Rotwang è una sorta di elemento di congiunzione tra il mondo ipertecnologico di Metropolis e la religiosità che ancora è ben viva nel sottosuolo, sia pure in modo non percepibile dai palazzi dei ricchi. La casa-laboratorio di Rotwang Rotwang stesso è una figura ambigua, nella quale la convivenza tra scienza ed esoterismo trova la sua massima espressione nel film. È capace di costruire un robot utilizzando macchinari dal funzionamento incomprensibile, ma la sua dimora è piena di simboli esoterici. Non indossa un camice bianco, segno distintivo degli scienziati dagli anni trenta in poi, ma, come il successivo dott. Frankeinstein, ha un aiutante deforme. Lo scienziato ha una mano finta, e si vanta di averla persa nel tentativo di creare l’uomo artificiale, il lavoratore del futuro. Quella della disabilità dello scienziato è un tema che ritornerà spesso nel cinema. Basta pensare a Serizawa nel primo Godzilla, del 1954, al dottor Stranamore del capolavoro di Kubrick, del 1964, o al Dr. Everett Scott in The Rocky Horror Picture Show, del 1975. Disabilità che può essere vista come un problema nel gestire
la conoscenza, e la responsabilità che da essa deriva. Ma è forse la separazione della scienza dal corpo sociale nel quale dovrebbe operare che costituisce l’origine del male. La casa- laboratorio di Rotwang è infatti senza finestre, e lo stesso inventore intima a Joh di lasciarlo solo, quando deve dare al suo robot le sembianze di Maria. Il mad doctor realizza le sue creazioni mostruose chiuso nella solitudine del suo laboratorio, lontano dalle istituzioni che dovrebbero porre un freno alla sua attività. Lo stesso schema verrà ripetuto in innumerevoli film successivi a questa pellicola. Basta pensare a quanto accede in Frankenstein, di James Whale, del 1931, o al molto più recente Dr. Brenner, della serie Stranger Things, ormai diventata un cult. La scienza è positiva quando è al servizio della società, ma quando si isola, o lavora nell’ombra, genera mostri, che in genere si rivoltano contro il loro creatore. Uno dei robot più famosi nella storia del cinema Anche se molti sostengono che quello presente in Metropolis sia il primo robot nella storia del cinema, in realtà ci sono dei precedenti. Il primo è nel cortometraggio Gugusse et l’Automaton, purtroppo andato perduto, prodotto e diretto nel lontano 1897 da Gergoes Méliès, da molti ritenuto essere il vero padre della fantascienza cinematografica. Il robot tra Joh Fredersen (a destra) e Rotwang, il suo
creatore (a sinistra) Nel 1921 viene poi girato L’uomo Meccanico, scritto, diretto e interpretato dal comico francese André Deed, meglio noto come Cretinetti. Oltre a essere uno dei primi film di fantascienza a essere stato girato in Italia, è il primo conosciuto dove si scontrano un robot buono e uno cattivo. Di questa pellicola esiste solo una versione di 26 minuti, restaurata nel 1992 dalla Cineteca di Bologna. Mentre questi due precedenti hanno lasciato poche tracce di sé, molto più duratura è l’impronta lasciata dalla creatura di Rotwang nel cinema di fantascienza contemporaneo. Basti pensare che la struttura fisica del celebre robot C-3PO (D-3BO nella versione italiana), personaggio dell’universo fantascientifico di Star Wars, è chiaramente ispirata alla creatura di Metropolis. Un robot che è stato presente in tutti gli episodi della saga di Guerre Stellari, dal primo fino all’ultimo, mediocre, Star Wars: l’ascesa si Skywalker, mantenendo viva nell’immaginario collettivo un’immagine che proviene dagli anni Venti. Potere del cinema. C-3PO di Star Wars e il robot di Metropolis In generale, nella fantascienza, esistono due strade tramite
le quali l’uomo cerca di duplicare sé stesso o di creare nuova vita: quella meccanica e quella biologica. Il robot di Metropolis è l’antesignano più famoso della prima via, mentre quello più celebre della seconda è la creatura del dott. Frankenstein. Entrambe le strade portano al baratro, quando vengono percorse in solitudine dallo scienziato, che si isola dalla società al cui servizio dovrebbe invece operare. Qualunque sia la via scelta, bisogna sottolineare come la fantascienza sia di fatto un espediente narrativo per rendere giustificabile l’accadimento di fatti che la scienza ufficiale considera impossibili. Da questo punto di vista la fantascienza è alla fin fine un tipo di magia, tollerabile dall’uomo moderno. Un trucco che rende possibile la sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore, che, davanti all’esposizione di qualche oscuro macchinario, decide di credere, almeno per la durata del film, che quanto sta vedendo sia verosimile. In Metropolis, Rotwang conserva dei caratteri riconducibili al mondo magico-esoterico. Gli scienziati che lo seguiranno tenderanno a perdere questa componente, come accade solo quattro anni dopo nell’ormai mitico Frankeinstein di James Whale, del 1931, dove lo studioso indossa un impeccabile camice bianco, muovendosi in un laboratorio che molto deve all’immaginario creato da Metropolis. Ma, in fondo, gli scienziati del cinema di fantascienza rimarranno sempre degli apprendisti stregoni e, se il film è fatto bene, rimarrà sempre un piacere perdersi nella narrazione, non importa quanto inverosimile possa sembrare la storia al di fuori della sala cinematografica. Magie del cinema!
Il 18 gennaio agli Alisei di Lignano Pineta per dare speranza ai bambini malati Una serata benefica che unisce i costumi e il gusto tipico della Carnia all’atmosfera unica del mare, per portare lo spirito montano fino alle spiagge di Lignano Pineta che prenderà vita anche d’inverno con i colori degli abiti tradizionali carnici e i sapori della cucina di montagna. È questo l’obbiettivo degli organizzatori dell’avvenimento che si terrà sabato18 gennaio, dalle ore 19, nelle sale del Ristorante Alisei di Lignano Pineta, un locale sempre impegnato nel sociale e nella valorizzazione della città balneare. L’incasso derivato dalle specialità dolciarie sarà devoluto all’Associazione Genitori Malati Emopatici Neoplastici. “Quando non avrai più niente da dire vieni nei nostri boschi in Carnia, siediti e ascolta la loro pace, dopo vedrai quante cose avrai da raccontare!” Questa frase di Raffaella Ferrari, una delle organizzatrici dell’evento, riassume il tema della serata lignanese che vuole favorire il dialogo e la sensibilità nel sociale attraverso il gusto. L’A.G.M.E.N. FVG è nata nel 1984 per iniziativa di alcuni genitori che, dopo la dolorosa esperienza della malattia subita dai loro figli, hanno deciso di impegnarsi affinché tutti i bambini che stanno percorrendo lo stesso cammino abbiano garantita dentro e fuori l’Ospedale una qualità di vita migliore. L’A.G.M.E.N. si adopera affinché tutti i bambini possano essere curati nell’ambiente più idoneo e meno traumatizzante per loro e si incarica di migliorare gli spazi di degenza, le attrezzature
sanitarie, l’informazione e di garantire l’aspetto scolastico e ludico-ricreativo. Inoltre favorisce la ricerca e lo studio nel campo dei tumori infantili e promuove, soprattutto con particolare attenzione all’aspetto psicologico e sociale, un’assistenza globale, non solo dei bambini ma anche del nucleo familiare sia durante la malattia sia a guarigione avvenuta. E,L. Ritorna la Rassegna L’ENERGIA DEI LUOGHI 5° Edizione – 2° Parte – dal 12 gennaio al 29 febbraio 2020 organizzata dall’associazione culturale CASA C.A.V.E di Visogliano Prende il via dal Comune di Duino Aurisina (Ts), domenica 12 gennaio 2020, la seconda parte della Rassegna “L’Energia dei Luoghi” – 5° edizione” con importanti appuntamenti organizzati dall’associazione culturale CASA C.A.V.E di Visogliano, nei mesi di gennaio e febbraio, a Visogliano, Ceroglie, Sistiana, Cervignano del Friuli e a Gorizia con la grande mostra internazionale “EVVI UN’ALTRA PROSPETTIVA…“, ideata da Massimo Premuda e co-curata con Eva Comuzzi. La Rassegna si conclude sabato 29 febbraio, a Duino, con il Seminario NUOVE DIMENSIONI, aperto a tutti, a cura della fisica Marina Cobal,
con importanti presenze internazionali del mondo dell’arte e della scienza. Il primo appuntamento della Rassegna “L’Energia dei Luoghi” è previsto domenica 12 gennaio 2020, allo StudioMima di Visogliano n.1 con la sezione SUONI E VISIONI. Alle ore 18.00, è in programma l’inaugurazione mostra fotografica “La terra vista dalla terra – Lookdownart” del danese Steffen A. Andersen, un artista che pone particolare attenzione alla luce e alla composizione delle forme e dei colori, ricercando sentimenti di meraviglia, mistero e fiaba in una nuova fotografia impressionista. La mostra – visitabile sino al 19/01/2020 – dalle 18.00 alle 20.00 sarà accompagnata dall’intervento musicale della pianista Beatrice Zonta, una grande prova di sensibilità e abilità sull’antico Pokorni, pianoforte viennese, di fine Ottocento. Alle ore 19.00, seguirà l’incontro ”La scienza di Leonardo Da Vinci: Platone all’incontrario” con il violoncellista Riccardo Pes e il fisico Fabrizio Cocetti, ricercatore dell’Istituto E. Fermi di Roma e presso il CERN di Ginevra. L’evento è organizzato in collaborazione con l’associazione PianoFVG, nell’ambito del Progetto “Quaderni Leonardiani”. La lectio musicalis coniugherà la Musica, considerata da Leonardo sorella minore della Pittura, con il sapere della Scienza e della Filosofia. L’incontro sarà accompagnato dall’installazione “Dodecafonia per il pianeta – Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza” di Fabiola Faidiga e Madia Cotimboe sarà proiettato il video “Osserva” a cura di Federica Pagnucco, Sara Beinat, Matteo Sabbadini. Presso lo Studio Mima, continuerà in settimana il programma di “SUONI E VISIONI”, a cura di Beatrice Zonta, con i seguenti
appuntamenti, sempre alle ore 19.00: Mercoledì 15 gennaio, “Giovani pianisti” esibizione di alcuni allievi dell’istituto musicale Glasbena matica. Venerdì 17 gennaio,”Musica d’operetta e non solo…” con il soprano Daria Ivana Vitez. Domenica 19 gennaio,“Artquiz“ indovinelli sull’arte e la cultura. Pollicino del Teatro dell’Orsa in scena ad Arco, in provincia di Trento Il 12 gennaio Una storia di coraggio, da una delle più belle fiabe di Charles Perrault: appuntamento imperdibile, per cuori di tutte le taglie, nell’ambito della rassegna Teatro a gonfie vele. «Anche i più piccoli, alti come Pollicino, possono raggiungere grandi risultati. Basta avere un cervello fino, orecchie aperte, e grandi stivali fatati»: Bernardino Bonzanidel Teatro dell’Orsa cita un frammento di Pollicino, spettacolo di cui è protagonista, che sarà in scena domenica 12 gennaio alle ore 16.30 al Cinema Auditorium Oratorio ad Arco, in provincia di Trento, nell’ambito della rassegnaTeatro a gonfie vele. «Pollicino è una storia che continua a parlarci di come, con la creatività e una buona dose di solidarietà, si possa uscire dalla povertà. Con questo spirito abbiamo voluto ideare e realizzare le scenografie e gli oggetti dello spettacolo» aggiunge l’attore e scenografo Franco Tanzi «Tutto è stato
creato con materiale di riciclo: legno, metalli, stoffe, materie plastiche, persino lampade. Alla materia destinata allo scarto e alla discarica è stata restituita un’anima e una funzione in grado di comunicare ancora emozioni». «Una fiaba per vincere la paura, un sentiero di molliche di pane per entrare nel bosco, sapere chi siamo, essere forti anche quando siamo piccoli» conclude Bernardino Bonzani «Come Pollicino occorre ritrovare la strada di casa e, quando proprio non si può fare altrimenti, si deve trovare il coraggio di affrontare l’orco». Il Cinema Auditorium Oratorio si trova in via del Pomerio 15 ad Arco (TN). Posto unico non numerato € 4,00. Prevendita biglietti: presso gli sportelli delle Casse Rurali del Trentino. Orario biglietteria teatro: un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Murder Ballad_Galleria Toledo – 10-11-12 gennaio 2020 Omicidio in rock Dopo il grande successo di critica e di pubblico della stagione scorsa torna in Italia ad inizio 2020, MURDER BALLAD, il rock musical statunitense ideato e scritto da Julia Jordan,
con i testi e le musiche di Juliana Nash: uno degli spettacoli più originali degli ultimi vent’anni di produzione Off- Broadway. Un triangolo amoroso, il rock e un omicidio: questi gli ingredienti che compongono la miscela esplosiva di MURDER BALLAD, rock musical dal sapore metropolitano e underground. 90 minuti di emozioni sull’onda di brani dal sapore Newyorkese, per un viaggio nei labirinti della mente, tra eros e thanatos, destino e libertà, alla ricerca di una risoluzione, forse della verità. In scena un cast eccezionale, diretto da Ario Avecone e Fabrizio Checcacci: Arianna Bergamaschi, lo stesso Ario Avecone, Fabrizio Voghera, Myriam Somma, Martina Cenere, Valentina Naselli e Jacopo Siccardi. La direzione musicale è di Cosimo Zannelli. Il musical approda in Italia grazie al regista, autore e produttore Ario Avecone, ideatore del musical immersivo, che da 7 anni porta in scena “Amalfi 839AD” e il suo seguito “Rebellion” presso l’Arsenale della Repubblica di Amalfi, con grande successo di pubblico e critica. Murder Ballad affronterà una tournée nazionale che lo porterà nelle maggiori città italiane nei mesi di Gennaio e
Febbraio 2020. Ideato e scritto da Julia Jordan Musiche e testi di Juliana Nash Adattamento teatrale: Ario Avecone Traduzioni: Ario Avecone, Fabrizio Checcacci, Arianna Bergamaschi, Fabio Fantini, Myriam Somma Regia di Ario Avecone e Fabrizio Checcacci Direzione Musicale: Cosimo Zannelli con Arianna Bergamaschi Sarah Fabrizio Voghera Michael Ario Avecone Tom Myriam Somma Narratore Martina Cenere Cover narratore/swing Valentina Naselli Destino/Alternate Sarah Jacopo Siccardi LibertàScenografie di Giuseppe Palermo Costumi di Myriam Somma Luci di Alessandro Caso e Ario Avecone Aiuto Regia e Dinamica scenica: Antonio Melissa Responsabile di produzione: Dario Matrone Ufficio Stampa: Maria Gabriella Mansi e Silvia Arosio Foto: Eolo Perfido, Pino Falcone Biglietteria: posto unico: 20 euro link per l’acquisto online: https://bit.ly/2MNxWPH PRENOTAZIONE CONSIGLIATA! BAZ in teatro a Milano la
città che l’ha adottato lunedì 20 gennaio 2020 Divenuto celebre per i suoi personaggi “BAZ il lettore multimediale” ed il cantante autoriferito “Gianni Cyano” l’artista sardo si cimenta in uno spettacolo dove “si toglie la maschera” ed interpreta se stesso dall’inizio alla fine dello show Milano – Marco Bazzoni ‘torna’ a Milano, la città che l’ha adottato artisticamente, quando da Sassari si è trasferito dall’Isola al Continente: “Milano inizialmente è stata una tappa obbligata, nei primi anni 2000 la comicità era lì, rimanendo in Sardegna non avrei avuto tutte le possibilità di crescita che ho avuto a Milano“. Dopo aver frequentato diverse scuole di recitazione, improvvisazione e canto, le esperienze nei comici “La Corte dei Miracoli” e il “CaffeTeatro” di Verghera di Samarate e dopo diversi riconoscimenti, tra cui il primo premio al “Festival del cabaret” di Martina Franca nel 2005, il Premio “Ettore Petrolini” a Bravo Grazie 2006 e il Premio “Walter Chiari” come rivelazione comica dell’anno, nel 2007 entra stabilmente nel cast del programma di Italia 1 negli studi milanesi di COLORADO e da lì inizia la sua grande popolarità. Oggi, ne “La verità rende single“, Baz si mette “a nudo” non solo per mostrarsi autentico e vero, ma soprattutto per svelare con tanta ironia le ipocrisie di un mondo sempre più artefatto e sempre più ambiguo.
Una significativa svolta alla carriera dell’artista che arriva dopo un’intensa attività di live e dopo i suoi ultimi studi sulla stand-up comedy fatti a Los Angeles, dove si è esibito in diversi comedy club fino ad arrivare all’esordio nel tempio mondiale della comicità, l’Hollywood Comedy Store. Il Cantico dei cantici di Roberto Latini La Stagione Teatro Contatto inaugura il 2020 con l’artista Roberto Latini, straordinario autore, attore e performer, in scena al Teatro S.Giorgio di Udine sabato 11 gennaio (ore 21) con la sua interpretazione di uno dei testi più antichi e importanti di tutte le letterature, forse uno dei più misteriosi: il biblico Cantico dei cantici. Prodotto da Fortebraccio Teatro/Compagnia Lombardi-Tiezzi, lo spettacolo è parte di un percorso di ricerca sulla live performance, che prende la forma di ‘concerto per voce e corpo’, in cui confluiscono, in un lavoro autoriale condiviso, gli apporti di Roberto Latini, come performer, Gianluca Misiti per la partitura di suoni e musica, e Max Mugnai, per la parte visiva. Lo spettacolo ha vinto due prestigiosi Premi Ubu nel 2017: Roberto Latini come Miglior attore/performer e Gianluca Misiti per il Miglior progetto sonoro. Il Cantico dei cantici è un affascinante inno alla bellezza, un bolero tra ascolto e relazione, un balsamo per corpo e spirito: Roberto Latini si immerge con il respiro, la sua voce e le sue temperature di raffinato interprete, in questo testo pervaso di dolcezza e accudimento, di profumi e immaginazioni.
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