Servirebbero tre pianeti! - la nostra Impronta Ecologica aggiornamento 2004

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Servirebbero tre pianeti! - la nostra Impronta Ecologica aggiornamento 2004
servirebbero tre pianeti!

  la nostra Impronta Ecologica
      aggiornamento 2004

Provincia di Bologna   Assessorato Ambiente
Servirebbero tre pianeti! - la nostra Impronta Ecologica aggiornamento 2004
“servirebbero tre pianeti!”
  MATHIS WACKERNAGEL

                                                                                      NOTA

Il calcolo e l’aggiornamento dell’impronta ecologica sono stati realizzati per l’Assessorato
                Ambiente da Cras s.r.l. Centro ricerche applicate per lo sviluppo sostenibile
                       Sul sito web www.provincia.bologna.it/ambiente/impronta_ecologica
       è scaricabile tutto il materiale relativo al primo calcolo dell’impronta ecologica della
                                           provincia, condotto in base al Living Report 2000.
Questa pubblicazione riporta l’aggiornamento effettuato nel 2004 in base al Living Report
        2002. In termini operativi è stato condotto utilizzando tali dati sul foglio di calcolo
                                                                 adeguato ai nuovi parametri.

                   Calcolo dell’impronta ecologica della Provincia – ottobre 2004
               AGGIORNAMENTO SULLA BASE DEL LIVING PLANET REPORT 2002

                                                                             Gruppo di lavoro

                                Coordinamento                     Arch. Guglielmo Bilanzone
                                                                      Arch. Maria Pietrobelli

              Elaborazioni e supporto tecnico                           Ing. Michele Munafò
                                                                      Dott. Roberto de Luca
                                                                   Dott. Alessandro Asprella
                                                                        Ing. Giuliano Cecchi
Servirebbero tre pianeti! - la nostra Impronta Ecologica aggiornamento 2004
INDICE

Breve intervista a Thomas Wackernagel

   1. introduzione

   2. il concetto dell’impronta ecologica

   3. l’impronta ecologica del mondo e dell’Italia

premessa all’aggiornamento 2004

   4. parametri di aggiornamento del calcolo

   5. risultati

   6. bibliografia
Breve intervento di Thomas Wackernagel alla                      prima    presentazione
dell’impronta ecologica della Provincia di Bologna
Bologna - 5 luglio 2002

Mathis Wackernagel e William Rees per primi hanno messo a punto questo metodo di
rappresentazione del'impatto dell'uomo sulla Terra. Autori di Our Ecological Footprint
(L'impronta ecologica; Edizioni Ambiente, 1996. A cura di Gianfranco Bologna) in cui si
spiega la teoria dell'impronta ecologica anche ai non addetti ai lavori.
Il calcolo dell’Impronta della Provincia di Bologna, dei singoli comuni ed il calcolatore
per valutare la propria impronta personale, sul sito Internet:
www.provincia.bologna.it/ambiente/impronta_ecologica/

M. Wackernagel: grazie per essere venuti a vedere l'impronta dei rifiuti più bella del
mondo…
Nella mia vita personale cerco di ridurre la mia impronta ecologica, ma l'esperimento
questa volta non ha funzionato molto bene; dobbiamo trovare soluzioni migliori.
Cosa sta succedendo ora al mondo?
Ci sono due storie in contrasto su come funziona questo mondo. C'è chi dice che ogni
giorno è sempre meglio: più cioccolata, più gelato, più case. C'è invece chi dice che
ogni giorno è sempre peggio: meno specie, più rifiuti e un mondo peggiore. Chi ha
ragione? Entrambe le visioni sono giuste; stanno succedendo entrambe le cose.
Mentre stiamo consumando la capacità ecologica reale stiamo anche e peggiorando
l'ambiente.
E per mostrare tutto ciò con dei numeri abbiamo lavorato con il WWF redigendo il
Rapporto sul Pianeta Vivente [Living Planet Report 2002] per mostrare questo
andamento. Da una parte mostra che negli ultimi trent'anni la densità di specie
selvagge è diminuita del 30%, mentre allo stesso tempo la pressione dell'uomo è
aumentata drammaticamente.
Come facciamo a misurare questo?
Usiamo l'impronta ecologica, che ha due parti: da una parte quanta natura abbiamo a
disposizione, e dall'altra quanta ne utilizziamo. Abbiamo solo un pianeta. Di questo
pianeta più o meno il 25% è ecologicamente produttivo, cioè produce massa vegetale.
A scuola impariamo che la circonferenza del pianeta è di 40mila chilometri e siamo in
circa 6 miliardi, quindi ogni studente riesce a calcolare che abbiamo a disposizione 1,8
ettari a testa. Questo è il budget su cui possiamo contare, quindi se qualcuno vi
chiede che cosa significa “sostenibilità”, è molto semplice: come possiamo avere la
migliore vita all'interno di questo budget limitato che abbiamo.

Come abbiamo detto, un ettaro è circa un campo da calcio, quindi questi 1,8 ettari
sono la media pro capite.
“Pro capite” significa che noi siamo una specie, ma ce ne sono altre diecimila, quindi
non possiamo usare tutti gli ettari a disposizione. Quanta ne usiamo? Questo è quello
che misuriamo con l'impronta ecologica, ma è una sottostima di quello che in realtà
consumiamo per non esagerare.
Questa impronta ecologica viene misurata tenendo conto dell'area necessaria per
produrre l'energia, le risorse che utilizziamo, per esempio per produrre gli alimenti,
per costruire case, per consumare, per smaltire l'inquinamento che provochiamo, per
esempio con l'anidride carbonica.
Vi faccio ora vedere i risultati segreti, perché ancora non li abbiamo ufficializzati - lo
faremo il 17 luglio.
Come vi ho mostrato, sono disponibili 1,8 ettari del mondo, mentre l’impronta
ecologica media mondiale è di 2,3.
Con la nuova metodologia il numero calcolato per il consumo italiano grazie anche ai
metodi della FAO ha reso questa impronta più piccola di quella che è in realtà. Il
motivo per cui varia questa cifra è dovuto alle differenti metodologie che si usano per
calcolarla. Comunque possiamo vedere già così che comparando il dato italiano con
quello mondiale ci vorrebbero più di due pianeti per mantenere il consumo italiano.
Se tutti al mondo vivessero come gli italiani stanno vivendo in questo momento, ci
vorrebbero più di due pianeti. La capacità, la biocapacità italiana è ancora inferiore a
questo dato: è 1,3, quindi ci vorrebbero 3 Italie per sostenere lo stile di vita italiano. Il
mondo ama l’Italia e siamo molto tristi che invece ce ne sia soltanto una…
Come è possibile che l’impronta ecologica sia più ampia della sua capacità?
Questo grafico mostra quanti pianeti abbiamo e quanti pianeti stiamo usando, e
mostra anche come negli ultimi anni questo consumo sia salito. Adesso ci vorrebbero
1,3 anni per rigenerare quello che noi consumiamo in un anno.
Come è possibile che riusciamo a consumare più velocemente di quanto riusciamo a
rigenerare le risorse?
Possiamo immettere nell'aria più anidride carbonica di quella che riusciamo a smaltire,
possiamo usare più acqua di quella che è disponibile. Un consumo sarebbe sostenibile
se riuscissimo a usare solamente quello che la natura riesce a produrre.
Al giorno d'oggi usiamo la tecnologia per accedere al capitale e il flusso è molto ricco,
è molto rapido. Noi siamo contenti ma il capitale sta diminuendo. Un altro modo per
spiegarlo, è che usiamo, per riscaldare la nostra casa, i nostri stessi mobili. È una
buona strategia se si hanno troppi mobili ma non è una buona strategia per condurre
un'economia. (già messo prima il link alla pagine della provincia)Riassumerò che cosa
possiamo fare perché questa impronta è utile per noi. Ci aiuta ad essere molto precisi
rispetto al nostro fine. Non è l'unico scopo ma è quello necessario rispetto alla
sostenibilità. Di certo avere un'impronta ecologica piccola non ci renderà più felici ma
usare più di quello che è il nostro budget ci renderà più poveri.
Ecco perché anche le banche hanno cominciato a guardare questi dati per valutare la
sostenibilità dei paesi a lungo termine, e questo ci aiuta a pianificare quali strategie
possano essere migliori. Ci aiuta anche a vedere il contesto, lo chiamiamo “l'effetto
della cattiva coperta”: se è troppo piccola ci copriamo la testa e abbiamo i piedi
scoperti, e se invece pensiamo che questa coperta diventi sempre più grande non
riusciamo a risolvere i nostri problemi; risolviamo i problemi da una parte lasciandoli
irrisolti da quell’altra. Dobbiamo guardare al budget intero.
Finirò con una storia molto triste sulla Florida.
In Florida c'è un villaggio che si chiama Key West. Duecento anni fa si guadagnavano
da vivere costruendo fari in posti sbagliati, così le navi arrivavano fino a terra, fino alla
sabbia, e queste persone dai fari li aiutavano a scaricare i beni che portavano sulle
navi. Era un'economia molto buona. Purtroppo è esattamente quello che sta
succedendo adesso nel mondo. Noi costruiamo degli indicatori che in realtà ostacolano
l'economia invece di farla crescere. Key West è comunque un villaggio molto ricco
perché hanno i soldi per le strutture, ci sono un sacco di turisti che vengono e portano
ricchezza. Però questa per la terra non è una buona strategia perché non possiamo
aspettare turismo dagli altri pianeti, quindi è bene avere buoni fari.
Vorrei concludere con questa domanda: come riusciremo ad avere il gioco migliore in
1,8 ettari di campo di calcio?
…credo che il bello dell'impronta ecologica sia che non dà delle soluzioni;
semplicemente ci mette al corrente che c'è un budget limitato e ci indirizza a
utilizzarlo nella maniera migliore e quindi invita alla creatività e all'immaginazione per
trovare delle soluzioni per vivere all'interno della capacità che abbiamo e riuscire a
negoziare in maniera giusta, equa.
1. INTRODUZIONE

Questo libretto descrive gli esiti delle attività svolte per eseguire una stima
dell’impronta ecologica della Provincia di Bologna intesa come comunità di cittadini
che risiedono nel territorio provinciale.
Rimandando all’ampia bibliografa per i necessari approfondimenti ricordiamo che la
“teoria” dell’impronta ecologica è stata messa a punto e sperimentata a partire dalla
fine degli anni ’80 da un gruppo di ricercatori dell’Università canadese della British
Columbia, Dipartimento di Pianificazione Regionale, guidati da Mathis Wackernagel e
Wiliam Rees.

L’impronta ecologica è un indicatore aggregato e sintetico relativo allo stato di
pressione umana sui sistemi naturali concettualmente abbastanza semplice e ad
elevato contenuto comunicativo.

L’impronta ecologica misura, infatti, il consumo alimentare, materiale ed energetico
della popolazione umana sulla superficie terrestre o marina necessaria per produrre le
risorse naturali o, nel caso dell’energia, sulla superficie terrestre necessaria ad
assorbire le emissioni di anidride carbonica.

L’impronta ecologica di una persona è data dalla somma di 6 differenti componenti:
    - la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti
    - l’area di pascolo necessaria per produrre i prodotti animali
    - la superficie di foresta necessaria per produrre legname e carta
    - la superficie marina necessaria per produrre pesci e frutti di mare
    - la superficie di terra necessaria per ospitare infrastrutture edilizie
    - la superficie forestale necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica
      risultanti dal consumo energetico dell’individuo considerato

e viene misurata in “unità di superficie”, equivalente ad un ettaro della produttività
media del pianeta.

Utilizzando opportuni indicatori è stato dimostrato che se tutti gli abitanti della terra
consumassero energia, beni di consumo, alimenti, ecc.. allo stesso modo degli abitanti
dei paesi più “avanzati” tutta le terra produttiva presente sul pianeta non sarebbe
sufficiente.

Calcoli di questo tipo, per quanto più agevoli se riferiti al mondo intero o a nazioni, è
possibile eseguirli anche per entità più modeste. In particolare, negli ultimi anni,
sempre più spesso vengono effettuate stime per determinare l’impronta ecologica di
città ed insiemi di città quali comuni o province.

Si dimostra che nella grande maggioranza dei casi le città “consumano” molto più
suolo di quello che avrebbero a disposizione se non esistessero fenomeni di
“trasferimento” del capitale naturale.
Ad esempio, se è vero che le città sono fonte di emissione di CO2 (a causa del traffico,
del riscaldamento, ecc.), nella maggior parte dei casi è anche vero che non hanno a
disposizione il quantitativo di boschi e foreste necessario per assorbire la quantità di
inquinanti da loro prodotta.

Il discorso è valido anche per i consumi alimentari e per gli altri tipi di consumo in
quanto è possibile determinare quanta superficie per abitante sarebbe necessaria per
“sostenere” (senza degradare, quindi, in maniera irreversibile le risorse) la vita di
quell’abitante. Ovviamente se lo stile di vita dei cittadini e le scelte di gestione del
territorio che condizionano tale stile di vita sono più congruenti con la logica dello
sviluppo sostenibile, minore sarà l’impronta ecologica del singolo cittadino e, quindi,
della città.

Tenendo conto di queste brevi considerazioni appare evidente perché sempre più
spesso il calcolo di questo particolare indicatore è suggerito per azioni di reporting
ambientale e per verificare l’efficacia dell’adozione di politiche e provvedimenti
ambientale a livello nazionale e locale.

Purtroppo a questa crescita di popolarità dell’impronta ecologica non sempre
corrisponde un adeguato bagaglio di conoscenze e di dati tali da poter eseguire stime
assolutamente certe, soprattutto quando l’oggetto della stima è la pressione esercitata
da comunità sub-nazionali (regioni, comuni, province).
Infatti, il dato di input principale è costituito dalla stima dei consumi dei cittadini in
tutte le diverse forme (alimentari, energetiche, materiali ed immateriali). Si tratta di
un dato che, a livello di comunità nazionali, è relativamente agevole ricavare dal saldo
fra produzione, importazione ed esportazione, dal bilancio energetico nazionale e da
altre statistiche generalmente ampiamente disponibili.

A livello locale tali bilanci non sono generalmente disponibili per cui spesso bisogna
ricorrere a deduzioni indirette. Fra l’altro anche sul piano metodologico l’impronta
ecologia subisce continui aggiornamenti che rendono non del tutto agevole la
confrontabilità dei dati.
Tenendo conto di questo quadro, nell’analisi e nell’uso dei risultati si raccomanda una
ragionevole cautela soprattutto nel confronto con esperienze simili. Infatti la
confrontabilità è operabile solo a parità di tecnica di stima dei consumi ed a parità di
fattori di base.

Tale cautela non sminuisce comunque il ruolo del calcolo dell’impronta ecologica che
comunque fornisce ordini di grandezza e linee tendenziali che generalmente sono
rappresentative di una situazione ottimistica per via delle semplificazioni intrinseche
nella traduzione operativa del concetto di impronta ecologica.
Infatti bisogna ricordare che l’impronta ecologica non prende in considerazione tutta la
gamma degli inquinamenti e dello stoccaggio di scorie, non considera gli impatti sui
beni culturali e sul paesaggio ed altri elementi che degradano le risorse naturali e la
qualità della vita.
2. IL CONCETTO DI IMPRONTA ECOLOGICA

Fra i diversi problemi che accompagnano l’applicazione dei principi dello sviluppo
sostenibile quello della sua misurazione rappresenta un nodo cruciale.
In realtà - anche prescindendo dal relativamente recente concetto sociale, politico ed
economico dello sviluppo sostenibile - da quando si è preso atto dell’importanza di
controllare l’impatto delle azioni umane sulla natura, molti sforzi sono stati rivolti alla
costruzione di procedure e modelli in grado di fornire dati quantitativi sul livello di
degradazione indotto dalla trasformazione del territorio e dal consumo di risorse.

In occasione della conferenza di Rio venne autorevolmente affermata la necessità di
“sviluppare indicatori di sviluppo sostenibile per fornire solide basi ai processi
decisionali a tutti i livelli per contribuire a promuovere capacità di autoregolazione in
senso sostenibile dei sistemi economici e ambientali”1
Da allora sul tema degli indicatori della sostenibilità si è sviluppato un ampio dibattito
ed un’ampia sperimentazione che sino ad oggi non ha prodotto standard di
riferimento, definizioni e modalità di impiego comuni.

Una distinzione certa fra i diversi sistemi di misurazione della sostenibilità è quella
basata sul livello di “concentrazione” dell’informazione ovvero sulla natura aggregata o
meno dell’indicatore.

Alcuni fra gli indicatori di sostenibilità di tipo aggregato:

     TMR, Total Material Requirements, riassuntivo dei flussi di materia e di energia
      nell’economia.
     LPI, Living Planet Index (media di indici inerenti la biodiversità).
     HDI, Human Development Index (media fra longevità, aspetti culturali e
      reddito);
     GPI, Genuine Progress Index come PIL integrato da fattori che tengono conto
      della qualità della vita, dell’inquinamento e del consumo di risorse non
      rinnovabili.

Infine rientra a pieno titolo fra gli indicatori aggregati l’Ecological Footprint che misura
in forma quantitativa univoca ed omnicomprensiva l’impatto dell’uomo sulla terra.
Da un punto di vista teorico-concettuale non vi è nessuna difficoltà a definire l’impatto
dell’uomo sulla natura.

Una formulazione classica è data dalla seguente equazione2:

                                           I=PxAxT
ove:

I = impatto della specie umana sulla biosfera;
P = popolazione presente sul pianeta;
A = uso delle merci (intese in senso lato);
T = tecnologia, cioè una misura della qualità tecnica delle merci prodotte (esprimibile,
ad esempio, in quantità di agenti inquinanti correlati alla produzione e al consumo di
una certa quantità di beni materiali).

1
    Agenda 21, Rio de Janeiro, 1992
2 Cfr. M. Wackernagel e William E . Rees, «L’impronta ecologica», Edizioni Ambiente, Milano, 1996, pp.
IV-V (introduzione del curatore).
Ovviamente il passaggio dalla formulazione teorica all’applicazione concreta implica
difficoltà notevolissime che la teoria dell’impronta ecologica tende a risolvere.

Un esempio tipico per spiegare la teoria dell’Impronta è quello di una città - o di una
regione metropolitana - racchiusa in una cupola di vetro, che lasci entrare la luce ma
che impedisca alle cose materiali di qualunque genere di entrare od uscire. La salute e
l’integrità dell’intero sistema umano contenuto all’interno di questa cupola dipende
interamente da ciò che vi è rimasto intrappolato all’inizio dell’esperimento. In queste
condizioni, la popolazione e la vita economica contenute nella cupola, tagliate fuori
dalle risorse vitali e dagli essenziali sistemi di assorbimento dei rifiuti, potrebbero solo
morire di fame e soffocare.
Il passo successivo prevede una nuova ipotesi: supponiamo che la città sperimentale
sia circondata da un paesaggio diversificato, nel quale tutti i tipi di territorio
ecologicamente produttivi (terre coltivate, pascoli, foreste e bacini idrici) siano
rappresentati in proporzione alla loro attuale presenza sulla terra, e che la città abbia
a disposizione una quantità di energia da combustibili fossili adeguata a sostenere gli
attuali livelli di consumo e le sue tecnologie prevalenti. Supponiamo inoltre che la
copertura di vetro sia elasticamente espandibile.
A questo punto, la domanda è:
quanto deve diventare grande la cupola perché la città possa sostenersi
indefinitamente soltanto grazie agli ecosistemi terrestri e acquatici e alle risorse
energetiche contenute all’interno della cupola stessa?
In altre parole:
qual è la superficie totale di ecosistemi terrestri necessaria per sostenere
continuativamente tutte le attività sociali ed economiche della popolazione di quella
città?
Si deve tenere presente che va considerata anche la superficie di territorio necessaria
per produrre risorse, ma anche per assimilare i rifiuti e per garantire varie funzioni
non visibili, ma essenziali per la sopravvivenza.
Per definizione:
la superficie totale di ecosistema indispensabile all’esistenza continuativa
della città costituisce, di fatto, la sua Impronta Ecologica sulla Terra.

L’Impronta Ecologica di una città sarà proporzionale sia alla sua popolazione che ai
consumi materiali pro capite. Per le moderne città industriali la superficie coinvolta è
enormemente più vasta dell’area fisicamente occupata dalla città e spesso del
territorio amministrativo che le compete.

L’Impronta Ecologica comprende tutta la superficie di territorio necessaria per una
certa popolazione, indipendentemente dal luogo del pianeta in cui quel territorio si
trova: le città moderne sopravvivono grazie a beni e servizi ecologici ottenuti da tutto
il resto del mondo, attraverso flussi naturali o tramite scambi commerciali.

L’intuizione più importante dei ricercatori che hanno messo a punto il concetto di
impronta ecologica risiede proprio nell’aver tradotto i complessi flussi di energia e di
materia che caratterizzano la presenza e le attività umane sotto forma di domanda di
superficie pro-capite di terra ecologicamente produttiva.

Considerando che l’equazione precedente può essere trasformata in:
Impatto ambientale = Popolazione x Consumo pro capite x Impatto per unità di
                                    consumo

possiamo rappresentare l’impatto per unità di consumo sotto forma di superficie di
terra necessaria per produrre tale unità di consumo considerando tutti gli scambi di
energia e di materia incorporati in tale produzione.

Ciò significa associare ad ogni bene consumato (sia esso materiale che immateriale)
quote di superfici di diverso tipo:

 Superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti (superficie
  agricola)

 Area di pascolo necessaria a produrre i prodotti animali (superficie per pascolo)

 Superficie di foreste necessaria per produrre legname e carta (superficie forestale)

 Superficie di terra necessaria ad ospitare infrastrutture edilizie (superficie
  degradata, costruita o comunque non ecologicamente produttiva)

 Superficie di mare necessaria per produrre pesci e frutti di mare (superficie
  marina)

 Superficie forestale necessaria per assorbire la produzione di anidride carbonica
  risultante dal consumo energetico (superfici per produzione di energia)

Ovviamente, a seconda del tipo di bene consumato, alcune tipologie di superfici non
sono interessate. Ad esempio, se vogliamo valutare l’impronta dovuta al consumo di
carne entra in gioco principalmente la voce “superficie per pascoli” e, per alcuni tipi di
carni, anche la voce “superficie agricola” per via della necessità di produrre mangimi o
foraggio.
Nel caso del “consumo” di abitazioni entra in gioco principalmente la voce “superfici
degradate” ma anche quella relativa alle “superfici forestali” per via del consumo di
legname da costruzione.
Una voce presente per tutti i tipi di consumi è quella relativa alla “superficie per
produzione di energia”.

Si tratta di uno degli aspetti più interessanti dell’impronta ecologica in quanto,
sebbene sia evidente che ogni consumo incorpori una quantità notevole di energia
legata al ciclo di vita del prodotto - energia per la produzione, energia per il trasporto
del bene, ecc. - la traduzione di questo dato energetico in un dato di superficie
rappresenta una sostanziale novità negli approcci di stima dell’impatto ambientale.

Almeno 3 sono le giustificazioni logiche per convertire l’uso dell’energia fossile
commerciale in una superficie di territorio equivalente.

    La prima e più ovvia si basa sull’assunto che un’economia sostenibile non
     dovrebbe sfruttare il capitale fossile, ma produrre continuamente l’energia che
     consuma in forme rinnovabili (ad esempio mediante la produzione di vegetali da
     cui estrarre etanolo)

    La seconda è che il terreno necessario per produrre energia in forme sostenibili
     corrisponde circa alla stessa superficie necessaria per assorbire l’eccesso di CO2
     liberata dalla combustione di energia fossile
 Il terzo, operativamente coincidente con il primo, è un argomento portato
      avanti dall’economista El Serafy, della Banca Mondiale. Egli propone
      essenzialmente che una società sostenibile possa usare le risorse non
      rinnovabili se rifornisce, allo stesso ritmo, un patrimonio di risorsa rinnovabile
      equivalente. Questa potrebbe essere considerata un’equità inter-generazionale,
      una precondizione per la sostenibilità. Perciò, questa stessa area potrebbe
      essere usata per far crescere foreste che, una volta mature, potrebbero
      rifornire carburante da biomassa.

Questa conversione del consumo dell’energia commerciale fossile in terreno
equivalente è concettualmente legata al territorio “fantasma” di Catton (1988),
identificato come la terra presa in prestito dal passato, ed utilizzata oggi attraverso il
consumo di carburanti fossili.

A partire da questi assunti è stato dimostrato che ad un ettaro di superficie si può far
corrispondere un consumo variabile fra gli 80 e 100 Gj (giga joule che corrisponde a
circa 278 kWh).

Tenendo conto di quanto detto, il calcolo dell’impronta ecologica dovuto ai consumi di
una determinata comunità3 comporta prima di tutto la stima della capacità di carico
appropriata da associare ad ogni tipo di consumo, tenendo conto che per ogni tipo di
consumo di materiale o energia è richiesta una certa quota di suolo in varie categorie
ecosistemiche, per fornire i flussi di risorse legati al consumo e l’assorbimento dei
rifiuti.
Per determinare la superficie totale di terreno necessaria a sostenere una particolare
caratteristica di consumo, dobbiamo capire le implicazioni di uso del suolo di ogni
categoria significativa del consumo. Dato che non è possibile valutare le richieste di
terreno per procurare, mantenere, e mettere a disposizione ogni singolo bene di
consumo, si possono limitare i calcoli alle categorie principali:
   Cibo
   Abitazioni
   Trasporti
   Beni di consumo
   Risorse incorporate nei servizi ricevuti

 “Risorse incorporate nei servizi ricevuti” indica la quantità di risorse necessaria per
distribuire ed avere accesso ai servizi. Per esempio, generare un rendiconto bancario
non richiede solo legno ed energia per produrre la carta per l’estratto conto, ma anche
l’elettricità per azionare i computer, per mantenere e riscaldare l’edificio della banca,
produrre documenti d’archivio interni, ecc.

Si tratta di calcoli di una certa complessità che dovrebbero prevedere una attenta
analisi del ciclo di vita del singolo prodotto o servizio in modo tale da identificare i
diversi input di materia e di energia.
Fortunatamente vengono in aiuto ricerche e studi eseguiti in diverse sedi che ci
permettono di associare direttamente alle unità di consumo il dato relativo
dell’impronta ecologica nelle sue diverse articolazioni.

3
   In realtà il calcolo può essere effettuato anche per fattori causali diversi, ad esempio si può calcolare
l’impronta ecologica di un manufatto (un ponte, un edificio, ecc.).
Resta il problema di valutare la quantità di consumi pro-capite dei diversi beni. In
questo caso la difficoltà è inversamente proporzionale alla dimensione della comunità
che si sta analizzando.
Infatti se lo scopo ultimo è quello di analizzare l’impronta di una nazione, è possibile
stimare la maggior parte dei consumi applicando la seguente relazione:

                                            Produzione + Importazione –
             Consumo     pro-capite                 Esportazione
        =
                                                       Abitanti

Ovviamente se l’entità è sub-nazionale non si hanno più a disposizione dati di questo
tipo per cui bisogna ricorrere a statistiche più dirette sui consumi delle famiglie che
spesso sono espresse in forme non direttamente utilizzabili (sotto forma di spesa
economica).
3. L’IMPRONTA ECOLOGICA DEL MONDO E DELL’ITALIA (LIVING PLANET 2000)

Le elaborazioni sull’impronta ecologica delle nazioni sono contenute nel “Living Planet
Report” dall’edizione del 2000 in poi, un rapporto sullo stato dell’ambiente che viene
pubblicato da alcuni anni dal WWF internazionale.

Il rapporto descrive lo stato del pianeta utilizzando il Living Planet Index (LPI) che è
un indice a sua volta derivato da tre indici: quello degli ecosistemi forestali, quello
delle popolazioni delle specie di acqua dolce, quello delle popolazioni delle specie
marine.

Con l’edizione del 2000 oltre all’LPI è stata calcolata l’impronta ecologica di tutte le
nazioni della terra. In tale documento risulta che l’impronta ecologica globale è
aumentata dal 1960 al 1996 di circa il 50%, con un incremento del circa 1,5% annuo.

    Fig. 1 - L’Impronta Ecologica del mondo dal 1961 al 1997 (Living Planet Report, 2000)

La crescita dell’impronta ecologica globale della specie umana sui sistemi naturali nel
periodo considerato indica che, intorno alla metà degli anni Settanta, l’umanità ha
sorpassato il punto in cui viveva entro i limiti della capacità rigenerativa globale degli
ambienti del pianeta.

Nel 1996 vi erano 12,6 miliardi di ettari di terra biologicamente produttiva che
coprivano appena un quarto della superficie terrestre. Questi erano formati da 1,3
miliardi di terra coltivata, 4,6 miliardi di ettari di pascolo, 3,3 miliardi di ettari di
foreste, 3,2 miliardi di ettari di superficie marina disponibile per le attività di pesca e
0,2 miliardi di ettari di terreno edificato.

Questa disponibilità equivale a 2,2 ettari per ognuna delle 5,7 miliardi di persone che
popolavano la terra nel 1996 (nel 1999 abbiamo superato i 6 miliardi di abitanti).
Tuttavia, considerando che almeno il 10% dello spazio biologicamente produttivo
totale dovrebbe essere lasciato indisturbato per il resto delle specie presenti sul
pianeta, lo spazio procapite disponibile si riduce a 2,0 unità di superficie disponibili a
persona.
L’impronta ecologica media mondiale nel 1996 era di 2,85 unità di superficie a
persona. Questo dato supera di circa il 30% l’attuale capacità ecologica disponibile per
ogni individuo o anche di più, se parte dello spazio viene riservato alle altre specie. In
altre parole, nel 1996, l’impronta ecologica dell’umanità era di circa il 30% superiore
rispetto all’area disponibile. Questa eccedenza porta inevitabilmente ad un graduale
esaurimento delle risorse naturali della terra.

Nella Fig. 2 viene riportato il valore dell’Impronta Ecologica nelle diverse aree del
mondo. La larghezza delle colonne dell’istogramma è direttamente proporzionale alla
popolazione, l’altezza rappresenta l’Impronta Ecologica procapite, mentre l’area è
proporzionale all’Impronta totale.
L’Italia presenta un’impronta ecologica pari a 5,51 unità di superficie a persona, con
una popolazione al 1996, pari a 57.366.000 abitanti, a fronte di una sua capacità
ecologica di 1,92 unità di superficie a persona. Questo significa che la capacità
ecologica dell’Italia non è sufficiente a soddisfare l’attuale consumo di risorse dei suoi
abitanti.

Fig.2 L’Impronta Ecologica nelle diverse aree del mondo nel 1996 (Living Planet Report, 2000)

Si registra, pertanto, in Italia, un deficit ecologico di 3,594 unità di superficie a
persona, fornito dalla differenza tra la superficie biologicamente produttiva e
l’impronta ecologica della popolazione. In pratica, per sostenere gli attuali livelli di
consumo degli italiani, sarebbero necessarie altre due Italie.

4
  Il deficit ecologico aumenta a 4,34 unità di superficie se consideriamo la responsabilità per la
preservazione della diversità biologica calcolando il deficit secondo la seguente formula:
Deficit ecologico = Capacità ecologica – (Impronta ecologica / 88% ) (Wackernagel et al., 2000).
Dati simili si riscontrano per numerosi paesi industrializzati (gli Stati Uniti, ad
esempio, hanno un’impronta ecologica di 12,22 unità di superficie a persona rispetto
ad una capacità biologica di 5,57 unità di superficie procapite) mentre i paesi poveri,
in particolare quelli dell’Africa subsahariana, presentano impronte ecologiche molto
basse (ad esempio, l’Etiopia ha un’impronta ecologica di 0,85 unità di superficie
procapite).
4. AGGIORNAMENTO 2004 (LIVING PLANET 2002)

Il calcolo dell'impronta ecologica è stato eseguito per la Provincia di Bologna nel 2001
avendo a riferimento dati di input relativi o comunque riportati al 1999 e parametri di
calcolo riferibili alle elaborazioni eseguite nell'ambito del Living Planet Report (LPR)
2000.

L'esigenza di aggiornare il calcolo deriva dalle profonde modifiche metodologiche
intervenute nel LPR 2002 che hanno portato ad una revisione abbastanza consistente
dei valori di impronta ecologica delle nazioni.

Per comprendere la portata delle variazioni si tenga presente che l’Impronta
Ecologica dell’Italia è passata da 5,51 unità di superficie/procapite calcolate
nel LPR 2000 a 3,84 ha globali/procapite calcolate nel LPR 2002.

Per una più approfondita spiegazione delle modifiche apportate e dei motivi alla base
di tali modifiche si rimanda al contributo di M. Wackhernagel, Chad Monfreda e Elie
Murarie "Improvements to national footprint accounts since the living planet report
2000" del 23 maggio 2002 pubblicato sul sito di Redifining Progress. In tale
documento si spiega il contenuto specifico delle modifiche che hanno riguardato i dati
di base ed i criteri di calcolo dei valori unitari di impronta ecologica dei coltivi, dello
sfruttamento forestale, delle risorse marine, del consumo di combustibili fossili ed i
fattori di equivalenza.

Lo stesso cambiamento di unità di misura mostra l'evoluzione avvenuta sul piano
metodologico. Infatti nel Living Planet Report 2000 era stato introdotta l'unità di
superficie procapite equivalente ad un ettaro di superficie con produttività pari a
quella media del pianeta.

Al fine di meglio tener conto della diversità di produttività dei vari tipi di suolo con il
Living Planet Report 2002 è stato introdotto l'ettaro globale procapite (hag
oppure gha) equivalente ad un ettaro di spazio bioproduttivo in rapporto alla
produttività media globale. In altri termini un ettaro di terra altamente produttivo
rappresenta più "ettari globali" rispetto alla stessa superficie di terreno meno
produttivo. Il passaggio da ettari di superficie con produttività media ad ettari globali
avviene mediante "fattori di equivalenza" che sono cambiati significativamente fra le
due successive emissioni del Living Planet Report.
La metodologia di calcolo e tutti i dati utilizzati sono scaricabili all’indirizzo web:

       www.provincia.bologna.it/ambiente/impronta_ecologica/downloads.htm

L'impronta ecologica

Il ricalcolo dell'impronta ecologica con la metodologia ed i parametri di riferimento
proposti nel Living Planet Report 2002 porta ad un significativo ridimensionamento
dell'impronta ecologica della provincia di Bologna.

Infatti l'impronta ecologica risulta pari a 4,53 hag/procapite da confrontare con i
3,84 hag/procapite del dato nazionale. Si tratta di un dato leggermente più alto di
quelli delle regioni settentrionali il cui dato di impronta ecologica è stato stimato in un
recente lavoro condotto dal WWF Italia su mandato del Ministero dell'Ambiente5 ed in
altri lavori6.

                        Tab. 2 - Impronta ecologica della Provincia di Bologna

                                 Terra Terra
                                                                Terra
                                  per   agricol Pascoli Foreste                          Mare      Totale
                                                                Degr.
                                energia   a
    Consumi alimentari            0,26       0,84       0,15       0,00       0,00       0,22       1,48
    Abitazioni, energia e
                                  0,80       0,00       0,00       0,08       0,00       0,00       0,89
    consumo di suolo
    Trasporti                     0,55       0,00       0,00       0,00       0,00       0,00       0,55

    Altri beni                    0,45       0,09       0,02       0,13       0,00       0,00       0,70

    Servizi e rifiuti             0,56       0,00       0,00       0,28       0,08       0,00       0,92

    Totale                        2,63       0,94       0,17       0,49       0,09       0,22       4,53
Fonte: nostra elaborazione

Tale valore dell’impronta ecologica è da imputare per il 57,9% al consumo di “terra
energetica” ovvero di quella quantità di superficie che serve per assorbire la CO2
emessa a seguito della produzione di energia indirettamente (energia incorporata nei
beni) o direttamente (energia elettrica per usi domestici, gas, benzina, gasolio,ecc)
consumata.

Il 20,6% è, invece, imputabile al terreno agricolo, il 10,8% alle superfici forestali ed il
restante 10,6% è ripartito fra pascoli, terreno degradato e mare.

Per quanto riguarda le “responsabilità” dei diversi consumi in linea con tutte le
elaborazioni eseguite, i consumi alimentari costituiscono la causa principale
dell'impronta. Nel caso specifico incidono per il 32,6% seguiti, con livelli intorno al
20%, da abitazioni e servizi e quindi da altri beni (15,5%) e trasporti (12,1 %).

    Fig. 3 - Impronta ecologica della Provincia di Bologna in relazione al dato nazionale e delle
                                              Regioni

5
  Cfr. Ministero dell'Ambiente - WWF Italia (op. cit.). Da segnalare che il calcolo è stato eseguito in
maniera approfondita per le regioni dell'Obiettivo 1 del QCS 2000-2006 ed in maniera speditiva per le
altre regioni.
6
   Cfr. la valutazione fatta per la Regione Toscana in Bilanzone G., "Tecniche e metodi di calcolo
dell'impronta ecologica: il caso della Toscana", atti del Convegno "Gli indicatori della Sostenibilità", Rete
Agende 21L della Toscana - Comune di Firenze, Firenze 10 giugno 2002.
5
                               4,5
                                 4

               hag/procapite
                               3,5
                                 3
                               2,5
                                 2
                               1,5
                                 1
                               0,5
                                 0
                                     Abruzzo

                                                                                                                             Lazio

                                                                                                                                                           Marche

                                                                                                                                                                    Molise
                                                            Calabria

                                                                                                     Friuli Venezia Giulia

                                                                                                                                     Liguria

                                                                                                                                                                                        Puglia

                                                                                                                                                                                                            Sicilia

                                                                                                                                                                                                                      Toscana

                                                                                                                                                                                                                                                                                 Veneto

                                                                                                                                                                                                                                                                                          Prov. Di Bologna

                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Italia
                                               Basilicata

                                                                                                                                                                                                 Sardegna

                                                                                                                                                                                                                                Trentino – Alto Adige

                                                                                                                                                                                                                                                        Umbria

                                                                                                                                                                                                                                                                 Valle d’Aosta
                                                                       Campania

                                                                                                                                               Lombardia

                                                                                                                                                                             Piemonte
                                                                                  Emilia – Romagna

Fonte: Living Planet Report 2002 (Italia); Ministero dell'Ambiente - WWF Italia "L'impronta ecologica delle
regioni dell'obiettivo 1 del QCS 2000/2006", Edicoprint, Roma, aprile 2004 (Regioni); ns. elaborazione
(Prov. di Bologna)

                                Tab. 3 - Distribuzione dei diversi contributi all’impronta ecologica (%)

                        CONSUMI ALIMENTARI                                                                                                                                                                                                                  32,6%
Tipologia di

                        ABITAZIONI                                                                                                                                                                                                                          19,5%
  consumi

                        TRASPORTI                                                                                                                                                                                                                           12,1%
                        ALTRI BENI                                                                                                                                                                                                                          15,5%
                        SERVIZI                                                                                                                                                                                                                             20,2%
                        Totale                                                                                                                                                                                                                             100,0%

                        TERRA PER ENERGIA                                                                                                                                                                                                                   57,9%
                        TERRA ARABILE                                                                                                                                                                                                                       20,6%
Tipologia di
 impronta

                        PASCOLI                                                                                                                                                                                                                              3,8%
                        FORESTE                                                                                                                                                                                                                             10,8%
                        TERRENO DEGRADATO                                                                                                                                                                                                                    1,9%
                        MARE                                                                                                                                                                                                                                 4,9%
                        Totale                                                                                                                                                                                                                             100,0%
Fonte: nostra elaborazione
Fig. 4 - Ripartizione per tipo di impronta e tipo di consumo

                        4,90%

                    1,90%
                                                                                 20,20%
           10,80%
                                                                                                               32,60%
          3,80%

                                                  57,90%                    15,50%
          20,60%

                                                                                     12,10%               19,50%

                      TERRA PER ENERGIA                                                   CONSUMI ALIMENTARI
                      TERRA ARABILE                                                       ABITAZIONI
                      PASCOLI
                                                                                          TRASPORTI
                      FORESTE
                      TERRENO DEGRADATO                                                   ALTRI BENI
                      MARE                                                                SERVIZI

Fonte: nostra elaborazione

Per quanto riguarda i Comuni, la tabella 4 riassume gli esiti delle stime eseguite
tenendo conto, con la metodologia utilizzata nel precedente calcolo, di alcuni consumi
specifici rilevabili a livello comunale e di proporzionamenti di altri, rispetto alle medie
provinciali, in funzione di dati sul reddito delle famiglie.

Il Comune con la maggiore impronta ecologica procapite è Bologna con 4,90
hag/procapite mentre quello con il valore più basso è Grizzana Morandi con 3,66
hag/procapite. Il 15% dei comuni ha una impronta superiore a 4,5 hag/procapite. Si
tratta di Bologna, di alcuni comuni che gravitano sul Capoluogo e di altri fra i più
importanti della Provincia. Il 20% ha una impronta compresa fra 3,5 e 4 hag/procapite
mentre la maggior parte, pari al 65% si pone su posizioni intermedie comprese fra 4 e
4,5 hag/procapite. Solo nell'8% dei comuni l'impronta ecologica è inferiore a quella
media nazionale. Si tratta, oltre al già citato Grizzana Morandi, di Castiglione dei
Pepoli, Granaglione, Castel di Casio e San Benedetto Val di Sambro.

         Fig. 5 - Distribuzione dei comuni in funzione dei valori dell'impronta ecologica

              Meno di 4 gha/procapite

             Fra 4,5 e 4 gha/procapite

                   Oltre 4,5 gha/procapite

                                             -       5     10   15     20            25       30     35        40
                                                                     Numero comuni

   Fonte: nostra elaborazione

                   Tab. 4 - Graduatoria dei comuni in funzione dell'impronta ecologica

                                                 Impronta                                                           Impronta
n. Comune                                                            n. Comune
                                                 hag/proc.                                                          hag/proc
 1 Bologna (comune)                                   4,90           31 Baricella                                       4,14
 2 San Lazzaro di Savena                              4,76           32 Camugnano                                       4,13
3 Granarolo dell'Emilia        4,65   33 Lizzano in Belvedere       4,12
4 Calderara di Reno            4,56   34 Castel d'Aiano             4,11
5 Bentivoglio                  4,55   35 Porretta Terme             4,10
6 Pianoro                      4,55   36 Molinella                  4,08
7 Sasso Marconi                4,54   37 Marzabotto                 4,08
8 Casalecchio di Reno          4,54   38 Monghidoro                 4,08
9 Argelato                     4,51   39 Castello d'Argile          4,08
10 Ozzano dell'Emilia          4,48   40 Savigno                    4,07
11 Anzola dell'Emilia          4,45   41 Imola                      4,07
12 Castenaso                   4,44   42 Loiano                     4,06
13 Monteveglio                 4,40   43 Medicina                   4,05
14 Zola Predona                4,40   44 Dozza                      4,04
15 San Giorgio di Piano        4,39   45 Castello di Serravalle     4,04
16 Crespellano                 4,36   46 Monterenzio                4,04
17 San Giovanni in Persiceto   4,36   47 Fontanelice                4,01
18 Budrio                      4,35   48 Monzuno                    4,01
19 Bazzano                     4,35   49 Galliera                   3,95
20 Pieve di Cento              4,34   50 Castel del Rio             3,93
21 Castel Maggiore             4,32   51 Gaggio Montano             3,92
22 Monte San Pietro            4,32   52 Casalfiumanese             3,91
23 Minerbio                    4,31   53 Castel Guelfo di Bologna   3,90
24 Castel San Pietro Terme     4,30   54 Mordano                    3,88
25 Sala Bolognese              4,27   55 Borgo Tossignano           3,85
26 Sant'Agata Bolognese        4,27   56 San Benedetto Val di S.    3,77
27 Crevalcore                  4,24   57 Castel di Casio            3,72
28 San Pietro in Casale        4,24   58 Granaglione                3,71
29 Vergato                     4,21   59 Castiglione dei Pepoli     3,67
30 Malalbergo                  4,17   60 Grizzana Morandi           3,66
Fonte: nostra elaborazione
Fig. 6 - Impronta ecologica dei comuni della provincia di Bologna

                                                     gha/procapite

                   Zola Predosa
                         Vergato
                         Savigno
                 Sasso M arconi
        Sant'Agata Bolognese
            San Piet ro in Casale
         San Lazzaro di Savena
      San Giovanni in Persiceto
           San Giorgio di Piano
  San Benedett o Val di Sambro
                Sala Bolognese
                 Porret t a Terme
                  Pieve di Cento
                          Pianoro
              Ozzano dell'Emilia
                        M ordano
                        M onzuno
                    M ont eveglio
              M ont e San Piet ro
                    M ont erenzio
                    M onghidoro
                        M olinella
                        M inerbio
                        M edicina
                     M arzabot to
                     M alalbergo
                           Loiano
           Lizzano in Belvedere
                             Imola
              Grizzana M orandi
           Granarolo dell'Emilia
                     Granaglione
                          Galliera
               Gaggio M ontano
                      Font anelice
                            Dozza
                      Crevalcore
                     Crespellano
         Cast iglione dei Pepoli
                       Castenaso
       Castel San Piet ro Terme
               Cast el M aggiore
          Cast ello di Serravalle
               Cast ello d'Argile
      Cast el Guelf o di Bologna
                 Cast el di Casio
                  Cast el del Rio
                 Cast el d'Aiano
                 Casalf iumanese
           Casalecchio di Reno
                     Camugnano
              Calderara di Reno
                           Budrio
             Borgo Tossignano
              Bologna (comune)
                     Bentivoglio
                         Bazzano
                         Baricella
                         Argelato
               Anzola dell'Emilia
            Bologna (Provincia)
                          ITALIA*

                               0,00      1,00        2,00        3,00         4,00        5,00   6,00

Fonte: nostra elaborazione e Living Planet Report 2002 (Italia)
Fig. 7 - Distribuzione geografica dei valori dell'impronta ecologica dei Comuni della provincia
                                            di Bologna

Fonte: nostra elaborazione
Deficit/surplus ecologico

Anche per la valutazione del deficit o surplus ecologico è stato rinnovato il calcolo sulla
base degli aggiornamenti metodologici intervenuti. Ricordiamo che il deficit o surplus
ecologico è dato dalla differenza fra capacità biologica disponibile nel territorio ed
impronta ecologica della comunità che abita tale territorio.

La capacità biologica è calcolata nel modo seguente (Wackernagel et al., 2000):

       Capacità biologica = Area ⋅ Fattore di rendimento ⋅ Fattore di equivalenza

Dove il fattore di rendimento è un fattore correttivo che rappresenta la maggiore o
minore produttività del paese (nel nostro caso l’Italia) rispetto alla media mondiale,
per ognuna delle sei categorie, mentre il fattore di equivalenza rappresenta la capacità
di produrre biomassa di una singola categoria ecologica di un terreno rispetto alla
media mondiale e serve per rendere confrontabile il valore della capacità biologica con
quello dell’impronta e riportare entrambe le grandezze in ettari globali.

Per la stima della capacità biologica del territorio provinciale e comunale, come per il
precedente calcolo, si sono utilizzati i dati di uso del suolo ricavati dal CORINE Land
Cover7 in formato vettoriale e si è proceduto alla sovrapposizione, mediante strumenti
GIS, degli stessi con i limiti amministrativi.

In tal modo si sono ricavate informazioni sulla superficie impiegata per ogni tipo di
utilizzo e per le singole regioni.

La conferma della scelta del CORINE Land Cover è stata dettata dal fatto che, avendo
una copertura uniforme, sia come scala sia come classi, su tutto il territorio europeo,
gli esiti dell'applicazione possono essere facilmente confrontata con altri ambiti di
studio nel contesto nazionale ed europeo.

Come già ricordato sono invece cambiati i valori dei fattori di rendimento e di
equivalenza. Quelli che sono utilizzati nell'aggiornamento del calcolo sono
rappresentati nella tabella 5.

Gli esiti della valutazione a livello provinciale sono rappresentati nella tabella 6 e nelle
Fig. 8 e 9.

Dalla loro lettura si evince che a livello provinciale si verifica un deficit ecologico pari a
2,56 hag/procapite. A livello comunale il 75 % dei comune si trova in una situazione di
deficit ed il restante 25% in una situazione di surplus.

7
 Il database del CORINE Land Cover (CLC) fa parte di un progetto iniziato nel 1985 dalla Commissione
Europea, mirante a fornire informazioni qualitative e quantitative sull’uso del suolo.
Tab. 5   - Categorie di aree ecologicamente produttive, fattori di rendimento e di equivalenza

                                                                   Fattore di Fattore di
Categoria di area
                                                                  rendimento equivalenza
Superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli
                                                                       1,89           2,11
alimenti (superficie agricola)
Area di pascolo necessaria a produrre i prodotti animali
                                                                       10,47          0,47
(superficie per pascolo)
Superficie forestale necessaria per assorbire la
produzione di anidride carbonica risultante dal consumo                1,40           1,35
energetico (superficie per energia)
Superficie di terra necessaria ad ospitare infrastrutture
edilizie (superficie degradata, costruita o comunque non               1,89           2,11
ecologicamente produttiva)
Superficie di foreste (superficie forestale)                           1,40           1,35

Aree marine (mare)                                                     1,00           0,35
Fonte: (Wackernagel et al., 2000; WWF International, 2002)

                              Fig. 8 - Capacità ecologica dei comuni

             Fonte: nostra elaborazione
Tab. 6 - Capacità e deficit/surplus ecologico

                                        Impronta          Capacità   Deficit/Surpl
                                        Ecologica         Ecologica       us
                                       hag/procapit         hag          hag
                                            e            /procapite   /procapite
Bologna (Provincia)                            4,53             1,98         -2,56
ANZOLA DELL'EMILIA                             4,45             1,44         -3,01
ARGELATO                                      4,51              1,72         -2,80
BARICELLA                                     4,14              3,34         -0,80
BAZZANO                                       4,35              0,95         -3,40
BENTIVOGLIO                                   4,55              4,56          0,01
BOLOGNA                                       4,90              0,14         -4,76
BORGO TOSSIGNANO                               3,85             3,50         -0,34
BUDRIO                                        4,35              3,12         -1,23
CALDERARA DI RENO                              4,56             1,38         -3,18
CAMUGNANO                                     4,13             11,82          7,69
CASALECCHIO DI RENO                            4,54             0,20         -4,34
CASALFIUMANESE                                 3,91             9,33          5,41
CASTEL D'AIANO                                4,11              7,05          2,93
CASTEL DEL RIO                                3,93             12,14          8,21
CASTEL DI CASIO                                3,72             4,21          0,49
CASTEL GUELFO DI BOLOGNA                       3,90             3,50         -0,40
CASTEL MAGGIORE                               4,08              0,78         -3,30
CASTEL SAN PIETRO TERME                        4,04             1,22         -2,82
CASTELLO D'ARGILE                              4,32             2,59         -1,73
CASTELLO DI SERRAVALLE                         4,30             3,71         -0,59
CASTENASO                                     4,44              1,06         -3,37
CASTIGLIONE DEI PEPOLI                         3,67             2,93         -0,74
CRESPELLANO                                   4,36              1,94         -2,42
CREVALCORE                                    4,24              3,50         -0,75
DOZZA                                         4,04              1,74         -2,30
FONTANELICE                                   4,01              5,21          1,20
GAGGIO MONTANO                                3,92              3,80         -0,12
GALLIERA                                      3,95              2,92         -1,03
GRANAGLIONE                                   3,71              3,84          0,14
GRANAROLO DELL'EMILIA                          4,65             1,63         -3,03
GRIZZANA MORANDI                               3,66             5,90          2,24
IMOLA                                         4,07              1,27         -2,80
LIZZANO IN BELVEDERE                           4,12             9,18          5,06
LOIANO                                        4,06              4,29          0,23
MALALBERGO                                    4,17              2,96         -1,21
Cont. Tab. 6

                                 Impronta      Capacità    Deficit/Surplu
                                 Ecologica     Ecologica          s
                               hag/procapite hag/procapite hag/procapite
 MARZABOTTO                            4,08          3,35          -0,73
 MEDICINA                              4,05          4,79           0,74
 MINERBIO                              4,31          2,27          -2,04
 MOLINELLA                             4,08          3,87          -0,21
 MONGHIDORO                            4,08          4,12           0,04
 MONTE SAN PIETRO                      4,04          2,51          -1,53
 MONTERENZIO                           4,32          5,65           1,34
 MONTEVEGLIO                           4,40          2,81          -1,59
 MONZUNO                               4,01          3,20          -0,80
 MORDANO                               3,88          2,10          -1,78
 OZZANO DELL'EMILIA                    4,48          1,08          -3,40
 PIANORO                               4,55          2,14          -2,41
 PIEVE DI CENTO                        4,34          0,93          -3,41
 PORRETTA TERME                        4,10          1,97          -2,13
 SALA BOLOGNESE                        4,27          3,11          -1,16
 SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO           3,77          3,32          -0,45
 SAN GIORGIO DI PIANO                  4,39          2,07          -2,32
 SAN GIOVANNI IN PERSICETO             4,36          1,92          -2,43
 SAN LAZZARO DI SAVENA                 4,76          0,58          -4,18
 SAN PIETRO IN CASALE                  4,24          2,75          -1,49
 SANT'AGATA BOLOGNESE                  4,27          2,43          -1,84
 SASSO MARCONI                         4,54          2,21          -2,33
 SAVIGNO                               4,07          7,01           2,94
 VERGATO                               4,21          2,58          -1,63
 ZOLA PREDOSA                          4,40          0,91          -3,49
Fig. 9 - Deficit/surplus ecologico

Fonte: nostra elaborazione
6. BIBLIOGRAFIA

Riferimenti bibliografici utilizzati per l'aggiornamento del calcolo 2004

   •   Bilanzone G. (Cras s.r.l. - Centro Ricerche Applicate per lo Sviluppo Sostenibile)
       “Tecniche e metodi di calcolo dell'impronta ecologica: il caso della Toscana”, atti
       del Convegno “Gli indicatori della Sostenibilità”, Rete Agende 21L della Toscana
       - Comune di Firenze, Firenze 10 giugno 2002
   •   Ministero dell'Ambiente - WWF Italia “L'impronta ecologica delle regioni
       dell'obiettivo 1 del QCS 2000/2006”, Edicoprint, Roma, aprile 2004.
   •   WWF, WCMC-UNEP, Redefining Progress, Centre for Sustainability Studies,
       Living Planet Report 2000, WWF International, 2002.
   •   Chambers    N.,   Simmons     C.,    Wackernagel        M.,   “Manuale   delle   impronte
       ecologiche”, Edizioni Ambiente, 2002, Milano.
   •   Wackhernagel M., Monfreda C.,            Murarie        E., “Improvements to national
       footprint accounts since the living planet report 2000”, 23 maggio 2002
       pubblicato sul sito di Redifining Progress.

Bibliografia già citata nella relazione di presentazione del calcolo 2001

   •   Ambiente Italia, Impronta ecologica della città di Torino, 2001.
   •   Bilanzone G., Pietrobelli M., “L’impronta ecologica delle città: un’applicazione
       sperimentale in tre piccole città del nord, del centro e del sud”, 2° Congresso
       IAED, Isernia, 3-5 dicembre 1998.
   •   Bilanzone   G.,   Paolella   A.,    Pietrobelli   M.,    “Progressi   nella   valutazione
       dell’impronta ecologica dei comuni: il caso di Siena”, Attenzione, rivista WWF
       per l’ambiente e il territorio, n° 10, settembre 2000.
   •   Bologna G., “Verso l’Eco-Economia. La nostra Impronta ecologica”, Attenzione,
       rivista WWF per l’ambiente e il territorio, n° 11, gennaio 2001.
   •   Borgrström Hansson, Carina and M. Wackernagel, "Mapping place and
       accounting space: How to re-embed the human economy" Ecological Economics
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   •   Chambers N., Simmons C., Wackernagel M., “Sharing Nature Interest”,
       Earthscan Publication Ltd, London, 2000.
   •   Holmberg John, Ulrika Lundqvist, Karl-Henrik Robèrt and M. Wackernagel, "The
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   •   Onisto Larry and M. Wackernagel, “A New Approach for Assessing National
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•   Onisto Larry, Eric Krause and M. Wackernagel, “How Big Is Toronto's Ecological
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•   Wackernagel, M. Ecological Footprints: A Tool to Make Sustainability Happen.
    illustrated by Iliana Pámanes and Phil Testemale, ICLEI Toronto, 1997.
•   Wackernagel, M., "Can Trade Promote an Ecologically Secure World? The Global
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