Separazione Guida pratica - Avv. Claudia Lantieri
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Separazione Guida pratica Avv. Claudia Lantieri
Clicca sulla parte che ti interessa Sommario Voglio separarmi cosa devo fare: .................................................................................................... 1 I figli .................................................................................................................................................... 2 visite: ............................................................................................................................................... 2 mantenimento: ............................................................................................................................... 3 E la casa? A chi rimane? ................................................................................................................... 4 I soldi ................................................................................................................................................... 4 Procedura della separazione consensuale ..................................................................................... 5 Procedura della separazione giudiziale ......................................................................................... 6 Tradimento ......................................................................................................................................... 6 Mantenimento.................................................................................................................................... 6 Stranieri............................................................................................................................................... 7 ************** Voglio separarmi cosa devo fare: Molto, forse troppo, viene scritto in materia, ma alla fine le idee sono molto confuse. I clienti che si rivolgono allo studio hanno due domande ben precise da fare: - “mi voglio separare ma mio marito / mia moglie non vuole. Cosa faccio? Sono costretto ad accettare questo rifiuto” - “mia moglie / mio marito vuole separarsi ma io non voglio, posso oppormi?” La risposta ad entrambe è la stessa: no. Se ti vuoi separare e ritieni che il matrimonio sia finito, hai il diritto di chiedere la separazione. Se, invece, sei la parte che non si vuole separare sappi che non ti puoi opporre. Cosa devi fare nel primo e nel secondo caso? Rivolgiti ad un avvocato per avere un parere esperto. Al primo colloquio dovrai spiegare le ragioni della fine del matrimonio per consentire al legale di comprendere tutta la situazione e per arrivare ad un accordo che sia il migliore possibile. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
Le questioni sentimentali, sebbene fondamentali nella situazione, non avranno molto peso purtroppo. Le ragioni che hanno portato alla fine del matrimonio sono importanti per valutare eventuali richieste di addebito, ma non certo per impedire la separazione. La legge parla molto chiaro: il legame sentimentale non può provenire solo da una parte per far sì che il matrimonio continui. Il progetto matrimoniale deve essere portato avanti in due. Partendo da questo primo punto, occorre allora vedere cosa si deve fare quando si riceve la lettera di un legale per conto del coniuge, ovvero quando si vuole iniziare la separazione. Il primo passo importante è sapere che la lettera che si riceve solitamente è un primo invito a parlare della separazione. I legali indicano un termine solitamente breve sulla base delle richieste del proprio cliente che vuole iniziare le pratiche. È buona norma rispondere senza farsi prendere dal panico. Così come è buona norma rivolgersi ad un proprio legale di fiducia per evitare di avere dubbi sulla correttezza. Un avvocato che si occupa di separazioni deve garantire entrambi i clienti e non favorisce il coniuge che si è rivolto per primo. Per evitare ogni fraintendimento, però, è meglio avere due avvocati diversi, uno per ogni parte, salvo che entrambi i clienti non vadano insieme dall’avvocato la prima volta. Se invece si vuole iniziare la separazione, l’avvocato scriverà una lettera al coniuge nel quale lo invita a prendere contatti con lo studio per parlare della separazione. L’Avv. Claudia Lantieri nel redigere la prima lettera utilizza toni semplici e cordiali per impostare una pratica consensuale. Non ha senso muovere accuse all’altra parte che ha sicuramente le proprie ragioni. Dopo la lettera cosa succede? In seguito alla lettera si devono porre le basi per un accordo, se si ritiene di procedere con una separazione consensuale. Occorre prendere decisioni in merito ai figli, alla casa, ai soldi. I figli Per quanto riguarda i figli: visite: è bene chiarire che i figli rimangono tali nonostante la separazione. I figli non sono dell’uno o dell’altro coniuge, sono figli di entrambi e da entrambi devono essere mantenuti, istruiti ed educati. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
Cosa cambia quindi con la separazione? Il tempo in cui si possono frequentare i figli, nient’altro. Negli ultimi anni ci si sforza di sottoporre ai Giudici accordi che prevedano tempi paritari tra i genitori, si è cercato di trovare le soluzioni più disparate per cercare di continuare la quotidianità con i figli. Ciò non è possibile in tutto. Se quando la famiglia era unita i genitori potevano vedere i figli tutti i giorni, con la separazione non sempre è possibile, salvo trovare soluzioni che a volte vanno a discapito dei figli stessi soprattutto se piccoli. I figli non sono dei pacchi postali o dei vagabondi che girano da una casa all’altra con i bagagli. Né si può pensare di avere una vita normale riducendosi ad alternarsi nella medesima casa con il solo fine di vedere i figli che rimangono lì e che assistono al girovagare dei genitori a turno. È meglio per tutti stabilire dei tempi sulla base degli impegni scolastici e sportivi o ludici dei figli e di quelli lavorativi dei genitori. Solo in questo modo si può avere un rapporto equilibrato per tutti i componenti della famiglia che già si trovano a vivere un momento difficile. In mancanza di accordo ovviamente sarà il Giudice a decidere sulla base di ciò che viene riferito davanti a lui e sulla base della propria esperienza. mantenimento: molti clienti si chiedono quanto devono dare o quanto devono chiedere per il mantenimento dei figli, se ci sono delle tabelle prestabilite. No, non esistono tabelle matematiche indistinte. I fattori che entrano in gioco sono tanti e diversi. Se il padre guadagna mille euro non deve dare un terzo al figlio o la metà a due figli o tutto a tre figli. Così come se il padre guadagna diecimila euro non deve fare un terzo, il 50% o i due terzi o tutto. Non ha senso e non è così, nonostante in rete girino tanti siti con queste informazioni. I figli devono essere mantenuti da entrambi i genitori. Quindi tutto varierà sulla base delle entrate di entrambi i genitori, sulla base del tenore di vita della famiglia prima della separazione, sulla base dell’assegnazione della casa coniugale (che entra a far parte del mantenimento) e anche sulla base dei nuovi oneri economici dei genitori. Se è il padre a dover uscire di casa dovrà necessariamente prevedere un’uscita per un appartamento dove andare ad abitare sia esso in affitto o in seguito all’acquisto. Se entrambi i genitori lavorano ed hanno uno stipendio simile dovranno contribuire in uguale misura al mantenimento. Se uno dei due non lavora si dovranno prevedere carichi diversi. In ogni caso occorre avere presente quali sono le esigenze dei figli. Nonostante uno stipendio alto del genitore uscente, in caso di bambino in tenera età non avrebbe senso prevedere un assegno di mantenimento di cinquemila euro al mese se quello non era il tenore di vita prima della separazione. Per avere un’idea di quello che si andrà a versare è possibile porre questa domanda in sede di primo colloquio all’avvocato. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
E la casa? A chi rimane? Un’altra domanda che solitamente rivolgono i clienti riguarda la casa. Nella casa sono confluiti i risparmi di tutti e due i coniugi in caso di acquisto e, ovviamente, è importante capire cosa succede ai propri soldi. La casa in presenza di figli viene assegnata al coniuge che continuerà ad abitare con i figli. Sarebbe falso riferire che indifferentemente viene assegnata al padre o alla madre. Tutti sanno che solitamente la madre viene preferita dai Giudici per l’assegnazione della casa coniugale. L’Avv. Lantieri in vent’anni di esperienza, però, è riuscita a far assegnare, in presenza di fatti gravi, la casa al padre. In ogni caso è bene distinguere tra il diritto di proprietà e il diritto di assegnazione. La proprietà rimane in capo ai proprietari. Se proprietari sono tutti e due i coniugi rimarranno tali. Se proprietario è il coniuge uscente continuerà ad essere così. L’assegnazione, invece, è in capo al coniuge che rimane ad abitarvi con tutti gli arredi presenti. Cosa significa? In linea generale, semplicemente che il coniuge che rimane nella casa coniugale continua a fare la propria vita, a pagare le bollette, gli oneri condominiali, tutto ciò che pagherebbe l’inquilino di una qualunque casa in affitto. Se la proprietà è di entrambi i coniugi spese straordinarie dovranno essere pagate al 50% da ciascuno, anche da chi non la abita. Ogni caso poi è a sé in base a tanti fattori. Per questo è importante avere una consulenza da un avvocato esperto nel settore. E se c’è un mutuo? Dipende. In linea generale il mutuo deve essere pagato dai cointestatari. Al 50% da ogni coniuge ovvero al 100% dal proprietario. Il mutuo è un debito con la banca. La Banca ha quindi il diritto di chiedere il pagamento della rata a uno o all’altro coniuge. La rata deve essere pagata per intero onde evitare di vedersi pignorare la casa. Nei rapporti interni tra i coniugi, poi, se la rata viene pagata da uno soltanto questi potrà chiedere il 50% all’altro, anche sulla base degli accordi raggiunti in separazione. I soldi A chi rimangono i soldi che ci sono sui conti correnti, quelli investiti o le polizze. Anche in questo caso la risposta non è semplice. Dipende dal regime in costanza di matrimonio. In caso di comunione dei beni in teoria il tutto si ferma al momento della separazione e ciò che è rimasto si divide al 50% tra i coniugi. Si parla di comunione de residuo. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
Quindi tutto ciò che è stato speso durante il matrimonio non c’è più. Questo comprende i risparmi e i frutti del lavoro. In sede di separazione dei beni, invece, quello che è rimasto rimane al proprietario del conto. Se il conto è cointestato invece? In questo caso si presume che quanto rimane sul conto sia di proprietà degli intestatari salvo che non si riesca a dimostrare che è di proprietà solo di uno dei due coniugi. Proprio nel primo colloquio, caso per caso, vengono esaminati tutti questi elementi e viene data risposta a tutte le domande che vengono in mente per capire come affrontare al meglio la separazione. Come si comprende bene, il primo colloquio non può ridursi ad un discorso di pochi minuti anche perché si pongono le basi per affrontare serenamente le prime fasi della separazione. Occorre avere a disposizione il tempo necessario per capire nel migliore dei modi come si svolgerà il futuro. Il cliente, quindi, deve avere a disposizione il tempo necessario per raccontare, chiedere ed ottenere risposte. Per questo motivo una separazione, per quanto consensuale, non può costare pochi euro come promesso da molti. Se le condizioni di separazione sono già state stabilite dai coniugi e non vi sono dubbi o domande è inutile spendere anche solo 200 euro dall’avvocato. Basta andare in Tribunale o dall’Ufficiale di Stato civile e firmare. Se invece la separazione, anche consensuale, deve essere comunque impostata, l’avvocato che lavora per la migliore tutela del cliente, deve essere retribuito nel modo giusto per tutto il lavoro che svolge. Procedura della separazione consensuale Quando e se si è pronti per concludere la separazione consensuale si può o andare davanti al Tribunale depositando un ricorso. Verrà fissata l’udienza presidenziale e in quel giorno si firmeranno le condizioni. Poi il Tribunale trasmette l’accordo al Comune in cui i coniugi si sono sposati affinché venga scritto anche sull’atto di matrimonio che è intervenuta la separazione. Oppure, con due avvocati distinti, si può siglare la negoziazione assistita. Questa verrà trasmessa dagli avvocati al Procuratore della Repubblica che supervisiona e concede il visto. Entro i dieci giorni successivi sempre gli avvocati devono trasmettere il tutto all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di matrimonio. Quale procedura è migliore? Dipende. La prima è sottoposta al vaglio di un Giudice la seconda al quello del Procuratore. Entrambe giungono alla medesima conclusione: la convalida degli accordi dei coniugi. La prima soggiace ai tempi del Tribunale, la seconda no. La scelta viene comunque fatta in base al caso concreto e valutato insieme al cliente. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
Procedura della separazione giudiziale Altro discorso vale per la separazione giudiziale. Si intraprende questa strada per vari motivi. Vuoi perché uno dei due coniugi non vuole giungere ad una separazione consensuale, vuoi perché ritiene di non dover pagare un mantenimento, vuoi perché non vuole andare via di casa, o perché ha tradito o vuole farla pagare all’altro che ha tradito. Vediamo di chiarire. Tradimento Molte volte chi si rivolge all’avvocato ritiene di volerla far pagare al coniuge perché ha una storia con un’altra persona. Il tradimento effettivamente è uno dei motivi per i quali richiedere l’addebito nei confronti dell’altro coniuge, ma non è così semplice come potrebbe sembrare. Il solo tradimento non basta. Occorre che questo sia stato l’unico motivo determinante il fallimento del matrimonio. Ecco quindi che le aule dei Tribunali sono piene di fascicoli in cui si discute se è avvenuto prima il tradimento o il disinteresse del coniuge tradito, se il matrimonio già fosse in una situazione precaria e quindi vi fosse solo una condivisione di luoghi più che di progetti, o se invece il coniuge ignaro sia stato tradito tanto per. Molto viene scritto sul punto, ma in questa sede occorre capire il fine dell’addebito. In sostanza l’addebito serve per diminuire un eventuale assegno di mantenimento da versare all’altro coniuge e per porre fine ad eventuali diritti ereditari. Non serve per chiedere davanti al Giudice della separazione di togliere figli, casa e soldi al coniuge che ha tradito. Non è un’arma di vendetta. Quando il cliente arriva in studio chiedendo di agire per ottenere l’addebito nei confronti dell’altro, si cerca di capire se conviene intavolare una separazione giudiziale che costa molto solo per ottenere vendetta, ma nulla di pratico. Al primo appuntamento, in seguito all’esposizione del caso, viene data una prima risposta concreta. Mantenimento Già si è parlato del mantenimento dei figli. Ma il coniuge? Ha diritto ad essere mantenuto dall’altro? Dipende. Se entrambi i coniugi lavorano no. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
La giurisprudenza della Cassazione ha lavorato molto in questo senso per stabilire che il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio non è più un parametro di riferimento per prevedere l’assegno di mantenimento. Quindi anche se c’è uno squilibrio patrimoniale tra i due coniugi, ma entrambi lavorano ed hanno uno stipendio, alcun assegno sarà previsto. È inutile chiedere un mantenimento solo perché l’altro guadagna tre volte di più se il coniuge ha un reddito. Nulla verrà dato. Se però il coniuge più debole nonostante lo stipendio non riesce ad avere una propria indipendenza? Secondo il Tribunale di Milano questa indipendenza vale mille euro al mese. Sopra non si prevede alcun assegno, sotto sì. Ma se questo stipendio inferiore ai mille euro dipende da una volontà del coniuge che ha deciso di ridurre il proprio orario di lavoro, oppure si è licenziato, allora si può discutere del diritto a percepire un assegno di mantenimento. I casi sono talmente diversi gli uni dagli altri che sarebbe impossibile fare tutte le previsioni possibili in poche pagine. Conviene quindi consultarsi con un avvocato esperto. Stranieri L’ultimo argomento che deve essere necessariamente affrontato è quello relativo ai matrimoni misti. Molti clienti si rivolgono allo studio e riferiscono di aver sposato uno straniero ovvero sono stranieri anche loro. Possono separarsi? Ovviamente sì. L’importante è che il matrimonio sia stato trascritto in Italia. La procedura che verrà seguita è la medesima descritta sopra, non vi è alcuna differenza. Il problema nasce se il coniuge dal quale ci si vuole separare non è più reperibile in Italia. Cosa fare? Se si conosce la nuova residenza, sebbene all’estero, occorrerà mettersi in contatto con il coniuge in modo formale e recapitare al nuovo indirizzo tutta la corrispondenza, anche quella giudiziaria. Se invece risulta ancora residente o domiciliato in Italia, ma è irreperibile, tutte le notifiche verranno fatte all’ultima residenza nota. © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
La separazione in ogni caso si otterrà. ************** Questa guida vuole essere solo uno spunto di riflessione per iniziare a comprendere al meglio come muoversi e cosa succede in fase di separazione. Non si hanno pretese di completezza, ma l’Avv. Claudia Lantieri rimane a disposizione per ulteriori approfondimenti caso per caso. Puoi trovarci ai seguenti recapiti: Avv. Claudia Lantieri Corso XXII Marzo n. 39 20129 Milano Tel. 02.71040459 Cell. 338.9660844 www.avvocatolantieri.it www.divorzio-milano.com © 2020 Tutti i diritti riservati | Studio Legale Lantieri
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