Scheda di approfondimento - BDO International Business Compass 2017 - BDO Italia

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Scheda di approfondimento - BDO International Business Compass 2017 - BDO Italia
Scheda di approfondimento

BDO International Business Compass 2017
Le premesse

La crescita dinamica del commercio internazionale è uno dei fenomeni più significativi nel quadro dello
sviluppo economico globale degli ultimi decenni. Per lungo tempo, la globalizzazione è parsa un processo
naturale e quasi irreversibile. Recentemente, tuttavia, in questo scenario sono apparse le prime crepe: è
innegabile che il dinamismo del commercio internazionale si sia progressivamente indebolito e che,
soprattutto nel mondo occidentale, si assista a un parziale ritorno al protezionismo. In ogni caso, i mercati
globali rimangono una base fondamentale per le aziende di tutto il mondo, su cui si fondano anche
molteplici catene di approvvigionamento. Nel medio termine, quindi, un ritorno al protezionismo
minaccerebbe le catene del valore createsi in questi anni a livello globale.

In questo contesto nasce il focus dell’International Business Compass 2017 di BDO, in collaborazione con
HWWI (Hamburg Institute of International Economics). La società ha dapprima descritto lo status attuale e
le prospettive di sviluppo in termini di apertura del mercato di ogni singolo stato, comparando paesi e
regioni. La difficoltà di definire il concetto di apertura e di misurarla ha spinto BDO all’applicazione di
molteplici metodi e criteri di valutazione: dall’osservazione delle barriere tariffarie e non tariffarie
vigenti nei vari stati, all’analisi della correlazione tra PIL pro capite e assenza di barriere al commercio.

I risultati

L’indice generale dell’International Business Compass 2017

In generale, la fotografia scattata nel 2017 da BDO parla di uno scenario globale stabile, con cambiamenti
minimi nella top ten rispetto all’anno precedente. Singapore riacquista la leadership, grazie a un
miglioramento generalizzato delle condizioni economiche e socio-culturali. Hong Kong si attesta sul 2°
gradino del podio, mentre la Svizzera scala posizioni e guadagna la 3° piazza. Olanda e Danimarca
chiudono la top cinque. Due le new entry nelle prime dieci posizioni: la Germania, che scala ben quattro
posizioni e conquista l’8° piazza, e la Nuova Zelanda, al 10° posto rispetto all’11° registrato nella scorsa
edizione. Le due nazioni sbalzate dai primi dieci posti in classifica sono state Australia (11° posto) e
Canada (12°).

A livello generale, non si osservano stravolgimenti rispetto alla scorsa edizione del report. Gli spostamenti
in classifica non vanno oltre, in positivo e in negativo, le 20 posizioni. Il “campione” di questa edizione è
Capo Verde (al 70° posto, +20 posizioni), seguito da Namibia (65°) e Gambia (137°). I primi due paesi
confermano la crescita a doppia cifra già registrata dall’edizione 2016 del report BDO, inaugurando un
trend estremamente positivo. La caduta più sonora la registra il Ruanda (all’84° posto, -17 posizioni), che
rimane comunque uno degli stati africani meglio classificati. In Europa, le nazioni che hanno registrato
consistenti perdite di terreno sono la Bosnia ed Erzegovina – in declino sul fronte indicatori politici – e
Kosovo – indebolito a livello socio-culturale.
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I risultati per il sub-indice attrattività per produzione

Tra i paesi OCSE, l’Olanda, grazie alla sua posizione centrale in Europa e alla vocazione internazionale
delle proprie politiche finanziarie, si attesta al 1° posto per il sub-indice relativo alla produzione. Seguono
Gran Bretagna, Danimarca, Svizzera e Belgio. In Africa, questo indicatore è dominato dalle Mauritius,
mentre in Asia si caratterizza per le performance di Singapore e Hong Kong, grazie al grande potenziale di
mercato e all’attrattività per gli investitori data dalla legislazione vigente. Seguono Taiwan, Bahrain ed
Emirati Arabi Uniti. Al 29° posto nella classifica per il sub-indice relativo alla produzione, la Lituania è il
primo paese europeo non-OCSE a comparire, seguito da Lettonia, Malta e Montenegro. Nell’America
Meridionale le performance sono più omogenee, ma spiccano Barbados, Giamaica, St. Lucia e Uruguay.

I risultati per il sub-indice opportunità di business

I paesi OCSE sono i meglio classificati anche in relazione al sub-indice delle opportunità di business (13 dei
15 valori più alti registrati). Leader della categoria è la Norvegia, che si distingue come luogo favorevole
al business per gli alti consumi pro capite. Seguono altri due paesi dai consumi importanti, come Svizzera
e Stati Uniti. Gli unici due paesi non-OCSE a figurare nella top 15 sono Cina e Singapore, che guidano la
classifica asiatica. Per quanto riguarda i paesi europei esterni all’OCSE, invece, svettano Malta, Lituania e
Lettonia.
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Apertura dei mercati e vantaggi competitivi: l’analisi di BDO

Il focus di quest’anno sull’apertura di mercato dei vari paesi ha inizialmente mostrato quanto questi siano
diversi nelle modalità protezionistiche. Ciò dipende soprattutto da come si definisce il concetto di
apertura e da come lo si misura. Nord America ed Europa appaiono essere le regioni più aperte a livello
globale, sia applicando indicatori basati sul reale flusso del commercio, sia utilizzando misurazioni dirette
delle barriere politiche e amministrative. Le più alte tariffe, accompagnate dalle minori intensità degli
scambi commerciali, si registrano al momento in Africa, nei paesi caraibici, nell’Asia Centrale e in parte
del Sud America. Il maggiore miglioramento dell’intensità degli scambi è appannaggio di Cina e Vietnam,
mentre per quanto riguarda l’abbassamento dei dazi doganali, negli ultimi 15 anni molto è stato fatto dai
paesi dell’Africa Settentrionale.

L’analisi statistica di BDO relativamente alla correlazione tra il livello delle tariffe di importazione e gli
output economici hanno mostrato che, da una prospettiva globale, dazi più alti si accompagnano ai più
bassi livelli di PIL pro capite nel paese medio.

Mediante un’analisi differenziata, tuttavia, BDO conferma che la natura della correlazione tra i due fattori
dipende sia dal livello iniziale dei dazi, sia dalla specifica regione del mondo analizzata. Se le tariffe
iniziali sono molto basse, un aumento di tali tariffe si trasformerebbe comunque in un miglioramento del
PIL pro capite. Il risultato sarebbe positivo, quindi, in Sud America, ma avrebbe conseguenze molto
negative in paesi contraddistinti da un’adeguata apertura commerciale, come Asia ed Europa dell’Est. Ciò
dipende da i molteplici effetti che un innalzamento delle barriere tariffarie potrebbe avere su
un’economia nazionale, nonché dall’eterogeneità delle strutture economiche dei vari paesi e dalle
specifiche circostanze di applicazione.
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Il focus Italia

Rimane invariata (per il secondo anno consecutivo) rispetto all’edizione dell’anno scorso la posizione
assoluta dell’Italia, che si ferma al 35° posto dell’indice stilato da BDO nonostante il punteggio generale
più basso (60,49 nel 2017 VS 62,63 nel 2016). Peggiorano, in senso relativo, tutti i singoli indicatori
esaminati: per quanto concerne le condizioni economiche, l’Italia passa dal 46° posto dello scorso anno al
51° attuale, con una perdita di 3,87 punti (52,25 VS 56,12). Le condizioni politiche e legali fanno scivolare
di una posizione il nostro paese (45° posto con 71,58 punti). Per quanto riguarda le condizioni socio-
culturali, quelle a miglior performance per il nostro paese, la perdita è di tre posizioni, con un punteggio
di 59,16 che vale il 33° posto in classifica (60,79 e 30° posto nel 2016).

Peggio dell’Italia fanno Spagna e Grecia. La prima, stabile al 42° posto assoluto, vede un peggioramento
negli indicatori economici e politici, ma un miglioramento di una posizione per quello socio-culturale
(76°). È proprio quest’ultimo indicatore, tuttavia, a portare in basso la Penisola Iberica nel ranking
globale: fa meglio, infatti, del nostro Paese per condizioni economiche (37° posto assoluto) e per
condizioni politiche (35°). La Grecia, invece, perde ben 10 posizioni nella classifica assoluta, attestandosi
al 78° posto, e peggiorando tutti i singoli indicatori, in particolare quello economico, in cui perde 22
posizioni.

Rimane invariata per l’Italia anche l’attrattività come luogo di produzione (25° posto) e come mercato per
il business (19°) all’interno dei Paesi OCSE. Guida la classifica della produttività l’Olanda, che gode della
sua posizione centrale all’interno del continente europeo e delle favorevoli politiche finanziarie. Per
quanto riguarda, invece, le opportunità di business, è la Norvegia il paese leader.
La metodologia
L’International Business Compass 2017 di BDO e HWWI (Hamburg Institute of International Economics) ha
preso in esame 174 paesi nel mondo, in tutti i continenti. Sono stati esclusi i paesi con meno di 150.000
abitanti, Cuba, Cisgiordania, Somalia e Sahara Occidentale, il Lussemburgo (a causa della sua peculiare e
unica organizzazione economica) e la Siria (a causa della guerra civile in atto, che rende impossibile ogni
proiezione).
Gli indicatori presi in esame nell’ambito del report sono rimasti invariati rispetto all’analisi 2016. Ogni
indicatore (condizioni economiche; politiche; socio-culturali) è stato declinato in una scala da 0 a 100, con
calcolo di media aritmetica per ciascun indicatore e media geometrica dei vari indicatori per il calcolo
della posizione assoluta nel ranking. I valori per i sub-indici (business e produzione) sono stati calcolati
sulla base dei fattori locali più rilevanti, mentre per i paesi non-OCSE i valori sono stati espressi in
relazione alla media continentale e alla comparazione interregionale.

BDO è tra i principali network internazionali di revisione e consulenza aziendale con circa 67.000 professionisti
altamente qualificati in 158 paesi. In Italia BDO è presente con oltre 700 professionisti e 20 uffici, una struttura
integrata e capillare che garantisce la copertura del territorio nazionale.

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