Misteri della gioia - Diocesi di Civita Castellana

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Misteri della gioia
Annunciazione

Dalle «Omelie sulla Madonna» di san Bernardo, abate
(Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54)

                      Tutto il mondo attende la risposta di Maria

   Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo
avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta
la risposta: deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola
di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.
  Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo
subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti
alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.
  Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo, esule dal paradiso con la sua misera
discendenza; te ne supplicano Abramo e Davide; te ne supplicano insistentemente i
santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione
tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla
tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la
liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere
umano.
  O Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi,
attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola: di’ la tua
parola umana e concepisci la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la
Parola eterna.
  Perché tardi? Perché temi? Credi all’opera del Signore, da’ il tuo assenso ad essa,
accòglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In
nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in
questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel
silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola. Apri,
Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco
che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia
che, mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare
colui che ami. Lèvati su, corri, apri! Lèvati con la fede, corri con la devozione, apri
con il tuo assenso.
  «Eccomi», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»
(Lc 1, 38).

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RESPONSORIO                         Cfr. Lc 1, 31. 42

R.Accogli la parola, vergine Maria, l’annuncio dell’angelo del Signore: Concepirai
nel tuo grembo l’uomo-Dio. *Diranno di te: Benedetta fra le donne!
V. Partorirai un figlio e sarai madre sempre vergine.
R. Diranno di te: Benedetta fra le donne!

ORAZIONE
  Tu hai voluto, Padre, che all’annunzio dell’angelo la Vergine immacolata
concepisse il tuo Verbo eterno e, avvolta dalla luce dello Spirito Santo, divenisse
tempio della nuova alleanza: fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la
Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore.

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Visitazione di Maria a santa Elisabetta

Dal «Commento su san Luca» di sant’Ambrogio, vescovo
(2, 19. 22-23. 26-27; CCL 14, 39-42)

                                La visitazione di Maria

L’angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità con una prova e
annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna vecchia e sterile, per
dimostrare così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe udito
ciò, si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o
incerta dell’annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e
desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva
dall’intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non
verso l’alto? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze.
  Subito si fanno sentire i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore.
Infatti appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di
lei, ed ella fu ricolma di Spirito Santo (cfr. Lc 1, 41). Si deve fare attenzione alla
scelta delle singole parole e al loro significato. Elisabetta udì per prima la voce, ma
Giovanni percepì per primo la grazia; essa udì secondo l’ordine della natura, egli
esultò in virtù del mistero; essa sentì l’arrivo di Maria, egli del Signore; la donna
l’arrivo della donna, il bambino l’arrivo del bambino. Esse parlano delle grazie
ricevute, essi nel seno delle loro madri realizzano la grazia e il mistero della
misericordia a profitto delle madri stesse: e queste per un duplice miracolo
profetizzano sotto l’ispirazione dei figli che portano.
  Del figlio si dice che esultò, della madre che fu ricolma di Spirito Santo. Non fu
prima la madre a essere ricolma dello Spirito, ma fu il figlio, ripieno di Spirito Santo,
a ricolmare anche la madre.
  Esultò Giovanni, esultò anche lo spirito di Maria. Ma mentre di Elisabetta si dice
che fu ricolma di Spirito Santo allorché Giovanni esultò, di Maria, che già era
ricolma di Spirito Santo, si dice che allora il suo spirito esultò. Colui che è
incomprensibile operava in modo incomprensibile nella madre. L’una, Elisabetta, fu
ripiena di Spirito Santo dopo la concezione, Maria invece prima della concezione.
  Beata – disse – tu che hai creduto (cfr. Lc 1, 45). Ma beati anche voi che avete
udito e creduto: ogni anima che crede concepisce e genera il Verbo di Dio e riconosce
le sue opere.
  Sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo
spirito di Maria per esultare in Dio. Se c’è una sola madre di Cristo secondo la carne,
secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di
Dio, purché, immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato
pudore. Ogni anima che potrà mantenersi così, magnifica il Signore, come magnificò
il Signore l’anima di Maria, e il suo spirito esultò in Dio salvatore.
  Come avete potuto leggere anche altrove: Magnificate il Signore con me (cfr. Sal
                                                3
33, 4), il Signore è magnificato non perché la parola umana possa aggiungere
qualcosa alla grandezza del Signore, ma perché egli viene magnificato in noi. Cristo è
l’immagine di Dio: perciò l’anima che compie opere giuste e pie magnifica
l’immagine di Dio a somiglianza della quale è stata creata, e mentre la magnifica,
partecipa in certo modo alla sua grandezza e si eleva.

RESPONSORIO                 Lc 1, 45. 46; Sal 65, 16

R. Beata, tu che hai creduto: in te si compiranno le parole del Signore. E Maria disse:
* L’anima mia magnifica il Signore.
V. Venite, ascoltate, narrerò quanto Dio ha fatto per me.
R. L’anima mia magnifica il Signore.

ORAZIONE
  Ascolta, Signore, le preghiere del tuo popolo in attesa del tuo Figlio che viene
nell’umiltà della condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi,
quando egli verrà nella gloria. Per il nostro Signore.

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Nascita di Gesù

Dalle «Lettere» di sant’Atanasio, vescovo
(Ad Epittèto 5-9; PG 26, 1058. 1062-1066)

                     Il Verbo ha assunto da Maria la natura umana

   Il Verbo di Dio, come dice l’Apostolo, «della stirpe di Abramo si prende cura.
Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2, 16. 17) e prendere un corpo
simile al nostro. Per questo Maria ebbe la sua esistenza nel mondo, perché da lei
Cristo prendesse questo corpo e lo offrisse, in quanto suo, per noi.
  Perciò la Scrittura, quando parla della nascita del Cristo, dice: «Lo avvolse in
fasce» (Lc 2, 7). Per questo fu detto beato il seno da cui prese il latte. Quando la
madre diede alla luce il Salvatore, egli fu offerto in sacrificio.
  Gabriele aveva dato l’annunzio a Maria con cautela e delicatezza. Però non le disse
semplicemente colui che nascerà in te, perché non si pensasse a un corpo estraneo a
lei, ma: da te (cfr. Lc 1, 35), perché si sapesse che colui che ella dava al mondo aveva
origine proprio da lei.
  Il Verbo, assunto in sé ciò che era nostro, lo offrì in sacrificio e lo distrusse con la
morte. Poi rivestì noi della sua condizione, secondo quanto dice l’Apostolo: Bisogna
che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si
vesta di immortalità (cfr. 1 Cor 15, 53).
  Tuttavia ciò non è certo un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale
pensiero. Il nostro Salvatore fu veramente uomo, e da ciò venne la salvezza di tutta
l’umanità. In nessuna maniera la nostra salvezza si può dire fittizia. Egli salvò tutto
l’uomo, corpo e anima. La salvezza si è realizzata nello stesso Verbo.
  Veramente umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale,
cioè umano, era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al nostro; infatti
Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo.
  Ciò che leggiamo in Giovanni, «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14), ha dunque
questo significato, poiché si interpreta come altre parole simili.
  Sta scritto infatti in Paolo: Cristo per noi divenne lui stesso maledizione (cfr. Gal 3,
13). L’uomo in questa intima unione del Verbo ricevette una ricchezza enorme: dalla
condizione di mortalità divenne immortale; mentre era legato alla vita fisica, divenne
partecipe dello Spirito; anche se fatto di terra, è entrato nel regno del cielo.
  Benché il Verbo abbia preso un corpo mortale da Maria, la Trinità è rimasta in se
stessa qual era, senza sorta di aggiunte o sottrazioni. È rimasta assoluta perfezione:
Trinità e unica divinità. E così nella Chiesa si proclama un solo Dio nel Padre e nel
Verbo.

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RESPONSORIO

R. Come cantare le tue lodi, santa vergine Maria? * Colui che i cieli non possono
contenere, tu lo hai portato nel grembo.

V. Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno.
R. Colui che i cieli non possono contenere, tu lo hai portato nel grembo.

ORAZIONE

   O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della
salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei
abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con
te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

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Presentazione al Tempio

Dai «Discorsi» di san Sofronio, vescovo
(Disc. 3, sull’»Hypapante» 6, 7; PG 87, 3, 3291-3293)

                          Accogliamo la luce viva ed eterna

   Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero
dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito
incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola.
Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si
sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della
luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano
soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo.
Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si
avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo
chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo
affrettarci verso colui che è la vera luce.
  La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano,
lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti
giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le
fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e
rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo
tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno.
  La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) è
venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti
escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma
avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col
vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al
Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti
luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a
gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo
liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu
sciolto dai legami della vita presente.
  Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo
da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli
occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo
accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa
presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.

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RESPONSORIO                  Cfr. Ez 43, 4. 5; Lc 2, 22

R. La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente, * ed ecco,
la gloria riempiva il santuario.
V. I suoi genitori portarono il bambino Gesù al tempio:
R. ed ecco, la gloria riempiva il santuario.

ORAZIONE
  Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione
al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a
te pienamente rinnovati nello spirito. Per il nostro Signore.

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Presentazione al Tempio

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
(Disc. 185; PL 38, 997-999)

        La verità è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo

  Svégliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo. «Svégliati, o tu che dormi, déstati dai
morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5, 14). Per te, dico, Dio si è fatto uomo.
  Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato
dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella del
peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non fosse stata elargita questa
misericordia. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua
stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non
fosse venuto.
  Prepariamoci a celebrare in letizia la venuta della nostra salvezza, della nostra
redenzione; a celebrare il giorno di festa in cui il grande ed eterno giorno venne dal
suo grande ed eterno giorno in questo nostro giorno temporaneo così breve. Egli è
diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione perché, come sta scritto, chi si
vanta si vanti nel Signore (cfr. 1 Cor 1, 30-31).
  La verità è germogliata dalla terra (cfr. Sal 84, 12): nasce dalla Vergine Cristo, che
ha detto: Io sono la verità (cfr. Gv 14, 6). E la giustizia si è affacciata dal cielo (cfr.
Sal 84, 12). L’uomo che crede nel Cristo, nato per noi, non riceve la salvezza da se
stesso, ma da Dio. La verità è germogliata dalla terra, perché «il Verbo si fece carne»
(Gv 1, 14). E la giustizia si è affacciata dal cielo, perché «ogni buon regalo e ogni
dono perfetto viene dall’alto» (Gc 1, 17). La verità è germogliata dalla terra: la carne
da Maria. E la giustizia si è affacciata dal cielo perché l’uomo non può ricevere nulla
se non gli è stato dato dal cielo (cfr. Gv 3, 27).
  «Giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio» (Rm 5, 1), perché la giustizia e
la pace si sono baciate (cfr. Sal 84, 11) per il nostro Signore Gesù Cristo, perché la
verità è germogliata dalla terra (cfr. Sal 84, 12). Per mezzo di lui abbiamo l’accesso a
questa grazia in cui ci troviamo e di cui ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio
(cfr. Rm 5, 2). Non dice della nostra gloria, ma della gloria di Dio, perché la giustizia
non ci venne da noi, ma si è affacciata dal cielo. Perciò colui che si gloria si glori nel
Signore, non in se stesso.
  Dal cielo, infatti, per la nascita del Signore dalla Vergine... si fece udire l’inno degli
angeli: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà
(cfr. Lc 2, 14). Come poté venire la pace sulla terra, se non perché la verità è
germogliata dalla terra, cioè Cristo è nato dalla carne? Egli è la nostra pace, colui che
di due popoli ne ha fatto uno solo (cfr. Ef 2, 14) perché fossimo uomini di buona
volontà, legati dolcemente dal vincolo dell’unità.
  Rallegriamoci dunque di questa grazia, perché nostra gloria sia la testimonianza
della buona coscienza. Non ci gloriamo in noi stessi, ma nel Signore. È stato detto:
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«Sei mia gloria e sollevi il mio capo» (Sal 3, 4): e quale grazia di Dio più grande ha
potuto brillare a noi? Avendo un Figlio unigenito, Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e
così viceversa ha reso il figlio dell’uomo figlio di Dio. Cerca il merito, la causa, la
giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia.

RESPONSORIO                            Is 11, 1. 5. 2

R. Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue
radici: la giustizia lo cinge, * la fedeltà lo avvolge come un vestito.
V. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore: spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di forza e di consiglio;
R. la fedeltà lo avvolge come un vestito.

ORAZIONE
  Affréttati, non tardare, Signore Gesù; la tua venuta dia conforto e speranza a coloro
che confidano nel tuo amore misericordioso. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

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Misteri della Luce
Il Battesimo di Gesù al Giordano

Dalle «Lettere» di san Leone Magno, papa
(Lett. 31, 2-3; PL 54, 791-793)

                        Sacramento della nostra riconciliazione

  Non giova nulla affermare che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria,
uomo vero e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla nel
vangelo. Scrive Matteo:
  «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1, 1). Segue
l’ordine della discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale
era sposata la Madre del Signore. Luca invece, percorrendo a ritroso la successione
delle generazioni, risale al capo stesso del genere umano per dimostrare che il primo
Adamo e l’ultimo sono della stessa natura.
  Certo, l’onnipotenza del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe
potuto manifestarsi come già si era manifestata ai patriarchi e ai profeti, sotto
l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe, o dialogò, o accettò
l’accoglienza di ospite, o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini
erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni,
avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto.
  Nessuna figura poteva realizzare il sacramento della nostra riconciliazione,
preparato da tutta l’eternità, perché lo Spirito Santo non era ancora disceso sulla
Vergine, né la potenza dell’Altissimo l’aveva ancora ricoperta della sua ombra. La
Sapienza non si era ancora edificata la sua casa nel seno immacolato di Maria. Il
Verbo non si era ancora fatto carne. Il Creatore dei tempi non era ancora nato nel
tempo, unendo in sé in una sola persona la natura di Dio e la natura del servo. Colui
per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, doveva egli stesso essere generato
fra tutte le altre creature.
  Se infatti questo uomo nuovo, fatto a somiglianza della carne del peccato (cfr. Rm
8, 3), non avesse assunto il nostro uomo vecchio ed egli, che è consostanziale con il
Padre, non si fosse degnato di essere consostanziale anche con la Madre e se egli, che
è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta
la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo. Noi non
avremmo potuto aver parte alla vittoria gloriosa di lui, se la vittoria fosse stata
riportata fuori della nostra natura.
  In seguito a questa mirabile partecipazione alla nostra natura rifulse per noi il
sacramento della rigenerazione, perché, in virtù dello stesso Spirito da cui fu generato
e nacque Cristo, anche noi, che siamo nati dalla concupiscenza della carne,
nascessimo di nuovo di nascita spirituale. Per questo l’evangelista dice dei credenti:
                                               11
«Non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati
generati» (Gv 1, 13).

RESPONSORIO                    Cfr. Is 11, 10; Lc 1, 32

R. Ecco, il germoglio di Iesse s’innalza a salvezza dei popoli; le nazioni lo
invocheranno; * il suo nome sarà glorioso.
V. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; e regnerà per sempre sulla
casa di Giacobbe;
R. il suo nome sarà glorioso.

ORAZIONE
   O Dio, creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo, fatto uomo
nel grembo di una Madre sempre vergine, concedi che il tuo unico Figlio,
primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a sé in comunione di vita. Per il
nostro Signore.

                                               12
Le nozze di Cana

SECONDA LETTURA
Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II
sulla Chiesa e il mondo contemporaneo (N. 48)

                        Santità del matrimonio e della famiglia

L’uomo e la donna, che per il patto di amore coniugale «non sono più due, ma una
sola carne» (Mt 19, 6), prestandosi un mutuo aiuto e servizio con l’intima unione
delle persone e delle attività, esperimentano il senso della propria unità e sempre più
pienamente la raggiungono. Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due
persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne
reclamano l’indissolubile unità. Cristo Signore ha effuso l’abbondanza delle sue
benedizioni su questo amore multiforme, sgorgato dalla fonte della divina carità e
strutturato sul modello della sua unione con la Chiesa. Infatti, come un tempo Dio
venne incontro al suo popolo con un patto di amore e fedeltà, così ora il salvatore
degli uomini e sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il
sacramento del matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come egli stesso ha
amato la Chiesa e si è dato per essa, così anche i coniugi possano amarsi l’un l’altro
fedelmente, per sempre, con mutua dedizione. L’autentico amore coniugale è assunto
nell’amore divino ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e
dall’azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi, in maniera efficace, siano
condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nella sublime missione di padre e madre. Per
questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale
sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, 1-Liturgia Ore vol. 3_1-
Liturgia Ore vol. 3 16/03/15 17.03 Pagina 99 100 Terza settimana del Tempo
ordinario compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare,
penetrati dallo spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di
fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la
mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione di Dio. Di
conseguenza, prevenuti dall’esempio dei genitori e dalla preghiera in famiglia, i figli,
ed anzi tutti quelli che convivono nell’ambito familiare, troveranno più facilmente la
strada della formazione umana, della salvezza e della santità. Quanto agli sposi,
insigniti della dignità e responsabilità di padre e madre, adempiranno diligentemente
il dovere dell’educazione, soprattutto religiosa, che spetta prima di ogni altro a loro. I
figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure a loro modo alla
santificazione dei genitori. Risponderanno, infatti, ai benefici ricevuti dai genitori con
affetto riconoscente, con devozione e fiducia; e saranno loro vicini, come si conviene
a figli, nelle avversità e nella solitudine della vecchiaia.

                                                13
RESPONSORIO Cfr. Ef 5, 32. 25. 33
@. Questo mistero è grande; lo dico di Cristo e della Chiesa. * Cristo ha amato la
Chiesa e ha dato se stesso per lei.
&. L’uomo ami la moglie come se stesso, e la donna rispetti il marito:
@. Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei.

ORAZIONE
O Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel
nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro
Signore.

                                            14
L’annuncio del Regno di Dio

SECONDA LETTURA
Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo
(Catech. I, 2-3. 5-6; PG 33, 371. 375-378)

                           Convèrtiti nel tempo favorevole

Se vi è qualcuno schiavo del peccato, si disponga per mezzo della fede a rinascere
libero nell’adozione filiale. E dopo aver abbandonato la pessima schiavitù dei peccati
e aver conseguita la beata schiavitù del Signore, sia stimato meritevole di ottenere
l’eredità del regno celeste. Per mezzo della conversione spogliatevi dell’uomo
vecchio che si corrompe dietro i desideri ingannatori, per rivestire l’uomo nuovo che
si rinnova conforme alla conoscenza di colui che lo ha creato. Acquistate attraverso la
fede il pegno dello Spirito Santo, perché possiate essere accolti nelle dimore eterne.
Accostatevi al mistico contrassegno, perché vi si possa distinguere bene fra tutti.
Siate annoverati nel gregge di Cristo, san2-Liturgia Ore vol. 3_2-Liturgia Ore vol. 3
07/09/11 09.33 Pagina 420 Sabato 421 to e ben ordinato, così che posti un giorno alla
sua destra possiate ottenere la vita preparata come vostra eredità. Quelli infatti ai
quali rimane ancora attaccata, come fosse una pelle, la ruvidezza dei peccati,
prendono posto alla sinistra, per il fatto che non si sono accostati alla grazia di Dio,
che viene concessa, per Cristo, nel lavacro di rigenerazione. Certamente non parlo
della rigenerazione dei corpi, ma della rinnovata nascita dell’anima. I corpi infatti
sono generati per mezzo dei genitori visibili, le anime invece vengono rigenerate
attraverso la fede, e infatti: «Lo Spirito soffia dove vuole». Allora, se ne risulterai
degno, potrai sentirti dire: «Bene, servo buono e fedele» (Mt 25, 23), sempre che tu
sia trovato esente nella coscienza da ogni impurità e simulazione. Se dunque
qualcuno dei presenti pensa di tentare la grazia di Dio, si inganna da se stesso, e
ignora il valore delle cose. Procurati, o uomo, un’anima sincera e priva di inganno,
per colui che scruta mente e cuore. Il tempo presente è tempo di conversione.
Confessa ciò che hai commesso sia con la parola che con l’azione, sia di notte che di
giorno. Convèrtiti nel tempo favorevole, e nel giorno della salvezza accogli il tesoro
celeste. Ripulisci la tua anfora, perché accolga la grazia in misura più abbondante;
infatti la remissione dei peccati viene data a tutti egualmente, invece la partecipazione
dello Spirito Santo viene concessa in proporzione della fede di ciascuno. Se hai
lavorato poco, riceverai poco, se invece avrai fatto molto, molta sarà la mercede.
Quanto fai, lo fai per il tuo bene. È nel tuo interesse considerare e fare ciò che ti
conviene. Se hai qualcosa contro qualcuno, perdona. Se ti accosti per ricevere il
perdono dei peccati, è necessario che anche tu perdoni a chi ha peccato.

                                               15
RESPONSORIO Cfr. Pro 28, 13; 1 Gv 1, 9

@. Chi nasconde le proprie colpe non avrà successo. * Chi si confessa peccatore e si
astiene dal male, troverà indulgenza.
&. Se riconosciamo i nostri peccati, Dio fedele e giusto ci perdona. @. Chi si
confessa peccatore e si astiene dal male, troverà indulgenza.

ORAZIONE
O Dio, che con il tuo Spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa’ che non
ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore
della verità. Per il nostro Signore.

                                             16
La trasfigurazione di Gesù

SECONDA LETTURA

Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore»
da Anastasio sinaita, vescovo
(Nn. 6-10; Mélanges d’archéologie et d’histoire, 67 [1955] 241-244)

                              È bello restare con Cristo!

   Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte
Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella
gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E
allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti
presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della
sua divinità e così offrire loro un’immagine prefigurativa del regno dei cieli. E
proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più
languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché
non vedranno il Figlio dell’uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
   L’evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che
voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni
suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a
loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed
ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
  Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che
trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e
insieme la gloria del Cristo.
   Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i
discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce
ci chiama a sé insistentemente dall’alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei
dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo si fa nostra guida e battistrada. Con lui
saremo circondati di quella luce che solo l’occhio della fede può vedere. La nostra
fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in
una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura
e verremo preparati alla vita beata.
  Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come
Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
    Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina.
Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e
trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato
e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è
bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).

                                               17
Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i
secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio,
conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
  Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua
immagine. Allora esclami pure con gioia: «È bello per noi restare qui», dove tutte le
cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l’anima rimane
immersa nella pace, nella serenità e nelle delizie; qui dove Cristo mostra il suo volto,
qui dove egli abita col Padre. Ecco che egli entra nel luogo dove ci troviamo e dice:
«Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i
tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle
primizie e della realtà dei secoli futuri.

RESPONSORIO          Cfr. Mt 17, 2. 6. 3; Lc 9, 32

R. Il volto di Gesù brillò come il sole: * i discepoli furono presi da timore e stupore
grande a vedere la sua gloria.
V. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con il Signore:
R. i discepoli furono presi da timore e stupore grande al vedere la sua gloria.

ORAZIONE
    O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore hai confermato i
misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente
preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa' che ascoltiamo la parola
del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio, e
vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

                                               18
L’istituzione dell’Eucarestia

SECONDA LETTURA
Dalla «Prima Apologia a favore dei cristiani» di san Giustino, martire
(Cap. 66-67; PG 6, 427-431)

                            La celebrazione dell’Eucaristia

A nessun altro è lecito partecipare all’Eucaristia, se non a colui che crede essere vere
le cose che insegniamo, e che sia stato purificato da quel lavacro istituito per la
remissione dei peccati e la rigenerazione, e poi viva così come Cristo ha insegnato.
Noi infatti crediamo che Gesù Cristo, nostro Salvatore, si è fatto uomo per
l’intervento del Verbo di Dio. Si è fatto uomo di carne e sangue per la nostra
salvezza. Così crediamo pure che quel cibo sul quale sono state rese grazie con le
stesse parole pronunciate da lui, quel cibo che, trasformato, alimenta i nostri corpi e il
nostro sangue, è la carne e il sangue di Gesù fatto uomo. Gli apostoli nelle memorie
da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno tramandato che Gesù ha comandato così:
Preso il pane e rese grazie, egli disse: «Fate questo in memoria di me. Questo è il mio
corpo». E allo stesso modo, preso il calice e rese grazie, disse: «Questo è il mio
sangue» e lo diede solamente a loro. 3-Liturgia Ore vol. 2_3-Liturgia Ore vol. 2
22/06/11 12.48 Pagina 625 626 Terza domenica di Pasqua Da allora noi facciamo
sempre memoria di questo fatto nelle nostre assemblee e chi di noi ha qualcosa,
soccorre tutti quelli che sono nel bisogno, e stiamo sempre insieme. Per tutto ciò di
cui ci nutriamo benediciamo il creatore dell’universo per mezzo del suo Figlio Gesù e
dello Spirito Santo. E nel giorno, detto del Sole, si fa l’adunanza. Tutti coloro che
abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le
memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette. Poi,
quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di
esortazione che incitano a imitare gesta così belle. Quindi tutti insieme ci alziamo ed
eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui
che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il
popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si
partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati
agli assenti per mano dei diaconi. Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo
vogliono, danno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto
presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per
malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere
e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutti i bisognosi.
Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il primo giorno in
cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo, sia perché Gesù Cristo
nostro Salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti nel
giorno precedente quello di Saturno e l’indomani di quel medesimo giorno, cioè nel

                                                19
giorno del Sole, essendo apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò quelle cose
che vi abbiamo trasmesso perché le prendiate in seria considerazione.
RESPONSORIO
@. Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù lasciò il memoriale della sua
morte. * Istituì il sacramento del suo corpo e sangue, alleluia.
&. Diede il suo corpo in cibo, in bevanda il suo sangue, dicendo: Fate questo in
memoria di me.
@. Istituì il sacramento del suo corpo e sangue, alleluia.

ORAZIONE
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come
ora si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno
glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore.

                                               20
Misteri del Dolore

Gesù prega nel Getzemani

SECONDA LETTURA
Dalla «Lettera» di Tommaso More, scritta in carcere alla figlia Margaret Roper.
(Da: Correspondence, ed. by E. F. Rogers, Princeton, 1947, pp. 530-532)

Mi rimetto interamente a Dio, sperando pienamente in lui Mia cara Margherita, io so
che, per la mia cattiveria, meriterei di esser abbandonato da Dio, tuttavia non posso
che confidare nella sua misericordiosa bontà, poiché la sua grazia mi ha fortificato
sino ad ora e ha dato tanta serenità e gioia al mio cuore da rendermi del tutto disposto
a perdere i beni, la patria e persino la vita, piuttosto che giurare contro la mia
coscienza. Egli ha reso il re favorevole verso di me, tanto che finora si è limitato a
togliermi solo la libertà. Dirò di più. La grazia di Dio mi ha fatto così gran bene e
dato tale forza spirituale da farmi considerare la carcerazione come il principale dei
benefici elargitimi. Non posso, perciò, dubitare della grazia di Dio. Se egli lo vorrà,
potrà mantenere benevolo il re nei 6-Liturgia Ore vol. 3_6-Liturgia Ore vol. 3
07/09/11 09.40 Pagina 1410 22 giugno 1411 miei riguardi, al fine che non mi faccia
alcun male. Ma se decide ch’io soffra per i miei peccati, la sua grazia mi darà certo la
forza di accettare tutto pazientemente, e forse anche gioiosamente. La sua infinita
bontà, per i meriti della sua amarissima passione, farà sì che le mie sofferenze
servano a liberarmi dalle pene del purgatorio e anzi ad ottenermi la ricompensa
desiderata in cielo. Dubitare di lui, mia piccola Margherita, io non posso e non
voglio, sebbene mi senta tanto debole. E quand’anche io dovessi sentire paura al
punto da essere sopraffatto, allora mi ricorderei di san Pietro, che per la sua poca fede
cominciò ad affondare nel lago al primo colpo di vento, e farei come fece lui,
invocherei cioè Cristo e lo pregherei di aiutarmi. Senza dubbio allora egli mi
porgerebbe la sua santa mano per impedirmi di annegare nel mare tempestoso. Se poi
egli dovesse permettere che imiti ancora in peggio san Pietro, nel cedere, giurare e
spergiurare (me ne scampi e liberi nostro Signore nella sua amorosissima passione, e
piuttosto mi faccia perdere, che vincere a prezzo di tanta bassezza), anche in questo
caso non cesserei di confidare nella sua bontà, sicuro che egli porrebbe su di me il
suo pietosissimo occhio, come fece con san Pietro, e mi aiuterebbe a rialzarmi e
confessare nuovamente la verità, che sento nella mia coscienza. Mi farebbe sentire
qui in terra la vergogna e il dolore per il mio peccato. Ad ogni modo, mia Margherita,
io so bene che senza mia colpa egli non permetterà mai che io perisca. Per questo io
mi rimetto interamente in lui pieno della più forte fiducia. Ma facendo anche l’ipotesi
della mia perdizione per i miei peccati, anche allora io servirei a lode della giustizia
divina. Ho però ferma fiducia, Margherita, e nutro certa speranza che la tenerissima
pietà di Dio salverà la mia povera anima e mi concederà di lodare la sua misericordia.
                                               21
Perciò, mia buona figlia, non turbare mai il tuo cuore per alcunché mi possa accadere
in questo mondo. Nulla accade che Dio non voglia, ed io sono sicuro che qualunque
cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio.

RESPONSORIO
@. Nei tormenti i martiri di Cristo, rivolti al cielo, imploravano: * aiutaci, Signore, a
compiere la tua opera in modo perfetto.
&. Assisti i tuoi servi e l’opera delle tue mani;
@. aiutaci, Signore, a compiere la tua opera in modo perfetto.

ORAZIONE
O Dio, che nella passione dei martiri doni alla tua Chiesa la testimonianza suprema
della fede, concedi anche a noi, per intercessione dei santi Giovanni Fisher e
Tommaso More, la forza di esprimere con la vita il credo che professiamo. Per il
nostro Signore.

                                               22
Gesù flagellato

SECONDA LETTURA

Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore
contemporaneo
(Cap. 14, 109-110; Acta Sanctorum Febr. 1, 769)

                                   Sarete miei testimoni

   Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li
esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne
sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino
cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi
affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio
ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l’Ave Maria.
  Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai
avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di
appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il vangelo e di
ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo
istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto
a voi che non c’è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché
questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io
volentieri perdono all’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di
volersi istruire intorno al battesimo cristiano».
  Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir
loro parole di incoraggiamento.
  Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui
gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni
di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
  Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver
invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri,
Dominum, che aveva imparato a Nagasaki durante l’istruzione catechistica; in essa
infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
   Altri infine ripetevano: «Gesù! Maria!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche
i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la
loro prontezza di fronte alla morte.
  Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i
giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «Gesù! Maria!» e, quel che
è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro
carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

                                                  23
RESPONSORIO                       Cfr. Gal 6, 14; Fil 1, 29
R. Il nostro unico vanto è nella croce del SignoreGesù Cristo, vita e salvezza e
risurrezione per noi:
* egli ci ha salvati e liberati.
V. A voi è stata concessa la grazia non solo di crederein Cristo, ma anche di soffrire
per lui:
R. egli ci ha salvati e liberati.

ORAZIONE
  O Dio, forza dei martiri, che hai chiamato alla gloria eterna san Paolo Miki e i suoi
compagni attraverso il martirio della croce, concedi anche a noi per loro intercessione
di testimoniare in vita e in morte la fede del nostro battesimo. Per il nostro Signore.

                                              24
Gesù coronato di spine

SECONDA LETTURA

Dal Trattato «Sulle vergini» di sant’Ambrogio, vescovo
(Lib. 1, cap. 2. 5. 7-9; PL 16, 189-191)

              Non ancora capace di soffrire e già matura per la vittoria

  È il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l’integrità. È il giorno
natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. È il giorno natalizio di
sant’Agnese!
  Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa barbarie, che
non ha saputo risparmiare neppure un’età così tenera! Ma certo assai più grande fu la
forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all’inizio. Un corpo
così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? Eppure colei che
sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro. Le fanciulle, sue
coetanee, tremano anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla
per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece
rimane impavida fra le mani dei carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il
peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di
che cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza all’altare
degli dèi e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari
sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. Mette il collo e le mani in ceppi di
ferro, anche se nessuna catena poteva serrare membra così sottili.
  Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già
matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una
perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe sì rapida alle nozze
come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno
non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.
  Tutti piangono, lei no. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora
gustata, la doni come se l’avesse interamente goduta. Stupirono tutti che già fosse
testimone della divinità colei che per l’età non poteva ancora essere arbitra di sé.
Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora
non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va
oltre la natura è dall’Autore della natura.
  A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci
lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla
recedere dal suo proposito! Ma essa: «È un’offesa allo Sposo attendere un amante.
Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo:
esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio». Stette ferma, pregò, chinò
la testa.

                                                25
Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui,
tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre
la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima un doppio
martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la palma del martirio.

RESPONSORIO
R. Celebriamo sant’Agnese, ricordiamo la sua passione: * nella sua giovinezza,
sconfisse la morte e guadagnò lavita.
V. Il suo unico amore fu colui che dà la vita;
R. nella sua giovinezza, sconfisse la morte e guadagnò lavita.

ORAZIONE
  O Dio onnipotente ed eterno, che scegli le creature miti e deboli per confondere la
potenza del mondo, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant’Agnese
vergine e martire, di imitare la sua eroica costanza nella fede. Per il nostro Signore.

                                               26
Gesù caricato della croce sale al calvario

SECONDA LETTURA

Da «Scientia Crucis» di Santa Teresa Benedetta della Croce, vergine e martire
(Edith Stein Werke, I, Friburgi in Br. 1983, 15-16)

                            Ai credenti in Cristo Crocifisso
                            viene aperta la porta della vita

      Cristo si era addossato lui stesso il giogo della legge, osservandola ed
adempiendola perfettamente, tanto da morire per la legge e vittima della legge. Nello
stesso tempo, tuttavia, egli ha esonerato dalla legge tutti quelli che avrebbero
accettato la vita da lui. I quali però avrebbero potuto riceverla solo disfacendosi della
propria. Infatti «quanti sono stati battezzati in Cristo, sono stati battezzati nella sua
morte» (Rm 6, 3). Essi si immergono nella sua vita per divenire membra del suo
corpo, e sotto questa qualifica soffrire e morire con lui; ma anche per risuscitare con
lui alla eterna vita divina. Questa vita sorgerà per noi nella sua pienezza soltanto nel
giorno della glorificazione. Tuttavia, sin da ora «nella carne» noi vi partecipiamo, in
quanto crediamo: crediamo che Cristo è morto per noi, per dare la vita a noi. Ed è
propio questa fede che ci fa diventare un tutto unico con lui, membra collegate al
capo, rendendoci permeabili alle effusioni della sua vita. Così la fede nel Crocifisso -
la fede viva, accompagnata dalla dedizione amorosa - è per noi la porta di accesso
alla vita e l'inizio della futura gloria. Per di più, la croce è il nostro unico
vanto: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù
Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il
mondo» (Gal 6, 14).
    Chi si è messo dalla parte del Cristo, risulta morto per il mondo, come il mondo
risulta morto per lui. Egli porta nel suo corpo le stimmate del Signore (cfr. Gal 6, 17);
è debole e disprezzato nell'ambiente degli uomini, ma appunto per questo è forte in
realtà, perchè nelle debolezze risalta pienamente la forza di Dio (cfr 2 Cor 12, 9).
Profondamente convinto di questa verità, il discepolo di Gesù non solo abbraccia la
croce che gli viene offerta, ma si crocifigge da sé: «Quelli che sono di Cristo Gesù
hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri» (Gal 5, 24). Essi hanno
ingaggiato una lotta spietata contro la loro natura, per liquidare in se stessi la vita del
peccato e far posto alla vita dello spirito. È quest'ultima sola quella che importa. La
croce non è fine a se stessa. Essa si staglia in alto e fa da richiamo verso l'alto. Quindi
non è soltanto un'insegna, è anche l'arma vincente di Cristo, la verga da pastore con
cui il divino Davide esce incontro all'infernale Golia, il simbolo trionfale con cui egli
batte alla porta del cielo e la spalanca. Allora ne erompono i fiotti della luce divina,
sommergendo tutti quelli che marciano al seguito del Crocifisso.

                                                27
RESPONSORIO                                Gal 2, 19-20

R. Sono stato crocifisso con Cristo: non vivo più io, ma vive in me Cristo * che mi ha
amato e ha consegnato se stesso per me.
V. Questa vita nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio.
R. Che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

ORAZIONE

  Dio dei nostri padri, che hai guidato la santa martire Teresa Benedetta (della Croce)
alla conoscenza del tuo Figlio crocifisso e a seguirlo fedelmente fino alla morte,
concedi, per sua intercessione, che tutti gli uomini riconoscano Cristo Salvatore e
giungano, per mezzo di lui, a contemplare in eterno la luce del tuo volto. Per il nostro
Signore.

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Gesù muore in croce

SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di san Teodoro Studita, abate
(Disc. sull’adorazione della croce; PG 99, 691-694. 695. 698-699)

                           La croce di Cristo, nostra salvezza

O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e
tutta magnificenza. Albero meraviglioso all’occhio e al gusto e non immagine
parziale di bene e di male come quello dell’Eden. È un albero che dona la vita, non la
morte, illumina e non ottenebra, apre l’adito al paradiso, non espelle da esso. Su quel
legno sale Cristo, come un re sul carro trionfale. Sconfigge il diavolo padrone della
morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno. 3-Liturgia Ore vol. 2_3-
Liturgia Ore vol. 2 22/06/11 12.48 Pagina 608 Venerdì 609 Su quel legno sale il
Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e
al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura
ferita dal serpente velenoso. Prima venimmo uccisi dal legno ora invece per il legno
recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno
scacciamo l’astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci
viene data la vita, invece della corruzione l’immortalità, invece del disonore la gloria.
Perciò non senza ragione esclama il santo Apostolo: «Quanto a me non ci sia altro
vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo
per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6, 14). Quella somma sapienza
che fiorì dalla croce rese vana la superba sapienza del mondo e la sua arrogante
stoltezza. I beni di ogni genere, che ci vennero dalla croce, hanno eliminato i germi
della cattiveria e della malizia. All’inizio del mondo solo figure e segni premonitori
di questo legno notificavano e indicavano i grandi eventi del mondo. Stai attento,
infatti tu, chiunque tu sia, che hai grande brama di conoscere. Noè non ha forse
evitato per sé, per tutti i suoi familiari ed anche per il bestiame, la catastrofe del
diluvio, decretata da Dio, in virtù di un piccolo legno? Pensa alla verga di Mosè. Non
fu forse un simbolo della croce? Cambiò l’acqua in sangue, divorò i serpenti fittizi
dei maghi, percosse il mare e lo divise in due parti, ricondusse poi le acque del mare
al loro normale corso e sommerse i nemici, salvò invece coloro che erano il popolo
legittimo. Tale fu anche la verga di Aronne, simbolo della croce, che fiorì in un solo
giorno e rivelò il sacerdote legittimo. Anche Abramo prefigurò la croce quando legò
il figlio sulla catasta di legna. La morte fu uccisa dalla croce e Adamo fu restituito
alla vita. Della croce tutti gli apostoli si sono gloriati, ogni martire ne venne coronato,
e ogni santo santificato. Con la croce abbiamo rivestito Cristo e ci siamo spogliati
dell’uomo vecchio. Per mezzo della croce noi, pecorelle di Cristo, siamo stati
radunati in un unico ovile e siamo destinati alle eterne dimore.

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RESPONSORIO
@. Albero glorioso, collocato in mezzo al paradiso, * morendo su di te, l’autore della
salvezza vinse la nostra morte, alleluia.
&. Fra tutti gli alberi della terra sei il più nobile: @. morendo su di te, l’autore della
salvezza vinse la nostra morte, alleluia.

ORAZIONE
O Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio
della croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della
risurrezione. Per il nostro Signore.

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