RISTORAZIONE, LUSSO E TERRITORIO: DRIVERS DELL'ITALIAN WAY OF LIVING - Host Milano
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RISTORAZIONE, LUSSO E TERRITORIO: DRIVERS DELL’ITALIAN WAY OF LIVING Magda Antonioli Corigliano – Direttrice Master in Economia del Turismo, Università Bocconi Sara Bricchi – Ricercatrice MET, Università Bocconi Maggio 2017 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017 1
INTRODUZIONE • Dalla sua funzione primaria di nutrimento, il cibo gioca oggi sempre più un ruolo di identificazione sociale: la scelta di «cosa» mangiamo e di «come» lo consumiamo è parte della nostra cultura e la cucina italiana è a pieno titolo espressione del patrimonio culturale del nostro paese • Patrimonio rappresentato da: – un territorio, inteso tanto nella sua accezione di «paesaggio», che di «terroir» – che produce materie prime agroalimentari di qualità – con una vocazione imprenditoriale e manifatturiera tipica del made in Italy, inteso come combinazione di cultura e saper fare – che lega elementi identitari diversi e, grazie anche alla creatività degli chef nostrani, produce piatti e creazioni uniche, che, al pari delle opere d’arte, sono riconoscibili e riconosciute a livello globale • L’ospitalità italiana, tanto nella sua componente di ristorazione, quanto in quella di ricettività, fondata sulla salvaguardia dell’autenticità e dei valori tradizionali, è quindi a pieno titolo ambasciatrice dell’Italian way of living, nella sua accezione di bello, ben fatto e buono • L’importanza dell’industria alberghiera e della ristorazione non è però dovuta soltanto al ruolo giocato nel comprato turistico/esperienziale e nella promozione delle nostre produzioni agroalimentari, ma anche e soprattutto di settore trainante per l’internazionalizzazione soprattutto verso i mercati emergenti dell’intera filiera associata all’agroalimentare (macchinari per la conservazione e la trasformazione, arredi, ecc.) • Obiettivo di questa ricerca è quindi quello di fornire un primo quadro allo stato attuale di un settore così importante per l’Italia, con un particolare focus sul segmento ristorazione, sui food trends e sul comportamento di consumo, per rinviare ad un ulteriore approfondimento il ruolo dell’intera filiera 2 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
GLI ITALIANI E I CONSUMI FUORI CASA Andamento dei consume alimentari in Italia (valori costanti) 106 Consumi fuori casa 103 100 97 94 91 88 Consumi a casa 85 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Fonte: Tradelab per Mixer, 2016 • Con l’alleggerirsi della struttura dei pasti, l’ampliamento degli alimenti disponibili, il moltiplicarsi dei punti di contatto con il cibo,… negli ultimi decenni il nostro modo di bere e mangiare è cambiato negli approcci, nei contenuti, negli spazi, nei tempi e nelle modalità • Gli Italiani mangiano sempre più fuori casa: circa il 35% della spesa alimentare delle famiglie (pari a circa 75 miliardi di euro)* è indirizzata su bar/ristoranti/pizzerie/gelaterie/pasticcerie anche a testimonianza dell’importanza della aspetto conviviale che il pasto assume per i nostri concittadini • A differenza dei consumi alimentari in generale e dei consumi a casa che nel corso degli ultimi 10 anni sono calati, i consumi alimentari fuori casa sono rimasti stabili anche in tempo di crisi, ricominciando a crescere nell’ultimo triennio: questo grazie anche al fatto che una quota crescente di consumi alimentari risponde sempre più a bisogni complessi di tipo sociale ed esperienziale • I cambiamenti non riguardano solo il valore e la quantità dei prodotti consumati, ma anche le tipologie di alimenti: in calo carne, sale e burro, in aumento il consumo di verdura.* Al ristorante continuano ad essere molto consumati primi piatti e dessert, legati al piacere della convivialità, il cui valore è già stato ampiamente riconosciuto. *Fonte: FIPE, 2017 3 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
LE IMPRESE ITALIANE DELLA RISTORAZIONE Segmentazione delle imprese di ristorazione Servizi di ristorazione Ristoranti e attività di ristorazione mobile 35,9% Distribuzione delle imprese attive (2015) Distribuzione delle imprese attive (2015) Fornitura di pasti preparati Lombardia 15,4% Lombardia 13,9% (catering per eventi) 0,9% 10,9% Fornitura di Lazio Lazio 11,3% 64,1% pasti Mense e catering Campania 9,4% Campania 9,3% preparati continuativo su 45,9% Veneto 8,0% Veneto Bar e altri base contrattuale 7,6% esercizi simili Emilia Romagna 7,7% Emilia Romagna 7,5% senza cucina 4,5% Altro Piemonte 7,3% Piemonte 7,3% 11,0% 53,1% Gelaterie e Toscana 6,7% Toscana 7,3% Ristoranti e pasticcerie 64,3% Sicilia 6,3% Sicilia7,0% attività di 20,1% Ristorazione con ristorazione somministrazione Ristorazione senza Puglia 5,8% Puglia 6,0% mobile somministrazione Altre regioni 22,4% Altre regioni 22,7% Fonte: FIPE, 2016 • A fine 2015 erano oltre 325.000 le aziende attive in Italia nei servizi di ristorazione (codice Ateco 56). Di queste, il 53,1% è costituito da ristoranti ed attività di ristorazione mobile (codice Ateco 56.10). A sua volta, il 64,3% di questi ultimi è costituito da aziende di ristorazione con somministrazione, pari a circa 111.000 imprese. • Il 15,4% delle imprese italiane attive nella ristorazione ha sede in Lombardia, seguono Lazio (10,9%) e Campania (9,4%) • Si tratta per la maggior parte di ditte individuali (49,3%) o società di persone (31,6%). Solo il 18,2% dei ristoranti si costituisce come società di capitali • Non stupisce quindi che si tratti di PMI: il numero medio di dipendenti per i ristoranti italiani è infatti 5,6, per un numero complessivo di lavoratori dipendenti sul comparto che a fine 2015 ammontava a circa 376.000 unità Fonte: FIPE, 2016 4 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
LA RISTORAZIONE IN ITALIA: TURNOVER E VALORE AGGIUNTO Settore dell’ospitaità in Italia: turnover* (milioni di euro) Settore dell’ospitaità in Italia: valore aggiunto** (milioni euro) 80.000 80.000 70.000 70.000 60.000 60.000 50.000 50.000 40.000 40.000 30.000 30.000 20.000 20.000 10.000 10.000 0 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Ristoranti (e attività di Totale F&B (Ateco 56) Ristoranti (e attività di Totale F&B (Ateco 56) ristorazione mobile – Ateco 56.10) ristorazione mobile – Ateco 56.10) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, 2016 Secondo Eurostat, per il 2014 ammonta a quasi 51 miliardi di euro il turnover* delle imprese italiane della ristorazione (codice Ateco 56), con valori provvisori per il 2015 che indicano un’ulteriore crescita del +2,8%). Di questi, il 40% è riconducibile ai soli ristoranti ed attività di ristorazione mobile (codice Ateco 56.10). E’ invece di oltre 18 miliardi di euro il valore aggiunto** generato dal settore in italia per lo stesso anno (Anche in questo caso la quota imputabile ai soli ristoranti è circa il 37,4%). In entrambi i casi, nonostante anni dal segno diverso, si può affermare che il settore sia complessivamente cresciuto nell’ultimo quinquennio. A livello europeo (Europa a 28), il settore della ristorazione nel 2014 ha generato oltre 375 miliardi di turnover e 152 miliardi di valore aggiunto. Con una media per paese rispettivamente di circa 13,4 miliardi di turnover e 5,4 miliardi di fatturato, non è difficile intuire come questo settore sia centrale per il nostro paese e quanto l’Italia conti in questo senso a livello europeo. * Per turnover si intende il fatturato derivante dalla gestione caratteristica **Per valore aggiunto si intende la differenza tra valore della produzione e acquisti totali di beni e servizi 5 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
IL MERCATO DEI BENI DI LUSSO Mercato dei beni di lusso (2016, miliardi di euro) 7 2 1.081 33 18 39 46 66 183 438 249 Beni Vino e Auto Hôtellerie Food Arte Design Jet privati Yacht Crociere Totale Crescita personali alcolici 2015/16 -1% +8% +4% +4% +4% 0% +3% -5% 0% +5% +4% Fonte: Bain & Company e Fondazione Altagamma, 2016 Nel 2016 il fatturato complessivo dell’industria del lusso ha superato a livello mondiale i 1000 miliardi di euro: settori trainanti sono sicuramente quello dell’auto (438 milardi di €), in crescita rispetto all’anno precedente, e quello dei beni personali (249 milardi di €), in lieve calo. L’ospitalità può contare su 185 miliardi di euro di fatturato generati da hôtellerie e crociere di lusso, a cui sommare, almeno in parte i 112 miliardi dei settori food, wine ed alcolici. Di 1.081 miliardi di euro di fatturato totale, il 10% circa è prodotto da aziende italiane. Più in generale è riconducibile ad aziende europee il 70%, pari quasi al 5% del PIL dell’Unione. (Del rimanente 30%, circa il 20% è di marchi statunitensi). Il comparto in Europa impiega oltre 1.700.000 addetti, di cui 550.000 solo in Italia e pesa per il 17% delle esportazioni europee. (Circa 1 prodotto su 6 esportato dall’Europa è un prodotto di lusso) 6 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
IL POSIZIONAMENTO DELL’OSPITALITA’ NEL MERCATO DEI BENI DI LUSSO Mercato del food di lusso a livello globale (% - 2016) Mercato del food, del vino e degli alcolici di lusso Ristoranti Mercato dell’hôtellerie di lusso a livello globale (miliardi di euro) a livello globale (miliardi di euro) 45 miliardi di € 46% 108 112 97 183 93 46 176 +4% food 150 40 +13% 45 138 Beverages 39 +3% 29% +4% +17% +4% 66 +9% +5% 58 +10% 63 Food 55 beverages 24% 2013 2014 2015 2016 2013 2014 2015 2016 Fonte: Bain & Company e Fondazione Altagamma, 2016 Food & Beverage Anche i settori del food e del vino e alcolici di lusso presentano un trend di crescita positiva negli ultimi anni, con un incremento del +4% tra il 2015 ed il 2016. Dei 45 miliardi di euro di fatturato legati a questo comparto, il 46% si riferisce alla ristorazione, che ha visto negli ultimi anni, a differenza della vendita diretta di prodotti enogastronomici di lusso, una forte crescita. I ristoranti di lusso si stanno sempre più specializzando attraverso un’offerta di nicchia rivolta a specifici segmenti di mercato. Hôtellerie Nonostante gli attacchi terroristici abbiano avuto un effetto negativo sulle performance di alcune città europee, la brexit abbia causato incertezza sui mercati ed i minori flussi verso gli Stati Uniti abbiano pesato sul tasso di occupazione delle strutture americane, per l’hôtellerie di lusso il 2016 a livello globale è stato un anno positivo, che ha registrato una crescita del +4% rispetto all’anno precedente, confermando un trend che continua ormai da diversi anni. 7 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
FOCUS SUL CONCETTO DI LUSSO • Da sempre il lusso è espressione di valori personali, comunica lo status sociale ed impersonifica la sensibilità artistica, ma nel corso degli ultimi decenni è molto cambiato il concetto di cosa rappresenti il lusso per il singolo consumatore, con importanti conseguenze tanto sulla domanda, quanto, di conseguenza, sull’offerta • Se dal 2000 al 2007 la crescita economica ha fatto sì che anche la classe media spendesse oltre le sue possibilità (e i brand del lusso rispondessero con linee di prodotto più cheap per andare incontro alla nuova domanda), con la crisi il concetto di lusso si è fatto più idiosincratico, intimo e personale, meno legato al brand e più a ciò che quel brand rappresenta per il singolo consumatore. E dal concetto di ostentazione e possesso, sempre più si è passati a quello di soddisfazione personale ed esperienza • E se in passato i segmenti premium e luxury erano fortemente caratterizzati e si rivolgevano a pubblici con esigenze e desiderata differenti, al giorno d’oggi questa distinzione è sempre meno netta. Ciò che conta per il consumatore contemporaneo sono valori come qualità, autenticità e credibilità, declinati certamente in modo differente, ma offerti sia dai brand dell’uno che dell’altro tipo • Vi è pertanto una fascia di mercato che a seconda del servizio o dell’occasione di consumo si rivolge indistintamente agli uni o agli altri. Questa natura del lusso pone importanti sfide agli operatori dell’ospitalità ed al mondo dei consumi in generale in quanto, richiamando emozioni ed aspirazioni, i cui benefici sono intangibili, diviene un concetto mutevole, che si evolve assieme al mindset del consumatore: differenti individui hanno percezioni diverse di ciò che è lusso, che mutano ulteriormente a seconda del contesto e della singola occasione di consumo (Con riferimento a millennial e post millennial, più demanding, ma allo stesso tempo insicuri e dediti al confronto sociale, il comportamento della domanda si fa ancora più imprevedibile, richiedendo una costante interazione con il target potenziale) • Posti standard di qualità e personalizzazione molto elevati, l’offerta luxury è molto cresciuta e si è diversificata nel corso degli ultimi anni, tanto che ogni cliente può scegliere lo «stile» che più preferisce, più in linea con le sue esigenze ed i suoi interessi 8 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
CONCETTO DI LUSSO E COMPORTAMENTI DI CONSUMO • A differenza del passato non vi è più un cliente tipo per gli operatori del comparto luxury: in in certo senso si è assistito ad una democratizzazione del concetto di lusso, perché chiunque abbia i soldi oggi si concede esperienze luxury (che sia su base occasionale o costantemente) E clienti diversi (per estrazione sociale, provenienza, cultura, abitudini, costume,…) significa per gli operatori del settore aspettative differenti, soprattutto in termini di servizio, che si traduce anche in un diverso stile di relazione • E’ quindi importante approcciare i clienti in base all’effettivo comportamento d’acquisto e non segmentarli invece in base alle più classiche variabili psicografiche perché poco rappresentative del mercato del lusso attuale • La ristorazione in particolare ha seguito la riqualificazione delle abitudini dei clienti talvolta a danno della familiarità col concetto di lusso (più diversificazione della clientela e con maggior implicazioni nel processo di fidelizzazione) 9 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
INFLUENZA DELLE NUOVE TECNOLOGIE SUL COMPORTAMENTO DI CONSUMO: LA RETE Prima di entrare in un locale che non conosci con che frequenza utilizzi • Se da un lato la crisi ha portato il consumatore ad essere più attento nelle sue internet per cercare informazioni? scelte, dall’altro la tecnologia ha sicuramente favorito la circolazione delle Mai – 4,6% informazioni, l’e-world-of-mouth e il confronto tra e con gli altri clienti/utenti: Raramente – 7,9% Sempre – 24% oggigiorno il consumatore è sicuramente più informato e più autonomo nelle sue decisioni rispetto solo a 10 o 20 anni fa Qualche volta – 25,9% Spesso – 37,5% • Secondo un recente studio TradeLab, più della metà dei consumatori italiani ricerca sempre o spesso informazioni su internet prima di scegliere un ristorante, Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 ed un altro 63,7% dichiara di dare abbastanza importanza ai giudizi espressi online da altri avventori. Il giudizio di chi ha già frequentato il locale, dopo il livello dei Quanto sono importanti nella tua scelta prezzi, è la seconda tipologia di informazioni più ricercata online, prima ancora del i giudizi online degli altri avventori? tipo di offerta, degli orari di apertura o della location. Poco /per nulla Molto 12,8% Tipologia di informazioni ricercate online 23,5% Livello dei prezzi 69% Abbastanza 63,7% Giudizio di altri avventori 60,3% Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 Tipo di cucina/di offerta 59,9% Orari e giorni di apertura 53,8% • Principali canali di informazione sono il sito del locale Localizzazione 48,3% (consultato dal 62,5% degli utenti), seguito da Tripadvisor (62,3%) e siti specializzati di recensione (41,9%), a riprova Possibilità di prenotare online 29,1% dell’importanza, ancora a riprova dell’importanza delle review Organizzazione eventi/serate a tema 15,7% online. Segue quindi Facebook (33,3%). Meno del 5% degli Tipo di frequentatori/client/immagine 13,8% utenti consulta Instagram, TheFork, Google, Quandoo, Presenza di particolari prodotti/marche 11,8% Booking.com o altri portali. Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 10 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
INFLUENZA DELLE NUOVE TECNOLOGIE SUL COMPORTAMENTO DI CONSUMO: CONDIVISIONE E ESPERIENZA • I nuovi consumatori sono però altrettanto consapevoli di quanto la loro opinione può divenire importante per l’azienda e che impatto può avere su quest’ultima in termini di reputazione • Il momento di consumo che per molto tempo è stato visto come punto finale del processo decisionale del consumatore, oggi risulta essere centrale rispetto alle decisioni future, sia per lo stesso consumatore (customer satisfaction come prima leva di customer loyalty), sia per altri potenziali consumatori su cui il primo agisce come brand ambassador Motivazioni per la condivisione in rete delle esperienze nei locali • Da recenti studi, emerge infatti come, una volta vissuta l’esperienza, i consumatori tendano a Divertimento/allegria/condivisione 61,1% tornare online per condividere con la rete Esclusività/imagine (testimoniare soprattutto l’aspetto conviviale di divertimento 28,2% dove si è/cosa si sta consumando) legato alla stessa (61,1%). Il 28,2% vuole invece Novità (testimoniare qualcosa di insolito) 27,8% vantarne l’esclusività e il 27,8% testimoniarne la Denuncia (raccontare cosa novità. Solo il 21,7% degli utenti posta non ha soddisfatto le attese) 21,7% effettivamente contenuti dal sentiment negativo Riflessione (lanciare in rete un tema di discussione) 12,1% andando a segnalare cosa non ha soddisfatto le sue aspettative. Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 11 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
IL RUOLO DELLA CONVIVIALITA’ SUL COMPORTAMENTO DI CONSUMO • E’ interessante infatti notare, come in un mondo digitale e di relazioni virtuali la dimensione sociale della convivialità sia ancora quella più importante nel settore della ristorazione/ospitalità • Da un lato, nonostante le nuove tecnologie moltiplichino le informazioni e le possibilità di conoscenza e scelta dei possibili ristoranti, si riscontra comunque l’abitudine a tornare spesso negli stessi luoghi: estrema importanza assume quindi il fatto di essere top-of-the-mind • Per il settore hospitality ed in particolare per la ristorazione la presa di decisione resta comunque una scelta collettiva: se è vero che oggi le scelte di consumo non sono più dettate da scelte di status, riflettono comunque ancora lo stile di vita. Per di più il mangiar fuori è sempre più spesso un’occasione per condividere un’esperienza con gli amici o i propri cari e la scelta finale di consumo è influenzata da tutto il gruppo sociale di riferimento che deve vedere soddisfatte tutte le sue aspettative • Oggigiorno supermercati e centri commerciali offrono tutto l’occorrente per cucinare qualsiasi piatto, mangiare fuori è una delle principali attività leisure ed opportunità di socializzazione; gli ospiti di un ristorante non guardano solo al piatto, ma all’intera esperienza ad esso associata e la cucina diviene la risposta alla domanda di prodotti unici ed irripetibili: creazioni che una volta mangiate non possono essere più riprodotte identiche per il tocco dello chef e le piccole variazioni negli ingredienti 12 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
IL RUOLO DEL RAPPORTO UMANO SUL COMPORTAMENTO DI CONSUMO • Come per tutti i beni di lusso, essendo una scelta voluttuaria, la preferenza per un ristorante sul concorrente è sempre più dettata dall’esperienza di consumo che se ne può fare, più che dal gusto delle pietanze (condizione necessaria, ma non sufficiente): se quest’ultima è al di sotto delle aspettative, nonostante non vada ad incidere su valore nutrizionale o sazietà sicuramente avrà un forte impatto negativo sulla soddisfazione del cliente • La ristorazione compete nel mercato del tempo libero con altre forme di svago ed attività leisure, questo fa sì che data la grande varietà dell’offerta la competizione nel mercato della ristorazione sia molto forte e che qualità e concept/immagine «unica» siano le armi migliori per competere in quest’industria • Inoltre il consumatore vuole avere sempre più un ruolo attivo nell’esperienza di consumo, proprio per questo ci si riferisce a lui anche come «consumaTTore» perché oltre ad esssere ben servito, egli vuole anche essere sempre più al centro della scena (anche da qui la preparazione dei piatti in «bella vista», gli chef table in cucina, cucine a vista, …) • Questi due elementi, da un lato l’importanza del A quali elementi fai attenzione quando vai in un locale? rapporto umano (e quindi anche della relazione con L’accoglienza: sorriso e gentilezza del personale 81,6% il personale del locale) e dall’altro, il rilievo assunto Mise en place e presentazione dei piatti 51,2% dalla componente esperienziale si ritrovano in ciò Lo stile dell’arredo 44,4% che gli Italiani valutano quando scelgono un ristorante: se infatti l’accoglienza, intesa come Presenza di elementi naturali 28,3% sorriso sincero e cortesia da parte dello staff, risulta Profumi presenti nel locale 26,4% essere l’elemento più apprezzato (da oltre l’80% dei Tipo di musica 24,7% consumatori) in un locale, la mise en place (51,2%), Tipo di illuminazione 18,3% lo stile (44,4%), il profumo (26,4%) o il tipo di musica Tecnologie presenti (video, schermi, ipad,…) 17,2% (24,7%) presenti nel locale rinviano alla componente I programmi in onda nel locale 7,8% sinestetica dell’esperienza stessa Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 13 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
PERSONALIZZAZIONE E QUALITA’ …WILLINGNESS TO PAY Spesa totale annua in esperienze vs. beni materiali • Come dimostra anche lo studio di Oxford Economics, nei mercati maturi (Miliardi di euro, prezzi correnti, 2015) il concetto di lusso, e quindi la spesa, sono sempre più legati a quello di Euro (miliardi) esperienza, intesa soprattutto come accesso a qualcosa di unico, per 2000 Esperienze pochi selezionati, di innovativo, con un alto grado di personalizzazione e Beni materiali che possa essere memorabile, in una parola: a money-can’t-buy experience. 1500 • Conta sempre più non dove si è stati, ma cosa si è fatto, il fare ha sostituito il vedere. 1000 • L’esperienza è ciò che rende autentica l’interazione con la comunità locale, suscita emozioni e crea ricordi duraturi nel tempo/storie da 500 condividere. • La personalizzazione diviene quindi un aspetto chiave delle esperienze e 0 ciò che fa la differenza, al di là di un servizio impeccabile, è l’abilità degli 2005 2010 2015 2020 2025 operatori del settore hospitality di cercare di comprendere i desiderata Fonte: Oxford Economics/nVision, 2015 del cliente nella specifica circostanza. 14 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
PERSONALIZZAZIONE E QUALITA’ …WILLINGNESS TO PAY • Se in alcuni casi (e questo è spesso il caso dei risotranti stellati) essere inseriti nella lista d’attesa è parte integrante dell’esperienza stessa, quando si parla di lusso generalmente si pensa ad esperienze on-demand prenotabili sempre più al momento • In tutti i settori il segmento lusso è un po’ la frontiera, ciò che detterà i gusti per l’intero mercato. Esso richiede pertanto una continua innovazione per riuscire ad anticipare i desideri dei clienti • La tecnologia può sicuramente aiutare sul controllo della qualità e la gestione della customer satisfaction: oggi più che mai i viaggiatori lasciano ogni tipo di traccia e dato online e questo consente alle aziende un monitoraggio molto più attento di aspettative ed impressioni. Ma non bisogna perdere di vista quelli che sono i due elementi fondamentali per il segmento lusso: l’attività oggetto dell’esperienza, che deve essere rilevante per il cliente, e la qualità • E’ importante ricordare che ciò che porta ad una wow-experience oggi, aumenta le aspettative del cliente un domani: la qualità nel lusso è infatti sempre crescente e mai totale, sempre perfettibile in quanto declinabile in maniera personalizzata. Gestione della qualità significa quindi prima di tutto gestione delle risorse umane coinvolte nell’erogazione del servizio 15 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
RISORSE UMANE E DEFINIZIONE DI QUALITA’ #1 • Accessibilità, atmosfera, processi di interazione tra Quali sono I fattori più importanti nella scelta di tornare in un ristorante? «azienda» e cliente giocano oggi un ruolo fondamentale nell’hospitaity: sono in grado di Rapporto qualità/prezzo 84,1% influenzare l’erogazione del servizio e di Cortesia e disponibilità del personale 75,9% conseguenza la percezione che l’ospite/il commensale ha dello stesso Cura del servizio 64% • I rapporti umani oggi più che mai sono Varietà del menù 62% fondamentali nella relazione con il cliente luxury: Rapidità del servizio 59,5% essa è infatti sempre più personalizzata. E’ lo stesso modello di servizio a non essere più unico, ma Carta dei vini 24,5% diversificato a seconda del cliente e dell’occasione Fonte: Confcommercio-FIPE, 2013 di consumo • A questo si aggiunge il fatto che il comparto dell’hospitality è un settore labour intensive, nel senso che i dipendenti svolgono un’attività di assoluto rilievo, sia dal punto del valore aggiunto, che come elemento di qualificazione dell’offerta • E’ quindi fondamentale che coloro che lavorano nel comparto luxury ed in particolare in quello dell’ospitalità, che così tanto si fonda sull’interazione e co-creazione del servizio, siano in grado di «saper leggere» le persone, di comprendere rapidamente la situazione ed i desiderata degli ospiti e di adattarvisi • Anche se la struttura di base rimane nel tempo la stessa nel rispetto degli standard fissati, il servizio offerto dagli attori dell’hospitality è per condizioni e modalità di produzione, servizio e consumo ogni volta differente. Tutto questo è collegato al concetto di qualità, che non potrà essere totale (in quanto altrimenti standardizzata, definitiva e non più perfettibile) ma crescente, sinonimo di personalizzazione ed identità caratteristica. E’ proprio la professionalità delle risorse umane che costituisce il punto di partenza per raggiungere indici di qualità sempre crescenti. 16 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
RISORSE UMANE E DEFINIZIONE DI QUALITA’ #2 • La professionalità non solo deve consentire la «confezione» di un prodotto/servizio senza errori, bensi deve essere la responsabile di tutto, superando gli standard del servizio e rendendo un prodotto diverso dall’altro, pur in presenza di una stessa classificazione • Sicuramente importante nella diffusione della passione per la professione, soprattutto tra i più giovani, è il ruolo giocato negli ultimi anni dai numerosi programmi televisivi dedicati alla cucina, contest e reality in primis. Se la rivalutazione della ristorazione come attività professionale è sicuramente positiva, è necessario però riportare l’attenzione su quelle che sono le caratteristiche fondamentali per poter operare con successo nel settore: attitudini, passione, sacrificio e dedizione • Sono proprio questi elementi a permettere quel ruolo proattivo che facilita l’apprendimento delle competenze tacite sviluppate nell’attività quotidiana, che consentono poi una maggiore professionalità e specializzazione • E’ indispensabile per il managment investire sulle risorse umane al pari se non più degli altri asset e programmare politiche di incremento della qualità della vita (professionale, ma non solo) della propria forza lavoro. Sempre più importante è quindi il ruolo giocato dalla selezione e dalla formazione del personale • Dote essenziale per un manager sarà quindi l’essere in grado di coniugare la gestione del cambiamento con l’abilità di trasmettere a tutti i membri dell’organizzazione l’importanza della collaborazione comune nella creazione del valore (Per dirla con una metafora, dietro al successo di ogni direttore, fondamentale è il lavoro della sua orchestra che va guidata e coordinata) 17 © M. Antonioli Corigliano – S. Bricchi, 2017
NUOVE FRONTIERE DELLA RISTORAZIONE: PLAYERS E STRUMENTI #1 • Accanto ai tradizionali ristoranti si sono sviluppate soprattutto negli ultimi anni, una sempre più fitta rete di alternative: dalle food court all’interno di mall e centri commerciali create per aumentare il dwell time dei clienti, agli alimentari/ai negozi di gastronomia che consentono di consumare quanto acquistato direttamente all’interno del punto vendita, fino agli hotel che vedono sempre più nel ristorante un elemento di distinzione che contribuisce a caratterizzare l’intera esperienza di soggiorno presso la propria struttura. • Inoltre bisogna registrare che: – I ristoranti si trovano a competere con quelli che un tempo erano i loro fornitori che vedono nella ristorazione un investimento in immagine e promozione: si pensi ad iniziative come quelle di Kellogg’s di aprire un cereal restaurant in Time Square (Kellogg’s NYC), o la prima Kola House di Pepsi a Chelsea (senza contare tutti i brand legati alla moda o al design che decidono di entrare nel mondo della ristorazione: solo a titolo di esempio e solo a Milano, dal Moleskine Cafè, al Trussardi alla Scala, passando per Il Ristorante Bulgari, l’Armani Nobu e molti altri ancora) – Sempre più i giganti della distribuzione elettronica, da Amazon Prime a Uber Eats offrono nelle grandi città consegne relativamente veloci (fino ad un massimo di 2 ore) a domicilio di alimenti e pasti già pronti da ristoranti e negozi gourmet. A questo si aggiungono le start up che attraverso l’uso della tecnologia consento di prenotare la disponibilità di un cuoco che cucini a domicilio un menù precedentemente concordati. (Per capire la rilevanza del fenomeno basta osservare come società come JustEat siano quotate in borsa) 18 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
NUOVE FRONTIERE DELLA RISTORAZIONE: PLAYERS E STRUMENTI #2 – Allo stesso modo sempre più apprezzato e diffuso, sia come pratica di socializzazione che come modo per sperimentare culture e gusti diversi è il fenomeno dell’home restaurant, anche conosciuto come social eating, che consiste nel recarsi a casa di uno sconosciuto che cucina per i suoi nuovi ospiti un menù precedentemente concordato – Altro fenomeno sempre più diffuso è quello dei «meal kit», spesso realizzati anche in collaborazione con chef famosi, contenenti gli ingredienti e le istruzioni necessarie per realizzare da soli (o in compagnia) un piatto o un pasto completo direttamente nella propria cucina – …fino alle soluzioni più «audaci» al confine fra realtà e fantascienza, come l’impiego di droni per consegna a domicilio di alimenti (si pensi a partnership come quella tra Google e Chipotle, o a quanto realizzato da Domino’s Pizza in Nuova Zelanda o da 7-Eleven a Reno) • Non è quindi difficile comprendere come il moltiplicarsi dei canali di distribuzione abbia intensificato al competizione nel settore. Se a questo si aggiungono i siti di confronto e recensione (senza dimenticare che recentemente anche un colosso dei social media come Facebook ha introdotto le review da parte degli esperti del settore), si può intuire come per avere successo un ristorante debba offrire una proposta ed una value proposition solide, puntando allo stesso tempo sulla qualità del cibo e sull’esperienza offerta a tutto tondo • L’aumento della concorrenza ha altresì registrato nel settore pratiche di yield e revenue management tipiche dei comparti dell’ospitalità e dei trasporti: pacchetti non-refundable per menù tutto compreso da pagare in anticipo, discriminazioni di prezzo a seconda del canale di distribuzione, programmi fedeltà i cui punti possono essere utilizzati per sconti o upgrade… 19 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS E VALORI RICERCATI NEL CIBO • Si può affermare che oggigiorno il cibo giochi un ruolo di identificazione sociale: la scelta di «cosa» mangiamo e di «come» lo consumiamo non è individuale, ma parte delle regole imposte dalla comunità • Oggi più che mai esso si fa portavoce di significati stratificati e complessi: dalla sua funzione primaria di nutrimento, sempre più rappresenta la ricerca del piacere, ma anche l’espressione dell’identità culturale di una comunità, sostiene relazioni e scambi (anche economici) • Diversi sono i trend che caratterizzano oggigiorno la ristorazione e, più in generale, il mondo del food; nelle prossime pagine una breve descrizione dei principali 1. Health & Wellness 6. Cucina locale e delle origini 2. Verdure al Centro Naturalistico Edonistico 3. Sostenibilità Estetico Culturale 7. Semplicità (vs. Neurogastronomia) 4. Chilometro e metro zero Sensoriale 8. Cambiamento del gusto 5. Riduzione degli sprechi Principali trend della ristorazione riclassificati in base ai paradigmi alimentari di Gfk Eurisko 20 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 1. HEALTH & WELLNESS #1 • I consumatori sono sempre più interessati a conoscere cosa stanno mangiando e quali conseguenze il consumo di certi alimenti Stili di vita alimentari degli Italiani (18-34 anni): potrebbe avere sulla propria salute. Con malattie che impongono grande attenzione al cibo 11% • Nel voler mangiare meglio, questi consumatori non ricercano in Allergici/intolleranti al lattosio 18% generale ciò che potrebbe essere «salutare», ma ciò che potrebbe Celiaci 4% esserlo per loro nello specifico: prodotti a basso contenuto di sodio, Allergici/intolleranti alle uova 2% basso contenuto di grassi, senza glutine, senza proteine del latte, Con altre allergie/intolleranze 8% senza zuccheri aggiunti, senza zucchero, senza conservanti, senza Fonte: Nomisma, 2016 coloranti, senza aromi artificiali,…piatti per diabetici, piatti per sportivi, insalate con indicazione del livello medio delle calorie, antipasti spezza-fame, porzioni ridotte per chi è a dieta, dolci sotto le 100 calorie,… • Nella stessa direzione va la richiesta dei consumatori di etichette più trasparenti, maggiore tracciabilità a livello di filiera, minor impiego di additivi e conservanti artificiali,… • Questa ricerca del «buono» inteso come naturale e salutare può essere visto anche come una reazione alla vita frenetica in aree urbane densamente popolate, che trova nel contatto con la natura, in uno stile di vita sano che, che passa anche attraverso il (digital-) detox, la via per il benessere personale, ma anche spirituale 21 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 1. HEALTH & WELLNESS #2 • Il contatto con la natura, il design naturale ed i prodotti organic sono Quanto è importante per te trovare nel menu sempre più apprezzati anche perché, anche a causa dell’inquinamento e proposto dal locale piatti/prodotti: dei cambiamenti climatici, la natura viene percepita sempre più come A basso contenuto calorico 6,7 qualcosa a rischio, un bene da preservare e, in quanto tale, esclusivo Vegetariano 5,5 Senza lattosio 4,9 • Vi è ancora molto potenziale per la promozione di esperienze che ruotino attorno al concetto di natura, purezza, salute fisica e mentale, pace dei Senza glutine 4,9 sensi e wellness, oggi sempre più inteso come ciò che aiuta a stare bene Vegano 4,4 ed a migliorarsi, che guarisce e ringiovanisce nel corpo e nello spirito Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 • La ricerca del benessere diventa una filosofia di vita che coinvolge non soltanto l’alimentazione, ma tutte le modalità di consumo del tempo libero, le relazioni sociali, e più in generale lo stile di vita Quanto frequentemente al ristorante trovi piatti • Se da una parte vi è un’alimentazione semplice, dall’altra ve n’è una più adeguati alla tua idea di salute/benessere: scientifica: si parla addirittura di «phood» ovvero pharma+food, ovvero di Mai – 2,9% Sempre - 5,5% alimenti modificati o preparati per svolgere una funzione non solo nutrizionale, ma anche integrativa, se non curativa ed estetica Raramente Molto spesso 25% 21,2% • Se si guarda ai social network e a quali piatti gli utenti tendano a condividere maggiormente, si scopre come a quelli «emozionali», della tradizione, vengano preferite soluzioni più salutari/salutiste: la parola Abbastanza spesso «veggie» è stata cercata su pinterest il 336% in più lo scorso anno, rispetto 45,4% a «lasagna» o «maccheroni» che hanno subito un calo rispettivamente del Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 69% e del 55%*: le verdure e, più in generale, i vegetali sembrano essere diventati il nuovo «confort food» ed essere pronti a sostituire riso, pasta ed altri alimenti più tradizionali 22 * Fonte: Baum and Whiteman, 2017 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 2. VERDURE AL CENTRO: VEGETARIANI, VEGANI, MA NON SOLO #1 • Guidati anche da una sempre più nutrita fascia della popolazione dedita alla cucina vegetariana o vegana (si stima che in Italia i vegetariani siano oltre il 6% della popolazione, mentre i vegani il 3%)*, i vegetali sono sempre più al centro del menù e del piatto -non solo in senso figurato, ma anche fisico-: – Dalle catene (si veda a titolo di esempio Sweetgreen o Veggie Pret [A Manger]) che offrono un concept basato su menù vegetariani che possono essere consumati a tutte le ore – All’indutria alimentare americana che si sforza di riprodurre con ingredienti vegetali i piatti tipici della cucina fast and casual (si vedano ad esempio gli hamburger vegetali che sembrano sanguinare du Tyson Foods o Impossible Foods), che entrano di fatto nel menù di importanti chef statunitensi – Alla comparsa in tutto il mondo di «macellai vegetariani» (si pensi ad esempio a Herbivourous Buthcer a Minneapolis o La Carnicera Vegetariana a Barcellona, o ancora Suzy Spoon’s Vegetarian Butcher a Sydney) che confezionano hamburger, salami, salsicce, polpette,… con ingredienti rigorosamente vegetali • La competizione si fa sempre più agguerrita anche in questo settore: gli hotel aprono sempre più spesso juice bar che propongono estratti delle verdure più diverse, addolciti con miele o succhi di frutta, riproposti poi la sera in versione aperitivo con aggiunta di vodka o rum, le gelaterie e le yogurterie offrono sempre più spesso spremute da confezionare davanti al cliente, juice bar sorgono anche nei centri commerciali/nelle stazioni/in aeroporto/… 23 * Fonte: Gfk Eurisko – Tre Valli, 2015 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 2. VERDURE AL CENTRO: VEGETARIANI, VEGANI, MA NON SOLO #2 • L’aumento dei prezzi della carne, la ricerca di ingredienti ricchi di antiossidanti, preoccupazioni in termini di dieta e salute, lo sviluppo sempre più massiccio di gruppi d’acquisto e farmers market, uniti al fatto che la stagionalità delle verdure consente di variare più spesso il menù rispetto alle portate di sola carne hanno portato ad un impiego sempre più massiccio delle verdure in cucina, fino ad arrivare ai casi estremi in cui è la carne a farsi contorno per il piatto. • Questa riscoperta della verdura, unita alla cultura della riduzione degli scarti, come vedremo, propone l’impiego dell’intero vegetale secondo una filosofia molto simile al «nose-to-tail», che potremmo definire «dalla radice alle foglie» • I ristoranti vegetariani e vegani si sono evoluti molto nel corso degli ultimi anni ed è ad oggi possibile gustare interi menù completamente composti di prodotti vegetali che non sono solo belli da vedere e buoni da mangiare, ma anche perfettamente abbinati al vino (anche quello sempre più spesso vegano) 24 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 3. SOSTENIBILITA’ #1 • Sempre più consumatori, soprattutto tra i millenial, ricercano anche nei ristoranti, un impegno in termini di sostenibilità e corporate social responsibility. Non bastano una mucca al pascolo o una fogliolina disegnati sul menù a testimoniare l’impegno in questo senso: i consumatori infatti ricercano sempre più il contenimento degli scarti e dei consumi d’acqua, il trattamento equo dei collaboratori, così come di tutti i lavoratori della filiera, pratiche di allevamento e pesca responsabili I driver della sostenibilità per il settore alimentare in • Sostenibilità significa sia ecologia (piatti serviti o imballati in Italia materiale completamente riciclabile, ma anche scelte Salute/Ambiente 35% architettoniche che prevedano l’impiego di materiali di Comunicazione/Trasparenza 25% costruzione naturali, riciclati, a basso consumo energetico, non Economia 15% trattati con agenti chimici o inquinanti) sia filiera equa e solidale (gran parte degli ingredienti provengono da produttori equi) Territorio 10% Cultura 10% • Secondo uno studio Gfk Eurisko, per gli Italiani la sostenibilità nel settore agroalimentare si sostanzia soprattutto in sostenibilità Solidarietà 5% ambientale e salute (35%), seguita da comunicazione e Fonte: Gfk Eurisko, 2012 trasraparenza (25%). Non bisogna però dimenticare che per i ristoratori la sostenibilità è una scelta di gestione, che va ad impattare: sulla selezione dei fornitori, ma anche sul trattamento dei dipendenti, sulla tutela degli ambienti in cui l’azienda è collocata (sia dal punto di vista naturale, che sociale), … • Scelte come quelle di utilizzare prodotti biologici o produzioni attente alla salvaguardia dell’ambiente, di contribuire a ridurre lo smaltimento della plastica o altri costi ambientali rientrano a pieno titolo nell’applicazione della politica di sostenibilità 25 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 3. SOSTENIBILITA’ #2 • Il cibo sano, attento all’ambiente, rispettoso delle culture e delle tradizioni alimentari locali viene percepito come un cibo che consente esperienze migliori • Sicuramente connesso al tema della sostenibilità ambientale vi è quello della riduzione degli scarti e della produzione sostenibile, che spesso si traduce anche in produzioni a «chilometro zero» Qual è un aumento dei prezzi “accettabile” • I consumatori tendono a preferire aziende che si impegnano per il per un locale che applica principi di sostenibilità? loro benessere e per l’ambiente sociale e fisico in cui vivono. La Fino al 20% Oltre il 20% sostenibilità deve però esser considerata come un modus operandi 7,1% 3,9% Fino al 15% Nessuno intrinseco all’azienda e non invece un elemento di differenziazione 28,3% 11,8% o marketing: secondo un recente sondaggio, infatti, la propensione degli Italiani a riconoscere un premium price ai locali che applicano Fino al 10% i principi della sostenibilità è molto bassa e, nel 28,3% dei casi 22,6% Fino al 5% addirittura nulla 26,3% Fonte: TradeLab per Mixer, 2016 26 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 4. CHILOMETRO E METRO ZERO #1 • Dopo tanta globalizzazione, go local è l’imperativo categorico: sempre con riferimento al tema della sostenibilità e della trasparenza grande importanza riveste il tema della filiera di approvvigionamento e del suo controllo: i consumatori sono sempre più interessati a conoscere la provenienza degli ingredienti utilizzati in cuicina • L’attenzione si pone infatti sulla freschezza degli ingredienti in abbinamento alla loro qualità: consumatori desiderano prodotti locali, quasi il «km 0» (ora «m 0»), visto come cibo fatto in casa, sia sinonimo di personalizzazione, e questo fa sì che sempre più ristoranti lavorino con contadini ed allevatori del territorio per gli approvvigionamenti di frutta/vegetali, così come per la carne o il pesce offerto in menù • Oggigiorno è un fiorire di orti, giardini, coltivazioni verticali, orti in casa, mini serre con coltivazioni fuori-suolo; sicuramente Expo 2015 ha contribuito a portare l’attenzione su questi temi, ma è innegabile una più generale attenzione verso l’«agritech», settore che nell’ultimo anno ha visto la nascita di numerose start-up • Oltre a materie prime di stagione e prodotti del territorio, sempre più spesso i ristoranti propongono ingredienti provenienti dai propri roof garden. Allo stesso principio si ispirano anche le macellerie all’interno dei ristoranti, sempre più frequenti, dove tutto viene tagliato, cucinato e servito dal personale in una sorta di replica del one man band • Oltre al «terroir» (ovvero alle proprietà uniche del territorio che consentono la crescita di prodotti e specialità tipiche locali di grande qualità) è sempre più comune sentir parlare anche di «merroir», ad indicare le qualità e le caratteristiche dell’acqua che vanno ad influire sulla proprietà di pesci e crostacei che vi crescono/sono allevati • Importante sottolineare in questo senso un’operazione come la partnership tra un gigante della distribuzione quale Amazon e Fresh Nation che bypassando la distribuzione tradizionale porta frutta e verdura 27 direttamente dal produttore alle tavole degli americani
FOOD TRENDS: 5.“NOSE-TO-TAIL” O RIDUZIONE DEGLI SPRECHI #1 • Nata spesso da esigenze economiche di riduzione dei costi (da tempo i ristoranti cercano di ridurre gli sprechi, offrendo porzioni più piccole, donando quanto avanzato ai più bisognosi, riciclando attraverso la raccolta differenziata o il compostaggio quanto non più recuperabile), recentemente la riduzione degli sprechi è divenuta parte integrante della filosofia aziendale • Complice anche la crisi anche la gente comune tende a recuperare gli avanzi/gli scarti riscoprendo la genialità povera di nonni/genitori (ritorno di polpetta e schiscetta) ed è quindi più attenta all’utilizzo di queste pratiche anche da parte dei ristoranti • Sempre più chef usano infatti buccia e parte verde di carote, patate, rape ed altri tuberi così come gambi ed altri scarti delle verdure come guarnizione e condimento per i propri piatti 28 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 6. CUCINA LOCALE E DELLE “ORIGINI” #1 • Con l’avvento della globalizzazione, e la conseguente omogeneizzazione, si è sviluppata anche la resistenza a quest’ultima, che ha portato alla ri-affermazione della cultura e delle tradizioni locali ed all’emergere delle cucine regionali: sempre più apprezzati sono infatti i piatti della cucina locale, spesso cucinati con prodotti a km0, che consentono di instaurare un legame con il territorio. I piatti tipici sono percepiti anche come garanzia di autenticità e genuinità, un mezzo attraverso cui accostarsi alla cultura del posto • Vi è un rifiorire di concetti di ristorazione legati alle tradizioni ed alle ricette locali, non solo nei luoghi dove sono state sempre preparate, ma portate a livello nazionale • Sempre più gli chef guardano al proprio passato ed alle proprie radici come fonte di ispirazione. Cuochi di origine sudamericana, asiatica o mediorientale hanno portato in auge le rispettive cucine reinventando ricette, tramandate da nonni e bisnonni, a cui la generazione precedente aveva voltato le spalle tranne che nelle feste comandate • Non si tratta di cucina fusion, ma della riproposizione di piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna; l’aggiunta di un tocco esotico dato dall’aggiunta di un pizzico o qualche grammo di ingredienti provenienti da paesi lontani non intende certo abbinare le due tradizioni culinarie, ma proporre una visione più cosmopolita della propria 29 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 7. SEMPLICITA’ vs. NEUROGASTRONOMIA #1 • La cucina molecolare ed il voler stupire ad ogni costo sono ormai sorpassati. Oggi giorno vi è una ricerca della semplicità: gli chef pongono sempre più attenzione alla qualità ed alla provenienza delle materie prime, propongono preparazioni basate sulla minor manipolazione possibile degli ingredienti e menù freschi basati sulla rivisitazione di piatti classici. Minimalismo significa anche piatti cucinati con pochi ingredienti, così da esaltarne il sapore • Semplicità degli ingredienti, sapori autentici non falsati da preparazioni pompose, che siano in grado di esaltare i sapori, i colori ed i profumi delle materie prime. Ma semplicità anche come meno fronzoli nell’impiattamento, che a volte anzi si fa rustico, quasi ad imitare la cucina casalinga per ispirarsi alla sua autenticità • E semplicità in termini di arredi: via le tovaglie, sì alla tovaglietta di carta (meglio se riciclata), al recupero dei materiali d’arredo o alla creazione di tavoli e sedie decapati ad arte, al lengo al naturale, (richiamo voluto ai tempi andati), all’abbigliamento casual dei camerieri,…. • Semplicità significa anche offrire piatti «comuni», ma di grande qualità: sempre più chef stellati negli ultimi anni accanto ai ristoranti tradizionali stanno aprendo bistrot, tavole calde e locali fast-casual dove propongono a prezzi solitamente contenuti versioni fine-dining di panini, insalate, hamburger,… puntando su semplicità della preparazione ed ingredienti freschi e genuini. © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 7. SEMPLICITA’ vs. NEUROGASTRONOMIA #2 • All’estremo opposto, partendo dalla stessa premessa, ovvero che l’esperienza gastronomica debba esaltare i sensi, vi è una «ingegnerizzazione» di quest’ultima, così che si possa avere un’esaltazione del gusto delle pietanze andando ad influire su quanto percepito dal nostro cervello • Se il colore del piatto (chiaro o scuro) influisce fino al 10% su quanto un dessert sia percepito come dolce o meno*, se le note basse esaltano l’amaro o ancora i cibi dalla texture più ruvida vengono percepiti come meno calorici, gli ambienti, gli arredi e le stoviglie vengono progettati in modo tale da ricreare, quasi si fosse in un laboratorio, l’esperienza sensoriale desiderata: ed ecco la nascita di prodotti come, solo per citarne alcuni, il bicchiere più curvo da un lato e dritto dall’altro per valorizzare la degustazione dell’acqua naturale/gassata (H2D’O) o la forchetta progettata per aggiungere fragranze e quindi sapori diversi al cibo (Aroma Fork) * Fonte: C. Spence and B. Piqueras-Fiszman, The perfect meal: The multisnsory science of food and dining, 2014 31 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 8. CAMBIAMENTO DEL GUSTO #1 • Il gusto e le texture di oggi si dimostrano ogni giorno più «aggressive» all’insegna della massimizzazione della sapidità • Negli Stati Uniti il consumo di spezie continua ad aumentare: solo nel 2016 rispetto all’anno precedente si è registrato un +47% nell’utilizzo del pepe rosa di Cayenna, +40% nell’utilizzo del cumino, + 31% nell’utilizzo dello zafferano, +29% nell’utilizzo del rafano e + 21% nell’utilizzo della curcuma solo per citarne alcune.* • Molte di queste spezie hanno inoltre fatto la loro comparsa in nuove bevande in bottiglia e nei cocktail • Anche all’interno del piccante si sta comunque assistendo ad un inversione di tendenza che dal semplice «incendiario» porta ad un utilizzo di miscele di spezie sempre più aromatiche, che consentano di sentire distintamente il gusto della pietanza che vanno a condire • E’ sempre meno netto il confine tra dolce e salato, anzi, molto spesso i due sapori vengono abbinati (si pensi ad esempio a gelati e ghiaccioli al gusto di avocado, zucca, patata dolce, … sempre più frequenti). Allo stesso modo, spesso, il dolce viene usato per stemperare il piccante portando alla nascita di abbinamenti quali miele al jalapeno o pollo al peperoncino e sciroppo d’acero. * Fonte: Innova Market Insights, 2016 32 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
FOOD TRENDS: 8. CAMBIAMENTO DEL GUSTO #2 • Specchio del cambiamento del gusto sono gli snack confezionati, sempre più consumati dai millennial (ma non solo), ed in particolare quelli giapponesi e coreani che propongono gli abbinamenti più arditi; da un’analisi dell’offerta* si può dedurre come: – La base si stia spostando dal dolce al salato (ed all’aspro). L’amaro si sta invece affermando nelle bevande (anche non alcoliche – si pensi ad esempio alle diverse miscele di caffè freddo o all’affermarsi del the matcha) – Anche quando è il dolce a prevalere, è spesso combinato con le spezie (dolce+piccante e dolce+piccante+affumicato sono le combinazioni più apprezzate) – L’accostamento di sapori diversi sta diventando un must: i consumatori ricercano una sapidità accentuata nei constrasti forti – Le proteine vegetali sono molto più amate di quelle animali (sempre più diffuse sono le barrette a base di piselli o fagioli) – Il palato, soprattutto dei giovani, si stanchi presto e sia alla spasmodica ricerca di abbinamenti sempre nuovi • Tutto questo si riflette poi anche sui gusti ricercati dagli avventori in cucina e, di conseguenza, sull’offerta * Fonte: Baum and Whiteman, 2016 33 © M. Antonioli Coriagliano – S. Bricchi, 2017
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