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REGIONE LAZIO PARCO REGIONALE DELL'APPIA ANTICA PIANO OPERATIVO ANTINCENDIO BOSCHIVO Periodo di validità 2020 – 2022 Redatto ai sensi della L. 353/2000, secondo lo “Schema di Piano A.I.B. per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nei Parchi e Riserve Naturali regionali" DGR 270 del 15 maggio 2020 Regione Lazio. ” GIUGNO 2021 2
Credits: Dott. Federico Berardi consulente, esperto in rischi naturali ed emergency management si ringraziano per la collaborazione: Dott. Andrea Bonamico responsabile "servizio informativo territoriale" Parco regionale dell'Appia Antica Dott. Guido Cubeddu responsabile "servizio guardiaparco" Parco regionale dell'Appia Antica 3
Indice: PREMESSA................................................................................................................................................6 1 - PREVISIONE..........................................................................................................................................7 1.1 - STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE VIGENTI....................................................................................7 1.1.1 - Piano del Parco Regionale: obiettivi di conservazione...............................................................9 1.1.2 - Pianificazione e gestione forestale..........................................................................................10 1.1.3 - Pianificazione e gestione dei pascoli e della fauna selvatica....................................................13 1.1.4 - Pianificazione comunale di emergenza e zone di interfaccia urbano-foresta.............................16 1.2 - DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO...................................................17 1.2.1 - Morfologia, geo pedologia, idrogeologia, franosità, erosione superficiale..................................18 1.2.2 - Eterogeneità spaziale in termini attuali e potenziali: copertura ed uso attuale del suolo............20 1.2.3 - Dati climatici e dati anemometrici............................................................................................22 1.2.4 - Viabilità e altre infrastrutture lineari e puntuali utili ai fini AIB....................................................31 1.3 - ANALISI DEL RISCHIO.................................................................................................................33 1.3.1 - La pericolosità........................................................................................................................34 1.3.2 - La vulnerabilità.......................................................................................................................35 1.3.3 - Il Rischio.................................................................................................................................35 2 - PREVENZIONE....................................................................................................................................36 2.1 – OBIETTIVI DEL PIANO.................................................................................................................37 2.2 - ZONIZZAZIONE E TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI.....................................................................37 2.2.1 – Contenimento della biomassa lungo la viabilità.......................................................................38 2.2.2 – Viabilità Operativa..................................................................................................................39 2.2.3 – Viali tagliafuoco......................................................................................................................39 2.2.4 – Approvvigionamento idrico.....................................................................................................39 2.2.5 – Piazzole di atterraggio elicotteri..............................................................................................40 2.2.6 – Prevenzione selvicolturale......................................................................................................40 2.2.7 – Il fuoco prescritto....................................................................................................................41 2.2.8 – Sperimentazioni.....................................................................................................................41 2.2.9 – Formazione e attività esercitativa............................................................................................41 2.2.10 – Prevenzione indiretta: informazione e sensibilizzazione........................................................42 3 - LOTTA ATTIVA....................................................................................................................................44 3.1 - SORVEGLIANZA...........................................................................................................................44 3.2 - AVVISTAMENTO...........................................................................................................................45 3.3 - ALLARME......................................................................................................................................46 3.4 – COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI DI LOTTA NELLA ESTINZIONE ..............................................................................................................................................................47 3.5 – COORDINAMENTO CON I PIANI DI EMERGENZA COMUNALE..................................................49 4 - PARTI SPECIALI DEL PIANO..............................................................................................................50 4.1 - RICOSTITUZIONE BOSCHIVA......................................................................................................50 4.2 - IL CATASTO DELLE AREE PERCORSE DAL FUOCO (SINTESI SITUAZIONE IN TUTTI I COMUNI DEL PARCO)........................................................................................................................................53 4.3 – CARATTERIZZAZIONE DEGLI EVENTI........................................................................................54 5 - MONITORAGGIO E AGGIORNAMENTO ANNUALE............................................................................58 5.1 – MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E RICOSTITUZIONE POST-EVENTO E CONFRONTO CON QUANTO PROGRAMMATO..................................................................................58 5.2 - PIANO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E FINANZIAMENTO............................................59 5.3 - DIVIETI E SANZIONI.....................................................................................................................60 4
PREMESSA A seguito delle numerose emergenze relative a fenomeni di incendio boschivo che hanno investito l’Italia negli ultimi anni, è sorta la necessità di procedere al rinnovo della pianificazione AIB dei Parchi e Riserve Naturali Regionali a partire dalle Linee Guida emanate ad ottobre 2018 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in attuazione dell’art. 3 della Legge 21 novembre 2000, n. 353. Questa legge in materia di incendi boschivi, sottolinea che l’approccio più adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo, sia quello di promuovere ed incentivare, unitamente alla fase emergenziale e allo spegnimento degli incendi, le attività preventive di previsione e di prevenzione. Lo schema del presente piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (di seguito "piano AIB"). prende in considerazione le direttive della legge quadro 353/2000 e le Linee Guida del MATTM sopra citate, in concerto con il Piano AIB Regionale, con il regolamento di cui alla legge quadro sulle aree protette L. 394/91 ed infine con gli altri strumenti di pianificazione ed i numerosi vincoli per la tutela ambientale e archeologica insistenti sul Parco Regionale dell'Appia Antica. Con la finalità di preservare l’incolumità di persone ed animali, il patrimonio boschivo, paesaggistico e archeologico ed infine i beni, sia pubblici che privati, l’Ente Parco aggiorna il precedente modello di intervento a tutti gli ambiti di studio relativi alla previsione, prevenzione e lotta attiva che sono stati analizzati e sviluppati in coerenza con le peculiarità del Parco, la sua area di estensione territoriale, gli obiettivi di conservazione e a tutte le altre funzioni istituzionali attribuite all’Ente Gestore. Il piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi del Parco dell'Appia Antica, sarà immediatamente operativo quando approvato e avrà una validità quinquennale, ove non emergano aspetti che necessitino di una revisione anticipata, recependo ogni aggiornamento del Piano AIB della Regione Lazio. l’Ente Parco si impegna comunque al consueto aggiornamento con cadenza annuale, provvedendo alla revisione degli aspetti più operativi e sensibili, come richiesto dalla Agenzia Regionale di Protezione Civile. 5
1 - PREVISIONE L'attività di previsione è mirata a conoscere in anticipo la probabilità con cui avvengano gli incendi, la loro frequenza ed il loro comportamento nel territorio del Parco. 1.1 - STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE VIGENTI Attualmente, il territorio dell’Appia Antica è oggetto di una politica di tutela integrale, unica nel suo genere. Sono in vigore due strumenti di pianificazione regionale, il Piano del Parco ed il Piano Territoriale Paesistico per la tutela paesaggistica e culturale, ai quali bisogna aggiungere i numerosi vincoli statali relativi ai beni storici ed archeologici. Superfici tutelate: · Parco Regionale 4550 ettari circa · Tutela paesaggistica, ex L.431/85 art.1 lett. M 3980 ettari circa · Area sottoposta a Tutela Archeologica diretta e indiretta 1920 ettari circa Piano del Parco dell’Appia Antica: Il Piano del Parco Regionale dell’Appia Antica è il documento che fissa le linee d’azione e di intervento dell’Ente di gestione. Già adottato dal Consiglio direttivo del nel 2002 ed approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n.9 del 18 luglio 2018 è a tutti gli effetti lo strumento urbanistico di riferimento per questo territorio. questo piano è attualmente vigente sui 3.400 ettari di territorio, ossia nel perimetro precedente all’ampliamento del Parco del 2018. Nelle zone di ampliamento (Divino Amore, Falcognana, Mugilla, Mandrione e Tor Fiscale) sono attualmente in vigore le norme di salvaguardia così come previste dall’art.8 della L.R. 29/97. Piano Territoriale Paesistico (PTP) per la tutela paesaggistica e culturale: Il PTP (Piano Territoriale Paesistico) di Roma Capitale, per il Parco, è stato approvato con deliberazione consiliare n. 70 del 10/02/2010 concernente l'Ambito 15/12 "Valle della Caffarella, Appia Antica e Acquedotti" adottata ai sensi degli articoli 21 comma 2, 22 e 23 della L.R. 24/1998, con le finalità e i contenuti di cui al Codice dei Beni Culturali, nell'articolo 143 del DLgs 42/2004. In pratica questo Ambito di pianificazione si compone e coordina tutti gli altri strumenti vigenti: · Il nuovo Piano Territoriale Paesaggistico Regionale(PTPR) adottato dalla Giunta Regionale nel 2007. · Il Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) è stato approvato dal Consiglio Provinciale in data 18.01.2010 · Il Piano Territoriale Paesistico di Roma PTP 15/12 "Valle della Caffarella, Appia Antica e Acquedotti" approvato dal Consiglio Regionale il 10 febbraio 2010 con le finalità e i contenuti di cui al Codice dei Beni Culturali d.lgs. 42/2004. 6
oltre ai vincoli statali relativi ai Beni Storici ed Archeologici: · Legge Regionale n. 7 del 22/10/2018, modifica della perimetrazione Parco Regionale dell’Appia Antica (art. 7, comma 1) con conseguente ampliamento dei confini del Parco Archeologico dell’Appia Antica (cfr. nota del Segretario Generale del MIBAC prot. 1024 del 21.1.2019). · D.Lgs 42 del 22/01/2004, Codice dei Beni Culturali; raccoglie e riorganizza tutte le leggi emanate dallo Stato Italiano in materia di tutela e conservazione; con il Codice sono stati emessi dispositivi di tutela su Cecilia Metella, Vigna Moroni, Porta S. Sebastiano, Forte Appia, Grotta Perfetta. · D.Lgs 490 del 29/10/1999, Testo Unico sulla riorganizzazione delle disposizioni legislative in materia dei Beni Culturali; con questo decreto vengono emessi dispositivi di tutela su alcuni monumenti funerari: le Catacombe di Pretestato, Vigna Casali, Via della Fotografia. · L. 431 del 08/08/1985, detta anche Legge Galasso; emessa per tutelare le aree paesaggistiche e ambientali; con tale norma viene perimetrata e dichiarata come zona di interesse archeologico l’intera area del Parco dell’Appia ed alcune zone limitrofe del Comune di Roma. · L. n° 1089 del 01/06/1939, Legge sulla tutela delle cose di interesse artistico, archeologico e storico; con questa norma viene sottoposto a Vincolo Archeologico diretto e indiretto 1/3 circa dell’intero parco. · L. n° 1497 del 29/06/1939, Legge sulla tutela delle bellezze naturali di notevole interesse pubblico; con tale norma sono state sottoposte a tutela paesaggistica l’intera fascia territoriale dell’Appia Antica, la valle della Caffarella e la zona di via delle Sette Chiese. · L. n° 778 del 11/06/1922, Norma che tutela le bellezze naturali e gli immobili di particolare interesse storico; con tale legge vengono vincolati i Colombari di Vigna Codini. · L. n° 364 del 20/06/1909, prima Legge di tutela dei Beni Culturali con la quale sono stati emessi alcuni dispositivi riguardanti le aree del Circo di Massenzio, Villa dei Quintili e il Ninfeo di Egeria. · Art. 822 del Codice Civile, Norma che permette l’immissione tra i beni del demanio dei resti rinvenuti. Questo Ente Parco inoltre, dal 2008, ha prodotto varie versioni della propria pianificazione di emergenza per questi eventi “Piano operativo per l’ antincendio boschivo” (Piano AIB). Il Parco, dotatosi di questo strumento, provvede alla revisione annuale del Piano AIB e sulla base degli obiettivi, prefissati e raggiunti nell’anno precedente, aggiorna: · gli scenari di rischio (in relazione agli incendi verificatisi nell’anno precedente); · annota le eventuali variazioni sulla rete viaria e delle infrastrutture · le nuove informazioni sul servizio guardiaparco e le strutture operative; · verifica i mezzi e valuta le reali capacità di intervento. Tale attività di aggiornamento viene svolta senza trascurare un'azione di continua revisione critica delle procedure operative, delle azioni di prevenzione e degli obiettivi, finalizzata al costante miglioramento delle prestazioni del servizio. 7
1.1.1 - Piano del Parco Regionale: obiettivi di conservazione L' analisi delle componenti del Sistema Ambientale, in sede di piano, ha permesso di individuare e riconoscere i principali valori e la loro vulnerabilità. Le emergenze più importanti del Parco dal punto di vista di riserva orientata sono: · siti geologici “geotopi”; · siti Natura 2000 BIOITALY (Appia Antica, Villa dei Quintili e zone umide Quarto Miglio, Valle della Caffarella); · cave e cavità artificiali in avanzato stato di rinaturazione; · forme fisiche del paesaggio originario della città di Roma non più visibili altrove; · aste fluviali minori con alvei naturali e presenza di vegetazione ripariale, · sponde e argini di fossi in connessione con la campagna extraurbana, · biotopi umidi non compromessi dall’inquinamento diffuso; · alcune zoocenosi estremamente interessanti per l’ecosistema urbano; · piccoli lembi di boschi di latifoglie e singole presenze di grandi alberi di querce; · prati naturali con emergenze floristiche (orchidee); · prati umidi e pozze temporanee in ambienti residuali tipo ex cave; · cespuglieti di margine alle aree agricole e/o sui versanti più acclivi; · aree agricole a prato pascolo; · aree agricole di pregio (oliveti, vigneti,ecc.). I dati naturalistici, sintetizzati e analizzati, hanno guidato la zonizzazione strutturale, con le prescrizioni che l'Ente usa per la gestione del territorio, mirando a conseguire gli obiettivi di tutela, di valorizzazione, di educazione. In recepimento dell’art. 12 della L 394/1997, il Piano del Parco suddivide il territorio “in base al diverso grado di protezione” da apprestare al bene tutelato; pertanto, la relativa zonizzazione del territorio del Parco risponde alle reali necessità di tutela dei vari ambiti territoriali e delle varietà presenti. La connotazione del Parco dell’Appia Antica e la frammentazione degli habitat hanno fatto escludere l’opportunità di individuare aree da destinare a Riserva Integrale, cosicché i territori contenenti i più elevati valori naturalistici sono confluiti nella zona 2 di Riserva Generale. In particolare è stata individuata una sub-zona 2.1 di Riserva Generale dove sono stati inseriti valori ambientali, reali e potenziali considerati importanti, mentre è stata introdotta una zona 1 di Riserva Controllata per le aree di massimo valore ambientale in cui vengono definiti vincoli specifici e più restrittivi. Nel territorio del Parco, sono comprese due aree individuate secondo le modalità della direttiva comunitaria 92/43/CEE (Habitat) e potenzialmente inseribili nella Rete ecologica Natura 2000-Bioitaly: · Sito Importanza Nazionale IT6003069: Villa dei Quintili e Zone Umide al Quarto miglio (Appia Antica Roma); · Zone umide del fondovalle di Tormarancia e l’area dell’antica cava di pozzolana. L’indagine botanica (floristica e vegetazionale) ha evidenziato un eco-mosaico estremamente frammentato, residuo di una realtà territoriale occupata in tempi storici dall’uomo. Queste realtà residuali sono caratterizzate da una vegetazione sempre più marginalizzata dalle diverse attività antropiche e confinata a lato dei campi o sui versanti 8
più acclivi, inaccessibili ai mezzi agricoli; esse rappresentano la testimonianza di una potenzialità verso fitocenosi boschive più evolute e un valido modello ecologico, utile per una rinaturazione del territorio del Parco. Al riguardo si ricordano le fisionomie a maggior valore ambientale: · boschi caducifogli (Quercetum Frainetto-Cerridis); · formaz. riparie a Populus nigra L., Populus alba L. e Salix alba L. (Populion Albae); · boscaglie a Ulmus minor Miller; · cespuglieti e mantelli a Prunus spinosa, Rubus ulmifolius Schott, Cornus sanguinea L., Crataegus monogyna Jacq, Evonymus europaeus L., Ulmus minor Miller, Acer campestre L., Spartium junceum L., Paliurus spina-christi Miller; · praterie seminaturali (Brachypodion phoenicoidis, Convolvulo-Agropyrion repentis); · zone umide (Thyphetum latifoliae); · vegetazione ruderale (Centrantho-Parietarion). Nelle aree archeologiche è da segnalare anche la presenza, di rilevante interesse scientifico, delle orchidee spontanee, in particolare lungo le praterie stabilizzate ai margini dell’Appia Antica, sono state rilevate e censite, negli ultimi dieci anni, 14 specie e 2 ibridi di orchidee. Questi aspetti sono evidenziati nella apposita carta “C.4 – CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE, VEGETAZIONALI, FAUNISTICHE, PAESAGGISTICHE”. 1.1.2 - Pianificazione e gestione forestale In alcune aree del Parco, in sede di piano, sono stati individuati boschetti di piccole dimensioni per i quali è stata effettuata una stima numerica degli alberi con un rilievo areale della vegetazione presente: · Farnesiano (180 roverelle, 20 sughere, 10 lecci) In prossimità della via Ardeatina, all'interno di una più vasta proprietà privata, si estende un bosco a prevalenza di Quercus pubescens Willd (roverella) con elementi sparsi di Quercus suber L.(quercia da sughero) e qualche Quercus ilex L. (leccio) sul versante limitrofo. Lo strato arbustivo è costituito da Ulmus minor (olmo), Rubus ulmifolius (rovo), Crataegus monogyna (biancospino), Prunus spinosa L. (pruno selvatico), Acer campestre L. (acero oppio), Evonymus europaeus (fusaria), Rhamnus alaternus L. (ramno lanterno), Cornus sanguinea L. (corniolo sanguinello) e Cornus mas L. (corniolo maschio). Il sottobosco è caratterizzato dall'abbondante Hedera helix L. (edera), Galium aparine L. (caglio asprello), Smilax aspera L. (stracciabrache) e da un buon corteggio floristico erbaceo con Asplenium onopteris L. (asplenio maggiore), Anemone hortensis L. (anemone Fior- stella), Alliaria petiolata (alliaria comune), Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau (viola silvestre), Cyclamen hederifolium Aiton (ciclamino napoletano), Ruscus aculeatus L. (ruscolo pungitopo), ecc. 9
· Boncompagni-Ludovisi (70 roverelle, 200 lecci) All'interno della proprietà Boncompagni · -Ludovisi, compresa tra via di Fioranello e il Grande Raccordo Anulare si estende una superficie costituita da diverse formazioni boschive: - bosco a Quercus pubescens, forse un lembo naturale residuale e quindi rappresentativo del bosco potenziale dell’area; - bosco a Quercus ilex che per la distribuzione e la simile età dei singoli alberi è da considerare di impianto artificiale; - boscaglia ad Ulmus minor. · Caffarella (30 querce di Dalechamps Ten, 5 roverelle) All'interno della Valle della Caffarella, sul versante più fresco, permangono due boschetti residuali. · Cartiera Latina Frammento di un bosco umido che un tempo si estendeva nell'intero fondovalle del fiume Almone. È un piccolo bosco dominato da Quercus robu L. (Farnia), ormai completamente scomparso all'interno della città di Roma. Su tutta l’area del Parco è stato anche effettuato un censimento dei grandi alberi di querce, con l’intento di acquisire dei dati relativi al patrimonio arboreo, in particolare delle specie vegetali spontanee particolarmente longeve e dalle caratteristiche auto ecologiche precise. Questi beni naturali testimoniano le potenzialità vegetazionali dei diversi ambiti morfologici del Parco verso tipologie ormai residuali e marginali. I dati elaborati nel grafico che segue evidenziano un maggior numero di alberi di leccio (Quercus ilex) rispetto alle altre querce. Questo dato sembra confermare l'appartenenza del territorio del Parco (ma anche quello della parte sud-orientale della città di Roma) al climax mediterraneo, e quindi dovrebbe esprimere una potenzialità verso il bosco di leccio riferibile fitosociologicamente all'ordine QUERCETALIA ILICIS (classe Quercetea ilicis). Grafico dei grandi alberi di quercia censiti nel Parco regionale dell'Appia Antica 10
La distribuzione del leccio all'interno del Parco è dovuta anche a piantumazioni artificiali, legate all'uso di questa essenza per le alberate dei viali di accesso alle proprietà private e all’impianto dei cosiddetti Boschi sacri in particolari punti dell'Appia. In subordine si evidenzia l'elevato numero di roverelle, quercia semi-caducifoglia più adatta a superare l'aridità nel periodo estivo particolarmente pronunciata sui versanti più assolati e sui Pianori sommitali. Le condizioni climatiche favoriscono una la vegetazione naturale potenziale riferita all'associazione QUERCETUM FRAINETTO-CERRIDIS includente i querceti misti della fascia planiziale formati da varie tipologie di querce: Quercus cerris, Q. frainetto, Q. pubescens accompagnate da Fraxinus ornus, Acer campestre, e da un sottobosco a prevalenza di Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Evonymus europaeus, Cornus mas. Residui di questa foresta, che alla fine dell'ultima glaciazione doveva ricoprire estesamente la Campagna Romana, sono rinvenibili in maniera puntiforme e frammentata all'interno del Parco, in particolare sui versanti esposti prevalentemente a Nord-Est della Valle della Caffarella, nella zona del bosco Farnesiano e all'interno della Tenuta Boncompagni-Ludovisi, per un totale di circa 4 ettari. Tuttavia, tale sintipo è sostanzialmente ipotetico in quanto le aree di possibile colonizzazione sono state completamente antropizzate per l'espansione edilizia o per usi agricolo-pastorali. Gli aspetti di degradazione o ricostituzione dei boschi sono caratterizzati dalla presenza di cespuglieti e mantelli di specie caducifoglie che occupano una superficie complessiva pari a circa 100 ettari, 2% del territorio. Se consideriamo anche i cespuglieti, gli arbusteti riparali ed i canneti ad Arundo donax si raggiunge una superficie complessiva di 1150 ettari, che rappresenta il punto di partenza di un’efficiente e funzionale rete ecologica. Le diverse tipologie di vegetazione arbustiva esaminata presentano, come caratteristica comune, il fatto di poter essere considerate come stadi di transizione verso tappe più mature, rappresentate da formazioni boschive a caducifoglie. In alcuni casi le peculiari situazioni geomorfologiche e litologiche arrestano invece tale evoluzione allo stadio arbustivo cosicché i cespuglieti rappresentano di per se la tappa più matura dell'evoluzione della vegetazione e dunque il massimo livello raggiungibile nella serie di vegetazione. Tra questi, il primo caso è rappresentato dalle formazioni arbustive delle fosse da sprofondamento determinate dal crollo del tetto delle gallerie delle ex cave di tufo. La vegetazione è formata in prevalenza da Cornus sanguinea, Ligustrum vulgare L., Crataegus monogyna, Evonymus europaeus, Ulmus minor (CORNO SANGUINEA - LIGUSTRETUM VULGARIS) e si può ipotizzare che la peculiare forma geomorfologica rappresenti un impedimento per l'evoluzione dinamica delle fitocenosi. Il secondo, invece, è caratterizzato dai cespuglieti a Spartium junceum L. e subordinatamente a Rhamnus alaternus L., che colonizzano gli affioramenti litoidi o le scarpate delle cave abbandonate. Tale associazione è la più termoxerofila tra le formazioni arbustive del Parco ed, in questo caso la forte pendenza e il substrato litoide rappresentano i principali fattori limitanti. L’analisi della vegetazione è stata propedeutica per la produzione della relativa cartografia tematica. 11
1.1.3 - Pianificazione e gestione dei pascoli e della fauna selvatica Il Parco dell’Appia abbiamo visto che presenta due fondamentali valori, entrambi di origine prettamente antropica: la Campagna di Roma ed un’abbondante presenza di ambiti storico-archeologici. A questi valori si sommano alcuni altri caratteri, ancora antropici, di disturbo: un territorio esterno fortemente edificato (almeno per i due terzi, nei quadranti Nord-Est, Nord ed Ovest), un certo grado di urbanizzazione anche al suo interno (lottizzazioni, attività produttive e infrastrutture varie), un diffuso quadro di inquinamento ambientale, di entità variabile, ma presente in tutte le sue componenti. In questo stesso contesto esiste però un insieme di aree in cui sono tuttora presenti ambienti di indubbio interesse. La diversità e ricchezza faunistica mostrata, in linea generale, dall’intero territorio del Parco, rispecchiano un’alta potenzialità ambientale e sono probabilmente frutto della specifica dinamica di inurbamento dell’area. Infatti ancora fino agli anni Trenta presentava una forte continuità con la Campagna Romana in direzione dei Colli Albani e del mare, unitamente all’ampia varietà di caratteri idro-geo- morfologici originari del territorio. Alla crescente antropizzazione degli ultimi decenni ha fatto da contraltare il parziale abbandono di piccole e grandi aree agricole e di cava che mostrano in alcuni casi un notevole grado di recupero dei loro potenziali di naturalità. E’ proprio in questi ambiti che si ritrovano i maggiori valori faunistici, sia in termini di ricchezza delle comunità che di interesse scientifico, conservazionistico e biogeografico, legato alla presenza di piccole popolazioni relitte di specie di interesse. La fauna selvatica risiede solo dove trova le condizioni adatte. La scala delle preferenze degli organismi viventi non incontra criteri univoci: vi sono specie che prediligono contesti maturi, altre che si avvantaggiano di situazioni degradate. La distribuzione della fauna si caratterizza per il concetto specie/specifico, ossia ogni specie o categoria di specie, richiede criteri, parametri scale e metodologie differenti. I principali problemi affrontati nell’analisi della componente faunistica sono i seguenti: · Dimensione e articolazione dell’area: la fauna necessita di scale molto diverse; è necessario dunque estendere la conservazione della fauna anche fuori dell’area protetta. · La frammentazione: in generale i frammenti autonomamente non consentono la sopravvivenza della fauna, per questo occorre far riferimento a corridoi di comunicazione. · La fauna è un elemento dinamico più veloce della vegetazione. L’analisi dei dati a disposizione, unitamente ad un’insieme di approfondimenti delle conoscenze sullo stato di alcuni specifici popolamenti, ha consentito l’individuazione di una preferenziale cornice di riferimento per la fauna: le aree di influenza di residui lembi boscati e delle maggiori aree cespugliate, risultanti dall’abbandono di passate attività umane. Esse presentano oggi un basso grado di disturbo antropico. Altre aree interessanti per la fauna selvatica sono tutti gli ambienti umidi, sia di pozza, sia annessi ai corsi d’acqua superficiali e principalmente, quelli che originano da risorgive locali. Dall’indagine effettuata dall’Istituto G. Tagliacarne sull’attività agricola in occasione della redazione del piano del parco dell’Appia Antica emerge una realtà agricola abbastanza 12
differenziata con gradi di intensificazione molto variabili. In particolare per la loro attività le aziende agricole operanti nel Parco possono essere distinte in 7 principali tipologie: · allevamento ovini o bovini per la produzione di carne e latte · allevamento di cavalli per uso sportivo; · produzione di cereali; · produzione di ortaggi; · produzione di vino; · produzione di funghi; · attività vivaistica. Tipo Aziende (n.) Aziende (%) Sup. T.(ha) Sup. T.(%) A 9 22.5 614.0 52.0 B 5 12.5 4.8 0.4 C 5 12.5 413.0 34.9 D 10 25 91.5 7.7 E 5 12.5 50.1 4.2 F 3 7.5 4.0 0.3 G 3 7.5 4.5 0.4 Tot. 40 100 1181.9 100 Legenda: Sup. T., Superficie aziendale totale Aziende rilevate e loro superficie, suddivisione percentuale fra le diverse tipologie (Ist. Tagliacarne) Tipo SAU (ha) SAU (%) Casali (m2) Stalle (m2) Serre (m2) A 557.0 51.1 900 4200 0 B 4.6 0.4 0 1400 0 C 412.0 37.8 1500 500 0 D 67.5 6.2 2190 0 61300 E 42.1 3.9 300 200 0 F 3.5 0.3 0 0 10500 G 3.5 0.3 0 0 3900 Tot. 190.2 100 4890 6300 75700 Legenda: SAU, superficie agraria utilizzata; Serre, rappresenta sia le serre vere che i tunnel. Superficie Agraria Utilizzata, ha e suddivisione percentuale per le diverse tipologie (Ist. Tagliacarne) Tipo Propr. (%s)/ (%a) Aff. (%s)/ (%a) Sup. T. (ha) SAU (ha) A 90/77 80/30 68.2 61.9 B 100/60 100/40 4.8 4.6 C 100/90 100/10 82.6 82.4 D 80/90 90/20 9.7 6.8 E 100/100 0 10.0 8.4 F 100/100 0 1.3 1.2 G 100/100 0 1.5 1.2 Legenda: (%s), percentuale della superficie; (%a), percentuale delle aziende. Valori medi percentuali della superficie, della Superficie Agraria Utilizzata (Ist. Tagliacarne) Le tipologie aziendali più diffuse sono risultate quella dell’allevamento ovino e bovino per la produzione di carne e latte, che spesso viene trasformato in formaggi direttamente in azienda e quella che comprende le aziende produttrici di ortaggi. La prima tipologia, inoltre, interessa più della metà dell’intera superficie agricola considerata. Le aziende che effettuano l’allevamento e l’addestramento di cavalli ad uso sportivo, la produzione di vino e la produzione di cereali sono risultate egualmente presenti sul 13
territorio del Parco e, pur se non molto diffuse (circa il 12.5% in media), rivestono particolare importanza per l’elevato valore aggiunto dei prodotti offerti, le prime due tipologie, e per l’elevata estensione unitaria la terza (circa il 38% dell’intera Superficie Agricola Utilizzata del Parco). Minore risulta la diffusione delle ultime due tipologie (produzione di funghi e aziende vivaistiche), anche se per le loro peculiarità e per l’intensività dell’attività non sono da ritenere meno importanti nel complesso della realtà agricola dell’area. Per quanto riguarda la forma di conduzione la stragrande maggioranza delle aziende svolge la propria attività su terreni prevalentemente in proprietà, mentre l’affitto dei terreni viene poco praticato e solo un limitato numero di aziende appartenenti alle tipologie B e C (40% e 10%) sono condotte solo su terreni in affitto. Sulla base sia del quadro strutturale emerso dall’indagine effettuata dall’Istituto G. Tagliacarne, sopra sintetizzata, che da una serie di sopralluoghi effettuati sull’area possono essere fatte alcune considerazioni sull’attuale gestione agricola nel territorio del Parco. Una prima considerazione riguarda l’elevata superficie agricola non utilizzata rilevata nell’area. Possiamo distinguere due differenti tipologie di aree non utilizzate. La prima costituita da ex seminativi che, in attesa di un eventuale utilizzazione extragricola, da tempo non vengono più regolarmente coltivati. Su tali aree si è andata a formare una copertura erbacea spontanea, costituita in prevalenza da specie avventizie annuali prevalentemente microterme. Tale copertura risulta solo sporadicamente e irregolarmente utilizzata con il pascolamento ovino e manifesta rilevanti limiti per il suo aspetto estetico e per l’elevato rischio d’incendio in estate. Nell’altra tipologie rientrano le aree poste in pendenza un tempo utilizzate come fonte di foraggio con il pascolamento, che garantiva il mantenimento di un cotico erboso in grado di proteggere il suolo sottostante dall’erosione. Frequentemente, infatti, in queste aree si rilevano esiti di eventi erosivi determinati dal deflusso superficiale delle acque in eccesso. Nel complesso queste evoluzioni della pratica agricola, fatta qualche eccezione (orticoltura in serra e vivaistica), non hanno modificato completamente e sostanzialmente gli ordinamenti colturali tipici dell’area, che si basano sull’avvicendamento dei cereali autunno-vernini (frumento duro in particolare) in successione agli erbai o ai prati di leguminose nelle aree non irrigue, mentre ove vi è disponibilità di acqua per l’irrigazione negli avvicendamenti entrano anche altre colture in gran parte ortive. Questi aspetti sono evidenziati nella apposita carta “C.4 – CARTA DELLE EMERGENZE FLORISTICHE, VEGETAZIONALI, FAUNISTICHE, PAESAGGISTICHE”. fonte : Carta fisionomica della vegetazione elaborata da prof Bruno La Sapienza per il Piano del Parco 14
1.1.4 - Pianificazione comunale di emergenza e zone di interfaccia urbano- foresta L'Ente Parco dell'Appia Antica, con gli aggiornamenti del 2013 del piano Anti Incendio Boschivo, ha predisposto una nuova cartografia evidenziando un ulteriore livello di rischio per gli otto Settori del Parco legato ai possibili eventi attesi a seguito di incendi di interfaccia in relazione anche alla morfologia del territorio e ai dati di rischio desunti, a partire dalle schede evento, redatte dal Servizio Guardiaparco, a seguito degli eventi nei trienni precedenti, 2015-2017 nel caso dell'ultima edizione del piano AIB. Il territorio del Parco si estende tre il Comune di Roma (Municipi I, V, VII, VIII e IX), il Comune di Ciampino e il Comune di Marino. La definizione delle aree di interfaccia urbano-foresta costituisce un importante elemento dei Piani di Emergenza Comunale (PEC). Dal punto di vista della pianificazione AIB, la loro individuazione risulta essere fondamentale sia in previsione che in prevenzione, è necessario che le aree di interfaccia urbano-foresta vengano regolarmente manutenute, ed è perciò importante realizzare una cartografia che riporti le zone di interfaccia individuate. Il Comune di Roma è dotato dal 2006 di un piano di emergenza comunale il cui ultimo aggiornamento risale a ottobre 2020 tra i livelli elaborati compare una pianificazione specifica AIB mirato principalmente alla individuazione delle interfacce urbano - foresta. Questa pianificazione consiste in una cartografia che individua principalmente due livelli di rischio, medio R3 e alto R4 e riporta le aree percorse da incendio divise tra aree cumulative pregresse e quelle interessate da incendi più recentemente. Il Comune di Ciampino ad oggi non risulta esser si dotato di piano AIB o di PEC comunale, avendo delegato amministrativamente il Corpo della Polizia Municipale, coadiuvata da un gruppo volontario permanete di Protezione Civile comunale (Adolfo Aceti). Ogni anno, al'inizio della stagione AIB nazionale, il Comune ci Ciampino, nella figura del sindaco, emana un ordinanza che determina l'innalzamento dello stato di allerta, informando contemporaneamente la popolazione e i gestori privati e pubblici delle aree verdi su le azioni di manutenzione stagionale ordinaria e straordinaria, per le rispettive competenze Il Comune di Marino invece, nel (2016) si è dotata di PEC contenente, norme, procedure e cartografia, relative anche allo scenario di Rischio Incendio generico e non solo boschivo. Il territorio comunale si sovrappone al Parco nell'area pianeggiante denominata: Ince03, che si estende nell'area del Divino Amore (Frattocchie / Santa Maria delle Mole). Bisogna anche tenere in considerazione che fino ad oggi nei territori condivisi con le aree dei Comuni di Ciampino e di Marino non si è mai verificato alcun evento significativo. A questi Comuni ed anche agli altri Enti presenti sul territorio del Parco, viene comunque, ogni anno, sollecitata la programmazione per la riduzione della biomassa nelle rispettive proprietà e lungo le principali infrastrutture, sotto la loro diretta responsabilità. Sarà compito del Parco dell'Appia Antica aggiornare e/o completare le aree di interfaccia urbano-foresta inserite nel Piano AIB. All’interno delle aree di interfaccia individuate dovranno essere indicate le zone critiche (“C.9 – CARTA DELLE AREE DI INTERFACCIA URBANO-FORESTA”). 15
1.2 - DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO La conoscenza del territorio del Parco Regionale assume un ruolo fondamentale nei riguardi della previsione, prevenzione, estinzione e rinaturazione delle superfici percorse dal fuoco. Il Parco dell’Appia Antica è situato nel settore periferico nord-occidentale del Complesso Vulcanico dei Colli Albani ed in sinistra orografica del corso inferiore del Fiume Tevere, asta principale del reticolo idrografico regionale. Il territorio del Parco si sviluppa in direzione circa NW-SE, cioè allungato secondo la direzione della storica arteria stradale, nel settore sud-orientale dell’area urbana di Roma. Il territorio del Parco si incunea tra i quartieri sud-orientali della città di Roma (Municipi I, V, VII, VIII e IX), raggiunge in parte lembi del comune di Ciampino (70 ha) e Marino (47 ha) con una superficie totale di 3306 ettari. Il confine è delimitato a nord dalla cinta delle Mura Aureliane, ad est dalla via Tuscolana e dalla via Appia Nuova, a sud lambisce l’abitato di S.Maria delle Mole e il fosso delle Cornacchiole, e ad ovest dalla ferrovia Roma-Napoli e dalla via Ardeatina. Le coordinate geografiche riferite all’ellissoide internazionale sono comprese tra: · 41° 46’ 00’’ - 41° 52’ 20’’ latitudine Nord e · 12° 30’ 00’’ - 12° 37’ 00’’ longitudine Est da Greenwich. L’area del Parco è compresa nelle seguenti carte topografiche: · foglio 150 (Roma) della Carta d'Italia scala 1:100.000 dell’Istituto IGM; · tavolette IGM Foglio150 IV S.O. (Roma), Foglio 150 IV S.E. (Tor Sapienza), Foglio 150 III N.O. (Cecchignola) e Foglio 150 III N.E. (Frascati) scala 1:25.000; · sezioni della Carta Tecnica Regionale n. 347.100, .110, .120, .140, .150, .160, 387.030, .040 scala 1:10.000; · foglio 10, 11 e 12 del Piano Topografico di Roma e Suburbio (rilievo del 1907-1924) dell’IGM scala 1:5.000; · rilievo aerofotogrammetrico (1993) del Parco della Caffarella della S.A.R.A.-Nistri scala 1:5.000; · rilievo aerofotogrammetrico (1998) del città di Roma della S.A.R.A.- Nistri. 16
1.2.1 - Morfologia, geo pedologia, idrogeologia, franosità, erosione superficiale L’aspetto fisico del territorio del Parco è legato alla sua origine, infatti la morfologia attuale è il risultato dell’attività del Vulcano laziale, dell’azione modificatrice degli atmosferici e degli interventi antropici. Le numerose fasi di attività succedutesi nel corso dell’evoluzione del complesso vulcanico dei Colli Albani hanno determinato la formazione di un edificio costituito in prevalenza da piroclastiti, troncato alla sommità da un’ampia caldera (depressione morfologica di origine vulcanica) e che si assottiglia in maniera sensibile man mano che ci si sposta verso i settori periferici. Dal punto di vista morfologico l’area del Parco è modellata da incisioni ad andamento subparallelo ben sviluppate nelle litologie tufacee e pozzolaniche, prevalentemente orientate in direzione WNW-ESE e separate da modesti rilievi a sommità subplanare ed andamento allungato. Nel settore centrale dell’area in esame ed in quello sudorientale affiorano le colate laviche, la più importante delle quali è costituita dalla leucitite di Capo di Bove; a causa del minor grado di erodibilità relativa rispetto alle piroclastiti circostanti, i corpi lavici costituiscono dei rilievi a sommità planare e di modesta elevazione, che rappresentano un netto stacco morfologico. E’ il paesaggio tipico della Campagna Romana, caratterizzato da una pianura leggermente ondulata in gran parte disboscata fin dai secoli scorsi e utilizzata per lo più a pascolo e seminativo, e da vallecole percorse da corsi d’acqua (marrane) affluenti del Tevere e dell’Aniene. La struttura morfologica più evidente è data quindi dal rilievo vulcanico dei Colli Albani che domina sullo sfondo e che raggiunge un altezza massima di circa 1000 metri. Questa occupa una superficie di circa 1500 Kmq ed è caratterizzata alla sua sommità da un doppio recinto. I versanti esterni di tale recinto sono solcati da un fitto reticolo idrografico ad andamento radiale, centrifugo, privo di tributari a causa dell’acclività del rilievo. La parte periferica della struttura vulcanica è rappresentata da un pendio degradante verso il mare costituito da spianate sommitali separate da valli piuttosto incise che ospitano un reticolo idrografico più articolato. Le caratteristiche di resistenza dei terreni e il regime pluviometrico, caratterizzato da periodi di intensa precipitazione, hanno favorito la formazione di valli tra loro sub parallele con andamento radiale N.O S.E: piuttosto strette ma profondamente incise. L’assetto morfologico originario dell’area romana è attualmente poco riconoscibile ad esclusione di pochi lembi scampati ad oltre duemila anni di interventi antropici di varia natura. La tipica morfologia collinare della campagna romana è andata in gran parte distrutta per il sorgere dei grandi comprensori nelle aree periferiche che hanno operato grandi movimenti di terra. Anche l’intubamento dei fossi per la realizzazione di opere di collettamento degli scarichi civili, o di opere di difesa idraulica, o di infrastrutture ha prodotto la perdita dell’orografia originaria. Il territorio del parco conserva ancore le caratteristiche del paesaggio fisico originale che pertanto merita di essere conservato. L’erosione idrica delle superfici declivi è abbastanza diffusa nell’area a causa anche della limitata presenza di sistemazioni idraulico-agrarie, che quando presenti, risultano in cattivo stato di manutenzione. Queste aree non coltivate frequentemente sono scelte come luogo di accumulo di rifiuti di differente origine (rottami di elettrodomestici, calcinacci, asfalto, materie plastiche). Tali siti oltre ad essere fonti puntiformi di inquinamento, alterano l’utilizzazione e la gradevolezza dell’intera area. 17
La strutturazione del reticolo idrografico, in parte riconoscibile attualmente, risale al Pliocene. Durante questa epoca l’area romana era completamente invasa da un mare poco profondo la cui linea di costa era posizionata sulle prime propaggini della catena appenninica a quell’epoca emersa e posta a circa 280 m s.l.m. Le ampie oscillazioni climatiche avvenute durante l’Era Quaternaria che hanno visto l’alternarsi di fasi fredde (glaciali) e fasi temperate calde (interglaciali) hanno influenzato fortemente la forme di modellamento operate dagli agenti esogeni. Per tutto il Quaternario l’area fu sottoposta a continue emersioni, caratterizzate da un intensa attività erosiva determinando l'abbassamento generale della superficie topografica; in conseguenza di ciò il territorio appare solcato da valli molto profonde. Le successive ingressioni marine hanno prodotto il sovralluvionamento delle valli fluviali incise nelle fasi fredde. L’insorgere dell’attività vulcanica, prima Sabatina e subito dopo Albana, modificò la morfologia preesistente andando a colmare le depressioni con una coltre di tufi e pozzolane. Ulteriori cicli di sommersione ed immersione delle terre hanno dato vita a cicli erosivi e a fasi di riempimento delle incisioni vallive producendo un vasto plateau pianeggiante inclinato da N.W a SE ,moderatamente inciso, ed interessato da zone acquitrinose e zone emerse. L’elemento morfologico dominante è rappresentato dalla colata lavica di Capo di Bove che costituisce una fascia rilevata con una sommità pianeggiante e bordata da ripide scarpate. Il suo andamento è chiaramente riconoscibile da Ciampino fino alla tomba di Cecilia Metella. In questo tratto, la via Appia Antica, ricalca l’andamento della colata lavica poiché i romani hanno sfruttato la sua posizione favorevole e la disponibilità in loco di ottimo materiale da costruzione. La colata leucititica si inserisce sui pianori tufacei costituenti l’unità di paesaggio più diffusa, la cui continuità è interrotta da incisioni vallive. La forma del paesaggio fisico è dovuta ai processi di erosione prodotti dagli agenti esogeni. Questa morfologia è risultato delle differenti caratteristiche di resistenza dei terreni all’erosione e del processo di inversione dei rilievi operato dalle colate di lava e dalle rocce piroclastiche a consistenza lapidea, che hanno colmato paleovalli e che oggi, a causa della loro maggiore resistenza all’erosione, appaiono rilevate rispetto al resto ed assumono spesso il ruolo di spartiacque per la circolazione idrica. Sia le lave che i prodotti piroclastici sono stati utilizzati fin dall’antichità come materiali da costruzione e pertanto sono stati soggetti ad un intensa attività di cava le cui tracce sono rappresentate dalle cicatrici presenti in tutto il territorio. Le pozzolane ed i tufi venivano di solito coltivate in galleria con il metodo delle camere e dei pilastri. Il materiale lavico veniva estratto scavando delle “fosse”. La componente fisica del paesaggio dell’Agro Romano è stata inoltre notevolmente influenzata da attività antropiche. L’uomo infatti, in questo territorio, è stato un fattore “geologico” efficientissimo per quanto riguarda gli scavi in superficie e nel sottosuolo, i trasporti e i riporti di materiali e le modifiche della forma fisica originaria. L’area del Parco è infatti attraversata da gallerie prodotte da attività di coltivazione di pozzolane, di formazioni tufacee e laviche, da cunicoli drenanti, catacombe e colombari. Numerose sono anche le ex cave di selce a cielo aperto di notevoli dimensioni, a ridosso della via Appia Antica e insistenti sulla colata lavica di Capo di Bove. 18
L’evoluzione geologica del territorio del Parco è oggi interpretabile solo in alcuni luoghi dove appaiono gli affioramenti tufacei, cioè lungo i versanti, in alcuni tagli stradali, e nelle pareti di antiche cave: Il geosito N°16 Tormarancio: presenta intatti numerosi aspetti salienti della paleo morfologia della campagna romana. E’ costituita da ampie aree rilevate a plateau ed è attraversata dal Fosso di Tor Carbone e dalla Marrana della Annunziatella. Vi affiorano le Pozzolane Rosse, che rappresentano il termine stratigrafico più antico. Nelle paleo morfologie è presente il Tufo litoide la cui deposizione ha rappresentato una generale inversione di rilievo morfologico. In tutta l’area affiora l’unità delle pozzolanelle (Villa Senni) che rappresenta il deposito dell’ultima grande eruzione ignimbritica. L’attività di cava è rappresentata sia siti estrattivi dismessi sia nelle pozzolane che nel tufo di Villa di Senni. Il geosito n°17 Sorgenti della Caffarella: si tratta del gruppo di emergenze poste all’interno della valle della Caffarella caratterizzate da acque mineralizzate note sin dall’antichità per le loro virtù terapeutiche. Il geosito n° 19 Capo di Bove: si tratta della colata di lava leucititica emessa durante la fase effusiva dell’edificio delle Faete che defluì in una valle quasi radiale all’edificio centrale. Lava colmò la paleovalle per uno spessore massimo di 10 – 15 m . Oggi a causa della resistenza all’erosione della lava la colata risulta morfologicamente più elevata rispetto alla campagna circostante ed il corso d’acqua che prima scorreva nella valle si è spostato ai lati della colata che per effetto dell’inversione di rilievo ha assunto il ruolo di spartiacque. 1.2.2 - Eterogeneità spaziale in termini attuali e potenziali: copertura ed uso attuale del suolo Il rilevamento della proprietà nel Parco dell’Appia ha rappresentato il metodo attraverso il quale comprendere, anche se non in forma esaustiva, quale siano stati i processi che hanno coinvolto la struttura proprietaria negli ultimi cinquanta anni. Ricerca questa importante perché ci fa capire come, la non pianificazione di questa parte di territorio si rifletta in modo determinante sulla struttura catastale ma non, per alcune parti di territorio sull’uso del suolo. Ricordiamo che questa parte di Roma era sostanzialmente in mano a pochi proprietari, alcuni dei quali ancora oggi presenti nel Parco. Dalla ricerca, fatta sulla base della documentazione catastale oggi consultabile, il sistema proprietario dell’Appia risulta essere il seguente: Proprietà pubblica 522 ha Ditte private 1010 ha Società immobiliari 565 ha Enti, Banche e Fondazioni 438 ha Aree a frammentazione immobiliare 600 ha Non rilevabile 320 ha Totale generale 3455 ha Fonte : collegamento on-line con l’Agenzia del Territorio La differenza tra la superficie accertata e quella generale del Parco è data dalle aree macroscopicamente già urbanizzate e trasformate in residenza, attività commerciali etc. 19
La proprietà pubblica attuale rappresenta solo il 20% del totale ed è estremamente interessante capire come a diverso regime proprietario corrisponda una diversa dislocazione sul territorio. L’area del quadrante Est, in altre parole Caffarella e Acquedotti, è caratterizzata da grandi proprietà con superfici superiori ai 50 ettari e corrispondenti ad una gestione unitaria del territorio. Lo stesso dicasi per l’area Sud del Parco, Fioranello ecc. Le aree invece a ridosso della via Appia Antica sono caratterizzate, per il lungo tratto che va da Porta S.Sebastiano fino a Casal Rotondo, da un’elevata frammentazione immobiliare dovuta in larga parte a quel processo iniziato a metà degli anni Cinquanta di trasformazione dei casali agricoli in residenze. Le proprietà ai confini dell’edificato presentano, invece, una struttura fondiaria più omogenea caratterizzata da proprietà private a prevalente contenuto residenziale/agricolo che però mantengono parte dei terreni ad usi agricoli. Un fenomeno interessante ed anche più difficile da indagare sul piano catastale è rappresentato dalle grandi aree fortemente caratterizzate da una parcellizzazione fondiaria che sono collocate, in larga misura, nel quadrante Ovest delimitato da via dei Lugari, da via di Tor Carbone, da via di Torricola.Questa frammentazione della proprietà è dovuta in larga parte, sia alle previsioni che furono fatte su questo quadrante dal Piano Paesistico del 1960, sia alle aspettative scaturite dal PRG del 1962. Il risultato di queste scelte si può ben vedere nella lottizzazione di Torricola che rompe l’unità fondiaria legata con all’area attuale dei Torlonia, che nella lottizzazione realizzata, ma fuori dei confini del Parco, limitrofa al fosso di Tor Carbone. Dalla lettura delle foto aeree di queste proprietà nonostante l’elevata frammentazione non risultano elevati frazionamenti fisici con recinzioni ma anzi i terreni sono in larga parte utilizzati a scopi agricoli per l’autoconsumo. Questi dati ci hanno consentito nell’ambito del più generale progetto affermazione dell’agricoltura di delineare meglio le azioni e gli strumenti per il raggiungimento degli obiettivi. Nel complesso l’attività agricola è condotta, pur con sostanziali differenze tra le differenti tipologie aziendali, con gradi di intensità, che non raggiungono in nessun caso livelli di pericolosità anche nelle attività più a rischio (orticoltura e vivaismo). Questi aspetti sono evidenziati nella apposita carta “C.2 – CARTA DEL'USO DEL SUOLO”. La Carta dell’Uso del Suolo, basata sulle classi del Corine Land Cover 4° livello, del 2016 20
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