RASSEGNA STAMPA TEMATICA* - 16 febbraio - 1 marzo 2019 *realizzata su materiale messo a disposizione da - Life Prepair
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RASSEGNA STAMPA TEMATICA* 16 febbraio – 1 marzo 2019 *realizzata su materiale messo a disposizione da
INDICE 28.02.19 CORRIERE.IT Inquinamento: il 50% è prodotto dai riscaldamenti e allevamenti intensivi 28.02.19 ILFATTOQUOTIDIANO.IT Qualità dell`aria, studio Ispra: "Il 50% emissioni da riscaldamenti e allevamenti intensivi, inquinano più di auto e moto" 26.02.19 REPUBBLICA I ragazzi italiani del clima "Adulti, non vi crediamo più" 20.02.19 LA STAMPA I tempi del mondo - Primavera precoce ma gli insetti rischiano l`estinzione 18.02.19 LA STAMPA Intervista a Pietro Comba - Comba (Iss) "Salute a rischio Bisogna risanare e fare in fretta" 24.02.19 AVVENIRE Smog, Milano cambia marcia La sfida verde del Nord Italia 16.02.19 IL SOLE 24 ORE Sì dell`Anie al Piano energia e clima
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:1/8 SEZIONI Questo EDIZIONI sito utilizza cookie LOCALI tecnici e di profilazione CORRIERE propri e di terze partiARCHIVIO SERVIZI per le sue funzionalità CERCA contenuti e servizi più e per inviarti pubblicità, LOGIN ABBONATI vicini ai tuoi gusti e interessi. PER TE Chiudendo questo messaggio, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie per le finalità indicate. Per negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie o anche solo per saperne di più fai clic qui. Accetto Inquinamento: il 50% è prodotto dai riscaldamenti e allevamenti intensivi di Domenico Affinito Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione propri e di terze parti per le sue funzionalità e per inviarti pubblicità, contenuti e servizi più vicini ai tuoi gusti e interessi. Chiudendo questo messaggio, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie per le finalità indicate. Per negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie o anche solo per saperne di più fai clic qui. Accetto Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. SPIDER-FIVE-72369332 2 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:2/8 Quando in una città i livelli di polveri sottili salgono oltre le soglie di pericolo, i sindaci intervengono con il blocco del traffico. Una misura che servirà a poco, stando all’ultima analisi dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Secondo lo studio, infatti, le voci più «pesanti» dell’inquinamento da particolato PM 2,5 sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi di animali, rispettivamente con il 38% e il 15,1%. I veicoli sono al quarto posto con il 9%, precedute dall’industria con l’11,1%. Perché l’Ispra ha studiato il PM 2,5? Il particolato, PM dall’inglese Particulate Matter, è l’insieme delle sostanze sospese nell’aria che hanno una dimensione fino a 500 nanometri (mezzo millimetro), considerate gli inquinanti di maggior impatto nelle aree urbane. Si tratta di fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi che finiscono in atmosfera per cause naturali o per le attività dell’uomo. Le fonti naturali (terra, sale marino, pollini, eruzioni vulcaniche) ci sono sempre state, quelle dovute all’uomo (traffico, riscaldamento, processi industriali, inceneritori) sono aumentate negli ultimi decenni con la sovrappopolazione e i processi di industrializzazione, sommandosi alle prime. L e polveri più pericolose sono quelle con diametro inferiore a 10 nanometri (un centesimo di millimetro), il cosiddetto PM10, il cui 60% è composto da particelle con dimensioni inferiori a 2,5 nanometri. Il PM 2,5 è la frazione più leggera, quella che rimane più a lungo nell’atmosfera prima di cadere al suolo e che noi respiriamo maggiormente. Sono proprio queste particelle a entrare più in profondità nei nostri polmoni, aumentando il rischio di patologie gravi: asma, bronchiti, enfisema, allergie, tumori, problemi cardio-circolatori. Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. SPIDER-FIVE-72369332 3 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:3/8 Particolato primario e secondario Il calcolo eseguito dall’Ispra tiene conto del particolato primario e secondario insieme. Una novità che cambia la lettura dei dati e l’origine delle cause. Il primario è quello direttamente emesso dalle sorgenti inquinanti (ad esempio dai tubi di scappamento delle auto): il 59% è dovuto al riscaldamento, il 18% alle auto, il 15% all’industria, mentre il contributo degli allevamenti intensivi è irrisorio (l’1,7% di PM 2,5). Ma questa è una fotografia parziale della realtà. Le polveri, infatti, si formano anche in atmosfera a causa dei processi chimico-fisici che coinvolgono le particelle già presenti. In questi casi si parla di particolato secondario e le percentuali cambiano. Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. SPIDER-FIVE-72369332 4 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:4/8 Il contributo degli allevamenti intensivi al PM 2,5 passa così dall’1,7% al 15,1%, diventando la seconda fonte di inquinamento totale da polveri. «Il PM 10 e ancora di più il PM 2,5 – afferma Vanes Poluzzi, dell’Arpa dell’Emilia Romagna – sono composti per una percentuale rilevante da particelle di natura secondaria che si formano in atmosfera a partire da ossidi di azoto e zolfo, ammoniaca e composti organici volatili. Tale contributo secondario tende tra l’altro ad aumentare in caso di condizioni meteorologiche di stabilità atmosferica, quando si raggiungono i massimi livelli di inquinamento». E nelle principali città della Lombardia, una delle aree più inquinate del Paese, il particolato secondario è maggiore del Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. primario. SPIDER-FIVE-72369332 5 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:5/8 L’attenzione verso gli allevamenti L’Ispra punta il dito soprattutto verso gli allevamenti intensivi, i principali responsabili di emissione di ammoniaca nell’aria (il 76,7% a livello nazionale nel 2015), principale fonte di particolato secondario. Non solo: «Il problema è che il settore allevamenti non può essere oggetto di misure di emergenza». In altre parole: mentre per intervenire sul traffico si può bloccare la circolazione dei veicoli, o per ridurre l’effetto del riscaldamento si può limitare la temperatura interna, per intervenire sulla seconda causa di particolato in Italia, secondo Ispra, si deve ricorrere ad «azioni più strutturali, come la riduzione dei capi o le opzioni tecnologiche». Se si guardano i dati degli ultimi sedici anni, si vede come il settore allevamenti non ha subito alcun tipo di miglioramento in termini di inquinamento da PM. Anzi, se nel 2000 gli allevamenti erano responsabili del 10,2% di particolato, nel 2016 la percentuale di PM 2,5 causato dagli allevamenti ha subito un incremento del 32%. Il trend degli ultimi anni è chiaro: diminuisce l’inquinamento dovuto a auto, moto e del trasporto su strada, diminuisce quello legato ad agricoltura, industria e produzione energetica. Ma aumenta la quota legata al riscaldamento (che passa dal 15% del 2000 al 38% del 2016) e al settore allevamenti (dal 10,2% al 15,1% in sedici anni). Le frontiere su cui dovremo lavorare nei prossimi anni. Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. SPIDER-FIVE-72369332 6 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:6/8 I nuovi limiti europei Una direttiva del 2016 ha ridotto del 40% il tetto delle emissioni consentite di PM primario, oltre ad aver introdotto limiti per le emissioni di ammoniaca entro il 2030. E, secondo l’Ispra, se gli allevamenti intensivi non diminuiranno le emissioni, avremo problematiche con i superamenti delle concentrazioni di PM 2,5. Cosa stanno facendo le Regioni per arginare la situazione? Le prime linee guida risalgono al 2016 e prevedono il divieto di spandimento dei reflui zootecnici da novembre a febbraio e la copertura delle vasche di raccolta dei reflui. «Le Regioni stabiliscono questi divieti ma il problema sono i controlli – dice Daniela Cancelli di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile –. Gli allevamenti sono tanti e i controlli chi li fa? Inoltre il ministero dell’Ambiente dovrebbe fare delle linee guida a livello nazionale, perché lasciare le Regioni e i Comuni a gestire l’emergenza non è efficace». Oms, oltre 4 milioni i morti in Europa per inquinamento atmosferico Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, nel 2016 circa 4,2 milioni di persone al mondo sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, il 91% della popolazione mondiale vive in luoghi dove i livelli di qualità dell’aria non soddisfano i limiti fissati dall’OMS17. Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. SPIDER-FIVE-72369332 7 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:7/8 L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che nel 2015 in Europa l’esposizione a concentrazioni elevati di PM sia stata responsabile della morte prematura di circa 442mila persone. Rispetto al PM 2,5, stando ai limiti dell’Unione Europea, nel 2016 circa l’8% di abitanti del vecchio continente sono stati esposti a questa particella oltre i limiti fissati, mentre stando ai ben più rigidi dettami dell’Organizzazione mondiale della sanità, tra il 74% e l’85% della popolazione europea è stata esposta a concentrazioni superiori ai limiti. Ovvero quasi tutti noi. Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. SPIDER-FIVE-72369332 8 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.corriere.it Lettori: 504.693 Foglio:8/8 Per quanto riguarda le stime nazionali, secondo l’Ispra, in Italia il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’Italia è il secondo Paese in Europa per decessi prematuri; al primo posto la Germania, con 60.600 morti attribuite all’inquinamento da PM2,5 nel 2015. 26 febbraio 2019 | 20:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. Gazzetta | Corriere Mobile | El Mundo | Marca | RCS Mediagroup | Fondazione Corriere | Fondazione Cutuli | Quimamme | Offerte Black Friday | Codici Sconto Servizi | Scrivi | Cookie policy e privacy | Codici Sconto Copyright 2019 © RCS Mediagroup S.p.a. Tutti i diritti sono riservati | Per la pubblicità: RCS MediaGroup S.p.A. Direzione Pubblicità Compara offerte ADSL | Compara offerte Luce e Gas RCS MediaGroup S.p.A. - Direzione Media Sede legale: via Angelo Rizzoli, 8 - 20132 Milano | Capitale sociale: Euro 270.000.000,00 Codice Fiscale, Partita I.V.A. e Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n.12086540155 | R.E.A. di Milano: 1524326 | ISSN 2499-0485 Hamburg Declaration SPIDER-FIVE-72369332 9 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.ilfattoquotidiano.it Lettori: 192.596 Foglio:1/3 SEZIONI •ULTIMA ORA• × IlFattoQuotidiano.it / Ambiente & Veleni Qualità dell’aria, studio Ispra: “Il 50% emissioni da riscaldamenti e allevamenti intensivi, inquinano più di auto e moto” Immobiliare.it Oltre 1.200.000 annunci di case in vendita e in affitto. Trova quella giusta per te sul portale N.1 in Italia DALLA HOMEPAGE Di Maio: “Sarti? Espulsione È quanto emerge da uno studio dell’Istituto superiore per la doverosa” protezione e la ricerca ambientale, che ha analizzato i dati su Pm La chat: “Rocco ha detto di 2,5 e Pm10. Il riscaldamento è responsabile del 38% del denunciarti” Casalino: “Si è coperta col particolato, mentre gli allevamenti lo sono del 15,1%. Tra le mio nome” soluzioni più efficaci, secondo Ispra, c’è la riduzione del numero Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. di animali negli allevamenti intensivi di Luisiana Gaita | 27 Febbraio 2019 COMMENTI () 2 POLITICA Più informazioni su: Allevamenti Intensivi, Greenpeace, Inquinamento Atmosferico, pm10 ECONOMIA & LOBBY Il riscaldamento e gli allevamenti intensivi inquinano più di Tria: “Bail in? Anche Bankitalia era contraria Saccomanni fu ricattato auto e moto e sono responsabili di più della metà delle emissioni. dal ministro tedesco” SPIDER-FIVE-72402668 10 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.ilfattoquotidiano.it Lettori: 192.596 Foglio:2/3 È quanto emerge da uno studio dell’Ispra, Istituto superiore per la SCUOLA protezione e la ricerca ambientale, che ha analizzato l’inquinamento Il Consiglio di Stato conferma: da Pm 2,5 (particolato fine) e Pm10. In particolare il ‘Fuori da graduatorie diplomati magistrali’ Sì insegnamento, no riscaldamento è responsabile del 38% del particolato, mentre gli all’assunzione allevamenti lo sono del 15,1%. Lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina più dei veicoli leggeri (al 9%) e persino più dell’industria (11,1%). “Non basta fermare il traffico. Non basta agire sul riscaldamento”. Per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo si deve agire anche sugli allevamenti”. Come spiega Mario Contaldi, esperto dell’Ispra “per migliorare la Segui ilfattoquotidiano.it qualità dell’aria che respiriamo si deve agire anche sugli allevamenti”. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2016 circa 4,2 milioni di persone al mondo sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. PARTICOLATO PRIMARIO E SECONDARIO – Lo studio di Ispra analizza sia il particolato primario sia quello secondario. Quando si parla di inquinamento, infatti, spesso si fa riferimento alle emissioni primarie emesse direttamente, ad esempio, dai tubi di scappamento delle auto. Interessante, però, è vedere cosa cambia nelle percentuali se si prende in considerazione anche il particolato secondario, ovvero quello prodotto in atmosfera da reazioni chimiche che coinvolgono diversi gas. “Il PM10, e ancora di più il PM2.5, è composto per una percentuale rilevante da particelle di natura secondaria – spiega Vanes Poluzzi, responsabile dei Centri tematici regionali Qualità dell’Aria e Aree Urbane di Arpae Emilia- Romagna – che si formano in atmosfera a partire da ossidi di azoto e di zolfo, ammoniaca e composti organici volatili”. Calcolare esclusivamente il Pm primario porta a distorsioni importanti. Per esempio, nelle principali città lombarde, il particolato secondario è maggiore del primario. La nuova analisi ribalta la classifica delle attività che più di tutte contribuiscono alle emissioni. Accade a livello nazionale e, per fare alcuni esempi, in Lombardia, Emilia e Veneto. GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI – È emblematico il dato nazionale sugli allevamenti intensivi, il cui contributo al Pm primario è irrisorio, ammonta in media a poco più dell’1,5% delle emissioni. “Al contrario – spiegano gli esperti – diventano centrali Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. se si prende in considerazione anche il particolato secondario, ovvero quello derivante dalla produzione di ammoniaca (NH3) che, liberata in atmosfera, si combina con altre componenti per generare proprio le polveri sottili”. Ed è enorme la quantità di ammoniaca prodotta da bovini, suini e ovini stipati negli allevamenti intensivi, responsabili di oltre il 75% dell’emissione di ammoniaca in Italia. Pur avendo un peso maggiore rispetto ai mezzi leggeri, questo settore non può essere oggetto di misure di emergenza. SPIDER-FIVE-72402668 IN CONTROTENDENZA – Tra le soluzioni più efficaci, secondo 11 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Sezione:ARPAE Notizia del: 27/02/2019 www.ilfattoquotidiano.it Lettori: 192.596 Foglio:3/3 Ispra, c’è la riduzione del numero di animali negli allevamenti ‹ intensivi: “Un’azione che porterebbe a una rivoluzione in questo settore”. I dati degli ultimi sedici anni, infatti, fanno emergere l’assenza di qualsiasi tipo di miglioramento in termini di inquinamento da Pm. “Anzi – si sottolinea nel dossier – se nel 2000 gli allevamenti erano responsabili del 10,2% di particolato, nel 2016 la percentuale di Pm2,5 causato dagli allevamenti ha subito un incremento del 32%. Così, negli ultimi anni, se è diminuito il contributo di auto e moto nonché del trasporto su strada, così come quello dell’agricoltura, dell’industria e della produzione energetica, è invece aumentato il contributo del riscaldamento (dal 15% del 2000 al 38% del 2016) e del settore allevamenti (dal 10,2% al 15,1%). COSA CI CHIEDE L’EUROPA – L’Ispra ha calcolato la responsabilità dei vari settori sulla concentrazione di Pm2,5 anche perché l’Europa ci chiede di invertire la rotta rispetto a questo inquinante. Una direttiva europea del 2016 ha ridotto del 40% il tetto delle emissioni consentite di Pm primario, oltre ad avere introdotto dei limiti per le emissioni di ammoniaca entro il 2030. “Se gli allevamenti non diminuisco le emissioni – precisano gli esperti – non rientreremo nei limiti europei per questo inquinante ed avremo problemi anche con i superamenti delle concentrazioni di Pm 2,5”. IL PROBLEMA DEI CONTROLLI – “Non si tratta solo di un fenomeno relegato al Bacino Padano, ma con picchi anche al sud, come a Frosinone, Avellino, Napoli. Eppure, spesso sono gli stessi amministratori locali a non conoscere questo problema”, commenta Daniela Cancelli di Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. Le Regioni, almeno quelle del Bacino del fiume Po, dal 2016 stanno cercando di trovare soluzioni. Le prime linee guida risalgono a due anni fa e prevedono il divieto di spandimento dei reflui zootecnici da novembre a febbraio (soprattutto in Emilia- Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte) e la copertura delle vasche di raccolta dei reflui. “Le Regioni stabiliscono questi divieti – spiega l’esperta – ma il problema sono i controlli. Il ministero dell’Ambiente dovrebbe elaborare delle linee guida a livello nazionale, perché lasciare le Regioni e i Comuni a gestire Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. l’emergenza non è efficace”. Il problema non sono gli allevamenti, ma quelli intensivi. “È evidente come gli allevamenti intensivi siano la causa di pesanti ricadute sull’ambiente – spiega Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – che vanno poi a influire anche sulla salute umana. Eppure, i soldi pubblici continuano a foraggiare questo sistema”. Il riferimento è ai finanziamenti della Politica agricola comune (PAC) “una voce non da poco nelle casse dell’Unione europea, capace di impegnare circa il 39% del bilancio Ue”. Una SPIDER-FIVE-72402668 politica che sembra non fare distinzione tra aziende inquinanti o meno. Infatti, un report del 2018 di Greenpeace, ha mostrato come la PAC finanzi alcuni degli allevamenti più inquinanti d’Europa. 12 Servizi di Media Monitoring LINK ALL'ARTICOLO
Edizione del:26/02/19 Dir. Resp.:Carlo Verdelli Estratto da pag.:1,20-21 Sezione:ACQUA, MARE, IDRO-METEO-CLIM... Tiratura: 267.971 Diffusione: 216.733 Lettori: 2.015.000 Foglio:1/3 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 075-130-080 Peso:1-7%,20-59%,21-35% 15 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:26/02/19 Estratto da pag.:1,20-21 Sezione:ACQUA, MARE, IDRO-METEO-CLIM... Foglio:2/3 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 075-130-080 Peso:1-7%,20-59%,21-35% 16 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:26/02/19 Estratto da pag.:1,20-21 Sezione:ACQUA, MARE, IDRO-METEO-CLIM... Foglio:3/3 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 075-130-080 Peso:1-7%,20-59%,21-35% 17 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:20/02/19 Dir. Resp.:Maurizio Molinari Estratto da pag.:63 Sezione:ACQUA, MARE, IDRO-METEO-CLIM... Tiratura: 164.785 Diffusione: 206.092 Lettori: 1.085.000 Foglio:1/1 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 075-132-080 Peso:15% 18 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:18/02/19 Dir. Resp.:Maurizio Molinari Estratto da pag.:15 Sezione:AMBIENTE E SALUTE Tiratura: 164.785 Diffusione: 206.092 Lettori: 1.085.000 Foglio:1/1 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 075-142-080 Peso:15% 22 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:24/02/19 Dir. Resp.:Marco Tarquinio Estratto da pag.:17 Sezione:ARIA Tiratura: 109.990 Diffusione: 131.395 Lettori: 263.000 Foglio:1/3 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 136-136-080 Peso:53% 29 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:24/02/19 Estratto da pag.:17 Sezione:ARIA Foglio:2/3 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 136-136-080 Peso:53% 30 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:24/02/19 Estratto da pag.:17 Sezione:ARIA Foglio:3/3 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 136-136-080 Peso:53% 31 Servizi di Media Monitoring
Edizione del:16/02/19 Dir. Resp.:Fabio Tamburini Estratto da pag.:9 Sezione:ENERGIA Tiratura: 173.364 Diffusione: 131.844 Lettori: 744.000 Foglio:1/1 Il presente documento e' ad uso esclusivo del committente. 067-120-080 Peso:3% 36 Servizi di Media Monitoring
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