Rassegna Stampa del 23 ottobre 2020 Testata
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Rassegna Stampa del 23 ottobre 2020 Testata Data 20 ottobre 2020 CERIGNOLA, VUOLE FARE TAMPONE SENZA PRENOTAZIONE: AGGREDISCE OPERATORI DRIVE-IN Si è trattato di un'aggressione verbale: l'uomo aveva accompagnato alcuni familiari REDAZIONE ONLINE 20 Ottobre 2020 Un medico, un infermiere e un assistente sociale sono stati aggrediti verbalmente, sabato scorso, mentre eseguivano tamponi nel 'drive-in' di Cerignola (Foggia). La notizia è stata diffusa oggi dal segretario della sezione pugliese dei Sindacato medici italiani (Smi) Francesco Pazienza. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, i tre sanitari stavano effettuando i tamponi quando sono stati aggrediti verbalmente dal familiare di alcune persone che si stavano sottoponendo all’esame. L’uomo pretendeva, senza avere una prenotazione, di essere sottoposto al tampone. «È totalmente ingiustificato ed addirittura paradossale aggredire i sanitari che svolgono attività di prevenzione nel sottoporre a tamponi i cittadini di quel territorio», commenta Pazienza che chiede «alla dirigenza delle Asl di prevedere una postazione di vigilanza a tutela della sicurezza degli operatori».
Testata Data 20 ottobre 2020 COVID-19, MEDICI 118 CONVENZIONATI ESCLUSI DAI PREMI. RISCHIO ESODI In prima linea come i medici dipendenti, ma senza tutele né contrattuali né sugli infortuni. I medici dell'Emergenza ora non stanno fruendo nemmeno dei premi per aver gestito chi è stato esposto al Covid- 19: gli accordi delle regioni, se non fosse per uno in Toscana, non lo prevedono. Il problema è che i fondi del Decreto Rilancio per questa sorta di indennità che copre disagio e rischio biologico ci sono per la dipendenza (comparto e dirigenti), ma per i medici convenzionati, le regioni dovrebbero mettere fondi ex novo e non c'è disponibilità né cornice normativa. La questione parte da una segnalazione di Alessandra Moraca vicepresidente regionale del sindacato Fvm Smi: nelle Marche, al termine di una lunga trattativa, con disparità osservate in partenza nei fondi assegnati alle varie aziende, sono stati conclusi accordi che prevedono trattamenti differenti tra un dirigente e l'altro, anche con scarti del 30% nella massima fascia di premialità. E per i medici del 118 convenzionati non è stato previsto alcun premio a differenza dei dipendenti. «Si tratta di colleghi che hanno assicurato gestione in emergenza e trasporto dei pazienti infetti e più di tutti hanno contratto il virus - sottolinea Fabiola Fini, vicesegretario Smi dirigenza medica e vicepresidente Fvm - lavorando in assenza di assicurazione specifica per Covid e senza coperture per infortunio e malattia professionale. A inizio pandemia, Inail aveva dato elementi per far pensare che avrebbe assicurato anche i medici convenzionati ma all'atto pratico tutti i medici convenzionati in malattia sono rimasti a casa senza percepire stipendio. I familiari di chi è deceduto, poi, stanno scoprendo che le polizze assicurative non coprono questo rischio». Morale: dalla vicenda dei premi Covid il medico convenzionato ha la riprova che pur svolgendo lo stesso lavoro del collega dipendente, rispetto a quest'ultimo non è considerato. «Chi può va via, sguarnendo il territorio - dice Fini - e siccome mancano unità anche nei Pronti soccorso c'è il rischio che venga meno un intero sistema basilare per la gestione di traumi, infarti, malattie acute, e anche Covid. A meno di non assicurare, al di là dei premi Covid che al netto delle tasse sono poca cosa, coperture e contratti idonei». C'è da dire che al momento poche regioni hanno concluso accordi sul "premio Covid": Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Sicilia. «Solo poche regioni -Toscana e Sicilia - hanno previsto una ricaduta positiva sui medici del 118. Sindacato medici italiani e Fvm si battono affinché le istituzioni capiscano che i compiti svolti da questi medici sono identici a quelli dei medici dipendenti, e anche le ore prestate, 38 settimanali, ma maternità, ferie, contribuzione ed altri diritti sono diversi. Per noi, si dovrebbe creare un unico contratto, di dipendenza, per la categoria, considerando ad opzione del singolo la permanenza nella convenzione. Quest'ultima non è uno sbocco naturale ma un ripiego consolidato negli anni per via della scarsità di posti a Medicina di emergenza/urgenza, specialità nata solo nel 2009 con appena 80 posti a disposizione». Ora i posti sono cresciuti fino a 800 in linea con i fabbisogni e qualcosa potrebbe cambiare. «La specialità è 5 anni, dal 4° anno questi medici possono essere assunti a tempo determinato e poi entrare nel Servizio sanitario nazionale una volta conseguito il diploma di specializzazione. Noi però aggiungiamo che si possono inquadrare anche prima come dipendenti - alcuni hanno fino a 20 anni di
servizio alle spalle - e nel contempo possono essere iscritti al corso post-laurea in sovrannumero, consentendogli di lavorare e studiare insieme, e di considerare attività pratica il lavoro quotidiano. Del resto - osserva Fini - alcune incompatibilità si sono appena sbloccate. Se prima ai medici dell'emergenza con contratti a tempo determinato non era consentito partecipare al triennio di formazione di medicina generale, ora lo è. Merito di sentenze, di nuove leggi, ma anche del crescere di una convinzione: se non diamo sbocchi di carriera a questi colleghi, se attribuiamo le risorse ai ruoli di responsabilità e non alle vere "prime linee", il giusto riconoscimento lo cercheranno andando all'estero o nel privato. Nelle Marche lo Smi ha detto queste parole e con il consenso degli altri sindacati si è impegnato a portare al Ministero della Salute proposte per risolvere una questione che riguarda non meno di 2000 camici ma potenzialmente è in grado di provocare un effetto domino nella copertura dei pronti soccorso e su tutto il sistema sanitario».
Testata Data 21 ottobre 2020 CERIGNOLA. URLA CONTRO IL PERSONALE USCA CHE FA I TAMPONI. LA SOLIDARIETÀ DEL DG FOGGIA E DELLO SMI AI MEDICI Il personale del drive-in di Cerignola è statao aggredito verbalmente, negli scorsi giorni, mentre eseguiva i tamponi per il covid. Il Dg della Asl, Vito Piazzolla acquisice le informazioni utili a ricostruire l’accaduto e prendere i dovuti provvedimenti.Il segretario regionale Smi, Francesco Pazienza, e il presidente Omceo Foggia, Alfonso Mazza, esprimono solidarietà agli operatori e chiedono misure di vigilanza a tutela della sicurezza degli operatori. 21 OTT - Un medico, un infermiere e un assistente sociale sono stati aggrediti verbalmente, negli scorsi giorni, mentre eseguivano tamponi nel ‘drive-in’ di Cerignola (Foggia). La notizia è stata diffusa oggi dal segretario della sezione pugliese dei Sindacato medici italiani (Smi) Francesco Pazienza. A scatenare la reazione dell’utente sarebbe stata la richiesta di effettuare il tampone senza prenotazione. Sulla vicenda è intervenuto anche il Direttore Generale della ASL Foggia, Vito Piazzolla, che si associa all’Ordine dei Medici e Chirurghi e allo Smi nell’esprimere solidarietà ai medici e al personale dell’Usca vittime dell’aggressione. Piazzolla ha contattato telefonicamente la dottoressa aggredita per acquisire tutte le informazioni utili a ricostruire l’accaduto e prendere i dovuti provvedimenti. “Nel condannare tali azioni, ancor più deplorevoli se si considera il difficile momento che stiamo attraversando", il Direttore Generale ha ringraziato tutti i collaboratori dell’Azienda, in particolare gli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta al COVID-19. “Queste aggressioni – dichiara Piazzolla nella nota- devono indignare, ma non fermare l’attività di tutto il personale che, quotidianamente, esercita le proprie funzioni per il bene della comunità. Operatori a cui va una gratitudine incondizionata. Invito tutti, pertanto, ad andare avanti con lo stesso zelo in modo da continuare ad assicurare ai cittadini l’inviolabile diritto alla salute”. Riferendo la vicenda, Francesco Pazienza, segretario regionale Sindacato Medici Italiani (SMI), ha evidenziato come sia “totalmente ingiustificato ed addirittura paradossale, aggredire i sanitari che svolgono attività di prevenzione nel sottoporre a tamponi i cittadini di quel territorio. Esprimiamo tutta il nostro sostegno ai medici e agli operatori sanitari incoraggiandoli, pur nel comprensibile scoramento, a continuare nel prestare un servizio fondamentale in questo delicato momento di recrudescenza della pandemia”. Da Pazienza, però, anche la rischia alla dirigenza delle ASL di "prevedere, per queste occasioni, una postazione di vigilanza a tutela della sicurezza degli operatori" conclude Pazienza”. Simile appello anche da parte del presidente dell’Omceo di Foggia, Alfonso Mazza: “Fortunatamente il buon senso e la pazienza dei giovani medici hanno fatto sì che non si verificassero situazioni ancora più difficili, ma resta in me lo sconcerto nell’aver appreso che non si sia riusciti a contattare in tempo utile le Forze dell’Ordine per sollecitarne l’intervento.” “Chiedo alle Autorità competenti della nostra provincia – ha concluso il Presidente Mazza – che siano garantite migliori condizioni di sicurezza e di tutela per i nostri giovani colleghi impegnati in un servizio così delicato e fondamentale per fronteggiare l’espansione del contagio da Covid 19, come quello delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (U.S.C.A.)”.
Testata Data 18 ottobre 2020 COVID. SMI: “LA MEDICINA GENERALE DOV’È? FATE UN GIRO NEGLI STUDI DEI QUASI 50 MILA MEDICI ITALIANI DI FAMIGLIA” Roma.
La media settimanale di attività settimanale tarata sugli ultimi 20 giorni di ottobre 2020 e su un campione di 24 medici di medicina generale di Roma e del Lazio, per un bacino di popolazione di circa 30.000 persone con una media di pazienti in carico pari a circa 1200 assistiti per medico, per un carico di lavoro da 60 a 70 ore a settimana; in particolare: 337 telefonate /settimanali ( tra cellulari e telefono fisso) 28 telefonate /sabato e domenica e festivi 194 wps -sms/ settimanali 50 wps /fine settimana 106 mail / settimanali 175 accessi medi / settimanali agli studi dei MMG 6-8 domiciliari /settimanali 25 segnalazioni SISP sospetti COVID -COVID/MMG/settimanali 51 tamponi prescritti / settimanali /MMG Tempo medio di risposta dei tamponi (4-5 GG) Questo è il Minimum Data Set ,in tempo Covid , di un medico di medicina generale! Cosa abbiamo avuto, di contro , da Governo e Regioni? • 38 DPCM e DL • 253 Comunicati stampa del Ministro della Sanità • 62 Ordinanze regionali solo nella Regione Lazio • Ordinanze Protezione Civile • Ordinanze Commissario per l’ Emergenza Nessuna linea guida ufficiale di terapia domiciliare in sospetti COVID • Forniture di DPI sul territorio insufficienti e inesistenti per medici di Famiglia e di Continuità Assistenziale • Oltre 1/3 dei 170 medici morti per il COVID sono medici di famiglia (quindi medici del territorio) Cosa abbiamo denunciato in questi mesi: • Decine di denunce ed esposti alle Procure della Repubblica per inadempienza delle Regioni/ASL nel predisporre e distribuire DPI ai medici del SSN. • Gli ambulatori ASL del SSN hanno chiuso le accettazioni a viste specialistiche che non abbiano urgenza B oppure U. • Rigoroso triage in entrata con personale dedicato e vigilanza in tutti i presidi ASL. • Impossibile effettuare sul territorio un RX od una ecografia se un soggetto è febbrile. • Rigorosa distinzione dei percorsi in entrata ed uscita da tutti i presidi ASL. • Chiusura delle strutture con sanificazione immediata in caso di accesso di un soggetto positivo in tutti i presidi ASL. Dai MMG si è preteso ed ottenuto reperibilità tutta la giornata e risposte laddove nessuno dava riscontri! • Nessun ristoro economico per le migliaia di euro spesi in protezione individuale e dei nostri assistiti. • Nessuna ufficializzazione di analoghe modalità di ricevimento per gli assistiti (triage, appuntamenti etc.) dei MMG; • Nel Lazio, addirittura , ogni modalità per videochiamare i pazienti è a carico del MMG; • Nessuna copertura assicurativa (che non sia l’ ENPAM con i suoi ritardi e complessità) in caso di chiusura studio per positività. • Nessun indennizzo alle famiglie in caso di decesso per contratto COVD in servizio (INAIL) • Controlli ambulatoriali, in telemedicina e anche al domicilio ( in spregio ad ogni regola basilare di sicurezza per il medico di famiglia) su appuntamento. • Segnalazioni sospetti covid e relative certificazioni.
• Monitoraggio sospetti covid e relative certificazioni. • Diagnosi e cura dei pazienti covid e sospetti COVID al domicilio nell’ assenza di LG univoche e nazionali. • Monitoraggio quotidiano dei pazienti covid positivi. • Abituale prosecuzione cura per i pazienti cronici ed oncologici In conclusione: Se qualcuno ancora pensa che oltre ad aver lasciato sul campo più di un terzo dei 170 medici morti, la medicina generale possa subire ulteriori “assalti” da parte dei Decisori politici regionali e/o nazionali, con la compiacente accondiscendenza di quelle organizzazioni che pure la dovrebbero rappresentare, ebbene, pensate a cosa accadrebbe se quei numeri che qui vi abbiamo rappresentato, dovessero ricadere sulla insostenibile trasparenza di una rete assistenziale colpevolmente mai strutturata! I numeri della medicina generale sembrano leggeri perché non transitano con luci rosse e le divise a strisce dell’emergenza, ma affogano nei nostri studi nelle abitazioni che noi mettiamo a disposizione, pesano come macigni sulle spalle dei nostri collaboratori che, affranti ci supportano (a nostre spese) e sulle ore di lavoro infinite sottratte all’ormai inesistente tempo libero e strappate alle nostre giornate di malattia prive di qualsiasi tempestiva tutela. Speriamo che la forza e la passione della medicina generale possa reggere alle tante distonie che il COVID ha solo messo in risalto. La debolezza del rapporto convenzionale con il SSN ha aggravato la disomogenea risposta del SSN alla pandemia. Se non si realizza, nei fatti, la connessione concreta tra medicina del territorio, ospedalità, centri epidemiologici di prevenzione e specialistica ambulatoriale, sarà difficile, seppur tutta sulle spalle dei medici e degli uomini e donne del SSN, la lotta, che pure vinceremo, contro il COVID. Cristina Patrizi Responsabile Regionale Area Convenzionata Sindacato Medici Italiani (SMI) Lazio.
Puoi anche leggere