QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE? - La legge 219/17: SICP

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            La legge 219/17:
                 QUALI
       POSSIBILI SPAZI
       DI INTERVENTO
                PER LO
           PSICOLOGO
               IN CURE
            PALLIATIVE?
2020
La legge 219/17:
       QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

Gruppo di lavoro

       Sonia Ambroset
       psicologa, Associazione Vidas, Milano (Coordinatrice del gruppo di lavoro)

  Lucia Battaggia
	psicologa e psicoterapeuta, Unità di Cure Palliative “Il Gabbiano”,
  Pontevico (BS)

       Giuseppina Di Gangi
       psicologa e psicoterapeuta, ASP 8 Siracusa, Hospice Kairòs, Siracusa

  Silvia Di Leo
	psicologa e psicoterapeuta, Unità di Psico-oncologia Azienda USL-IRCCS
  di Reggio Emilia

       Silvia Varani
       psicologa e psicoterapeuta, Fondazione ANT Italia Onlus, Bologna

  Valentina Vignola
	psicologa e psicoterapeuta, U.O.S.D. Cure Palliative e Rete Cure Palliative
  USL di Piacenza - Hospice “La Casa di Iris” di Piacenza

  Cesarina Prandi
	Professore in Teoria e prassi delle relazioni di cura, SUPSI Manno (CH)
  Referente SICP del Gruppo “Psicologi SICP in Cure Palliative”

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La legge 219/17:
          QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

INDICE

1.    INTRODUZIONE                                                                               4
2.    LE CORNICI DI RIFERIMENTO                                                                  5
2.1. Etica                                                                                       6
2.2. Integrazione                                                                                6
2.3. Contesto                                                                                    6
2.4. Qualità della vita                                                                          7

3.    LA LEGGE 219/17 E L’ATTIVITÀ DELLO PSICOLOGO                                              7
3.1. Le aree di intervento                                                                       8
3.1.1.	Contribuire alla valutazione della consapevolezza di malattia e all’esplorazione
       dei bisogni informativi della persona malata                                              8
3.1.2.	Favorire la comunicazione tra paziente ed équipe di cura in relazione ai bisogni
       informativi della persona malata                                                         9
3.1.3. Contribuire alla valutazione del distress psico-esistenziale della persona malata        10
3.1.4.	Favorire la comunicazione tra paziente e familiari, con particolare attenzione
       alla centralità del paziente                                                             11
3.1.5. Supportare i familiari in caso di fatica ad accettare scelte che non condividono         13
3.1.6. Supportare i professionisti e le équipe di cura                                          13
3.1.7.	Contribuire ai percorsi di formazione iniziale e continua, con particolare attenzione
       alla dimensione relazionale e comunicativa                                               14
3.1.8. Operare attivamente nell’ambito di progetti rivolti alla comunità civile                 16

4.    PROSPETTIVE FUTURE                                                                        17
5.    Bibliografia testuale                                                                     18
6.    Bibliografia di approfondimento                                                           22
Scheda di rilevazione                                                                           24

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PRESENTAZIONE                                            Questo gruppo di lavoro si è attivato nel corso
                                                         degli ultimi 18 mesi. Ci viene restituito un docu-
Gli psicologi e le psicologhe della SICP, hanno          mento, fortemente promosso dal Consiglio Di-
manifestato fra i loro interessi quello di appro-        rettivo in carica, che potrebbe essere visto come
fondire il campo di azione inerente la legge             una base comune a cui tendere nei diversi servizi
219/17. Una legge che riguarda i cittadini, ma che       e utile per rendere operativa la legge e fornire
chiama direttamente in campo i professionisti            un costrutto cornice a tutti i professionisti che si
sanitari fra cui gli psicologi, direttamente, li no-     muovono nell’ambito delle Cure Palliative.
mina e affida loro delle responsabilità. Da qui si
dipana un lavoro peculiare degli psicologi spesso        Il documento inoltre è arricchito da una biblio-
in assenza di confronto fra loro, in luoghi di cura      grafia di riferimento. Il testo è stato redatto te-
differenti e a volte senza il sostegno di un’èquipe.     nendo conto del parere del Comitato scientifico
                                                         della SICP, il che avvalora i contenuti sotto l’aspetto
Il documento “La legge 219/17: Quali possibili spazi     scientifico.
di intervento per lo psicologo in Cure Palliative?”
che viene presentato è il risultato di un lavoro di      Auguriamo a tutti i soci di accedere a questo docu-
confronto fra professioniste del settore che si sono     mento, di diffonderlo e di rimanere sempre aperti
sperimentate con le loro realtà di cura, con la let-     alla curiosità della ricerca e dell’aggiornamento.
teratura e le evidenze rendendo a tutti noi una
sintesi pragmatica e organizzata per poter inter-
pretare la legge, a difesa dei cittadini e in coerenza                              Milano, 26 maggio 2020
con i principi della propria pratica professionale.                            Italo Penco, Presidente SICP

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La legge 219/17:
          QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

1. INTRODUZIONE                                          agli stati soggettivi delle persone, la legge 219/17
                                                         chiama tutti i professionisti coinvolti nella cura ad
Nel novembre 2018 la Società Italiana di Cure            impegnarsi nella sua applicazione.
Palliative ha identificato al suo interno un gruppo      Il possibile contributo dello psicologo in Cure
di psicologi esperti nel settore e con background        Palliative, in quest’ottica, va inteso sia in stretta
professionali eterogenei, e ne ha richiesto il coin-     sinergia con quello degli altri operatori sia, al
volgimento per la realizzazione di un lavoro fina-       tempo stesso, come contributo caratterizza-
lizzato alla messa a punto di “Buone Pratiche”.          to da una sua specificità non sovrapponibile a
A seguito di questo mandato, una par te del              quella di altri.
gruppo ha scelto, quale focus del proprio lavoro,
il tema rilevante ed attuale della legge 219/17          Il percorso che ha portato alla realizzazione di
“Norme in materia di consenso informato e                questo documento è iniziato con l’approfondi-
di disposizioni anticipate di trattamento,”1 nel-        mento teorico del concetto di “buone pratiche”,
la consapevolezza che l’introduzione della leg-          espressione di cui esistono diverse definizioni
ge comporta importanti riflessioni e potenziali          in letteratura accomunate dal riferimento alla
nuove prospettive per gli psicologi impegnati in         metodologia del miglioramento continuo della
questo ambito.                                           qualità e dalla rilevanza attribuita alle evidenze
La legge, entrata in vigore il 31 gennaio 2018           scientifiche disponibili3.
dopo un travagliato iter protrattosi per diverse         In ambito sanitario, le buone pratiche (best
legislature, rappresenta un punto di svolta per il       practices) fanno per lo più riferimento ad un
nostro Paese.                                            uso esplicito e coscienzioso delle attuali migliori
Pur collocandosi all’interno di una cornice di           evidenze nel formulare decisioni sulla cura dei
principi e di valori già da tempo affermati sul          pazienti, e rappresentano attività che coniuga-
piano normativo e riferendosi a diritti, doveri e        no l’utilizzo di prove scientifiche sull’efficacia ed
responsabilità nella relazione curante-paziente          efficienza degli interventi con l’esperienza dei
già disciplinati nelle regole di diritto e nei codici    professionisti sanitari4.
deontologici, essa di fatto predispone le con-           Alcune definizioni sottolineano come le buone
dizioni puntuali per la piena attuazione di quei         pratiche non debbano descrivere modelli teorici
principi e di quei valori. Definendo il ruolo dei        ma piuttosto esperienze concrete e come esse
soggetti coinvolti e le linee d’azione sulle quali       siano legate alle risorse del contesto in cui ven-
improntare la pratica clinica, la legge fornisce si-     gono sviluppate ed implementate, non essendo
curi criteri di orientamento per la gestione delle       necessariamente riproducibili e generalizzabili5.
situazioni più complesse, come quelle relative alla      Ciò nondimeno, affinchè possano rappresentare
presenza di malattie a prognosi infausta o in fase       punti di riferimento per i professionisti, le buone
terminale. Inoltre, a partire da un modello di re-       pratiche devono essere chiaramente descrivibili
lazione terapeutica fondato sul pieno rispetto dei       e rilevabili5.
desideri, delle preferenze e delle volontà delle         L’identificazione e la descrizione di buone prati-
persone in merito alle cure, la legge detta la di-       che richiede dunque un metodo di lavoro pun-
sciplina delle disposizioni anticipate di trattamen-     tuale, ed è il risultato del dialogo costante tra le
to (DAT), da tempo in attesa di un intervento            migliori e più recenti conoscenze codificate in un
regolatorio a livello nazionale2.                        determinato ambito e il contributo proveniente
Nella misura in cui pone in costante dialogo la          dal parere qualificato di esperti nel settore.
competenza professionale dei curanti con l’au-           Proprio a partire da queste premesse metodo-
tonomia decisionale del paziente e in qualche            logiche, il gruppo di lavoro ha ritenuto di avviare
modo “prescrive” agli operatori sanitari di calare       un percorso che, attraverso fasi successive, por-
nella propria pratica quotidiana un modello as-          terà alla messa a punto di buone pratiche solo
sistenziale fondato sull’attenzione al benessere e       dopo aver condiviso un primo indispensabile

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La legge 219/17:
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approfondimento teorico ed un confronto sui               questi elementi di complessità lo stesso Ordine
possibili spazi operativi dello psicologo in Cure         degli Psicologi sta ad oggi lavorando, anche in
Palliative alla luce della nuova normativa.               relazione alle proposte di modifica dell’ar t. 31
In linea con il mandato della SICP, questo ap-            del Codice Deontologico.
profondimento e questo confronto sarà esteso
successivamente a tutti i colleghi che, in ambito
nazionale, sono impegnati in progetti che hanno           2. LE CORNICI DI RIFERIMENTO
a che fare con i principi e le condizioni utili a
promuovere l’appropriata conoscenza e la fattiva          È ampiamente documentato come la possibilità
applicazione della legge in oggetto. La raccolta          di esprimere le proprie disposizioni anticipate di
di queste esperienze consentirà l’individuazione          trattamento e condividere la pianificazione delle
di buone pratiche che costituiranno il successivo         cure, aumenti la probabilità che i desideri indivi-
step del gruppo di lavoro.                                duali della persona malata siano conosciuti, docu-
                                                          mentati e rispettati, e come questo incida positi-
Il modus operandi che è stato seguito per l’ela-          vamente sulla qualità delle cure e riduca il disagio
borazione del presente documento ha previsto              emotivo dei caregiver familiari6.
i seguenti passaggi:                                      Con la legge 219/17 la persona diventa piena-
    • confronto tra i membri del gruppo sui con-         mente parte attiva nelle decisioni che riguardano
      tenuti della legge                                  la sua salute, ed assume una nuova centralità all’in-
    • r icerca dei contributi scientifici in lettera-    terno della relazione terapeutica.
      tura che permettessero di contestualizzare          Questa innovazione del concetto di relazione di
      la legge, ed il percorso in seguito al quale        cura, che si distacca dall’impostazione paternali-
      è stata approvata, nel più ampio dibattito          stica che in passato ha caratterizzato il rapporto
      nazionale ed internazionale in tema di in-          medico-paziente, determina una profonda rimo-
      formazione e comunicazione in ambito sa-            dulazione in termini di competenze, compiti, ruoli,
      nitario, pianificazione condivisa delle cure e      responsabilità ed autonomie dell’intera équipe di
      disposizioni anticipate di trattamento              professionisti sanitari, che si trovano collocati in un
    • identificazione degli spazi e delle potenziali     positioning comunicativo, relazionale ed operativo
      aree di intervento nel contesto italiano per        almeno in parte innovativo.
      lo psicologo in Cure Palliative                     La nuova disciplina legislativa, infatti, definisce la
                                                          relazione tra il medico e il paziente come un rap-
Dopo avere illustrato le cornici di riferimento           porto di vera e propria fiducia, all’interno del qua-
che hanno guidato il confronto tra i membri del           le il consenso ha lo scopo di favorire l’incontro tra
gruppo, il documento descrive ed approfondisce,           “l’autonomia decisionale del paziente e la compe-
anche attraverso una serie di suggerimenti ope-           tenza, l’autonomia professionale e la responsabilità
rativi, le aree identificate in cui possono essere        del medico” (Art. 1, comma 2, 1).
raggruppati i possibili interventi dello psicologo        Questa innovazione, anche in termini di scenari
in Cure Palliative in relazione ai contenuti ed alle      possibili, rappresenta per tutti i professionisti della
implicazioni della legge.                                 cura – psicologi compresi – una grande opportu-
                                                          nità di riflessione e di ri-definizione delle proprie
Gli Autori hanno deliberatamente scelto di non            pratiche professionali.
prendere in considerazione in questo primo do-            Lo psicologo, come membro dell’équipe di cura,
cumento l’area delle Cure Palliative pediatriche.         è quindi costretto ad interrogarsi sul ruolo che
Il gruppo ritiene infatti opportuno dedicare uno          deve assumere e sullo specifico contributo che
spazio di riflessione ad hoc, in ragione delle spe-       può fornire nell’intero processo comunicativo e
cificità e della complessità derivante dall’appli-        decisionale.
cazione della legge 219/17 in questo ambito. Su           In caso di malattie cronico-degenerative e a pro-

                                                                                                               5
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La legge 219/17:
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gnosi infausta le scelte terapeutiche lungo tutto il      fattiva applicazione nella pratica clinica quotidiana.
percorso di cura costituiscono momenti pregnanti          La legge 219/17 si inserisce infatti nel contesto,
nella vita delle persone, che impattano non solo          oggi molto attuale, dell’etica del limite, e del tenta-
sul singolo, ma anche sul suo intero sistema rela-        tivo di perseguire un’umanizzazione della cura che
zionale e sulla comunità civile.                          rischia invece di porsi in contrasto con la dilagante
La Psicologia costituisce dunque una branca del           cultura dell’iper medicalizzazione della vita e della
sapere coinvolta a pieno titolo in questo processo,       morte. In questo senso, la legge può contribuire
non solo perché citata espressamente all’interno          molto alla diffusione dell’etica “del prendersi cura”,
della legge (art.1, comma 5), ma anche in quanto          principio fondante delle Cure Palliative ma troppo
lo psicologo è parte costitutiva dell’équipe sanita-      spesso trascurato in ambiti sanitari diversi e in con-
ria e può intervenire in diverse fasi del percorso        testi più allargati della nostra società. Per arrivare
di cura (art.1 comma 2 e 5), dispone di compe-            ad una relazione di cura eticamente fondata, non
tenze specifiche spendibili nel campo della forma-        si può infine prescindere da un cambiamento di
zione iniziale e continua (art.1 comma 10), può           paradigma culturale dell’organizzazione sanitaria
attivamente contribuire alla valutazione di sintomi       stessa, che deve garantire le condizioni affinché i
refrattari in caso di sedazione palliativa profonda       principi etici possano davvero essere applicati nella
(art.2 comma 2), dispone di competenze valuta-            clinica. Un esempio lampante è il riconoscimento
tive del grado di maturità in caso di minori (art.3       della centralità del processo comunicativo come
comma 2), dispone di conoscenze relazionali e             parte integrante della cura, ma che per realizzarsi
comunicative che facilitano l’approfondimento del-        ha bisogno di un tempo dedicato e definito esplici-
la percezione della qualità della vita (art. 5 comma      tamente dalle politiche di organizzazione sanitaria7.
2) e, infine, può avere una relazione con il pazien-
te e/o con la sua famiglia orientata a favorire i
passaggi elaborativi corrispondenti al progressivo         2.2 INTEGRAZIONE
evolversi della malattia (art.5 comma 4). Si tratta
dunque di identificare quali ambiti di intervento         Il lavoro dello psicologo relativamente alla legge
possono essere di competenza anche degli psi-             219/17 è necessariamente inserito nella pratica del
cologi e di condividere i paradigmi entro i quali         lavoro in équipe, e costituisce un’opportunità di
gli stessi possono operare, in una logica di colla-       sviluppo e consolidamento del lavoro di gruppo. In
borazione attiva con l’intero mondo dei curanti,          questa prospettiva lo psicologo, operando in stretta
e all’interno di cornici di riferimento ben precise.      integrazione con le altre figure professionali, con-
Le indicazioni ripor tate in questo documento             tribuisce al processo osservativo e valutativo delle
nascono infatti dalla consapevolezza che la leg-          preferenze e delle scelte della persona malata, do-
ge 219/17 rappresenta in primo luogo una sfida            cumentando tutti i passaggi del proprio intervento.
culturale che coinvolge tutte le categorie profes-        I livelli di integrazione dello psicologo possono
sionali impegnate nel lavoro di cura e rimanda ad         inoltre estendersi anche a livello extrasistemico e
almeno quattro cornici di riferimento.                    vedere il suo coinvolgimento non solo all’interno
                                                          della propria équipe, ma anche in interazione con
                                                          i professionisti della rete delle cure che ruotano
2.1 ETICA                                                 intorno alla persona malata (rete Cure Palliative,
                                                          rete ospedali e RSA, servizi territoriali, ecc.)
L’etica costituisce il quadro di riferimento di qua-
lunque lavoro di cura.
Il presente documento si pone l’obiettivo, meno            2.3 CONTESTO
esplicito ma altrettanto centrale, di favorire quell’e-
voluzione culturale necessaria affinché l’affermazio-     I contesti definiscono i tempi, i vincoli, le risorse, le
ne dell’etica come principio si traduca nella sua         potenzialità entro le quali si sviluppano i percorsi di

6
                                                              ®
La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

cura e i processi decisionali in essi implicati. L’etero-   Al di là dei diversi approcci, le definizioni concor-
geneità dei contesti in cui lo psicologo opera viene        dano sulla centralità della persona come parame-
qui intesa come un dato di partenza imprescindibi-          tro di riferimento e quindi sul rispetto della sua
le che, unitamente alla specificità dell’orientamento       soggettività come principio guida. Alla legge 219/17
e del bagaglio teorico e metodologico dello psi-            va attribuito il grande merito di aver sancito chia-
cologo, concorre alla definizione delle peculiarità         ramente questo concetto, calando il processo de-
delle pratiche del suo agire professionale.                 cisionale relativo alle scelte di cura e di fine vita
Ciò comporta che le pratiche e i modelli di inter-          in un contesto relazionale che deve quindi essere
vento che si sviluppano a livello locale non debba-         costruito sull’informazione, sulla condivisione e sul-
no essere ricondotti necessariamente ad una uni-            la consensualità.
formità operativa, ma piuttosto essere congruenti
con i diversi contesti a partire da alcune linee d’a-
zione trasversali e condivise.                               3. L
                                                                 A LEGGE 219/17 E L’ATTIVITÀ
In questo modo le differenze di intervento posso-               DELLO PSICOLOGO
no costituire un valore aggiunto perché possono
essere evidenziate, confrontate, valutate e paralle-        In che modo la legge 219/17 coinvolge lo psico-
lamente garantire i medesimi criteri, relativi ai diritti   logo in Cure Palliative rispetto alla pratica clinica
della cittadinanza, sull’intero territorio nazionale.       quotidiana? In merito a quali tematiche lo psicolo-
                                                            go è chiamato ad interrogarsi nella sua relazione
                                                            con il paziente e la famiglia? In corrispondenza di
2.4 QUALITÀ DELLA VITA                                      quali fasi del processo le sue competenze cliniche,
                                                            comunicative, relazionali e formative sono chiama-
La qualità della vita rappresenta il fondamento del         te in causa? Che tipo di responsabilità ha lo psico-
lavoro in Cure Palliative e costituisce una categoria       logo nei confronti dell’équipe con cui lavora? Qua-
di riferimento su cui l’intero processo comunicati-         li sono gli spazi di lavoro dello psicologo rispetto
vo e decisionale si fonda e si struttura.                   alla promozione dei principi e dei valori sottesi alla
A fronte dei princìpi indicati nella 219/17, è il co-       legge ed al percorso che ha determinato la sua
strutto che maggiormente va definito, conosciuto            promulgazione?
e valutato nel processo decisionale, poiché inclu-          I paragrafi che seguono definiscono il possibile con-
de necessariamente tutte le variabili significative         tributo dello psicologo sia sulla base delle evidenze
dell’esistenza delle persone (individuali, relazionali,     presenti in letteratura che sulla base della variabilità
culturali, sociali, spirituali).                            dei contesti in cui lo psicologo si trova ad agire.
Esistono numerose definizioni di qualità della vita,        Essi fanno riferimento a specifici ambiti di inter-
che si rifanno a teorie di riferimento differenti e         vento:
in alcuni casi enfatizzano aspetti diversi di questo             • la relazione professionale con la persona ma-
concetto così ampio ed eterogeneo.                                 lata, con particolare riferimento al tema delle
L’Organizzazione Mondiale della Sanità intende la                  scelte che è chiamata a compiere in tutte le
Qualità della Vita come “le percezioni che gli indi-               fasi del percorso di cura
vidui hanno della propria collocazione nella vita                • la relazione con i familiari e l’entourage re-
in relazione al contesto culturale e al sistema di                 lazionale significativo per la persona malata
valori in cui vivono e rispetto ai propri obiettivi,             • gli interventi indirizzati ad altri professionisti
aspettative, standard e interessi. Si tratta di un                 della cura ed ai membri dell’équipe multi-
concetto molto ampio che ricomprende, in modo                      professionale
complesso, lo stato di salute fisico e psicologico di            • gli interventi rivolti alla cittadinanza.
ogni singolo individuo, il livello di indipendenza, le
relazioni sociali, le credenze personali e il rapporto      Nel documento di consenso sulla Pianificazione
con le caratteristiche salienti dell’ambiente”8.            Anticipata delle Cure dell’European Association

                                                                                                                    7
                                                                ®
La legge 219/17:
          QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

for Palliative Care (EAPC), viene esplicitamente                3. Contribuire al processo di valutazione del
“raccomandato che un facilitatore non medico                       distress psico-esistenziale della persona ma-
possa supportare la persona nel processo di PAC                    lata e dei suoi familiari lungo il percorso di
e che l’attivazione della PAC possa avvenire in un                 cura, con particolare riferimento all’impatto
ambiente di cura o anche in un altro contesto.”9,10.               delle informazioni sulla malattia e agli aspetti
In tal senso, lo psicologo può rivestire un ruolo                  psico-emotivi che intervengono nei processi
importante nell’agevolare la personalizzazione dei                 decisionali sulla salute.
colloqui, favorendo conversazioni che aiutino la                4. Favorire la comunicazione tra paziente e fa-
persona nella comprensione ed espressione delle                    miliari con particolare attenzione alla cen-
proprie volontà e nella pianificazione del proprio                 tralità del paziente, in linea con i valori ed i
percorso di cura.                                                  principi della legge.
Il potenziale contributo dello psicologo in Cure                5. Supportare i familiari in caso di fatica ad ac-
Palliative rispetto alla corretta declinazione e va-               cettare scelte che non condividono.
lorizzazione dei passaggi della legge sopra men-                6. Supportare i professionisti e le équipe ri-
zionati, non si esaurisce tuttavia nell’intervento                 spetto all’impatto psico-emotivo della rela-
indirizzato al paziente con malattia inguaribile                   zione di cura.
ed ai suoi familiari, ma riguarda anche l’attività              7. Contribuire ai percorsi di formazione iniziale
di formazione e consulenza indirizzata agli altri                  e continua, con particolare attenzione alle
professionisti e la collaborazione allo sviluppo di                dimensioni relazionali e comunicative, rela-
interventi di sensibilizzazione della comunità civile              tive sia al lavoro con la persona malata e
e di educazione alla salute.                                       il suo entourage relazionale sia al lavoro in
Inoltre, l’appor to dello psicologo nell’ambito di                 équipe e all’interno dell’organizzazione.
progetti di ricerca finalizzati ad esplorare aspetti            8. Operare attivamente nell’ambito di progetti
quali il livello di informazione e la prospettiva                  rivolti alla comunità civile finalizzati a sensi-
di pazienti, familiari, operatori sanitari e cittadi-              bilizzare la popolazione.
ni in tema di consenso informato, pianificazione
condivisa delle cure, disposizioni anticipate di
trattamento, potrà rappresentare un’interessante         3.1.1 CONTRIBUIRE ALLA
oppor tunità per disporre delle conoscenze ne-                  VALUTAZIONE DELLA
cessarie alla messa a punto di interventi clinici e             CONSAPEVOLEZZA
formativi realmente rispondenti ai bisogni di tutti             DI MALATTIA E
gli attori coinvolti nel processo di cura.                      ALL’ESPLORAZIONE DEI
                                                                BISOGNI INFORMATIVI
                                                                DELLA PERSONA MALATA
3.1 LE AREE DI INTERVENTO
                                                        La consapevolezza di malattia e della propria con-
Sulla base di quanto fin qui esposto, le aree           dizione clinica è un processo dinamico soggetto
nell’ambito nelle quali si colloca il potenziale        a cambiamenti e a trasformazioni, profondamente
contributo dello psicologo in Cure Palliative nel       influenzato sia dalla quantità e dalla qualità delle in-
contesto della legge 219/17 possono essere così         formazioni che la persona riceve sia dal significato
definite:                                               che la stessa attribuisce a tali informazioni.
    1. Contribuire alla valutazione della consape-     La prognosi non coincide con la mera rivelazione
       volezza di malattia e ad esplorare i bisogni     di dati statistici sulla aspettativa di vita, ma “[…]
       informativi della persona malata.                rappresenta il momento chiave nella relazione me-
    2. Favorire la comunicazione tra paziente ed       dico-paziente, […] presuppone il raggiungimento di
       équipe di cura in relazione ai bisogni infor-    una profonda conoscenza tra i due interlocutori, di
       mativi della persona malata.                     una confidenza ed intimità reciproche, che solo una

8
                                                            ®
La legge 219/17:
            QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

relazione terapeutica è in grado di produrre”.11                All’interno di questa valutazione a due vie, lo psi-
In tale processo la persona malata integra co-                  cologo trova spazio di azione e coinvolgimento
stantemente sia aspetti cognitivi, legati a ciò che             rispetto a due distinte prospettive: nella relazione
conosce e di cui è stata informata (“conoscere” è               diretta con il paziente (indagine, analisi, valuta-
un processo cognitivo relativo alla informazione di             zione e verifica durante i colloqui clinici) oppu-
diagnosi e di prognosi), sia aspetti emotivi, connessi          re nell’ambito del lavoro in équipe (sostegno e
a ciò che avverte soggettivamente (“sapere” è una               orientamento delle riflessioni di gruppo e delle
elaborazione emotiva che può essere indipendente                scelte operative).
dall’informazione).12,13                                        A prescindere dal setting di intervento e dalla figu-
Ne consegue, quindi, che il percorso verso la                   ra professionale coinvolta (medico e/o psicologo),
comprensione e l’accettazione sia strettamente                  gli interrogativi “guida” utili ad orientare il pensiero
connesso non solo alle caratteristiche individuali              e il processo di valutazione possono essere indivi-
del paziente, ma anche alla qualità delle informa-              duati come segue:
zioni che riceve e dalle interazioni con gli opera-                    Ci sono domande che il paziente non ha
tori sanitari.13-15                                                     rivolto?
La letteratura offre e sostiene evidenze circa gli                     Ci sono risposte che pare non aver com-
effetti positivi della condivisione e dell’elabora-                     preso?
zione della consapevolezza di malattia grave o a                       Il paziente ha preso in considerazione tutte
prognosi infausta:                                                      le variabili incluse nel processo decisionale?
       • attivazione, nel tempo, di reazioni emotive                  In che modo il paziente utilizza le informa-
          funzionali al processo di adattamento e di                    zioni che riceve?
          accettazione della malattia;                                 Quali sono le ricadute sul suo stato emo-
       • consolidamento di relazioni e comunicazioni                   tivo?
          soddisfacenti tra paziente, famiglia ed équipe;16            Quali aspetti della sua personale definizione
       • sostegno a pazienti e medici nella gestione                   di qualità di vita prende in considerazione?
          del processo del morire;                                     Il processo verso la consapevolezza di dia-
       • facilitazione nella pianificazione del futuro;17,18           gnosi e di prognosi appare ostacolato?
       • m igliore appropriatezza delle scelte di                         o Se sì, da cosa?
          cura.19,20                                                       o	Se sì, si intravede spazio di azione co-
Al contrario, l’assenza di informazioni può sortire                          municativa, relazionale, progettuale per
conseguenze negative sulla persona malata, qua-                              lo psicologo o per l’équipe?
li l’insoddisfacente gestione della fase avanzata di
malattia, il ricorso a ricoveri non necessari,21,22 il
mancato o ritardato avvio delle Cure Palliative,                 3.1.2 F AVORIRE LA
una minore pianificazione delle cure di fine vita e,                    COMUNICAZIONE TRA
conseguentemente, una riduzione delle scelte da                         PAZIENTE ED ÉQUIPE
parte del paziente.22,23                                               DI CURA IN RELAZIONE
Alla luce di queste considerazioni, e nell’ottica di                   AI BISOGNI INFORMATIVI
garantire il rispetto delle indicazioni fornite in meri-               DELLA PERSONA MALATA
to della Legge 219/17, appare evidente la necessità
di procedere, da parte dell’équipe curante, ad una              Molti studi hanno dimostrato che le persone affet-
duplice valutazione:                                            te da gravi patologie desiderano ricevere informa-
       • del livello di consapevolezza della persona           zioni oneste e veritiere circa la malattia e la pro-
          malata rispetto alla propria condizione clinica;      gnosi ma, al tempo stesso, vogliono che i medici,
       • della quantità, qualità e adeguatezza delle           nella relazione e nelle comunicazioni condivise, non
          informazioni ricevute utili a sostenere il pro-       tolgano loro la speranza.
          cesso decisionale del paziente.                       A loro volta, i medici ripor tano che il maggior

                                                                                                                      9
La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

ostacolo alla comunicazione della prognosi o alla           3.1.3 C
                                                                   ONTRIBUIRE ALLA
discussione sulle cure di fine vita con i pazienti è              VALUTAZIONE DEL DISTRESS
rappresentato proprio dal desiderio di mantenere                  PSICO-ESISTENZIALE DELLA
la speranza della persona malata.24-29                            PERSONA MALATA
Ne può conseguire l’adozione di approcci rela-
zionali che inducono medici e infermieri ad evi-           Ambito specifico (benché non esclusivo) del la-
tare di fornire informazioni adeguate e complete           voro dello psicologo, la condizione di distress
su questi aspetti di fronte ad una malattia ingua-         psico-esistenziale costituisce un’area critica del
ribile.30-32                                               lavoro in Cure Palliative per diverse ragioni.
Alcune delle motivazioni alla base di questi com-          In primo luogo per la scarsità di riferimenti teo-
portamenti sono state individuate nella mancanza           rici e indicazioni operative: sui sintomi fisici che
di adeguata formazione in materia di comunica-             si manifestano nel processo del morire, infatti, la
zione, nella mancanza di tempo da dedicare ai              medicina ha detto e prodotto molto e questo
bisogni emotivi del paziente, nella paura di un            fornisce indicazioni chiare ai curanti. Sul dolo-
impatto negativo delle informazioni sul paziente,          re psico-esistenziale, al contrario, non si è fatto
nell’incertezza sulla prognosi stessa.32-33                altrettanto, nonostante il concetto di Dolore
Lo psicologo conosce, monitora ed è chiamato               Globale sia uno dei cardini delle Cure Palliative,
ad intervenire in merito a tali possibili dinamiche        tanto che nelle linee-guida sulla sedazione (ita-
che possono ostacolare non soltanto il processo            liane e straniere) il dolore psico-esistenziale vie-
comunicativo e relazionale medico-paziente, ma             ne considerato un sintomo equivalente a quello
anche la più concreta condivisione di informazioni         fisico.41
oggettive che riguardano lo stato di malattia, il          La legge 219/17 fa riferimento esplicito a que-
suo andamento, i possibili quadri evolutivi.               sta condizione quando, all’ar t.2, comma 2, cita
I bisogni informativi della persona malata possono         la valutazione dei sintomi refrattari in caso di
emergere ed essere rilevati nell’ambito di molte-          sedazione palliativa profonda continua come una
plici momenti relazionali, tra cui: i colloqui con i       possibilità di intervento da parte del medico con
medici (esplicitamente richiesti o di routine), gli        il consenso del paziente.1
interventi clinico-assistenziali del personale sani-       Lo psicologo può, e a nostro avviso deve, contri-
tario (infermieri, OSS, fisioterapisti ecc.), i colloqui   buire ad una corretta valutazione di questa con-
con lo psicologo.                                          dizione, congiuntamente al personale sanitario, in
Tale rilevazione, che poggia sulle competenze              modo da garantire un adeguato processo di cura
comunicative e relazionali dell’équipe di Cure             anche quando il dolore fisico sia adeguatamente
Palliative,34,35 deve diventare oggetto di condivi-        controllato.
sione nell’ambito del lavoro di gruppo nell’ottica         La condizione di distress psico-esistenziale sus-
di programmare, strutturare e gestire processi co-         siste infatti quando “anche in assenza di sintomi
municativi medico-paziente efficaci, competenti            dolorosi di carattere fisico (o comunque di fronte
e focalizzati sui bisogni informativi, esplicitati o       a un dolore fisico ben controllato) e anche in pre-
latenti, della persona malata.36-40                        senza di un sistema di relazioni umane e affettive
In tal senso lo psicologo è chiamato ad assumersi          adeguate, di adesione a valori spirituali e/o religio-
una duplice responsabilità:                                si, la persona sperimenta un’angoscia profonda in
     • ha la responsabilità formativa dell’équipe in      cui gli scenari di senso precedenti perdono la loro
       materia di competenze comunicative e re-            pregnanza. In questa cornice di base si manifesta-
       lazionali;                                          no stati emotivi che rendono insopportabile per la
     • ha la responsabilità di favorire e sostenere,      persona il tempo da vivere nel passaggio dalla vita
       se necessario e nell’ambito della cornice del       alla morte”.42
       lavoro in équipe, il processo comunicativo          Si tratta dunque di garantire un processo che
       medico-paziente.                                    attraversi tutti i passaggi: riconoscere, guardare

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La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

valutare, documentare, intervenire.                        3.1.4 F
                                                                  AVORIRE LA
Le domande che possono accompagnare lo                           COMUNICAZIONE TRA
psicologo relativamente a questo ambito di in-                   PAZIENTE E FAMILIARI,
ter vento riguardano in primo luogo i segnali,                    CON PARTICOLARE
verbali e non verbali, della sofferenza psico-                   ATTENZIONE ALLA
esistenziale.                                                    CENTRALITÀ DEL PAZIENTE
In secondo luogo è fondamentale la valutazione
relativamente all’intensità e al grado di tollera-        Il coinvolgimento attivo delle persone con una
bilità espressa dalla persona malata, anche a se-         domanda di salute e dei loro familiari è attual-
guito degli interventi che via via vengono messi          mente riconosciuto come una priorità etica e
in campo per rispondere a questa sofferenza.              pragmatica per garantire maggiore efficacia ed
Si tratta di un contributo fondamentale, in par-          efficienza degli interventi terapeutici.
ticolare nelle situazioni in cui la persona si è          Già la legge 38/2010 evidenziava l’importanza di
espressa in relazione al proprio personale con-           una presa in carico globale, non solo della perso-
cetto di qualità della vita, ai significati e ai valori   na malata ma anche dei suoi familiari, decretando
che ne costituiscono il fondamento.                       la necessità di “stabilire e pianificare un progetto
La sofferenza psico-esistenziale è una condizione         di cura per il malato e per la sua famiglia” e di
che può manifestarsi ben prima della condizio-            pianificare “interventi terapeutici rivolti al nucleo
ne clinica di terminalità (si pensi alle malattie di      familiare”.34
carattere degenerativo) e il riconoscimento del           Il coinvolgimento dei familiari, previo consenso
tempo in cui tale condizione diventa un distress          del paziente, è promulgato anche dalla legge
emotivamente intollerabile/inaccettabile costitu-         219/17 (ar t.1 comma3,5; ar t.5 comma 2), ed i
isce un momento altamente significativo nel rap-          suoi potenziali benefici sono sostenuti sia da nu-
porto tra persona malata ed équipe curante, e             merose ricerche scientifiche sia dall’esperienza
tra la persona e il proprio entourage relazionale.        clinica di ogni professionista che si occupi di rela-
Lo psicologo, per la sua specifica competenza,            zioni in contesti socio-sanitari.
può operare per facilitare l’espressione di quan-         Ne consegue la necessità per gli operatori sanitari
to la persona sta vivendo, coglierne i significati,       di vivere la famiglia come una risorsa assistenziale,
favorirne l’esplicitazione all’interno del sistema        da coinvolgere fin dall’inizio del percorso di cura
familiare e la condivisione con l’équipe curante,         per la costruzione di un progetto volto a favorire
promuovere tutte le possibili azioni volte a leni-        la “tutela della dignità e dell'autonomia del malato,
re la sofferenza e a prevenire l’insorgenza di un         senza alcuna discriminazione, la tutela e promo-
distress di grado severo/di rilievo clinico.              zione della qualità della vita fino al suo termine”,
Infine, lo psicologo può operare all’interno del          e “un adeguato sostegno sanitario e socio-assi-
processo comunicativo e decisionale relativa-             stenziale della persona malata e della famiglia”.43
mente alla scelte sull’utilizzo della sedazione e         Il coinvolgimento della famiglia nel progetto as-
adoperarsi perché i familiari possano vivere al           sistenziale non può prescindere da un’attenta
meglio il tempo di vita in cui la comunicazione           considerazione del doppio ruolo che i familia-
verbale con la persona che sta morendo non è              ri rivestono nei confronti della persona malata:
più possibile.                                            essi agiscono come prima linea di suppor to
In questa prospettiva, lo psicologo è chiamato a          emozionale e, a loro volta, costituiscono insie-
rendere trasparente e confrontabile il proprio            me al paziente un’unica unità richiedente cure,
lavoro documentando nella cartella clinica quan-          essendo ugualmente bisognosi di attenzione e
to viene via via osservato e valutato (rilevazione        supporto.43,44
dei segnali verbali e non verbali della sofferenza,       Nonostante tale approccio sia stato identificato
interventi messi in atto, valutazione del grado di        come chiave del cambiamento per il miglioramen-
intensità e tollerabilità).                               to della qualità dell’assistenza sanitaria, la sua con-

                                                                                                             11
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La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

creta realizzazione non è scontata a livello ope-         e i silenzi divengono incapacità a comunicare.45
rativo, in quanto non priva di difficoltà e criticità     Relativamente alle decisioni di fine vita, la scelta
connesse alla mancanza di linee guida condivise           della persona malata di coinvolgere o meno i fami-
e di modelli di intervento comprovati, alla man-          liari è modulata da una serie di aspetti che riguar-
canza di formazione su modi e strumenti utili a           dano sia i suoi valori e desideri, sia la situazione
comunicare con le famiglie nelle diverse situazioni       socio economica e ambientale.
cliniche e, soprattutto, a gestire le possibili diffi-    Spesso in famiglia non si è mai parlato di “scelte
coltà comunicative nella relazione tra famiglia ed        di fine vita” ed i familiari non sono a conoscenza
équipe di cura e tra familiari e persona malata.          delle volontà del malato; altre volte, pur conoscen-
Una comunicazione efficace è essenziale ai fini del       dole, sono portati ad anteporre le proprie idee e
buon funzionamento del sistema familiare e del-           preferenze a quelle del loro caro, o a confondere
la sua capacità di adattamento e di superamento           i propri desideri ed i propri bisogni emotivi con i
delle difficoltà. Le esigenze proprie della famiglia      suoi. Non è infrequente l’eventualità che la perso-
contemporanea, i ritmi e i problemi della quoti-          na malata, allo scopo di tutelare i propri familiari,
dianità, necessitano di una buona comunicazione           condizioni in modo significativo le proprie scelte,
che diviene un elemento molto importante e allo           in questi casi il coinvolgimento dei familiari può
stesso tempo complesso. Nei momenti di crisi e            rendere molto difficile al paziente mantenere l’au-
di stress la comunicazione, proprio quando la sua         tonomia delle proprie decisioni.
funzione è fondamentale, è più esposta al rischio         Parallelamente, per i professionisti sanitari può es-
di un fallimento.                                         sere arduo garantire il rispetto per le volontà del
Sebbene ogni cultura ed ogni famiglia sviluppino          malato di fronte alle pressioni, spesso dettate da ra-
un proprio modo di comunicare, esistono elementi          gioni affettive e non strumentali, dei suoi familiari.46
che possono facilitare o ostacolare una comunica-         In tal senso la figura dello psicologo può avere un
zione funzionale a prescindere dal contesto fami-         ruolo determinante, lavorando in integrazione con
liare e sociale di appartenenza.                          gli altri professionisti, non solo nel favorire l’indivi-
È ampiamente documentato come qualsiasi tran-             duazione e l’espressione delle volontà del malato
sazione comunicativa in ambito sanitario, per esse-       ma anche nel contribuire al coinvolgimento dei fa-
re efficace, debba possedere delle qualità, tra cui       miliari e ad una corretta e veritiera comunicazione
la chiarezza e l’autenticità.                             con gli stessi, chiarendo la posizione dei familiari a
Promuovere un ascolto attivo, interazioni costrut-        riguardo, aiutando a distinguere i bisogni del mala-
tive tra i vari membri della famiglia, il rispetto del-   to dai bisogni dei familiari, favorendo la comunica-
le opinioni altrui e delle “differenze” di opinione,      zione tra malato e familiari in incontri congiunti e
la disponibilità ad accogliere l’altro anche nelle        focalizzati sulle scelte di fine vita.
sue diversità, rappresentano azioni in grado di fa-       Di seguito alcuni esempi di domande che lo psi-
vorire il mantenimento di un ambiente familiare           cologo può porsi per orientare il proprio lavoro in
sereno, di aumentare la coesione e il senso di            questi frangenti:
appartenenza.                                                   • I familiari conoscono le volontà del malato
La comunicazione per contro diventa ineffica-                     rispetto alle scelte di fine vita?
ce quando è ambigua e distorta, finendo per gene-               •Q  ual è la loro opinione in merito?
rare ansia, confusione e fraintendimenti. I membri              • I familiari hanno chiaro qual è il loro ruolo
della famiglia tendono in questi frangenti ad agire               nelle scelte di fine vita?
in base a false premesse e questo può generare                  • In che modo le dinamiche di questa famiglia
false interpretazioni, mistificazioni e ostacolare la             possono influenzare la comunicazione con il
capacità di affrontare situazioni difficili. In un con-           paziente relativa alle scelte di fine vita?
testo familiare dove i non detti diventano predo-               • Il ruolo ricoperto dal malato all’interno della
minanti, ecco che si erigono barriere, si creano di-              famiglia gli consente di esprimere le sue pre-
stanze e sofferenze, il “non detto” diventa indicibile            ferenze e le sue volontà?

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La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

3.1.5 S
       UPPORTARE I FAMILIARI                             emotivi e relazionali alla base del disaccordo.
      IN CASO DI FATICA AD                                Molte ricerche citano a supporto del raggiungi-
      ACCETTARE SCELTE CHE                                mento di una decisione consensuale lo strumento
      NON CONDIVIDONO                                     della family conference: un incontro tra paziente,
                                                          familiari ed équipe curante finalizzato a condivi-
All’interno della stessa famiglia, gli approcci al fine   dere l’approccio terapeutico e a stabilire obiet-
vita possono essere molto diversi e la gestione dei       tivi di trattamento, e a sondare le aspettative e i
conflitti familiari che ne possono risultare può inge-    valori personali che definiscono la qualità di vita
nerare non poche difficoltà. In tali situazioni i desi-   del malato.52
deri e le preferenze precedentemente espresse dal         Di seguito alcuni esempi di domande che lo psi-
paziente, quando opportunamente documentate,              cologo può porsi per orientare il proprio lavoro:
possono essere di aiuto.47                                     •Q  uali argomentazioni possono facilitare i
Alcuni studi evidenziano come circa il 50% delle                  familiari a comprendere il senso delle scelte
famiglie che accedono ai servizi di Cure Palliative               del loro caro?
siano famiglie “disfunzionali”, intese come nuclei             •C  ome favorire un processo di accompagna-
familiari caratterizzati da scadente coesione e co-               mento che non lasci ai familiari sensi di colpa
municazione tra i membri, frequenti conflitti, alti               ingiustificati?
livelli di depressione e rabbia repressa.48-50 Ricerche        • In caso di rapporto conflittuale con il pro-
recenti, inoltre, evidenziano come quasi la metà                  prio congiunto, i familiari riescono a ricono-
dei membri delle famiglie di pazienti deceduti nei                scerne l’individualità?
servizi di Cure Palliative abbiano vissuto conflitti           • L a fatica dei familiari ad accettare le scelte di
durante l’assistenza di fine vita del proprio caro.               fine vita del paziente riguarda il contenuto
Tali studi sottolineano come una delle maggiori                   delle scelte o è frutto di dinamiche familiari
cause del conflitto familiare fosse da imputarsi al               storiche più radicate e complesse?
tentativo dei familiari di rivendicare il controllo sul        • Quali altre figure (familiari o professionisti)
processo decisionale per la cura del paziente.51                  di fiducia è utile coinvolgere per favorire
Quando il processo decisionale non riguarda solo                  il processo di accompagnamento della fa-
la pianificazione dell’assistenza ma include anche                miglia in favore dell’autonomia decisionale
la condivisione delle scelte di fine vita del malato,             del paziente?
è evidente come l’eventuale non condivisione da
parte dei familiari delle decisioni del paziente possa
creare difficoltà che possono sfociare in veri e           3.1. 6 S
                                                                   UPPORTARE
propri conflitti.                                                 I PROFESSIONISTI
In queste situazioni il ruolo dello psicologo può es-             E LE ÉQUIPE DI CURA
sere cruciale nel dar voce, condividere, argomenta-
re e accompagnare i familiari nell’accettazione delle     La legge 219/17 costituisce un’oppor tunità per
scelte che non condividono ma che devono esse-            riflettere anche sulle pratiche del lavoro d’équipe
re sostenute per garantire l’autodeterminazione e         estendendone la visione, oltre che dal punto di
l’autonomia decisionale del paziente (art.1, comma        vista operativo, anche dal punto di vista etico.53
1), fondamenti cardine della sua qualità di vita.         Si tratta infatti di confrontarsi con le volontà e le
Anche tale processo avviene attraverso una comu-          priorità del paziente che esercita la propria au-
nicazione guidata, che interessa tutti i professionisti   tonomia, passando da una concezione della cura
coinvolti nella cura e che può essere supportata,         come tutela ad una cultura operativa che vede il
mediata e favorita dall’operato dello psicologo           paziente come protagonista attivo delle sue scelte
che diviene promotore e facilitatore dei processi         in tutto l’iter terapeutico e, a maggiore ragione, di
comunicativi, mantenendo il focus sull’autonomia          fronte alle scelte di fine vita.
decisionale del paziente e lavorando sugli aspetti        Questo passaggio, culturale prima ancora che

                                                                                                                13
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La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

professionale, consente al lavoro d’équipe di con-          conflitti, l’esercizio di modalità comunicative efficaci
cretizzarsi in tutte le sue potenzialità soprattutto        e trasparenti, sono aree di intervento costitutive
quando è necessario prendere decisioni difficili,           del ruolo professionale dello psicologo.
e questo in Cure Palliative è un evento quoti-              Le pratiche che possono essere messe in campo
diano. L’accompagnamento nella fase finale della            altrettanto ricche: colloqui congiunti con gli altri pro-
vita compor ta infatti per i membri dell’équipe             fessionisti dell’équipe, partecipazione attiva ai briefing
un particolare coinvolgimento emotivo in cui si             e ai passaggi di consegne, incontri dedicati all’analisi
manifestano meccanismi di identificazione, vissuti          dei casi, supervisione, intervisione, consulenza psico-
personali e stati affettivi a volte molto complessi:        logica al singolo operatore in difficoltà, collaborazio-
la perdita è esperienza costante così come il dub-          ne a progetti orientati al benessere dei lavoratori
bio etico, e questo costituisce un valore aggiunto          promossa dalle organizzazioni, promozione di occa-
nella misura in cui chiede agli operatori di porre          sioni formative sui temi dell’etica in Cure Palliative.
la massima attenzione alle scelte, che devono ne-           La legge 219/17 costituisce dunque per lo psicolo-
cessariamente rispettare l’unicità della persona di         go una significativa occasione di ampliamento dei
cui ci si prende cura.                                      propri campi di intervento, non solo dal punto di
Le variabili che possono rendere difficile un pro-          vista clinico, ma anche relativamente alla sua attività
cesso decisionale in équipe sono diverse. In questa         rivolta all’équipe e alle organizzazioni in cui opera.
sede ne riportiamo alcuni esempi:                           I contesti lavorativi in cui diventa possibile offrire
      • le scelte del paziente possono dare vita a         un fecondo contributo professionale si estendono
        conflitti all’interno della famiglia                inoltre a tutti gli ambiti in cui il lavoro d’équipe viene
      • le scelte del paziente e/o dei familiari posso-    esercitato (reparti ospedalieri, residenze per anziani,
        no confliggere con gli orientamenti valoriali       lungodegenze, strutture comunitarie che si avvalgo-
        degli operatori                                     no del lavoro di gruppo) e questo costituisce per lo
      • a ll’interno dell’équipe possono essere pre-       psicologo che lavora in Cure Palliative un’opportu-
        senti valori e convinzioni sulle scelte di vita     nità per favorire anche i processi di contaminazione
        diversi, e a volte incompatibili tra di loro        culturale tra i diversi nodi della rete delle cure.
      • i diversi livelli di responsabilità all’interno    Le attività orientate al supporto dell’équipe assu-
        dell’équipe sono connessi sia ai ruoli profes-      mono così una valenza più ampia di quella con-
        sionali sia a gerarchie interne (formali e non      sueta e già diffusamente riconosciuta relativamente
        formali) non sempre chiare ed esplicitate           al ruolo dello psicologo: sostenere i principi e i
      • la dimensione dell’etica non sempre è sup-         valori disciplinati dalla legge 219/17 affiancando gli
        portata da percorsi formativi e/o consulenziali     operatori impegnati all’interno di équipe multipro-
        che possano supportare i membri dell’équipe         fessionali, significa oggi promuovere fattivamente
        nei processi decisionali, e gli operatori si pos-   processi trasformativi anche sul piano culturale.
        sono trovare “scoperti” e privi di strumenti di
        fronte a dilemmi di notevole portata.
Si tratta di condizioni che, se non adeguatamen-             3.1.7. C
                                                                     ONTRIBUIRE AI
te gestite, possono dare vita a stati di malessere                  PERCORSI DI FORMAZIONE
all’interno dell’équipe curante che in letteratura                  INIZIALE E CONTINUA,
rientrano nella categoria del “moral distress”.54,55                CON PARTICOLARE
La funzione suppor tiva dello psicologo assume                      ATTENZIONE ALLA
dunque una valenza significativa nella misura in                    DIMENSIONE RELAZIONALE
cui l’équipe diventa un prezioso strumento di la-                   E COMUNICATIVA
voro, di cui prendersi cura, favorendo lo sviluppo
di empowerment e resilienza al suo interno.                 La legge 219/17 contiene un chiaro riferimento
Il supporto emotivo, la promozione di comporta-             alla centralità della formazione iniziale e continua
menti cooperativi e solidali, la gestione sapiente dei      dei medici e di tutti gli operatori sanitari rispetto

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La legge 219/17:
           QUALI POSSIBILI SPAZI DI INTERVENTO PER LO PSICOLOGO IN CURE PALLIATIVE?

alla piena attuazione dei principi e dei valori in           in tal senso a tutti gli operatori sanitari per un
essa disciplinati (art. 1, comma 10), menzionando            lavoro sinergico volto a comprendere e tutelare
la relazione e la comunicazione con il paziente,             l’unicità dei pazienti e dei sistemi relazionali in
oltre alla terapia del dolore ed alle Cure Palliati-         cui sono immersi, aprono spazi operativi impor-
ve, quali temi di rilievo.                                   tanti per lo psicologo in Cure Palliative.
Il tema della formazione degli operatori alla co-            Le sue competenze possono essere utilmen-
municazione con il paziente che affronta una ma-             te spese sia nella fase di sviluppo che di fat-
lattia inguaribile in fase avanzata e con i suoi fa-         tiva implementazione di training formativi. Il
miliari è stato oggetto di un’attenzione crescente           suo specifico contributo può concretizzarsi
in letteratura negli ultimi vent’anni, soprattutto           sia nell’insegnamento teorico delle tecniche
nei Paesi di cultura anglosassone.                           atte a promuovere una comunicazione effica-
Le evidenze disponibili sottolineano che gli inter-          ce nell’ambito di scenari relazionali complessi,
venti di formazione alla comunicazione dovreb-               sia nell’azione di facilitazione legata agli aspetti
bero essere sviluppati e realizzati da docenti con           emotivi inevitabilmente elicitati dall’impiego del-
specifica esperienza nel settore, ovvero avvezzi             la didattica esperienziale.
ad utilizzare le competenze che insegnano nella              Ciò nondimeno, come già sottolineato, questa
propria pratica professionale,56-58 dovrebbero               specificità acquisisce un senso solo se declinata
essere indirizzati a piccoli gruppi di discenti per          in integrazione con il contributo di altri pro-
favorirne la par tecipazione attiva 57 e dovreb-             fessionisti.
bero privilegiare una metodologia didattica                  Un’integrazione che deve muovere da alcune
learner-centered e practice-oriented, con l’utiliz-          premesse cruciali:
zo combinato di moduli didattici tradizionali ed                  • la conoscenza puntuale della complessità
esercitazioni pratiche (role play, discussione di                   delle prospettive, delle implicazioni e delle
casi) finalizzate a favorire l’apprendimento dall’e-                sfide, anche di carattere culturale, che l’ap-
sperienza.59,60,57,61-66 Inoltre, l’inclusione di incontri          plicazione della legge porta con sé
di follow up sembra rappresentare una modalità                    • la capacità e la disponibilità ad “ascoltare”
promettente rispetto all’obiettivo di valutare e                    tutti coloro che – medici, infermieri, OSS,
favorire il mantenimento nel tempo delle com-                       fisioterapisti… – quotidianamente effet-
petenze acquisite dai discenti.57,67                                tuano comunicazioni difficili o ne gestisco-
Queste evidenze aprono spazi di riflessione an-                     no le conseguenze, per mettere a punto
che sui potenziali limiti dei programmi esistenti:                  spunti teorici e modalità didattiche sempre
indirizzati a gruppi eterogenei di professionisti                   più rispondenti ai bisogni formativi degli
e non ad équipe, organizzati al di fuori delle re-                  operatori
altà istituzionali in cui i discenti sono impegnati               • la consapevolezza di essere par te degli
professionalmente, tenuti da formatori esterni                      stessi sistemi alla crescita dei quali si con-
ai contesti di cura. Su tali limiti è appropriato                   tribuisce, e del valore “intrinsecamente for-
interrogarsi, in considerazione sia dei vincoli                     mativo” che questo riveste per i potenziali
organizzativi che ostacolano la par tecipazione                     discenti.
ai training sia, soprattutto, del valore aggiunto            Le competenze metodologiche dello psicologo
rappresentato dalla possibilità di ottimizzare le            possono trovare applicazione, infine, nel suo
risorse interne ai sistemi istituzionali a vari livelli,     contributo alla messa a punto di programmi for-
e dei significati che accompagnano l’acquisizione            mativi rigorosamente descritti e comprensivi di
di abilità relazionali quando essa avviene pro-              una componente valutativa, non necessariamen-
prio in seno allo stesso contesto in cui saranno             te limitata (come spesso accade) alla sola valu-
tradotte in pratica.                                         tazione di gradimento ma capace di includere
I temi disciplinati dalla legge 219/17 e le compe-           procedure e strumenti congruenti con i conte-
tenze etiche, relazionali e comunicative richieste           nuti e le modalità didattiche impiegate.

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