Progetto JEWEL - Joint Easily Wafted East Laboratory Model
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Progetto JEWEL - Joint Easily Wafted East Laboratory Model PROGRAMME SEE/D/0292/4.1/X Il Progetto interviene sulla crisi di funzione e di carattere del centro storico del territorio locale e la perdita di identità della sua rinnovata comunità. Gli obiettivi globali puntano a sviluppare strategie integrate per le aree metropolitane. Il Progetto vuole contribuire ad individuare soluzioni innovative per affrontare i problemi cruciali che affliggono le aree metropolitane, come la governance locale, la mancanza di investimenti , la segregazione sociale, attraverso l'attuazione di nuova progettualità integrata per la rigenerazione urbana. Il Progetto JEWEL promuove un approccio innovativo per sfidare i fenomeni di desertificazione del centro storico del luogo. L'approccio si basa sulla creazione di un Urban Center, ovvero uno spazio per documenti e per lo sviluppo di idee innovative per il futuro della città.. Un focus specifico del progetto è rappresentato dal supporto per l'avvio e lo sviluppo di nuove imprese nel campo delle industrie creative. Capofila di Progetto: Comune di Perugia; Partners: SVILUPPUMBRIA SpA, Comune di Medias,Romania; NEA Agenzia di Sviluppo,Patrasso,Grecia; ADEP Comune di Patrasso; Comune di Sliven,Bulgaria; Comune di Sibenik, Croazia; Comune di Gjirokaster, Albania; Università di Gjirokastra, Albania. Sviluppumbria SpA: Partner responsabile per la progettazione e realizzazione di un Incubatore Diffuso per lo sviluppo e la creazione di Impresa Creativa. L’attività operativa dell’Incubatore Diffuso prende origine comunque da un luogo fisico, l’Urban Center, individuato in locali messi a disposizione dal Comune di Perugia dove si troverà: • Sportello informativo //con attività giornaliera, fornirà: - un primo livello di informazione agli utenti che si dovessero presentare circa le opportunità offerte dalla struttura (non solo Incubatore). Sarà garantito da personale messo a disposizione del Comune di Perugia; - provvede a fissare gli appuntamenti con gli esperti di Sviluppumbria per avviare la fase di supporto finalizzata alla verifica della fattibilità dell’iniziativa; - gestisce gli spazi dell’Urban Center, in particolare predispone il calendario per l’assegnazione, in via non esclusiva, degli spazi dedicati alla preincubazione. 1
• Uffici di preincubazione (2 o 3 spazi allestiti) - Piccoli spazi, max 8/10 mt2, attrezzati con scrivania, telefono e accesso a internet (anche WIFI), eventualmente con PC fisso; - Questi spazi sono destinati a ospitare, secondo turni gestiti dallo Sportello informativo, gli aspiranti imprenditori nella fase di definizione dell’idea. Gli utenti potranno fruirne a prescindere dall’assistenza degli esperti, anche per incontrare altri soggetti potenzialmente interessati (clienti, fornitori, partner, ecc.), in modo da avere una “sede operativa” già in questa fase; - Ospiteranno anche gli incontri con gli esperti per la fase di supporto diretto; - Verranno messi a disposizione previa richiesta da parte degli aspiranti imprenditori, dietro presentazione di una richiesta (sulla base di un bando aperto e a sportello che regolerà anche i servizi di cui al punto 3 successivo) che servirà per verificare in prima approssimazione la fattibilità; - Sarà stipulata con questi soggetti una piccola convenzione e un regolamento d’uso che li obbliga a determinati comportamenti, ovviamente l’uso dei locali sarà gratuito. • I servizi di assistenza diretta alla definizione dell’idea imprenditoriale I servizi di supporto consulenziale potranno essere assegnati sulla base di una richiesta a seguito di un bando (vedi sopra). Saranno erogati in primis dagli esperti in creazione d’impresa di Sviluppumbria, che concorderanno gli appuntamenti in funzione dello stato di avanzamento dei progetti. Sarà possibile, sulla base della valutazione dell’esperto che segue l’idea, attivare eventuali altri servizi (MKTG operativo, brevettazione, analisi tecnologica, ecc.) in funzione delle necessità del momento. Quest’ultima serie di servizi saranno messi a disposizione da parte di esperti (anche con un piccolo bando) che potranno diventare poi stabili fornitori delle neo imprese; potranno essere sia di estrazione privata (tendenzialmente giovani imprese/professionisti desiderosi di ampliare la propria attività, per cui “scommettono” sulla nuova impresa) che universitaria. Nell’ambito del processo di business planning, sarà anche valutata la possibilità/opportunità di supportare la nascente impresa attraverso forme di finanza agevolata. • I servizi per le imprese costituite, l’Incubatore Diffuso Il pacchetto di servizi da offrire, in maniera aperta in funzione delle reali necessità delle neo imprese, sarà caratterizzato da: Spazi localizzativi nel centro storico. Il Comune metterà a disposizione propri spazi o si farà promotore di un bando/invito a tutti i privati possessori di locali idonei all’attività di impresa. Il Comune si farà “garante” della bontà dell’iniziativa essendo questa stata accompagnata e valutata nel suo itinere da Sviluppumbria che provvederà anche ad individuare e ‘consigliare’ , se necessario, lo strumento finanziario di sostegno. 2
NOTE: Impresa Culturale e Creativa - definizioni Di economia creativa si è iniziato a parlare negli anni Novanta, quando si sono diffusi i primi studi che riconoscevano l'importanza di quei settori economici caratterizzati principalmente dall'apporto di risorse umane, dall'innovazione e dalle capacità tecnico-artistiche degli operatori. Motore di questo settore è la compagine delle industrie culturali e creative, una fetta importante e soprattutto in continua espansione dell'economia globale che comprende non solo le aree artistiche tradizionali (arti visive, arti performative, letteratura, musica) ma anche design, moda, artigianato, intrattenimento, industria del gusto, etc. Proprio la multidisciplinarietà intrinseca al concetto di creatività ha fatto sì che, ancora oggi, non esista una definizione univoca per le industrie culturali e creative, nonostante la notevole letteratura in merito. Di seguito sono riportate le definizioni più condivise e accreditate. “The Economy of Culture in Europe” (Bruxelles, 2006), studio preparato per la Commissione Europea – Directorate General for Education and Culture da KEA - EUROPEAN AFFAIRS. Nel 2006 KEA ha pubblicato, per conto della Commissione Europea, uno studio sull'economia della cultura in Europa. In questo caso la definizione del settore si basa sull'output finale prodotto dalle industrie culturali e creative:industrie culturali tradizionali. In questo caso il settore è composto dalle cosiddette espressioni artistiche (arti visive, danza, teatro, istituzioni museali, etc ...) il cui output è culturale ma non necessariamente economico. Il valore economico di questo settore è spesso considerato marginale e frequentemente le attività delle industrie culturali tradizionali sono sostenute da fondi pubblici. Industrie creative. In questo caso il settore è alimentato dalla produzione di beni culturali destinati al consumo e la dimensione economica è molto più evidente. Fanno parte di questo settore il design, l'architettura, la moda, il marketing. Libro Verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare” (titolo originale: “Unlocking the potential of cultural and creative industries”) Commissione Europea (Bruxelles, 2010). Nel 2010, all'interno dell'Agenda Digitale europea per la Cultura, la Commissione Europea ha pubblicato il Libro Verde . In questo caso la definizione delle ICC è mutuata da quella diffusa dall'UNESCO con una indicazione dei settori coinvolti: per “industrie culturali” si intendono quelle che producono e distribuiscono beni o servizi che, quando vengono concepite, sono considerate possedere un carattere, un uso o uno scopo specifici che incorporano o trasmettono espressioni culturali, quale che sia il loro valore commerciale. Oltre ai settori tradizionali delle arti (spettacolo dal vivo, arti visive, patrimonio culturale – incluso il settore pubblico), questi beni e servizi comprendono anche film, dvd, video, televisione e radio, videogiochi, nuovi media, musica, libri e stampa. “The entrepreneurial dimension of the cultural and creative industries”(Utrecht, 2010) studio preparato per la Commissione Europea – Directorate General for Education and Culture da Hogeschool vor de Kunsten Utrecht. In questo studio, in sintonia con “The Economy of Culture in Europe”, sono considerate imprese culturali quelle che producono e distribuiscono merci o servizi legati a una specifica forma di espressione culturale. Esse dunque includono i settori più tradizionali come le arti 3
visive e le arti dello spettacolo ma anche il cinema, la tv e la radio, i nuovi media, l'editoria e la stampa. Le industrie creative sono invece quelle che usano la cultura come input ma i cui prodotti hanno una funzione ben precisa. Questa classificazione include pertanto anche il design, la moda, la pubblicità e l'architettura. Inoltre, le ICC sono divise nei seguenti settori di attività: pubblicità, architettura, stampa ed editoria, design, moda, film, musica, arti dello spettacolo, arti visive, radio e televisione, ICT. Per l'Italia si possono prendere in considerazione due definizioni. “Libro Bianco sulla Creatività” - Commissione sulla Creatività e Produzione di Cultura in Italia, MiBAC (2009). Nel 2009 la Commissione sulla Creatività e Produzione di Cultura in Italia pubblicò il “Libro Bianco sulla Creatività” contenente una definizione delle ICC particolarmente adatta a descrivere la compagine italiana: • patrimonio storico e artistico – rappresentato dai beni e dalle attività culturali (secondo l'accezione legislativa italiana) ovvero patrimonio culturale, arti dello spettacolo, architettura, musica e arti contemporanee; • industria dei contenuti, dell'informazione e delle comunicazioni – dove il fil rouge è l'integrazione dell'high tech nella produzione di servizi (editoria, cinema, pubblicità, tv e radio, software sciences); • cultura materiale – incentrata sulla produzione di servizi e di oggetti, comprendente i macro settori della moda, del design e dell'industria del gusto. “C/C Cultura e creatività – ricchezza per l'Emilia Romagna” ERVET (Bologna, 2012). La ricerca ERVET del 2012 condotta sulle ICC dell'Emilia-Romagna è un preziosissimo strumento per conoscere lo stato attuale del settore e soprattutto per ideare azioni atte a sostenerlo. In questo caso, la definizione delle ICC tiene conto sia delle indicazioni del Libro Bianco che di quella più generica del Libro Verde. Secondo tale studio, ad accomunare le imprese catalogate come creative sono tre fattori: • l'utilizzo di saperi culturali (nuovi e tradizionali) e creativi quale input per la produzione; • la produzione di senso e valore estetico, in aggiunta ed integrata alla mera funzione di prodotto/servizio; • l'accezione “artigiana” della produzione, volta all'unicità del prodotto finale, contrariamente alla serialità della produzione di stampo industriale. Lo studio presenta 5 categorie principali, identificate come ICC standard, a cui si aggiunge l'industria del design, le imprese innovative high tech e i settori laterali di impatto. Impresa Culturale e Creativa - peculiarità del settore e impatto sull'economia Come evidenziato nella sezione precedente, definire, identificare e misurare il settore delle ICC è una questione ancora aperta. I confini delle imprese culturali e creative sono infatti in continua evoluzione; ai settori culturali tradizionali (musica, teatro, patrimonio culturale ...) si aggiungono oggi design, architettura, grafica, moda, turismo e pubblicità. Inoltre, le stesse industrie tradizionali si stanno avvicinando 4
sempre più al settore creativo creando interessanti ibridazioni. Se si prende in considerazione il settore ICC in Europa, è subito evidente una iniziale divisione geografica: nel Nord Europa l'approccio a questo settore è “technology- driven”, legato quindi agli aspetti più recenti e meno tradizionali del settore creativo. I Paesi dell'Europa Centrale e Meridionale invece, mostrano un chiaro orientamento alle attività legate al patrimonio culturale, “heritage-driven” quindi, e si focalizzano maggiormente sulle imprese culturali tradizionali. Questo comporta una diversità nelle politiche volte al sostegno del settore e conseguenti difficoltà nell'individuare una definizione concordata. Tuttavia, si possono rilevare alcune caratteristiche comuni al variegato settore delle ICC: • prevalenza di PMI, ditte individuali e libri professionisti; • alto tasso di innovazione tecnologica, non-tecnologica e sociale; • alto contenuto di conoscenza; • multidisciplinarietà e varietà nei settori di applicazione. Inoltre, la maggior parte degli addetti del settore creativo possiede un livello di formazione universitario di secondo livello o un master di secondo livello, quindi una preparazione accademica molto alta. La formazione, tuttavia, è prevalentemente artistica o legata a percorsi formativi legati alla comunicazione. Il creativo necessita di nozioni gestionali, legali e commerciali, unitamente alle competenze in materia di fundraising e di strategie di “accesso al mercato”. CONTATTI Nadia Libera Imbroglini Tel +39 0755681215 Fax +39 0755722454 email:n.imbroglini@sviluppumbria.it Alberta Niccolini Tel +39 0755681263 Fax +39 0755722454 Email: a.niccolini@sviluppumbria.it 5
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