Presentazione dei materiali - Secondo Forum nazionale 1 giugno 2013 Roma, Centro Congressi Frentani

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Stati generali della conoscenza
                           Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

                                         Secondo Forum nazionale
                                               1 giugno 2013
                                       Roma, Centro Congressi Frentani

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    1 giugno 2013               Presentazione dei materiali
        Roma

Dal 1^ Forum nazionale del maggio 2011, le Associazioni e le Organizzazioni promotrici degli Stati
Generali della conoscenza hanno continuato un cammino di confronto e approfondimento delle
tematiche condivise che ha portato al 2^ Forum nazionale di oggi, 1 giugno 2013.
Sono stati prodotti materiali che oggi diffondiamo, per continuare insieme quel lavoro, nella
convinzione che nessuna decisione “politica” può avvenire senza il coinvolgimento degli operatori
e dei fruitori della conoscenza stessa e nella speranza di includere in questo processo tutte le
persone interessate alla valorizzazione della conoscenza in Italia.

I materiali:
•   Il Documento base “Un progetto per la Conoscenza”, che sarà presentato in apertura dei
    lavori del 2^ Forum, costituisce la sintesi complessiva delle riflessioni condivise tra tutti i
    membri del Comitato promotore degli Stati generali della conoscenza. Esso, in continuità con i
    documenti e gli esiti del 1^ Forum nazionale di maggio 2011, è stato elaborato durante gli
    incontri di 4 gruppi di lavoro e delle riunioni plenarie del Comitato.
•   Le Tematiche discusse. I 4 gruppi in cui si è suddiviso operativamente il Comitato, a partire
    dalle conclusioni dei lavori del 1^ Forum nazionale di maggio 2011, hanno elaborato nel
    periodo settembre-dicembre 2012 un documento in cui hanno messo a fuoco i temi più
    significativi e indifferibili per ciascuna tematica. Durante il 2^ Forum, nella prima parte dei
    lavori, i partecipanti suddivisi nei 4 gruppi, coordinati dai membri del comitato promotore e
    guidati nella discussione da uno o più esperti, si confronteranno su tali temi e formuleranno
    proposte in ordine a tempi e priorità.
•   Le proposte – le tematiche e il territorio. Nel periodo gennaio-maggio 2013 i gruppi e l’intero
    comitato promotore hanno elaborato delle proposte per la realizzazione di forum territoriali da
    effettuarsi da settembre 2013 in poi. L’idea è quella di coinvolgere un numero sempre
    maggiore di persone, a partire dagli operatori della conoscenza, incontrandoli direttamente sui
    territori, per la determinazione delle azioni per la realizzazione delle necessarie sinergie tra
    conoscenza e sviluppo del Paese. Durante il 2^ Forum, nella seconda parte dei lavori, i
    partecipanti a ciascun gruppo, coordinati dai membri del comitato promotore, pianificheranno
    tali attività, sulla base delle proposte che troverete nei materiali di seguito riportati.
Roma, 1 giugno 2013

                                           I promotori
                             degli Stati Generali della Conoscenza

ADI (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), AIMC, AGENQUADRI, ARCI, AUSER,
CGD, ConpAss, CGIL, CIDI, CIP (Comitato Insegnanti Precari), EDAFORUM, FLC CGIL, FNISM,
FONDAZIONE DI VITTORIO, LEGAMBIENTE, LEGAMBIENTE Scuola Formazione, LEND,
LIBERA, LINK, MCE, MIEAC, MSAC, PROTEO Fare Sapere, RETE 29 APRILE, RETE
STUDENTI MEDI, RETE DELLA CONOSCENZA, SPI CGIL, UCIIM, UDS, UDU

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Stati generali della conoscenza
                    Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

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                         1 giugno 2013
                 Roma, Centro Congressi Frentani
                          via Frentani,4

                             Programma

                  ore 10,00 – 11,00 Riunione in plenaria
Presentazione del documento Un progetto per la conoscenza elaborato dal
                           Comitato Promotore.
                     Indicazioni per i lavori dei gruppi;

                    ore 11,00 – 13,00 Lavori dei gruppi
 Riflessione e confronto su Un progetto per la conoscenza in relazione a
                “Conoscenza, Costituzione, Diritti e Welfare”
 “Conoscenza: tempi, luoghi e relazioni per l’apprendimento permanente”
               “Conoscenza: modalità, metodologie, processi”
                      “Conoscenza, sviluppo, lavoro”.

                     ore 13,00 – 14,00 Pausa pranzo;

                   ore 14,00 – 17,00 Lavori dei gruppi.
                   Organizzazione dei Forum territoriali

                  ore 17,00 – 18,00 Riunione in plenaria
     Restituzione dei lavori di gruppo. Sintesi. Calendario degli impegni

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Stati generali della conoscenza
   Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

     Documento base

   Un progetto
per la conoscenza

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                          Un progetto per la conoscenza
      “Istruzione, formazione e ricerca sono il principale fattore per garantire l’esercizio dei
      diritti di cittadinanza, evitare il declino civile ed economico del paese, costruire un
      modello di sviluppo fondato sulla qualità.
      La conoscenza fa la differenza; istruzione, ricerca e cultura sono elementi costitutivi di
      una società fondata su uguaglianza, giustizia sociale, piena e buona occupazione.
      Democrazia conoscenza sono interdipendenti: l’affermazione dei diritti passa, infatti,
      attraverso l'accesso universale alla formazione e alle informazioni, per comprendere e
      governare la complessità della società contemporanea.”
                                                            Da Stati Generali della Conoscenza,
                                                                                      APPELLO,
                                                                                  dicembre 2010

Premessa
    Il mondo della conoscenza nel nostro Paese negli ultimi tempi è stato trascurato e, spesso,
bistrattato, come appare in modo evidente anche nella condizione di abbandono dei luoghi della
conoscenza, edifici scolastici, sedi universitarie, istituti di ricerca.
    È necessario, quindi, riprendere concretamente un’idea o meglio un appello che ci viene
dall’Unione Europea un ventennio fa, quello cioè di puntare sul “capitale umano, sulle intelligenze”,
la risorsa principale dell’Europa (cfr. J. Delors, Libro Bianco Crescita, competitività ed
occupazione, 1993). E questo non solo per aumentare competitività e occupazione, ma soprattutto
per promuovere coesione e sviluppo. Bisogna convincersi che oggi o l’Italia per il futuro investe
nella conoscenza o non ci sarà futuro per un’Italia coesa, democratica ed emancipata.
    Tale investimento, però, non può essere realizzato in maniera estemporanea o, peggio,
seguendo le logiche dei rattoppi e delle urgenze. Esso richiede un progetto coerente che faccia
fronte alla vera emergenza, quella dello sviluppo della conoscenza, come unica strada per lo
sviluppo sociale, economico e culturale del Paese. Da troppo tempo, infatti, la ratio che ha
attraversato i provvedimenti e gli interventi sul mondo della conoscenza è stata solo quella del
risparmio economico. È certamente accettabile e anche responsabile pensare che la politica e il
buon governo debbano “eliminare sprechi e inefficienze, garantire il controllo dei conti pubblici,
liberare risorse da utilizzare per interventi di sviluppo, ridare efficienza al settore pubblico”, ma è
impensabile che tutti i risparmi si debbano fare sulla scuola, l’università e sulla conoscenza e tutto
lo sviluppo nasca altrove. Questa è una logica che ci ha portato sull’orlo del baratro, bisogna
cambiare modo di pensare e di intervenire.
    È necessario finalmente cominciare a pensare che il cambiamento, l’innovazione, lo sviluppo
passano dalla promozione e il sostegno al mondo della conoscenza. È necessario pensare a
costruire un progetto, unico, coerente, per l’intero mondo della conoscenza. Un progetto che tenga
conto della qualità e della centralità del ruolo dei contesti formali quali la scuola, l’università e la
ricerca. Un progetto che dia valore agli apprendimenti, anche nei contesti non formali, come a
quelli informali. Un progetto che coinvolga associazioni e movimenti, che direttamente e
indirettamente lavorano per lo sviluppo della conoscenza. Un progetto serio, concreto,
lungimirante, che promuova sviluppo e democrazia, ma che soprattutto ridia speranza. Un progetto
che finalmente inverta la rotta, cambiando logiche e metodo e puntando su fondamentali
obiettivi da perseguire e raggiungere entro il 2020.

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Il cambiamento del metodo
Un progetto sulla conoscenza richiede l’abbandono di vecchie logiche, ma richiede anche
l’adozione di nuovi metodi.
Chi decide non può farlo da solo, ha bisogno di ascoltare i cittadini. Ascoltarli, però, non
formalmente, senza che ci siano effetti, conseguenze. L’ascolto deve essere attivo, significativo,
deve scaturire dalla convinzione che senza il coinvolgimento degli operatori e dei fruitori della
conoscenza non può esserci decisione “politica”, intesa come decisione “del popolo”, ma ci sarà
solo decisione di “palazzo”.
Ripristinare i canali di comunicazione che connettono il livello dei decisori politici con quello più
ampio che costituisce la base della piramide decisionale è l'unica garanzia di crescita
contemporanea sia della politica che della consapevolezza del paese che ne rappresenta il senso
comune condiviso.
Noi che da più anni lavoriamo nel tavolo degli Stati Generali della Conoscenza, dove sono coinvolti
soggetti diversi ed eterogenei, sappiamo bene che non è impresa facile, ma sappiamo anche che
l'obiettivo è oggi talmente centrale che vale l'impresa.
Il primo ascolto deve riguardare due aspetti fondamentali per lo sviluppo del progetto:
− la definizione del profilo del professionista della conoscenza;
− le condizioni per la garanzia della qualità della conoscenza, con particolare riguardo ai tempi,
    alle strutture, agli strumenti e ai nuovi scenari della storia attuale, tra cui più di tutti le nuove
    tecnologie e l’impegno per la cittadinanza partecipata.

E questo sarà il primo passo verso una conoscenza veramente “democratica”.

Gli ambiti e gli obiettivi del progetto
L’elaborazione di un progetto, unico e coerente, e il cambiamento di metodo, devono puntare al
conseguimento di obiettivi chiari e concreti e la ridefinizione di processi per integrare i settori del
mondo della conoscenza. Sarebbe facile proporre ricette, ma non sarebbe coerente con quanto fin
qui detto. Alcune questioni, però, sembrano talmente evidenti e necessarie che non è possibile
non richiamarle. Quattro gli ambiti di intervento e tanti gli obiettivi da condividere e da raggiungere:

- Diritti e Welfare. La possibilità di accedere ai gradi più elevati di istruzione è uno strumento
  chiave per definire la cittadinanza attiva e consapevole nella cosiddetta società della
  conoscenza: il libero accesso al sapere è oggi imprescindibile in termini di libertà dalla
  precarietà e di autonomia di decisione dei propri percorsi di vita. La garanzia di accesso alla
  conoscenza per tutte e tutti passa infatti dalla possibilità di avere un sistema di welfare e di
  diritto allo studio funzionante e di qualità, che individui dei criteri di base uguali per tutti e che ne
  verifichi l'attuazione;

- Apprendimento permanente. Nella società della globalizzazione e dei localismi, densa di
  rischi e di possibilità, dove da un lato si acuiscono le ingiustizie e dall’altro attraverso i social
  network si organizzano proteste e rivolte di importanza davvero epocale, la possibilità per tutti di
  apprendere per tutto il tempo della vita – giovani, adulti, anziani - diventa la chiave per
  l’esercizio della cittadinanza attiva, per lo sviluppo umano, sociale ed economico, per
  l’inclusione sociale. È una prospettiva che vede il nostro Paese fortemente in ritardo e che
  necessita di una coraggiosa innovazione dei sistemi di elaborazione e condivisione dei saperi,
  di rilevazione e validazione delle competenze comunque apprese, formali, non formali e
  informali. Una testa ben fatta è una testa che impara ad imparare e continua a farlo non solo
  per necessità legate all’inserimento lavorativo, ma anche per essere consapevoli e poter
  partecipare ai profondi e rapidi cambiamenti della società, per realizzarsi come persona e per il
  piacere di farlo.

− Scuola e università nuove e di qualità. Nell’attuale scenario di forte incertezza, veloce
  trasformazione dei sistemi formativi e sviluppo delle Tecnologie dell’Informazione e della
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   Comunicazione (TIC), occorre ri-vedere i processi e le modalità della conoscenza e ri-pensare
   metodologie più efficaci per lo sviluppo di competenze di cittadinanza. Bisogna mettere mano
   all’innovazione delle metodologie, dei processi, dell’intero sistema formale, aprendosi e
   potenziando la scuola pubblica. La scuola e l’università del futuro devono garantire istruzione e
   alta formazione di qualità, devono essere inclusive, pubbliche, aperte, secondo un approccio di
   sinergia tra didattica e ricerca. Qualsiasi progetto sulla conoscenza dovrà necessariamente
   prevedere l’interazione dei contesti formali, non formali e informali, e il contributo delle
   associazioni e dei movimenti, della società e delle imprese, senza perdere di vista la centralità
   dell’istruzione pubblica.

− Sviluppo e occupazione. In Italia la relazione tra conoscenza, lavoro e sviluppo vive una
  situazione fortemente negativa: da una parte un sistema produttivo frammentato e con grandi
  differenziazioni sul piano dell’innovazione esprime una domanda insufficiente nei confronti del
  sistema della conoscenza, dall'altra le scelte di disinvestimento nella ricerca e in tutti i livelli
  della formazione producono dequalificazione e ostacolano la diffusione dell'innovazione e lo
  sviluppo economico e civile del paese. A fronte di questa situazione bisogna rifondare le
  relazioni positive tra i sistemi della conoscenza e lo sviluppo economico e sociale. Partendo da
  un’analisi dell’attuale situazione e delle connessioni fra formazione e ricerca da un lato e lavoro
  e sviluppo dall’altro, occorre dare una risposta diversa e più aderente all'idea di sviluppo equo e
  sostenibile: il sistema della conoscenza è l’unico che può stimolare e sostenere l'innovazione
  economica e sociale, individuando i nuovi profili di competenza e ridefinendo il rapporto e
  l'interazione fra formazione, ricerca, lavoro e sviluppo.

All’interno di questi ambiti, gli obiettivi da raggiungere sono molteplici nel lungo termine, ma quattro
ci sembrano quelli fondamentali, che potremmo definire generativi di sviluppo, da raggiungere nel
medio termine.

Primo obiettivo generativo
Favorire e rendere concretamente possibile a tutti l'accesso alla
conoscenza, in quanto tutti sono titolari del diritto ad apprendere.
    Ciò comporta l'attivazione di nuovi strumenti di welfare rivolti agli studenti o alle loro famiglie. Il
welfare studentesco deve divenire, in questa chiave, strumento che promuove anche il successo
formativo.
    Rimuovere le barriere all'accesso all'istruzione, tuttavia, significa anche intervenire sugli ostacoli
"immateriali" che si frappongono tra le ragazze e i ragazzi e il loro percorso formativo: la
generalizzazione della scuola dell'infanzia, il rafforzamento delle competenze di base e
l'allungamento del tempo scuola rappresentano politiche di promozione dell'eguaglianza e,
insieme, strumenti indispensabili per favorire l'accesso alla conoscenza, nel senso della
prosecuzione consapevole del percorso di studi, dentro e oltre l'obbligo di istruzione.
    Ulteriore elemento di garanzia di accesso è il riconoscimento del diritto all'apprendimento
permanente come diritto sociale fondamentale, come affermato nella nostra Costituzione, nella
una duplice accezione: essenziale come presidio significativo in sé oltre che generativo di altri
diritti.
    Vanno approntate politiche universalistiche di welfare che garantiscano la continuità di reddito,
diritti e tutele anche a tutte e tutti coloro che oggi ne sono esclusi. Ciò significa:
    - estendere le misure di sostegno al reddito (Aspi) anche a coloro che oggi ne sono esclusi
         (assegnisti di ricerca, docenti a contratto, cococo, cocopro: tutte le lavoratrici e i lavoratori
         parasubordinati) e abbassare i requisiti di accesso in termini di anzianità contributiva;
    - estendere la tutela della malattia per le lavoratrici e i lavoratori precari, equiparandone l'entità
         e la possibilità di fruizione a quella dei lavoratori stabili;
    - istituire il diritto all'indennità di maternità universale per tutte coloro che, da precarie o senza
         lavoro, non possono accedere alla tutela della maternità prevista per le lavoratrici stabili;
         estendere il congedo per paternità obbligatorio anche per i lavoratori non subordinati;

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   - estendere l’accesso ai diritti sindacali (elettorato attivo e passivo all'elezione delle RSU,
      sciopero, assemblea, distacchi) ai precari;
   - istituire un reddito di base contro la dispersione delle competenze e come liberazione dal
      ricatto, rivolto a coloro che non hanno anzianità lavorativa o non hanno maturato i requisiti di
      accesso,previsti dall’attuale legislazione, per la fruizione degli ammortizzatori sociali.
   A tutto ciò è necessario affiancare politiche di contrasto alla precarietà, condizione che nei
comparti della conoscenza, oltre all'impatto violento sulle biografie dei soggetti, determina anche
una mortificazione della qualità complessiva dei sistemi formativi e di istruzione e un deficit di
democrazia.
   Diviene fondamentale,quindi, una legge quadro sul diritto allo studio e la definizione dei LEP,
non essendo possibile realizzare nessuna delle proposte/condizioni suindicate se si prescinde da
un contesto di riferimento unitario a livello nazionale.

Secondo obiettivo generativo
Sviluppare un sistema di apprendimento permanente
In una società, come l’attuale, in rapido e profondo cambiamento tecnologico, economico e
sociale, il deperimento e l’inadeguatezza delle conoscenze acquisite è particolarmente rapido.
L’Italia si presenta,in questo contesto, come un paese con forti rischi di dealfabetizzazione o
analfabetismo di ritorno.
I dati sono preoccupanti: nel 2007, il 48% della popolazione italiana tra i 25 e 64 anni ha
conseguito al massimo la licenza media , contro una media UE del 29%, senza considerare il 20%
della popolazione ultrasessantacinquenne, oltre 12 milioni di persone, delle quali ad oggi non sono
disponibili dati.
Altre indagini ci dicono che nel nostro Paese residua una percentuale altissima ( circa il 35%) di
popolazione che vive in situazione di sostanziale illetteratismo, rispetto a una media del 10-15%
dei Paesi più avanzati.
A questa parte di popolazione a rischio bisogna aggiungere un 30% di adulti con fragili
competenze, esposte al rischio di rapida obsolescenza.
In sintesi, solo un 35% di italiani possiede un adeguato livello di formazione culturale, contro il 50-
70% dei Paesi più avanzati.
Apprendimento permanente e orientamento rappresentano i due processi che, integrandosi,
costituiscono la condizione e la premessa per l'esercizio del diritto, di tutti e di ciascuno, di divenire
artefici del proprio destino educativo, culturale e professionale, per tutto l’arco della vita.
Per il nostro Paese l’assunzione di questa prospettiva rappresenta una rivoluzione culturale,
un'opportunità che va quindi colta immediatamente, ponendosi da subito l'obiettivo di come
affrontare le criticità che ne hanno fin qui impedito la costruzione. In particolare:
     - La dorsale informativa: come si realizza l'interoperabilità delle Banche Dati, indispensabile
         per poter ricostruire il patrimonio culturale e professionale dei cittadini;
     - Il libretto formativo: è uno strumento che richiede di essere ampliato in modo da poter
         comprendere “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale e
         informale, nelle varie fasi della vita”;
     - La certificazione delle competenze, con particolare riferimento all’individuazione e
         validazione degli apprendimenti non formali e informali;
     - Le reti territoriali: individuazione dei soggetti delle reti territoriali per adulti, pubblici e del
         privato sociale, le infrastrutture culturali (biblioteche, musei, teatri, ...), le università, le
         rappresentanze datoriali, le rappresentanze sindacali, le camere di commercio, i poli
         tecnico professionali, l’osservatorio sulla migrazione,……… ;
     - La governance, ovvero chiara individuazione dei diversi livelli di responsabilità
         nell’attuazione delle politiche nazionali, regionali e locali, evitando sovrapposizioni e
         burocratismi;
     - La qualità dell’offerta: devono essere stabiliti dei criteri che non ingessino l'offerta, portando
         a sistema le migliori esperienze da anni realizzate a livello regionale e provinciale;
     - La visibilità delle opportunità e la chiarezza degli sbocchi;

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   -    La regia: va riconosciuto il ruolo centrale della scuola pubblica, a cui va affidata “la regia”
        che tenga insieme tutte le variabili dell’apprendimento permanente, integrandole con
        l’orientamento lungo tutto l’arco della vita, attività altamente interconnesse.
La valorizzazione e la realizzazione dell’apprendimento lungo tutta la vita richiedono, infatti, una
riconsiderazione della scuola pubblica, istituzione con funzioni non più cronologicamente collocate
e limitate.

Terzo obiettivo generativo
Innovare ed investire nella scuola e nell’università.
A fronte della svalorizzazione di istruzione pubblica e professionalità docente, dell'individualismo
imperante, dell'assenza di cooperazione, dell'arretratezza del nostro sistema educativo, occorre
porre mano alla scuola pubblica e all’Università per innovare e valorizzare l’enorme quantità di
risorse presenti da tempo mortificate da riduzioni e tagli. È necessario che i decisori politici
comprendano che, senza la scuola e l’università, il nostro Paese non va da nessuna parte.
Bisogna finalmente parlare una lingua nuova il cui lessico prevede parole come Competenze di
cittadinanza, Etica della responsabilità e della cura, Etica pubblica, Scuole e Università aperte,
Qualità, Cooperative learning, Apprendistato cognitivo, Motivazione, Conoscenze flessibili,
Ricerca-azione, Rete delle conoscenze, Nuove tecnologie, Ambiente di apprendimento, Continuità
educativa, sviluppo e cura della Professione docente, Formazione degli insegnanti, Valutazione
formativa…
Il ruolo delle istituzioni della conoscenza oggi si gioca sul terreno della cittadinanza, sulla capacità
cioè di formare persone in grado di governare la propria vita, educando ai valori condivisi, alla
legalità ed alla consapevolezza dei propri diritti. È dunque compito prioritario dei processi
educativi, da un lato, formare mentalità critiche, capaci di risolvere problemi, abituando al dubbio,
all’imprevisto, alla curiosità; dall’altro, educare ad un pensiero razionale e scientifico, individuando i
saperi di cittadinanza indispensabili per vivere, lavorare, continuare a studiare. Ne deriva che è
necessario: 1. sapere di più e meglio in ogni fase della vita; 2. ripensare al sapere che serve; 3.
riorganizzare profondamente i percorsi di istruzione, formazione e ricerca ed i sistemi di
valutazione ad essi collegati.

Quarto obiettivo generativo
Ristabilire l’imprescindibile collegamento tra conoscenza, sviluppo e
occupazione.
Fra gli altri, anche recenti studi di Bankitalia hanno calcolato il ritorno, nel medio e lungo termine,
degli investimenti pubblici in conoscenza, sia in termini di maggiori entrate fiscali derivanti dalla
crescita economica, che di minore spesa sociale e sanitaria.
In particolare, tre macro-obiettivi, per creare occupazione qualificata, soprattutto giovanile,
possono essere immediatamente realizzati:
1. realizzare entro il 2020 l'obiettivo del 15% di adulti in formazione, attraverso un piano
   permanente finalizzato all'acquisizione di un diploma o di una qualifica professionale, insieme
   ad una politica economica a sostegno dell'innovazione. Muovendo queste due leve, è
   prevedibile un aumento dell'occupazione e dei redditi da lavoro, in considerazione del
   differenziale esistente tra tasso di occupazione e livelli di reddito dei soggetti che hanno
   conseguito la sola licenza media rispetto a chi ha titoli superiori;
2. aumentare gli investimenti in formazione e ricerca e promuovere reti stabili di interazione tra le
   filiere della formazione e della ricerca e quelle produttive: Ne derivano una maggiore capacità
   del nostro sistema produttivo di crescere puntando su qualità e innovazione e un aumento della
   domanda di lavoro qualificato;
3. promuovere piani di edilizia scolastica, indirizzati verso la sicurezza e il risparmio energetico,
   sostenere il risanamento, la bonifica e la messa in sicurezza del territorio, con la promozione
   della green economy, insieme alla valorizzazione dei beni culturali, con un impegno istituzionale
   serio sulla formazione dei profili professionali e delle competenze coerenti. Si creano in tal

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modo posti di lavoro qualificati per i giovani e si indirizza il Paese verso un nuovo modello di
sviluppo.

  Ci rivolgiamo a tutti coloro che credono che occorra innovare l’istruzione, la formazione
  e la ricerca del nostro paese, investendo le risorse indispensabili per realizzare le
  riforme necessarie alla creazione, all'organizzazione e alla diffusione dei saperi.
  Valorizzazione del lavoro, uguaglianza, libertà, laicità e interculturalità sono i valori
  costituzionali di riferimento di una autentica azione riformatrice. La società e l’economia
  della conoscenza devono diventare un obiettivo concreto per l’Italia e per l’Europa.
                                                        Da Stati Generali della Conoscenza,
                                                                  APPELLO, dicembre 2010

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Stati generali della conoscenza
            Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

               Gruppo 1
“Conoscenza, Costituzione, Diritti e Welfare”

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Stati generali della conoscenza
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                   1. Le Tematiche discusse
Premessa
Nella crisi che attraversiamo si intrecciano dimensioni diverse rispetto alle quali la
conoscenza si pone come crocevia: crisi economica e occupazionale, crisi del modello di
sviluppo e di consumi e crisi democratica possono trovare risposta e alternative a partire
dalla centralità della conoscenza, dalla generalizzazione della possibilità di accedervi e
dalla sua capacità di fondare e orientare i processi di sviluppo economico.

Per decostruire una visione neutrale e tecnicistica del processo della conoscenza diviene
fondamentale costruirvi percorsi di democrazia e di cittadinanza effettiva. A questo
proposito i temi dell'accesso, della democrazia e della qualità complessiva dei sistemi di
istruzione e formazione assumono particolare rilievo.

I temi
Per favorire l'accesso alla conoscenza è, in primo luogo, fondamentale rendere
concretamente possibile l'accesso ai luoghi dell'istruzione scolastica e universitaria. Ciò
comporta l'attivazione di nuovi strumenti di welfare rivolti agli studenti o alle loro famiglie.

Riguardo all'università, in un paese con un sistema di diritto allo studio incompiuto e
inadeguato che ancora sconta lo scandalo degli idonei non vincitori, si tratta di
promuovere un ribaltamento di visione: è necessario costruire una integrazione di
strumenti di reddito diretto (contributi monetari) e indiretto (servizi; mobilità; abitare;
accesso a occasioni culturali e formative extracurricolari, valorizzazione del sistema di
saperi informali e non formali in un'ottica di qualità culturale del territorio) che abbattano le
barriere economiche nella fase di ingresso e solleciti la qualità del sistema. Il welfare
studentesco deve divenire, in questa chiave, strumento che promuove anche il successo
formativo.

Rimuovere le barriere all'accesso all'istruzione, tuttavia, significa anche intervenire sugli
ostacoli "immateriali" che si frappongono tra i le ragazze e i ragazzi e il loro percorso
formativo, nella consapevolezza che l'effettivo esercizio del diritto all'apprendimento si
persegue con azioni precoci e strategie mirate lungo l'intero arco temporale della
formazione. Per queste ragioni la generalizzazione della scuola dell'infanzia, il
rafforzamento delle competenze di base e l'allungamento del tempo scuola rappresentano
politiche di promozione dell'eguaglianza e, insieme, strumenti indispensabili per favorire
l'accesso alla conoscenza, nel senso della prosecuzione del percorso di studi, dentro e
oltre l'obbligo di istruzione.

Ulteriore elemento di garanzia di accesso è il riconoscimento del diritto all'apprendimento
permanente come diritto sociale fondamentale, come ricordato dalla nostra Costituzione;
diritto fondamentale, in una duplice accezione: come presidio significativo e in quanto
generativo di altri diritti.

Inoltre è necessario che vengano attivate politiche di contrasto alla precarietà. Precarietà
che nei comparti della conoscenza, oltre all'impatto violento sulle biografie dei soggetti,
determina anche una mortificazione della qualità complessiva dei sistemi formativi e di
istruzione e un deficit di democrazia. E' importante ricordare che le lavoratrici e i lavoratori

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Stati generali della conoscenza
                           Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

precari costituiscono quasi la metà dei lavoratori delle scuole, delle università, degli enti di
ricerca pubblici e privati.

Le proposte
Per quanto attiene al mandato rivolto al nostro gruppo di lavoro, sosteniamo la necessità
di approntare politiche universalistiche di welfare che garantiscano la continuità di reddito,
diritti e tutele anche a tutte e tutti coloro che oggi ne sono esclusi. Ciò significa:
-      estendere le misure di sostegno al reddito (Aspi) anche a coloro che oggi ne sono
       esclusi (assegnisti di ricerca, docenti a contratto, cococo, cocopro: tutte le lavoratrici
       e i lavoratori parasubordinati) e abbassare i requisiti di accesso in termini di anzianità
       contributiva;
-      estendere la tutela della malattia per le lavoratrici e i lavoratori precari equiparandone
       l'entità e la possibilità di fruizione a quella dei lavoratori stabili;
-      istituire il diritto all'indennità di maternità universale per tutte coloro che da precarie o
       senza lavoro non possono accedere alla tutela della maternità prevista per le
       lavoratrici stabili;
-      estendere il congedo per paternità obbligatorio anche per i lavoratori non subordinati;
-      garantire l’accesso ai diritti sindacali (elettorato attivo e passivo all'elezione delle
       RSU, sciopero, assemblea, distacchi);
-      istituire un reddito di base contro la dispersione delle competenze e come liberazione
       dal ricatto, rivolto a coloro che non hanno anzianità lavorativa o non rispettano i
       requisiti di accesso per la fruizione degli ammortizzatori sociali;

Quanto detto non può prescindere da un contesto di riferimento unitario a livello nazionale.
In tale percorso diviene fondamentale una legge quadro sul diritto allo studio e la
definizione dei LEP, che oltre a rappresentare per le regioni standard qualitativi elevati cui
adeguarsi, devono assicurare la tenuta nazionale del sistema, garantendo equità su tutto il
territorio nazionale, anche con le necessarie misure di compensazione tra territori.
In uno sfondo di federalismo fiscale, la redistribuzione delle risorse costituisce anche uno
strumento strategico di compensazione fondamentale.

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Stati generali della conoscenza
                          Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

                               2. Le proposte
                          - le tematiche e il territorio -

La premessa
Nella crisi che attraversiamo si intrecciano dimensioni diverse rispetto alle quali la
conoscenza si pone come crocevia. Crisi economica e occupazionale, crisi del modello di
sviluppo e di consumi, crisi democratica possono trovare risposta e alternativa a partire
dalla centralità della conoscenza, dalla generalizzazione della possibilità di accedervi e
dalla sua capacità di fondare e orientare i processi di sviluppo economico e di
cambiamento sociale.
Per decostruire una visione neutrale e tecnicistica del processo della conoscenza diviene
fondamentale costruirvi percorsi di democrazia e di cittadinanza effettiva. A questo
proposito i temi dell'accesso, della democrazia e della qualità complessiva dei sistemi di
istruzione e formazione assumono particolare rilievo.

Il forum territoriale
Nel quadro di questa premessa, ci sembra opportuno predisporre un intervento sul
territorio che non abbia carattere “localistico”, ma sia individuato per la significatività delle
esperienze, delle risorse e dei bisogni che può esprimere. La crisi e le politiche di austerity
che l'hanno accompagnata precipitano nelle biografie dei soggetti: amplificandone le
domande e mettendo in luce l'assenza del welfare pubblico che scarica su famiglie sempre
più affaticate compiti di sostegno e cura; ma, in alcuni casi produce anche esperimenti di
mutualismo, avanzamenti normativi e dunque nuova ricchezza sociale. In questa
prospettiva, pensiamo ad un'iniziativa diversa dal classico “convegno”di esperti, quanto
piuttosto a creare uno “spazio di parola e di reciproco ascolto ”, pubblico e aperto a diversi
soggetti/testimoni che indaghi i volti e i vissuti di soggetti e generazioni diverse, con il
compito di raccontare una condizione, presentare un'esperienza e aprire ad una proposta
politica.
Possono essere interessanti al riguardo anche esperienze di autoorganizzazione, più o
meno formalizzate portatrici di un'elaborazione, di una criticità, di percorsi in certa misura
generalizzabili.

Contesto e temi
Due, essenzialmente, gli elementi di cornice unificante che ci sembrano poter costituire un
contenitore per la pluralità dei soggetti e dei percorsi a cui dare spazio di parola/azione:
a) il “diritto all'accesso ai diritti”, comunque questi siano declinati;
b) la forte riproposizione del welfare pubblico, in termini di proposta indirizzata ai decisori
    politici, in alternativa alle tante forme di “welfare domestico/familiare” che in questi anni
    hanno dovuto sopperire alle manchevolezze o assenze del pubblico.
Si sono ipotizzati alcuni nuclei tematici che possano rendere leggibile il tema generale del
gruppo, in modo molto concreto e significativo rispetto al territorio.
Tra questi, esemplificando, citiamo:
a) a) Diritto allo studio per studentesse e studenti delle scuola e dell'università.
    Esperienze di reddito di formazione.
b) b) Lavoro precario nella scuola e nell'università e sostegno al reddito nelle fasi di non
    lavoro. Reddito minimo garantito.

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Stati generali della conoscenza
                          Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

c) c) Carenze dei servizi alla scuola dell'infanzia e ricaduta sulle famiglie
d) d) Politiche d'integrazione scolastica rivolte a fasce sociali portatrici di specifici bisogni
     (culture altre, disabilità, svantaggio socioculturale)
Nell'immaginare l'iniziativa sotto il profilo più strettamente operativo, si è pensato
all'individuazione di una piazza materiale, per le possibilità di apertura e di interazione che
offre, eventualmente prevedendo forme e modalità comunicative miste (linguaggi anche
visivi, performance, materiali espositivi...)

Tempi e luogo
Alla luce di quanto appena osservato, ci sembra infine che sia più adatto un contesto
decisamente metropolitano (sono in campo varie ipotesi di città).

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Stati generali della conoscenza
          Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

               Gruppo 2
“Conoscenza: tempi, luoghi e relazioni per
     l’apprendimento permanente”

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Stati generali della conoscenza
                           Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

                    1. Le Tematiche discusse
Premessa
Se la conoscenza deve essere il fondamento della società umana, se vogliamo costruire una
società della conoscenza che abbia come finalità il ben-essere degli individui, bisogna educare
il cittadino ad acquisire conoscenza per tutto il corso della vita. E’ necessario allora suscitare
una campagna di sensibilizzazione nei riguardi dei cittadini e dei governi - centrale e territoriali
- che ponga al centro dell’attenzione il bisogno dell’educazione con l’obiettivo di realizzare un
sistema: il sistema dell’apprendimento permanente.
Ma qual è la situazione nel nostro Paese?
In Italia è ancora dominante il concetto che propone un modello di apprendimento che si attua
per fasi cronologicamente lineari e staccate fra loro: prima si va a scuola e si apprende, poi si
entra nel mondo del lavoro ci si forma e si fa, infine si abbandona la vita attiva ci si riposa e ci
si ricrea. Per cui abbiamo in fasi successive e compartimentali: l’istruzione, la formazione
professionale, l’educazione degli adulti non formale (che si realizza al di fuori dei sistemi di
istruzione formale e riguarda l’acquisizione di conoscenze, capacità e competenze in una
prospettiva personale, culturale, civica, sociale) come moduli differenti, scadenzati nel tempo e
separati concettualmente.
In una società, come l’attuale, in rapido e profondo cambiamento tecnologico, economico e
sociale, il deperimento e l’inadeguatezza delle conoscenze acquisite è particolarmente rapido. E
quindi l’Italia si presenta come un paese con forti rischi di dealfabetizzazione o analfabetismo
di ritorno.

Il quadro di riferimento
I dati sono preoccupanti: nel 2007, il 48% della popolazione italiana tra i 25 e 64 anni ha
conseguito al massimo la licenza media , contro una media UE del 29%.
Altre indagini ci dicono che nel nostro Paese residua una percentuale altissima ( circa il 35%)
di popolazione che vive in situazione di sostanziale illetteratismo, rispetto a una media del 10-
15% dei Paesi più avanzati. A questa parte di popolazione a rischio bisogna aggiungere un
30% di adulti con fragili competenze esposte a rapida obsolescenza. In sintesi, solo un 35% di
italiani possiede un adeguato livello di formazione culturale, contro il 50-70% dei Paesi più
avanzati.
Nel programma Europa 2020 viene fissato pari al 15% il benchmark riferito alla partecipazione
della popolazione adulta ad attività di apprendimento permanente. Nel 2009 la media europea
è stata pari al 9,3%. A livello di singolo paese, il quadro è molto diversificato: in Danimarca si
arriva ad un 30% di adulti che hanno partecipato ad un’attività di istruzione o formazione. In
una posizione mediana si colloca la Spagna, con valori pari a 10,4%, leggermente superiori alla
media UE; più indietro il Portogallo con il 6,5%. E l’Italia è al 6%.
Questi sono i dati di cui bisognerebbe tener conto quando si parla di prospettive di crescita del
nostro Paese. Sono dati allarmanti, si tratta di milioni di persone – tra le quali molti adulti e
anziani – che hanno gruzzoli di sapere troppo piccoli per comprendere e vivere appieno in una
società sempre più complicata, spesso con competenze insufficienti anche per ritornare ad
apprendere, con ricadute sociali, culturali, economiche, politiche particolarmente gravi.
Una legge per l’apprendimento permanente può quindi costituire la premessa utile per aprire
una politica di interventi mirati che consentano di rileggere i limiti, le contraddizioni e la stessa
struttura dell’apparato dell’istruzione e della formazione in Italia operando di conseguenza in
un’ottica di sistema.
La legge 92/2012 in materia di riforma del mercato del lavoro, varata in questi ultimi mesi, ha
il merito di indicare all'art. 4 comma 51 e segg. le politiche nazionali nell'ambito
dell'apprendimento permanente, andando con ciò a colmare un vuoto legislativo che nel nostro
Paese non era mai stato risolto.
Il comma 51, in particolare, propone una definizione di apprendimento permanente già
ampiamente condivisa a livello europeo, che mette al centro, non più le istituzioni, ma il
cittadino, definendo l’apprendimento permanente "qualsiasi attività intrapresa dalle persone in

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                            Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le
conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e
occupazionale."
Lo stesso comma stabilisce che le politiche per l'apprendimento permanente sono determinate
a livello nazionale con intesa in sede di Conferenza Unificata, su proposta dei Ministeri
interessati (MIUR, MLPS), sentite le Parti sociali, a partire da tre elementi base:
l’individuazione e il riconoscimento del patrimonio culturale e professionale comunque
accumulato dai cittadini e dai lavoratori nella loro storia personale e professionale e la relativa
documentazione attraverso la realizzazione di una dorsale informativa unica mediante
l'interoperabilità delle banche dati centrali e territoriali.
Individuazione, riconoscimento, cittadini, documentazione, dorsale informativa unica, queste le
parole chiave contenute nel comma 51, oggetto di intesa in Conferenza Unificata con la
consultazione delle Parti sociali.
La legge 92/2012, indicando nella Conferenza Unificata la sede dell’intesa per le politiche
dell’apprendimento permanente, offre dunque alle Regioni l’opportunità di contribuire a
delineare le politiche nazionali ed a realizzare politiche a livello regionale sintoniche e/o
specifiche a secondo delle necessità, là dove invece, fino ad oggi, le Regioni si sono mosse,
quando si sono mosse, a livello territoriale adottando provvedimenti normativi frammentari e
comunque non omogenei fra regione e regione, condizionati più dall’opportunità finanziaria
offerta dal Fondo Sociale Europeo che da un’analisi corretta dei bisogni.
Al comma 55, dello stessa legge viene stabilito che il Governo, sempre con intesa in sede
di Conferenza Unificata, sentite le Parti sociali, definisce i criteri generali e le priorità per la
promozione e il sostegno alla realizzazione delle reti territoriali. Viene indicato che sono
soggetti delle reti l'insieme dei servizi di istruzione, formazione e lavoro, organicamente
collegati alle strategie per la crescita economica, l’accesso al lavoro dei giovani, la riforma del
welfare, l'invecchiamento attivo, l’esercizio della cittadinanza attiva, anche degli immigrati, e si
individuano come prioritarie le seguenti tre azioni: supporto alla costruzione dei percorsi di
apprendimento delle persone, siano essi di apprendimento formale, non formale e informale;
riconoscimento dei crediti formativi comunque acquisiti dalle persone; fruizione dei servizi di
orientamento lungo tutto l’arco della vita.

I temi
Apprendimento permanente e orientamento vengono quindi a rappresentare i due processi che
integrandosi, costituiscono la condizione e la premessa per l'esercizio del diritto, di tutti e di
ciascuno, di divenire artefici del proprio destino educativo, culturale e professionale, per tutto
l’arco della vita.
Per il nostro Paese l’assunzione di questa prospettiva rappresenta una rivoluzione culturale,
un'opportunità che va quindi colta immediatamente, ponendosi da subito l'obiettivo di come
affrontare le criticità che si frappongono all’attuazione della legge.
Insomma, per costruire politiche regionali risolutive dei bisogni e coerenti con il quadro
nazionale, che viene a costituire la cornice entro la quale le politiche regionali si devono
muovere, occorre risolvere alcuni temi critici in modo che si possa effettivamente realizzare il
reale diritto, di tutti, all’apprendimento permanente. E il procedimento più corretto per cercare
la soluzione è quello di aprire un confronto tra i soggetti indicati dalla legge come protagonisti
(Ministeri, Regioni, Parti sociali) e gli operatori dell’apprendimento che rientrano nelle Reti
territoriali.
I temi critici da affrontare sono:
- La dorsale informativa: come si realizza l'interoperabilità delle Banche Dati, indispensabile
    per poter ricostruire il patrimonio culturale e professionale dei cittadini.
- Il libretto formativo: è uno strumento che richiede di essere ampliato in modo da poter
    comprendere “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale e
    informale, nelle varie fasi della vita”.
- La certificazione delle competenze, con particolare riferimento all’individuazione e
    validazione degli apprendimenti non formali e informali.
- Le reti territoriali: quali sono i soggetti delle reti territoriali. Oltre alle scuole e oltre ai centri
    di formazione professionale, la legge parla di imprese, università, camere di commercio-
    industria-artigianato-agricoltura e dell’osservatorio sulla migrazione; ma nell’esperienza
    delle regioni, ci sono anche le agenzie formative accreditate e non accreditate, quindi
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    l’associazionismo culturale e sociale, l’offerta formativa comunale per adulti, le
    infrastrutture culturali (biblioteche, musei, teatri, ...), i centri per l'impiego, ecc. Il ricorso
    alle reti territoriali comporta allora come precondizione una riflessione sui soggetti della
    rete: oltre ai soggetti citati nella Legge, quali caratteristiche devono avere gli organismi che
    fanno formazione per potere entrare a fare parte della rete? Le caratteristiche dei soggetti
    che operano nell’ambito dell’apprendimento formale sono ormai definite e sperimentate in
    tutte le regioni oltre che a livello nazionale, ma i soggetti del non formale? A questo
    proposito è utile ricordare che esistono, a livello regionale, provinciale e anche locale, utili
    esperienze di definizione di standard qualitativi dei soggetti che operano nell’ambito
    dell’apprendimento non formale, di cui è bene che il livello nazionale tenga conto nel
    definirne gli eventuali parametri (vedi il sistema di certificazione Auser).
-   La governance, ovvero i diversi livelli di responsabilità nell’attuazione delle politiche
    nazionali, regionali e locali.
-   La qualità dell’offerta: devono essere stabiliti dei criteri che non ingessino l'offerta, ma che
    ne garantiscano la qualità. A livello regionale e provinciale ci sono già molte esperienze in
    questo senso, sia in ambito educativo e culturale che in ambito sociale (albi delle agenzie
    formative del non formale, albi del volontariato, ecc.).
-   La visibilità delle opportunità e la chiarezza degli sbocchi.
-   La regia: emerge la necessità di individuare “una regia” che tenga insieme tutte le variabili
    dell’apprendimento permanente, integrandole con l’orientamento lungo tutto l’arco della
    vita. Apprendimento permanente e orientamento lungo tutto l’arco della vita sono attività
    altamente interconnesse e devono poter essere governate da un’unica regia.
-   Il ruolo della scuola pubblica: la valorizzazione e la realizzazione dell’apprendimento lungo
    tutta la vita richiedono una riconsiderazione della scuola pubblica che diventa soggetto di
    istruzione non più cronologicamente collocato e limitato ma centrale al processo formativo
    per assicurare ad ogni individuo conoscenze e competenze qualificate.

Sono invece da considerare punti acquisiti le seguenti definizioni:
a) apprendimento permanente: qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale,
   non formale e informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le
   capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale.
b) Apprendimento formale quello che si attua nel sistema di istruzione e formazione e nelle
   università' e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si conclude
   con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma professionale,
   conseguiti anche in apprendistato a norma del testo unico di cui al decreto legislativo 14
   settembre 2011 n. 167, o di una certificazione riconosciuta;
- apprendimento non formale quello caratterizzato da una scelta intenzionale della persona,
   che si realizza al di fuori dei sistemi sopra in ogni organismo che persegua scopi educativi e
   formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle
   imprese;
- apprendimento informale quello che, anche a prescindere da una scelta intenzionale, si
   realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività' nelle situazioni di vita
   quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell'ambito del contesto di lavoro,
   familiare e del tempo libero.
c) competenza certificabile come insieme strutturato di conoscenze e di abilità', acquisite nei
   contesti di cui ai commi da 51 a 54 della legge 92/2012 riconoscibili anche come crediti
   formativi, previa apposita procedura di validazione nel caso degli apprendimenti non
   formali e informali secondo quanto previsto dai commi da 58 a 61 della medesima legge.
   La certificazione delle competenze acquisite nei contesti formali, non formali ed informali è
   un atto pubblico finalizzato a garantire la trasparenza e il riconoscimento degli
   apprendimenti, in coerenza con gli indirizzi fissati dall'Unione europea. La certificazione
   conduce al rilascio di un certificato, un diploma o un titolo che documenta formalmente
   l'accertamento e la convalida effettuati da un ente pubblico o da un soggetto accreditato o
   autorizzato. Le procedure di certificazione sono ispirate a criteri di semplificazione,
   tracciabilità e accessibilità della documentazione e dei servizi, soprattutto attraverso la
   dorsale informativa unica di cui al comma 51, nel rispetto delle norme di accesso agli atti
   amministrativi e di tutela della privacy.

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Le proposte
E riconosciute le seguenti priorità:
a) l’individuazione e il riconoscimento del patrimonio culturale e professionale comunque
    accumulato dai cittadini e dai lavoratori nella loro storia personale e professionale è
    documentato attraverso la piena realizzazione di una dorsale informativa unica mediante
    l'interoperabilità delle banche dati centrali e territoriali esistenti. Il libretto formativo
    rappresenta lo strumento di documentazione del patrimonio culturale e professionale
    comunque accumulato.
b) il riconoscimento di crediti formativi e la certificazione degli apprendimenti comunque
    acquisiti, attraverso il processo di certificazione che si realizza attraverso le seguenti fasi:
    - identificazione, fase finalizzata a individuare e a mettere in trasparenza la competenza
         della persona riconducibile ad uno standard certificato;
    - accertamento/valutazione, fase relativa alla verifica del possesso delle competenze
         secondo criteri ed indicatori conformi a standard predefiniti;
    - certificazione, fase conclusiva del processo che consiste nel rilascio di documenti
         standardizzati che attestano, sulla base di regole definite le competenze
         accertate/valutate.
- c) la fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita secondo i principi e le
    modalità previsti nell’Accordo tra Ministero dell’Istruzione, Ministero del Lavoro e le Regioni.
- d) la promozione e il sostegno alla realizzazione di reti territoriali.

Il lavoro da fare è allora quello per un verso di aprire un confronto con il Governo,
coinvolgendo la Conferenza delle Regioni e le Parti sociali, per superare i punti critici e rendere
operativo il sistema con l’attuazione corretta delle formulazioni normative espresse dalla Legge
e dai Decreti legislativi che ne curano l’applicabilità e per l’altro di promuovere nei cittadini la
consapevolezza che l’apprendimento permanente deve essere il fondamento della società e
quindi devono pretenderlo e dedicarcisi.

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                          - le tematiche e il territorio -

Tema
Il sistema dell'apprendimento permanente: la centralità dell’apprendimento pubblico, il
riconoscimento e la validazione dell’apprendimento non formale e informale.
Da approfondire nei tre aspetti:
A. soggetti, reti, governance
B. qualità, orientamento, certificazione
C. risorse

Finalità
Promozione e diffusione dall'apprendimento permanente attraverso la costruzione di un
sistema nazionale ad articolazione territoriale che, partendo dal ruolo centrale della scuola
pubblica, comprenda e riconosca l'importanza dall'apprendimento per tutto l'arco della vita: dal
l'istruzione alla formazione al lavoro, dall'educazione (formale, non formale, informale) per la
cittadinanza all'invecchiamento attivo, dalla tutela dell'ambiente alla difesa della salute e al
patrimonio culturale.

Luogo
Da individuare nel corso del Forum sulla base delle esperienze realizzate sui territori tenendo
conto delle buone pratiche come esempi propedeutici alla costruzione del sistema (Ctp e Corsi
serali, Poli tecnico-professionali, Distretti, Certificazioni di qualità, ....).
Ipotesi: Veneto

Tempi
Autunno, per sollecitare l'attuazione degli articoli di legge che riguardano l'apprendimento
permanente.

Organizzazione
Coinvolgimento delle articolazioni territoriali delle organizzazioni che fanno parte degli Stati
Generali della Conoscenza e valorizzazione delle esperienze locali, anche se l'evento deve
mantenere la sua dimensione ed i suoi obiettivi nazionali.

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Stati generali della conoscenza
       Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

            Gruppo 3
“Conoscenza: modalità, metodologie,
            processi”

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Stati generali della conoscenza
                            Secondo forum nazionale – Roma, 1 giugno 2013

                    1. Le Tematiche discusse
L’investimento nella conoscenza
Il mondo della conoscenza nel nostro Paese negli ultimi tempi è stato trascurato e, spesso,
bistrattato. I recenti provvedimenti del governo hanno ulteriormente mortificato molti settori di tale
mondo, colpendo in maniera pesante la scuola e l’università. Le prospettive e le proposte di
sviluppo in relazione alla conoscenza che i settori della nostra comunità civile, gli addetti ai lavori e
persino l’Unione Europea hanno avanzato, in più modi e in tempi diversi, non solo non sono state
neppure ascoltate e, quindi, sono state disattese, ma non potranno in tempi brevi né essere prese
in considerazione né, tantomeno, essere realizzate, a causa della prolungata disattenzione della
politica nei confronti del mondo della conoscenza, a meno che non ci sia un’immediata inversione
di tendenza e la conseguente previsione di un serio piano di investimenti ad esso destinati.

È necessario, quindi, riprendere concretamente un’idea o meglio un appello che ci viene
dall’Unione Europea circa un ventennio fa, quello cioè di puntare sul “capitale umano, sulle
intelligenze”, la risorsa principale dell’Europa (cfr. Libro Bianco di Delors “Crescita, competitività ed
occupazione” del 1993). E questo non solo per aumentare competitività e occupazione, ma
soprattutto per promuovere coesione e sviluppo. Bisogna convincersi che oggi o l’Italia per il futuro
investe nella conoscenza o non ci sarà futuro per un’Italia coesa, democratica ed emancipata.

Un progetto per la conoscenza
La logica che ha attraversato i provvedimenti e gli interventi sul mondo della conoscenza è ormai
da tempo quella del risparmio economico. È certamente accettabile e anche responsabile pensare
che la politica e il buon governo debba “eliminare sprechi e inefficienze, garantire il controllo dei
conti pubblici, liberare risorse da utilizzare per interventi di sviluppo, ridare efficienza al settore
pubblico”, ma è impensabile che tutti i risparmi si debbano fare sulla scuola, l’università e sulla
conoscenza e tutto lo sviluppo sia altrove. È necessario, al contrario, finalmente cominciare a
pensare che il cambiamento, l’innovazione, lo sviluppo passino dalla promozione e il sostegno al
mondo della conoscenza.

Occorre, perciò, abbandonare la logica degli interventi estemporanei e improvvisati. È necessario
pensare a costruire un progetto, unico, coerente, per l’intero mondo della conoscenza. Un progetto
che tenga conto della qualità e della centralità del ruolo dei contesti formali quali la scuola,
l’università e la ricerca. Un progetto che dia valore agli apprendimenti, nei contesti non formali,
come a quelli informali. Un progetto che coinvolga associazioni e movimenti, che direttamente e
indirettamente lavorano per lo sviluppo della conoscenza. Un progetto serio, concreto,
lungimirante, che promuova sviluppo e democrazia, ma che soprattutto ridia speranza.

Il cambiamento del metodo
Un progetto sulla conoscenza richiede l’abbandono di vecchie logiche, ma richiede anche
l’adozione di nuovi metodi. Fin ora tutto ciò che è stato deciso è sopraggiunto dall’alto, dalle stanze
del palazzo. Chi quotidianamente nel mondo della conoscenza ci lavora, chi con sacrificio si
impegna per le generazioni future tra i banchi della scuola o dell’università, chi con competenza e
dedizione si spende nel sociale, chi sostiene nei vari movimenti, associazioni o gruppi il mondo
della conoscenza, chi riceve formazione, educazione, istruzione ad ogni età,… o non è stato mai
interpellato direttamente o, quando ciò è accaduto, è stato nella quasi totalità dei casi inascoltato.

È necessario, quindi, cambiare metodo. Chi decide non può farlo da solo, ha bisogno di ascoltare
la base, i cittadini. Ascoltarli, però, non passivamente, senza che ci siano effetti, conseguenze.
L’ascolto deve essere attivo, significativo, deve scaturire dalla convinzione che senza il
coinvolgimento degli operatori e dei fruitori della conoscenza non può esserci decisione “politica”,
intesa come decisione “del popolo”, ma ci sarà solo decisione di “palazzo”.

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