Politiche migratorie - Seconda serie di slides Maurizio Ambrosini - Università degli studi di Milano

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Politiche migratorie.
         Seconda serie di slides

Maurizio Ambrosini
Le politiche per gli immigrati. Tre
modelli di inclusione
• Modello temporaneo (Germania)
• Modello assimilativo (USA, Francia)
• Modello pluralistico o multiculturale (Canada,
  Australia, Olanda, Svezia)

• Caso italiano: modello “implicito” di inclusione
Modello temporaneo

• Immigrati come “lavoratori ospiti”
• Soggiorno limitato nel tempo e (prevista)
  rotazione degli immigrati
• Impossibile accesso alla cittadinanza
• Chiusura verso i ricongiungimenti familiari
Modello assimilativo
• Immigrazione come popolamento
• Idea di superiorità della propria cultura
  politica nazionale
• Ambizione di trasformare il più
  rapidamente possibile gli immigrati in
  cittadini simili agli autoctoni
• Relativa rapidità della naturalizzazione
• Chiusura verso le peculiarità culturali e
  identitarie degli immigrati
Modello pluralistico o multiculturale
• Riconoscimento degli immigrati come
  collettività, portatrici legittime di identità
  culturali e religiose da rispettare
• Sostegno all’associazionismo immigrato
• Sostegno alle espressioni culturali delle
  minoranze (estetica del multiculturalismo)
• Alcune esperienze di azioni positive (quote)
• Nella pratica, poche realizzazioni incisive
La perdita di significato dei modelli nazionali
• Legislazioni stratificate e farraginose, volte a rispondere di volta
  in volta a problemi specifici
• Negli ultimi anni: tendenze restrittive ed enfasi sul controllo delle
  frontiere: neo-assimilazionismo
• Influenza sull’integrazione di altre politiche e di altri fattori (per
  es., mercato, società civile)
• “Vincolo liberale” e ruolo delle Corti di giustizia
• Diritti dei lungoresidenti e seconde generazioni vedono una
  convergenza attraverso i modelli nazionali
• Le politiche locali spesso si discostano dai modelli nazionali
• Di fatto iniziative “assimilative” e “multiculturali” non si
  oppongono: il discrimine è piuttosto integrazione/ esclusione
L’avvento del multiculturalismo
• Insediamento stabile in Europa di popolazioni
  immigrate
• Movimenti per i diritti civili e istanze di riconoscimento
  da parte delle minoranze
• Contestazione dei tradizionali approcci assimilazionisti
• Dall’idea di uguaglianza all’inversione dello stigma e
  all’orgoglio identitario
• L’islamismo come simbolo delle rivendicazioni e come
  idolo polemico
Una mappatura dei significati

• Dimensione analitica e componente
  normativa
• Approcci moderati e approcci più radicali
• Modalità di rivendicazione e strategia di
  inclusione
Crisi del multiculturalismo?
• I discorsi multiculturalisti hanno conosciuto
  una parabola: dopo aver toccato un picco di
  condivisione negli anni ‘80, fino ai primi anni
  ‘90, sono ora sotto attacco
• Più o meno tutti i governi stanno tornando ad
  enfatizzare l’importanza dell’assimilazione
  nella società ricevente
• Enfasi sulla lingua e sull’accettazione dei
  valori: il discorso cognitivo sottintende una
  valenza politico-normativa
Fallimento del multiculturalismo?
• I governi nazionali in Europa stanno
  prendendo le distanze dal discorso
  multiculturalista, tornando ad un linguaggio
  più assimilazionista
• Questo corrisponde ai sentimenti prevalenti
  nell’opinione pubblica e alla crescita del
  tema nell’agenda politica
• Gli Stati hanno irrigidito non solo i controlli
  esterni, ma anche quelli interni
La disaffezione verso il
             multiculturalismo
• La questione islamica e la domanda di “lealtà” politica
• Il ritorno dell’assimilazionismo politico: il caso del velo e
  quello della lingua spagnola
• La questione delle moschee e lo “scontro di civiltà”
• Ripensamenti e restrizioni sulla concessione della
  cittadinanza e della doppia cittadinanza
• Nelle politiche “progressiste”: il “diritto alla somiglianza”
  e i diritti delle donne (“Il multiculturalismo fa male alle
  donne?”)
Critiche al multiculturalismo

• Produce comunità separate, favorisce la
  radicalizzazione
• Legittima l’oppressione di donne, minori,
  dissenzienti
• Cristallizza delle “culture” come essenze
  omogenee, che in realtà non esistono
• Incentiva l’enfatizzazione delle differenze e
  dei confini culturali
Politiche effettive
• Hanno seguito un andamento meno altalenante
• Alla retorica multiculturalista hanno fatto seguito interventi
  più modesti, che non hanno investito a fondo la dimensione
  strutturale
• Il ripudio del multiculturalismo (come l’enfasi sulla laicità)
  non ha impedito di sviluppare rapporti con le rappresentanze
  islamiche (e investimenti)
• Le politiche designate come multiculturaliste non si discostano
  molto, nei fatti, da serie politiche di integrazione
• I casi nazionali non si contrappongono
• Anche ora, il cambiamento di linguaggio ha limitati effetti
  pratici
• Le politiche locali si discostano dalle retoriche nazionali: caso
  dell’Islam francese
Quale futuro per il multiculturalismo?

 • Serve probabilmente un altro linguaggio, come per
   la coesione sociale
 • Molte istanze multiculturaliste possono essere
   sostenute con argomenti prettamente liberali:
   libertà di culto, libertà di associazione, cittadinanza
   (e doppia cittadinanza), lotta alle discriminazioni…
 • Rifondare il tema dei “diritti culturali”, in forme
   compatibili con i diritti personali
 • Ripensare il ruolo pubblico delle religioni,come
   luoghi di costruzione di legami sociali e valori
   solidaristici
Dal multiculturalismo
             all’integrazione civica
• In Europa “il pendolo ha oscillato dal mantenimento
  dell’identità culturale all’imposizione dei valori liberali
  essenziali” (Joppke, 2007: 4).
• Integrazione civica come politica neo-assimilazionista?
• Un esempio di “politica simbolica” o meta-politica (Faist): la
  contrapposizione tra “noi” e “loro”
L’integrazione civica in pratica
• Introduzione test di lingua e cultura in diversi
  momenti, anche prima dell’arrivo, in alcuni
  paesi anche per i coniugi ricongiunti
• Perché l’enfasi sulla lingua? Il livello cognitivo
  come terreno di verifica della lealtà politica e
  culturale
• I “contratti d’integrazione”: un patto tra
  contraenti liberi diventa obbligatorio
• l’integrazione diventa un dovere degli immigrati
Tre spostamenti
• Si offusca la distinzione tra politiche migratorie e
  politiche per gli immigrati: sale alla ribalta il
  concetto di “immigration regime”
• Si offuscano le distinzioni tra i (presunti) modelli
  nazionali
• Si offusca la distinzione tra politiche nazionali
  (controllo degli ingressi) e politiche locali
  (integrazione degli immigrati): politiche locali
  di esclusione
Tre parole chiave
• Integrazione (ma di fatto intesa in termini
  neo-assimilazionistici)
• Coesione sociale
• Diversity
Concezioni della cittadinanza
               (elaborazione da Goodman, 2010)

                               Grado di
                               liberalizzazione

                               Basso             Alto
Requisiti di
accesso        Forti           Cittadinanza      Cittadinanza
                               proibitiva        condizionale
               Deboli          Cittadinanza      Cittadinanza
                               isolazionista     abilitante
La questione della stratificazione civica

• Oggi gli immigrati, e ancor più le
  minoranze di origine immigrata, hanno
  status legali sempre più diversificati: dai
  naturalizzati, ai comunitari, fino agli
  immigrati in condizione irregolare
• Anche tra i rifugiati sta emergendo una
  stratificazione sempre più marcata

  Spazio libero per eventuale
  altra specifica
Significati della cittadinanza
   (Zincone)
• Appartenenza a uno Stato: cittadino contro
  straniero
• Emancipazione: cittadino contro suddito
• Dotazione comune (benefici): cittadino
  contro escluso
• Standardizzazione (uguaglianza): cittadino
  contro membro di comunità particolari
(Trascura però l’identificazione emotiva)
Immigrazione e cittadinanza

• Inversione della sequenza marshalliana dei diritti
  (civili, politici, sociali): si rovescia lo schema, vengono
  prima (alcuni) diritti sociali, ma senza una base di
  diritti politici
• Importanza del diritto di voto
• Critiche a Marshall: società nazionali chiuse, senza
  immigrati
• Concetto di denizen: statuto intermedio tra straniero e
  cittadino a pieno titolo
Fattori di complicazione
• Scollamento tra l’ethnos, il demos, la
  popolazione residente (Benhabib)
• Cittadinanze sovrapposte (Unione europea)
• Si forma, come già visto,una stratificazione
  civica, con residenti titolari di diritti
  diversificati
• Si sviluppano forme di doppia cittadinanza,
  con un potenziale disallineamento tra
  identificazione e diritti (indo-britannnici,
  messicano-americani…)
Cittadinanza nazionale
            e diritti umani
• La cittadinanza mantiene una marcata
  dimensione nazionale: questa è stata nel
  ‘900 una forza d’inclusione, oggi invece è
  una ragione di esclusione
• La priorità della protezione dei cittadini
  viene usata contro i diritti umani universali
  (per es., diritto di asilo o di culto)
• Oppure si evocano norme di reciprocità che
  di primo acchito appaiono ragionevoli
Cittadinanza e identità
• Questione della doppia cittadinanza e delle
  appartenenze plurime degli immigrati
• Il paese di residenza come fonte di diritti,
  quello di origine come risorsa identitaria
• Le domande di naturalizzazione in ogni
  caso crescono, come reazione
  all’irrigidimento di confini e appartenenze
• I timori degli Stati riceventi: i dubbi sulla
  “lealtà” politica degli immigrati
L’handicap della cittadinanza
             politica
• La mancanza del diritto di voto rende deboli gli
  immigrati nel mercato politico
• Rende più difficile rimuovere diverse forme di
  discriminazione istituzionale:
 Convalida dei titoli di studio
 Fruizione dei benefici del welfare locale
 Sostegno alle associazioni degli immigrati
Il rapporto paradossale tra
  immigrazione e sistema di welfare
• Gli immigrati sono perlopiù popolazione
  attiva, relativamente giovane
• La loro incidenza sull’occupazione è
  cresciuta, malgrado la crisi: oltre 10%
• Pochi pensionati, pochi bisognosi di cure
• Molti sono fornitori di servizi di welfare, in
  primo luogo alle famiglie (0,8-1,6 milioni di
  occupati nel settore)
Complicazioni e sfondamenti

• Il caso degli immigrati mostra che la
  cittadinanza continua ad avere una forte
  dimensione nazionale
• Ma nello stesso tempo diventa più
  complessa: verso l’alto, emergono forme di
  cittadinanza sovrapposte (per es. nell’UE) e
  transnazionali (per es., verso i paesi di
  origine); verso il basso, emerge la
  dimensione locale della cittadinanza
Criteri di attribuzione della
              cittadinanza
•   Discendenza: ius sanguinis
•   Nascita sul territorio: ius soli
•   Residenza: ius domicilii
•   Educazione nel paese: ius culturae
Tendenze delle norme sulla
             cittadinanza
• Elevata sensibilità politica, cambiamenti più
  frequenti in funzione delle maggioranze al
  potere
• Maggiore tolleranza verso la doppia cittadinanza
• Maggiori diritti anche politici per i cittadini
  all’estero, anche dopo generazioni
• Più facili naturalizzazioni per i figli di immigrati
• Minore automatismo dello ius soli
Perché il tema è importante?
• Perché compromette la (presunta) omogeneità
  etnica dei paesi riceventi
• Perché pone in discussione i fondamenti
  dell’identità nazionale
• A. Manzoni, marzo 1821: la nazione italiana «una
  d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e
  di cor».
• La concezione della nazione richiede
  rinegoziazioni e adattamenti
La questione della cittadinanza
              transnazionale
• Si sviluppano tra i migranti forme di partecipazione
  civica che travalicano le frontiere:
- Voto dall’estero verso la madrepatria
- Manifestazioni, pubbliche o via internet, collegate a
  questioni politiche della madrepatria
- Raccolte di fondi e partecipazione dall’estero a
  progetti di co-sviluppo
- Attività transnazionali collegate alla partecipazione
  religiosa
I
Cittadinanza transnazionale

Quattro profili (Bosniak):
 Legale
 Dei diritti
 Della partecipazione attiva
 Dell’identificazione e solidarietà
(Rapporto tra identificazione e cittadinanza:
forme miste, ibride di appartenenza)
Cittadinanza dal basso?
• Una visione dinamica e micro-sociale della
  cittadinanza: che cosa vuol dire concretamente
  essere cittadini?
• Ong: la “cittadinanza flessibile”, negoziata
  nell’interazione con gli attori della società
  ricevente
• Oltre le opposte retoriche: gli immigrati “con
  troppi diritti” oppure “senza diritti”
Processi di cittadinizzazione
• Sono l’insieme delle attività e delle pratiche
  quotidiane, comprese quelle ripetute e
  routinarie, mediante le quali gli immigrati
  si inseriscono nei contesti locali, accedono
  ai diversi servizi, sviluppano rapporti di
  vicinato, diventano componenti accettati
  dell’ambiente in cui vivono
Atti di cittadinanza
• Gli “atti di cittadinanza”: sono comportamenti
  intenzionali, spesso anche formalizzati
• acquisire uno status regolare significa acquisire
  dei diritti; ricongiungere la famiglia o mandare i
  figli a scuola, comportano altri diritti e obblighi
• L’ingresso nel lavoro regolare, l’adesione al
  sindacato o l’avvio di un’attività d’impresa
  possono esser visti come atti di cittadinanza
Partecipazione oltre la cittadinanza formale
• La partecipazione sindacale come cittadinanza
  politica sussidiaria
• L’associazionismo come canale di espressione di
  istanze delle minoranze
• Il volontariato come forma di partecipazione
  civile e integrazione dal basso
• La partecipazione a comunità religiose:
  significati e potenzialità civiche e politiche
• I movimenti sociali e le azioni di protesta
  promosse da immigrati, anche irregolari
La dimensione locale della cittadinanza
• Il tradizionale legame tra cittadinanza e
  appartenenza nazionale tende a essere
  arricchito di nuove dimensioni, verso il basso e
  verso l’alto
• Verso il basso: varie forme di accesso ai diritti
  sociali, di partecipazione civica, di protesta
  politica, di vita associativa, avvengono a livello
  locale
• Sono favorite oppure frenate da decisioni e
  risorse dipendenti da istituzioni locali
Cittadinanza e advocacy coalition
• Un aspetto importante delle opportunità
  disponibili agli immigrati dipende
  dall’attivazione di attori interni alle società
  riceventi: sindacati, associazioni, movimenti,
  organizzazioni religiose….
• In Italia queste forze hanno svolto un ruolo
  particolarmente rilevante, ma anche altrove
  sono protagoniste di battaglie politiche e
  culturali, soprattutto sulle questioni più
  scomode: immigrati in condizione irregolare,
  richiedenti asilo, minoranze rom
 “i pregi delle democrazie liberali non consistono nel
 potere di chiudere le proprie frontiere, bensì nella
 capacità di prestare ascolto alle richieste di coloro che,
 per qualunque ragione, bussano alle porte” (S.
 Benhabib, 2005: 223).
Retoriche e realtà

• Le nostre società stanno diventando nei fatti
  sempre più multietniche: nelle scuole, nei
  mercati, negli affetti…
• Il multiculturalismo quotidiano avanza
• Questo cambiamento incontra però
  un’accresciuta resistenza culturale e politica
• Manca una sufficiente attenzione per la
  dimensione strutturale: gli immigrati
  diventano colpevoli della formazione dei ghetti
Il livello urbano
• Abbiamo visto che in ambito nazionale il
  multiculturalismo è oggi sotto attacco
• Ma che cosa accade a livello urbano? Le
  politiche locali seguono quelle nazionali,
  oppure tendono ad adeguarsi alla realtà
  multietnica delle città contemporanee?
• Di solito fin qui le politiche urbane sono
  state viste come più aperte e inclusive di
  quelle nazionali. E’ ancora vero oggi?
Cinque tendenze in Europa
• Affrontare una crescente eterogeneità delle popolazioni
  “immigrate” o di origine immigrata: problema della
  “stratificazione civica”
• Riformulare le politiche per gli immigrati in termini di
  “coesione comunitaria”
• Collaborare con gli attori della società civile
  (triangolando, delegando, favorendo…..)
• Celebrare il volto multietnico delle città: l’estetica del
  multiculturalismo
• Riconoscere il ruolo pubblico delle religioni e favorire il
  dialogo interreligioso
Le politiche locali di fronte ai
        discorsi nazionali
• Francoforte: un’aperta presa di distanza
  dalle posizioni del governo nazionale, una
  conferma esplicita del discorso
  multiculturalista
• Marsiglia: una ricodifica implicita della
  retorica nazionale dell’eguaglianza e della
  laicità, in direzione di un
  multiculturalismo di fatto
Le politiche locali di fronte ai
    discorsi nazionali (cont.)
• Bruxelles: una continuità nelle politiche,
  con qualche adattamento ai concetti neo-
  assimilazionistici
• Madrid: una pluralità di iniziative senza
  un’esplicita etichetta multiculturalista
• Manchester: l’adozione formale del nuovo
  linguaggio della coesione comunitaria, un
  “multiculturalismo senza culturalismo”
Il ruolo della società civile e la
governance locale dell’immigrazione
• Il gap tra discorsi nazionali e problemi locali
  viene spesso gestito mediante la collaborazione di
  vari attori delle società civili (sindacati, istituzioni
  religiose, associazioni ….)
• Il loro contributo è particolarmente rilevante
  nella gestione delle questioni politicamente più
  difficili: richiedenti asilo, immigrati irregolari,
  dialogo con le minoranze religiose ….
• Tolleranza e triangolazione
Le politiche locali di esclusione: Nord
              Italia, Arizona
• Le politiche locali di esclusione mirano a impedire
  l’accesso degli immigrati a determinati benefici e
  diritti, a stigmatizzarli come responsabili
  dell’insicurezza urbana, a ridurre la loro visibilità
  negli spazi pubblici
• In tal modo tendono a marcare i confini della
  comunità legittima, separando e contrapponendo
  cittadini nazionali e immigrati
Le politiche di esclusione (cont.)
• Nello stesso tempo, puntano a rassicurare i
  cittadini-elettori, segnalando: 1) che sussiste una
  legittima priorità del loro status e delle loro
  esigenze; 2) che sono attivamente difesi
  dall’ingombrante invasione degli estranei
• In modo circolare, attivano una domanda di
  protezione dello spazio fisico e simbolico,
  presentandosi come difensori della sicurezza, del
  decoro e dell’ordine sociale
Forme di esclusione locale
• Esclusione civile (limitazione del diritto di
  residenza)
• Esclusione sociale (esclusione da alcuni benefici
  sociali, come i bonus bebé)
• Esclusione culturale (opposizione all’erezione
  di luoghi di culto per religioni minoritarie)
• Esclusione securitaria (campagne contro
  l’immigrazione irregolare)
• Esclusione economica (limitazioni all’apertura
  di negozi e ristoranti etnici, come i kebab)
Le politiche di esclusione come
         terreno conteso
• Le politiche di esclusione sono state
  contrastate da diversi attori della società
  civile
• Molte sono state bocciate dai tribunali
• Hanno però mantenuto il loro richiamo
  retorico e simbolico
L’attuale polemica contro i
                 richiedenti asilo
•   Rifiuto deli SPRAR e polemica contro i CAS
•   Frame emergenziale e ruolo delle Prefetture
•   Polemica maggiore prima degli arrivi
•   Percezione di insicurezza (Bauman)
•   Polemica contro lo Stato
•   Vittimismo
•   Privatizzazione dello spazio pubblico
•   Riaffermazione della «comunità»: il rifiuto ricrea un
    noi, più coeso perché assediato
Conclusioni
• Le politiche locali sono cruciali nel gestire la “superdiversità”
  delle società multietniche
• Rimangono per molti aspetti piuttosto indipendenti dalle
  politiche e dalle retoriche nazionali
• Il multiculturalismo cresce nella vita quotidiana, è tuttora
  praticato in diversi modi nelle politiche locali, ma tende a essere
  abbandonato nel discorso pubblico
• In compenso, piace oggi il concetto di “diversità”, come in Italia
  quello di “convivenza”
• C’è un divario tra retoriche e pratiche, che muove in direzione
  diversa rispetto al passato
• Le politiche locali di esclusione mostrano i rischi potenziali dei
  discorsi xenofobi in tempi di populismo
Il concetto di integrazione
• Accezione classica: integrazione come sinonimo di
  assimilazione
• Integrazione come compito e dovere degli immigrati
  (accezione normativa del concetto)
• Integrazione intesa (di fatto) come sottomissione
  (integrazione subalterna)
• Società ricevente intesa come omogenea e
  culturalmente integrata
• Integrazione come concetto compatto,univoco, lineare
Prima critica: l’impossibilità
         dell’integrazione
• L’immigrazione vista come attacco all’identità
  nazionale (fondata sul suolo, sulla lingua, sul
  sangue…)
• “non possono integrarsi”
• Idea delle culture come essenze non modificabili
• Paura del meticciato
• Orizzonte dello scontro di civiltà: “caso
  mussulmano” (caso “ispanico” in America)
Seconda critica: l’iniquità
               dell’integrazione
• “non è giusto sollecitare l’integrazione”
• Influenza dei movimenti sociali delle minoranze (“black is
  beautiful) e delle lotte anticoloniali
• Suggestioni multiculturali, difesa delle culture nella loro
  pluralità e diversità
• Opposizione al rischio di imperialismo e quindi
  all’assimilazionismo
• Preferenza per altri termini: inclusione, incorporazione…
• Accento sulla responsabilità della società ricevente
• Il ricorso al termine interazione e la sua debolezza: 1) serve
  una base di integrazione; 2) si produce integrazione; 3) anche il
  dominio è interazione; 4) trascura la dimensione strutturale
Una possibile definizione
l’integrazione come processo che conduce a
diventare una componente accettata della
società (Penninx e Martiniello)
- Accento sulla dimensione processuale
- Accento sugli atteggiamenti della società
   ricevente
- Accento sulla corresponsabilità degli immigrati
- Implicito richiamo alla dimensione strutturale
Le tre componenti dell’integrazione

 • Dimensione strutturale: lavoro, casa,
   servizi
 • Dimensione relazionale: rapporti sociali,
   comunicazione bilaterale paritaria
 • Dimensione personale: volontà/ capacità
   di partecipare alla via sociale
Il dibattito sul lessico

• Preferenza per altri termini: inclusione,
  incorporazione…
• Accento sulla responsabilità della società
  ricevente
• Il ricorso al termine interazione e la sua
  debolezza: 1) serve una base di integrazione;
  2) si produce integrazione; 3) anche il
  dominio è interazione; 4) trascura la
  dimensione strutturale
Perché e come parlare di
      integrazione (e studiarla)
• Integrazione come processo va distinta dalle
  politiche di integrazione
• Integrazione come fenomeno composito,
  pluridimensionale e variabile
• Attenzione alla dimensione locale e contestuale
• Diversi percorsi di integrazione: il caso delle
  minoranze di successo
• Assimilazione (riveduta) e rispetto delle identità
  minoritarie non sono in opposizione
Un’integrazione dal basso: azione
    solidale e advocacy coalition
• Molte iniziative di accoglienza e integrazione degli
  immigrati sono scaturite dall’iniziativa della
  società civile: volontariato, sindacati, chiese…
• Circuiti informali di integrazione tra operatori
  pubblici sensibili e attori della solidarietà
  organizzata
• Il caso dell’ammissione a scuola dei minori senza
  permesso di soggiorno
• Forza di pressione, soprattutto in occasione delle
  sanatorie: la “forte lobby dei soggetti deboli”
Società civili e politiche migratorie
• Le contraddizioni delle politiche restrittive
  ampliano gli spazi di azione degli attori delle
  società civili. Diverse forme di intervento (le 4
  P):
1. Promozione di network
2. Protesta e azione di lobby, campagne di
   opinione
3. Produzione di servizi
4. Promozione dell’accesso ai diritti (tutela
   legale)
Le quattro forme di azione (4 P)
Forme di azione       Soggetti promotori      Ambiti di              espressioni
                                              applicazione
Promozione di reti    Vari attori impegnati   Livello politico      Costituzione di tavoli
                      nella tutela degli      Livello operativo     e gruppi di lavoro;
                      immigrati               Livello               interscambio        di
                                              interpersonale        informazioni e pareri
Protesta politica     Attori politicamente    Contestazione      di Dimostrazioni
                      competenti della        norme nazionali e pubbliche, appelli,
                      lobby pro-immigrati     locali a carattere raccolte di firme
                                              discriminatorio
Protezione legale     Professionisti del      Tutela rispetto a     Azioni legali contro
                      settore giuridico       misure                le amministrazioni
                                              discriminatorie in    locali
                                              ambito locale
Produzione di servizi Organizzazioni di       Necessità che non      cure mediche
                      diverso tipo e          trovano risposta nei   gratuite; scuole di
                      complessità             servizi pubblici       italiano; mense
Il ruolo della religione

• Un’antica questione che ritorna attuale: la religione
  come baluardo dell’identità
• “Quando gli irlandesi divennero bianchi” (e gli
  italiani dopo di loro): l’America dell’800 e i cattolici
  considerati “non integrabili”
• La faticosa costruzione del pluralismo americano:
  ritrovare e rinegoziare un’identità culturale attraverso
  la religione
• Rifugio, rispetto, risorse: come le religioni hanno
  integrato gli immigrati
Una spiegazione dell’immigrazione irregolare:
          Lo sviluppo del “welfare invisibile”
• Persistente centralità delle famiglie come agenzie di
  organizzazione dell’accudimento e delle cure verso le persone
  fragili: specialmente nell’Europa mediterranea, ma non solo
• Prolungamento della vita, aumento degli anziani bisognosi di
  assistenza e partecipazione delle donne al lavoro extradomestico
  hanno richiesto una ridefinizione organizzativa
• Risorse pubbliche sotto forma di indennità di accompagnamento,
  senza controlli e senza vincoli d’uso
• La stratificazione internazionale dell’accudimento
• Intersezione problematica tra care regime e migration regime
L’organizzazione delle cure domestiche
• Ricorso a lavoro retribuito, sempre più
  fornito da lavoratrici immigrate, come
  supporto alle famiglie: triangolazione della
  gestione delle cure; trasformazione della
  colf in assistente familiare (detta
  comunemente badante); trasformazione del
  care-giver familiare in care manager
• 800.000 lavoratori/trici registrati presso
  l’INPS; stime di 1,6 milioni: in ogni caso, più
  dei dipendenti del SSN
La risorsa dell’immigrazione
                irregolare
• Il lavoro di cura richiesto dalle famiglie, soprattutto
  nel caso degli anziani, è fornito largamente da
  immigrati in condizione irregolare, come mostrano i
  dati delle sanatorie
• È un caso di irregolarità ampiamente tollerata e
  persino non riconosciuta come tale
• Protezione e sfruttamento
• Le immigrate, nell’ambito delle famiglie italiane,
  risolvono diversi problemi: alloggio, lavoro, vitto,
  risparmio, protezione dai controlli delle autorità
Alcuni concetti
• Care shortage: carenza di risorse di cura, di
  tempo ed energie per l’accudimento
• Care drain: drenaggio di risorse di cura da paesi
  più poveri
• Care giver: fornitrice di cure familiari, è
  tradizionalmente la donna adulta come moglie,
  madre, figlia di genitori anziani
• Care manager: è responsabile della gestione
  delle cure in ambito domestico verso le persone
  in condizioni di fragilità
Che succede all’estero?
• Molta reticenza e carenza di dati
• In Austria: 2007, sanatoria per i care workers e
  sistema semi-ufficiale di importazione
• In Germania: “segreto manifesto” della soceità
  tedesca: sistemi di alternanza e pendolarismo
  (due lavoratrici si alternano sullo stesso posto di
  lavoro)
• In Svezia, “chi pulisce il Welfare State”?
• A Singapore: più della metà degli anziani è
  assistita prevalentemente da un care worker
  immigrato
Una visione che privilegia gli attori
        e le pratiche sociali
• Gran parte dei contributi sul tema hanno un approccio
  strutturalista e di genere: donne immigrate come
  vittime di una tripla discriminazione
• «Vittimizzazione» degli immigrati irregolari,
  indirettamnente incentivata dalle politiche pubbliche e
  sposata da molte ONG
• Più di recente, l’attenzione si è spostata sull’agency degli
  immigrati irregolari
• Sfida cognitiva: comprendere perché e come riescono a
  resistere e a districarsi tra difficoltà e vincoli
Modelli relazionali
• Relazioni basate sulla prestazione: uso
  del Lei, separazione tra lavoro e vita
  personale
• Relazioni basate sull’intimità: uso del Tu
  reciproco, coinvolgimento extralavorativo,
  rapporti confidenziali
• Relazioni basate sull’asservimento: uso
  del Tu unilaterale, distanza gerarchica,
  divieti e controlli (A.Colombo e Decimo 2009)
Famiglie transnazionali

• Circolanti
• Multigenerazionali
• Puerocentriche
Profili idealtipici delle assistenti
                 familiari
•   Esplorativo
•   Utilitarista
•   Familista
•   Promozionale
Il/la care manager
• Rapporto di patronage: elusione dei contratti
  formali e presa in carico allargata dei bisogni della
  lavoratrice
• Protezione nei confronti delle autorità
• Mediazione verso servizi e istituzioni
• Divisione dei compiti e ritorno alle cure dirette (care
  giving) in caso di riposi, ferie, festività
• Se donna: frequenti rapporti di confidenza,
  attenuazione apparente delle differenze di status
• Implicazione/ intromissione in questioni familiari e
  affettive. Ambivalenze relazionali
Le dieci risorse degli immigrati/e irregolari
    occupati nell’assistenza domiciliare agli anziani

• Le reti etniche
• Il lavoro
• La rivendicazione di utilità sociale
• L’accesso ad (alcuni) servizi pubblici
• Il sostegno delle organizzazioni
  solidaristiche
• Le carenze del sistema repressivo e
  l’aspettativa di potersi regolarizzare
Le dieci risorse degli immigrati/e irregolari
occupati nell’assistenza domiciliare agli anziani

• La “familiarizzazione”
• L’instaurazione di relazioni sentimentali e
  unioni miste
• La consapevolezza dell’importanza del
  proprio lavoro e delle rimesse per i familiari
  in patria
• L’aiuto dei familiari e le “rimesse inverse”
Tre campi di tensione
• Tra riaffermazione dei confini e
  riaffermazione della famiglia come luogo
  delle cure
• Tra rifiuto politico verso l’immigrazione
  irregolare e accoglienza pratica verso le care
  workers
• Tra fabbisogno di accudimento nei paesi
  sviluppati e destabilizzazione dei sistemi di
  cure familiari nei paesi di origine
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