Politiche migratorie - Seconda serie di slides Maurizio Ambrosini - Università degli studi di Milano
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Politiche migratorie. Seconda serie di slides Maurizio Ambrosini
Le politiche per gli immigrati. Tre modelli di inclusione • Modello temporaneo (Germania) • Modello assimilativo (USA, Francia) • Modello pluralistico o multiculturale (Canada, Australia, Olanda, Svezia) • Caso italiano: modello “implicito” di inclusione
Modello temporaneo • Immigrati come “lavoratori ospiti” • Soggiorno limitato nel tempo e (prevista) rotazione degli immigrati • Impossibile accesso alla cittadinanza • Chiusura verso i ricongiungimenti familiari
Modello assimilativo • Immigrazione come popolamento • Idea di superiorità della propria cultura politica nazionale • Ambizione di trasformare il più rapidamente possibile gli immigrati in cittadini simili agli autoctoni • Relativa rapidità della naturalizzazione • Chiusura verso le peculiarità culturali e identitarie degli immigrati
Modello pluralistico o multiculturale • Riconoscimento degli immigrati come collettività, portatrici legittime di identità culturali e religiose da rispettare • Sostegno all’associazionismo immigrato • Sostegno alle espressioni culturali delle minoranze (estetica del multiculturalismo) • Alcune esperienze di azioni positive (quote) • Nella pratica, poche realizzazioni incisive
La perdita di significato dei modelli nazionali • Legislazioni stratificate e farraginose, volte a rispondere di volta in volta a problemi specifici • Negli ultimi anni: tendenze restrittive ed enfasi sul controllo delle frontiere: neo-assimilazionismo • Influenza sull’integrazione di altre politiche e di altri fattori (per es., mercato, società civile) • “Vincolo liberale” e ruolo delle Corti di giustizia • Diritti dei lungoresidenti e seconde generazioni vedono una convergenza attraverso i modelli nazionali • Le politiche locali spesso si discostano dai modelli nazionali • Di fatto iniziative “assimilative” e “multiculturali” non si oppongono: il discrimine è piuttosto integrazione/ esclusione
L’avvento del multiculturalismo • Insediamento stabile in Europa di popolazioni immigrate • Movimenti per i diritti civili e istanze di riconoscimento da parte delle minoranze • Contestazione dei tradizionali approcci assimilazionisti • Dall’idea di uguaglianza all’inversione dello stigma e all’orgoglio identitario • L’islamismo come simbolo delle rivendicazioni e come idolo polemico
Una mappatura dei significati • Dimensione analitica e componente normativa • Approcci moderati e approcci più radicali • Modalità di rivendicazione e strategia di inclusione
Crisi del multiculturalismo? • I discorsi multiculturalisti hanno conosciuto una parabola: dopo aver toccato un picco di condivisione negli anni ‘80, fino ai primi anni ‘90, sono ora sotto attacco • Più o meno tutti i governi stanno tornando ad enfatizzare l’importanza dell’assimilazione nella società ricevente • Enfasi sulla lingua e sull’accettazione dei valori: il discorso cognitivo sottintende una valenza politico-normativa
Fallimento del multiculturalismo? • I governi nazionali in Europa stanno prendendo le distanze dal discorso multiculturalista, tornando ad un linguaggio più assimilazionista • Questo corrisponde ai sentimenti prevalenti nell’opinione pubblica e alla crescita del tema nell’agenda politica • Gli Stati hanno irrigidito non solo i controlli esterni, ma anche quelli interni
La disaffezione verso il multiculturalismo • La questione islamica e la domanda di “lealtà” politica • Il ritorno dell’assimilazionismo politico: il caso del velo e quello della lingua spagnola • La questione delle moschee e lo “scontro di civiltà” • Ripensamenti e restrizioni sulla concessione della cittadinanza e della doppia cittadinanza • Nelle politiche “progressiste”: il “diritto alla somiglianza” e i diritti delle donne (“Il multiculturalismo fa male alle donne?”)
Critiche al multiculturalismo • Produce comunità separate, favorisce la radicalizzazione • Legittima l’oppressione di donne, minori, dissenzienti • Cristallizza delle “culture” come essenze omogenee, che in realtà non esistono • Incentiva l’enfatizzazione delle differenze e dei confini culturali
Politiche effettive • Hanno seguito un andamento meno altalenante • Alla retorica multiculturalista hanno fatto seguito interventi più modesti, che non hanno investito a fondo la dimensione strutturale • Il ripudio del multiculturalismo (come l’enfasi sulla laicità) non ha impedito di sviluppare rapporti con le rappresentanze islamiche (e investimenti) • Le politiche designate come multiculturaliste non si discostano molto, nei fatti, da serie politiche di integrazione • I casi nazionali non si contrappongono • Anche ora, il cambiamento di linguaggio ha limitati effetti pratici • Le politiche locali si discostano dalle retoriche nazionali: caso dell’Islam francese
Quale futuro per il multiculturalismo? • Serve probabilmente un altro linguaggio, come per la coesione sociale • Molte istanze multiculturaliste possono essere sostenute con argomenti prettamente liberali: libertà di culto, libertà di associazione, cittadinanza (e doppia cittadinanza), lotta alle discriminazioni… • Rifondare il tema dei “diritti culturali”, in forme compatibili con i diritti personali • Ripensare il ruolo pubblico delle religioni,come luoghi di costruzione di legami sociali e valori solidaristici
Dal multiculturalismo all’integrazione civica • In Europa “il pendolo ha oscillato dal mantenimento dell’identità culturale all’imposizione dei valori liberali essenziali” (Joppke, 2007: 4). • Integrazione civica come politica neo-assimilazionista? • Un esempio di “politica simbolica” o meta-politica (Faist): la contrapposizione tra “noi” e “loro”
L’integrazione civica in pratica • Introduzione test di lingua e cultura in diversi momenti, anche prima dell’arrivo, in alcuni paesi anche per i coniugi ricongiunti • Perché l’enfasi sulla lingua? Il livello cognitivo come terreno di verifica della lealtà politica e culturale • I “contratti d’integrazione”: un patto tra contraenti liberi diventa obbligatorio • l’integrazione diventa un dovere degli immigrati
Tre spostamenti • Si offusca la distinzione tra politiche migratorie e politiche per gli immigrati: sale alla ribalta il concetto di “immigration regime” • Si offuscano le distinzioni tra i (presunti) modelli nazionali • Si offusca la distinzione tra politiche nazionali (controllo degli ingressi) e politiche locali (integrazione degli immigrati): politiche locali di esclusione
Tre parole chiave • Integrazione (ma di fatto intesa in termini neo-assimilazionistici) • Coesione sociale • Diversity
Concezioni della cittadinanza (elaborazione da Goodman, 2010) Grado di liberalizzazione Basso Alto Requisiti di accesso Forti Cittadinanza Cittadinanza proibitiva condizionale Deboli Cittadinanza Cittadinanza isolazionista abilitante
La questione della stratificazione civica • Oggi gli immigrati, e ancor più le minoranze di origine immigrata, hanno status legali sempre più diversificati: dai naturalizzati, ai comunitari, fino agli immigrati in condizione irregolare • Anche tra i rifugiati sta emergendo una stratificazione sempre più marcata Spazio libero per eventuale altra specifica
Significati della cittadinanza (Zincone) • Appartenenza a uno Stato: cittadino contro straniero • Emancipazione: cittadino contro suddito • Dotazione comune (benefici): cittadino contro escluso • Standardizzazione (uguaglianza): cittadino contro membro di comunità particolari (Trascura però l’identificazione emotiva)
Immigrazione e cittadinanza • Inversione della sequenza marshalliana dei diritti (civili, politici, sociali): si rovescia lo schema, vengono prima (alcuni) diritti sociali, ma senza una base di diritti politici • Importanza del diritto di voto • Critiche a Marshall: società nazionali chiuse, senza immigrati • Concetto di denizen: statuto intermedio tra straniero e cittadino a pieno titolo
Fattori di complicazione • Scollamento tra l’ethnos, il demos, la popolazione residente (Benhabib) • Cittadinanze sovrapposte (Unione europea) • Si forma, come già visto,una stratificazione civica, con residenti titolari di diritti diversificati • Si sviluppano forme di doppia cittadinanza, con un potenziale disallineamento tra identificazione e diritti (indo-britannnici, messicano-americani…)
Cittadinanza nazionale e diritti umani • La cittadinanza mantiene una marcata dimensione nazionale: questa è stata nel ‘900 una forza d’inclusione, oggi invece è una ragione di esclusione • La priorità della protezione dei cittadini viene usata contro i diritti umani universali (per es., diritto di asilo o di culto) • Oppure si evocano norme di reciprocità che di primo acchito appaiono ragionevoli
Cittadinanza e identità • Questione della doppia cittadinanza e delle appartenenze plurime degli immigrati • Il paese di residenza come fonte di diritti, quello di origine come risorsa identitaria • Le domande di naturalizzazione in ogni caso crescono, come reazione all’irrigidimento di confini e appartenenze • I timori degli Stati riceventi: i dubbi sulla “lealtà” politica degli immigrati
L’handicap della cittadinanza politica • La mancanza del diritto di voto rende deboli gli immigrati nel mercato politico • Rende più difficile rimuovere diverse forme di discriminazione istituzionale: Convalida dei titoli di studio Fruizione dei benefici del welfare locale Sostegno alle associazioni degli immigrati
Il rapporto paradossale tra immigrazione e sistema di welfare • Gli immigrati sono perlopiù popolazione attiva, relativamente giovane • La loro incidenza sull’occupazione è cresciuta, malgrado la crisi: oltre 10% • Pochi pensionati, pochi bisognosi di cure • Molti sono fornitori di servizi di welfare, in primo luogo alle famiglie (0,8-1,6 milioni di occupati nel settore)
Complicazioni e sfondamenti • Il caso degli immigrati mostra che la cittadinanza continua ad avere una forte dimensione nazionale • Ma nello stesso tempo diventa più complessa: verso l’alto, emergono forme di cittadinanza sovrapposte (per es. nell’UE) e transnazionali (per es., verso i paesi di origine); verso il basso, emerge la dimensione locale della cittadinanza
Criteri di attribuzione della cittadinanza • Discendenza: ius sanguinis • Nascita sul territorio: ius soli • Residenza: ius domicilii • Educazione nel paese: ius culturae
Tendenze delle norme sulla cittadinanza • Elevata sensibilità politica, cambiamenti più frequenti in funzione delle maggioranze al potere • Maggiore tolleranza verso la doppia cittadinanza • Maggiori diritti anche politici per i cittadini all’estero, anche dopo generazioni • Più facili naturalizzazioni per i figli di immigrati • Minore automatismo dello ius soli
Perché il tema è importante? • Perché compromette la (presunta) omogeneità etnica dei paesi riceventi • Perché pone in discussione i fondamenti dell’identità nazionale • A. Manzoni, marzo 1821: la nazione italiana «una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor». • La concezione della nazione richiede rinegoziazioni e adattamenti
La questione della cittadinanza transnazionale • Si sviluppano tra i migranti forme di partecipazione civica che travalicano le frontiere: - Voto dall’estero verso la madrepatria - Manifestazioni, pubbliche o via internet, collegate a questioni politiche della madrepatria - Raccolte di fondi e partecipazione dall’estero a progetti di co-sviluppo - Attività transnazionali collegate alla partecipazione religiosa I
Cittadinanza transnazionale Quattro profili (Bosniak): Legale Dei diritti Della partecipazione attiva Dell’identificazione e solidarietà (Rapporto tra identificazione e cittadinanza: forme miste, ibride di appartenenza)
Cittadinanza dal basso? • Una visione dinamica e micro-sociale della cittadinanza: che cosa vuol dire concretamente essere cittadini? • Ong: la “cittadinanza flessibile”, negoziata nell’interazione con gli attori della società ricevente • Oltre le opposte retoriche: gli immigrati “con troppi diritti” oppure “senza diritti”
Processi di cittadinizzazione • Sono l’insieme delle attività e delle pratiche quotidiane, comprese quelle ripetute e routinarie, mediante le quali gli immigrati si inseriscono nei contesti locali, accedono ai diversi servizi, sviluppano rapporti di vicinato, diventano componenti accettati dell’ambiente in cui vivono
Atti di cittadinanza • Gli “atti di cittadinanza”: sono comportamenti intenzionali, spesso anche formalizzati • acquisire uno status regolare significa acquisire dei diritti; ricongiungere la famiglia o mandare i figli a scuola, comportano altri diritti e obblighi • L’ingresso nel lavoro regolare, l’adesione al sindacato o l’avvio di un’attività d’impresa possono esser visti come atti di cittadinanza
Partecipazione oltre la cittadinanza formale • La partecipazione sindacale come cittadinanza politica sussidiaria • L’associazionismo come canale di espressione di istanze delle minoranze • Il volontariato come forma di partecipazione civile e integrazione dal basso • La partecipazione a comunità religiose: significati e potenzialità civiche e politiche • I movimenti sociali e le azioni di protesta promosse da immigrati, anche irregolari
La dimensione locale della cittadinanza • Il tradizionale legame tra cittadinanza e appartenenza nazionale tende a essere arricchito di nuove dimensioni, verso il basso e verso l’alto • Verso il basso: varie forme di accesso ai diritti sociali, di partecipazione civica, di protesta politica, di vita associativa, avvengono a livello locale • Sono favorite oppure frenate da decisioni e risorse dipendenti da istituzioni locali
Cittadinanza e advocacy coalition • Un aspetto importante delle opportunità disponibili agli immigrati dipende dall’attivazione di attori interni alle società riceventi: sindacati, associazioni, movimenti, organizzazioni religiose…. • In Italia queste forze hanno svolto un ruolo particolarmente rilevante, ma anche altrove sono protagoniste di battaglie politiche e culturali, soprattutto sulle questioni più scomode: immigrati in condizione irregolare, richiedenti asilo, minoranze rom
“i pregi delle democrazie liberali non consistono nel potere di chiudere le proprie frontiere, bensì nella capacità di prestare ascolto alle richieste di coloro che, per qualunque ragione, bussano alle porte” (S. Benhabib, 2005: 223).
Retoriche e realtà • Le nostre società stanno diventando nei fatti sempre più multietniche: nelle scuole, nei mercati, negli affetti… • Il multiculturalismo quotidiano avanza • Questo cambiamento incontra però un’accresciuta resistenza culturale e politica • Manca una sufficiente attenzione per la dimensione strutturale: gli immigrati diventano colpevoli della formazione dei ghetti
Il livello urbano • Abbiamo visto che in ambito nazionale il multiculturalismo è oggi sotto attacco • Ma che cosa accade a livello urbano? Le politiche locali seguono quelle nazionali, oppure tendono ad adeguarsi alla realtà multietnica delle città contemporanee? • Di solito fin qui le politiche urbane sono state viste come più aperte e inclusive di quelle nazionali. E’ ancora vero oggi?
Cinque tendenze in Europa • Affrontare una crescente eterogeneità delle popolazioni “immigrate” o di origine immigrata: problema della “stratificazione civica” • Riformulare le politiche per gli immigrati in termini di “coesione comunitaria” • Collaborare con gli attori della società civile (triangolando, delegando, favorendo…..) • Celebrare il volto multietnico delle città: l’estetica del multiculturalismo • Riconoscere il ruolo pubblico delle religioni e favorire il dialogo interreligioso
Le politiche locali di fronte ai discorsi nazionali • Francoforte: un’aperta presa di distanza dalle posizioni del governo nazionale, una conferma esplicita del discorso multiculturalista • Marsiglia: una ricodifica implicita della retorica nazionale dell’eguaglianza e della laicità, in direzione di un multiculturalismo di fatto
Le politiche locali di fronte ai discorsi nazionali (cont.) • Bruxelles: una continuità nelle politiche, con qualche adattamento ai concetti neo- assimilazionistici • Madrid: una pluralità di iniziative senza un’esplicita etichetta multiculturalista • Manchester: l’adozione formale del nuovo linguaggio della coesione comunitaria, un “multiculturalismo senza culturalismo”
Il ruolo della società civile e la governance locale dell’immigrazione • Il gap tra discorsi nazionali e problemi locali viene spesso gestito mediante la collaborazione di vari attori delle società civili (sindacati, istituzioni religiose, associazioni ….) • Il loro contributo è particolarmente rilevante nella gestione delle questioni politicamente più difficili: richiedenti asilo, immigrati irregolari, dialogo con le minoranze religiose …. • Tolleranza e triangolazione
Le politiche locali di esclusione: Nord Italia, Arizona • Le politiche locali di esclusione mirano a impedire l’accesso degli immigrati a determinati benefici e diritti, a stigmatizzarli come responsabili dell’insicurezza urbana, a ridurre la loro visibilità negli spazi pubblici • In tal modo tendono a marcare i confini della comunità legittima, separando e contrapponendo cittadini nazionali e immigrati
Le politiche di esclusione (cont.) • Nello stesso tempo, puntano a rassicurare i cittadini-elettori, segnalando: 1) che sussiste una legittima priorità del loro status e delle loro esigenze; 2) che sono attivamente difesi dall’ingombrante invasione degli estranei • In modo circolare, attivano una domanda di protezione dello spazio fisico e simbolico, presentandosi come difensori della sicurezza, del decoro e dell’ordine sociale
Forme di esclusione locale • Esclusione civile (limitazione del diritto di residenza) • Esclusione sociale (esclusione da alcuni benefici sociali, come i bonus bebé) • Esclusione culturale (opposizione all’erezione di luoghi di culto per religioni minoritarie) • Esclusione securitaria (campagne contro l’immigrazione irregolare) • Esclusione economica (limitazioni all’apertura di negozi e ristoranti etnici, come i kebab)
Le politiche di esclusione come terreno conteso • Le politiche di esclusione sono state contrastate da diversi attori della società civile • Molte sono state bocciate dai tribunali • Hanno però mantenuto il loro richiamo retorico e simbolico
L’attuale polemica contro i richiedenti asilo • Rifiuto deli SPRAR e polemica contro i CAS • Frame emergenziale e ruolo delle Prefetture • Polemica maggiore prima degli arrivi • Percezione di insicurezza (Bauman) • Polemica contro lo Stato • Vittimismo • Privatizzazione dello spazio pubblico • Riaffermazione della «comunità»: il rifiuto ricrea un noi, più coeso perché assediato
Conclusioni • Le politiche locali sono cruciali nel gestire la “superdiversità” delle società multietniche • Rimangono per molti aspetti piuttosto indipendenti dalle politiche e dalle retoriche nazionali • Il multiculturalismo cresce nella vita quotidiana, è tuttora praticato in diversi modi nelle politiche locali, ma tende a essere abbandonato nel discorso pubblico • In compenso, piace oggi il concetto di “diversità”, come in Italia quello di “convivenza” • C’è un divario tra retoriche e pratiche, che muove in direzione diversa rispetto al passato • Le politiche locali di esclusione mostrano i rischi potenziali dei discorsi xenofobi in tempi di populismo
Il concetto di integrazione • Accezione classica: integrazione come sinonimo di assimilazione • Integrazione come compito e dovere degli immigrati (accezione normativa del concetto) • Integrazione intesa (di fatto) come sottomissione (integrazione subalterna) • Società ricevente intesa come omogenea e culturalmente integrata • Integrazione come concetto compatto,univoco, lineare
Prima critica: l’impossibilità dell’integrazione • L’immigrazione vista come attacco all’identità nazionale (fondata sul suolo, sulla lingua, sul sangue…) • “non possono integrarsi” • Idea delle culture come essenze non modificabili • Paura del meticciato • Orizzonte dello scontro di civiltà: “caso mussulmano” (caso “ispanico” in America)
Seconda critica: l’iniquità dell’integrazione • “non è giusto sollecitare l’integrazione” • Influenza dei movimenti sociali delle minoranze (“black is beautiful) e delle lotte anticoloniali • Suggestioni multiculturali, difesa delle culture nella loro pluralità e diversità • Opposizione al rischio di imperialismo e quindi all’assimilazionismo • Preferenza per altri termini: inclusione, incorporazione… • Accento sulla responsabilità della società ricevente • Il ricorso al termine interazione e la sua debolezza: 1) serve una base di integrazione; 2) si produce integrazione; 3) anche il dominio è interazione; 4) trascura la dimensione strutturale
Una possibile definizione l’integrazione come processo che conduce a diventare una componente accettata della società (Penninx e Martiniello) - Accento sulla dimensione processuale - Accento sugli atteggiamenti della società ricevente - Accento sulla corresponsabilità degli immigrati - Implicito richiamo alla dimensione strutturale
Le tre componenti dell’integrazione • Dimensione strutturale: lavoro, casa, servizi • Dimensione relazionale: rapporti sociali, comunicazione bilaterale paritaria • Dimensione personale: volontà/ capacità di partecipare alla via sociale
Il dibattito sul lessico • Preferenza per altri termini: inclusione, incorporazione… • Accento sulla responsabilità della società ricevente • Il ricorso al termine interazione e la sua debolezza: 1) serve una base di integrazione; 2) si produce integrazione; 3) anche il dominio è interazione; 4) trascura la dimensione strutturale
Perché e come parlare di integrazione (e studiarla) • Integrazione come processo va distinta dalle politiche di integrazione • Integrazione come fenomeno composito, pluridimensionale e variabile • Attenzione alla dimensione locale e contestuale • Diversi percorsi di integrazione: il caso delle minoranze di successo • Assimilazione (riveduta) e rispetto delle identità minoritarie non sono in opposizione
Un’integrazione dal basso: azione solidale e advocacy coalition • Molte iniziative di accoglienza e integrazione degli immigrati sono scaturite dall’iniziativa della società civile: volontariato, sindacati, chiese… • Circuiti informali di integrazione tra operatori pubblici sensibili e attori della solidarietà organizzata • Il caso dell’ammissione a scuola dei minori senza permesso di soggiorno • Forza di pressione, soprattutto in occasione delle sanatorie: la “forte lobby dei soggetti deboli”
Società civili e politiche migratorie • Le contraddizioni delle politiche restrittive ampliano gli spazi di azione degli attori delle società civili. Diverse forme di intervento (le 4 P): 1. Promozione di network 2. Protesta e azione di lobby, campagne di opinione 3. Produzione di servizi 4. Promozione dell’accesso ai diritti (tutela legale)
Le quattro forme di azione (4 P) Forme di azione Soggetti promotori Ambiti di espressioni applicazione Promozione di reti Vari attori impegnati Livello politico Costituzione di tavoli nella tutela degli Livello operativo e gruppi di lavoro; immigrati Livello interscambio di interpersonale informazioni e pareri Protesta politica Attori politicamente Contestazione di Dimostrazioni competenti della norme nazionali e pubbliche, appelli, lobby pro-immigrati locali a carattere raccolte di firme discriminatorio Protezione legale Professionisti del Tutela rispetto a Azioni legali contro settore giuridico misure le amministrazioni discriminatorie in locali ambito locale Produzione di servizi Organizzazioni di Necessità che non cure mediche diverso tipo e trovano risposta nei gratuite; scuole di complessità servizi pubblici italiano; mense
Il ruolo della religione • Un’antica questione che ritorna attuale: la religione come baluardo dell’identità • “Quando gli irlandesi divennero bianchi” (e gli italiani dopo di loro): l’America dell’800 e i cattolici considerati “non integrabili” • La faticosa costruzione del pluralismo americano: ritrovare e rinegoziare un’identità culturale attraverso la religione • Rifugio, rispetto, risorse: come le religioni hanno integrato gli immigrati
Una spiegazione dell’immigrazione irregolare: Lo sviluppo del “welfare invisibile” • Persistente centralità delle famiglie come agenzie di organizzazione dell’accudimento e delle cure verso le persone fragili: specialmente nell’Europa mediterranea, ma non solo • Prolungamento della vita, aumento degli anziani bisognosi di assistenza e partecipazione delle donne al lavoro extradomestico hanno richiesto una ridefinizione organizzativa • Risorse pubbliche sotto forma di indennità di accompagnamento, senza controlli e senza vincoli d’uso • La stratificazione internazionale dell’accudimento • Intersezione problematica tra care regime e migration regime
L’organizzazione delle cure domestiche • Ricorso a lavoro retribuito, sempre più fornito da lavoratrici immigrate, come supporto alle famiglie: triangolazione della gestione delle cure; trasformazione della colf in assistente familiare (detta comunemente badante); trasformazione del care-giver familiare in care manager • 800.000 lavoratori/trici registrati presso l’INPS; stime di 1,6 milioni: in ogni caso, più dei dipendenti del SSN
La risorsa dell’immigrazione irregolare • Il lavoro di cura richiesto dalle famiglie, soprattutto nel caso degli anziani, è fornito largamente da immigrati in condizione irregolare, come mostrano i dati delle sanatorie • È un caso di irregolarità ampiamente tollerata e persino non riconosciuta come tale • Protezione e sfruttamento • Le immigrate, nell’ambito delle famiglie italiane, risolvono diversi problemi: alloggio, lavoro, vitto, risparmio, protezione dai controlli delle autorità
Alcuni concetti • Care shortage: carenza di risorse di cura, di tempo ed energie per l’accudimento • Care drain: drenaggio di risorse di cura da paesi più poveri • Care giver: fornitrice di cure familiari, è tradizionalmente la donna adulta come moglie, madre, figlia di genitori anziani • Care manager: è responsabile della gestione delle cure in ambito domestico verso le persone in condizioni di fragilità
Che succede all’estero? • Molta reticenza e carenza di dati • In Austria: 2007, sanatoria per i care workers e sistema semi-ufficiale di importazione • In Germania: “segreto manifesto” della soceità tedesca: sistemi di alternanza e pendolarismo (due lavoratrici si alternano sullo stesso posto di lavoro) • In Svezia, “chi pulisce il Welfare State”? • A Singapore: più della metà degli anziani è assistita prevalentemente da un care worker immigrato
Una visione che privilegia gli attori e le pratiche sociali • Gran parte dei contributi sul tema hanno un approccio strutturalista e di genere: donne immigrate come vittime di una tripla discriminazione • «Vittimizzazione» degli immigrati irregolari, indirettamnente incentivata dalle politiche pubbliche e sposata da molte ONG • Più di recente, l’attenzione si è spostata sull’agency degli immigrati irregolari • Sfida cognitiva: comprendere perché e come riescono a resistere e a districarsi tra difficoltà e vincoli
Modelli relazionali • Relazioni basate sulla prestazione: uso del Lei, separazione tra lavoro e vita personale • Relazioni basate sull’intimità: uso del Tu reciproco, coinvolgimento extralavorativo, rapporti confidenziali • Relazioni basate sull’asservimento: uso del Tu unilaterale, distanza gerarchica, divieti e controlli (A.Colombo e Decimo 2009)
Famiglie transnazionali • Circolanti • Multigenerazionali • Puerocentriche
Profili idealtipici delle assistenti familiari • Esplorativo • Utilitarista • Familista • Promozionale
Il/la care manager • Rapporto di patronage: elusione dei contratti formali e presa in carico allargata dei bisogni della lavoratrice • Protezione nei confronti delle autorità • Mediazione verso servizi e istituzioni • Divisione dei compiti e ritorno alle cure dirette (care giving) in caso di riposi, ferie, festività • Se donna: frequenti rapporti di confidenza, attenuazione apparente delle differenze di status • Implicazione/ intromissione in questioni familiari e affettive. Ambivalenze relazionali
Le dieci risorse degli immigrati/e irregolari occupati nell’assistenza domiciliare agli anziani • Le reti etniche • Il lavoro • La rivendicazione di utilità sociale • L’accesso ad (alcuni) servizi pubblici • Il sostegno delle organizzazioni solidaristiche • Le carenze del sistema repressivo e l’aspettativa di potersi regolarizzare
Le dieci risorse degli immigrati/e irregolari occupati nell’assistenza domiciliare agli anziani • La “familiarizzazione” • L’instaurazione di relazioni sentimentali e unioni miste • La consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro e delle rimesse per i familiari in patria • L’aiuto dei familiari e le “rimesse inverse”
Tre campi di tensione • Tra riaffermazione dei confini e riaffermazione della famiglia come luogo delle cure • Tra rifiuto politico verso l’immigrazione irregolare e accoglienza pratica verso le care workers • Tra fabbisogno di accudimento nei paesi sviluppati e destabilizzazione dei sistemi di cure familiari nei paesi di origine
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