Polemiche ed entusiasmo: Italia, ma qual è il tuo vero valore? - IVG

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      Polemiche ed entusiasmo: Italia, ma qual è il tuo vero
      valore?
      di G.Dorati e A.Ivaldi
      16 Ottobre 2019 – 16:01

      Insicurezza. Maglia azzurra, maglia verde, maglia bianca? Che confusione e quante
      polemiche per la divisa della nazionale italiana di calcio indossata sabato contro la
      Grecia, nella partita vinta 2 – 0 dagli azzurri che ha permesso di conquistare il pass per
      Euro 2020.

      Una maglia di colore verde, ispirata nei ricami al tessuto e all’architettura del
      Rinascimento italiano, e che ora sembra essere anche calcistico. Dopo le recenti
      delusioni del calcio italiano, il nuovo corso iniziato dal ct Roberto Mancini vuole riportare
      la nazionale italiana agli antichi fasti. Il kit rinascimentale vuole sottolineare proprio la
      presenza dei tanti giovani nella rosa azzurra (ben 12 sotto i 25 anni): i protagonisti
      futuri della rinnovata era dell’Italia del pallone, speriamo vincente come quelle del
      passato.

      Le polemiche apportate dai più tradizionalisti sono state smentite da diversi fattori. La
      maglia azzurra infatti non è stata fin dalla prima partita quella ufficiale dell’Italia, che
      cominciò a giocare nel 1910 con una divisa bianca. Solo dal terzo incontro nel 1911
      l’Italia indossò una maglia di colore azzurro acceso, in onore della famiglia reale dei
      Savoia, con calzoncini bianchi e calzettoni neri. Da qui in poi l’azzurro e il bianco
      rappresentano i colori della prima e della seconda divisa dell’Italia.

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      Tuttavia, durante la storia ultracentenaria dell’Italia vi sono state delle partite in cui
      l’Italia non ha giocato con le proprie maglie tradizionali. Durante il periodo fascista, alla
      fine degli anni trenta venne utilizzata una divisa completamente nera voluta dal regime.
      Nel 1954 una maglia di colore verde in occasione del match con l’Argentina vinto 2 a 0
      dall’Italia. Una divisa verde rimasta per tanti anni quella ufficiale delle giovanili della
      nazionale italiana. Un’altra maglia particolare è stata quella della Confederations Cup del
      2009, con un celeste molto chiaro e calzoncini e calzettoni marroni, a richiamare la
      divisa dei gloriosi anni trenta per l’Italia del pallone (due Mondiali e l’Olimpiade del 1938).
      Nel 1994 l’under 21 giocò contro la Croazia con una maglietta rossa, quella della squadra
      locale del Nissa (Caltanissetta), poiché le due squadre avevano entrambe delle divise di
      colore bianco.

      Molto rilievo ha destato anche la visita della squadra all’ospedale pediatrico Bambino Gesù
      di Roma, bambini ai quali i giocatori hanno dedicato la vittoria di sabato contro gli ellenici,
      ma ha altresì fatto notizia l’udienza in Vaticano della delegazione azzurra, che ha
      incontrato e donato a Papa Francesco la maglia dell’Italia.

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      La stampa e i media sul lato sportivo si sono concentrati sull’esaltare la vittoria con la
      Grecia e il pass conquistato, facendo rimarcare il 7/7 che gli azzurri hanno per ora
      ottenuto nel loro girone di qualificazione per Euro 2020. Una qualificazione mai arrivata
      così presto nella storia della nostra nazionale, con ben tre turni d’anticipo.

      I dati positivi è sempre corretto metterli in primo piano, soprattutto dopo tutto il negativo
      da cui proviene questa squadra. Ma se analizziamo il percorso dell’Italia nel girone, tutto
      l’entusiasmo e l’euforia intorno a questa nazionale andrebbero a mio parere placati.
      Un’Italia considerata ormai al pari delle altre big europee. Nel nostro girone abbiamo però
      incontrato squadre piuttosto modeste, come la Finlandia, la Grecia (in crisi ormai da
      tempo), il Liechtenstein, l’Armenia e la Bosnia-Erzegovina, unica squadra di medio valore.
      L’Italia ha certamente vinto tutte le partite, ma più volte è andata in difficoltà: nella
      vittoria all’ultimo respiro con la Bosnia (che meritava il pari), nel primo tempo con
      l’Armenia (98esima del ranking), nel match in trasferta con la Finlandia (vinto grazie a un

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      rigore nei minuti finali) e la stessa partita di sabato con la Grecia, dove l’Italia non ha
      sicuramente giocato bene. Tanti calciatori nell’Italia non riescono a esprimersi al
      meglio come nei rispettivi club: Verratti e gli attaccanti in primis.

      Il tifo e l’entusiasmo per l’Italia è giusto che ci siano, ma è doveroso altresì essere
      realisti. Prima di dare conclusioni affrettate e ritenere l’Italia tra le favorite del prossimo
      europeo, sarebbe più logico aspettare test più difficili che ci faranno capire il vero valore
      della nostra nazionale. Non entusiasmiamoci troppo, dunque, se anche ieri sera l’Italia ha
      vinto grazie a una goleada contro il più che modesto Liechtenstein…

      Europa, che succede? È stato un weekend folle quello appena conclusosi, caratterizzato
      purtroppo non solo dalla pausa dedicata alle nazionali che spesso fa storcere il naso a

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      milioni di tifosi.

      Queste giornate saranno probabilmente ricordate anche nei libri di storia dei nostri figli
      perché, per chi non lo sapesse, in Siria sta andando in scena l’ennesimo crimine nei
      confronti dell’umanità. Il presidente turco infatti, Recep Tayyip Erdogan, ha pensato di
      mettere in primo piano la questione siriana al posto del calcio giocato.

      I militari turchi hanno attaccato le milizie curde dopo il ritiro da parte delle truppe
      statunitensi (che proteggevano coloro che adesso sono sotto attacco) e adesso, in Siria sta
      andando in scena una nuova fase della guerra infinita che ha coinvolto il malcapitato stato
      del Medio Oriente.

      Vi chiederete il motivo per cui stiamo scrivendo questo trafiletto ben poco sportivo sulle
      nostre chiacchiere. Quest’introduzione è necessaria per giustificare le polemiche
      scoppiate dopo l’esultanza dei giocatori turchi, che hanno deciso di celebrare con il
      saluto militare la rete che ha permesso alla nazionale di Güneş di battere allo scadere
      una stoica Albania.

      Cosa significa quel gesto? Molti si staranno ponendo questa domanda. Vi sveliamo che con
      quel braccio alzato Calhanoglu e compagni hanno voluto dimostrare il loro appoggio nei
      confronti della presa di posizione della propria nazione, che ha scelto di utilizzare le
      armi per combattere coloro che vengono additati dal presidente Erdogan come terroristi.

      Facendo questo, i giocatori turchi hanno scatenato le proteste di diverse persone. C’è
      infatti chi si è scagliato contro quel gesto perché lo sport dovrebbe unire e mai durante
      una partita di calcio andrebbero esposte le proprie posizioni politiche. L’Unione europea
      inoltre ha condannato l’avanzata dei militari turchi in terra siriana, per questo la Uefa ha
      dichiarato che studierà a fondo il gesto verificatosi venerdì.

      Come se non bastasse però, lunedì è andato in scena il match tra Francia e Turchia,
      valevole per il primo posto del girone. Dopo un primo tempo soporifero, sono stati proprio i
      transalpini a trovare il vantaggio grazie a un bel colpo di testa di Oliver Giroud. Gli ospiti
      però non si sono arresi, trovando la rete del pareggio che ha permesso alla nazionale di
      Güneş di mantenere il primato.

      L’episodio da segnalare? Il saluto militare di Demiral, che ha pensato bene di
      infiammare i propri sostenitori proponendolo diverse volte. La nostra rubrica si augura che
      vengano condannati questi gesti in modo esemplare, per impedire che lo sport più bello
      del mondo venga contaminato da politica e questioni esterne.

      Inoltre speriamo che il presidente turco riacquisti il buonsenso, fermando l’avanzata
      militare che sta causando la morte tra gli altri di giornalisti e civili.

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      Tornando alle qualificazioni per l’Europeo del 2020, possiamo annunciarvi che Belgio,
      Spagna, Russia, Polonia e Ucraina sono già riuscite a staccare il pass per la rassegna
      simbolo della prossima estate.

      Da segnalare il traguardo raggiunto da Lukaku con la maglia del Belgio. L’attaccante
      dell’Inter, infatti, grazie alla doppietta inflitta al malcapitato San Marino, ha siglato la
      cinquantesima rete con la sua nazionale.

      Continuando a parlare di attaccanti è impossibile non citare Cristiano Ronaldo, autore
      del settecentesimo gol in carriera, il novantacinquesimo con il Portogallo. CR7 diventa
      così CR700, aggiungendo l’ennesimo record alla sua straordinaria carriera.

      Ai lusitani non è però bastato l’acuto del proprio fuoriclasse. Il Portogallo è infatti
      capitolato in Ucraina, permettendo a Shevchenko e Tassotti di festeggiare una
      meritata qualificazione. L’ex punta del Milan ha dato un’ottima idea di gioco ai suoi
      interpreti, rivitalizzando un movimento calcistico in decadenza come quello ucraino.

      La stessa impresa sta riuscendo a Marco Rossi, che con la sua Ungheria sta cullando il
      sogno di una ritrovata qualificazione. Stessa sorte per l’Austria, che sembra rinata
      dopo le grandi difficoltà degli ultimi anni.

      Infine è giusto citare il Kosovo. La nazionale da poco tempo riconosciuta dalla Uefa sta
      mettendo in seria difficoltà tutte le contendenti del gruppo A, facendo sognare una nazione
      intera. Battere la Repubblica Ceca in casa non sarà facile, ma l’outsider del
      raggruppamento dell’Inghilterra (prima) non vuol smettere di stupire.

      Per concludere ci teniamo a complimentarci con Roberto Mancini, che battendo il
      Liechtenstein ha vinto la nona partita di fila (contando anche le amichevoli), eguagliando
      lo storico primato appartenente a Pozzo (allenatore più vincente della storia della nostra
      amata nazionale).

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