PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE - PROVINCIA DI ANCONA PREFETTURA - U.T.G. DI ANCONA
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PROVINCIA DI ANCONA PREFETTURA – U.T.G. DI ANCONA PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE Edizione 2002
INDICE INDICE .................................................................................................................................................................. 1 A.1. PARTE GENERALE .................................................................................................................................... 2 A.1.1. PREMESSA ............................................................................................................................................ 2 A.1.2. ACQUISIZIONE DEI DATI................................................................................................................... 2 A.1.3. CLASSIFICAZIONE DEGLI EVENTI .................................................................................................. 3 A.1.4. AUTORITÀ DI PROTEZIONE CIVILE ................................................................................................ 4 A.1.5. STRUTTURA PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE.................................................................. 4 A.1.6. AGGIORNAMENTO DEL PIANO........................................................................................................ 5 A.2. DESCRIZIONE DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA .................................................................. 6 A.2.1. VIABILITA’ ........................................................................................................................................... 6 DIRETTRICE DELLA VALLE DEL FIUME ESINO ..................................................................................................... 7 DIRETTRICE ARCEVIESE ..................................................................................................................................... 8 DIRETTRICE CESANENSE..................................................................................................................................... 8 A.2.2. STRUTTURA INSEDIATIVA ............................................................................................................... 9 A.3. SCENARI DI RISCHIO INTERESSANTI IL TERRITORIO PROVINCIALE......................... 11 A.3.1. RISCHIO SISMICO ............................................................................................................................. 11 A.3.2. RISCHIO IDROGEOLOGICO ............................................................................................................. 18 A.3.2.1 RISCHIO INONDAZIONI ............................................................................................................. 19 A.3.2.2. RISCHIO FRANA ......................................................................................................................... 20 A.4. INDICATORI DI EVENTO ....................................................................................................................... 22 A.4.1. PERIODO ORDINARIO ...................................................................................................................... 22 A.4.2. PERIODO DI EMERGENZA ............................................................................................................... 23 A.5. AREE DI EMERGENZA ........................................................................................................................... 23 B. OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE ................................................................................................... 24 B.1. COORDINAMENTO OPERATIVO PROVINCIALE ............................................................................ 24 B.2. SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE ........................................................................................ 24 B.3. RAPPORTI TRA LE ISTITUZIONI LOCALI E NAZIONALI PER LA CONTINUITÀ AMMINISTRATIVA E IL SUPPORTO ALL’ATTIVITÀ DI EMERGENZA .............................................. 24 B.4. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE ............................................................................................ 24 B.5. LA SALVAGUARDIA DEL SISTEMA PRODUTTIVO ....................................................................... 24 B.6. RIPRISTINO DELLA VIABILITÀ E DEI TRASPORTI ........................................................................ 24 B.7. FUNZIONALITÀ DELLE TELECOMUNICAZIONI ............................................................................ 25 B.8. FUNZIONALITÀ DEI SERVIZI ESSENZIALI ..................................................................................... 25 B.9. CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEI BENI CULTURALI............................................................ 25 B.10. MODULISTICA PER IL CENSIMENTO DEI DANNI A PERSONE E COSE .................................... 25 B.11. RELAZIONE GIORNALIERA PER LE AUTORITÀ CENTRALI E CONFERENZA STAMPA ..... 25 C. PROCEDURE D'INTERVENTO ................................................................................................................. 26 C.1. AUTORITA’ PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE..................................................................... 26 C.2. SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO .......................................................................................... 27 C.3. ATTIVAZIONI IN EMERGENZA.......................................................................................................... 33 C.3.1. Fase di attenzione............................................................................................................................ 34 C.3.2. Fase di preallarme .......................................................................................................................... 34 C.3.3. Fase di allarme................................................................................................................................ 35 Piano di emergenza.doc Pagina 1 di 35
A.1. PARTE GENERALE A.1.1. PREMESSA Il presente Piano Provinciale di Protezione Civile stabilisce le linee generali dell'organizzazione del sistema provinciale di protezione civile ed è stato predisposto per fronteggiare le emergenze sul territorio della provincia, in attuazione ed in conformità alla Legge 9 novembre 2001 n. 401 ed alla Legge Regionale n.32 del 11 dicembre 2001. Il modello di pianificazione di emergenza utilizzato, quale applicazione di quello Nazionale denominato ”Metodo Augustus”: Definisce le attivazioni degli interventi di protezione civile; Individua le strutture operative (art. 11 L.225/92), gli enti, le società eroganti pubblici servizi che devono essere attivate; Fissa le procedure organizzative da attuarsi nel caso del verificarsi di eventi che minaccino la pubblica incolumità o il sistema infrastrutturale o produttivo. Il presente piano si compone di due parti: testo e allegati: nel testo sono precisati: - i dati di base del territorio provinciale: - lo scenario degli eventi attesi; - gli indicatori di evento e le risposte del sistema provinciale di protezione civile; - gli obiettivi da raggiungere per fronteggiare l'emergenza; - le procedure di emergenza che devono essere assunte dalla struttura provinciale di protezione civile; negli allegati sono riportati: - le schede delle aree ad alto rischio idrogeologico (all. A); - l’elenco autolinee pubbliche e ditte di trasporto extraurbano (all. B); - l’elenco utenze telefoniche (all. C); - gli atti di nomina dei responsabili delle funzioni di supporto (da allegarsi sub. lettera D successivamente all’approvazione del presente piano); - la viabilità provinciale (Tav. n.1); - le zone ad alto rischio idrogeologico per frana o esondazione (aree a rischio R4 del Piano di Assetto Idrogeologico ex Legge 267/98) (Tav. n. 2); - le aree esondabili in caso di collasso od apertura degli scarichi della diga di Castreccioni (Tav. n. 3); - la carta della massima intensità macrosismica attesa con tempo di ritorno 475 anni (Tav. n. 4); - le aree di ammassamento dei soccorritori e risorse, aree di attesa e di ricovero della popolazione (Tav. n. 5); - le reti di monitoraggio meteorologico ed idrologico presenti nella Provincia (Tav. n. 6); - schema del vigente servizio di trasporto pubblico (Tav. n. 7); - infrastrutture presenti nella Provincia (Tav. n. 8) A.1.2. ACQUISIZIONE DEI DATI Piano di emergenza.doc Pagina 2 di 35
Per la redazione del presente piano si è provveduto alla raccolta di dati statistici e di caratterizzazione degli scenari d’evento; in particolare sono stati censiti gli edifici e gli spazi ad uso pubblico e strategico quali: alberghi, aree di ammassamento soccorritori e risorse, scuole, aree di attesa alla popolazione, Comandi Stazione Carabinieri, Stazioni Corpo Forestale dello Stato, Chiese, Campeggi / Villaggi turistici, locali pubblici, edifici comunali, eliporti, spazi adibiti a fiere e mercati, caserme forze armate, parcheggi, caserme di polizia, stadi ed aree sportive, aree di ricovero della popolazione, caserme vigili del fuoco, sistemi di monitoraggio e di allarme presenti nei comuni. Tutti i dati raccolti sono poi stati informatizzati inserendoli in un data base denominato “ZeroGis”, già in uso da parte della Regione Marche e di numerosi Comuni. Il problema presentatosi è come utilizzare un prodotto verticale e specializzato mantenendo la condivisibilità dei dati con le applicazioni GIS (Geographical Information Systems) correntemente utilizzate dal nostro SIT. Da una analisi del sistema di memorizzazione dei dati del software “ZeroGis” e della sua struttura (formato file database Microsoft Access 97, contenente tabelle di dati e decodifica), sono state individuate: le tabelle contenenti gli oggetti localizzati sul territorio provinciale attraverso la coppia di coordinate X,Y in diversi sistemi di proiezione; i tipi di dati contenuti; le relazioni che il software stabilisce tra esse. E’ stato così possibile, utilizzando funzionalità apposite del software GIS in uso alla Provincia di Ancona (Mapinfo Professional 5.5 con implementazione dei dati spaziali su Database Oracle 8i) procedere alla localizzazione ed inserimento degli oggetti fisici rilevati su carta. Tutto ciò è stato possibile senza alterare in alcun modo il database del Zerogis. Conclusa questa fase, tutti i dati di tipo descrittivo sono stati inseriti attraverso le normali procedure del ZeroGis. E’ ora possibile l’utilizzo diretto nel SIT della Provincia di Ancona dei dati così memorizzati in associazione con tutte le altre banche dati già disponibili o di futura implementazione (es. PAI, Popolazione, carta geologica, attività produttive, reti ed infrastrutture, ecc.) Questa modalità operativa consente di effettuare analisi avanzate attraverso l’interrogazione (query) delle suddette banche dati allo scopo di ottenere scenari di rischio o per integrare le informazioni disponibili in via indiretta con l’incrocio con altri dati. Contestualmente è pienamente utilizzabile il software Zerogis i cui dati sono disponibili per la successiva integrazione da parte dei comuni. A.1.3. CLASSIFICAZIONE DEGLI EVENTI Gli eventi si distinguono in: A) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria utilizzando le risorse e le procedure disponibili nell'ambito delle competenze proprie o delegate; B) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione Piano di emergenza.doc Pagina 3 di 35
comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; C) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. Il presente Piano Provinciale di Protezione Civile, elaborato in raccordo con il Servizio Protezione Civile della Regione Marche, ha come oggetto soltanto gli eventi di cui al secondo e terzo punto. Sono escluse dall’applicazione del presente Piano quelle situazioni di disagio o pericolo che, per modesta entità, estensione e durata, possano essere fronteggiate facendo ricorso agli ordinari interventi tecnici, sanitari, ed assistenziali degli Enti normalmente preposti alla manutenzione o riparazione delle opere e degli impianti di rispettiva competenza, al soccorso pubblico ed alla assistenza pubblica (eventi di tipo a). Sia da parte della Prefettura – U.T.G. che da parte della Amministrazione Provinciale, si è convenuto che procedere per distinti piani di emergenza elaborati da organi diversi, in presenza degli stessi tipi di rischio, riferiti allo stesso territorio ed alla stessa comunità, anche se differenziati nella intensità e negli effetti, sarebbe del tutto artificioso ed astratto. La situazione appare invece ben diversa se si procede ad un’unica pianificazione che ha ad oggetto i fenomeni calamitosi che si paventano considerati nelle loro possibili varie dimensioni ed intensità, prevedendo, in relazione a queste, tipi di interventi e contromisure di emergenza in un unico contesto di risposte flessibili, adeguate all’entità con la quale i fenomeni si presentano in concreto. Sulla base di tali considerazioni è emersa l’esigenza di dar vita per il territorio provinciale ad una pianificazione unica che ricomprenda le emergenze di tipo b) e quelle di tipo c) di cui all’art. 2 della legge 24 febbraio 1992 n. 225, esercitando di concerto da parte del Prefetto e da parte dell’Amministrazione Provinciale le funzioni rispettivamente previste dall’art. 14, comma 1, della legge soprarichiamata e dall’art. 108, comma 1, lettera b, punto 2 del D. Lgs. 31.3.1998 n. 112. A.1.4. AUTORITÀ DI PROTEZIONE CIVILE In accordo con la Legge 9 novembre 2001 n. 401, che ha abrogato le disposizioni della Legge n. 225/1992 incompatibili con essa, e con la L.R. 11 dicembre 2001 n. 32, le Autorità che assumono la funzione di organo promotore e coordinatore dell'azione di soccorso sono quelle di cui al successivo capitolo C.1. A.1.5. STRUTTURA PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE La legge 24.02.1992 n.225 ha istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivati da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Ai sensi dell’art. 6 della stessa legge all’attuazione delle attività di protezione civile provvedono le Amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità Montane e vi concorrono gli enti pubblici, gli istituti e i gruppi di ricerca scientifica nonché ogni altra istituzione anche privata. Concorrono, altresì, all’attività di protezione civile i cittadini ed i gruppi associati di volontariato civile nonché gli ordini ed i collegi professionali. Ai sensi dell’art. 11 della legge citata sono, inoltre, strutture operative del servizio nazionale di protezione civile: Piano di emergenza.doc Pagina 4 di 35
1. Il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco quale componente fondamentale della Protezione Civile; 2. le Forze Armate; 3. le Forze di Polizia; 4. il Corpo Forestale dello Stato; 5. i Servizi tecnici nazionali; 6. le Istituzioni di ricerca; 7. la Croce Rossa Italiana 8. le strutture del Servizio Sanitario Nazionale; 9. le organizzazioni di volontariato; 10.il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino CNSA (CAI). Le strutture operative sopra elencate potranno redigere un proprio piano particolareggiato riferito alle attivazioni di propria competenza. Tali piani costituiranno parte integrante del presente Piano. A.1.6. AGGIORNAMENTO DEL PIANO Il presente piano rappresenta uno strumento dinamico che andrà periodicamente aggiornato e revisionato per tenere conto sia dell’esperienza acquisita nel corso di periodiche esercitazioni, sia per integrare i vari capitoli con eventuali nuove informazioni aggiunte al fine di registrare le correzioni della realtà organizzativa e strutturale, sia per adeguarlo alle mutate esigenze della sicurezza ed allo sviluppo della tecnica e dei mezzi. Le varianti al presente Piano saranno diramate di concerto dal Presidente della Provincia e dal Prefetto. Le pratiche per l'aggiornamento saranno istruite dall'Ufficio Provinciale di Protezione Civile in collaborazione con l’Ufficio Territoriale di Governo. Di norma saranno sostituite intere pagine o inserite di nuove. Le lettere di trasmissione delle aggiunte e varianti dovranno essere custodite in apposito fascicolo da tenere unito al presente documento. Le pagine sostituite potranno essere distrutte. Per esigenza di uniformità nell’aggiornamento del Piano è necessario che nessuna aggiunta o variante venga eseguita d’iniziativa dei destinatari del Piano stesso. Eventuali proposte di modifiche potranno essere segnalate al Comitato Provinciale di Protezione Civile (C.P.P.C.) per l’inserimento nelle serie di aggiunte e varianti. Ciascuna serie di aggiunte e varianti dovrà essere registrata nell’apposita tabella. Piano di emergenza.doc Pagina 5 di 35
A.2. DESCRIZIONE DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA Il territorio della Provincia, spostandosi da W ad E è caratterizzato da un entroterra montuoso suddiviso in due dorsali appenniniche in direzione NW-SE separate da una fascia collinare, e ad est della dorsale montuosa più orientale da fascia collinare che degrada fino al mare. Il sistema collinare ha un andamento perpendicolare alla costa presentando vallate sempre più ampie in prossimità del mare. La parte montuosa è assai limitata come estensione, mentre la parte collinare che costituisce la percentuale maggiore del territorio non presenta quasi mai caratteristiche aspre. I corsi d’acqua sono numerosi, ma di limitata portata. I più importanti che tagliano la dorsale appenninica e le colline in direzione SW-NE, presentano un notevole divario fra portata di magra e portata di piena e sono il Cesano, l’Esino, il Misa ed il Musone più volte caratterizzati, specialmente in prossimità della costa ed in seguito ad intense precipitazioni, da episodi di inondazione di tratti della pianura alluvionale. Boschi di una certa estensione e ad elevato rischio d'incendio si trovano nella parte interna montuosa della Provincia e sul promontorio del Monte Conero. Dal punto di vista geologico la Provincia di Ancona come il resto della Regione, comprende alcune tra le più recenti formazioni della penisola. Conseguenza di tale situazione è una attività sismica piuttosto accentuata. A.2.1. VIABILITA’ Nell’ambito del territorio della Provincia di Ancona la viabilità primaria si sviluppa secondo quattro direttrici principali, di cui una in senso nord-sud e le altre tre in senso trasversale lungo le valli dei principali corsi fluviali e sono sintetizzabili come di seguito: 1. Direttrice costiera nella quale sono presenti le seguenti arterie principali di comunicazione: Strada Statale n° 16 Adriatica Nord; Autostrada A/14; Linea ferroviaria Bologna-Pescara; 2. Direttrici trasversali di collegamento appenninico: 2.1. Direttrice lungo la valle del Fiume Esino: Strada Statale n° 76 “Vallesina”; Linea ferroviaria Falconara M.ma-Orte; 2.2. Direttrice rappresentata dalla S.P. n° 360 “Arceviese”; 2.3. Direttrice rappresentata dalla S.P. n° 424 “Cesanense”. Direttrice costiera Lungo la direttrice costiera sono presenti grandi aree industriali identificate soprattutto a nord di Senigallia, nella zona di Marina di Montemarciano e l’Area API di Falconara, la zona Baraccola del Comune di Ancona ed in modo diffuso lungo tutto il restante asse della S.S. n° 16 fino al Comune di Loreto. La S.S. n° 16 attraversa gli abitati che si trovano lungo la costa ed in particolare quello di Senigallia con una sezione trasversale di circa 8,00 metri fino alla zona API di Falconara dove inizia il tratto di variante a due corsie per senso di marcia e corsia di emergenza fino alla zona della Baraccola dove riprende una larghezza della carreggiata di circa 7,50-8,00 metri. Piano di emergenza.doc Pagina 6 di 35
Appare superfluo sottolineare l’importanza strategica della linea ferroviaria adriatica come asse di collegamento nord sud di livello nazionale Sono presenti inoltre altre importanti vie di comunicazione intercomunali, che pur essendo strade di collegamento vallivo, inducono considerevoli apporti al volume di utenze che transitano sulle arterie della direttrice costiera. Queste vie di comunicazione intercomunali (ad una sola carreggiata con una corsia per senso di marcia) hanno rilevanza sia dal punto di vista di supporto alle attività economiche che di comunicazione per le popolazioni residenti nei territori dei Comuni attraversati, quali: S.P. n° 14 Senigallia-Albacina che essendo una strada principalmente di crinale collega gli abitati dei Comuni di Monterado, Castelcolonna, Corinaldo e Castelleone di Suasa, con funzione di prevalente collegamento e comunicazione per la relativa popolazione; S.P. n° 4 e la S.P. n° 2 relativamente agli abitati dei Comuni di Agugliano, Polverigi ed Offagna, con funzione di prevalente collegamento e comunicazione per la relativa popolazione; S.P. n° 25 e S.P. n° 361 (Settempedana) per l’abitato del Comune di Osimo e Frazioni, con funzione di prevalente collegamento e comunicazione per la relativa popolazione. La S.P. n° 361 assume inoltre importanza per la sua stretta connessione con i vicini Comuni della Provincia di Macerata. S.P. n° 3 (Val Musone) importante strada di collegamento dei centri abitati che insistono lungo la valle del Fiume Musone che sono: Santa Maria Nuova, Filottrano, Offagna, Osimo e Castelfidardo. Esistono quote significative del volume degli spostamenti, dovute alle aree di concentrazioni produttive, che si sviluppano in modo diffuso lungo l’intera valle, servite da questa via di comunicazione. S.P. n° 77 (Val di Chienti) che attraversa l’abitato di Loreto ma che assume importanza per il collegamento che instaura con il Comune di Recanati. Direttrice della valle del Fiume Esino La principale direttrice trasversale che interessa la Provincia di Ancona si snoda lungo la valle del Fiume Esino ed è costituita dalla Strada Statale n° 76 “Vallesina” e dalla Linea ferroviaria Falconara M.ma-Orte. La S.S. n° 76 (con due carreggiate barriera spartitraffico, due corsie per senso di marcia e banchina) rappresenta la più importante arteria di comunicazione con tutti i Comuni dell’entroterra. Costituisce il più importante collegamento con i Comuni di Jesi e Fabriano e quindi con le relative aree produttive identificate nelle zone industriali-artigianali che sono poste lungo la vallata in adiacenza con questa direttrice stradale. Questa direttrice si connette direttamente sia con la S.S. n° 16 che con l’autostrada A14. La linea ferroviaria Falconara Orte, costituisce la più importante linea di comunicazione di ordine sovraprovinciale. Fino a Montecarotto è dotata di doppio binario mentre il restante tratto fino a Fabriano e Fossato di Vico è a semplice binario. Altre due linee Ferroviarie interessano il territorio della Provincia di Ancona e sono la linea Civitanova-Albacina, anche se per un breve tratto nel territorio provinciale e la Fabriano-Genga, ad un solo binario, e che attraversa in senso trasversale l’intero territorio provinciale. Sono presenti inoltre altre importanti vie di comunicazione intercomunali, che sono strade di collegamento dei vari Comuni, posti sui versanti vallivi del Fiume Esino, con la direttrice principale rappresentata dalla S.S. n° 76. Questa viabilità costituisce un considerevole apporto di volume di utenze che si riversano sull’arteria stradale principale di questa direttrice. Queste vie di comunicazione intercomunali hanno rilevanza sia dal punto di vista di Piano di emergenza.doc Pagina 7 di 35
supporto alle attività economiche che di collegamento per le popolazioni residenti nei territori dei Comuni attraversati, quali: S.P. n° 16 di Sassoferrato S.P. n° 9 nel tratto che collega l’abitato di Cupramontana con la S.S. n° 76 S.P. n° 11 nel tratto che collega gli abitati di Maiolati Spontini, Monte Roberto e Castelbellino S.P. n° 35 di collegamento degli abitati di Staffolo e San Paolo di Jesi S.P. n° 502 che pur non collegando Comuni del territorio provinciale, assume importanza per il collegamento che rappresenta con il Comune di Cingoli ed il territorio della Provincia di Macerata S.P. n° 21 nei tratti di collegamento dei Comuni di Santa Maria Nova e Monsano con la direttrice princiapale S.S. n° 76 S.P. n° 13 di collegamento del Comune di Morro d’Alba con Chiaravalle S.P. n° 18 per il collegamento di Belvedere Ostrense con San Marcello e con Jesi. Direttrice arceviese Nella vallata del Fiume Misa la principale direttrice trasversale di collegamento è rappresentata dalla Strada Provinciale n° 360 “Arceviese”. Lungo la direttrice sono presenti rilevanti poli ed aree industriali - artigianali e/o commerciali, localizzate nella immediata periferia di Senigallia (zona casello autostrada). La S.P. n° 360 attraversa gli abitati di diverse frazioni del Comune di Senigallia, di Ostra, ed altri piccoli aggregati diffusi degli altri comuni. Nell’ultimo tratto la direttrice attraversa il centro di Sassoferrato. La sezione stradale trasversale è di circa 7,50-8,00 metri, ad un’unica carreggiata con due sensi di marcia e con alcuni tratti senza banchine. Sono presenti inoltre altre importanti Strade Provinciali e di comunicazione intercomunali, che costituiscono considerevoli apporti al volume di utenze che transitano su questa direttrice. Queste vie di comunicazione provinciali e intercomunali (ad una sola carreggiata con una corsia per senso di marcia) hanno rilevanza sia dal punto di vista di supporto alle attività economiche che di comunicazione per le popolazioni residenti nei territori dei Comuni attraversati, quali: S.P. n° 18 Jesi-Monterado per il tratto che riveste importanza per il collegamento che rappresenta per gli abitati di Ostra e passando in adiacenza alla zona zipa di Casine di Ostra collega anche l’abitato di Ripe. Lungo la vallata del Fiume Misa è presente inoltre una ulteriore Strada Provinciale denominata “Corinaldese” posta sulla sinistra del Fiume con funzione di prevalente collegamento est-ovest, da e per Senigallia/Comuni dell’interno. S.P. n° 17 “dell’Acquasanta” importante collegamento per il centro di Ostra Vetere. S.P. n° 11 “dei castelli” che collega gli abitati di Serra dé Conti e Barbara alla Direttrice di fondo valle. Direttrice cesanense Nella vallata del Fiume Cesano la principale direttrice trasversale di collegamento è costituita dalla S.P. n° 424 (Pergolese). Questa direttrice attraversa il territorio della Provincia di Ancona per un solo breve tratto, ma riveste ugualmente un importanza rilevante per i collegamenti dei vari Comuni che sorgono sulla destra orografica del Fiume Cesano appartenti alla Provincia. La S.P. n° 360 attraversa l’abitato della frazione Ponte Rio nel Comune di Monterado. La sezione stradale trasversale è di circa 8,00-9,00 metri, ad un’unica carreggiata con due sensi di marcia e con alcuni tratti senza banchine. Nel territorio della Provincia una sola strada provinciale la n° 18 (Jesi-Monterado) confluisce su questa direttrice. In concomitanza Piano di emergenza.doc Pagina 8 di 35
sulla destra del Fiume Cesano è presente anche la Strada Provinciale n° 19 della Val Cesano oltre che) oltre alla S.P. n° 14 (Senigallia-Albacina). Queste ultime strade rappresentano un collegamento per i vari centri comunali che sorgono lungo i crinali e nelle quali si riversano le utenze ed i volumi di traffico di queste zone. La viabilità minore di comunicazione infine è sostanzialmente costituita come di seguito esposto: Strade di collegamento dei vari Comuni tra loro; Strade di collegamento minore dei vari centri abitati con le direttrici principali; Viabilità interna ai centri urbani che di collegamento alle varie zone industriali, artigianali e residenziali esistenti nel territorio della Provincia di Ancona che possono essere a rischio nel momento del verificarsi di eventi calamitosi. A.2.2. STRUTTURA INSEDIATIVA Il territorio Provinciale varia nelle forme a seconda dei differenti aspetti orografici e idrografici, che segnano e caratterizzano i vari e diffusi aspetti del paesaggio. A questo variare puntuale, corrisponde una variazione puntuale delle forme insediative, distribuite lungo alcune direttrici o concentrate in alcuni e determinati luoghi. Tale differente situazione ed evoluzione della distribuzione antropica è stata posta in evidenza dalle analisi svolte dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, dal quale emergono le seguenti forme distributive, che suddividono il territorio in Ambiti Territoriali Omogenei: - A.T.O. “B” il reticolo insediativo disseminato sui crinali collinari; - A.T.O. “D” il reticolo più accidentato e disomogeneo; - A.T.O. “V” e A.T.O. “A” rispettivamente le aggregazioni più lineari dei fondovalle, lungo specifiche direttrici e lungo la costa; - A.T.O. “U” l’aggregato urbano pervasivo; - A.T.O. “F” la struttura urbana polarizzata del sinclinoro fabrianese; - A.T.O. “E” gli allineamenti urbani che occupano con relativa continuità la fascia orientale della dorsale calcarea interna al confine con gli A.T.O “D”; - A.T.O. “G” l’insieme di microinsediamenti pedemontani della montagna umbro-marchigiana. Ciascuna di queste forme insediative concorre a delineare, insieme agli elementi fisici, naturali ed ambientali che costituiscono le diverse forme del territorio, lo specifico paesaggio di ciascun A.T.O. Il quadro degli ambiti sopra delineato, che classifica le varie parti del territorio provinciale, è il frutto di un’evoluzione storica partita dai primi insediamenti urbani, che negli ultimi anni ha subito alcune graduali ma significative modifiche, privilegiando alcune parti di territorio a scapito di altre. Le modifiche hanno investito gli aspetti quantitativi (densità e dimensioni degli insediamenti), ovunque in crescita, ed hanno riguardato comunque l’intero territorio provinciale, sia pure con diverse accentuazioni: sono state minime, ad esempio, le variazioni dimensionali nella dorsale umbro-marchigiana, ma sono state esigue anche le variazioni di densità rispetto alla fine del XIX° secolo dell’edilizia sparsa nell’area collinare, mentre sono state ingenti le espansioni del suolo edificato nelle valli, nella fascia litoranea e nel sinclinorio fabrianese. In gran parte del territorio provinciale le variazioni quantitative sono avvenute senza stravolgere sostanzialmente i principi che in passato avevano presieduto alla organizzazione degli insediamenti: così, ad esempio, nelle aree collinari ha continuato ad essere operante il criterio della gerarchia dei crinali, sia pure in parziale conflitto con la Piano di emergenza.doc Pagina 9 di 35
tendenza degli antichi centri ad invadere i versanti, mentre nel sinclinorio fabrianese il ruolo dei centri maggiori si è ulteriormente accentuato. Sono state, invece, più profonde e, a volte stravolgenti, le modifiche laddove le trasformazioni hanno investito i principi insediativi su cui si era costruito lo stesso sistema storico degli insediamenti: il che è accaduto, in particolare, nelle aree delle pianure maggiori (A.T.O. “V”), nella fascia costiera (A.T.O. “A”) e nell’intorno della conurbazione di Ancona (A.T.O. “U”). Lungo le valli maggiori la costruzione delle grandi infrastrutture lineari ha instaurato una direttrice di crescita parallela alla valle che ha fatto da supporto ai nuovi insediamenti residenziali, produttivi e commerciali, determinando una forte frammentazione in senso longitudinale dei paesaggi vallivi. La fascia litoranea, in precedenza pressoché deserta, è stata occupata quasi senza soluzione di continuità da uno sviluppo edilizio e infrastrutturale lineare che a partire dal litorale si è propagato per linee parallele verso le prime colline e che, per dimensioni e per il numero e la varietà di funzioni, è anche più consistente di quello che ha investito le aree vallive. L’aggregato urbano di Ancona si è esteso verso Falconara sulla costa a Nord-Ovest e verso l’Aspio a Sud: i nuovi tessuti urbani continui, relativamente indifferenti rispetto alla morfologia dei luoghi, hanno segnato il superamento dei rilievi collinari che avevano determinato l’isolamento storico del capoluogo rispetto al territorio. Sulla base di quanto sopra delineato, si individuano i maggiori centri urbani all’interno dei vari Ambiti Territoriali Omogenei: - A.T.O. “B” il reticolo insediativo disseminato sui crinali collinari: ripercorrendo il territorio provinciale da Nord-Ovest a Sud-Est, queste zone riguardano i centri urbani di Castelleone di Suasa, Corinaldo, Barbara, Ripe, Castel Colonna, Monetrado e Ostra Vetere, scendendo vi sono compresi i centri di Ostra, Belvedere Ostrense, Morro d’Alba, Monte San Vito, San Marcello e Monsano, ed infine Camerata Picena, Santa Maria Nuova, Agugliano, Polverigi, Offagna, Osimo, Numana, Sirolo, Camerino, Filottrano e Loreto. - A.T.O. “D” il reticolo più accidentato e disomogeneo: questo ambito comprende i centri urbani di Serra dei Conti, Montecarotto, Castelplanio, Poggio San Marcello, Rosora, Mergo, Castelbellino, Monte Roberto, Maiolati Spontini, San Paolo e Staffolo. - A.T.O. “V” e A.T.O. “A” rispettivamente le aggregazioni più lineari dei fondovalle, lungo specifiche direttrici e lungo la costa: questi due ambiti insieme all’A.T.O. “U”, comprendono gli insediamenti tra i più densamente popolati della provincia. Nell’ambito costiero troviamo il centro urbano di Monte Marciano, oltre agli insediamenti di Marzocca e Marina. Nei fondovalle vi sono Senigallia, Chiaravalle, Jesi e le frazioni dei comuni collinari, attestate lungo le direzioni delle infrastrutture viarie delle valli del fiume Misa e del Nevola, del fiume Esino e del fiume Musone. - A.T.O. “U” l’aggregato urbano pervasivo: è caratterizzato da una grande concentrazione urbana ed infrastrutturale, comprendente i comuni di Falconara ed Ancona. - A.T.O. “F” la struttura urbana polarizzata del sinclinoro fabrianese: posto più all’interno, vi troviamo ricompresi i centri urbani più grandi come Fabriano e Sassoferrato e più modesti come Cerreto d’Esi. - A.T.O. “E” gli allineamenti urbani che occupano con relativa continuità la fascia orientale della dorsale calcarea interna al confine con gli A.T.O “D”: vi sono ricompresi i centri urbani di Serra San Quirico, Genga ed Arcevia. - A.T.O. “G” l’insieme di microinsediamenti pedemontani della montagna umbro-marchigiana: Piano di emergenza.doc Pagina 10 di 35
in tale ambito non vi sono centri urbani considerevoli. Questa è una caratteristica che accomuna questo, con gli ambiti “E” ed “F” precedenti, cioè di avere un vasto territorio prevalentemente montano, con numerosi, ma piccoli aggregati urbani. A.3. SCENARI DI RISCHIO INTERESSANTI IL TERRITORIO PROVINCIALE Nelle pagine seguenti sono brevemente descritte le tipologie di rischio che possono interessare il territorio provinciale e le loro caratteristiche fondamentali. Per la definizione del rischio si sono usati i seguenti fattori: EVENTO: ogni singola manifestazione di un fenomeno temuto. INTENSITA’: severità con la quale si manifesta un evento. PERICOLOSITA’: probabilità che un evento investa una data area con una data intensità in un periodo di tempo definito. E’ strettamente connessa al periodo di ritorno cioè al minimo intervallo temporale che intercorre tra due eventi del medesimo tipo e della stessa intensità. ELEMENTI A RISCHIO (O ESPOSIZIONE): elementi (persone, beni) o ammontare del valore economico dei beni monetizzabili che possono subire dei danni quando si verifica un evento. VULNERABILITA’: attitudine dell’elemento a rischio a subire danni per effetto dell’evento o più precisamente l’aliquota dell’elemento a rischio che può essere danneggiata. DANNO: è funzione dell’entità degli elementi a rischio e della loro vulnerabilità. Indica pertanto il valore economico dei danni e l’entità delle perdite possibili a seguito del verificarsi di un evento. RISCHIO: è dato dalla combinazione della pericolosità con l’esposizione e la vulnerabilità ovvero della pericolosità con il danno. Indica pertanto il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e alle attività economiche, dovute ad un evento di una data intensità e con un dato periodo di ritorno. Il presente piano tratta del rischio sismico ed idrogeologico, e sarà successivamente implementato per gli altri rischi insistenti sul territorio provinciale. Si può comunque dire che per il rischio neve e per il rischio incendi boschivi esistono appositi piani. Per ciò che concerne il rischio di trasporto di sostanze pericolose esso è individuabile nell'intorno delle principali vie di comunicazione stradali ed infrastrutture ferroviarie. A.3.1. RISCHIO SISMICO Nel caso del verificarsi di un sisma di intensità pari ad almeno il VII grado MCS, che coinvolga un'area della Provincia, si ritiene che in una prima fase si debba assistere, in ogni singolo Comune, alle esigenze della quasi totalità della popolazione ivi residente la quale in preda al timore della scossa abbandona le proprie abitazioni . La sottostante tabella indica la popolazione residente nei Comuni del territorio, l'estensione degli stessi e la relativa distanza dal capoluogo di Provincia. POPOLAZIONE DISTANZA DAL COMUNI SUPERFICIE al 31.01.1997 CAPOLUOGO AGUGLIANO 3.810 2.152 Km. 16 Piano di emergenza.doc Pagina 11 di 35
POPOLAZIONE DISTANZA DAL COMUNI SUPERFICIE al 31.01.1997 CAPOLUOGO ANCONA 99.439 12.371 - ARCEVIA 5.650 12.640 Km. 64 BARBARA 1.468 1.083 Km. 54 BELVEDERE OSTRENSE 2.140 2.891 Km. 35 CAMERANO 6.547 1.981 Km. 12 CAMERATA PICENA 1.539 1.180 Km. 18 CASTELBELLINO 3.376 592 Km. 43 CASTEL COLONNA 985 1.331 Km. 46 CASTELFIDARDO 15.771 3.270 Km. 23 CASTELLEONE DI SUASA 1.698 1.583 Km. 54 CASTELPLANIO 3.116 1.507 Km. 46 CERRETO D’ESI 3.014 1.660 Km. 70 CHIARAVALLE 13.650 1.739 Km. 19 CORINALDO 5.243 4.832 Km. 50 CUPRAMONTANA 4.731 2.689 Km. 46 FABRIANO 29.420 26.961 Km. 75 FALCONARA MARITTIMA 29.039 2.546 Km. 11 FILOTTRANO 9.142 7.025 Km. 34 GENGA 1.980 7.235 Km. 70 JESI 39.204 10.772 Km. 31 LORETO 11.267 1.769 Km. 28 MAIOLATI SPONTINI 5.542 2.142 Km. 46 MERGO 910 726 Km. 52 MONSANO 2.639 1.429 Km. 28 MONTECAROTTO 2.144 2.408 Km. 48 MONTEMARCIANO 8.579 2.209 Km. 18 MONTERADO 1.483 1.031 Km. 47 MONTE ROBERTO 2.296 1.351 Km. 45 MONTE SAN VITO 4.925 2.163 Km. 24 MORRO D’ALBA 1.726 1.912 Km. 29 NUMANA 3.161 1.074 Km. 21 OFFAGNA 1.653 1.053 Km. 17 OSIMO 28.932 10.542 Km. 19 OSTRA 5.923 4.659 Km. 40 OSTRA VETERE 3.527 2.987 Km. 50 POGGIO SAN MARCELLO 769 1.353 Km. 50 POLVERIGI 2.623 2.463 Km. 22 RIPE 3.316 1.504 Km. 44 ROSORA 1.735 942 Km. 48 SAN MARCELLO 1.905 2.552 Km. 30 SAN PAOLO DI JESI 839 1.007 Km. 42 SANTA MARIA NUOVA 3.795 1.804 Km. 30 SASSOFERRATO 7.140 13.521 Km. 80 SENIGALLIA 41.628 11.577 Km. 28 SERRA DE’ CONTI 3.384 2.452 Km. 52 SERRA SAN QUIRICO 2.993 4.912 Km. 54 SIROLO 3.240 1.668 Km. 20 STAFFOLO 2.099 2.766 Km. 47 PROVINCIA DI ANCONA 441.135 194.016 - Piano di emergenza.doc Pagina 12 di 35
In un secondo tempo, una volta che siano rientrati nelle abitazione coloro che non abbiano subito danni rilevanti alle stesse, per stimare la popolazione da assistere bisogna approfondire il probabile scenario sismico tenendo conto delle massime intensità macrosismiche attese e della vulnerabilità del patrimonio edilizio esistente. I 49 comuni della Provincia di Ancona ai sensi della normativa nazionale vigente (L. 2 febbraio 1974 n. 64 e D.M. LL.PP. 10/02/1983) sono classificati sismici di 2a categoria. In seguito alla classificazione nazionale ed in attuazione alla L.R.33/84, con la Circolare Regionale n° 15 del 21 agosto 1990 – BUR n. 120, del 24.04.1990, il territorio regionale è stato suddiviso in tre aree, di diverso livello di rischio macrosismico di base e cioè: A = rischio elevato B = rischio medio C = rischio basso A seconda del livello base di rischio A, B o C, nella citata circolare ad alcune situazioni geologico-geomorfologiche sono associati alcuni possibili effetti (scenari) in caso di terremoto. Di seguito è riportato l’elenco dei Comuni e della Provincia di Ancona suddivisi per tipo di rischio A, B e C. RISCHIO "A" RISCHIO "B" RISCHIO "C" CERRETO D’ESI AGUGLIANO FILOTTRANO FABRIANO ANCONA LORETO GENGA ARCEVIA MERGO BARBARA SERRA S.QUIRICO BELVEDERE OTRENSE CAMERANO CAMERATA PICENA CASTELBELLINO CASTELCOLONNA CASTELFIDARDO CASTELLEONE DI SUASA CASTELPLANIO CHIARAVALLE CORINALDO CUPRAMONTANA FALCONARA M.MA JESI MAIOLATI SPONTINI MONSANO MONTECAROTTO MONTEMARCIANO MONTERADO MONTE ROBERTO MONTE SAN VITO MORRO D’ALBA NUMANA OFFAGNA OSIMO OSTRA OSTRA VETERE POGGIO SAN MARCELLO POLVERIGI RIPE ROSORA SAN MARCELLO SAN PAOLO DI JESI SANTA MARIA NUOVA SASSOFERRATO Piano di emergenza.doc Pagina 13 di 35
RISCHIO "A" RISCHIO "B" RISCHIO "C" SENIGALLIA SIROLO STAFFOLO Le massime intensità macrosismiche osservate a partire dalla banca dati macrosismici del GNDT e dai dati del Catalogo dei Forti Terremoti dell'ING, pubblicato nel 1996 in almeno una località appartenente al comune stesso oppure un valore "ponderato", stimato per estrapolazione dai valori osservati nelle aree limitrofe sono, per i comuni della Provincia di Ancona: Massime intensità macrosismiche osservate Imax >= 10 Imax = 9 Imax = 8 Imax = 7 FABRIANO CERRETO D’ESI AGUGLIANO BARBARA GENGA ANCONA CASTELFIDARDO MERGO ARCEVIA CASTELLEONE DI SUASA SENIGALLIA BELVEDERE OSTRENSE FILOTTRANO SERRA SAN QUIRICO CAMERANO LORETO CAMERATA PICENA OSTRA CASTELCOLONNA SERRA DE’ CONTI CASTELBELLINO CASTELPLANIO CHIARAVALLE CORINALDO CUPRAMONTANA FALCONARA MARITTIMA JESI MAIOLATI SPONTINI MONSANO MONTE ROBERTO MONTE SAN VITO MONTECAROTTO MONTEMARCIANO MONTERADO MORRO D’ALBA NUMANA OFFAGNA OSIMO OSTRA VETERE POGGIO SAN MARCELLO POLVERIGI RIPE ROSORA SAN MARCELLO SAN PAOLO DI JESI SANTA MARIA NUOVA SASSOFERRATO SIROLO STAFFOLO A questo proposito nel mese di febbraio 2000 il Servizio Protezione Civile della Regione Marche ha consegnato alla Provincia una relazione sul rischio sismico nella quale, in base ai dati sui terremoti storici, sono evidenziate, per il territorio della Provincia di Ancona le massime intensità macrosismiche attese con tempo di ritorno 475 anni. Piano di emergenza.doc Pagina 14 di 35
Massime intensità macrosismiche attese con tempo di ritorno 475 anni Imax = 8-8.5 Imax = 7.5-8 Imax = 7-7.5 CERRETO D’ESI ARCEVIA AGUGLIANO FABRIANO GENGA ANCONA SASSOFERRATO MERGO BARBARA SERRA SAN QUIRICO BELVEDERE OSTRENSE CAMERANO CAMERATA PICENA CASTELBELLINO CASTELCOLONNA CASTELFIDARDO CASTELLEONE DI SUASA CASTELPLANIO CHIARAVALLE CORINALDO CUPRAMONTANA FALCONARA MARITTIMA FILOTTRANO JESI LORETO MAIOLATI SPONTINI MONSANO MONTE ROBERTO MONTE SAN VITO MONTECAROTTO MONTEMARCIANO MONTERADO MORRO D’ALBA NUMANA OFFAGNA OSIMO OSTRA OSTRA VETERE POGGIO SAN MARCELLO POLVERIGI RIPE ROSORA SAN MARCELLO SAN PAOLO DI JESI SANTA MARIA NUOVA SENIGALLIA SERRA DE’ CONTI SIROLO STAFFOLO Nella medesima relazione è riportata un’analisi sulla vulnerabilità del patrimonio sismico riferita alla tipologia ed all’epoca della costruzione effettuata dal Servizio Sismico Nazionale sulla base dei dati ISTAT. Sono quindi state individuate il numero di abitazioni, comune per comune, appartenenti alle diverse classi di vulnerabilità ed il relativo numero di abitanti. Considerato il contenuto del suddetto studio eseguito considerando i dati del censimento ISTAT 1991, si ritiene che in caso di sisma di intensità pari a quella massima attesa con tempo di ritorno 475 anni il numero di abitanti di cui provvedere l'assistenza suddiviso per Comune sarà: Piano di emergenza.doc Pagina 15 di 35
Numero di abitanti da assistere in caso di terremoto della massima intensità attesa raggruppato per Comune (la classe di vulnerabilità degli edifici è crescente da C ad A) COMUNE Imax Classe Classe Classe N° (arrotondata Vulnerabilità A Vulnerabilità B Vulnerabilità C abitanti al valore superiore) Agugliano 8 307 170 119 596 Ancona 8 4349 2592 4395 11336 Arcevia 8 1185 715 113 2013 Barbara 8 158 137 48 343 Belvedere 8 296 251 60 607 Ostrense Camerano 8 415 247 254 916 Camerata Picena 8 153 76 63 292 Castelbellino 8 220 211 118 549 Castelcolonna 8 296 251 31 578 Castelfidardo 8 904 954 595 2453 Castelleone di 8 201 107 54 362 Suasa Castelplanio 8 343 278 97 718 Cerreto d'Esi 9 276 287 958 1521 Chiaravalle 8 931 623 547 2101 Corinaldo 8 562 562 157 1281 Cupramontana 8 582 430 148 1160 Fabriano 9 3118 2169 10035 15322 Falconara M.ma 8 1072 693 1339 3104 Filottrano 8 692 907 302 1901 Genga 8 396 265 39 700 Jesi 8 4076 3193 1330 8599 Loreto 8 858 784 347 1989 Maiolati Spontini 8 30 403 190 623 Mergo 8 103 92 24 219 Monsano 8 237 126 86 449 Monte Roberto 8 168 130 71 369 Monte San Vito 8 565 259 147 971 Montecarotto 8 383 223 53 659 Montemarciano 8 609 318 297 1224 Monterado 8 124 42 58 224 Morro d'Alba 8 190 116 54 360 Numana 8 188 108 111 407 Offagna 8 174 86 53 313 Osimo 8 1903 1502 1077 4482 Ostra 8 751 477 176 1404 Ostra Vetere 8 435 390 98 923 Poggio San 8 147 220 18 385 Marcello Polverigi 8 219 132 92 443 Piano di emergenza.doc Pagina 16 di 35
COMUNE Imax Classe Classe Classe N° (arrotondata Vulnerabilità A Vulnerabilità B Vulnerabilità C abitanti al valore superiore) Ripe 8 261 189 111 561 Rosora 8 163 184 50 397 San Marcello 8 234 133 55 422 San Paolo di Jesi 8 125 99 21 245 Santa Maria 8 359 323 121 803 Nuova Sassoferrato 9 937 705 2100 3742 Senigallia 8 2636 1759 1639 6034 Serra dé Conti 8 277 312 111 700 Serra San Quirico 8 447 293 50 790 Sirolo 8 339 173 108 620 Staffolo 8 336 211 57 604 86814 Ulteriori dati in merito sono stati reperiti nelle pagine web del Servizio Sismico Nazionale nelle quali è visibile che in caso di evento sismico della massima intensità nella Provincia di Ancona si avrebbe una percentuale di edifici soggetti a danno totale e popolazione coinvolta come riassunto nelle sottostanti tabelle: Percentuale edifici soggetti a danno totale 10% - 20% 20% – 40% 40% - 80% Ancona Barbara Agugliano Falconara Camerano Arcevia Numana Castelbellino Belvedere Ostrense Castelfidardo Camerata Picena Castelleone di Suasa Castelcolonna Chiaravalle Castelplanio Filottrano Cerreto d'Esi Jesi, Corinaldo Loreto Cupramontana Maiolati Spontini Fabriano Monsano Filottrano Montemarciano Genga Monterado Mergo Offagna, Montecarotto Osimo Monteroberto Polverigi Monte San Vito Ripe Morro d'Alba Santa Maria Nuova Ostra Senigallia Ostra Vetere Serra dei Conti Poggio San Marcello Sirolo Rosora San Marcello San Paolo di Jesi Sassoferrato Piano di emergenza.doc Pagina 17 di 35
10% - 20% 20% – 40% 40% - 80% Serra S. Quirico Staffolo Popolazione coinvolta da crolli < 0.5% 0.5% - 1% 1% - 2% Agugliano Arcevia Cerreto d'Esi Ancona Chiaravalle Fabriano Barbara Cupramontana Genga Belvedere Ostrense Mergo Camerano Offagna Camerata Picena Sassoferrato Castelbellino Serra S. Quirico Castelcolonna Staffolo Castelfidardo Castelleone di Suasa Castelplanio Corinaldo Falconara Filottrano Jesi Loreto Maiolati Spontini Monsano Montecarotto Montemarciano Monterado Monteroberto Monte San Vito Morro d'Alba Numana Osimo Ostra Ostra Vetere Poggio San Marcello Polverigi Ripe Rosora San Marcello San Paolo di Jesi Santa Maria Nuova Senigallia Serra dei Conti Sirolo A.3.2. RISCHIO IDROGEOLOGICO Il dissesto idrogeologico si riferisce a quelle situazioni di pericolo determinate dall’azione dalle acque superficiali e sotterranee, o che interessano le acque stesse. Il rischio Piano di emergenza.doc Pagina 18 di 35
idrogeologico, pertanto, comprende il rischio di inondazione e il rischio di frana. Più in generale con tale termine si può fare riferimento anche al rischio di degrado delle risorse idriche e ad altri rischi determinati da fenomeni meteoclimatici (valanghe, nevicate intense, trombe d’aria, mareggiate). Nel presente piano si sono considerate come aree a maggior rischio idrogeologico quelle perimetrate a rischio molto elevato R4 nel Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I) di cui alle L.267/98 e 226/99. A.3.2.1 RISCHIO INONDAZIONI Il maggior fattore di rischio d’inondazione ed allagamento di porzioni del territorio provinciale è legato alla pericolosità da esondazione di corsi d’acqua. La tabella sottostante riassume suddivise per comune le varie aree inondabili con tempi di ritorno di 20-50 anni ed individua il numero di persone residenti nelle aree potenzialmente coinvolte dal rischio (desunte dal censimento ISTAT 1991): Aree inondabili con tempi di ritorno di 20-50 anni e numero di persone ivi residenti Comune Corso d'acqua a rischio Popolazione esondazione potenzialmente coinvolta Camerano F.Aspio 2 Castelfidardo F.Musone 94 Castelplanio F.Esino 10 Chiaravalle F.Esino, T.Triponzo 1.809 Fabriano F.Giano 933 Falconara F.Esino, F.so Liscia, 1.916 F.so Cannettacci Genga F.Sentino 51 Loreto F.Musone 280 Maiolati Spontini F.Esino 70 Montemarciano F.Esino 3.898 Monte San Vito T.Triponzo 10 Numana F.Musone 20 Osimo F.Aspio, F.so Scaricalasino, 93 F. Musone Senigallia F.Misa, F.so di Fontenuovo 7.534 Serra S. Quirico F.Esino 146 Cerreto d’Esi F.Esino 12 Ripe F.Nevola, F.so S.Bastiano 117 Ostra F.Misa, F.Nevola 350 San Marcello F.so S.Mammeo, T. Granita 3 Jesi F.Esino 166 Monte Roberto F.Esino 15 Castelbellino F.Esino 6 Rosora F.Esino 2 A tale popolazione bisogna sommare quella che seppur non residente nelle aree a rischio può essere coinvolta dalle conseguenze dell'evento quali interruzione di viabilità, crollo di ponti ecc. Per il bacino del fiume Musone, caratterizzato nella parte superiore dalla presenza dell’invaso di Castreccioni, esiste infine una carta dell’esondabilità realizzata dal Consorzio di Bonifica di Macerata ai sensi delle Circolari Ministeriali n.1125/86 e n.352/87 che individua le Piano di emergenza.doc Pagina 19 di 35
aree esondabili in occasione dell’apertura degli scarichi della diga o dell’eventuale collasso della stessa. A.3.2.2. RISCHIO FRANA Dal punto di vista temporale gli eventi risultano più frequenti nel periodo gennaio- marzo, mostrando quindi una correlazione tra i fenomeni di dissesto e il regime delle precipitazioni. Gli eventi sono maggiormente frequenti nelle aree collinari, sia a causa della natura dei terreni che caratterizzano tali aree (depositi argillosi, argilloso-sabbiosi e sabbiosi), sia perché le zone collinari sono più densamente antropizzate. Nelle aree collinari e costiere le principali tipologie di fenomeni gravitativi sono rappresentate da movimenti superficiali diffusi e frane riconducibili a meccanismi di tipo scorrimento, colata o scorrimento-colata. Tali fenomeni sono presenti nei versanti a nord del Fiume Musone, a est del Fiume Aspio (Comune di Camerano), in quelli tra il Fiume Esino e il Fiume Misa e tra il Fiume Nevola e il Fiume Cesano e sono particolarmente diffusi nella zona immediatamente ad oriente della dorsale marchigiana, dove affiorano depositi pelitici con intercalazioni di orizzonti sabbiosi e conglomeratici del Pliocene inferiore-medio (comuni di Staffolo, S. Paolo di Jesi, Cupramontana, Maiolati Spontini, Serra S.Quirico, Mergo, Rosora, Castelplanio, Arcevia). Alcuni dissesti che interessano le aree collinari e costiere sono rappresentati da frane complesse e movimenti gravitativi profondi particolarmente estesi (decine di ettari) e con superfici di scorrimento profonde qualche decina di metri, come la nota frana di Ancona sul versante orientale della collina del Montagnolo. Nella zona costiera, la falesia del Monte Conero, e più in generale i ripidi versanti tra Ancona e Numana sono interessati da numerosi fenomeni gravitativi (come quello interessante l’abitato di Sirolo) di varia tipologia, variabili a seconda della natura litologica del substrato. In quest’area i fenomeni di crollo sono particolarmente rischiosi, data anche la notevole presenza di persone ed attività economiche nel periodo estivo. Nelle aree montane i fenomeni gravitativi sono rappresentati da scorrimenti, movimenti di tipo complesso e frane di tipo crollo o ribaltamento che coinvolgono i depositi calcarei e calcareo-marnosi dei ripidi versanti montuosi (comuni di Fabriano, Sassoferrato, Genga, Serra S.Quirico). Questi ultimi fenomeni (crollo, ribaltamento) sono più diffusi in corrispondenza delle gole scavate dai principali corsi d’acqua, dove sono presenti versanti subverticali di notevole altezza. Le frane di tipo crollo o ribaltamento sono particolarmente pericolose poiché si ha il distacco improvviso di variabili volumi di roccia (talora con blocchi di qualche m3) che interessano rapidamente le zone sottostanti; inoltre, alla base dei versanti interessati da tali fenomeni sono talora presenti importanti vie di comunicazione, con conseguente elevato rischio per mezzi e persone. I danni maggiori provocati dai fenomeni franosi hanno interessato principalmente gli edifici civili e le infrastrutture di trasporto. Un'altra tipologia franosa ad elevato rischio è rappresentata dalle colate di fango che si manifestano in seguito a precipitazioni molto elevate e concentrate nel tempo. Se da un lato le aree maggiormente soggette a tale fenomeno sono quelle sottese a bacini caratterizzati dall’affioramento di materiali prevalentemente argillosi, in particolare allo sbocco di piccole valli e corsi d’acqua minori e caratterizzate da scarsa copertura vegetale, dall’altro tale fenomeno si può manifestare in maniera diffusa ed imprevedibile anche in altre zone come infrastrutture stradali o edifici posti a mezzacosta o al piede del versante. La previsione delle aree soggette a tale tipo di rischio è difficile, sia perché esso è molto diffuso, sia perché alle volte il fenomeno può essere innescato o condizionato da eventi casuali che avvengono nel corso della precipitazione quali ostruzioni alla normale rete di deflusso delle acque dovute ad esempio a tronchi o ramaglie o ad altri oggetti trasportati. Il percorso della Piano di emergenza.doc Pagina 20 di 35
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