Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini

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Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini
Piano   del   Lavoro                                     2020.
Scenari in movimento
                       Video conferenza stampa della Segreteria
                       confederale della CGIL di Rimini per la
                       presentazione del Piano del Lavoro 2020. Con
                       la Segretaria generale Isabella Pavolucci
                       hanno partecipato Mirco Botteghi, Claudia
                       Cicchetti, Ornella Giacomini, Francesca Lilla
                       Parco.

Per la Segretaria generale “la fase storica che sta attraversando il
Paese rende necessaria quella che noi definiamo, una rivoluzione delle
priorità, con una forte centralità della persona e dei suoi bisogni
primari, del territorio e dell’ambiente. Tutto ciò significa
progettare un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la qualità
delle produzioni, la rivalutazione dei beni comuni e pubblici, il
risparmio di energia, la tutela dell’ambiente e il contrasto alle
disuguaglianze. Ed è quello che come CGIL ci prefiggiamo e che abbiamo
cercato di tracciare nel Piano del Lavoro 2020. Guardiamo ad uno
scenario futuro profondamente e necessariamente diverso dall’attuale,
da costruirsi con il concorso di chi sarà disponibile a soluzioni
innovative e coraggiose.”
Quale strumento e luogo fisico, allora, per dare corso a questa
costruzione? Con l’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale – dice
Isabella Pavolucci – si potrebbe elaborare uno “stock di progetti”
ampiamente articolato, suscettibile di usi plurimi, in grado di
utilizzare diverse energie intellettuali, a partire da quelle
universitarie, che coinvolga tanti campi: salute, scuola, università,
ricerca, riconversione ecologica, riqualificazione dei territori,
nuova agricoltura, rigenerazione urbana, beni culturali, cura, tempo
libero, innovazione sociale.
Il territorio potrebbe avere l’occasione di costruire un luogo di
confronto politico, in grado di progettare e orientare lo sviluppo.
Piano del Lavoro 2020
Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini
Moto GP. I Comuni a sud della
provincia non issino bandiera
rossa sulle spiagge prima del
20 settembre
                                     Comunicato stampa. A fronte di una
                                     stagione balneare che è andata oltre
                                     alle aspettative, di un settembre
                                     ricco di eventi e con previsioni
                                     meteo buone è prevedibile che le
                                     spiagge        di   Riccione,       Misano
                                     Adriatico       e   Cattolica       saranno
                                     frequentate         anche    fino    al   20
settembre.

Questo significa che è necessario garantire la sicurezza della
balneazione    attraverso     il   lavoro    qualificato    dei    marinai     di
salvataggio che, ricordiamo, svolgono un servizio pubblico essenziale
volto a garantire diritti di rango costituzionale.

Tale servizio è talmente irrinunciabile che, appunto, ai marinai sono
imposte regole che limitano fortemente il diritto di sciopero; risulta
incomprensibile come un servizio pubblico essenziale possa essere
considerato trascurabile a fronte di grandi eventi e di appelli al
prolungamento delle aperture stagionali.

Per queste ragioni, e non da ultimo il fatto che quest’anno le imprese
balneari potranno godere di contributi pubblici straordinari a fronte
del servizio di salvataggio, chiediamo che i Comuni di Riccione,
Misano Adriatico e Cattolica si facciano interpreti dell’esigenza di
garantire    la    massima   sicurezza      della    balneazione     emettendo
un’ordinanza      balneare   straordinaria    che    proroghi    l’obbligo     di
Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini
garantire il salvamento fino al 20 settembre.

Mirco Botteghi FILCAMS CGIL RIMINI – Monica Succi FISASCAT CISL
ROMAGNA

SANITA’ PRIVATA – VERSO LO
SCIOPERO DEL 16 SETTEMBRE
                                Comunicato   stampa.   Padroni/Predoni,
                                che dopo tre anni di contrattazione,
                                14 di attesa ancora non procedono alla
                                sottoscrizione del contratto la cui
                                preintesa è stata siglata il 10 giugno
                                . Un comportamento inaccettabile che
                                mette in luce l’avidità della parte
datoriale.

A memoria non si ricorda nella storia recente un atteggiamento tanto
arrogante e sprezzante delle buone relazioni sindacali e del rispetto
per chi ogni giorno suda la divisa nei reparti.

Nella sola provincia di Rimini sono circa 700 i lavoratori della
sanità privata in attesa del rinnovo del CCNL ormai scaduto da più di
un decennio, e sempre a Rimini, sono 5 le strutture accreditate che
applicano il CCNL Aiop, Sol et Salus, Villa Maria, Luce sul Mare, Casa
di Cura Clinica Montanari e Villa Salus, sodalizi che continuano a
fare profitti, frutto di accordi con il SSR, sulle spalle di
lavoratori che nonostante tutto continuano a offrire professionalità,
dedizione e sacrificio alla causa.

E’ stato riconosciuto da tutti l’impegno profuso durante il tragico
periodo di picco del Covid-19, lavoratori definiti da tutti eroi,
Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini
definizione che hanno sempre rimandato al mittente sottolineando che
si stava facendo solo il lavoro per cui erano stati chiamati ma per
loro nessun premio solo qualche pacca “mediatica” sulla spalla.

FP CGIL ha sempre sostenuto che “uguale lavoro uguale retribuzione” e
con la firma della preintesa questo obbiettivo era stato raggiunto
livellando difatti i tabellari tra pubblico e privato.

14 anni di latenza che hanno prodotto un esodo di professionisti verso
il pubblico, un allargamento della forbice economica tra pubblico e
privato ma soprattutto un arricchimento dei datori di lavoro che in
questi   anni   non   hanno   sicuramente   risentito    della   mancata
sottoscrizione del CCNL.

Quello a cui assistiamo oggi è un impoverimento professionale, i
lavoratori non fidelizzano più con le aziende e la scelta di lavorare
presso queste strutture e solo un passaggio in attesa che vengano
banditi concorsi nel SSN, professionisti svuotati dell’entusiasmo e
della prospettiva di vedersi valorizzati.

Fp Cgil mobiliterà tutte le forze a disposizione per raggiungere
l’obbiettivo ma è chiaro che non può e non deve essere l’unica, ci
vuole sinergia con la Politica, le istituzioni e la cittadinanza,
alzare l’asticella del conflitto e andare a prendersi il contratto.

Il 16 settembre è previsto lo sciopero nazionale, con presidio davanti
a Confindustria a Bologna, in via S. Domenico, 4 dalle ore 10.
Consapevoli delle difficoltà di ogni singolo lavoratore auspichiamo
che la partecipazione raggiunga numeri mai visti prima perché per una
Sanità Privata di qualità ci vuole un contratto nuovo che coglie
esigenze normative (anch’esse ferme al 2007) ed economiche in linea
con i tempi che viviamo.

Daniele Esposito FP CGIL RIMINI
Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini
L’emergenza Covid-19 e le
fragilità del sistema di
assistenza degli anziani.
Urgente il confronto con i
Distretti Socio-Sanitari
                          Comunicato stampa. La pandemia
                          dovuta al Covid-19 ha colpito
                          duramente e drammaticamente la
                          realtà degli anziani dell’Emilia
                          Romagna e in particolare della
                          provincia di Rimini. Alla data del 6
                          luglio 2020 (ultima rilevazione
                          disponibile) sono stati registrati
                          in regione 4.538 casi positivi al
                          Covid-19 fra gli ospiti delle
                          strutture residenziali per anziani e
                          disabili, in Romagna sono stati 603
di cui 161 deceduti e di questi 59 nel territorio riminese.

L’emergenza ha fatto affiorare fragilità fino ad oggi non così
evidenti: nella logistica, nel numero e nella formazione degli
operatori, nella difficoltà di integrazione con il sistema
sanitario, nella grave difficoltà a reperire i DPI, solo per
citarne alcuni, ma anche nella stessa capacità di controllo e
governo del committente pubblico.

Non sappiamo cosa ci attende nel prossimo futuro, certo è che
non è più rimandabile quel confronto e approfondimento che
sono mancati durante la fase più acuta dell’emergenza
sanitaria.

Come sindacato, unitariamente, mentre abbiamo chiesto di
aprire su questi temi una fase di confronto con la Regione
Emilia Romagna, parimenti e in contemporanea, riteniamo
necessario aprire un analogo percorso con i Distretti del
nostro territorio, ai quali abbiamo già inviato una formale
richiesta.

Alle Presidenti dei Distretti Socio Sanitari Rimini e
Riccione, Gloria Lisi e Renata Tosi, abbiamo anche inviato un
documento che indica alcune linee di lavoro mirate a innovare
il sistema di assistenza agli anziani.

Riprendendo in estrema sintesi alcuni passaggi del documento
ciò che intendiamo evidenziare è che la residenzialità ha
mostrato di essere una risposta non adeguata alla fragilità
degli anziani e dei disabili, specie per soggetti affetti da
pluripatologie e da un alto grado di non autosufficienza. Di
contro, la rete territoriale delle cure primarie mostra di
poter svolgere un ruolo importante nel contrasto al virus e
non solo, in particolare dove maggiore è l’integrazione tra
sistema sanitario e quello socio-assistenziale. Va rilanciata
l’idea dell’integrazione dell’intera filiera socio-sanitaria
del territorio su cui programmare gli investimenti. In questa
direzione un ruolo fondamentale deve assumerlo la Conferenza
Socio Sanitaria Territoriale (CSST).Vanno potenziate e
consolidate le cure primarie, gli Ospedali di Comunità (OSCO)
che rappresentano il nodo sanitario della rete delle cure
intermedie, le Case della Salute e le Unità Speciali di
Continuità Assistenziale (USCA) che svolgono attività
domiciliari per i pazienti.Il luogo dell’integrazione dei
servizi socio-sanitari e assistenziali deve sempre più essere
assolto dalle Case della Salute che costituiscono il modello
organizzativo della Sanità pubblica nella sua dimensione
territoriale. Va detto che nella provincia di Rimini le Case
della Salute sono 5, ma, a tutt’oggi non rispondono pienamente
ai compiti loro assegnati, né per dimensioni né per quantità e
qualità dei servizi prestati agli utenti. Chiederemo anche che
venga individuato al più presto il sito dove realizzare la CdS
del Comune di Rimini tenendo presente che non possa trattarsi
di un luogo isolato e periferico, non sufficientemente
servito.

CGIL Rimini – SPI CGIL Rimini / CISL Romagna – FNP CISL
Romagna / UIL Rimini – UIL Pensionati Rimini

Gli esclusi restano esclusi.
Il Covid-19 e le fragilità
del Sistema
                                 Comunicato stampa. Il Covid–19 ha
                                 messo in luce tutta la fragilità del
                                 nostro Sistema Paese, la differenza
                                 delle    condizioni,       il    divario
                                 profondo        tra     territori     e,
                                 soprattutto,     fatto    emergere   ampi
                                 strati     di         sottoccupazione,
                                 disoccupazione e lavoro nero. Tratti
                                 evidenti    anche        nella   nostra
Provincia. Sono infatti migliaia le persone che in questi mesi si sono
rivolte alle nostre sedi confermando condizioni di precarietà
lavorativa e povertà.

I decreti approvati dal Governo hanno tentato di dare temporanee
risposte ma, anche in fase di conversione in legge, il decreto
Rilancio non pone rimedio all’esclusione di diverse figure. I
collaboratori autonomi occasionali, per esempio, che non sono iscritti
alla gestione separata dell’Inps perché hanno redditi inferiori ai
5mila, impiegati nel turismo, nello spettacolo, nel food delivery,
considerato essenziale nei giorni più duri della quarantena.

Tutti questi lavoratori sono stati esclusi dalle indennità Covid-19 e
si trovano senza reddito e senza lavoro dall’inizio dell’emergenza.
Nella stessa situazione si trovano i collaboratori coordinati e
continuativi con contratti di lavoro “sospesi”, senza reddito ma non
disoccupati, che per maggio non rientrano tra i beneficiari delle
indennità e neppure della disoccupazione (Dis-coll). E i somministrati
con contratto stagionale nei settori diversi dal turismo e dagli
stabilimenti termali: la loro esclusione non riesce a essere
recuperata neppure durante l’iter parlamentare di conversione.

Il tratto dei prossimi mesi si preannuncia pericolosamente incerto per
tutti questi lavoratori già fragili perché provenienti da quel
contesto di condizioni.

E’ per questo motivo che chiediamo un incontro urgente al Presidente
della   Provincia,   perché   l’occasione   deve   portare,    in   questo
territorio, a ripensare strutture e strumenti istituzionali diversi,
attraverso accordi territoriali.

Non bastano le parole e la buona volontà, occorre agire. In fretta.

Alessandra Gori – Segretaria generale NidiL CGIL Rimini

Agricoltura. In regione sono
90 mila gli “eroi del Covid”
con il contratto scaduto.
Senza negoziati, pronti alla
mobilitazione
                                 Comunicato stampa. I lavoratori
                                 agricoli sono stati ritenuti tra
                                 quelli essenziali durante la fase
                                 del lockdown, garantendo
                                 l’approvvigionamento dei beni di
                                 prima necessità sugli scaffali dei
                                 supermercati e contribuendo così a
                                 mantenere la pace sociale nel Paese.
                                 Hanno lavorato in condizioni
precarie durante le fasi più acute della pandemia ed oggi sono
dimenticati dai rappresentanti delle aziende agricole.
C’è solo un modo per dare voce e visibilità a quelli che sono stati
definiti “gli eroi del Covid-19”: rinnovare il loro contratto di
lavoro. Contratti provinciali scaduti il 31 dicembre 2019 non ancora
rinnovati e che regolano anche la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Fai, Flai e Uila sono pronti a proclamare iniziative di mobilitazione
sindacale qualora non si dovessero attivare o riprendere celermente i
negoziati per il rinnovo. Parliamo di oltre un milione di lavoratori
agricoli in Italia, 90.000 in Emilia-Romagna (10.000 a Bologna; 20.000
a Forlì, Cesena e Rimini; 17.000 a Ravenna; 17.000 a Ferrara; 12.000 a
Modena; 14.000 a Piacenza, Parma e Reggio).
Una situazione insostenibile che ha portato Fai-Cisl, Flai-Cgil e
Uila-Uil nazionali e regionali a promuovere nella giornata di oggi
#CPLDAY, una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per
rivendicare il diritto al rinnovo contrattuale dei lavoratori agricoli
del nostro Paese e della nostra regione.
“I rinnovi dei contratti di lavoro rafforzano le relazioni sindacali e
possono valorizzare l’agricoltura di qualità, la responsabilità
sociale ed etica e contrastano la concorrenza sleale fra le imprese”,
sottolinea Umberto Franciosi, segretario regionale della Flai-Cgil
dell’Emilia-Romagna. “Con i rinnovi contrattuali si può contrastare
l’intermediazione illecita di manodopera attraverso il potenziamento
degli enti bilaterali alla luce dei compiti previsti dalla Legge
199/16 (contrasto al caporalato)”, aggiunge Daniele Saporetti,
segretario generale della Fai-Cisl dell’Emilia-Romagna. “Il rinnovo
dei contratti provinciali – conclude Sergio Modanesi, segretario
generale Uila-Uil dell’Emilia-Romagna – deve riconoscere il giusto
incremento retributivo per i lavoratori agricoli che, nei mesi di
emergenza sanitaria, hanno assicurato cibo sulle tavole degli
italiani”.

Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil nazionali e regionali

Ordinanza balneare Comune di
Rimini, siamo alle solite
                                 Comunicato stampa. Inascoltati gli
                                 appelli    del   mondo   del    lavoro
                                 nell’ordinanza balneare comunale di
                                 Rimini 2020

Nessuna delle richieste presentate unitariamente alla riunione di
questa mattina è stata presa in considerazione: anticipo del periodi
di salvamento al prossimo week-end, obbligo di assunzione anticipata
dei marinai di salvataggio per effettuare la formazione specifica
prevista dal Protocollo Regionale sugli stabilimenti balneari,
riunione di metà estate per valutare andamento della stagione ed
eventuale allungamento del servizio di salvamento. Nessun ascolto, in
questo senso l’emergenza Covid-19 non ha spostato di molto gli
orientamenti.
I marinai di salvataggio hanno diritto a lavorare in sicurezza e con
formazione qualificata da effettuarsi in orario di lavoro. “Mettere”
sulle torrette i marinai senza formazione specifica Covid-19 significa
assumersi gravi responsabilità.

Nessuna risposta positiva e nessun interesse per i fondamentali temi
che abbiamo posto. Se questa è l’attenzione che viene destinata alla
salute e sicurezza sul lavoro dei lavoratori dipendenti degli
stabilimenti balneari, ci pare un’offerta turistica carente di un
tassello fondamentale.

Mirco Biotteghi FILCAMS CGIL RIMINI – Monica Succi FISASCAT CISL
ROMAGNA – Daniela Giorgini UILTUCS UIL RIMINI

L’attività   del                                 Sindacato
Pensionati CGIL                                 durante e
dopo il lockdown
                                  Comunicato stampa. Si riceve solo su
                                  appuntamento ma da Lunedì 25 Maggio
                                  gli   uffici   del   Sindacato    dei
                                  Pensionati CGIL saranno aperti. Per
                                  prendere l’appuntamento iscritti/e e
utenti possono chiamare al mattino al numero delle sedi delle delle
Camere del Lavoro.

Per quanto l’emergenza Coronavirus ci abbia costretto alla chiusura,
il Sindacato ha comunque continuato a svolgere la sua attività
cercando, anche se non in presenza, di sbrigare pratiche, dare
consigli e informazioni, sostenere pensionati, lavoratori e cittadini
a orientarsi nel dedalo delle normative del Governo.
Dunque i collaboratori e volontari del sindacato dei pensionati SPI
della provincia di Rimini torneranno ad essere presenti presso le sedi
della CGIL anche se con modalità organizzative un po’ diverse perché
risentiranno dei limiti posti dalla prevenzione necessaria ad arginare
la diffusione del Covid-19: appuntamento, gel, mascherine e tutto il
resto.

Il filo diretto nella quarantena

Due mesi fa, quando ci siamo trovati nella necessità di chiudere al
pubblico le nostre sedi a causa della pandemia, la prima domanda che
ci siamo posti è stata come mantenere un contatto con i nostri
iscritti, come continuare a dare risposte ai tanti anziani che dal
sindacato cercano risposte ai loro bisogni. Cittadini fragili resi
ancor più fragili dall’isolamento necessario.

Così, per non interrompere quel filo diretto, anzi, per alimentarlo,
abbiamo pensato di chiamarli noi. Elenchi alla mano, dai novantenni in
giù, un gruppo di 35 volontari ha iniziato a telefonare, per chiedere
come va, per raccogliere bisogni di vario tipo, per aiutarli ad
affrontare le scadenze (dichiarazione dei redditi, IMU, contributi
badanti, pensione di reversibilità), richieste rispetto allo stato di
salute, ma soprattutto per ascoltare e chiacchierare.

Un’esperienza apprezzata tantissimo dai nostri iscritti, “questa è una
telefonata meravigliosa” ci siamo sentiti dire, ma che ha gratificato
anche noi, non solo per l’entusiasmo e l’apprezzamento che abbiamo
ricevuto, ma perché ci ha consentito di fare un focus sulla condizione
degli anziani in questa particolarissima situazione. Dei circa 7.000
anziani contattati la prima constatazione positiva che possiamo fare è
che in grandissima parte sono persone seguite e accudite dalle
famiglie. Nell’insieme persone serene, salvo alcuni casi ovviamente, e
orgogliose di dire “alla spesa ed ai farmaci ci pensano i miei figli,
non mi fanno mancare niente”. Qualcuno si è dimostrato più impaziente
che rassegnato, con il rimpianto per i propri orti che quest’anno non
produrranno niente. Persone che volentieri parlano del loro passato ma
allo stesso tempo preoccupate per un presente e un futuro molto
difficile per i loro figli e i loro nipoti “noi ne abbiamo passate
tante, anche questa la sfangheremo, ma loro?”

Il welfare necessario e la contrattazione territoriale

L’esperienza di questi due mesi ci conferma la necessità di estendere
ed intensificare ancora di più la nostra attività sul territorio. Un
sindacato, quello dello Spi di Rimini, che con i suoi oltre 24.000
iscritti ha già un forte radicamento sociale, ma che può ulteriormente
consolidare ed estendere in un rapporto ancora più stringente e
partecipativo con iscritti e cittadini.

Dalle persone che rappresentiamo ci viene consegnato uno spaccato dei
loro bisogni, che noi poi dobbiamo/vogliamo tradurre in rivendicazioni
nella contrattazione territoriale che facciamo con i Comuni e con i
Distretti. Al momento possiamo solo prevedere quanto usciremo
martoriati da questa calamità, di certo le scelte di welfare nel
territorio saranno fondamentali per evitare l’ulteriore impoverimento
sociale ed economico di quella parte della popolazione che la crisi
dell’ultimo decennio ha già colpito duramente.

Meris Soldati Segr. Generale SPI CGIL Rimini

Quanto ci si può fidare degli
impegni sottoscritti dalla
Cooperativa      Millepiedi?
Niente!
Comunicato stampa. Dopo aver chiesto
                               l’accesso       al     FIS    (Fondo     di
                               Integrazione Salariale) per un periodo
                               di 9 settimane, per 382 dipendenti, il
                               3 aprile la Cooperativa Millepiedi ha
                               sottoscritto     con    i    sindacati   di
                               categoria afferenti a CGIL CISL UIL un
                               accordo    in   cui    si    impegnava   ad
anticipare, a partire dalla busta paga di marzo, l’assegno di
integrazione salariale. L’anticipo doveva servire per evitare i tempi
più lunghi del pagamento diretto da parte dell’INPS in questo momento
molto difficile per tutti coloro che non hanno dovuto interrompere il
proprio lavoro. Ma 4 giorni dopo, il 7 aprile, la stessa Cooperativa
ha scritto una lettera ai   382 dipendenti per informarli della scelta
di voler optare per il pagamento diretto da parte dell’INPS, salvo per
alcuni casi di effettivo bisogno (?) dei lavoratori. Questi casi
naturalmente a totale discrezionalità dell’azienda.

Supponendo che esista una difficoltà      economico/finanziaria, che
andrebbe dimostrata, da parte della Millepiedi per far fronte
all’anticipo dell’assegno, come è possibile che non se ne siano
accorti prima?

Dopo il voltafaccia dell’azienda sono intercorse numerose lettere tra
la Millepiedi e la Funzione Pubblica CGIL che tra l’altro ha ribadito
che le risorse erogate dall’INPS per i pagamenti del Fondo di
Integrazione Salariale (FIS) sono risorse a cui contribuiscono le
lavoratrici e i lavoratori con prelievi mensili sulle loro buste paga
e se anticipate dall’azienda vengono poi indennizzate dall’INPS.
Dunque, al di là dei patti non rispettati con il sindacato, resta il
problema per i dipendenti della Cooperativa, senza lavoro e senza
stipendio chissà ancora per quanto. Come organizzazione sindacale ci
riserviamo di procedere nei modi più opportuni per ottenere il
rispetto dell’accordo sottoscritto.

Eugenio Pari FP CCGIL Rimini
Coronavirus   Fase   2.  Si
riparte in sicurezza ma con
delle criticità aperte
                               Comunicato stampa. Il 4 maggio siamo
                               entrati ufficialmente in quella che
                               viene   definita   la   Fase    2   che   ha
                               consentito la riapertura di molte delle
                               aziende    che     la   Filctem       Cgil
                               rappresenta, in particolare il settore
                               della moda e della ceramica chiusi per
                               decreto dal 23 marzo scorso. La Fase1
ci ha lasciato 3.000 lavoratori in cassa integrazione con accordi
firmati per almeno 9 settimane da 147 aziende di cui 93 imprese
artigiane.

La preparazione

La Filctem Cgil di Rimini assieme alla Femca Cisl e alla Uiltec Uil si
è preparata con le imprese che rappresenta già dal 20 aprile, affinché
si   arrivasse    alla   riapertura    condividendo       un   contenuto
imprescindibile, lavorare assieme non per definire il quando riaprire
ma il come ripartire. Abbiamo attivato da settimane tavoli per la
ripartenza, molti dei quali conclusi con protocolli di sicurezza (14
Protocolli sottoscritti in aziende medio-grandi mentre per le aziende
artigiane si attende il Protocollo regionale) e nuovi modelli
organizzativi che copriranno circa 2.000 lavoratori, ma molti altri
protocolli li sottoscriveremo nelle prossime settimane.

Il lavoro svolto e quello che continueremo a svolgere, in questa
direzione non è stato facile, in particolare sulla modulazione della
nuova organizzazione del lavoro, sui turni, sull’estensione dello
smart working, su orari ridotti, così come su una nuova mobilità.

Nella nostra provincia e nelle nostre attività produttive si era
abituati a svolgere un orario di 8 ore diviso tra la mattina e il
pomeriggio, con pause di un ora e mezza o due ore, abituati a tornare
nella propria abitazione per pranzo percorrendo il tragitto casa-
lavoro ben quattro volte al giorno, entrare ed uscire nello stesso
orario e non solo nella stessa impresa ma, ad esempio, negli stessi
poli produttivi. Scardinare questa “normalità” ha voluto dire
convincersi del fatto che occorre una “nuova normalità” che faccia i
conti con il virus, un virus che nelle attività produttive può essere
combattuto con il distanziamento, la pulizia e la sanificazione, con
l’utilizzo obbligatorio dei dispositivi di sicurezza, con la riduzione
dei gruppi di lavoro e con la responsabilità di tutti nell’applicare
ogni giorno le regole che abbiamo previsto per garantire la salute nei
luoghi di lavoro.

I Protocolli

In ogni azienda dove abbiamo siglato i Protocolli di sicurezza è nato
un comitato aziendale per l’applicazione e la verifica delle regole,
composto   dai   Rappresentanti   della   Sicurezza,     dal    Responsabile
aziendale, dal Medico Competente, dalla Rappresentanza Sindacale
aziendale dove presente e, dove non presente, dalle Organizzazioni
Sindacali territoriali (in alcune imprese come membri attivi e in
altre informate e consultate).

Un esempio di buona contrattazione nella stesura dei protocolli
riguarda il tema della filiera composta da fornitori e subfornitori
che, nel settore della moda, sono le migliaia di piccoli laboratori
artigiani essenziali per il committente, ma che potrebbero non sempre
garantire i livelli di sicurezza necessari. Da citare a questo
proposito la International Promo Studio di Riccione dove abbiamo
condiviso una check-list per i subfornitori per una verifica costante
dei lori livelli di sicurezza, o aziende come Aeffe e Gilmar dove
contiamo   sulla    la   collaborazione   attiva   dei   loro    tecnici   di
laboratorio nella segnalazione di eventuali anomalie.
Le criticità

Nonostante i livelli di sicurezza, la rimodulazione degli orari e dei
turni, segnaliamo delle criticità che, per quanto esterne ai luoghi di
lavoro, hanno effetti importanti sul lavoro stesso e un peso diverso
per uomini e donne. Sono problemi che riguardano in primo luogo le
famiglie, la gestione dei figli in assenza dei servizi educativi,
degli anziani o familiari fragili.

Non è un percorso semplice, ma sarà insuperabile senza l’intervento
delle Istituzioni e nuovi investimenti e risorse sul welfare.
Ugualmente occorrono dei cambiamenti culturali rispetto all’attuale
sistema familiare che continua a lasciare il peso dei carichi di cura
sulle spalle delle donne. Se davvero questa pandemia potrebbe
cambiarci in positivo vogliamo sperare che lo faccia anche rispetto
alla parità tra uomini e donne e alla responsabilità paritaria dei
genitori.

Infine sono indispensabili, in questa fase, soluzioni normative
aggiuntive da parte del Governo, così come soluzioni contrattuali
sinergiche che evitino anche il paradosso per cui i meccanici
potrebbero lavorare nove ore al giorno, mentre le lavoratrici tessili
potrebbero essere costrette a rimanere a casa, continuando così a
perpetrare le differenze di genere.

Francesca Lilla Parco Segr. generale FILCTEM CGIL Rimini
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