Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento - CGIL Rimini
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Piano del Lavoro 2020. Scenari in movimento Video conferenza stampa della Segreteria confederale della CGIL di Rimini per la presentazione del Piano del Lavoro 2020. Con la Segretaria generale Isabella Pavolucci hanno partecipato Mirco Botteghi, Claudia Cicchetti, Ornella Giacomini, Francesca Lilla Parco. Per la Segretaria generale “la fase storica che sta attraversando il Paese rende necessaria quella che noi definiamo, una rivoluzione delle priorità, con una forte centralità della persona e dei suoi bisogni primari, del territorio e dell’ambiente. Tutto ciò significa progettare un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la qualità delle produzioni, la rivalutazione dei beni comuni e pubblici, il risparmio di energia, la tutela dell’ambiente e il contrasto alle disuguaglianze. Ed è quello che come CGIL ci prefiggiamo e che abbiamo cercato di tracciare nel Piano del Lavoro 2020. Guardiamo ad uno scenario futuro profondamente e necessariamente diverso dall’attuale, da costruirsi con il concorso di chi sarà disponibile a soluzioni innovative e coraggiose.” Quale strumento e luogo fisico, allora, per dare corso a questa costruzione? Con l’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale – dice Isabella Pavolucci – si potrebbe elaborare uno “stock di progetti” ampiamente articolato, suscettibile di usi plurimi, in grado di utilizzare diverse energie intellettuali, a partire da quelle universitarie, che coinvolga tanti campi: salute, scuola, università, ricerca, riconversione ecologica, riqualificazione dei territori, nuova agricoltura, rigenerazione urbana, beni culturali, cura, tempo libero, innovazione sociale. Il territorio potrebbe avere l’occasione di costruire un luogo di confronto politico, in grado di progettare e orientare lo sviluppo. Piano del Lavoro 2020
Moto GP. I Comuni a sud della provincia non issino bandiera rossa sulle spiagge prima del 20 settembre Comunicato stampa. A fronte di una stagione balneare che è andata oltre alle aspettative, di un settembre ricco di eventi e con previsioni meteo buone è prevedibile che le spiagge di Riccione, Misano Adriatico e Cattolica saranno frequentate anche fino al 20 settembre. Questo significa che è necessario garantire la sicurezza della balneazione attraverso il lavoro qualificato dei marinai di salvataggio che, ricordiamo, svolgono un servizio pubblico essenziale volto a garantire diritti di rango costituzionale. Tale servizio è talmente irrinunciabile che, appunto, ai marinai sono imposte regole che limitano fortemente il diritto di sciopero; risulta incomprensibile come un servizio pubblico essenziale possa essere considerato trascurabile a fronte di grandi eventi e di appelli al prolungamento delle aperture stagionali. Per queste ragioni, e non da ultimo il fatto che quest’anno le imprese balneari potranno godere di contributi pubblici straordinari a fronte del servizio di salvataggio, chiediamo che i Comuni di Riccione, Misano Adriatico e Cattolica si facciano interpreti dell’esigenza di garantire la massima sicurezza della balneazione emettendo un’ordinanza balneare straordinaria che proroghi l’obbligo di
garantire il salvamento fino al 20 settembre. Mirco Botteghi FILCAMS CGIL RIMINI – Monica Succi FISASCAT CISL ROMAGNA SANITA’ PRIVATA – VERSO LO SCIOPERO DEL 16 SETTEMBRE Comunicato stampa. Padroni/Predoni, che dopo tre anni di contrattazione, 14 di attesa ancora non procedono alla sottoscrizione del contratto la cui preintesa è stata siglata il 10 giugno . Un comportamento inaccettabile che mette in luce l’avidità della parte datoriale. A memoria non si ricorda nella storia recente un atteggiamento tanto arrogante e sprezzante delle buone relazioni sindacali e del rispetto per chi ogni giorno suda la divisa nei reparti. Nella sola provincia di Rimini sono circa 700 i lavoratori della sanità privata in attesa del rinnovo del CCNL ormai scaduto da più di un decennio, e sempre a Rimini, sono 5 le strutture accreditate che applicano il CCNL Aiop, Sol et Salus, Villa Maria, Luce sul Mare, Casa di Cura Clinica Montanari e Villa Salus, sodalizi che continuano a fare profitti, frutto di accordi con il SSR, sulle spalle di lavoratori che nonostante tutto continuano a offrire professionalità, dedizione e sacrificio alla causa. E’ stato riconosciuto da tutti l’impegno profuso durante il tragico periodo di picco del Covid-19, lavoratori definiti da tutti eroi,
definizione che hanno sempre rimandato al mittente sottolineando che si stava facendo solo il lavoro per cui erano stati chiamati ma per loro nessun premio solo qualche pacca “mediatica” sulla spalla. FP CGIL ha sempre sostenuto che “uguale lavoro uguale retribuzione” e con la firma della preintesa questo obbiettivo era stato raggiunto livellando difatti i tabellari tra pubblico e privato. 14 anni di latenza che hanno prodotto un esodo di professionisti verso il pubblico, un allargamento della forbice economica tra pubblico e privato ma soprattutto un arricchimento dei datori di lavoro che in questi anni non hanno sicuramente risentito della mancata sottoscrizione del CCNL. Quello a cui assistiamo oggi è un impoverimento professionale, i lavoratori non fidelizzano più con le aziende e la scelta di lavorare presso queste strutture e solo un passaggio in attesa che vengano banditi concorsi nel SSN, professionisti svuotati dell’entusiasmo e della prospettiva di vedersi valorizzati. Fp Cgil mobiliterà tutte le forze a disposizione per raggiungere l’obbiettivo ma è chiaro che non può e non deve essere l’unica, ci vuole sinergia con la Politica, le istituzioni e la cittadinanza, alzare l’asticella del conflitto e andare a prendersi il contratto. Il 16 settembre è previsto lo sciopero nazionale, con presidio davanti a Confindustria a Bologna, in via S. Domenico, 4 dalle ore 10. Consapevoli delle difficoltà di ogni singolo lavoratore auspichiamo che la partecipazione raggiunga numeri mai visti prima perché per una Sanità Privata di qualità ci vuole un contratto nuovo che coglie esigenze normative (anch’esse ferme al 2007) ed economiche in linea con i tempi che viviamo. Daniele Esposito FP CGIL RIMINI
L’emergenza Covid-19 e le fragilità del sistema di assistenza degli anziani. Urgente il confronto con i Distretti Socio-Sanitari Comunicato stampa. La pandemia dovuta al Covid-19 ha colpito duramente e drammaticamente la realtà degli anziani dell’Emilia Romagna e in particolare della provincia di Rimini. Alla data del 6 luglio 2020 (ultima rilevazione disponibile) sono stati registrati in regione 4.538 casi positivi al Covid-19 fra gli ospiti delle strutture residenziali per anziani e disabili, in Romagna sono stati 603 di cui 161 deceduti e di questi 59 nel territorio riminese. L’emergenza ha fatto affiorare fragilità fino ad oggi non così evidenti: nella logistica, nel numero e nella formazione degli operatori, nella difficoltà di integrazione con il sistema sanitario, nella grave difficoltà a reperire i DPI, solo per citarne alcuni, ma anche nella stessa capacità di controllo e governo del committente pubblico. Non sappiamo cosa ci attende nel prossimo futuro, certo è che non è più rimandabile quel confronto e approfondimento che sono mancati durante la fase più acuta dell’emergenza
sanitaria. Come sindacato, unitariamente, mentre abbiamo chiesto di aprire su questi temi una fase di confronto con la Regione Emilia Romagna, parimenti e in contemporanea, riteniamo necessario aprire un analogo percorso con i Distretti del nostro territorio, ai quali abbiamo già inviato una formale richiesta. Alle Presidenti dei Distretti Socio Sanitari Rimini e Riccione, Gloria Lisi e Renata Tosi, abbiamo anche inviato un documento che indica alcune linee di lavoro mirate a innovare il sistema di assistenza agli anziani. Riprendendo in estrema sintesi alcuni passaggi del documento ciò che intendiamo evidenziare è che la residenzialità ha mostrato di essere una risposta non adeguata alla fragilità degli anziani e dei disabili, specie per soggetti affetti da pluripatologie e da un alto grado di non autosufficienza. Di contro, la rete territoriale delle cure primarie mostra di poter svolgere un ruolo importante nel contrasto al virus e non solo, in particolare dove maggiore è l’integrazione tra sistema sanitario e quello socio-assistenziale. Va rilanciata l’idea dell’integrazione dell’intera filiera socio-sanitaria del territorio su cui programmare gli investimenti. In questa direzione un ruolo fondamentale deve assumerlo la Conferenza Socio Sanitaria Territoriale (CSST).Vanno potenziate e consolidate le cure primarie, gli Ospedali di Comunità (OSCO) che rappresentano il nodo sanitario della rete delle cure intermedie, le Case della Salute e le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) che svolgono attività domiciliari per i pazienti.Il luogo dell’integrazione dei servizi socio-sanitari e assistenziali deve sempre più essere assolto dalle Case della Salute che costituiscono il modello organizzativo della Sanità pubblica nella sua dimensione territoriale. Va detto che nella provincia di Rimini le Case della Salute sono 5, ma, a tutt’oggi non rispondono pienamente ai compiti loro assegnati, né per dimensioni né per quantità e
qualità dei servizi prestati agli utenti. Chiederemo anche che venga individuato al più presto il sito dove realizzare la CdS del Comune di Rimini tenendo presente che non possa trattarsi di un luogo isolato e periferico, non sufficientemente servito. CGIL Rimini – SPI CGIL Rimini / CISL Romagna – FNP CISL Romagna / UIL Rimini – UIL Pensionati Rimini Gli esclusi restano esclusi. Il Covid-19 e le fragilità del Sistema Comunicato stampa. Il Covid–19 ha messo in luce tutta la fragilità del nostro Sistema Paese, la differenza delle condizioni, il divario profondo tra territori e, soprattutto, fatto emergere ampi strati di sottoccupazione, disoccupazione e lavoro nero. Tratti evidenti anche nella nostra Provincia. Sono infatti migliaia le persone che in questi mesi si sono rivolte alle nostre sedi confermando condizioni di precarietà lavorativa e povertà. I decreti approvati dal Governo hanno tentato di dare temporanee risposte ma, anche in fase di conversione in legge, il decreto Rilancio non pone rimedio all’esclusione di diverse figure. I collaboratori autonomi occasionali, per esempio, che non sono iscritti alla gestione separata dell’Inps perché hanno redditi inferiori ai 5mila, impiegati nel turismo, nello spettacolo, nel food delivery,
considerato essenziale nei giorni più duri della quarantena. Tutti questi lavoratori sono stati esclusi dalle indennità Covid-19 e si trovano senza reddito e senza lavoro dall’inizio dell’emergenza. Nella stessa situazione si trovano i collaboratori coordinati e continuativi con contratti di lavoro “sospesi”, senza reddito ma non disoccupati, che per maggio non rientrano tra i beneficiari delle indennità e neppure della disoccupazione (Dis-coll). E i somministrati con contratto stagionale nei settori diversi dal turismo e dagli stabilimenti termali: la loro esclusione non riesce a essere recuperata neppure durante l’iter parlamentare di conversione. Il tratto dei prossimi mesi si preannuncia pericolosamente incerto per tutti questi lavoratori già fragili perché provenienti da quel contesto di condizioni. E’ per questo motivo che chiediamo un incontro urgente al Presidente della Provincia, perché l’occasione deve portare, in questo territorio, a ripensare strutture e strumenti istituzionali diversi, attraverso accordi territoriali. Non bastano le parole e la buona volontà, occorre agire. In fretta. Alessandra Gori – Segretaria generale NidiL CGIL Rimini Agricoltura. In regione sono 90 mila gli “eroi del Covid” con il contratto scaduto.
Senza negoziati, pronti alla mobilitazione Comunicato stampa. I lavoratori agricoli sono stati ritenuti tra quelli essenziali durante la fase del lockdown, garantendo l’approvvigionamento dei beni di prima necessità sugli scaffali dei supermercati e contribuendo così a mantenere la pace sociale nel Paese. Hanno lavorato in condizioni precarie durante le fasi più acute della pandemia ed oggi sono dimenticati dai rappresentanti delle aziende agricole. C’è solo un modo per dare voce e visibilità a quelli che sono stati definiti “gli eroi del Covid-19”: rinnovare il loro contratto di lavoro. Contratti provinciali scaduti il 31 dicembre 2019 non ancora rinnovati e che regolano anche la sicurezza nei luoghi di lavoro. Fai, Flai e Uila sono pronti a proclamare iniziative di mobilitazione sindacale qualora non si dovessero attivare o riprendere celermente i negoziati per il rinnovo. Parliamo di oltre un milione di lavoratori agricoli in Italia, 90.000 in Emilia-Romagna (10.000 a Bologna; 20.000 a Forlì, Cesena e Rimini; 17.000 a Ravenna; 17.000 a Ferrara; 12.000 a Modena; 14.000 a Piacenza, Parma e Reggio). Una situazione insostenibile che ha portato Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil nazionali e regionali a promuovere nella giornata di oggi #CPLDAY, una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per rivendicare il diritto al rinnovo contrattuale dei lavoratori agricoli del nostro Paese e della nostra regione. “I rinnovi dei contratti di lavoro rafforzano le relazioni sindacali e possono valorizzare l’agricoltura di qualità, la responsabilità sociale ed etica e contrastano la concorrenza sleale fra le imprese”, sottolinea Umberto Franciosi, segretario regionale della Flai-Cgil dell’Emilia-Romagna. “Con i rinnovi contrattuali si può contrastare l’intermediazione illecita di manodopera attraverso il potenziamento
degli enti bilaterali alla luce dei compiti previsti dalla Legge 199/16 (contrasto al caporalato)”, aggiunge Daniele Saporetti, segretario generale della Fai-Cisl dell’Emilia-Romagna. “Il rinnovo dei contratti provinciali – conclude Sergio Modanesi, segretario generale Uila-Uil dell’Emilia-Romagna – deve riconoscere il giusto incremento retributivo per i lavoratori agricoli che, nei mesi di emergenza sanitaria, hanno assicurato cibo sulle tavole degli italiani”. Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil nazionali e regionali Ordinanza balneare Comune di Rimini, siamo alle solite Comunicato stampa. Inascoltati gli appelli del mondo del lavoro nell’ordinanza balneare comunale di Rimini 2020 Nessuna delle richieste presentate unitariamente alla riunione di questa mattina è stata presa in considerazione: anticipo del periodi di salvamento al prossimo week-end, obbligo di assunzione anticipata dei marinai di salvataggio per effettuare la formazione specifica prevista dal Protocollo Regionale sugli stabilimenti balneari, riunione di metà estate per valutare andamento della stagione ed eventuale allungamento del servizio di salvamento. Nessun ascolto, in questo senso l’emergenza Covid-19 non ha spostato di molto gli orientamenti.
I marinai di salvataggio hanno diritto a lavorare in sicurezza e con formazione qualificata da effettuarsi in orario di lavoro. “Mettere” sulle torrette i marinai senza formazione specifica Covid-19 significa assumersi gravi responsabilità. Nessuna risposta positiva e nessun interesse per i fondamentali temi che abbiamo posto. Se questa è l’attenzione che viene destinata alla salute e sicurezza sul lavoro dei lavoratori dipendenti degli stabilimenti balneari, ci pare un’offerta turistica carente di un tassello fondamentale. Mirco Biotteghi FILCAMS CGIL RIMINI – Monica Succi FISASCAT CISL ROMAGNA – Daniela Giorgini UILTUCS UIL RIMINI L’attività del Sindacato Pensionati CGIL durante e dopo il lockdown Comunicato stampa. Si riceve solo su appuntamento ma da Lunedì 25 Maggio gli uffici del Sindacato dei Pensionati CGIL saranno aperti. Per prendere l’appuntamento iscritti/e e utenti possono chiamare al mattino al numero delle sedi delle delle Camere del Lavoro. Per quanto l’emergenza Coronavirus ci abbia costretto alla chiusura, il Sindacato ha comunque continuato a svolgere la sua attività cercando, anche se non in presenza, di sbrigare pratiche, dare consigli e informazioni, sostenere pensionati, lavoratori e cittadini a orientarsi nel dedalo delle normative del Governo.
Dunque i collaboratori e volontari del sindacato dei pensionati SPI della provincia di Rimini torneranno ad essere presenti presso le sedi della CGIL anche se con modalità organizzative un po’ diverse perché risentiranno dei limiti posti dalla prevenzione necessaria ad arginare la diffusione del Covid-19: appuntamento, gel, mascherine e tutto il resto. Il filo diretto nella quarantena Due mesi fa, quando ci siamo trovati nella necessità di chiudere al pubblico le nostre sedi a causa della pandemia, la prima domanda che ci siamo posti è stata come mantenere un contatto con i nostri iscritti, come continuare a dare risposte ai tanti anziani che dal sindacato cercano risposte ai loro bisogni. Cittadini fragili resi ancor più fragili dall’isolamento necessario. Così, per non interrompere quel filo diretto, anzi, per alimentarlo, abbiamo pensato di chiamarli noi. Elenchi alla mano, dai novantenni in giù, un gruppo di 35 volontari ha iniziato a telefonare, per chiedere come va, per raccogliere bisogni di vario tipo, per aiutarli ad affrontare le scadenze (dichiarazione dei redditi, IMU, contributi badanti, pensione di reversibilità), richieste rispetto allo stato di salute, ma soprattutto per ascoltare e chiacchierare. Un’esperienza apprezzata tantissimo dai nostri iscritti, “questa è una telefonata meravigliosa” ci siamo sentiti dire, ma che ha gratificato anche noi, non solo per l’entusiasmo e l’apprezzamento che abbiamo ricevuto, ma perché ci ha consentito di fare un focus sulla condizione degli anziani in questa particolarissima situazione. Dei circa 7.000 anziani contattati la prima constatazione positiva che possiamo fare è che in grandissima parte sono persone seguite e accudite dalle famiglie. Nell’insieme persone serene, salvo alcuni casi ovviamente, e orgogliose di dire “alla spesa ed ai farmaci ci pensano i miei figli, non mi fanno mancare niente”. Qualcuno si è dimostrato più impaziente che rassegnato, con il rimpianto per i propri orti che quest’anno non produrranno niente. Persone che volentieri parlano del loro passato ma allo stesso tempo preoccupate per un presente e un futuro molto difficile per i loro figli e i loro nipoti “noi ne abbiamo passate
tante, anche questa la sfangheremo, ma loro?” Il welfare necessario e la contrattazione territoriale L’esperienza di questi due mesi ci conferma la necessità di estendere ed intensificare ancora di più la nostra attività sul territorio. Un sindacato, quello dello Spi di Rimini, che con i suoi oltre 24.000 iscritti ha già un forte radicamento sociale, ma che può ulteriormente consolidare ed estendere in un rapporto ancora più stringente e partecipativo con iscritti e cittadini. Dalle persone che rappresentiamo ci viene consegnato uno spaccato dei loro bisogni, che noi poi dobbiamo/vogliamo tradurre in rivendicazioni nella contrattazione territoriale che facciamo con i Comuni e con i Distretti. Al momento possiamo solo prevedere quanto usciremo martoriati da questa calamità, di certo le scelte di welfare nel territorio saranno fondamentali per evitare l’ulteriore impoverimento sociale ed economico di quella parte della popolazione che la crisi dell’ultimo decennio ha già colpito duramente. Meris Soldati Segr. Generale SPI CGIL Rimini Quanto ci si può fidare degli impegni sottoscritti dalla Cooperativa Millepiedi? Niente!
Comunicato stampa. Dopo aver chiesto l’accesso al FIS (Fondo di Integrazione Salariale) per un periodo di 9 settimane, per 382 dipendenti, il 3 aprile la Cooperativa Millepiedi ha sottoscritto con i sindacati di categoria afferenti a CGIL CISL UIL un accordo in cui si impegnava ad anticipare, a partire dalla busta paga di marzo, l’assegno di integrazione salariale. L’anticipo doveva servire per evitare i tempi più lunghi del pagamento diretto da parte dell’INPS in questo momento molto difficile per tutti coloro che non hanno dovuto interrompere il proprio lavoro. Ma 4 giorni dopo, il 7 aprile, la stessa Cooperativa ha scritto una lettera ai 382 dipendenti per informarli della scelta di voler optare per il pagamento diretto da parte dell’INPS, salvo per alcuni casi di effettivo bisogno (?) dei lavoratori. Questi casi naturalmente a totale discrezionalità dell’azienda. Supponendo che esista una difficoltà economico/finanziaria, che andrebbe dimostrata, da parte della Millepiedi per far fronte all’anticipo dell’assegno, come è possibile che non se ne siano accorti prima? Dopo il voltafaccia dell’azienda sono intercorse numerose lettere tra la Millepiedi e la Funzione Pubblica CGIL che tra l’altro ha ribadito che le risorse erogate dall’INPS per i pagamenti del Fondo di Integrazione Salariale (FIS) sono risorse a cui contribuiscono le lavoratrici e i lavoratori con prelievi mensili sulle loro buste paga e se anticipate dall’azienda vengono poi indennizzate dall’INPS. Dunque, al di là dei patti non rispettati con il sindacato, resta il problema per i dipendenti della Cooperativa, senza lavoro e senza stipendio chissà ancora per quanto. Come organizzazione sindacale ci riserviamo di procedere nei modi più opportuni per ottenere il rispetto dell’accordo sottoscritto. Eugenio Pari FP CCGIL Rimini
Coronavirus Fase 2. Si riparte in sicurezza ma con delle criticità aperte Comunicato stampa. Il 4 maggio siamo entrati ufficialmente in quella che viene definita la Fase 2 che ha consentito la riapertura di molte delle aziende che la Filctem Cgil rappresenta, in particolare il settore della moda e della ceramica chiusi per decreto dal 23 marzo scorso. La Fase1 ci ha lasciato 3.000 lavoratori in cassa integrazione con accordi firmati per almeno 9 settimane da 147 aziende di cui 93 imprese artigiane. La preparazione La Filctem Cgil di Rimini assieme alla Femca Cisl e alla Uiltec Uil si è preparata con le imprese che rappresenta già dal 20 aprile, affinché si arrivasse alla riapertura condividendo un contenuto imprescindibile, lavorare assieme non per definire il quando riaprire ma il come ripartire. Abbiamo attivato da settimane tavoli per la ripartenza, molti dei quali conclusi con protocolli di sicurezza (14 Protocolli sottoscritti in aziende medio-grandi mentre per le aziende artigiane si attende il Protocollo regionale) e nuovi modelli organizzativi che copriranno circa 2.000 lavoratori, ma molti altri protocolli li sottoscriveremo nelle prossime settimane. Il lavoro svolto e quello che continueremo a svolgere, in questa direzione non è stato facile, in particolare sulla modulazione della nuova organizzazione del lavoro, sui turni, sull’estensione dello
smart working, su orari ridotti, così come su una nuova mobilità. Nella nostra provincia e nelle nostre attività produttive si era abituati a svolgere un orario di 8 ore diviso tra la mattina e il pomeriggio, con pause di un ora e mezza o due ore, abituati a tornare nella propria abitazione per pranzo percorrendo il tragitto casa- lavoro ben quattro volte al giorno, entrare ed uscire nello stesso orario e non solo nella stessa impresa ma, ad esempio, negli stessi poli produttivi. Scardinare questa “normalità” ha voluto dire convincersi del fatto che occorre una “nuova normalità” che faccia i conti con il virus, un virus che nelle attività produttive può essere combattuto con il distanziamento, la pulizia e la sanificazione, con l’utilizzo obbligatorio dei dispositivi di sicurezza, con la riduzione dei gruppi di lavoro e con la responsabilità di tutti nell’applicare ogni giorno le regole che abbiamo previsto per garantire la salute nei luoghi di lavoro. I Protocolli In ogni azienda dove abbiamo siglato i Protocolli di sicurezza è nato un comitato aziendale per l’applicazione e la verifica delle regole, composto dai Rappresentanti della Sicurezza, dal Responsabile aziendale, dal Medico Competente, dalla Rappresentanza Sindacale aziendale dove presente e, dove non presente, dalle Organizzazioni Sindacali territoriali (in alcune imprese come membri attivi e in altre informate e consultate). Un esempio di buona contrattazione nella stesura dei protocolli riguarda il tema della filiera composta da fornitori e subfornitori che, nel settore della moda, sono le migliaia di piccoli laboratori artigiani essenziali per il committente, ma che potrebbero non sempre garantire i livelli di sicurezza necessari. Da citare a questo proposito la International Promo Studio di Riccione dove abbiamo condiviso una check-list per i subfornitori per una verifica costante dei lori livelli di sicurezza, o aziende come Aeffe e Gilmar dove contiamo sulla la collaborazione attiva dei loro tecnici di laboratorio nella segnalazione di eventuali anomalie.
Le criticità Nonostante i livelli di sicurezza, la rimodulazione degli orari e dei turni, segnaliamo delle criticità che, per quanto esterne ai luoghi di lavoro, hanno effetti importanti sul lavoro stesso e un peso diverso per uomini e donne. Sono problemi che riguardano in primo luogo le famiglie, la gestione dei figli in assenza dei servizi educativi, degli anziani o familiari fragili. Non è un percorso semplice, ma sarà insuperabile senza l’intervento delle Istituzioni e nuovi investimenti e risorse sul welfare. Ugualmente occorrono dei cambiamenti culturali rispetto all’attuale sistema familiare che continua a lasciare il peso dei carichi di cura sulle spalle delle donne. Se davvero questa pandemia potrebbe cambiarci in positivo vogliamo sperare che lo faccia anche rispetto alla parità tra uomini e donne e alla responsabilità paritaria dei genitori. Infine sono indispensabili, in questa fase, soluzioni normative aggiuntive da parte del Governo, così come soluzioni contrattuali sinergiche che evitino anche il paradosso per cui i meccanici potrebbero lavorare nove ore al giorno, mentre le lavoratrici tessili potrebbero essere costrette a rimanere a casa, continuando così a perpetrare le differenze di genere. Francesca Lilla Parco Segr. generale FILCTEM CGIL Rimini
Puoi anche leggere